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Da Madame Bovary di Gustave Flaubert

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Da Madame Bovary di Gustave Flaubert
Francesca da Rimini ed Emma Bovary
Al fascino dell’episodio fra Paolo e Francesca
contribuisce in modo determinante l’elemento
della «letterarietà» del loro amore:
i protagonisti vivono la loro storia sentimentale
attraverso la lettura di un’altra sublime vicenda
romantica, quella di Ginevra e Lancillotto: e vi
troveranno morte fisica e dannazione
spirituale. La suggestione della letteratura
agisce spesso sulla percezione dell’esperienza
reale, inducendo desideri di emulazione e
provocando a volte mistificazioni e frustrazioni
(pensiamo anche solo alla vicenda di Don
Chisciotte).
Un esempio drammatico ci viene offerto dalla
storia narrata dallo scrittore francese Gustave
Flaubert (1821-1880) nel romanzo Madame
Bovary: la protagonista, Emma Bovary,
giovane dal temperamento sognatore e
inquieto nutrito da letture romantiche, sposa un
modesto medico di campagna, e resta ben
presto delusa dalla mediocrità del marito e
dalla vita familiare.
Da Madame Bovary
di Gustave Flaubert
Prima del matrimonio, lei aveva proprio creduto di provare amore per lui; ma, dato che la felicità non aveva
coronato un tale amore come avrebbe voluto, pensava
di essersi sbagliata. Emma cercava d’immaginare cosa
esattamente s’intendesse nella vita con quelle parole,
felicità, passione, ebbrezza che le erano apparse tanto
belle nei libri. [...]
Quando ebbe tredici anni, il padre la portò in città, per
metterla in convento. [...]
Frequentava il convento una vecchia zitella che ogni
mese veniva per otto giorni a cucire biancheria. Spesso
le educande sgusciavano fuori dalle classi per vederla.
Quella sapeva a memoria canzonette galanti del secolo
prima, e le ripeteva a mezza voce, continuando a lavorare con l’ago. Raccontava un’infinità di storie, informava sulle novità, s’incaricava di far commissioni in città
e prestava, di nascosto, alle grandi qualche romanzo che
portava nelle tasche del suo grembiule per leggerne avidamente un capitolo nelle pause del suo cucito. C’erano sempre amori, amanti maschi e amanti femmine,
dame perseguitate precipitanti in deliquio in padiglioni
solitari, postiglioni trucidati a ogni tappa, cavalli fatti
scoppiare a ogni pagina, tenebrose foreste, tumulti del
cuore, giuramenti, singhiozzi, lacrime e baci, barchette
al chiar di luna, usignoli nei boschetti, eroi forti come
leoni, dolci come agnelli, virtuosi come non era possibile essere, sempre ben vestiti, sempre pronti a piange-
Dante e gli altri
re come fontane. A quindici anni, dunque, Emma si
sporcò le mani per sei mesi con quella polvere di vecchie sale di lettura. Più tardi, con Walter Scott, s’infiammò per le avventure storiche, sognò forzieri, corpi
di guardia e menestrelli. Avrebbe voluto vivere in qualche vecchio maniero come le castellane dai lunghi corsetti che, con i gomiti appoggiati al davanzale di un’ogiva a trifoglio e il mento nella mano, passavano le loro
giornate a guardare se spuntasse all’orizzonte un cavaliere con la piuma bianca, al gran galoppo su un cavallo nero. Nutrì allora il culto di Maria Stuarda, venerò
entusiasticamente ogni donna illustre e sfortunata. Giovanna d’Arco, Eloisa, Agnès Sorel, la bella Ferronière e
Clemenza Isaura si staccavan per lei come comete sulla
tenebrosa immensità della storia. [...]
«Sai cosa ci vorrebbe a tua moglie?» ripeteva la vecchia
Bovary. «Ci vorrebbe un’occupazione, un bel lavoro
manuale! Se come tante altre fosse costretta a guadagnarsi il pane, non avrebbe mica tanti fumi per la testa.
Sai da dove vengono? Da quel mucchio di idee balorde,
dal troppo ozio in cui vive».
«Eppure qualcosa fa», diceva Charles.
«Fa? Ma cosa? Legge romanzi, legge cattivi libri, legge
opere contrarie alla religione, prese in giro dei preti con
ragionamenti presi in prestito da Voltaire. Tutto questo
ha per forza delle conseguenze, povero ragazzo mio.
Ricordatelo: chi non ha religione finisce sempre male!».
E così dunque venne deciso che si sarebbe impedito a
Emma di leggere romanzi. Certo l’impresa non pareva
facile. A ogni modo la vecchia se ne assunse ogni responsabilità: passando da Rouen si sarebbe presentata al
libraio comunicandogli che Emma rinunciava al suo
abbonamento. Non avrebbero avuto il diritto di ricorrere alla polizia nel caso che il libraio avesse nonostante
tutto persistito nel suo mestiere di avvelenatore?
GUSTAVE FLAUBERT, Madame Bovary,
Milano, Garzanti, 1965
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