Comments
Description
Transcript
Un "NO!" lungo 20 mesi
ORARIO lunedì martedì - 14.30-19.00 9.00-12.00 14.30-19.00 mercoledì 9.00-12.00 14.30-19.00 giovedì 9.00-12.00 14.30-19.00 venerdì 9.00-12.00 14.30-19.00 sabato - 14.30-18.00 Biblioteca Civica Villa Valle Viale Regina Margherita, 1 – 36078 Valdagno (VI) Tel. 0445/424545 Fax 0445/409724 [email protected] www.comune.valdagno.vi.it Scarica l’app per il QR code e guarda i contenuti multimediali sul tuo telefonino La resistenza senz’armi degli internati militari italiani e l’eccidio dei 79 a Kassel PREGHIERA DELL’EX INTERNATO E PRIGIONIERO DI GUERRA Il “NO!” degli IMI p. 3 Elenco campi di prigionia in Germania p. 5 Cartina p. 6-7 Kassel — Stalag IX A p. 8 La fucilazione dei 79 p. 9 Tra i 79 fucilati un valdagnese e due recoaresi p. 10 … e la delegazione italo-tedesca che non dimentica p. 11 Concessione della medaglia d’onore agli ex internati p. 13 Motivazione medaglia d’oro al V.M. all’internato ignoto p. 15 Preghiera dell’ex internato e prigioniero di guerra p. 16 Signore, onnipotente iddio, padre della vita e della morte, prostrati innanzi al tuo altare noi che avemmo la gioia del ritorno, t’invochiamo per i fratelli che non sono tornati e dormono lassù in terra straniera. Ad essi, o Signore, benigno concedi la fede del conforto, la beatitudine del riposo, la chiarezza della eterna luce! E quando la sera dolcemente scende sugli uomini e le cose, fa, o Signore, che il vento porti il polline d’un fiore su quelle tombe; fa che nella lunga notte il vento porti una lacrima di madre o il pianto d’una sposa; fa che alla nuova aurora un raggio di sole baci la fredda terra e si schiuda il fiore perenne del ricordo della Patria lontana. 15 MOTIVAZIONE DELLA MEDAGLIA D’ORO AL V.M. concessa “motu proprio” dal Capo dello Stato ALL’INTERNATO IGNOTO Militare fatto prigioniero o civile perseguitato per ragioni politiche o razziali, internato in campi di concentramento in condizioni di vita inumane, sottoposto a torture di ogni sorta, a lusinghe per convincerlo a collaborare con il nemico, non cedette mai, non ebbe incertezze, non scese a compromesso alcuno; per rimanere fedele all’onore di militare e di uomo, scelse eroicamente la terribile lenta agonia di fame, di stenti, di inenarrabili sofferenze fisiche e soprattutto morali. Mai vinto e sempre coraggiosamente determinato, non venne meno ai suoi doveri nella consapevolezza che solo così la sua patria un giorno avrebbe riacquistato la propria dignità di nazione libera. A memoria di tutti gli internati il cui nome si è dissolto, ma il cui valore ancor oggi è esempio e redenzione per l’Italia. Germania 1943-1945 Padova, 13 settembre 1998 IL “NO!” DEGLI IMI Internati militari (Italienische Militär-Internierten) furono denominati dai tedeschi i soldati italiani catturati in patria e sui fronti di guerra all'estero nel settembre 1943 dopo la proclamazione dell'armistizio. Dopo la fuga del re ed il disfacimento del nostro esercito, seguiti alla proclamazione dell’armistizio dell’ 8 settembre 1943, i tedeschi fecero prigionieri circa 650 mila soldati italiani catturati sul territorio nazionale, in Slovenia, Croazia, Albania, Grecia, Isole Egee e Ionie, Provenza, Corsica, e li portarono in Germania. Di questi circa 60 mila non fecero più ritorno in patria, uccisi dalle malattie, dalle sevizie, dalla denutrizione o dalle armi dei carcerieri. L’operazione di disarmo del Regio Esercito venne denominata dal Capo dello Stato Maggiore Operativo del Comando Supremo della Wehrmacht, su disposizione dello stesso dittatore, con la parola convenzionale “Achse”. L’ordine di Hitler emanato il 15 settembre 1943 era stato perentorio: “I soldati italiani che non siano disposti a continuare la lotta a fianco dei tedeschi devono essere disarmati e considerati prigionieri di guerra. Chi non è con noi è contro di noi”. Gli Ufficiali vennero separati dai sottoufficiali e dalla truppa ed internati in Lager diversi. La diversa nomenclatura non serviva ad indicare sedi diverse ma tipologie diverse, quindi in uno stesso campo troviamo sia uno stalag che un offlag. Ma già il 20 settembre Hitler declassò i soldati da prigionieri di guerra ad “internati militari”, status che non vincolava i tedeschi a rispettare, nei confronti degli italiani deportati, le garanzie stabilite dalla Convenzione di Ginevra del 1929 che per i prigionieri prevedevano, per esempio, trattamento umanitario ed adeguata assistenza sanitaria, ispezioni ai campi di internamento della Croce Rossa internazionale e costanti contatti con le famiglie. In tal modo i tedeschi si ritennero liberi di "usare" gli internati militari italiani a loro piacimento e li avviarono conseguentemente al lavoro coatto nelle industrie, segnatamente in quelle di produzione bellica ove avevano grandi esigenze di manodopera. La grande maggioranza degli internati fu avviata al lavoro coattivamente, con orari massa3 14 cranti (10-12 ore giornaliere), in centri industriali, obiettivo primario di bombardamenti aerei alleati, in condizioni di alimentazione e igienico sanitarie di pura sopravvivenza. Il 20 luglio 1944 furono considerati “lavoratori civili”, ma le condizioni rimasero pressoché immutate e un elevato numero di Ufficiali si oppose anche al lavoro, dimostrando dignità e onore. In diversi Lager vennero realizzate con mezzi di fortuna e genialità alcune radio clandestine, quasi sempre sfuggite alle perquisizioni della Gestapo; la più nota, denominata "Caterina", è custodita nel Museo dell’Internamento, a Terranegra di Padova. Diverse bandiere di reggimenti e dì unità navali sono state nascoste e custodite nei Lager: alcune di esse sono oggi al Vittoriano. La maggior parte degli ufficiali (tra i quali 135 Generali ed Ammiragli), che non avevano aderito alla Repubblica di Salò, rimase per tutti i venti mesi dell'internamento nei Lager, in condizioni di vita tristissime sotto ogni profilo e psicologicamente devastanti. Appelli continui, improvvisi, di lunga durata, in condizioni atmosferiche indicibili, di giorno e di notte; pressioni, minacce, lusinghe ripetute costantemente per l'adesione alla Repubblica di Salò o all'arruolamento nelle formazioni militari delle SS. Le stesse pressioni e minacce vennero esercitate non solo sugli ufficiali ma su tutti i militari sin dai primi giorni dell'internamento. I militari italiani non cedettero mai, in stragrande maggioranza ed opposero sempre il loro deciso no: non vollero venir meno al giuramento di fedeltà alle Istituzioni, difesero la dignità e l'onore personale e delle forze armate italiane. Il dato macroscopico che caratterizzò la vicenda dei militari italiani internati nei lager fu il loro massiccio rifiuto di combattere e di collaborare con i tedeschi e con i fascisti. Il NO che li trattenne prigionieri in Germania, e che molti pagarono con la vita, fu atto volontario e consapevole. Il NO è stato pronunciato da militari di ogni grado, arma e categoria, appartenenti a reparti diversi, catturati in territori e circostanze diversi, ristretti in Lager diversi, senza punti di riferimento, senza suggestioni o imposizioni gerarchiche, cittadini indigenti, benestanti, braccianti, contadini, impiegati, professionisti, intellettuali, analfabeti, cittadini del Nord, del Centro, del Sud, delle Isole. Questo, sembra sia l'aspetto più rilevante di questa pagina poco conosciuta. Finita la guerra, su questa immane tragedia calò un inesplicabile silenzio. All'internato ignoto è stata conferita la Medaglia d'Oro al Valore Militare. 4 CONCESSIONE DELLA MEDAGLIA D’ONORE AGLI EX INTERNATI Con legge 27 dicembre 2006 n. 296 (Finanziaria 2007), la Repubblica italiana riconosce a titolo di risarcimento soprattutto morale il sacrificio dei propri cittadini deportati ed internati nei lager nazisti, destinati soprattutto al lavoro coatto per l’economia del Terzo Reich, e autorizza la concessione loro di una medaglia d’onore. A tale scopo è stato istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, un comitato, presieduto dal Presidente del Consiglio o da un suo delegato, e costituito da un rappresentante dei Ministeri della difesa, degli affari esteri, dell’interno e dell’economia e delle finanze, nonché da un rappresentante dell’ANRP (Associazione nazionale reduci dalla prigionia, dall’internamento e dalla guerra di liberazione), da un rappresentante dell’ANEI (Associazione nazionale ex internati), nonché da un rappresentante dell’OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni). Così il Presidente Giorgio Napolitano esprimeva il proprio apprezzamento all’iniziativa il 24 aprile 2007: “… Sono lieto che il Parlamento, in una difficile situazione di bilancio, abbia voluto comunque introdurre nell’ultima legge finanziaria ulteriori riconoscimenti dei sacrifici sofferti, prevedendo la concessione di medaglie d’onore a deportati e internati. Mi auguro che, pur se ormai tanti anni sono trascorsi da quelle drammatiche esperienze, questo provvedimento possa finalmente rendere una sia pur simbolica testimonianza al valore ed alla dignità con cui migliaia di italiani scelsero consapevolmente di rinunciare alla libertà per mantenere fede al giuramento prestato ed ai propri ideali…” Ad oggi alla Commissione, istituita ad hoc, sono state presentate 8.000 istanze, di cui quasi 2.000 esaminate. Il 27.10.2009 alla presenza del Prefetto Mattei, sono state consegnate ad alcuni vicentini presso la Prefettura di Vicenza le medaglie d’onore. La toccante cerimonia ha riesumato nei reduci presenti un passato traumatico: numerosi gli occhi lucidi e i fazzoletti alla mano… qualcuno, alla richiesta di raccontare qualche particolare, non è riuscito a proferire parola. 13 ELENCO CAMPI DI PRIGIONIA IN GERMANIA: OFFLAG (Lager per ufficiali): Per la nostra vallata è stato significativo l’incontro del 28/08/2008 tra il Presidente del consiglio provinciale di Kassel, Gerard Herber, e del console generale di Francoforte, Bernardo Carloni, con i sindaci di Valdagno, Alberto Neri, di Recoaro, Franco Viero e di Brogliano, Santo Montagna. Lo scenario principale di questa manifestazione della memoria, svoltasi alla presenza dell’Associazione combattenti e reduci e dell’Associazione reduci dalla prigionia, dall’internamento e dalla guerra di liberazione, sezioni di Valdagno, Recoaro e Brogliano, è stato il colle Panisacco in cui nel dopoguerra i reduci hanno eretto il monumento “Ai fratelli non tornati”. La delegazione italo-tedesca nelle visite in Italia e negli inviti agli italiani di recarsi a Kassel e dintorni si ripropone di “RICORDARE INSIEME CIO’ CHE CI DIVIDEVA PER CERCARE CIO’ CHE CI UNISCE”. 12 − − − − − − − − − − − − − Arnswalde(II B) KonigsteinSachsen (IV B) Coldiz (IV C) Elsterhorst (IV D) Weinsberg (V A) Wurzach (55 W/D) Münster (VI A) Nienburg Weser (VI D) Lubeck (X B) Soest (X C) Mainz (XII B) Edelbach (XVII A) Lienz (XVIII A) STALAG (Lager per sottoufficiali e soldati): − − − − − − − − − − − − − − − − − − − − − − − − − − − − Stablack/OP (I A) Hohenstein (I B) Neubrandenburg (II A) Hammerstein (II B) Greifswald (II C) Stargard (II D) Schwerin (II E) Luckenwalde (III A) Fürstenberg/Oder (III B) Alt-Drewitz (III C) Berlin/Lichterfelde (III D) Hohemstein (IV A) Mülhberg/Elbe (IV B) Tepliz (IV C) Torgau (IV D) Chemnitz (IV F) Ochsachs (IV G) Ludwigsburg (V A) Wilinger (V B) Offenberg (V C) Strassburg (V D) Hemer (VI A) Versen (VI B) Bathorn-Emsland (VI C) Dortmund (VI F) Bockholt (VI F) Duisdorf/Bonn (VI G) Krefeld (VI I) - Ladenborn (VI K) - Moosburg (VII A) - Memmingen (VII B) - Goerlitz (VIII A) - Sagan (VIII C) - Teschen (VIII D) - Kassel (IX A) - Wegschelde (IX B) - Bad Sulza (IX C) - Schleswig (X A) - Wietzandorf/Soltau (X A) - Sandbostel (X B) - Magdeburg (XI A) - Falfingbostel (XI B) - Limburg (XXI A) - Trier (XII D) - Forbach (XII F) - Sulzbach (XIII A) - Weiden (XIII B) - Kaisersteinbiruck (XVII A) - Kremi an Donau (XVII B) - Wolfsberg (XVIII A) - Spittal (XVIII B) - Pongau (XVIII C) - Thorn/Graudenz (XX A) - Marlenborg (XX B) - SchildboergLazarett (XXI A) - Posen (XXI B) - Posen 2 (XXI D) 5 … E LA DELEGAZIONE ITALO-TEDESCA CHE NON DIMENTICA Di quel tragico evento per decenni non rimase più alcun tangibile ricordo sino agli anni ‘90 quando, il Comitato d’Intesa di Kassel per commemorare il 50° anniversario di conclusione della guerra, ha avuto l’idea di invitare gli ex internati italiani a Kassel. Da allora sono nate molte iniziative del ricordo: − la continua visita degli ex internati, nonostante l’età, è continuata − nel 1999 presso il Tempio dell’internato ignoto di Terranegra di Padova è stato inaugurato un cippo, offerto dagli ex internati, a ricordo dei morti di Kassel − nel 2005 la lapide, sulla quale sono scritti i nomi dei 79 fucilati, è stata sistemata nella piazza situata nelle vicinanze della stazione di Wilhelmshohe da allora chiamata “Platz des Gedenkes” − delegazioni di autorità italiane e tedesche hanno iniziato ad incontrarsi annualmente sia a Kassel che in alcuni comuni italiani (Padova, Pescantina, Costermano, Bassano, Brogliano, Valdagno, …) per rendere omaggio alle vittime, per non dimenticare e soprattutto per testimoniare che “la sofferenza del passato non si è trasformata in odio” Cerimonia a “Platz des Gedenkes” nel 2007 6 11 TRA I 79 FUCILATI UN VALDAGNESE E DUE RECOARESI I 79 fucilati, dopo essere stati sepolti in alcuni crateri di bomba, l’anno successivo vennero dapprima sepolti nel vicino cimitero di Welheiden per trovare poi la meritata pace nel cimitero italiano militare di Francoforte e, per alcuni, nei loro paesi di origine. Quel fatidico 31 marzo 1945 vennero fucilati anche il soldato Bortolo Venco di Valdagno ed i soldati Barattini Giovanni e Pietro di Recoaro, le cui salme nel dopoguerra vennero riesumate e trasferite nei cimiteri comunali dei rispettivi paesi natali come segnalato dall’ “Elenco caduti esumati dal cimitero di Wehlheiden Gemeindefriedhof—Kassel” stampato CADUTI! I vostri compagni non vi dimenticheranno mai! Essi che hanno vissuto insieme a voi i neri giorni della prigionia, con la sola speranza del ritorno; racconteranno alla Patria lontana e alle vostre mamme, come l’oppressore si è valuto di voi per farne vendetta. Dormite tranquilli il sonno degli Eroi, ai vostri figli sarà insegnato di … amare sempre! La libertà anelata è giunta e ancora tanti nostri fratelli si sono schierati a voi per conquistarla. Kassel, Maggio 1946 il 29.12.1998 dal Ministero della Difesa — Commissariato generale onoranze caduti in guerra. Il 13 dicembre 1949 si concludevano, infatti, le indagini sulla fucilazione dei 78 italiani richiesta dall’Ufficiale dell’ITS (International Tracing Service_International Refuge Organization), sig. E. Doll. Dai rapporti giudiziari degli anni 1949-1952 del giornale di Kassel si scopre che gli autori di questa esecuzione vennero tutti assolti… solamente il capo della polizia segreta nazista Franz Marmon venne condannato a due anni dato che gli vennero riconosciute le attenuanti generiche. Gli italiani rimasti a Kassel nel dopoguerra avevano eretto, nel luogo di sepoltura dei loro sfortunati compagni, tre lapidi che, con il passare del tempo e con il trasferimento delle salme al cimitero militare di Francoforte o a casa, scomparvero… 10 7 KASSEL— STALAG IX A LA FUCILAZIONE DEI 79 La città si trova nella Germania centro- Il 31 marzo 1945 alla stazione di Kassel “Wilhelshohe” si trovavano molti lavoratori provenienti da vari campi di concentramento e da campi civili, con i rispettivi comandi. Giunsero alla stazione parecchi treni carichi di derrate alimentari destinate all’esercito tedesco. I primi a forzare i vagoni di un convoglio carico di merci della Wermacht furono, come fu poi ampiamente dimostrato, dei civili tedeschi. Gli italiani, che stavano riparando alcuni binari ferroviari nei pressi della stazione, entrarono nei vagoni già aperti per recuperare scatolette di carne, burro, tabacco, … dato che, tra l’altro, non avevano ancora ricevuto cibo. Verso mezzogiorno la notizia dei saccheggi giunse al comandante della polizia di sicurezza cittadina, l’ SS-Sturmbannführer Consigliere di governo Franz Marmon, che decise di intervenire contro i responsabili. Un reparto, armato di mitragliatrici, pistole e moschetti, si diresse verso la stazione. “Il Comandante del reparto W. ordinò all’inizio agli operai addetti ai binari di tornare nel loro treno di servizio, treno che venne poi accuratamente perquisito. Un interprete non molto pratico della lingua italiana chiese a ciascun lavoratore dove fosse stata presa la merce trovata in possesso e , al termine di questa indagine, W. fece richiudere in due vagoni vuoti 78 italiani, ai quali gli uomini di Marmon trovarono generi sottratti al convoglio della Wermacht.”. (tratto da Gerhard Schreiber, I militari occidentale e, più precisamente, è situata sul fiume Fulda nell’Assia settentrionale. Langravio di questa regione tedesca era, durante la Seconda Guerra Mondiale, il Principe Philipp von Hessen, che dal 23 settembre del 1925 era diventato il marito della Principessa Mafalda di Savoia. Nella notte tra il 22 ed il 23 ottobre 1943, 569 bombardieri britannici compirono un’incursione nella città distruggendo il 90% del centro cittadino e provocando la morte di circa 10.000 persone. 31 marzo 1945—Vigilia di Pasqua—Vigilia dell’arrivo delle truppe americane La guerra stava ormai volgendo al termine, ma per 78 italiani ed 1 russo l’epilogo arrivò quel Sabato Santo. Non avevano ancora ricevuto niente da mangiare in quella triste giornata e, trovandosi nei pressi della stazione, furono accusati di essersi indebitamente impossessati di cibo , come avevano fatto altri abitanti della zona prima di loro, da un treno in sosta. Vennero immediatamente fucilati da agenti della polizia segreta di Kassel e italiani internati nei campi di concentramento del Terzo Reich 1943-1945, Roma, Stato Maggiore dell’Esercito—Ufficio Storico, 1997, p. 768) Fu dunque deciso di condurre gli internati in gruppi di circa 6-8 in una zona nei pressi della ferrovia dove vennero via via sistemati sull’orlo di cinque crateri scavati da bombe e fucilati alle spalle. Nella prima fossa furono fucilati 19 operai, nella seconda 38, nella terza 12, nella quarta 9 e nella quinta 1, per un totale di 79 salme. gettati in fosse comuni. 8 9