Schema di decreto legislativo recepiente la Direttiva Europea 2006
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Schema di decreto legislativo recepiente la Direttiva Europea 2006
Il 27 Febbraio 2008 il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di decreto legislativo che recepisce la Direttiva Europea 2006/54/CE, riguardante l’attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e di impiego. Grazie al Decreto de quo si realizza un ulteriore passo in avanti per la realizzazione del principio di uguaglianza sostanziale tra uomo e donna e per la rimozione di ogni forma di discriminazione fondata sul sesso in tutti i campi della vita: civile, sociale, economica. Tra le varie novità introdotte dalla recente normativa vanno senz’altro sottolineate: - l’ampliamento della nozione di “discriminazione” che viene ad includere tutte quelle condotte discriminatorie, denigratorie, lesive ed offensive legate al cambiamento di sesso. - l’ampliamento ed il rafforzamento delle competenze del Comitato nazionale per l’attuazione dei principi di parità di trattamento ed uguaglianza di opportunità tra lavoratori e lavoratrici, istituito presso il Ministero del Lavoro e della previdenza sociale. Il Comitato, infatti, potrà svolgere inchieste indipendenti in materia di discriminazione, pubblicare relazioni indipendenti, formulare raccomandazioni in materia di discriminazione e, da ultimo, promuovere iniziative ed azioni finalizzate alla tutela della salute riproduttiva sui luoghi di lavoro. l’introduzione del divieto di discriminazione diretta ed indiretta nelle forme pensionistiche complementari collettive. Passiamo al profilo prettamente lavoristico. Sul punto l’intervento del Legislatore riguarda la tutela del ruolo socio – familiare della lavoratrice / madre e la protezione della donna da qualsivoglia condotta discriminate o penalizzante compiuta sul luogo di lavoro e connessa alla funzione familiare svolta dalla stessa. Difatti al Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151, meglio conosciuto come Testo Unico per la tutela ed il sostegno della maternità e della paternità, la normativa in questione aggiunge l’articolo 17 bis, il quale garantisce l’effettiva partecipazione delle lavoratrici in congedo per maternità a corsi di formazione e concorsi pubblici indetti dall’ amministrazione di appartenenza. La norma sancisce che: “Nel periodo del congedo di maternità, le lavoratrici possono partecipare a concorsi pubblici, a procedure selettive interne, anche finalizzate alla progressione in carriera, a corsi di formazione professionale, nonché a corsi di riqualificazione per la progressione in carriera, comunque denominati, previa presentazione di idonea certificazione medica attestante che tale opzione non arreca pregiudizio per la salute della donna e del nascituro. 2. La lavoratrice in stato di gravidanza, che sia interessata da un provvedimento di interdizione ai sensi dell’articolo 17, conserva il diritto alla frequenza dei corsi e delle procedure selettive interne. Le amministrazioni pubbliche, ove non sia possibile rinviare l’inizio dei corsi e delle procedure, provvedono ad ammettere le lavoratrici, impossibilitate a partecipare a causa della gravidanza, ad una seconda sessione, previo accantonamento del numero di posti necessario. I posti accantonati, ove le interessate non superino utilmente le prove finali, sono attribuiti agli idonei della prima sessione. Nel caso in cui le interessate superino utilmente le prove finali, sono inserite nella graduatoria della prima sessione e la loro nomina ha la medesima decorrenza giuridica di quella degli altri candidati”. 1 E’ doveroso segnalare che l’articolo in commento impone alla p.a. un’azione positiva. La norma, invero, non contempera una semplice declinazione di principi generali ma una condotta attiva, diretta ad eliminare gli ostacoli che di fatto impediscono la realizzazione di pari opportunità ed il principio di uguaglianza tra uomo e donna sia nell’accesso al lavoro che nella progressione professionale e di carriera. In applicazione del Decreto in oggetto tale obiettivo viene realmente raggiunto anche grazie al riconoscimento del diritto delle donne di partecipare alle procedure concorsuali di progressione in carriera durante il periodo di astensione per maternità. Miriam CERASI 2