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Il giudizio morale nei bambini e negli adulti
Il giudizio morale nei bambini e negli adulti Dott. Corinna Michelin, psicologa, psicoterapeuta, dottore di ricerca U. d. S. di Trieste Il giudizio morale è fenomeno complesso, composto da ragionamento, emotività e comportamenti. La mia ricerca si basa su due curiosità: Come avviene lo sviluppo del giudizio morale nell’essere umano? Come si spiegano le differenze culturali nei giudizi morali? Lo strumento scelto per realizzare questa ricerca è quello del dilemma etico. Esempio: Corriere della Sera, 19/06/08 “Padre sceglie quale gemello salvare”. Corriere della Sera, 06/11/08 “Naufragio: sopravvivono in 4 mangiando i compagni morti” In tali circostanze estreme entrano in gioco meccanismi mentali che possono aiutarci a capire come si forma il giudizio morale e come evolve tale funzione nel ciclo di vita dell’individuo. È difficile definire il giudizio morale, intesa come insieme di caratteristiche necessarie e sufficienti. È preferibile dare una definizione pratica, che prenda in considerazione alcuni fatti della psicologia umana, in particolare il modo in cui le persone giudicano il comportamento di altri individui e le conseguenze di queste valutazioni. In tale prospettiva, i giudizi morali sono delle valutazioni (buono vs. cattivo) dei comportamenti e/o delle azioni di una persona, definite in base ad una serie di virtù tipiche di una cultura o di una comunità. Modelli teorici sul giudizio morale: 1. Modello kantiano-razionalista EventoÎPercezione dell’eventoÎRagionamentoÎGiudizioÎEmozione 2. Modello humeano-intuizionista EventoÎPercezione dell’eventoÎEmozioneÎGiudizioÎRagionamento 3. Modello ibrido EventoÎPercezione dell’eventoÒEmozioneÎGiudizio deontologico ÔRagionamentoÎGiudizio utilitaristico 4. Modello di Rawls EventoÎAnalisi dell’azioneÎGiudizioÒEmozione ÔRagionamento 5. Modello multi-sistemico del giudizio morale EventoÒSistema intuitivo/AffettivoÎInconscio Ô Sistema razionale/cognitivoÎCosciente Modello Razionalista Kohlberg, prendendo le mosse da Piaget, propone ai suoi soggetti dei dilemmi morali nei quali il protagonista può prendere diverse decisioni. Questi dilemmi non sono proposti ipotizzando una risposta corretta, ma piuttosto invitando i soggetti a dare delle argomentazioni diverse a favore o contro la necessità di compiere una data azione. Modello intuizionista Il giudizio morale è il risultato di valutazioni automatiche, veloci inconscie. Le intuizioni morali sono il primo passo della valutazione e come tali causano il giudizio morale. Non sono considerate una forma di ragionamento (inteso come riflessione, pensiero analitico). Il modello intuizionista non è un modello anti-razionalista. È un modello che analizza le dinamiche con cui intuizioni, ragionamento ed emozioni interagiscono nella formulazione del giudizio morale. I giudizi morali sono guidati da una distinzione tra situazioni personali e impersonali, mediata da processi emozionali. Esempi di dilemmi usati nella ricerca Dilemma Footbridge (Thomson, 1986) Dilemma Trolley (Thomson, 1986) Riguardano il sacrificio di una persona per la salvezza di altre cinque persone. Dilemma Footbridge Qual è la cosa giusta da fare? Spingere o non spingere la persona? Dilemma Trolley Qual è la cosa giusta da fare? Si dovrebbe tirare la corda o non? Le ricerche che hanno utilizzato finora questi dilemmi morali hanno ottenuto delle risposte che sembrano essere guidate da principi non utilitaristi. 1. principio del contatto: le azioni che comportano un contatto fisico diretto sono più dannose delle azioni senza contatto, anche se il danno è lo stesso. 2. la differenza tra i due dilemmi sta nel grado di attivazione emozionale di due distinte valutazioni morali, una guidata dall’emozione (Footbridge scenario personale) e l’altra guidata dal ragionamento astratto (Trolley - scenario impersonale). Distinzione personale/impersonale Cosa rende appropriato/accettabile sacrificare 1 vita per salvarne 5 nel dilemma del Trolley ma non nel dilemma del Footbridge? Dilemma del Trolley L’azione comporta la deviazione di una minaccia. L’obiettivo non è uccidere l’operaio sul binario secondario; questa è una conseguenza anticipata e/o prevista (principio del doppio effetto: danneggiare un individuo è lecito se la conseguenza prevista di un atto comporta un bene maggiore; invece danneggiare qualcun altro come mezzo deliberato per un bene maggiore non è lecito). Dilemma del Footbridge L’azione comporta un danno diretto ad una persona innocente la quale viene usata come “mezzo” per un “fine” (violazione dell’imperativo categorico kantiano). Risposta di Green Greene et al. (2001) sostengono che dilemmi morali personali elicitano risposte emotive negative che portano l’individuo a considerare l’azione come non appropriata. Allo scopo di giudicare un dilemma morale personale come appropriato, il decisore dovrebbe andare oltre la reazione emotiva utilizzando una sorta di “controllo cognitivo” che gli permette di rispondere in modo utilitaristico, considerando la violazione morale come accettabile se al servizio di un bene maggiore. Il controllo cognitivo permette di trovare una giustificazione all’azione. Il giudizio morale utilitaristico riguarda la possibilità di massimizzare un risultato positivo per il maggior numero di persone. - Negli esperimenti seguenti abbiamo valutato se esistono differenze culturali o linguistiche nelle valutazioni utilitaristiche. - I due dilemmi vengono presentati con due modifiche alla condizione sperimentale (Foot, 1978; Thomson, 1986, Pellizzoni et. al., 2009) che servono a rendere più saliente l’aspetto utilitaristico: versione 3 vs 5 e la domanda test di confronto diretto. Trolley Un grande oggetto rotondo sta scendendo velocemente lungo un binario. Alla fine del binario ci sono tre persone. Esse non vedono l’oggetto che sta scendendo perché stanno guardando dritto davanti a loro. Se l’oggetto le colpisce, le tre persone saranno ferite gravemente. Albert è vicino al binario e vede il grande oggetto che sta rotolando giù. Vede anche le tre persone che saranno ferite dall’oggetto. Albert sa che il solo modo per bloccare il grande oggetto è di tirare una corda che devierà la traiettoria dell’oggetto su un altro binario dove si trova una sola persona. La persona su questo binario non vede il grande oggetto che sta rotolando giù perche’ sta guardando nella direzione opposta. Se l’oggetto scenderà su questo binario, la persona sarà gravemente ferita, ma le altre tre persone saranno salve. Qual è la cosa giusta da fare per Albert? Dovrebbe tirare la corda o non tirare la corda? Tirare la corda? Non tirare la corda ? Studio del confronto diretto C’è tempo per fare solo una cosa: è meglio spingere una persona e salvarne altre cinque o tirare una corda e salvarne tre? Indica la figura che dimostra cosa è meglio fare. Il ragionamento morale utilitaristico: - bambini italiani monolingui - presentazione della versione 3 vs 5 dei dilemmi Il ragionamento morale utilitaristico: - Creato allo scopo di esaminare le risposte di bambini appartenenti allo stesso contesto geografico ma che hanno un diverso background culturale e linguistico (emozione o contatto?) - Bambini bilingui italiano/sloveno - Presentazione della versione 3 vs 5 e 5 vs 5 Il ragionamento morale utilitaristico - Con gli adulti monolingui e bilingui - Scopo: esplorare le basi culturali delle risposte fornite dai bambini - Dilemmi Footbridge e Trolley nella versione questionario - Questionario per misurare le dimensione dell’individualismo e del collettivismo (Brewer and Chen, 2007) Figure 4. Percentages of Slovenian-Italian bilingual and Italian monolingual adults advocating intervention on the footbridge and trolley problems and “to push” as the preferred action when pushing will save five and pulling three. Conclusioni Dagli studi sul giudizio utilitaristico emerge che in alcuni casi tale valutazione è influenzata da fattori linguistici e soprattutto culturali Il principio del contatto, anche in bambini molto piccoli, ha evidenziato l’importanza delle emozioni nel giudizio morale. Comunque, dai nostri studi emerge che il ruolo delle emozioni sembra essere condizionato da: - cultura - linguaggio - 3 vs 5 -psicopatologia