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la canna rigata
Benelli Armi La canna rigata LA CANNA RIGATA CALIBRO E RIGATURA La prima ragione di essere delle armi a canna rigata è proprio la rigatura della canna che imprime al proiettile un movimento rotatorio stabilizzandolo lungo la sua traiettoria, cosa che non avviene sul proiettili dei fucili a canna liscia nel quali la stabilizzazione di traiettoria si ottiene arretrando il centro di forma rispetto a quello di massa. Ma perché tutto ciò accade? Cerchiamo di capirlo insieme e così saremo preparati anche per affrontare alcuni aspetti della balistica esterna dei proiettili sparati nelle canne rigate. Tutti o quasi hanno sentito parlare del giroscopio, un dispositivo fisico rotante che tende a mantenere il suo asse di rotazione orientato in una direzione fissa. L'effetto giroscopico nasce quando l'asse intorno al quale un corpo sta ruotando viene sollecitato a spostarsi da una forza che agisce su uno qualsiasi dei piani che contengono l'asse di rotazione. L'effetto giroscopico è dunque un fenomeno, o meglio un insieme di fenomeni che rispondono a una legge fisica che si potrebbe enunciare in questo modo: “un corpo in rotazione intorno a un suo asse, ossia un girostato, tende a mantenere nel tempo invariata la posizione del suo asse di rotazione; perché lo spostamento di quest'asse avvenga su un certo piano è necessaria una forza la cui giacitura è su un piano a 90°con quello dello spostamento”. La forza necessaria per realizzare lo spostamento, o per meglio dire il suo “momento”, è tanto maggiore quanto maggiore è il momento angolare del sistema rotante. Il momento angolare si ottiene moltiplicando il momento di inerzia per la velocità di rotazione. Ne deriva che masse relativamente piccole ma con velocità di rotazione molto alte saranno più restie a variare l'inclinazione del proprio asse: è il fenomeno noto come “tenacia degli assi di rapida rotazione”. La rigatura della canna imprime al proiettile un moto rotatorio intorno al suo asse longitudinale, facendolo comportare come un girostato. Questo perché la resistenza dell'aria è una forza che non passa per il baricento del proiettile, per l'imperfezione della sua forma, per cui nasce una coppia che tende a farlo capovolgere rendendo impreciso il tiro. Invece, per l'effetto giroscopico della rotazione, il proiettile invece di capovolgersi secondo il piano individuato dalle due forze che sono il peso e la resistenza dell'aria devia secondo un piano a 90°. La parabola del tiro diventa così una curva sghemba, ossia non planare e la deviazione si chiama errore di deriva o derivazione, che può essere corretta secondo le tecniche apposite di puntamento e di mira. Ed ora che abbiamo chiarito a cosa serve la rigatura entriamo nel vivo dell’argomento parlando di calibro. Il Calibro La nozione di calibro si presta a numerosi equivoci perché assume diversi significati quali: • il diametro interno della canna • il diametro del proiettile per una data canna • il diametro convenzionale di una canna o del proiettile ad essa destinato • la denominazione usuale o commerciale di una cartuccia. 1 Benelli Armi La canna rigata Nella terminologia tecnica la parola calibro indica il diametro interno della canna (anima) espresso in una unità di misura del sistema metrico decimale (millimetri) o di quello imperiale (frazioni di pollice, in genere centesimi o millesimi). Per quanto riguarda il calibro inteso come diametro interno delle canne rigate, esso cambia se si misura tra i pieni e cioè tra i risalti della rigatura, oppure tra i vuoti. Si usa al riguardo distinguere tra calibro di foratura o fra pieni e calibro fra vuoti; di solito, se non si precisa, si intende che la misura concerne il calibro di foratura e perciò la dimensione minima dell'anima. Il calibro fra pieni viene misurato direttamente, per misurare quello fra vuoti un sistema alla portata di tutti è quello di forzare attraverso la canna un proiettile di piombo (o un cilindretto dello stesso materiale di adatto diametro) per poi misurarne il diametro massimo con un micrometro. La differenza tra i due valori è di 0,20-0,35 mm in canne destinate a sparare proiettili con camiciatura dura e di 0,300,50 mm per canne destinata a proiettili di piombo o con camiciatura sottile in rame. La metà di questo valore così misurato indica la profondità della rigatura. Nella pratica quando si parla di calibro di un'arma, non si fa riferimento ai valori tecnici esatti, ma a valori arrotondati e convenzionali. Ad esempio, quando si dice che una canna ha un calibro di 7 mm non si intende che essa sia esattamente sette millimetri, ma solo che essa è idonea a sparare palle del calibro sette mm con tutte le tolleranze previste dalle tabelle del CIP o del SAAMI (o dagli usi costruttivi, in quei paesi ove esse non vengono applicate). Così, ad esempio nei vari calibri 7 mm per carabina, la distanza fra i pieni potrà variare da 6,9 a 6,98 mm e la distanza fra i vuoti da 7,24 a 7,92 mm. Da ricordare che il proiettile da sparare in una canna rigata dovrà sempre avere diametro superiore a quello del diametro misurato tra i pieni, in caso contrario avremo sempre problemi connessi con il trafilaggio dei gas propellenti, assenza di precisione del tiro, basse velocità; per contro se il proiettile avesse un diametro eccessivo (uguale o superiore a quello tra i vuoti) avremmo il trafilaggio del proiettile stesso abbinato a sviluppo eccessivo di pressioni, perdita di velocità e di precisione. Il calibro della cartuccia - nomenclatura Il calibro della canna non dice assolutamente nulla sulla cartuccia che quell’arma può sparare. Prima di tutto dobbiamo ricordare che spesso le indicazioni di calibro, per anime e cartucce, sono nominali (ad esempio: .221 Fireball, .22 Hornet, .222 Remington, .223 Remington montano tutte proiettili dello stesso diametro effettivo), che, nella scala metrica è in questo caso 5,56. E per restare nel campo delle 5,56 (o .22” che dir si voglia), un proiettile di quel calibro può essere montato su un piccolo bossolo contenente pochi grani di propellente o su un bossolo molto più grande e capace, che ospita una carica multipla di quella dell’alta cartuccia. È per questo motivo che quando si parla di calibro intendendo la cartuccia idonea ad essere impiegata in una certa arma, è sempre necessario aggiungere una ulteriore indicazione oltre a quella del diametro nominale. E qui, come si suol dire, la questione si complica. Iniziamo col dire che il calibro nominale (che come abbiamo visto può essere diverso da quello effettivo) può essere espresso usando il sistema metrico decimale, oppure quello imperiale. Ad esempio, 9 o 7,62 con i corrispondenti .357 e .30 (o anche .308 e .300). Questo perché la nomenclatura delle cartucce segue due standard fondamentali, uno europeo o metrico e l’altro anglosassone o imperiale che di regola riguarda le munizioni nate in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. La nomenclatura metrica è basata in prima battuta sulla indicazione del calibro espresso in millimetri seguita dalla lunghezza del bossolo, sempre espressa in millimetri. Ma non basta, oltre ai valori numerici seguono o possono seguire dei suffissi che indicano una qualche peculiarità della munizione. Facciamo un esempio pratico: la cartuccia 8x57 2 Benelli Armi La canna rigata Mauser. Introdotta nel 1888 come munizione di ordinanza dell’esercito tedesco quale 8x57 (o anche 7,92x57 e 7,92 Mauser), questa munizione venne “revisionata” nel 1905 aumentando il diametro del proiettile da 8 a 8,2 millimetri. La nuova cartuccia prese il nome di 8x57 IS (sinonimi: 8x57 I, 8x57 S, 8x57 J, 8x57 JS) con le lettere aggiunte che indicavano trattarsi della munizione per fanteria con un proiettile di maggior diametro. Gli americani presero lucciole per lanterne e la cartuccia tedesca fu spesso da loro indicata come 8x57 JS perché confusero la J con la I; questo svarione ha avuto fortuna e oggi troviamo per la stessa cartuccia le dizioni 8x57 IS e 8x57 JS. A complicare le cose talvolta al calibro nominale 8 viene sostituito quello di 7,92. E non basta: capita infatti che oltre ad essere caricata con bossoli rimless (privi di orlo sporgente) destinati alle armi a ripetizione e semiautomatiche, la 8 Mauser può essere caricata pure con bossoli dotati di orlo sporgente rispetto al corpo del bossolo (bossoli rimmed) che la rende adatta all’uso nei basculanti rigati. In questo caso la cartuccia prende il suffisso R (ad indicare Rand in tedesco o Rim in inglese) ed avremo quindi la cartuccia 8x57 IRS. Quello della 8x57 è un caso piuttosto complicato, visto che ad esempio la 7x57 o la 7x64 (e le loro versioni rimmed 7x57R e 7x65R – non è uno sbaglio è proprio 7x65R) non hanno subito simili travagli. Ma anche in questo caso il diavolo è in agguato. La 7x57 prende a volte il suffisso Mauser, mentre la 7x64 prende quello Brennecke dai nomi dei loro inventori; e quello di aggiungere nella nomenclatura il nome dell’inventore o del primo produttore (ad. Es, Vom Hofe, RWS, Mannlicher, Carcano, Frères) è stato ed è un vizio piuttosto diffuso. In conclusione, per la nomenclatura europea, la regola generale è calibro nominale in millimetri x lunghezza del bossolo in millimetri seguite spesso ma non sempre da suffissi che indicano particolari caratteristiche o l’inventore o il primo produttore o altro. Nella nomenclatura anglosassone il primo dato è sempre l’indicazione del calibro nominale, solo che viene espressa in frazioni di pollice: millesimi (ad es. .308) oppure centesimi (.30). All’indicazione del calibro nominale non segue mai la lunghezza del bossolo ma troviamo invece delle “indicazioni” che hanno a che fare con la “storia” della cartuccia oppure, quando si tratta di numeri, l’anno di adozione (se è una vecchia cartuccia di origine militare) o il peso di polvere nera (espresso in grani del sistema imperiale) dell’originaria carica di polvere nera o infume. Questa nomenclatura vale ormai solo per munizioni molto datate quali ad esempio .30-30, .45-70, .44-40 ed ha ormai solo un valore “storico” perché le cifre che servono da suffisso non hanno più alcuna relazione con le cariche di propellente. L’esempio tipico della cartuccia ex militare che ha poi avuto ed ha una sua lunga vita civile è quello della .30/06, dove 06 sta ad indicare 1906, ovvero l’anno di adozione formale da parte delle FFAA USA. Questa imperitura munizione è nota e usata in tutto il mondo ed assume anche la denominazione di .30/06 Springfield, dal nome dell’omonimo arsenale governativo. Esempi di nomenclatura “standard” sono .357 Magnum e .44 Magnum, dove il suffisso Magnum sta solo ad indicare una cartuccia ad alta pressione da non confondere con le simili .38 Special e .44 Special, più corte e meno potenti. La .44 Magnum è nota anche come .44 Remington Magnum ad indicare, come nel caso della .308 Winchester, il nome del produttore di munizioni che mise a punto la cartuccia. Lo stesso vale per le .300 Winchester e Weatherby Magnum, mentre se vediamo la scritta .45ACP in questo caso ACP significa Automatic Colt Pistol, a ricordare il primo fabbricante di armi che ha adottato quella cartuccia. Non sempre le cartucce USA hanno l’indicazione di calibri espressa in frazioni di pollice, se ne trovano anche in millimetri, come la 7 mm Remington Magnum o la 7-08, nel primo caso vale la regola generale per i suffissi, nel secondo la scritta 08 indica che quella particolare cartuccia 7 millimetri ha un bossolo derivato da quello della .308 Winchester per restringimento del collo. 3 Benelli Armi La canna rigata Il suffisso magnum indica di regola cartucce particolarmente potenti (e soprattutto con pressioni più elevate) ma se dalla nomenclatura USA passiamo a quella britannica non sempre ciò accade e la dizione magnum viene sostituita da quella Nitro o Nitro Express nata nei primi tempi delle polveri infumi (es. 470 NE ovvero Nitro Express). E per finire un’ultima notazione. Di regola gli americani non aggiungono suffissi che indicano peculiarità del bossolo, cosa che invece più spesso hanno fatto i britannici che, ad esempio, hanno affiancato alla .375 H&H Belted Magnum la .375 H&H Rimmed Magnum: nel primo caso (noto per lo più semplicemente come .375 H&H Magnum) il bossolo è belted (cinturato) ed è destinato alle armi a ripetizione manuale, nel secondo il bossolo è Rimmed (con orlo) ed è destinato ai basculanti. Pretendere di esaurire l’argomento nomenclatura è impossibile in questa sede vista la varietà e la fantasia di chi ha coniato i nomi: le regole più o meno generali sono comunque quelle viste. Da riocordare che le misure europee in millimetri non sono convertibili matematicamente nelle misure anglosassoni e viceversa; i calibri 9 europei corrispondono a .353”, ma vengono indicati in USA come .355” o addirittura come .38” e .380” che corrispondono a 0,96 cm. Ricordare sempre che le denominazioni sono convenzionali. Sotto, dal basso verso l’altro: .300 Winchester Magnum, 7x64 Brenneke, 9,3x74R, .444 Marlin. Le ultime due sono rimmed, la .300 WM è belted; tanto la .300 WM come la 7x64 sono rimless 4 Benelli Armi La canna rigata Munizioni a percussione anulare Le munizioni a percussione anulare hanno un bossolo strutturalmente debole e quindi non in grado di reggere alte pressioni, in epoca moderna ciò ha confinato la percussione anulare (rimfire) a una ristretta gamma di munizioni di piccolo calibro alcune della quali, grazie al costo limitato e alle buone caratteristiche generali, sono diffuse in tutto il mondo e prodotte in quantitativi immensi. Le munizioni rimfire per canna rigata reperibili più comunemente sono le c.d. Flobert, la serie delle .22” e quella delle .17”, queste ultime derivate dalle .22” e ancora poco conosciute in Italia ma diffusissime negli Stati Uniti dove hanno costituito una vera rivoluzione per la piccola caccia. Le cartucce Flobert sono destinate ad armi di modestissima potenza e hanno una carica di polvere ridottissima quando non usano come propellente solo la miscela innescante; sono nei calibri 5,6 mm, 6 mm, 9 mm a cui sempre si accompagna la dicitura Flobert, e possono essere sia a palla che a pallini. Quelle a palla hanno un bossolo di ottone corto, inferiore ad un centimetro, quelle a pallini un bossolo di alcuni centimetri di lunghezza. Le cartucce calibro .22”, pur essendo a percussione anulare, hanno una normale carica di polvere e compaiono in vari tipi che si differenziano visivamente per la lunghezza del bossolo. Il diametro del proiettile è indicato in centesimi di pollice (.22) e corrisponde a circa mm 5,6. In questo, come in tutti gli altri casi, si deve ricordare che la misura del calibro è puramente nominale e non va presa come una misura assoluta. I tipi di cartucce calibro .22” sono: .22 Corto o Short, .22 Lungo o Long, .22 LR (Long Rifle), .22 Extra Long, .22 Winchester Magnum. Long ed Extra Long sono ormai quasi del tutto desuete e sulla stessa strada si è da tempo avviata la .22 Short. La .22 Long Rifle è la cartuccia per arma rigata più diffusa e più riprodotta al mondo; viene utilizzata per tiro sportivo, piccola caccia, tiro di divertimento. Monta proiettili di vario tipo, in piombo lubrificato o con rivestimento galvanico, con peso tra 37 e 40 grani (lo standard) tutti heel-base, ovvero con la porzione cilindrica all’interno del bossolo avente diametro minore rispetto a quello del corpo del proiettile. I proiettili heel-base sono oggi usati usati solo dalle 22 LR (e dalle altre 22 “minori”) mentre la 22 Magnum, più potente e veloce, usata soprattutto per caccia (a parità di preda allunga la portata utile di una cinquantina di metri e anche più) monta solo proiettili camiciati di tipo convenzionale del peso minimo di 40 grani. Restringendo il collo del bossolo 22 magnum e trasformandolo in un bossolo a collo di bottiglia calibro .17” è nato il 17 Hornady Magnum che ha subito ottenuto un successo incredibile negli USA. Seguendo la stessa strada ma partendo dal bossolo della 22 (per l’esattezza da quello delle Stinger, più corto di tre millimetri rispetto ai mm 15,5 della misura standard per il bossolo 22 LR) la Hornady ha poi realizzato anche la 17 Mach 2, che sta alla 17 HM come la 22 LR sta alla 22 Magnum. Il successo è stato ancora maggiore (e non di poco) di quello della sorella maggiore 17 HM e oggi la 17 Mach 2 è superata come vendite solo dalla “irraggiungibile” 22 LR. 5 Benelli Armi La canna rigata LA CARTUCCIA E LE SUE COMPONENTI Il bossolo La cartuccia metallica (sinonimo di cartuccia per armi rigate) ha nel bossolo il suo elemento più caratterizzante. Realizzato normalmente in ottone (ci sono bossoli in alluminio e in acciaio, i primi per lo più destinati alle munizioni per armi corte, i secondi in maggioranza di origine militare), materiale che unisce le adeguate caratteristiche meccaniche alla facilità di lavorazione, il bossolo ha come funzione più evidente quella di contenere le altre componenti che formano la cartuccia (innesco, polvere, proiettile) ma assolve pure altre funzioni non meno importanti: allo sparo agisce da “guarnizione” sigillando la camera di cartuccia ed evitando fenomeni erosivi, dopo lo sparo, con l’espulsione, “sottrae” calore e fecce dalla camera. Il primo bossolo moderno interamente metallico, fu messo a punto dalla Smith & Wesson nel 1858 circa. Era il calibro .22 Short a percussione anulare. Era sostanzialmente uguale a quello di oggi eccezion fatta per il propellente, che ai tempi era polvere nera. Poco tempo dopo venne realizzato dalla UMC (Union Metallic Cartridges) il bossolo metallico con percussione centrale che tutti conosciamo e usiamo da più di un secolo. In realtà anche quel bossolo ha subito non poche trasformazioni divenendo, a parità di calibro nominale, più robusto, più elastico e preciso. Preciso nel senso che i bossoli moderni vengono realizzati con tolleranze più strette su quote e peso. Ciò anche grazie all’affermarsi, in primis per i bossoli commerciali, del processo produttivo basato sulla laminazione e successive operazioni all’utensile e di formatura a freddo. Un tempo i bossoli venivano prodotti per stampaggio su punzone usando il maglio (come si fa per i tubetti di dentifricio), metodica che non consente una elevata uniformità degli spessori e quindi porta ad irregolarità del bossolo. Tale metodica, opportunamente perfezionata, viene oggi utilizzata per bossoli economici e per produzioni militari di grandi quantità. Il bossolo è chiuso superiormente dal proiettile (a volte chiamato anche palla) che è trattenuto in sito dal collo (o colletto) del bossolo sia per frizione che per crimpaggio. Il crimpaggio può essere di due tipi: roll-crimp e taper-crimp. Nel primo caso l’orlo del colletto è piegato verso l’interno e va ad impegnare una gola o un solco rigato nel corpo del proiettile; nel secondo caso la parte distale del colletto subisce un maggiore restringimento di calibro rispetto al diametro standard del collo stesso, tale maggiore restringimento non è uniforme ma rastremato. Il roll-crimp è riservato alle munizioni da revolver e a parte di quelle da arma lunga con collarino. Il taper-crimp non richiede solchi di crimpaggio sul corpo del proiettile, si applica su tutte le munizioni per armi automatiche, semiautomatiche ed a ripetizione nonché su parte di quelle con collarino. Il bossolo può avere diverse forme, quelle principali (fra parentesi la nomenclatura anglosassone) sono cilindrica (o anche a pareti diritte - straight), rastremata (tapered), a bottiglia (bottle-necked) per contenere più polvere a parità di calibro. In quest'ultimo caso tra il collo e il fianco esiste una giunzione chiamata spalla. L'inclinazione di 6 Benelli Armi La canna rigata quest'ultima può andare da pochi gradi fino a 45° nei calibri moderni ma si mantiene, generalmente, tra i 18° e i 30°. Da ricordare che tutti i bossoli, anche quelli c.d. cilindrici hanno la porzione “cilindrica” che non ha mai pareti diritte ma è in realtà più o meno rastremata; in effetti una pur minima conicità è indispensabile perché ove le pereti fossero realmente diritte allo sparo si incollerebbero con quelle della camera di cartuccia impedendo l’estrazione. Anche le pareti della camera di cartuccia sono, magari impercettibilmente, rastremate. La base del bossolo (che alcuni chiamano testa) è notevolmente rinforzata ed è costituita da un fondello e da una scanalatura che serve come aggancio per l'estrattore delle armi semiautomatiche e automatiche. A seconda del tipo di fondello, si distinguono bossoli: Rimmed, Semi-Rimmed, Rimless, Belted Rimless, Rebated. Sopra, due cartucce rimless a collo di bottiglia di chiarissima fama: la .30/06 (in alto) e la .308 Winchester Sono bossoli Rimmed (con colletto o con orlo, che in inglese si traduce appunto come rim) quelli con il fondello che ha un diametro maggiore di quello del corpo del bossolo, tali bossoli, privi di gola per l’unghia estrattrice, sono in genere utilizzati sui revolver e sulle armi lunghe basculanti ma vi sono alcune eccezioni come ad esempio il .303 British o il 7,62x54 R russo che si usano anche nelle automatiche, nelle semiautomatiche ed in quelle a ripetizione. Se il colletto sporge di pochi decimi di millimetro ed è presente la gola per l’estrattore si parla di bossoli Semi-Rimmed; ne sono esempi le .307 e .356 Winchester o, nelle armi corte, la 7,65 Browning e la .38 Super Auto. Sono Rimless la stragrande maggioranze dei bossoli delle munizioni nate per armi automatiche, semiautomatiche ed a ripetizione: è sempre presente la gola per l’estrattore e il fondello ha lo stesso diametro del corpo. Gli esempi non mancano:.30/06, .308 Winchester, .223 Remington, 7x64 Brenneke, 7x57 Mauser, 8x57IS. 7 Benelli Armi La canna rigata Tre cartucce rimmed; da sinistra verso destra .44 Magnum, .303 Britsh, .444 Malin. Il bossolo rimmed può essere anche a collo di bottiglia (es. 303 British) ma è sovente anche del tipo a pareti diritte (straight walled), che comunque proprio diritte non sono vista la conicità che devono avere per non incollarsi alla camera di cartuccia Le cartucce con bossolo Belted sono spesso indicate anche come Rimless-Belted in quanto si tratta di bossoli Rimless con un rinforzo circolare subito prima della gola di estrazione. Questo rinforzo non serve come molti credono per aumentare la tenuta del bossolo alle alte pressioni ma ha invece due differenti funzioni, una che non sempre si verifica e una che invece è la vera ragione di essere. La prima è quella di regolare 8 Benelli Armi La canna rigata l’arresto del bossolo all’interno della camera di cartuccia (più avanti viene trattato a parte parlando di head-space e di free-bore), cosa che non sempre avviene perché vi sono casi in cui le cartucce belted sono regolate per arrestarsi a causa del contrasto tra spalla e camera (nel caso di bossoli a collo di bottiglia) o fra orlo del bossolo e camere (nel caso di bossoli cilindrici o a pareti diritte). La seconda è quella di impedire che si possono camerare queste cartucce ad altissima intensità in camere destinate a munizioni dimensionalmente più o meno compatibili ma nate per pressioni ben più basse. Esempi sono .300 Winchester Magnum, .300 Holland & Holland, .458 Winchester Magnum. Resta infine da accennare ai bossoli Rebated, ovvero con fondello di diametro inferiore a quello del corpo. Nati per consentire di mantenere un diametro del corpo (e quindi una capacità di propellente) più elevata rispetto a quella che sarebbe ammissibile considerando la dimensione massima del fondello (e della testa otturatrice) i bossoli Rebated quali ad esempio quelli delle cartucce, .284 Winchester, 6,5-284 Norma (ovvero un proiettile calibro 6,5 montato sul bossolo della .284 Winchester), .300 Remington Ultra Magnum, .376 Steyr, sono sempre di cartucce ad altissime prestazioni e forse anche per questo, ma soprattutto perché “complicano” l’alimentazione rendendo più difficoltosa l’affidabilità, non hanno mai goduto di grande diffusione. Foto di famiglia con “magnum”- da sinistra: .308 Winchester e .300 Winchester Short Magnum, .300 Winchestere Magnum e .30/6. Come si può notare le quattro cartucce appartengono a due diversi classi di lunghezza, quella della .308 Winchester e quella della .30/06; la .300 WM è belted, la .300 WSM no ed è invece rebated 9 Benelli Armi La canna rigata Al centro della testa del bossolo è scavata una tasca nella quale viene “seduto” l'innesco. La tasca comunica con la camera della polvere attraverso il foro di vampa. Quando il percussore colpisce la capsula d’innesco la miscela innescante viene schiacciata tra capsula e incudine (alloggiata nella capsula d’innesco di cui fa parte) e detona per schiacciamento e frizione (nella miscela innescante sono allo scopo mescolate particelle di vetro in polvere). La vampa della miscela innescante passa attraverso il foro di vampa e accende il propellente. Quello descritto è il tipico sistema Boxer, con un unico foro di vampa e l’incudine alloggiata nella capsula d’innesco. Questo sistema è oggi di gran lunga il più diffuso, anche perché consente una maggiore regolarità di accensione del propellente e quindi, a parità di tutte le altre condizioni, una maggiore regolarità dei parametri di balistica interna e una superiore precisione. Le differenze di precisione e quelle di regolarità possono anche essere talvolta modeste ma il bossolo Boxer ha anche il pregio aggiuntivo di prestarsi molto meglio alla ricarica il che su certi mercati, quello USA in primis, costituisce un notevole vantaggio. L’altra tipologia di bossolo, per ciò che concerne l’innesco, è quella Berdan dove si hanno due fori di vampa e l’incudine fa parte integrale del bossolo mentre la capsula d’innesco è appunto una semplice coppetta metallica contenente miscela innescante. Il bossolo Berdan è stato a lungo usato ed ha “resistito” alla concorrenza del Boxer soprattutto per quanto riguarda l’uso su munizioni militari, dove la rapidità di riproduzione e il contenimento dei costi hanno maggior peso. Oggi non vengono prodotte quasi più cartucce con bossolo Berdan destinate ai mercati civili; questa tipologia “resiste” fra le produzioni militari est-europee ed asiatiche e la si ritrova anche su munizioni civili realizzate partendo da componentistica militare o che sono semplicemente surplus militari dell’est e asiatici. Un altro campo di applicazione dei bossoli Berdan è costituito dal bossolame in alluminio e, non sempre, da quello in acciaio. 10 Benelli Armi La canna rigata Propellenti La moderna polvere da sparo viene chiamata infume (smokeless) perché sviluppa molto meno fumo e fecce rispetto alla polvere nera, è inoltre caratterizzata dalla quasi totale assenza di produzione di residui di combustione solidi e tossici. Il salnitro che serviva come sostanza ossidante necessaria alla combustione, viene sostituito con la nitrocellulosa, per le polveri a base singola o nitrocellulosa e nitroglicerina nelle polveri a base doppia. I vantaggi delle polveri a base doppia sono la loro facilità di produzione e il più alto contenuto di energia a parità di peso tuttavia esse sviluppano una più alta temperatura di esplosione risultando più corrosive per le rigature delle canne. I propellenti moderni di più lenta combustione sono per lo più caratterizzati da un buon grado di progressività (nel senso che la superficie di infiammazione del grano cresce al progredire della combustione), la combustione inizia così lentamente e accelera sempre di più nel corso della reazione. Questa è condizione necessaria affinché i proiettili (specialmente quelli pesanti) possano raggiungere elevate velocità. A questo scopo, nelle polveri, vengono aggiunti diversi tipi di sostanze chiamate deterrenti con il compito di controllare la velocità di reazione. Altro metodo per controllare la reazione dei propellenti è quello di plasmarli in grani di forma e dimensioni diversi, in genere se i grani sono più grandi, la polvere sarà più progressiva e viceversa. Combinando la forma delle polveri e il contenuto di additivi è possibile sviluppare una quantità infinita di combinazioni tali da adattasi al meglio alle esigenze del caso e al calibro dell'arma. Polvere alla nitrocellulosa (monobasica) in cilindretti, sopra a sinistra, e ball powder bibasica, sopra a destra, sono le due tipologie di propellente più impiegate nel caricamento delle munizioni moderne per arma lunga rigata 11 Benelli Armi La canna rigata Head-space Con il termine “spazio di testa” (Head-space) si intende lo spazio che intercorre tra la faccia otturatrice (sia essa la faccia dell’otturatore o quella di una bascula) e la superficie delle canna, esterna od interna alla camera di cartuccia, che provvede a bloccare il bossolo nel punto di massima introduzione. Qualcuno lo definisce erroneamente come spazio tra la faccia anteriore dell'otturatore e fondello del bossolo, ma questo è un dato che talvolta può variare da cartuccia a cartuccia, mentre lo spazio di testa è un dato che attiene alla costruzione dell'arma e quindi fisso. Ciò non toglie che, in fin dei conti, la nozione di “spazio di testa” stia semplicemente indicare quale è il giusto gioco tra otturatore e fondello della cartuccia. Vista le definizione, è evidente che lo Head-space varia notevolmente a seconda della tipologia del bossolo. Nella foto vediamo una .308 Winchester inserita nella camera di cartuccia di una canna sezionata. Trattandosi di una Rimless Bottle-Necked, l’arresto del bossolo avviene per contrasto tra la spalla e la camera di cartuccia; lo spazio di testa sarà quello tra faccia otturatrice (subito dietro al fondello) e la parte di bossolo in cui termina il corpo e inizia la spalla. A seconda della tipologia dei bossoli lo spazio di testa sarà determinato come segue: • • • • • • bossolo Rimmed Straight-walled (a pareti diritte); lo spazio di testa è determinato dal Rim bossolo Rimmed Bottleneck, lo spazio di testa è ancora determinato dal Rim bossolo Semi-Rimmed, anche in questo caso lo spazio di testa è determinato dal Rim bossolo Rimless, il bossolo viene arrestato dal contrasto tra la sua bocca e la camera di cartuccia bossolo Rimless-Bottle Necked, l’arresto del bossolo avviene per contrasto tra la spalla e la camera di cartuccia bossolo Rimless Belted, l’arresto del bossolo avviene per contrasto tra la spalle e la camera di cartuccia Nella cartuccia con bossolo Rimmed, lo spazio di testa è di pochi millimetri, pari allo spessore dell'orlo che, contrastando col piano di culatta (dotato o meno di sede per il rim) blocca il bossolo impedendone l’ulteriore inserimento in camera (munizioni a percussione anulare, munizioni Rimmed, comprese quelle per fucili a canna liscia). Lo stesso vale per le munizioni Semi-Rimmed. Lo spazio di testa sarà lungo quanto l'intero bossolo se questo è Rimless poiché il bossolo viene fermato dal contrasto della sua bocca con il gradino terminale della camera di cartuccia (munizioni con bossolo cilindrico) oppure dal contrasto della spalla del bossolo con la corrispondente spalla della camera (bossoli a collo di bottiglia). Nel caso di bossoli 12 Benelli Armi La canna rigata cinturati (o Belted) lo spazio di testa è, in teoria, misurato a partire dal risalto anteriore della cintura; in pratica questo è spesso insufficiente ad arrestare la cartuccia ed è allora la spalla a cui viene demandato l’arresto del bossolo e la determinazione dello headspace. Lo spazio di testa deve essere il minimo possibile, sempre però a patto che il bossolo non interferisca col sistema di chiusura, con la percussione, con il funzionamento semiautomatico. Uno spazio di testa troppo ridotto può portare a difficoltà di chiusura dell'arma o a difficoltà di sua apertura dopo lo sparo. Inoltre lo spazio di testa troppo corto può causare il forzamento del bossolo nella camera di cartuccia; se la bocca del bossolo finisce per impegnare anche solo di poco l'inizio della rigatura si avranno picchi pressori anomali e potenzialmente molto pericolosi. Il maggior rischio non lo si corre quando lo head-space è troppo ridotto ma quando risulta invece eccessivo, in particolare nei bossoli a bottiglia. Tale stato di cose può essere dovuto all’arma o alla munizione. Nel primo caso si può trattare di difetto dell'arma originato in sede produttiva, errore di assemblaggio (su molte armi a ripetizione e semiautomatiche non è possibile la piena e semplice intercambiabilità dell’otturatore senza aggiustaggi), può infine essere frutto dell’uso eccesivo continuato e prolungato nel tempo. Il difetto della munizione è di regola imputabile al bossolo: perché di calibro errato (ad esempio confondendo un 6,5x57 con uno 6,5x54) o perché deformato o accorciatosi nel corso di precedenti operazioni di ricalibratura. Di regola la ricalibra tura tende ad allungare i bossoli (e deve seguire in questi casi l’operazione di accorciamento con il case-trimmer), in particolare quelli a collo di bottiglia, ma se in fase di ricalibratura la spalla viene troppo arretrate nei fatti il bossolo si accorcia. Se lo spazio di testa è superiore al dovuto, anche per valori di poco superiori ad un millimetro, al momento dello sparo avvengono i seguenti fenomeni: Il bossolo si dilata alla bocca e l'attrito lo fa aderire alle pareti della camera; il fondello, non appoggiato contro l'otturatore, arretra, il bossolo si dilata in lunghezza e spesso si provoca la sua rottura circolare circa mezzo centimetro sopra il fondello. I gas di sparo escono dalla chiusura con pericolo per il tiratore; in alcuni casi i gas possono insinuarsi nell’otturator e e anche nella meccanica, originando situazioni di potenziale pericolo. 13 Benelli Armi La canna rigata L'otturatore, se ha gioco, viene sospinto violentemente indietro con un effetto “martello” che produce ulteriori danni. Uno spazio di testa non adeguato incide anche sulla precisione dell'arma: lo sanno benne quelli che ricaricano per ottenere la massima precisione. Per la misurazione dello spazio di testa occorrono particolari accessori; è impossibile misurarlo correttamente e con la necessaria precisione al decimo di millimetro, con calibri usuali. Un sistema usa, per ogni calibro, tre finti bossoli di acciaio. Il primo, detto GO Gauge deve consentire la chiusura dell'arma senza forzatura. Se vi è forzatura l'arma può sparare di norma munizioni commerciali, ma prima o dopo potranno verificarsi fenomeni “spiacevoli”. Il secondo NO-GO Gauge viene usato su armi nuove o con canna nuova e se si riesce a chiudere l'arma, vuol dire che è difettosa e va ricontrollata dal produttore. Il terzo, FIELD REJECT, da usare su tutte deve impedire la chiusura in ogni arma; se l'arma si chiude è pericolosa e non deve essere usata. Se l'arma nuova chiude con il NOGO, ma non con il F-R si può concludere, con prudenza, che è usabile, ma solo con munizioni nuove corrispondenti esattamente alle dimensioni del calibro di prova. Questo sistema ha però i suoi limiti, anche per il fatto che le specifiche del CIP per le munizioni non sempre coincidono esattamente con quelle americane del SAAMI. Per gli appassionati del fai da te, si trova in vendita, per calibri di fucile, un attrezzino (Universal Headspace Gauge), con un fondello e una parte anteriore di bossolo collegati da una vite regolabile, che consente di trovare la giusta lunghezza e poi di misurarla con un normale calibro. Se c’è anche solo il sospetto che vi siano problemi di head-space è sempre bene farsi mandare il fucile in fabbrica per i controlli di rito. Quanto ai consigli pratici: usare solo munizioni di fabbrica (queste sono caricate a norma CIP e quindi sulle quote delle parti si dovrebbe essere sicuri…. ma non sempre ciò accade), non usare munizioni che impediscono una agevole chiusura dell'arma, non usare munizioni che “entrano” troppo oltre il piano di culatta (fatte ovviamente salve particolari conformazioni della testa otturatrice), non usare l'arma, se il bossolo nuovo presenta segni di rottura od allungamento, non usare cartucce ricaricate se i bossoli tendono a rompersi. A lato, da sinistra: .444 Marlin (Rimmed Straight Walled), 9,3x74R (Rimmed Bottle-Nacked), 7x64 Brenneke (Rimless Bottle-Nacked), .300 Winchester Magnum (Bottle Nacked Belted); i bossoli Belted sono anche a pareti diritte (come ad esempio il .458 Winchester Magnum) ed è da notare che le pareti dei bossoli, anche quando sono definiti “a pareti diritte” (Straight Walled) sono sempre leggermente rastremate, in caso contrario allo sparo il bossolo si bloccherebbe irrimediabilmente nella camera di cartuccia. Nella foto sotto, un esempio di bossolo Rimless Straight Walled: .30 M1 Carbine. 14 Benelli Armi La canna rigata Free-bore La camera di cartuccia presenta è raccordata alla rigatura da un apposito cono (di forzamento o di raccordo); le dimensioni di questi elementi sono fissate dal CIP e particolare importanza per le pressioni e per la precisione assume la conformazione del cono di raccordo. Il proiettile, prima di essere preso dalla rigatura e di iniziare a ruotare percorre un piccolo spazio senza rotazione che non dovrebbe essere inferiore a due millimetri: esso dipende esclusivamente dalla profondità di inserimento del proiettile nel bossolo. Però non può essere considerato libero perché per un certo tratto è ancora guidato dal collo del bossolo. La nozione più importante ai fini balistici è quella del percorso libero (free bore) e cioè quel tratto che il proiettile percorre dopo essere uscito dal bossolo, ma prima di impegnarsi nella rigatura. Esso dipende dalla lunghezza del cono di forzamento in rapporto alla lunghezza del corpo del proiettile. In questo spazio, anche se molto breve, il proiettile è soggetto a forze laterali prodotte dai gas che riescono a superarlo e a disturbare il suo inserimento nella rigatura, il che comporta deformazioni e minor precisione. Inoltre i proiettile viene frenato bruscamente quando si impegna nella rigatura e ciò provoca vibrazioni della canna. Si hanno fenomeni di erosione della canna nel punto del free bore. Il percorso libero aumenta se il proiettile ha la coda rastremata (boat-tail). È di assoluta importanza che il proiettile abbia la giusta lunghezza e il giusto inserimento nel bossolo, senza però che esso arrivi fino ad impegnare il cono di forzamento; il verificarsi contemporaneo di più azioni resistenti può far salire la pressione a valori pericolosi. In sostanza: si deve evitare che vi sia un percorso libero perché esso influisce sulla precisione e occorre evitare che il proiettile della cartuccia impegni il cono di forzamento. 15 Benelli Armi La canna rigata Il proiettile Quando il propellente brucia sviluppa dei gas che vanno ad agire sulle pareti del bossolo e sul fondello del proiettile. Le pareti del bossolo, supportate da quelle della camera e dalla testa otturatrice, non cedono se non minimamente (tutti i bossoli allo sparo subiscono deformazioni elastiche ed anelastiche, se queste ultime sono eccessive… iniziano i guai) mentre il proiettile, dietro la spinta dei gas inizia a spostarsi in avanti abbandonando il bossolo ed andando ad impegnare la rigatura per poi procedere attraverso l’anima fino alla volata e successivamente stabilizzarsi in traiettoria. Il proiettile può essere assimilato al pistone di un motore a scoppio e come quello deve assicurare la tenuta dei gas pena… grossi problemi, fra i quali perdita di precisione e fenomeni erosivi nella canna. Ma il compito del proiettile non finisce quando lascia la canna, il suo “scopo” è infatti quello di arrivare sul bersaglio con la maggiore precisione possibile, magari su lunga distanza e, nel caso di proiettili da caccia, il suo “compito” finirà solo dopo aver inflitto i maggiori danni possibili al bersaglio biologico. Il proiettile ha raggiunto la sua forma attuale solo con la diffusione della rigatura, capace di stabilizzarlo in traiettoria imprimendogli quella rotazione che genera un effetto giroscopico. Tale forma allungata, che comunemente è la cilindro-ogivale con la coda più o meno rastremata (i proiettili con coda rastremata, o boat-tail, servono per i tiri più lunghi in quanto tale conformazione, riducendo i vortici in coda al proiettile durante il volo, diminuiscono il calo velocitario indotto dalla resistenza dell’aria – gli altri proiettili sono a base piana o flat-base ) può variare molto secondo il tipo del proiettile, il calibro e l'impiego al quale è destinato. Il corpo del proiettile deve avere un diametro superiore di circa mm 0,20+0,30 rispetto al calibro effettivo della canna. Per questo il proiettile si trafila durante il percorso in canna, impegnando i solchi di rigatura ed assumendo rotazione che può superare 70.000 giri/minuto intorno all' asse longitudinale. Poiché tendono a saltare i pieni della rigatura, limandosi in superficie ed impiombando la canna, i proiettili in piombo nudo sono utilizzati solo in cartucce poco potenti e veloci di calibro obsoleto, oppure di calibro piccolo come i .22” Rimfire. Per i calibri veloci è necessario ricorrere a proiettili composi ti, con nucleo interno formato da una lega del piombo e da circa il 3% di antimonio per aumentare la durezza, nucleo che è ricoperto totalmente o parzialmente da una lamina di protezione (detta rivestimento, mantello o camicia – in inglese jacket). Questa lamina può essere ricavata da ottone, rame, nichel, acciaio dolce nichelato, o anche maillechort (una lega di rame, nichel, zinco e ferro), sia con superfici allo stato naturale che rivestite con vari materiali antifrizione. Il mantello può avere uno spessore uniforme (intorno a mm 0,45+0,55 circa) oppure variabile, per facilitare la deformazione o la frattura nei punti prestabiliti della superficie del proiettile. Una volta giunto sul bersaglio, il proiettile deve infatti penetrare nello stesso espandendosi per scaricare più rapidamente Energica Cinetica. Il compromesso tra penetrazione, capacità di rompere ossa maggiori ed espansione è difficile da raggiungere e dipende dal tipo e dalla mole della selvaggina insidiata ma anche dalle distanze di tiro e dalla velocità che una data munizione è in grado di imprimere ad un proiettile di un dato peso. È infatti opportuno ricordare che una data cartuccia non monta solo un peso di proiettile ma adotta proiettili che oltre ad essere di differente tipologia hanno anche pesi diversi, in genere compresi all’interno di una gamma specifica che ha come elemento centrale il peso standard per una data cartuccia. L’eterna e diffusissima .30/06 (la più venduta cartuccia da caccia al mondo) ha come peso “standard” del proiettile i 180 grani, ma la stessa munizione, a parte i caricamenti più o meno esotici (come ad esempio i sottocalibrati) può essere caricata anche con proiettili dei pesi di 130, 150, 165, 168, 190, 200 e 220 grani. 16 Benelli Armi La canna rigata Il proiettile ha una forma cilindrico ogivale e la sua ogiva può essere di più tipi fondamentali: a testa piatta (flat point – usata solo per calibri a bassa velocità), a testa arrotondata (round nose), con cavità apicale (hollow point – per facilitare la rapida espansione, soprattutto con cartucce a bassa velocità, ma anche per alcune munizioni da tiro), a testa appuntita o spitzer (con differenti profili, lo standard per i calibri più veloci). Tutte queste varie configurazioni possono poi essere: completamente camiciate (full metal jacket – FMJ, che diventano JFP per i camiciati a punta piatta, JRN per i camiciati a punta arrotondata, JHP per i camiciati a punta cava); con piombo esposto in varia misura (soft point – SP – e round nose soft point RNSP ma anche soft point hollow point SFHP quando la punta in piombo è combinata con la cavità apicale); con la parte apicale dotata di cappuccio balistico o inserto in vari materiali (dai polimeri all’alluminio) con funzioni sia balistiche che di “conciliazione” tra penetrazione ed espansione. Allo scopo di ottenere massima penetrazione, oltre ai proiettili FMJ ve ne sono altri, detti blindati, che hanno una doppia mantellatura: una esterna in metallo dolce per non rovinare la rigatura della canna, una interna in acciaio, che protegge il nucleo in piombo. Si tratta di proiettili destinati solo agli animali più coriacei e pericolosi e non devono essere confusi con quelli a nucleo perforante che peraltro risultano vietati in Italia dalla normativa in materia di armi. Come abbiamo accennato, i proiettili parzialmente mantellati presentano la punta del nucleo scoperta, per favorire la sua deformazione all'impatto, mentre altri hanno la punta cava (hollow point) per ottenere la massima espansione e pure il frazionamento della parte anteriore. Alcune cartucce ottengono la deformazione mediante un cuneo di metallo più duro del piombo, che forma la punta dell'ogiva del proiettile, come le Remington Bronze Point Expanding. Altre cartucce di origine tedesca usano un nucleo interno suddiviso in due segmenti di piombo con diversa durezza, ma posti a diretto contatto tra loro (più malleabile quello di testa che forma la punta scoperta). La deformazione viene regolata col profilo interno del secondo segmento più duro, che può essere acuminato (palla Tug con superiore penetrazione), o incavato al centro (palla Tig maggiormente deformabile). In alcuni proiettili il nucleo è suddiviso da un mantello a due cavità, separate da un diaframma interno (Nosler Partition). 17 Benelli Armi La canna rigata Sopra, proiettili calibro .30”; da sinistra: Speer semicamiciato da 100 grani, Winchester Silvertip da 180 grani, Norma Plastic Point 180 grani, RWS TUG 180 grani, Hornady JSFP da 150 grani, Hornady Spizter SP da 150 grani, Lapua Match Boat Tail Hollow Point da 180 grani trattato con disolfuro di molibdneno per ridurre l’attrito. Sotto, altri proiettili calibro .30”, quelli più in alto sono boat tail da tiro 18 Benelli Armi La canna rigata JRNSP JSPFP Nosler ballistic Tip (Jacketed Soft Point Flat Point) (Jacketed Round ose Soft Point) Nosler Partition FMJ Barnes XLC Speer Sledghammer Sierra Game King Spitzer SP Trophy Bear Claw Wouding Power 19 Benelli Armi La canna rigata Wounding power (Potere lesivo) Letteralmente significa capacità di ferire. Con maggiore proprietà possiamo tradurre l'espressione “capacità di traumatizzazione” o “potere lesivo”. Indica l'attitudine di un proiettile a creare lesioni tanto invalidanti (a carico degli organi di importanza vitale, del sistema scheletrico, del sistema nervoso) da determinare l'arresto immediato del selvatico, togliendo la capacità di reazione pericolosa. Per calcolare il giusto potere lesivo bisogna considerare molti fattori balistici del proiettile, tenendo conto che essi sono interdipendenti e possono compensarsi, quale calibro, velocità di impatto, forma di ogiva e di proiettile, densità sezionale (rapporto tra massa e sezione retta frontale del proiettile), capacità di deformazione o di frammentazione. L'alta velocità dei proiettili da carabina di recente progettazione provoca una lesione molto grave nel corpo dell'animale, apparentemente sproporzionata rispetto al calibro. Moderne tecniche di documentazione fotografica hanno dimostrato che la penetrazione dei proiettili veloci genera fenomeni fisici complessi, dovuti a cessione di energia cinetica ai tessuti attraversati, che subiscono violenta accelerazione radiale per le onde di pressione che si generano in essi. I tessuti interessati dal tramite (foro) del proiettile sono sospinti lateralmente, formando una cavità temporanea e pulsante, quasi sempre a forma di una grossa ampolla, con successivi movimenti di espansione e di collasso. Il potere lesivo dei proiettili veloci dipende in buona misura dalla formazione di questa cavità intracorpore, risultando proporzionale al volume della cavità, a sua volta proporzionale alla quantità di energia ceduta dal proiettile. La capacità di un proiettile di cedere energia dipende da molti fattori già in parte menzionati, quali calibro, forma, curvatura di ogiva, densità e energia sezionale, stabilità di assetto in traiettoria, grado di deformabilità, di espansione o scomposizione in schegge. Alcuni di questi fattori aumentano la decelerazione del proiettile, perciò anche la cessione di energia al corpo attraversato. Altri, in primo luogo la forte velocità, incrementano sia la capacità di penetrazione, sia la formazione di quelle onde di pressione dalle quali dipende in larga parte la capacità lesiva del proiettile. Nel tiro a palla unica dobbiamo cercare di dirigere il colpo in una zona del corpo dell'animale di grande importanza vitale, scegliendo il proiettile adatto a creare una ferita se possibile non passante, però penetrante molto in profondità, così grave ed invalidante da provocare la sua morte immediata, oppure da privarlo della mobilità togliendogli ogni possibilità di reazione. Quest'ultima condizione è essenziale per il tiro contro selvatici molto pericolosi, la cui reazione, in caso di leggero ferimento, può avere conseguenze tragiche. Risulta importante fermare sul posto anche quasi tutti gli animali non pericolosi, quando possono sottrarsi con la fuga alla cattura, se non si dispone di cani da sangue, capaci di seguire le tracce del soggetto ferito. 20 Benelli Armi La canna rigata LA CANNA RIGATA Canna – informazioni generali Si chiama rigatura l’insieme dei solchi elicoidali tracciati nell’anima di una canna per imprimere al proiettile, di forma cilindrico-ogivale, un moto di traslazione rettilinea unito a un moto di rotazione intorno al proprio asse, che ne assicura la stabilità in traiettoria. Il solco di rigatura si chiama “riga” (ma anche cavo o vuoto); viene invece definita come “pieno” la nervatura che si forma tra due solchi. Questo per la rigatura chiamiamola tradizionale, esiste infatti anche un altro metodo per stabilizzare i proiettili cilindricoogivali facendoli comportare come girostati: si tratta dalla “rigatura poligonale”, che consiste in una canna con un'anima a sezione non circolare ma poligonale, in genere un esagono, con lati curvi e angoli arrotondati. Anche il “poligono” descrive un’elica e impartisce quindi un moto rotatorio al proiettile, moto, che a seconda del verso di rigatura sarà, esattamente come per la rigatura tradizionale, destrorso o sinistrorso. Con molta approssimazione possiamo dire che nella rigatura poligonali i lati coincidono con i pieni e gli angoli con i vuoti. E il numero di principi può variare anche qui, basta che dall’esagono si passi ad esempio all’ottagono invece che a sei principi avremo una rigatura poligonale ad otto principi. Secondo i fautori della rigatura poligonale (sopra a dx nel disegno), essa offre diversi vantaggi rispetto a quella tradizionale. Questa, quale che sia il metodo utilizzato per realizzarla, ha sempre il profilo dei pieni di rigatura ad angolo retto sia alla base che nella 21 Benelli Armi La canna rigata parte superiore (cosa una volta del tutto vera ma che da tempo non lo è più perché, con martellatura e ogivatura gli spigoli del fianco col fondo vengono arrotondati, anche per migliorare la pulizia della canna). Ciò comporta a lungo andare (come conseguenza dei fenomeni abrasivi e corrosivi connessi con lo sparo) che il profilo di rigatura viene ad essere modificato più facilmente, con effetti negativi sulla stabilità in traiettoria del proiettile e conseguentemente sulla precisione: una canna poligonale quindi manterrebbe più a lungo la sua precisione originaria ed avrebbe una vita utile assai più lunga. Sempre secondo i fautori della rigatura poligonale, questa ha una minore tendenza all’accumulo di depositi parassiti e, originando un minor attrito (perché il proiettile non si intaglia sulle righe) originerà un guadagno di velocità iniziale. Viene inoltre aggiunto che nella rigatura poligonale, grazie al profilo arrotondato dei “pieni”, il proiettile viene schiacciato verso l’interno e non trafilato il che nei piccoli calibri (dal 4,5 al 6 millimetri) comporta l’eliminazione delle piccole bave che si possono formare alla base proiettile, bave che possono generare turbolenze in grado di perturbare il volo del proiettile stesso. I vantaggi di precisione sono più teorici che pratici e in effetti i due tipi di rigatura vengono utilizzati indifferentemente per i vari tipi di armi ma quando si cerca veramente il massimo della precisione, ad esempio nel bench-rest, le canne “tradizionali” la fanno da padrone. La minore propensione a raccogliere depositi parassiti delle canne poligonali è un fatto di regola abbastanza accettato, anche se non con tutti i caricamenti è così. La maggiore velocità forse c’è anche, ma i vantaggi sono più teorici che reali visto che di norma le variazioni rientrano nell’ambito di quelle consentite delle tolleranze sulle quote di camere ed anime. Che una canna poligonale duri di più di una tradizionale è di norma vero, ma è anche vero che le canne tradizionali hanno fatto al riguardo consistenti progressi e, per le armi da caccia, o comunque quelle in cui è necessaria l’espansione del proiettile, la rigatura tradizionale, “incidendo” la camiciatura del proiettile favorisce l’espansione dello stesso più di quanto non faccia la rigatura tradizionale. In definitiva, la scelta di un tipo o dell’altro di rigatura non dipende tanto dai fattori prima considerati quanto dal know-how specifico del produttore, dalla tecnologia che ritiene più opportuno usare e da considerazioni di costo/efficacia. Tutto il resto è, se non opinabile, quanto meno legato a situazioni specifiche che non possono essere generalizzate. Quale che sia il tipo di rigatura, essa è caratterizzata da questi elementi: inclinazione delle righe, passo, sezione, numero, direzione. L'inclinazione è l'angolo che le righe formano con le generatrici dell'anima. Se tale angolo è costante per tutta la lunghezza di canna, la rigatura ha forma esattamente elicoidale, se invece l'inclinazione cresce procedendo verso la bocca di canna, la rigatura è progressiva. Il passo di rigatura è la misura del segmento che unisce idealmente due punti successivi della canna, tra i quali la rigatura compie un giro completo di 3600°. Nella rigatura elicoidale il passo è costante, nella progressiva diminuisce di lunghezza approssimandosi alla bocca della canna. Il passo opportuno da dare ad una rigatura dipende dalla forma del proiettile, dal suo peso in relazione al calibro, nonché dalla velocità di bocca. Per conseguire la stabilità di traiettoria, è necessario imprimere determinata velocità di rotazione angolare a ciascun proiettile di particolare forma. La velocità angolare deve risultare tanto maggiore, quanto più lungo è il proiettile, quanto più piccolo il calibro. Genericamente possiamo dire che la lunghezza del passo è inversamente proporzionale al peso del proiettile. Quando si legge che il passo di una canna è 1/8”, ciò significa che il proiettile percorre 8 pollici di canna (circa cm 19) per completare una rotazione. Si è detto sopra che il passo di rigatura dovrebbe essere inversamente proporzionale al peso del proiettile: ciò è vero ma è vero solo perché proiettili più pesanti, e quindi più lunghi a parità di calibro, hanno di regola una maggiore superficie a contatto con la rigatura. In effetti ad essere inversamente proporzionale al passo di rigatura dovrebbe essere prima di tutto la 22 Benelli Armi La canna rigata superficie di contatto tra proiettile e rigatura. Questo spiega perché sentiamo a volte dire, ad esempio, che una certa arma .308 winchester ha passo 1/10” e raggruppa meglio con determinati proiettili a base piana (flat-base) da 150 grani rispetto magari a proiettili boat-tail da 168 grani specifici per il tiro. Non meravigliamoci quindi se a volte un normalissimo proiettile da caccia a base piana risulta più precisa di una accuratissima palla da tiro a coda rastremata, questo fenomeno è dovuto semplicemente ad una migliore stabilità di quelle palle che a parità di peso e forma impegnino una porzione maggiore della superficie dei pieni di rigatura. Per una data arma di un dato calibro il passo di rigatura viene in genere scelto in funzione del peso standard per quel calibro rendendo così meno stabili i proiettili di minore peso e troppo stabilizzati quelli di maggiore peso. Tale fenomeno non è mai eccessivo ma può talvolta creare difficoltà al cacciatore che non riesce a spiegarsi come la sua carabina sia estremamente precisa con proiettili di peso medio e lasci molto desiderare in precisione con proiettili di peso maggiore o minore. L’inconveniente è nella quasi totalità riferibile al passo di rigatura, scelto per i “pesi medi” del calibro sulle armi di grande serie mentre per applicazioni particolari o sui modelli custom si possono avere passi di rigatura specifici per determinati proiettili anche di peso non standard per il calibro. I costruttori, soprattutto per quei calibri che montano proiettili di vario peso adottano il passo di rigatura adatto al peso medio proprio come un passo “di compromesso”, tale da poter stabilizzare sufficientemente i vari tipi di peso e forma di proiettile, ottenendo una buona precisione intrinseca per l’impiego venatorio, sia con palle leggere che con quelle pesanti. Un proiettile di data forma e peso, per avere la stabilizzazione in traiettoria ottimale, deve essere animato da una determinata velocità di rotazione: al variare della velocità angolare verrà ad essere influenzata negativamente la stabilità. Dato un determinato passo di rigatura, la velocità angolare del proiettile è funzione della velocità dello stesso; per questo motivo la migliore stabilità di un proiettile si otterrà solo all’interno di un ridotto intervallo di velocità, da determinarsi sperimentando e provando differenti cariche e, se si ricarica, aggiustando i dosaggi. Da ricordare pertanto che la velocità del proiettile e quindi la sua V0 dovrà essere tanto maggiore quanto più lungo sarà il proiettile a parità di diametro. Non sempre i fabbricanti adottano tutti sulle loro armi da caccia un identico passo “di compromesso”, così, ad esempio, mentre Remington per il .308 W usa un passo di rigatura 1/10”, Winchester, per lo stesso calibro utilizza passo 1/12”. La sezione delle righe in genere è costante, a fianchi paralleli. Gli spigoli del fianco con l'anima sono tenuti vivi per facilitare l'intaglio del proiettile, mentre quelli del fianco col fondo vengono arrotondati per migliorare la pulizia della canna. Il numero di righe non è fisso, ma può variare molto. Le righe erano 4 nelle armi da guerra dell'inizio del secolo, mentre nelle attuali armi da caccia, almeno quelle di buona qualità, raggiungono o superano il numero di 6; esiste inoltre il processo di microrigatura con un numero di righe da 12 a 24 (a destra foto dell’anima di una carabina Marlin) che comunque non sembra aver avuto un grande impatto nella costruzione di carabine a percussione centrale nate per proiettili ad alta velocità mentre ha avuto un buon successo settoriale per le rimfire e alcune armi, soprattutto a leva, camerate per munizioni che sparano proiettili relativamente lenti e pesanti. 23 Benelli Armi La canna rigata Il diametro del proiettile è sempre superiore alla distanza esistente tra pieni di rigatura, cioè è superiore al calibro nominale di canna. La profondità delle righe raggiunge in genere un valore di mm 0,1~0,3. Per questo motivo, alla partenza del colpo i pieni di rigatura riescono ad intagliare il mantello del proiettile, eseguendo delle incavature che lo guidano e costringono ad assumere il moto rotatorio. Il lavoro svolto per praticare questi intagli è chiamato “forzamento” e viene ad annullare, essendo lavoro resistente, parte dell' energia della carica. La direzione della rigatura può essere sinistrorsa o destrorsa, con una leggera preferenza per quest' ultima, in quanto causa una deriva del proiettile verso sinistra, perciò compensa lo spostamento del fucile verso destra, causato dalla pressione esercitata sul grilletto. 24 Benelli Armi La canna rigata Lunghezza e durata delle canne rigate Le canne rigate sono soggette ad un'usura sensibile, a temperature altissime, di conseguenza anche ad erosioni e corrosioni tanto elevate, che la loro integrità risulta compromessa dopo un numero di spari a volte assai limitato. Tali processi di invecchiamento provocano nelle canne una perdita di precisione, oltre ad una forte riduzione della velocità iniziale dei proiettili, richiedendo perciò la sostituzione delle canne stesse dopo un uso più o meno breve. La vita funzionale media di una canna varia moltissimo secondo il calibro dell'arma, cioè in rapporto al grado di usura alla quale viene sottoposta, alla natura e qualità delle polveri e degli apparecchi di innesco impiegati nelle cartucce sparate, ma anche in relazione alle caratteristiche meccaniche dell'acciaio da cui la canna stessa è stata ricavata. Influisce molto sulla vita di una canna anche la frequenza degli spari, oltre alle diverse condizioni atmosferiche che localmente sono esistenti. Tuttavia, possiamo dire che la durata della canna varia soprattutto in rapporto alla pressione di esercizio del calibro, cioè al valore di massima pressione sviluppato dalle sue cartucce. Le canne dei calibri con una pressione di esercizio inferiore a 2.800 bar, possono benissimo avere una vita pienamente funzionale di 8.000 colpi. Questi colpi divengono 5.000 con pressioni di 3.000 bar, circa 3.000 quando le pressioni salgono a 3.300 bar, solo 2.000 a 3.500 bar, meno di 1.000 colpi con pressioni di 3.700 bar. Alcuni calibri ad altissima intensità riescono a porre la canna fuori uso anche dopo 200-300 colpi. Quando è possibile, conviene concedere alla canna un lungo tempo di raffreddamento tra un colpo ed il successivo, per ridurne l'usura e aumentarne la durata. Progressi nella metallurgia, nei trattamenti termici e in quelli superficiali hanno allungato la vita media delle canne, almeno di quelle di buona e alta qualità, ma superare significativamente i valori prima elencati non è facile e in ogni caso vale la regola che più alta è la velocità e più piccolo è il calibro, tanto minore sarà la vita utile della canna. Similmente a quanto avviene per le canne lisce, la lunghezza della canna rigata risulta condizionata dalla potenza del calibro, dal tipo di arma, dall'uso che si intende fare della carabina. La variazione di lunghezza introduce effetti più sensibili sulle prestazioni delle canne rigate, di quanto non faccia su quelle delle canne lisce, ma il cacciatore può fare una scelta molto relativa e limitata su questa lunghezza. Le armi rigate da caccia di scuola tedesca, oppure austriaca, montano canne di cm 60-62-65 nei tipi combinati, e canne di cm 60-65-68 nelle carabine ad otturatore tipo Mauser. Le armi di scuola statunitense impiegano quasi unicamente canne lunghe cm 51-56-61-66 nei diversi tipi e calibri di arma. Tra queste, le canne più corte vengono utilizzate nelle carabine a leva o nelle semi automatiche, le più lunghe nelle carabine bolt-action di calibro potente, oppure del tipo magnum. I fucili express utilizzano una lunghezza di canne di cm 60-62-65, in relazione alle caratteristiche del calibro e delle cartucce. Per lunghezze comprese tra cm 55 e 65, ogni centimetro di differenza nella lunghezza della canna rigata comporta mediamente una variazione di m 3, in più od in meno, nella velocità iniziale del proiettile, con un minimo di m 2 per i calibri più lenti ed un massimo di circa m 5,2 per i più potenti e veloci. Questi valori sono indicativi e devono essere presi “cum grano salis” visto che si dovrebbe precisare che hanno un senso a parità di esecuzione e di tolleranze sulle quote ammesse dalla normativa tecnica per camera, raccordo, rigatura, diametri dei pieni e dei vuoti; inoltre le velocità e le loro variazioni sono funzione pure del grado di vivacità del propellente, del peso del proiettile, dell’intensità del caricamento, del rapporto tra volume della camera a polvere all’interno del bossolo e quello dell’anima della canna. Ci sono infatti cartucce (e anche caricamenti differenti della stessa munizione) che risentono poco della variazione di lunghezza della canna, altre che ne risentono in modo notevole, altre ancora che, al di sopra di una certa lunghezza di canna guadagnano comunque poco o nulla e, infine, vi sono caricamenti ad alta ed altissima intensità che proprio non gradiscono nel modo più assoluto le canne di 25 Benelli Armi La canna rigata lunghezza normale e abbisognano di canne molto lunghe. Un caso di scuola è la 7 mm Remington Magnum, cartuccia per molti versi ottima che però rende al meglio solo con 24” di canna, offre prestazioni interessanti con 22”, fa un gran botto e una terribile fiammata con le canne più corte ma con queste arriva si e no al livello prestazionale della più mite 7x64 Brenneke. Sempre per restare nell’ambito delle magnum, la .300 Winchester Magnum è invece una cartuccia che pur non “godendo” nell’accorciamento della canna mantiene sempre una decisa supremazia rispetto alla .30/06 (questa sta alla .300 WM come la 7x64 sta alla 7 Rem. Magnum) e non fa una grande differenza se la canna è di 22” o di 24”. Anche nel caso della resa in funzione della lunghezza di canna la regola è che diminuendo il calibro ed aumentando la velocità la munizione è più sensibile all’accorciamento della canna. Infine, sono in molti a pensare che maggiore la lunghezza della canna maggiore è la sua precisione. Si tratta di una leggenda. La precisione di un arma a canna rigata dipende solo in minima parte dalla lunghezza della canna ma è importante che questa sia sufficientemente lunga da bruciare completamente (o almeno quasi) la carica di propellente, non tanto per ottenere il massimo dell’Energia Cinetica ottenibile, quanto per evitare un eccesso di perturbazioni dovute a sovrapressioni nella zona subito davanti alla volata che possono perturbare il volo del proiettile compromettendo la precisione del tiro. È poi da ricordare che non tutti i caricamenti di un dato calibro sono caricati con propellenti di pari vivacità, per ottenere il massimo della precisione e delle prestazioni in funzione della lunghezza di canna sarà quindi opportuno sperimentare per scegliere con le canne più corte i caricamenti che adottano propellenti più vivaci, mentre con le canne più lunghe saranno da usare quei caricamenti che usano propellenti a più lenta combustione. Canne rigate: materiali e tecnologie produttive Gli acciai per canne rigate devono possedere caratteristiche e qualità diverse, spesso contrastanti fra loro. Infatti devono essere duri per evitare che l’attrito dei proiettili (e soprattutto l’erosione dei propellenti e delle alte temperature) non deteriori l’anima della canna, devono essere flessibili ed elastici perché allo sparo la canna vibra e più costante p il regime vibratorio più precisa sarà, a parità di tutte le altre condizioni la canna; devono infine possedere elevate caratteristiche meccaniche per poter resistere anche con sezioni non troppo elevate (pena l’aggravio di peso) ai tormenti dello sparo, in primis i picchi pressori sviluppati e la ripidità elevata della curva spazio tempo nell’erogazione delle pressioni. Non è questo il caso di perdersi sulle caratteristiche degli acciai usati nella fabbricazione delle canne, ma visto che a volte ci viene chiesto qualche “lume” sulla presenza o meno di un dato legante vediamo almeno in breve le caratteristiche generali di questi acciai, che devono possedere ottima resistenza, elasticità e tenacia. Essi sono quasi sempre legati con metalli come molibdeno, nichel e cromo. Il nichel conferisce all'acciaio buona inossidabilità, finezza di struttura, elasticità. Il cromo aggiunge durezza, resistenza all'usura ed all'ossidazione. La lega nichel-cromo unisce la resistenza a caldo ad una superiore elasticità ed alla resistenza ad abrasione. La lega nichel-cromo-molibdeno comporta invece discreta elasticità, ottima resistenza meccanica, resistenza all’erosione, elevata tenacia. Poiché questi acciai sono sottoposti a gravosi tormenti, spesso viene aggiunto il vanadio per aumentare al massimo elasticità e resistenza. Solo la scelta degli acciai richiederebbe un volume (e un vero esperto), tanto più che essa non dipende solo dalle caratteristiche meccaniche che vogliamo ottenere ma pure dalle tecnologie che intendiamo adottare per la realizzazione delle canne. Quindi per 26 Benelli Armi La canna rigata quanto riguarda gli acciai ci fermiamo qui, non prima però di aver aggiunto che Benelli tratte le sue canne rigate con la tempra criogenica, le cui caratteristiche sono state prese in esame parlando delle canne lisce. E al proposito è da sottolineare che mentre le canne lisce sono internamente cromate, lo stesso non avviene mai sulle canne delle carabine ad uso venatorio (che al massimo hanno la camera di cartuccia cromata) e ciò non tanto per le difficoltà tecnologiche e i conseguenti costi, quanto per il calo nella precisione che la cromatura della canna porta nelle canne rigate. La canna rigata nasce tradizionalmente per foratura con punta a cannone di una barra di acconcio diametro seguita dalla creazione della rigatura attraverso l’uso di una rigatrice, macchina nella quale un utensile, con passaggi successivi, asporta gradualmente dal solco il materiale dall’interno dell’anima dalla canna. Questo processo richiede molto tempo e se si vuole una precisione adeguata ha costi elevati, non si presta quindi alle moderne lavorazioni in grande serie. Un altro metodo di fabbricazione per asportazione di truciolo è la brocciatura. Anche in questo caso si inizia con foratura profonda seguita da barenatura mentre la rigatura viene ottenuta con la broccia, utensile che in questo caso ha forma cilindrica e porta più serie di denti con altezza crescente (il numero delle serie di denti o taglienti e uguale a quello delle righe e il diametro della broccia cresce andando verso la sua parta caudale) che viene “tirato” con moto roto-traslatorio attraverso il canale originato dalla punta a cannone, asportando con una sola passata il materiale in corrispondenza di ciascun solco. Le brocce possono avere dopo i taglienti un’oliva finitrice in carburo di tungsteno che rettifica le superfici; alcuni produttori saltano del tutto la rettifica o la affidano ad un utensile separato. È sempre partendo da una barra forata che inizia anche l’ogivatura, metodo che consiste nel forzare attraverso l’anima un utensile estremamente duro (in genere di tratta di carburo di tungsteno) a forma di ogiva che porta, in negativo, l’impronta delle rigature. L’ogiva viene forzata attraverso la canna dislocando il metallo ed imprimendo la rigatura senza asportazione di truciolo. Analogamente alla brocciatura anche l’ogivatura avviene con una sola passata di utensile, ma con l’ogivatura le righe “impresse” nell’anima appaiono in negativo sulla superficie esterna della canna. I produttori che le vogliono eliminare torniscono esternamente la canna asportando una quantità di metallo sufficiente a far scomparire le tracce esterne dell’ogivatura. Vi sono però fabbricanti che saltano questa operazione e lasciano le canne con la “rigatura esterna”. Lo fa ad esempio Steyr sulle sue carabine da caccia che risultano così esternamente molto connotate per quanto riguarda la canna. Il metodo oggi più utilizzato per la produzione di canne destinate alle armi lunghe rigate è la martellatura, metodica moderna che permette di conciliare al meglio la produzione in grande serie con la qualità del prodotto. Prima di procedere oltre è però necessario ricordare che non tutte le canne martellate nascono allo stesso modo: vi sono infatti due metodi per la realizzazione di canne tramite martellatura. Nel primo si parte da una barra forata solo un po’ più corta della canna definitiva (10-15%), si inserisce all’interno della canna la spina che porta in negativo la rigatura e la martellatrice, battendo con i suoi martelli radiali sulla barra ne disloca il metallo lavorandolo plasticamente fino a portare la 27 Benelli Armi La canna rigata barra alla lunghezza desiderata e far copiare all’anima la rigatura in negativo presente sulla spina. Con questo metodo caratterizzato dall’uso di martellatrici meno potenti e sofisticate si ottengono barre rigate che sono poi lavorate successivamente all’utensile per creare la camera di cartuccia, il vivo di volata e dare alla canna il profilo esterno desiderato. Il metodo più moderno di martellatura richiede martellatrici potenti e dotate di un maggior numero di martelli (le nostre canne sono fatte così) e non si parte da una barra forata ma da un barrozzo forato molto più corto e tozzo della canna definitiva. La spina, oltre a portare in negativo la rigatura porta anche il negativo della camera di cartuccia, che sarà quindi sempre assolutamente coassiale rispetto all’anima, cosa che non sempre le altre procedure garantiscono. Le lavorazioni all’utensile sono in questo caso ridotte al minimo e, come ricordato, non prevedono la realizzazione della camera. I costi di impianto sono elevati ma la flessibilità produttiva (basta cambiare la spina) e la qualità del prodotto finito sono senza dubbio molto elevate, in particolare se raffrontate al costo del prodotto. C’è chi critica la martellatura perché lascerebbe delle tensioni interne nella canna. Le tensioni, chi più o chi meno, rimangono quale che sia il processo produttivo adottato e vengono eliminate con gli appropriati trattamenti di rinvenimento che possono essere complessi per una piccola realtà produttiva ma non costituiscono certo un problema per un’azienda di grandi dimensioni dotata di adeguate tecnologie e di appositi reparti. Per quanto riguarda in particolare Benelli, giova ricordare che le canne rigate sono sottoposte a trattamento di sottoraffreddamento, che ha fra i suoi vari effetti anche quello di eliminare qualsiasi tensione residua. Martellatura ed ogivatura sono attualmente i sistemi più usati (la martellatura è il più usato in assoluto anche perché offre una maggiore omogeneità molecolare del metallo) in quanto oltre all’elevato standard delle lavorazioni, sono in assoluto i più adatti ad una buona esecuzione quando si tratta di produzione in grande serie. La rigatura ottenuta infatti con l’utensile tradizionale e per brocciatura forniscono ottimi risultati a patto di una perfetta esecuzione (ciò è vero soprattutto quando per quello che riguarda le canne realizzate con la rigatrice). In caso contrario la precisione della canna risulta irrimediabilmente compromessa. Questi processi infatti presentano l’angolo di rigatura netto fra pieni e vuoti; tale caratteristica conferisce alle canne rigate la capacità di guidare al meglio il proiettile in fase iniziale solo se realizzata con la massima precisione. La martellatura e l’ogivatura presentano all’opposto pochissime tracce di lavorazione, uniformità nella tracciatura dei solchi, specularità delle superfici: caratteristiche queste che contribuiscono non poco alla durata della canna e alla costanza dei risultati di tiro. Le rigature per ogivatura o martellatura presentano spigoli di rigatura meno accentuati e vivi ma più che sufficienti adatti a garantire la massima precisione della canna. Inoltre, come già ricordato, un intaglio meno netto dei solchi delle rigature contribuisce sia a ridurre l’accumulo di depositi carboniosi tra le righe che l’usura di queste. 28 Benelli Armi La canna rigata SUL TERRENO DI CACCIA Le specie insidiate dall’uomo o dalle quali l’uomo può dovere difendersi sono di complessione fisica, resistenza al piombo e grado di pericolosità molto variabili all’interno di intervalli veramente ampi. Del pari sono variabili le condizioni ambientali nelle quali si caccia e le distanze di tiro. Tutto questo significa che non può esistere un’unica cartuccia buona per tutte le occasioni ma che a seconda delle differenti situazioni dovremo avere a disposizione differenti munizioni. E a proposito dell’adattabilità di una data munizione ad un certo impiego, è vero che di regola dove sta il più sta anche il meno, ma questa regola deve essere presa “cum grano salis” perché se si eccede il maggior calibro diventa inutile quando addirittura non controproducente e nello stesso tempo comporta tutta una serie di oneri (pesi, ingombri, costi, vita dell’arma, rinculo…) che non ha senso sostenere; in particolare quando l’overkill significa rovinare la preda oppure ottenere effetti terminali insufficienti (ad esempio, un proiettile costruito per espandere all’interno di grossi fasci muscolari dopo aver attraversato una robusta cotenna ed avere una adeguata penetrazione, su una preda meno robusta può comportarsi come un “trapano” attraversandola senza espandere e creando così traumatismi anche molto ridotti rispetto al calibro). In commercio sono disponibili innumerevoli calibri, ciascuno dei quali con più differenti caricamenti; solo parte dell’offerta è “unica” e spesso vi sono più calibri che possono fare lo stesso “lavoro”, magari con differenti sfumature. Nella tabella che segue sono indicati taglia della selvaggina, distanza di tiro e alcuni calibri che possiamo ritenere come indicativi della categoria di appartenenza. In certi casi l’attribuzione a una fascia o all’altra è “di confine”, come accade per la .270 Winchester che è indicata quale munizione per selvaggina media e piccola, mentre con i proiettili da 150 grani si comporta egregiamente anche sulla grossa selvaggina. Un discorso contrario vale per la 7x64 che, con i proiettili più leggeri può essere bene usata su selvaggina piccola e media. Ma zone di sovrapposizione ci sono anche per altre munizioni e sono insopprimibili, anche perché a volte basta cambiare il peso di proiettile e la tipologia dello stesso perché una .30/06 possa passare dalla marmotta alla grossa antilope. CALIBRO 223 Remington 22-250 243 Win 6,5X55 Swedish 270 Win 444 Marlin 45/70 e 458 Marlin 7X64 Brenneke 8x57 JS 30/06 Springfield 7mm Rem Mag 300 Winch Mag 300 Weat Mag 375 H&H Mag 378 Weat. Mag 416 Rem Mag 458 Win Mag DISTANZE EFFICACI D’INGAGGIO – METRI TAGLIA SELVAGGINA piccola medie-lunghe 100–350 piccola – media brevi - medie 100 media - grande medie lunghe 100 – 300 medie – lunghe 100 –300 corte - medie 50 – 100 grande - media grande – pericolosa 29 Benelli Armi La canna rigata MOA=minuto d’angolo La precisione del tiro si può misurare in vari modi; il più ricorrente è quello del MOA (minute of angle) o “minuto d’angolo”, ovvero i colpi della serie (3 o 5) devono avere i centri dei fori all’interno di una circonferenza con diametro un MOA. Ma cosa significa MOA, e come lo si misura? Per capire cosa significhi dobbiamo far ricorso a qualche semplice reminiscenza scolastica di geometria: (1) L’angolo giro (cioè l'intera circonferenza) è pari a 360° (2) La lunghezza della circonferenza è data da 2 x pigreco x Raggio Il minuto d'angolo, indica la sessantesima parte (cioè il "minuto") di un grado; ovvero, ricordando (1), la sessantesima parte della trecentosessantesima parte dell’angolo giro. Pertanto 1 MOA è l'angolo che si ottiene dividendo l'angolo giro per (360 x 60), cioè per 21.600. A noi interessa quanto vale un MOA ad una determinata distanza; per calcolarlo, siccome di solito parliamo di angoli molto piccoli, si calcola la circonferenza con (2), poi la si divide per 21.600, approssimando il piccolo arco di circonferenza con la corda, cioè con il segmento teso fra i due estremi del piccolo arco. ALCUNI ESEMPI Calcoliamo quanto vale 1 MOA ad una distanza di 100m. Considerando un raggio di 100m, in base a (2) la circonferenza vale: 2 x pigreco x 100 m = 628,319 m Pertanto ad una distanza di 100m abbiamo: 1 MOA = 628,319 m / 21600 = 0,0291 m = 29,1 mm Per calcolare quanto vale un MOA a distanze diverse, basta rifare il calcolo partendo con una distanza diversa, ma siccome tutti i termini sono costanti tranne la distanza dal bersaglio (il raggio della circonferenza), basta fare una semplice proporzione: ad una distanza di 10 m, 1 MOA vale 2,91 mm ad una distanza di 20 m, 1 MOA vale 5,82 mm ad una distanza di 30 m, 1 MOA vale 8,73 mm ad una distanza di 200 m, 1 MOA vale 58,2 mm ad una distanza di 300 m, 1 MOA vale 87,3 mm Utilizzando invece il sistema imperiale (anglosassone) i valori cambiano come segue: calcoliamo quanto vale 1 MOA ad una distanza di 100 yds (yarde) 1 MOA = 628,319 yds / 21.600 = 0,0291 yds ed essendo 1 yd = 36 inches (36 pollici): 1 MOA = 0,0291 x 36 = 1,047 inches Siccome 1,047 è molto prossimo ad 1 (errore del 4,7% ...) spesso si sente dire che 1 MOA ad una distanza di 100 yds (91,44 m) equivale ad 1 pollice (= 25,4 mm), ma come abbiamo appena visto cio’ non è del tutto esatto, anche se tale approssimazione in molti casi pratici è ampiamente accettabile. 30 Benelli Armi La canna rigata Quando è precisa un’arma Chi legge riviste e libri specializzati è invariabilmente portato a ritenere che solo armi che raggruppano 5 colpi in un MOA possono essere considerate precise. In realtà questo “canone” riguarderebbe solo le bolt action e anche per questo genere di armi 5 colpi in un MOA (con le cartucce appropriate) sono spesso assai teorici. Iniziamo col dire che una serie di 5 colpi a caccia ha poco senso e in effetti accade sempre più di frequente che le serie siano di 3 colpi… anche se poi spesso si tace sul numero dei colpi e si fa riferimento solo al MOA. In realtà 2 MOA con tre colpi sparati sono più che sufficienti per quasi tutte le situazioni di caccia e più che la rosata strettissima con una data munizione conta il fatto che la dispersione sia contenuta con tutte le cartucce utilizzabili a caccia. Le armi semiautomatiche erano fino non molto tempo fa considerate come poco precise ed in effetti spesso così era e raggruppamenti di 5 colpi entro 3-3,5 MOA potevano essere considerati come la norma (in effetti, per il tiro alle distanze alle quali si caccia in battuta anche 3-3,5 MOA vanno più che bene); la precisione delle semiautomatiche è però molto migliorata e oggi ve ne sono che possono tranquillamente rivaleggiare con bolt action di buona qualità. 1-1,5 MOA per tre colpi sono uno standard al quale possono tranquillamente aspirare buona parte delle semiauto di ultima generazione. Se poi la rosata si apre anche fino a 3 MOA non è certo un problema alle normali distanze di caccia e considerando le prede di elezione. È però da ricordare che le semiauto sono talvolta utilizzabili anche per la caccia di selezione, dove prestazioni inferiori ai due MOA per tre colpi potrebbero essere un limite: più teorico che reale, ma i cacciatori sono spesso “bombardati” da affermazioni (talvolta vere panzane) secondo le quali quella data carabina mette tutti i suoi colpi in un MOA e che questa prestazione è indispensabile a caccia. Si ricordi inoltre che la precisione del tiro non è mai la stessa passando da una cartuccia all’altra e una carabina può concentrare i suoi colpi in un MOA con la munizione X per poi “aprire” le rosate fino a 3-4 MOA con la cartuccia Y e restringerle di nuovo con quella Z. Sempre in tema di rosate che si “stringono” e si “allargano” mette conto di ricordare che se uno o più esemplari di una data arma ottengono un certo risultato con una cartuccia X, è lecito aspettarsi che tutti gli esemplari di quella data arma ottengano con cartucce X prestazioni almeno assimilabili… lecito, ma non certo perché può accadere che così non sia; i motivi per cui ciò può accadere sono diversi e non possono essere qui presi in considerazione: ci limitiamo ad enunciare il fatto, raccomandando di non prendere niente per scontato, verificando la precisione di un certo binomio arma cartuccia quando si cambia lotto della munizione e all’inizio di ogni stagione di caccia. E tra le cose da tenere sempre sotto tiro anche il montaggio dell’ottica e le coppie di serraggio delle viti che collegano casse e carcasse. Oltre al montaggio dell’ottica e alla regolazione delle mire metalliche, è da ricordare infine che nel valutare la precisione dell’arma è importante tenere conto della munizione, dello stato di pulizia di canna e camera di cartuccia, degli errori personali del tiratore, del numero di colpi sparati e della rapidità con cui ciò avviene: una cosa è infatti sparare a canna fredda, un’altra sparare a canna calda, così come la presenza di lubrificante nell’anima fa allargare la rosata perché il primo colpo segue una traiettoria più o meno differente da quella dei successivi. 31