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L`arte del profondo - Trevilsonda perforazioni

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L`arte del profondo - Trevilsonda perforazioni
Trevilsonda
>
di Alberto Finotto
L’arte del profondo
Competenza
e creatività per una
perforazione che
non si improvvisa.
La dichiarazione
d’intenti
dell’impresa
trevigiana non
è mai venuta meno
in 27 anni di storia.
Con la volontà
costante di
sperimentare
e crescere
nelle capacità
tecnologiche
e nell’offerta
di servizi
L
a perforazione come arte
tramandata di generazione
in generazione. Non paia eccessivo il termine, estrapolato dalla nostra conversazione con
Desi Chinellato, contitolare di Trevilsonda, impresa di Zero Branco (Tv) attivissima e impegnata su diversi fronti
nel campo della trivellazione di pozzi e
della geotermia.
Questa realtà tecnologica esiste dal
1982 ed è nata dall’iniziativa di Giuseppe
Chinellato, padre di Desi, che ha coinvolto la figlia a tempo pieno in un’avventura intrapresa con amore professionale e competenza. L’azienda Trevilsonda offre un ampio spettro di servizi e un’assistenza tecnica di alto profilo nel settore delle acque sotterranee.
La consulenza riguarda soprattutto la
realizzazione di pozzi artesiani e di
impianti per usi domestici, in aree territoriali contraddistinte da geomorfo-
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logie diversificate: zone collinari e montane oppure interventi in pianura,
con sottosuolo composto di argilla, sabbie, ghiaia o roccia calcarea. Ma l’ambito
operativo di Trevilsonda è ancora più
ampio e segue una vocazione progettuale che comprende gli impianti già citati per geotermia oppure installazioni antincendio, strutture di pozzi per acquedotti, piccoli impianti per favorire
l’abbassamento delle falde e il drenag-
gio durante la chiusura e la manutenzione dei pozzi stessi. E, ancora, l’approntamento dei sistemi di sollevamento dell’acqua con l’ausilio di motori
sommersi. La parlata brillante e vivace
di Desi Chinellato sottolinea, nel corso
della nostra conversazione, i concetti e
le esperienze basilari di Trevilsonda, a
sedimento di un nucleo irrinunciabile
che ne individua al momento attuale la
grande specializzazione tecnologica.
Trevilsonda si può definire, nel senso migliore, come un’azienda familiare che
non ha rinunciato alle proprie radici
pur nella decisa competizione indotta
da un mercato fatto di specialisti.
“Una famiglia imprenditoriale non è un
soggetto debole o meno competitivo
di altri. Anzi, sono 15 anni che lavoro
fianco a fianco con mio padre: abbiamo
adottato una filosofia aziendale che tiene molto alla cultura professionale.
Potremmo definirla come ‘cultura dell’acqua e del sottosuolo’. Su questa filosofia abbiamo costruito un’azienda
che si è sempre evoluta e non ha mai
perso il collegamento con il mercato.
Trevilsonda ha creato specializzazioni,
posti di lavoro e continua a creare opportunità di espansione; studia e sperimenta nuove strategie di lavoro, nell’impiantistica come nelle perforazioni”.
Entrando nel merito dei vari campi applicativi, l’azienda segue da tempo il
ramo della geotermia. Si tratta di una
direttrice d’intervento interessante,
anche per gli sviluppi futuri della vostra attività?
“Direi di sì. La geotermia ha cominciato a prendere piede anche in Italia, dopo
anni di diffidenza e ritardo. Il nostro impegno è cominciato due anni fa, dopo
una serie di corsi professionali orga-
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nizzati in Svizzera che hanno visto il
coinvolgimento del nostro personale
tecnico al completo. Questo nuovo capitolo tecnologico ha richiesto anche un
adeguamento della nostra dotazione di
macchine e attrezzature, ma pensiamo
che lo sforzo sarà ripagato da una diffusione sempre più ampia di impianti
sia nel settore privato residenziale che
nel settore pubblico. Attualmente, ad
esempio, stiamo lavorando a impianti
geotermici per i nuovi edifici scolastici, nell’ambito di opere programmate
con sistemi e impianti di riscaldamento innovativi che tendono ad abbattere costi e dispersioni di energia”.
Com’è organizzata la struttura di
Trevilsonda?
“Ci avvaliamo di personale interno che
si occupa della consulenza e degli interventi operativi. Uno studio esterno
formato da geometri ci supporta nell’attività, insieme ad altre figure che collaborano con noi assiduamente (progettisti, geologi e ingegneri). Va sottolineata senz’altro la ‘fedeltà’ e, di riflesso, la grande esperienza del nostro
staff, formato da tecnici che lavorano
con noi da almeno dieci anni. Uno di
loro è praticamente cresciuto in azienda, con 24 anni di servizio nella perforazione, sempre in Trevilsonda”.
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Che mezzi contempla il vostro parco
macchine?
“A oggi la nostra dotazione riguarda due
perforatrici, concepite da noi e realizzate con l’ausilio di officine esterne per
una parte della componentistica.
Naturalmente l’ideazione e la costruzione delle attrezzature di intervento
sono tutte di marchio Trevilsonda, per
la lavorazione a fanghi, ad esempio, fino
al sistema di distruzione del nucleo per
un diametro massimo di 350 mm e per
una profondità limite di 420 m.
Una macchina perforatrice è allestita su
un telaio Man, mentre la pompa è in-
La sede Trevilsonda a Zero Branco
stallata su un autocarro Mercedes 6x6.
Abbiamo in programmazione, nel prossimo futuro, l’introduzione nella flotta
attuale di una terza macchina che potrebbe supportarci nei numerosi impegni ai quali siamo chiamati.
Ci confrontiamo, infine, con fornitori di
fiducia per la scelta di tubi, filtri, scalpelli, trilame e tricono ed elettropompe sommerse dalla fattura specifica”.
Qual è il vostro territorio di riferimento?
“Lavoriamo molto su base locale: questa zona del Veneto, compresa tra le
> aziende
Trevilsonda
province di Venezia, Padova, Treviso e
Belluno (dalla pianura alla prima zona
pedemontana) spesso è sprovvista di acquedotti, nonostante la grande abbondanza di falde acquifere.
Il nostro impegno, quindi, è davvero assiduo. Ci occupiamo anche di interventi
extraregionali, a volte. I nostri confini di
intervento arrivano fino ai Paesi dell’Est
più vicini a noi, come la Croazia”.
Avete progetti specifici che riguardano la tecnica di perforazione vera e
propria?
“Il nostro intento più prossimo è quello di specializzarci soprattutto nelle modalità di perforazione ad aria, quindi su
roccia e in ambiente montano.
Continueremo, naturalmente, a sviluppare soluzioni innovative e macchine
che possano essere utili a noi come ad
altri partner di progetto.
A tal proposito vorrei ricordare il nostro
impegno svolto nel 2004 con l’istituto
Pontificio Missione Estere, per il quale
abbiamo collaborato nella realizzazione di una macchina perforatrice che
oggi lavora assiduamente nell’area del
Camerun settentrionale”.
Come si è evoluto il settore della perforazione nell’ambiente che conoscete, in ambito locale?
“Bisogna proprio dire che di evoluzione
non ce n’è stata molta, nel corso degli ultimi due decenni. Più che una realtà economica, quella della piccola perforazione
è una ‘non realtà’, misconosciuta ma
spesso causa essa stessa dei suoi mali, perché condotta sul registro di un’improvvisazione povera di contenuti tecnici.
Da noi ci sono ancora perforatori non registrati alla camera di commercio territoriale, microaziende imbalsamate nella professionalità da almeno 30 anni; si
tratta di soggetti che non hanno inve-
stito, non hanno creato posti di lavoro,
non si sono adeguate al mercato e sono
prive di qualsiasi struttura (né magazzini,
né sedi aziendali). A tale imprenditorialità
sommersa va ascritto il fenomeno di un
abusivismo e di un’illegalità che fa male
a tutto il mondo nazionale della perforazione”.
Come si cresce, invece, da autentici
specialisti in questo settore?
“Investendo nella cultura professionale,
nella sicurezza, nella competenza specifica e nel capitale umano, abbinato a
una dotazione sempre aggiornata di
macchine e attrezzature.
A manifestazioni come il Geofluid, dove
si evidenzia il confronto tra l’Italia e gli
altri Paesi, ogni provincialismo viene
annientato e risalta un concetto di perforazione che assomiglia a un’arte vera
e propria”.
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