Case, un certificato acustico per evitare brutte sorprese
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Case, un certificato acustico per evitare brutte sorprese
26 Città L’ECO DI BERGAMO GIOVEDÌ 21 APRILE 2011 a a Case, un certificato acustico per evitare brutte sorprese Pensiline del tram operazione pulizia Studenti in azione La normativa, del 1997, è poco conosciuta e spesso inapplicata Controlli sofisticati contro gli imprevisti: dal vicino all’aereo DIANA NORIS a Chi ha intenzione di acquistare un immobile, d’ora in poi dovrà fare attenzione non solo al tipo di classificazione energetica dell’edificio, ma anche a quella acustica. Se la certificazione energetica è ormai diventata infatti un requisito necessario a garantire qualità ed è una discriminante nella scelta della propria casa, sono ancora in pochi a chiedere le condizioni dei livelli acustici di un edificio. Si tratta di una caratteristica che, se chiarita prima dell’acquisto, può evitare fastidiose sorprese in futuro: non solo il rumore dello sciacquone o della saracinesca del garage del vicino in piena notte, ma anche il rumore del traffico stradale o aereo che in molti casi non permette sonni tranquilli. A Bergamo sono ancora pochi i costruttori che al momento della progettazione richiedono un controllo sul rumore da parte di tecnici specializzati, nonostante viga una normativa del 5 dicembre del 1997. Ma in via Michelangelo da Caravaggio, in una nuova palazzina di ultima generazione per quanto riguarda le tecniche e i materiali di costruzione (i muri invece che essere fatti di mattoni sono stati realizzati a secco e a strati, strutture in cemento armato e materiali fonoassorben- Tecnologie sofisticate per i test acustici negli edifici FOTO BEDOLIS ti e fonoisolanti, tutte tecniche largamente utilizzate in Nord Europa) una società specializzata in analisi e controllo del rumore ha effettuato un collaudo acustico su alcuni appartamenti, proprio per verificare l’isolamento acustico. Armati di una strumentazione ad alta tecnologia, sono i tecnici a spiegare come avviene una verifica del rumore passivo: «Con questi macchinari – spiega Romeo Oberti, tecnico in acustica di una società del settore – verifichiamo se l’isolamento acustico rispetta i valori minimi richiesti dal decreto. Si chiama passivo perché chi vive nell’edificio viene protetto dai rumori esterni, dal traffico per strada sino ai rumori generati nel palazzo». I primi ad essere verificati sono i cosiddetti «rumori antropici»: «Si parte dalla prova del calpestio – spiega Oberti – poi si passa alla prova di isolamento degli appartamenti, delle pareti interne ed esterne, del solaio e degli impianti come ad esempio l’ascensore. In questa palazzina i risultati del test sono ottimi». Sono ancora in molti a non conoscere la normativa, sottolineano gli addetti al lavori: «Più passa il tempo più le persone scoprono il decreto, finora poco pubblicizzato – spiega Alessandro Baldelli, tecnico in acustica –. Solo le amministrazioni comunali più sensibili ricordano ai professionisti di portare il progetto acustico in fase progettuale e spesso il cliente finale è frastornato da messaggi pubblicitari di contenuto ingannevole». Ecco quali sono i vantaggi di una certificazione acustica: «Con un prezzo di costruzione non molto superiore (circa il 10%) è possibile garantire il rispetto dei limiti minimi di norma, se in fase di realizzazione si osservano elementari accorgimenti di posa. Nell’edificio da noi testato i progettisti non si sono accontentati di osservare i limiti imposti dalla norma, ma questi sono stati migliorati di oltre il 60% a seguito di una richiesta della committenza. Questo salto di qualità a livello acustico, unito ad altri accorgimenti migliorativi della qualità edilizia complessiva, fanno aumentare i costi di costruzione di circa il 40%. Ma la qualità della vita non è realtà più importante e preziosa?» ■ ©RIPRODUZIONE RISERVATA a Guanti, detergenti, strofinacci e tanta voglia di fare. Così ieri mattina gli studenti della classe IV dell’Istituto tecnico commerciale Imiberg di Bergamo hanno messo in atto il loro progetto nato sui banchi di scuola: dare una bella ripulita alle pensiline di alcune fermate del tram delle valli. L’iniziativa è stata avviata all’interno di un più ampio progetto scolastico che prevede la realizzazione di mini-imprese e la metodologia di apprendimento sul campo. Da qui è nata «In Green JA» la mini-impresa dell’Imiberg che, in collaborazione con Allegrini Spa, ha realizzato prodotti tutti rigorosamente «green», ottenuti da materie prime naturali e sostenibili, sviluppandone il brand, il marketing, la commercializzazione e l’analisi dei costi. «Il progetto mini-impresa – ha sottolineato Armando Persico, docente responsabile dell’iniziativa – si inserisce in un contesto internazionale grazie a Junior Achievement Italia dove le mini imprese come “In Green” si confrontano con altre iniziative imprenditoriali create in altre scuole europee». Dall’incontro con Allegrini Spa è scaturita poi l’idea di «Let’s Clean Day», una giornata dedicata appunto alla messa a nuovo delle pensiline Teb: «Ci auguriamo – ha commentato il deputato Nunziante Consiglio, presidente della Teb – che questa giornata sia da esempio anche per tutti gli studenti che quotidianamente utilizzano il tram, spingendoli a Gli studenti al lavoro FOTO BEDOLIS comportarsi di conseguenza nel mantenimento di ciò che oggi è stato pulito e valorizzato». Soddisfatti i ragazzi: «Una bella esperienza – hanno dichiarato Nicolò e Matteo, rispettivamente fotografo e videoreporter della mini-impresa In Green – che ci ha permesso di provare in concreto quello che studiamo a scuola». «Questo progetto – ha sottolineato Maurizio Allegrini, amministratore delegato di Allegrini Spa – valorizza l’importante sinergia tra il mondo della scuola e quello dell’impresa. È stato un piacere accompagnare degli aspiranti giovani imprenditori nel loro percorso di formazione, apprendimento ed esperienza sul campo». ■ Tiziana Sallese ©RIPRODUZIONE RISERVATA a «Smaltimento rifiuti, impianti in rete per creare concorrenza sulle tariffe» a I termovalorizzatori passano la prova delle polveri ultrafini, quelle cioè più sottili del Pm10, e sotto questo punto di vista vengono giudicati meno dannosi, per la salute umana, di un’auto diesel senza filtro antiparticolato o delle caldaie civili alimentate a pellet o a gasolio. È il risultato di un’indagine – condotta da Federambiente, Politecnico di Milano e Università di Parma e di Brescia e presenta- ta ieri al Pirellone – che ha analizzato per tre anni la quantità di polveri prodotte da tre termovalorizzatori comparandola con le emissioni di automobili e caldaie per il riscaldamento domestico. «In 15 anni abbiamo acquisito grande maturità sul tema – ha detto l’assessore regionale all’Ambiente Marcello Raimondi – il nostro obiettivo è ora arrivare allo 0% di emissioni di Pm10 e contemporaneamente incentivare l’utilizzo razionale degli impianti perché, oltre a bruciare rifiuti, possano produrre energia per teleriscaldamento e impianti di raffreddamento». In Lombardia ci sono attualmente 11 termovalorizzatori che smaltiscono il 31,5% delle 5 mila tonnellate di rifiuti che produciamo ogni anno, il 48,1% dell’immondizia è raccolta invece dai cittadini in modo differenziato e solo il 3,2%, la percentuale più bassa d’Italia, finisce in discarica. «I nostri cittadini hanno un senso civico molto spiccato – ha detto l’assessore regionale al Territorio, Daniele Belotti – ed ora serve chiudere il cerchio virtuoso della raccolta dei rifiuti con uno smaltimento che sia altrettanto civile. Per questo io propongo il federalismo dei rifiuti. Vogliamo inoltre mettere in rete tutti gli impianti di smaltimento esistenti, così da bilanciare le diverse esigenze dei territori e insieme incoraggiare una sana concorrenzialità tra i gestori dei diversi impianti per le tariffe di smaltimento». Non sfugge il riferimento alla Rea di Dalmine, che smaltisce ogni anno 150.223 tonnellate di rifiuti e che negli ultimi giorni ha annunciato un possibile rialzo delle tariffe da 83 a 146 euro per ogni tonnellata di rifiuti da smaltire: «Dato che a fine anno la convenzione tra la Rea e alcuni Comuni bergamaschi scadrà, grazie a questo sistema i cittadini potranno guardarsi intorno e, se riterranno, cerca- re altri gestori per i loro rifiuti». Ieri era presente anche il sindaco di Trezzo sull’Adda Danilo Villa che, con altri 26 Comuni – tra cui 8 bergamaschi dell’Isola – sta lottando contro il raddoppio del termovalorizzatore sul suo territorio: «Per un esame completo delle conseguenze prodotte da un termovalorizzatore bisognerebbe analizzare anche la qualità delle polveri, non solo la quantità, e calcolare l’impatto delle stesse con una attenzione maggiore alle zone rurali e non solo a quelle urbane, già fortemente interessante da altri agenti inquinanti». ■ Fernanda Snaiderbaur ©RIPRODUZIONE RISERVATA