In realtà stavo accarezzando l`idea di insinuarmi pian piano
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In realtà stavo accarezzando l`idea di insinuarmi pian piano
Nabokov, Vladimir (1899-1977) Lolita, Roma, La biblioteca di Repubblica, c2002 [Lolita, 1955] [210] […] In realtà stavo accarezzando l’idea di insinuarmi pian piano attraverso il confine messicano - ero più audace dell’anno prima -, e lì decidere che cosa fare della mia piccola concubina, che ormai era alta un metro e cinquantadue e pesava quaranta chili. Avevamo dissepolto guide e cartine. Lei aveva tracciato il percorso con immenso gusto. Era forse merito di quella recita se alla sua aria da adolescente estenuata era subentrata quell’adorabile voglia di esplorare la sontuosa realtà? La pallida ma tiepida mattina di domenica in cui abbandonammo la casa perplessa del professor Chim e imboccammo in fretta la Main Street, diretti verso l’autostrada a quattro corsie, sperimentai l’arcana leggerezza dei sogni. [211-212] […] Ricordo che da bambino, in Europa, contemplavo affascinato una cartina del Nordamerica su cui correva, dall’Alabama al New Brunswick, uno spavaldo “Monti Appalachi”: l’intera regione che essi abbracciavano - il Tennessee, le due Virginie, la Pennsylvania, lo Stato di New York, il Vermont, il New Hampshire e il Maine - appariva alla mia immaginazione come una Svizzera gigantesca o addirittura un Tibet, tutta montagne, una teoria di magnifici picchi adamantini, conifere giganti, le montagnard émigré nella sua trionfale pelle d’orso, e Felis tigris goldsmithi, e i pellirosse sotto le catalpe. Era spaventoso che tutto questo si riducesse a un meschino prato di periferia e a un inceneritore fumigante. Addio, Appalachia! Lasciandola attraversammo l’Ohio, i tre Stati con la “I” e il Nebraska - ah, quella prima folata di West! Viaggiavamo con tutto comodo, perché avevamo più di una settimana per raggiungere Wace, sul Continental Divide, dove Lolita desiderava appassionatamente vedere le Danze Cerimoniali che festeggiano l’apertura stagionale della Grotta Magica, e almeno tre settimane per raggiungere Elphinstone, gemma di uno Stato dell’ovest, dove Lo agognava di scalare il Red Rock, dal quale una matura stella del cinema si era appena tuffata verso la morte dopo un’ubriaca scenata con il suo gigolo. [283] […] Lasciando, come feci, Coalmont verso le quattro del pomeriggio (per la Route X - non ricordo il numero) avrei potuto trovarmi a Ramsdale all’alba, se non mi fossi lasciato tentare da una scorciatoia. Dovevo prendere l’Autostrada Y. La mia cartina mostrava seraficamente che subito dopo Woodbine, dove arrivai al crepuscolo, potevo lasciare l’asfaltata X e raggiungere l’asfaltata Y mediante una trasversale sterrata. Stando alla cartina era lunga soltanto una sessantina di chilometri. Altrimenti avrei dovuto seguire la X per altri centocinquanta chilometri e poi, per raggiungere la Y e la mia destinazione, imboccare la Z che si snodava con tutta calma. Ma la scorciatoia in questione divenne sempre più impraticabile, sempre più accidentata, sempre più fangosa, e quando cercai di tornare indietro dopo una quindicina di chilometri di marcia semicieca, tortuosa e tartarughesca la mia vecchia, debole Melmoth si impantanò nella melma profonda. Aria buia, umida, senza speranza. I fari erano sospesi su un largo fosso pieno d’acqua. La campagna circostante, ammesso che ci fosse, era una landa nera e desolata. Cercai di districarmi, ma le ruote posteriori si limitarono a gemere d’angoscia nella mota. Maledicendo quella iattura mi tolsi gli abiti eleganti, misi un paio di pantaloni qualunque, infilai il maglione bucherellato dalle pallottole e per sei chilometri tornai indietro a guado, diretto a una fattoria sul ciglio della strada. Dopo un po’ cominciò a piovere, ma non ebbi la forza di tornare a prendere un impermeabile. Questo genere di contrattempi mi ha persuaso che il mio cuore è fondamentalmente sano, nonostante le diagnosi recenti. Intorno a mezzanotte un carro attrezzi tirò fuori la macchina. Feci di nuovo rotta verso l’autostrada X e proseguii. Dopo un’ora, in un’anonima cittadina, fui sopraffatto da un assoluto sfinimento. Accostai e, nel buoi, bevvi a gran sorsi da un’amichevole fiaschetta. Quotation by Panzavolta Filippo www.mapsinliterature.it