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Chissà perché ci pagano meno

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Chissà perché ci pagano meno
Sindacato  Donne
17 marzo 2011 il Lavoro
3
Donne e lavoro
Chissà perché ci pagano meno...
DAVINA FITAS
M
olti studi statistici
mostrano che esiste
ancora un forte divario salariale fra uomini e donne in
Ticino, ma anche nel resto della
Svizzera ed in molti paesi europei, e che questa differenza non
ha nessuna spiegazione razionale.
Sembra cioè che sia dovuta ad un
vero e proprio pregiudizio, cioè
una falsa opinione che dipende dall’aver giudicato una situazione prima di conoscerla bene,
che considera il lavoro di una donna inferiore
per quantità o qualità rispetto a quello di un
uomo.
Significa in pratica che, facendo lo stesso
mestiere, lavorando per lo stesso numero di
ore, avendo la stessa formazione e gli stessi
anni di esperienza, insomma la stessa produttività, le donne sono pagate di meno; fanno
più fatica ad essere assunte, come ad ottenere posizioni di responsabilità. Significa inoltre
che le professioni tipicamente femminili sono
meno pagate, indipendentemente dalla difficoltà, dal livello di formazione necessario e
dalla richiesta di personale in quell’ambito.
Siccome, per un naturale bisogno di giusti-
zia, non si è inclini ad accettare
una disparità di trattamento senza
cercare di darne delle spiegazioni,
si è arrivati alla conclusione che,
probabilmente, questa differenza
è dovuta alla maternità. Sostanzialmente si dà la colpa a ciò che
principalmente rende una donna
diversa da un uomo: la possibilità
di mettere al mondo un bambino.
Ma i conti non tornano: se fossimo
automobili, invece che esseri umani, un optional in più ci darebbe più valore…
Tanto più che l’onere della cura dei figli, se
così si può definire la gioia di prendersi cura di
quei furbi esserini che rappresentano il nostro
futuro, è sempre più condiviso con i papà anche nei primi anni. E non dimentichiamo che la
differenza salariale è stata misurata a parità di
condizioni, formazione, esperienza e carriera.
In realtà, di una cosa in particolare hanno bisogno le donne rispetto agli uomini: una certa
regolarità negli orari di lavoro che permetta di
organizzare con un certo preavviso tutta quella
ricchezza di attività che riempie il tempo privato.
Forse anche noi donne dovremmo liberarci
dall’idea che sia la maternità e non altro a limitare i nostri stipendi e la nostra vita lavorativa.
Varrebbe la pena di sradicare questa ingiu-
INCONTRO DEL 1° MAGGIO
Quanto vale il lavoro delle donne?
Per il 1. maggio l’OCST vi invita ad un incontro dedicato ai problemi
delle donne lavoratrici. La dottoressa Ilaria Finzi, ricercatrice e docente
alla Supsi, interverrà fornendo dati ed indicazioni sui quali fondare la riflessione sul tema.
Centrali saranno le testimonianze delle lavoratrici di diversi settori che
arricchiranno con la loro esperienza la discussione.
La compagnia teatrale I Matiröö intratterrà i partecipanti con alcuni interventi comici a tema.
«Voi, donne e ragazze, siete all’origine del movimento cristiano-sociale
e ne siete ancora il cuore, il centro di generosità». Mons. Del-Pietro, 1938
«La disparità di trattamento priva le imprese di una parte del patrimonio
di capacità e competenze che le donne possono fornire alla prosperità
delle imprese» OCST, Programma d’azione 2010-2014
propone!
stizia già solo in quanto tale, anche se non
avesse delle conseguenze concrete. Ma non è
così: tutto questo si ripercuote sul benessere e
sull’indipendenza economica.
Molte donne infatti hanno figli a carico e lavorano a tempo parziale: una differenza di salario
in queste condizioni è ancora più incisiva non
solo sulla situazione economica attuale, ma
anche sulla possibilità di cumulare un capitale
utile per la pensione.
Quante donne faticano ad arrivare alla fine del
mese? E quante non avranno la copertura del
secondo pilastro? Come sostenere le mamme
lavoratrici con progetti concreti? Sono queste alcune delle domande su cui il sindacato,
anche attraverso l’attività del Coordinamento
donna-lavoro, si è chinato e si chinerà nella
sua attività di protezione e promozione del lavoro femminile.
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