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Il rapporto infermiere e oss
Il rapporto infermiere e oss: responsabilita' e competenze delle due categorie professionali a cura di Dr.ssa Michela Mussi Il rapporto infermiere e oss: responsabilita' e competenze delle due categorie professionali a cura di Dr.ssa Michela Mussi La stampa di questo documento e' consentita solo per ragioni di studio personali. La riproduzione e circolazione di tale materiale sia in formato Pdf che eventualmente stampato sono protette da diritti d'autore, e quindi vietate. Copyright Prex S.p.A. Via A.Fava, 25 - 20125 Milano (MI) - [email protected] - www.prex.it Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati Indice dei contenuti capitolo 01 La figura professionale dell'infermiere La figura professionale dell'infermiere Gli attributi di una professione Il corpo sistematico di teoria L'autorita' professionale La sanzione della comunita' Il codice etico La disciplina infermieristica Il concetto di bisogno I quattro concetti fondamentali della Disciplina Infermieristica La Disciplina Infermieristica e' una scienza I due elementi principali che caratterizzano il Modello delle Prestazioni Infermieristiche Il bisogno di assistenza infermieristica La Prestazione Infermieristica Continuum autonomia-dipendenza La figura dell'infermiere attraverso i secoli Il concetto di assistenza nelle prime civilta' Il concetto di assistenza con l'avvento del cristianesimo Il concetto di assistenza nel medioevo Il concetto di assistenza dopo l'anno Mille Il concetto di assistenza nel sedicesimo secolo San Giovanni di Dio S. Camillo De Lellis San Vincenzo De Paoli Il concetto di assistenza nel diciottesimo secolo La nascita dell'assistenza infermieristica con Florance Nightingale La partecipazione di Florence Nightingale alla guerra di Crimea La Nightingale Training School for Nurses Storia della formazione e legislazione infermieristica La normativa sulla formazione prima degli accordi di Strasburgo Anna Fraentzel Celli La riforma fatta da Anna Fraentzel Celli Il Reggio Decreto Legge del 15 agosto 1925 Il rifiuto del modello anglosassone La legislazione negli anni trenta Il Regio Decreto Legge n 1310 La nascita di un panorama piu' unitario Il Collegio Infermieri Professionali, Assistenti Sanitarie Visitatrici e Vigilatrici d'Infanzia Gli accordi di Strasburgo La formazione infermieristica in Italia negli anni settanta L'entrata in universita' della formazione infermieristica La riforma sanitaria del 1992 L'abrogazione del mansionario Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 1 1 1 2 2 2 2 2 3 3 3 4 4 4 5 5 5 6 6 7 7 7 7 8 8 8 8 9 9 10 10 10 10 11 11 11 12 12 12 12 13 14 14 La riforma universitaria La formazione continua in medicina e i crediti E.C.M. Dal mansionario al profilo professionale dell'infermiere Il mansionario Responsabilita' e funzioni dell'infermiere Esercizio professionale e sistema professionale La situazione attuale: ordini e collegi Funzioni fondamentali degli ordini e collegi L'evoluzione associazionistica capitolo 02 La figura dell'Operatore Socio Sanitario La figura dell'Operatore Socio Sanitario le figure professionali prima della nascita dell'Operatore Socio Sanitario Storia dell'OSS Compiti e responsabilita' dell'OSS Contesti operativi Il contesto relazionale Responsabilita' e autonomia dell'OSS capitolo 03 La normativa OSS La normativa OSS Normativa nazionale e regionale di riferimento Articoli della CONFERENZA STATO-REGIONI a Articoli della CONFERENZA STATO-REGIONI b Articoli della CONFERENZA STATO-REGIONI c Articoli della CONFERENZA STATO-REGIONI d Articoli della CONFERENZA STATO-REGIONI e capitolo 04 Infermiere e OSS a confronto 14 14 15 15 16 16 16 17 17 18 18 18 19 20 20 21 22 23 23 23 23 24 24 25 25 26 Infermiere e OSS a confronto L'OSS come figura di supporto L'inserimento del personale di supporto L'OSS, l'infermiere e il paziente 26 26 27 27 capitolo 05 Problematiche tra le due figure 29 Problematiche tra le due figure Esempio pratico di abuso di professione Come gestire le problematiche tra le due figure Le colpe dell'infermiere Il lavoro d'equipe Conclusione del corso Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 29 29 29 30 30 31 capitolo 01 La figura professionale dell'infermiere La figura professionale dell'infermiere Nel novecento le professioni sono sempre piu' diffuse al punto che anche la sociologia, in quanto scienza che studia i fenomeni sociali, si interessa a tale fenomeno dando origine alla sociologia delle professioni. Si vengono ad evidenziare tre filoni che studiano il fenomeno delle professioni: lapproccio classico, lapproccio funzionalista e lapproccio per attributi. Per tutto il capitolo 1: Riferimento bibliografico "La natura educativa dell'Assistenza Infermieristica", Libreria CUEM Scientifica, Segrate (Mi), 1995. Gli attributi di una professione Negli anni sessanta si sviluppa lapproccio per attributi, promosso dal sociologo Greenwood. Egli sostiene che vi sia una netta distinzione fra una occupazione ed una professione e definisce i cinque attributi distintivi di una professione: 1 - il corpo sistematico di teoria, 2 - l' autorita' professionale, Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 1 of 31 3 - la sanzione della comunita', 4 - il codice etico, 5 - la cultura professionale. Il corpo sistematico di teoria Il corpo sistematico di teoria e' linsieme delle conoscenze apprese con una formazione formale in sede accademica, ma tale formazione non si conclude con la fine degli studi accademici, vi deve essere una sorta di manutenzione e aggiornamento delle proprie conoscenze, poiche' le discipline cambiano e si evolvono nel tempo. Ogni professione ha un ambito disciplinare specifico applicato poi con la prassi. Anche la professione infermieristica ha un corpo sistematico di conoscenze teoriche applicate in un contesto pratico ben definito. L'autorita' professionale Lautorita' professionale deve essere intesa come autorevolezza professionale, ovvero il professionista possiede una competenza specifica teorico pratica in un determinato campo del sapere e grazie a cio' acquista stima e fiducia da parte del cliente. La sanzione della comunita' La sanzione della comunita' significa sostanzialmente avere il riconoscimento della propria utilita' sociale e cio' permette di ottenere anche la legittimazione istituzionale. Il codice etico Il codice etico promuove la tutela dellideale di servizio e la salvaguardia del cliente: in esso, infatti, sono scritte delle precise regole di comportamento morale che un vero professionista deve seguire. Nel 1999 viene, invece, pubblicato l'attuale CODICE DEONTOLOGICO, diviso in due parti: nella prima vi e' il Patto Infermiere-Cittadino e nella seconda il vero Codice con cinque articoli. La disciplina infermieristica La professione infermieristica viene definita come unoccupazione che applica un corpo sistematico di conoscenze teoriche rivolte essenzialmente a problemi pratici. Da questa definizione si estrapolano i due elementi essenziali per rispettare i requisiti propri di una professione: le conoscenze teoriche applicate a problemi pratici. Il metodo utilizzato dalla Disciplina Infermieristica e' un metodo scientifico ed e' definito processo di assistenza infermieristica e il mezzo con il quale si realizza e' il piano di assistenza infermieristica. Allinterno della Disciplina Infermieristica si sono poi sviluppati vari modelli concettuali e nei paragrafi successivi verranno trattati gli elementi fondamentali della Disciplina Infermieristica secondo uno di questi modelli: il Modello delle Prestazioni Infermieristiche di Marisa Cantarelli. Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 2 of 31 Il concetto di bisogno Il nucleo centrale ruota attorno al concetto di bisogno: ogni uomo e' portatore di una serie di bisogni, che tenta di soddisfare autonomamente. In alcune circostanze della vita ha, pero', bisogno dellaiuto di altre persone, che, grazie ad una azione di assistenza, contribuiscono nel provvedere alle sue necessita'. Questa competenza puo' essere definita culturale e non deriva da conoscenze specifiche. Nel momento in cui si rendono necessarie conoscenze disciplinari infermieristiche, si parla di Bisogno di Assistenza Infermieristica, a cui solo il professionista infermiere e' in grado di rispondere. I quattro concetti fondamentali della Disciplina Infermieristica La Comunita' Scientifica internazionale ha individuato i quattro concetti fondamentali della Disciplina Infermieristica, quali: - l' uomo-persona - la salute-malattia - l' ambiente-societa' - l' assistenza infermieristica. Essi devono essere comuni a tutti i modelli concettuali che si sviluppano attorno alla Disciplina Infermieristica. Per poter definire il bisogno specifico di assistenza infermieristica nel modello delle prestazioni infermieristiche vengono prima sviluppati tali concetti. Lassistenza infermieristica e' una disciplina, ovvero e' l' insieme delle conoscenze, delle metodologie e degli strumenti tipici dellinfermiere. Si puo' parlare di disciplina, poiche' anche l' assistenza infermieristica ha raggiunto la maturita' accademica, entrando appieno nel dibattito scientifico universitario. Il suo sapere non e' piu' solo culturale, ma anche disciplinare. La Disciplina Infermieristica e' una scienza Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 3 of 31 Ogni disciplina e' una scienza, poiche' e' materia di studio e di insegnamento. Da tale affermazione ne consegue che linfermiere sia un professionista che ha conoscenze teoriche e capacita' pratiche in uno specifico ambito del sapere scientifico. Ogni disciplina puo' essere caratterizzata da diversi modelli concettuali, utilizzati nelle diverse comunita' scientifiche e che costituiscono limpalcatura teorica delle stesse. Quindi la Disciplina Infermieristica e' una, ma possono essere numerosi i modelli concettuali che la definiscono. Essi, pero', rispettano le comuni regole disciplinari. [Approfondimento L'assistenza infermieristica una vera disciplina] I due elementi principali che caratterizzano il Modello delle Prestazioni Infermieristiche Allinterno del Modello delle Prestazioni Infermieristiche due sono gli elementi fondamentali che permettono di organizzare e sviluppare anche su un piano pratico le conoscenze disciplinari: il bisogno specifico di assistenza infermieristica e la Prestazione Infermieristica. Il bisogno di assistenza infermieristica Il bisogno specifico di assistenza infermieristica esprime la necessita', lesigenza da parte delluomo di ricevere assistenza infermieristica, qualora vi siano particolari condizioni fisiche o psichiche che lo richiedano. Esso puo' essere soddisfatto unicamente dal professionista infermiere, poiche' possiede conoscenze, competenza tecnica e indirizzo deontologico. Tale bisogno e' manifesto, quando si tramuta immediatamente in domanda di assistenza infermieristica, ma puo' anche essere non conosciuto. In questultima situazione e' compito specifico dellinfermiere trasformarlo in bisogno manifesto. La Prestazione Infermieristica 'Le azioni di assistenza infermieristica sono definite prestazioni, cioe' i risultati conseguiti mediante lo svolgimento di un complesso di azioni fra loro coordinate, per risolvere un bisogno specifico in un cittadino malato' Riferimento bibliografico "Modello delle Prestazioni Infermieristiche" Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 4 of 31 Masson, Milano, 1997, p. 109 Tale definizione, data da Marisa Cantarelli, contiene i tre elementi principali del concetto di Prestazione Infermieristica: 1 - risolve un bisogno specifico; 2 - e' un complesso di azioni coordinate; 3 - e' un risultato. La Prestazione Infermieristica risolve il bisogno specifico di assistenza infermieristica, che solo il professionista infermiere e' in grado di soddisfare, grazie alle sue conoscenze e competenze tecniche. Ogni prestazione e' un complesso di azioni coordinate e queste a loro volta sono linsieme di piu' atti fisici, verbali e mentali che vengono svolti secondo una successione logica. Continuum autonomia-dipendenza La risposta ad un bisogno di una persona puo' essere portata a termine, usando azioni fra loro diverse, che linfermiere sceglie in base alla valutazione del caso. Il processo decisionale presuppone la scelta di azioni finalizzate ad un unico risultato e la totale responsabilita' del professionista su tutto il processo. Per ogni bisogno di assistenza infermieristica vi sono Prestazioni Infermieristiche differenti in base al grado di autonomia-dipendenza che ha il cittadino malato. Marisa Cantarelli ha creato il continuum autonomia-dipendenza che permette allinfermiere la considerazione della persona rispetto al soddisfacimento dei bisogni di assistenza infermieristica. Linfermiere e' responsabile del modo in cui conduce unazione, del tipo di azione scelta per intervenire, ma, soprattutto, dei risultati conseguiti. [Approfondimento Tipi di prestazioni infermieristiche] La figura dell'infermiere attraverso i secoli Il concetto di assistenza nelle prime civilta' L' uomo e' un animale sociale e per vivere ha bisogno di altri esseri umani: il concetto di assistenza Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 5 of 31 nasce, infatti, con luomo stesso. Nelle civilta' monumentali, pero', le funzioni assistenziali, ritenute attivita' poco nobili, sono delegate agli schiavi e alle schiave, mentre la malattia, diffusamente ritenuta una punizione inflitta alluomo da entita' sovrannaturali, e' curata spiritualmente. Nella cultura ebraica, invece, Dio assiste luomo nella sua unitarieta' (unione tra anima e corpo) e la malattia non e' piu' inviata dalla divinita' come punizione. La cultura greca, al contrario, ritiene che la donna sia inferiore all' uomo, e a lei quindi spetta lassistenza ai malati. Ciononostante, proprio in Grecia, nasce la figura dellostetrica che e' il primo incarico socialmente rilevante riconosciuto alle donne. Il concetto di assistenza con l'avvento del cristianesimo Con l' avvento del cristianesimo nel mondo latino cambia il concetto di assistenza: assistere i malati e i bisognosi diventa, infatti, un dovere di tutti, quale comportamento necessario ai fini della salvezza; quindi anche l' uomo, non piu' solo la donna deve dedicarsi a tale attivita' e scompare rapidamente il fenomeno della delega dellassistenza agli schiavi. Il cristianesimo chiama allassistenza tutti: uomini e donne, ricchi e poveri. L' opera della prima chiesa apostolica e' organizzata in diaconie: vere e proprie strutture della chiesa destinate allaccoglienza e in esse gli operatori sono i diaconi e le diaconesse. Queste ultime ricevono una particolare consacrazione e devono essere nubili o vedove. Accanto alle donne consacrate, anche quelle laiche possono occuparsi di assistenza; ed e' proprio Fabiola, una matrona romana, a fondare nel 390 d.C. il primo ospedale occidentale detto nosoconium. Il concetto di assistenza nel medioevo Nel medioevo si assiste poi al diffondersi del monachesimo e lassistenza ai poveri ammalati diventa parte integrante della vita dei monasteri. Accanto alla struttura del monastero si creano, infatti, altre due strutture: un infirmarius dove ci si prende cura dei monaci malati e un hospitalarius per tutti coloro che hanno necessita' assistenziale. Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 6 of 31 Il concetto di assistenza dopo l'anno Mille Dopo l' anno Mille i veri attori dellassistenza sono luomo e la donna consacrata: purtroppo, infatti, le donne laiche, specialmente se assistono al parto, vengono accusate di stregoneria e sono definite esseri demoniaci. La Chiesa stessa tende a dimenticare la perfetta uguaglianza tra uomo e donna, stabilita nei testi evangelici. Attorno al 1300 il pauperismo diventa un vero e proprio problema sociale: si diffondono sempre piu' rapidamente carestie ed epidemie ed e' in questo contesto che tra il 1347 e il 1352 irrompe la peste nera che spopola l' Europa. Di fondamentale importanza in questo scenario tragico sono gli ordini maschili che si dedicano allassistenza, poiche', con la Bolla Papale Periculoso del 1298, il Papa Bonifacio VIII vieta alle donne consacrate di prestare assistenza agli infermi e sostiene che lunica forma consacrata per le donne e' la clausura, inoltre egli vieta alle donne laiche di curarsi degli ammalati, poiche' la Chiesa non puo' avere un diretto controllo su tali persone. E solamente con il Concilio di Trento (1545-1563) che si ha una definitiva ripresa del cattolicesimo e con esso anche una notevole evoluzione del concetto di assistenza: i vescovi vigilano ancora sugli ospedali, ma la loro amministrazione passa a persone laiche. Il concetto di assistenza nel sedicesimo secolo Il sedicesimo secolo e' caratterizzato dallopera dei riformatori dell' assistenza che intraprendono la loro attivita' a seguito di esperienze personali negli ospedali del tempo: 'I santi riformatori dellassistenza sono i primi a credere che lassistenza, cosi' come concepita, non basti piu'. A tratti ce' bisogno di una specificazione nello stare vicino alla vita delluomo, serve una assistenza specifica: lassistenza infermieristica'. Riferimento bibliografico Manzoni E., "Storia e filosofia dellassistenza infermieristica" Masson, Milano, 1997, p. 59 San Giovanni di Dio Il primo riformatore e' San Giovanni di Dio (1495 - 1550) un ex soldato di ventura, un giocatore, un vagabondo, che dopo aver trascorso buona parte della sua vita in modo disordinato e senza regole, decide di dedicare il resto della sua esistenza alla vita spirituale e dopo essere stato ricoverato in un nosocomio, inizia la sua attivita' di assistenza ai malati. Egli fonda la Congregazione dei Fatebenefratelli e detta nuove regole per gli ospedali: stabilisce una dieta appropriata per i malati, sostiene che i reparti vanno divisi e ogni persona deve avere un suo letto, inoltre con lui inizia lisolamento di alcuni malati infetti. Istituisce il quarto voto per i Fatebenefratelli: l' ospitalita' e l' assistenza degli infermi. La sua figura e' ricordata, soprattutto, per aver rivoluzionato il modo di erogare assistenza, basato sulla dolcezza, e per aver sostenuto limportanza dellistruzione del personale di assistenza. S. Camillo De Lellis L' opera di S. Camillo De Lellis (1550 - 1614) ha inizio nella seconda meta' del sedicesimo secolo: anche egli ha un passato da giocatore, avventuriero, ma dopo un breve ricovero in un ospedale del tempo, nasce in lui l' idea di fondare una congregazione chiamata Ministri degli Infermi, dedita allassistenza dei malati. Tale congregazione nel 1586 diviene un vero e proprio ordine e il fondatore afferma che €œgli infermieri devono assistere gli infermi come una madre potrebbe assistere il proprio figlio ammalato' Riferimento bibliografico Manzoni E., "Storia e filosofia dellassistenza infermieristica" - Masson, Milano, 1997, p. 59 Egli per primo usa il termine infermieri e da' una concezione femminile allassistenza. Anche nel suo ordine vengono dettate regole per gli infermieri, specialmente per migliorare la tecnica nellassistere: egli, infatti, dice che bisogna tenere la testa al malato mentre mangia e da' anche indicazioni su come spostare e medicare i malati. Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 7 of 31 San Vincenzo De Paoli l terzo riformatore e' San Vincenzo De Paoli (1581 - 1660), la cui opera nasce in Francia alla fine del sedicesimo secolo ma si diffonde rapidamente anche in Italia. Nel 1617 egli fonda la Confraternita della Carita': un' associazione per aiutare i poveri costituita da donne sposate, vedove o nubili, chiamate le serve dei poveri. L' attivita' di queste donne si svolge soprattutto al domicilio, San Vincenzo, infatti, introduce e promuove l' assistenza domiciliare; inoltre istituisce un periodo di formazione detto seminario per le donne impegnate nellassistenza. Oltre ai tre riformatori anche il pensiero illuministico da' un contributo decisivo alla storia dellassistenza: la salute, infatti, viene intesa come diritto-dovere delluomo nella sua evoluzione sociale e cio' contribuisce fortemente alla nascita dellassistenza infermieristica. Il concetto di assistenza nel diciottesimo secolo Il ruolo della donna pero', nel diciottesimo secolo, continua a risentire dellimmagine di donna subordinata alla figura maschile: le infermiere vengono considerate essenzialmente delle domestiche, sono di solito analfabete e di umile estrazione sociale. La storia dell' assistenza, fino ad ora descritta, e' spesso una storia di miseria e di poverta', ma a livello sociale si sta verificando un cambiamento lento ed inesorabile: lassistenza viene, infatti, considerata un diritto-dovere dellumanita' intera. Addirittura si puo' affermare che non e' possibile pensare un' umanita' senza assistenza e assistere, diventa un fenomeno sociale e culturale. I fatti storici, di cui ho parlato fino ad ora, dimostrano come, alla fine del 1700, i tempi siano maturi per una visione piu' specializzata e differenziata dellassistenza. La nascita dell'assistenza infermieristica con Florance Nightingale L' assistenza infermieristica nasce agli inizi del 1800 grazie alla figura di Florence Nightingale. Florence Nightingale nasce a Firenze nel 1820 e appartiene ad un ceto elevato, motivo per cui riceve una buona educazione. Fin da giovane si interessa di assistenza e grazie anche alla sua intraprendenza, si reca in Germania e a Parigi per osservare come viene erogata lassistenza in tali luoghi. Ella e' sostenuta anche da una solida fede, 'la forte connotazione religiosa della Nightingale la porta alla convinzione che il modo migliore per servire Dio e' dedicarsi al servizio dellumanita''.Riferimento bibliografico Manzoni E. "Storia e filosofia dellassistenza infermieristica" - Masson, Milano, 1997, p. 112 La partecipazione di Florence Nightingale alla guerra di Crimea Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 8 of 31 Sicuramente l' avvenimento che risulta essere decisivo per la nascita dellassistenza infermieristica, e' la partecipazione di Florance Nightingale alla guerra di Crimea nel 1854 con l' obiettivo di assistere e curare i feriti di guerra. Con la guerra di Crimea l' opinione pubblica cambia nei confronti dellinfermiera che diviene simbolo di forza, misericordia, padronanza di se' di fronte al dolore, altruismo e solidarieta'. Florence Nightingale fonda la moderna concezione di assistenza infermieristica e da' anche una prima definizione di assistenza infermieristica: 'l' assistenza infermieristica e' luso adeguato dellaria fresca, della luce, della pulizia, del calore, della tranquillita' e della giusta scelta nella somministrazione della dieta, il tutto con la minor spesa di energia da parte del malato'.Riferimento bibliografico Manzoni E. "Storia e filosofia dell'assistenza infermieristica" - Masson, Milano, 1997, p. 114 Le parole della Nightingale esprimono un concetto semplice ma innovativo: si inizia, infatti, a guardare ai bisogni del malato; inoltre ella attribuisce moltissima importanza alla formazione delle infermiere. [Approfondimento I principi di Florence Nightingale] La Nightingale Training School for Nurses Nel 1859 fonda cosi' la Nightingale Training School for Nurses, la prima scuola per infermiere riconosciuta che si basa su due concetti fondamentali: la formazione del carattere e le conoscenze tecnico scientifiche. L' impostazione formativa utilizzata dalla Nightingale verra' esportata in tutto il mondo e saranno proprio le sue infermiere a recarsi in Scozia, Germania, Norvegia, Svezia, Canada, Stati Uniti, Sud Africa, India, Australia, Giappone e Italia per fondare nuove scuole e formare infermiere. Alla fine del diciannovesimo secolo anche in Italia percio' si inizia a parlare di formazione infermieristica. Storia della formazione e legislazione infermieristica In Italia la seconda meta' dell' Ottocento e' caratterizzata dalla nascita di un organismo essenziale alla comprensione di tutta lassistenza infermieristica successiva: la Croce Rossa Italiana, ad opera di Henry Dunant, ricco banchiere svizzero. Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 9 of 31 La Croce Rossa Italiana e' il motore dellevoluzione professionale di fine Ottocento. L' Italia, pero', e' lontana culturalmente dal mondo anglosassone, cosi' agli inizi del Novecento lassistenza infermieristica attraversa fasi critiche cosi' come la formazione degli infermieri; e' solo con gli accordi di Strasburgo che anche nel nostro paese si assiste ad una decisiva svolta per quanto riguarda la figura dell'infermiera che acquista maggior dignita', professione e preparazione teorica e pratica. Prima, pero', di analizzare la situazione italiana dopo gli accordi di Strasburgo focalizzero' la mia attenzione sulla assistenza infermieristica e sulla formazione degli infermieri del periodo precedente a tale accordo. La normativa sulla formazione prima degli accordi di Strasburgo Alla fine dell' Ottocento in Italia nascono le prime scuole per infermiere: nel 1896 a Napoli, nel 1906 a Roma e nel 1912 a Milano. Sono scuole molto severe, di matrice privata, non riconosciute dallo Stato ed in esse insegnano le prime infermiere diplomate alla Nightingale Training School for Nurses. Agli inizi del Novecento in Italia, pero', la situazione negli ospedali e' molto precaria e le condizioni igieniche sono spesso scadenti, si assiste inoltre ad un notevole decadimento dellassistenza infermieristica e di conseguenza anche della formazione degli infermieri. Anna Fraentzel Celli In questo panorama difficile, specialmente per la figura dell'infermiere e per la sua formazione, si viene a delineare lopera di Anna Fraentzel Celli, che agli inizi del ventesimo secolo conduce unanalisi sullassistenza infermieristica nel nostro paese. E' moglie di un famoso medico igienista, Angelo Celli, ed e' un' infermiera di origini tedesche. Vivendo in Italia si rende conto di come la situazione assistenziale sia precaria e scadente e decide cosi' di effettuare unindagine collaterale al primo censimento della popolazione italiana del 1901. I risultati ottenuti dimostrano che la cultura del personale impegnato nei servizi infermieristici e' insufficiente e che le funzioni direttive negli ospedali sono ancora delegate a persone consacrate. Anna Celli si rende conto che il personale religioso costa sicuramente meno di quello laico, ma le suore, da buone econome, tendono a privilegiare gli interessi dellamministrazione rispetto a quelli del personale. Inoltre, ritiene che la modalita' di reclutamento del personale risulta sbagliata, poiche' non si tiene conto del carattere. Infine, sostiene che le infermiere devono essere solamente donne, perche' di sicuro sono piu' dolci e materne, devono appartenere ad un ceto medio-borghese e devono essere nubili. La riforma fatta da Anna Fraentzel Celli Nel 1908 conduce un' ulteriore indagine grazie alla quale riscontra un miglioramento delle posizioni economiche delle infermiere, ma non vi e' ancora alcun cambiamento dal punto di vista professionale e formativo. Al termine di tale analisi propone, percio', che il vecchio personale negli ospedali sia separato dalle nuove infermiere, poiche' ne offusca limmagine e ne impedisce le innovazioni, inoltre suggerisce che il lavoro infermieristico sia differenziato da quello di facchino e che il personale laico sia diviso da quello religioso che dovrebbe lavorare nelle cucine e nei guardaroba. Afferma anche che al posto di sorveglianti uomini sono necessarie direttrici e caposala laiche e che deve essere garantito il riposo settimanale e annuale a tutte le infermiere. Infine sostiene che e' necessaria una scuola preparatoria per le aspiranti infermiere. Il Reggio Decreto Legge del 15 agosto 1925 Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 10 of 31 Agli inizi del ventesimo secolo, pero', in Italia non vi e' ancora una legislazione riguardante la formazione infermieristica; e' solo con il Regio Decreto legge del 15 agosto 1925 che lo Stato riconosce legalmente le scuole per infermiere, esclusivamente femminili. Riferimento bibliografico Regio Decreto Legge 15 agosto 1925 n. 1832 Tale Regio Decreto sostiene la facolta' di istituire le scuole, quindi non vi e' ancora l' obbligo; allinterno di tali scuole, pero', linternato e' obbligatorio e si stabilisce una formazione di tipo militaresco, molto rigida della durata di due anni: le allieve sono inserite in un programma educativo anche durante il tempo libero, per formarne il carattere. Le scuole convitto preparano al mondo del lavoro solo le donne, scompare, infatti, la figura maschile laica dellassistenza. Solo nei manicomi e' ancora richiesta la presenza di uomini, perche' e' necessaria molta forza fisica: viene, quindi, istituito nel 1909 linfermiere manicomiale. Agli inizi del secolo percio', la scuola per infermiere e' biennale e la sua direzione e' affidata alle allieve della Nightingale che tentano di dare autonomia alle figure infermieristiche. Il rifiuto del modello anglosassone In Italia, pero', il modello anglosassone viene fortemente ostacolato e vengono addirittura emanate delle norme per estromettere le direttrici inglesi dalle scuole per infermieri. La direzione e' quindi affidata ai dottori che danno una visione medicalizzata della professione infermieristica. In Italia risulta lungo e difficile il percorso verso lautonomia e il riconoscimento della professione infermieristica. Ad ostacolare ulteriormente la crescita culturale e professionale dellinfermiere e' anche la disomogeneita' dei programmi formativi nelle scuole biennali. La legislazione negli anni trenta E solo nel 1938, durante il periodo fascista, che vengono emanati programmi ministeriali per le scuole infermieri. Durante gli anni trenta inizia il processo di professionalizzazione dellassistenza infermieristica e si puo' iniziare a parlare di un corpus di conoscenze specifiche del professionista infermiere. Nel 1934 vi e' un ulteriore passo decisivo: il Regio Decreto Legge del 27/7/1934 n. 1265 che prevede l' obbligatorieta' del Diploma per poter esercitare la professione infermieristica. Nel frattempo nel 1927 e' introdotta la figura dellinfermiere e dell'infermiera generica e cio' permette anche agli uomini di tornare a lavorare nel campo dellassistenza sanitaria. Il Regio Decreto Legge n 1310 Il 2/5/1940 viene emanato il Regio Decreto Legge n. 1310 che delinea le mansioni dellinfermiera professionale e degli infermieri generici: tale legge se da una parte distingue e diversifica queste due figure, dall' altra limita molto il campo dazione dellinfermiera professionale che deve attenersi rigorosamente al mansionario e non puo' mostrare spirito di iniziativa e autonomia lavorativa. Nello stesso anno viene promulgata unaltra legge che definisce l' assistenza infermieristica un' arte ausiliaria. Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 11 of 31 Riferimento bibliografico Legge 19 luglio 1940, n. 1098 La nascita di un panorama piu' unitario E solo nel 1954 che le scuole vengono riconosciute ministerialmente e con questa legge vengono istituiti anche i corsi, della durata di un anno, per infermieri generici, a cui possono accedere anche gli uomini. Riferimento bibliografico Legge 29 ottobre 1954, n. 1046 Ormai a livello nazionale si va delineando un panorama sicuramente piu' unitario e addirittura si inizia a sostenere l' ipotesi che l'assistenza infermieristica possa essere ritenuta una vera disciplina caratterizzata da uno specifico sapere scientifico. Il Collegio Infermieri Professionali, Assistenti Sanitarie Visitatrici e Vigilatrici d'Infanzia Un passaggio fondamentale risulta sicuramente essere la nascita del Collegio Infermieri Professionali, Assistenti Sanitarie Visitatrici e Vigilatrici dInfanzia. La nascita dellordine professionale rappresenta un momento fondamentale nel cammino di professionalizzazione: vi e', infatti, il riconoscimento dellassistenza infermieristica quale professione intellettuale e il Collegio serve a proteggere il corpo professionale e a promuoverlo culturalmente. Bisogna, pero', attendere gli accordi di Strasburgo nel 1967, perche' si possa assistere ad una decisiva svolta nella formazione infermieristica. Gli accordi di Strasburgo Negli anni Sessanta, in Italia, si vanno delineando moltissime specializzazioni mediche e il tecnicismo in campo sanitario diviene quasi esasperato, anche l' assistenza infermieristica rischia di specializzarsi troppo, diventando solamente un corollario della medicina. Grazie, pero', agli accordi di Strasburgo del 1967 si definisce, a livello europeo, una linea comune nel campo della formazione infermieristica. Riferimento bibliografico Gli accordi di Strasburgo L' accordo prevede che i corsi siano della durata di tre anni per un totale di 4600 ore e nei programmi di insegnamento devono prevalere le materie infermieristiche rispetto a quelle mediche. Grazie agli accordi di Strasburgo il tirocinio pratico diventa un momento formativo e l' allievo deve essere sempre affiancato da un infermiere esperto. La formazione infermieristica in Italia negli anni settanta Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 12 of 31 Agli inizi degli anni Settanta, in Italia si inizia a parlare di formazione post base anche per gli infermieri e la formazione infermieristica inizia un lento, ma continuo avvicinamento al mondo universitario: viene, infatti, istituita la Scuola Universitaria di Discipline Infermieristiche, con cui si ottiene il titolo di Infermiere Insegnante Dirigente. Riferimento bibliografico D.P.R. 31 ottobre 1974, n. 876 Gli anni Settanta sono caratterizzati da una continua ricerca di modelli teorici di riferimento che delineino e definiscano la Disciplina Infermieristica: un quadro concettuale di riferimento, infatti, si rende ormai necessario perche' l' assistenza infermieristica possa, a pieno titolo, essere definita una disciplina. Nel 1971 anche il personale maschile puo' accedere ai corsi per diventare infermiere professionale e le scuole convitto non sono piu' obbligatorie ma solamente facoltative. Riferimento bibliografico Legge 25 febbraio 1971, n. 124 Ormai in Italia si viene a delineare la volonta' di migliorare sempre di piu' la cultura infermieristica e l' ingresso in universita' della formazione infermieristica e' sempre piu' vicino. L'entrata in universita' della formazione infermieristica La formazione infermieristica post base ha fatto il suo ingresso in universita' gia' a partire dagli anni Sessanta, al contrario quella di base deve attendere gli anni Novanta per entrare nel mondo accademico. L' evoluzione della formazione infermieristica si realizza grazie alla riforma degli ordinamenti didattici universitari nel 1990 che stabilisce quattro livelli formativi: - Diploma Universitario; - Diploma di laurea; - Diploma di Specializzazione; - Dottorato di ricerca Riferimento bibliografico Legge 19 novembre 1990, n. 341 Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 13 of 31 Grazie a questa legge anche la scuola per infermieri fa il suo ingresso in universita': l' anno successivo, infatti, viene istituito il Diploma Universitario in Scienze Infermieristiche. Riferimento bibliografico Decreto Ministeriale 2 dicembre 1991 Purtroppo questo primo corso universitario mostra subito alcune mancanze: il titolo acquisito, infatti, non abilita immediatamente allesercizio della professione e la tabella XXXIX-ter, che riguarda lordinamento didattico del Diploma Universitario in Scienze Infermieristiche, non e' in linea con gli accordi di Strasburgo, poiche' prevede fin dallinizio tre specializzazioni per gli infermieri, mentre le decisioni europee riguardano una preparazione generica. La riforma sanitaria del 1992 Nella riforma sanitaria del 1992, pero', si danno indicazioni sulla formazione degli infermieri: le scuole regionali vengono soppresse e l' universita' deve preparare il professionista ad unassistenza infermieristica generale. Riferimento bibliografico Decreto Legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 Grazie a questa riforma il titolo universitario abilita immediatamente allesercizio della professione. Nellanno accademico 1992/93 partono cosi' i primi corsi universitari per infermieri a Brescia, Pavia e Varese. Nel frattempo si inizia a discutere attorno ai profili professionali delle professioni sanitarie e nel 1994 viene emanato il Profilo Professionale dellInfermiere. Riferimento bibliografico Decreto Ministeriale 14 settembre 1994, n. 739 L'abrogazione del mansionario Bisogna, pero', attendere il 1999 perche' venga abrogato il mansionario. Il campo di attivita' proprio dellinfermiere viene cosi' definito da: - il Profilo Professionale; - il Codice Deontologico; - Ordinamento Didattico. Riferimento bibliografico Legge 26 febbraio 1999, n. 42 Riferimento bibliografico Cavana E., "Considerazioni sulla legge 42/99", Rivista di Diritto delle Professioni Sanitarie, n. 1/99 Riferimento bibliografico Carli E., "Il Parlamento cancella il mansionario", L'infermiere, n. 1, 1999 Nel 1996 viene emanata la tabella XVIII-ter che regolamenta tutti i diplomi universitari dellarea sanitaria. Riferimento bibliografico Decreto Murst 24 luglio 1996 Il Diploma Universitario in Scienze Infermieristiche e' ridefinito Diploma Universitario per Infermiere: non esistono piu' i tre indirizzi di specializzazione, ma si rilascia un unico titolo abilitante per l' assistenza generale infermieristica. La riforma universitaria Nel 1999 vi e' un ulteriore riforma universitaria che ridefinisce i vari livelli formativi Riferimento bibliografico Decreto Murst 3 novembre 1999, n. 509: LAUREA 3 anni, 180 cfu - MASTER I livello, 60 cfu LAUREA SPECIALISTICA - MASTER II livello, 60 cfu 2 anni, 120 cfu DIPLOMA DI SPECIALIZZAZIONE DOTTORATO DI RICERCA Tale riforma prevede lattribuzione del Credito Formativo Universitario (cfu), che viene definito come l' unita' di misura del carico di lavoro globale dello studente. Il Diploma Universitario per Infermiere diviene cosi' laurea di tre anni. Grazie poi alla legge n. 251 del 10 agosto 2001 vengono definiti meglio i corsi universitari dellarea sanitaria e allart. 1 si parla in maniera esplicita di autonomia professionale dellinfermiere. Riferimento bibliografico Legge 10 agosto 2001, n. 251 Riferimento bibliografico Comitato Centrale Federazione IPASVI, (a cura del), "Universita', si cambia", L'infermiere, n. 3, 2000 Riferimento bibliografico Martino R., "Laurea: il cerchio si chiude", L' infermiere, n. 3, 1999 Riferimento bibliografico Sironi C., "Quale laurea oggi per gli infermieri in Italia?", Nursing Oggi, n. 3, 1997 La formazione continua in medicina e i crediti E.C.M. Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 14 of 31 Gia' la legge 833 del 1978, che riguarda la prima riforma sanitaria, sottolinea limportanza della formazione continua dellinfermiere e addirittura, con il D.P.R. n. 761 del 1979, vengono previste penalizzazioni per chi non partecipa a corsi di formazione per piu' di 5 anni consecutivi. Il programma E.C.M. (Educazione Continua in Medicina) viene, pero', istituzionalizzato in Italia dal Dlgs 30 dicembre 1992 n. 502, integrato dal Dlgs 19 giugno 1999 n. 229 e reso obbligatorio nel 2001. Con larticolo 16-ter si istituisce la Commissione Nazionale per la Formazione Continua, da rinnovarsi ogni cinque anni. E' presieduta dal Ministro della Sanita' e stabilisce la tipologia degli eventi formativi, la quantita' di crediti che devono essere complessivamente maturati dagli operatori in un determinato arco di tempo e i requisiti che i provider, ovvero le agenzie che propongono i corsi, devono avere. E' obbligatorio ottenere i crediti E.C.M. ai fini dell' esercizio professionale e si vanno delineando due modalita' per acquisire tali crediti: - attivita' formative residenziali; - attivita' formative a distanza. Grazie allaggiornamento continuo si riescono a mantenere e migliorare la professionalita' dellinfermiere, le sue conoscenze, competenze e anche le sue abilita' pratiche. Riferimento bibliografico De Carolis S., "Crediti per guadagnare", L'infermiere, n. 1, 1998 Dal mansionario al profilo professionale dell'infermiere Solo alla fine degli anni '90 il mansionario viene abrogato e gli infermieri possono, a pieno titolo, essere considerati dei professionisti; tale passaggio coincide anche con l' ingresso in universita' della formazione infermieristica; grazie a cui la professione infermieristica acquista sempre maggior dignita'. Il primo mansionario risale al 1940 e una successiva modifica si ha con il D.P.R. 14 marzo 1974, n. 225. Riferimento bibliografico R.D. 2 maggio 1940, n. 1310 Il mansionario Il mansionario altro non e' che un elenco di mansioni che l' infermiere puo' svolgere nelle sue ore Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 15 of 31 lavorative, e difficilmente ha la possibilita' di prendere decisioni autonome. L' infermiere dipende quindi nel suo agire dal medico e la responsabilita' infermieristica e' limitata esclusivamente alla realizzazione dellatto assistenziale. A fronte di questa limitazione della responsabilita', a partire dagli anni ottanta, vi e', pero', il grosso problema di tutta lattivita' infermieristica che non trova collocazione all' interno di questo rigido regolamento e che pertanto e' vietata. Nel corso degli anni si sono, percio', rese necessarie alcune deroghe normative allattivita' infermieristica. Tali deroghe riguardano esclusivamente le procedure diagnostiche e terapeutiche che linfermiere e' tenuto ad eseguire ed applicare a fronte di una prescrizione medica; si sottolinea cosi' lambito di condivisione della responsabilita', insito in queste due prestazioni infermieristiche, dove medico e infermiere devono avere chiarezza sui propri campi di attivita' che discendono dai rispettivi percorsi formativi e dagli indirizzi deontologici. L' introduzione di elementi normativi, che derogano allattivita' infermieristica, ci permette di capire come il mansionario sia un documento obsoleto e poco garante delle responsabilita' infermieristiche, se non per quelle codificate all' interno delle mansioni previste. Bisogna, pero', attendere il 1994 perche' venga emanato il profilo professionale dellinfermiere, con cui si delinea sempre piu' chiaramente linfermiere come una figura professionale autonoma con un ambito di intervento proprio; ed e' solo nel 1999 che viene abrogato il mansionario. Responsabilita' e funzioni dell'infermiere Il 'Regolamento concernente l' individuazione della figura e del relativo profilo professionale dellinfermiere' , piu' noto come il profilo professionale dellinfermiere, entra in scena nellestate del 1994, ma al momento della sua adozione da parte del Ministero della Sanita', non vi sono ancora tutti gli elementi normativi e professionali necessari per assumerlo quale orientamento per lesercizio professionale. Riferimento bibliografico Decreto Ministeriale 14 settembre 1994, n. 739 Il mansionario e', infatti, ancora in vigore ed e' solo con la legge 42 del 1999 che viene abrogato ed il profilo professionale dellinfermiere puo' finalmente orientare lesercizio professionale. Il D.M. 739/94 affida allinfermiere una responsabilita' totale per quanto riguarda lassistenza generale infermieristica. Questo significa assumere la responsabilita' dell' intero processo assistenziale (art. 1 comma 2-3): dalla raccolta dei dati, allidentificazione dei bisogni di assistenza infermieristica, alla pianificazione, gestione e valutazione dellintervento assistenziale infermieristico. In secondo luogo, sancisce l' utilizzo di una metodologia scientifica validata: il processo di assistenza infermieristica. Nel comma 3 dellart. 1 si parla inoltre di responsabilita' condivisa con altre professioni, dove ogni professionista risponde per il suo ambito professionale peculiare. L'art. 3 contiene unaltra legittimazione professionale: il riconoscimento dellimportanza, per una professione intellettuale, della formazione e dell' aggiornamento continuo, della ricerca e della formazione complementare e specialistica, finalizzate ad erogare un servizio qualitativamente elevato. Oltre al profilo professionale dellinfermiere e alla legge 42 del 1999, fondamentale per la professione infermieristica e' la legge 10 agosto 2000 n. 251 che istituisce la dirigenza infermieristica. Riferimento bibliografico "Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione nonche' della professione ostetrica"" Esercizio professionale e sistema professionale In Italia le prime leggi istitutive di Ordini e Collegi, intesi come enti pubblici volti alla tutela di interessi pubblici, risalgono al 1870 (costituzione del nuovo Stato italiano). Il regio decreto 103/24, che doveva portare alla costituzione di Ordini e Collegi per tutte le classi professionali, non precedentemente normate, non vide, pero', mai la realizzazione per l' avvento della dittatura fascista. Bisogna quindi attendere la fine del ventennio fascista per vedere la ricostituzione di Ordini e Collegi, in particolar modo quelli relativi allarea sanitaria. La situazione attuale: ordini e collegi Il d. lgs. C.p.S. 13 settembre 1946, n. 233 'ricostituzione degli ordini delle professioni sanitarie e per la disciplina dellesercizio delle professioni stesse', ricostituisce, in ogni provincia, dopo il ventennio dei sindacati fascisti, i Collegi delle ostetriche, oltre agli altri Ordini professionali; l' art. 27 rimanda ad un separato provvedimento l' emanazione di norme relative alla disciplina professionale dellattivita' infermieristica. Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 16 of 31 Con la legge 29 ottobre 1954 n. 1049, infatti, vengono istituiti in ogni provincia i Collegi delle infermiere professionali, delle assistenti sanitarie e delle vigilatrici dinfanzia, ai quali vengono estese le norme, contenute nel d.lgs. C.p.S. 13 settembre 1946, n. 233, che viene utilizzato come riferimento per descrivere organi e funzioni dei Collegi provinciali, delle Federazioni nazionali e della Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie. Funzioni fondamentali degli ordini e collegi Funzioni fondamentali di ordini e collegi sono la tutela del decoro e dellindipendenza professionale, il mantenimento di un alto livello di professionalita', la definizione di un tariffario non concorrenziale e lesercizio del potere disciplinare sugli iscritti, sia che essi prestino la loro opera in regime dipendente, pubblico o privato, oppure autonomo. Gli ordini e i collegi tutelano quindi sia i professionisti, sia gli utenti che ricevono l' assistenza infermieristica. L' iscrizione allAlbo professionale e' obbligatoria per poter esercitare la professione di infermiere ed il possesso del titolo di infermiere e' un elemento indispensabile per liscrizione allo stesso. Per alto livello di professionalita' si intende possedere un elevato grado di competenza professionale e rispettare le norme deontologiche proprie della professione. Accanto agli ordini e ai collegi professionali, sono nate negli anni numerose associazioni professionali, con lo scopo di promuovere culturalmente una professione. L'evoluzione associazionistica Le associazioni professionali sono enti di natura completamente diversa dai Collegi, definiti associazioni di tipo governativo. Le associazioni professionali libere, non governative, costituitesi per volonta' di singole persone, con atto costitutivo pubblico, che contiene statuto e regolamento, non hanno carattere sindacale e politico, ma perseguono fini esclusivamente culturali, morali e professionali. In Italia la storia dellassociazionismo tra infermieri inizia nel 1919, con la nascita dellA.N.I.T.I. (Associazione Nazionale Italiana tra Infermiere), su iniziativa del Comitato Nazionale Donne Italiane aderente al 'Conseil International des Femmes'. Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 17 of 31 capitolo 02 La figura dell'Operatore Socio Sanitario La figura dell'Operatore Socio Sanitario Riferimento bibliografico Benci L., "Approvata la figura dell'operatore socio-sanitario specializzato", Rivista di Diritto delle Professioni Sanitarie, n. 1, 2003 Riferimento bibliografico Benci L., "OSS con formazione complementare: autonomia, dipendenza funzionale e responsabilita' giuridica", Rivista di Diritto delle Professioni Sanitarie, n. 2, 2003 le figure professionali prima della nascita dell'Operatore Socio Sanitario Per meglio comprendere la nascita della figura dellOSS e' necessario riassumere brevemente quaranta anni di storia degli operatori di supporto nei settori sanitari e sociali: - Anni '60 - 'Ausiliario' (portantino) istituito con il Dpr n. 128/69: la figura Ausiliario-portantino e' storicamente presente negli ospedali ed ha sempre svolto mansioni esecutive e semplici. Prevalentemente: pulizia ambienti - trasporto materiale - prestazioni manuali. - Anni '70 - 'Ausiliario socio sanitario' previsto dal Ccnl 1979: il Ccnl del 1979 introduce la figura di ausiliario socio sanitario 'addetto esclusivamente alle mansioni di pulizia' inquadrata al 1 livello retributivo. Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 18 of 31 - Anni '80 - 'Ausiliario socio-sanitario specializzato' istituito con Dpr n. 348/83 - Dm n. 1984 con un corso di aggiornamento sono ampliate le competenze dell ausiliario socio sanitario inquadrandolo al 3 livello retributivo. - Anni '90 - 'Operatore tecnico addetto allassistenza' (Ota) istituito con Dpr 384/90 €“ Dm n. 295/91 Lintroduzione di una meccanizzazione del sistema di pulizia, colloca tale ausiliario a mansioni per lo piu' rivolte a mantenere il confort alberghiero. Inoltre, vanno citati: [Approfondimento Ausiliario Socio-Assistenziale] [Approfondimento Infermiere generico] Come si puo' intuire, vi e' l'esigenza di operatori che collaborino con le professioni sanitarie e sociali che, nel loro percorso di crescita professionale, devono poter assegnare ad altri attivita' quali quelle alberghiere, l' igiene e la mobilizzazione dei pazienti, le attivita' sanitarie fisse e riproducibili. Lo scopo e lesigenza fondamentali erano e sono, percio', quelli di formare adeguatamente operatori in grado di fornire, nellambito suddetto, unadeguata risposta di qualita' ai bisogni di servizi dei cittadini senza ricreare una figura infermieristica vicaria o di livello non universitario. In particolare vi e' stata lesigenza di creare una figura che riunisse le funzioni dellOTA e dellASA in modo da divenire flessibile ed essere inserita tanto nel comparto ospedaliero quanto in quello sociale e in particolare in tutte quelle strutture dove il connubio fra queste due realta' e' molto stretto (case di cura per anziani, istituti protetti, lungodegenze, ecc.) Storia dell'OSS Operatore Socio-Sanitario istituito con Provvedimento Conferenza Stato - Regioni del 22 Febbraio 2001 Dopo un lungo dibattito e' stato formalizzato l'accordo tra Ministro della Salute, Ministro per la solidarieta' sociale, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano che individua figura e profilo professionale delloperatore socio sanitario, con la definizione dell'ordinamento didattico dei relativi corsi di formazione. L' accordo e' sancito con termini di urgenza, tanto che vi si legge: '...e' ...necessario ed urgente attivare i corsi di formazione per operatore socio sanitario poiche' 'e' ritenuta non piu' differibile la istituzione di una figura di operatore socio sanitario che svolga attivita' indirizzata a soddisfare i bisogni primari della persona, nellambito delle proprie aree di competenza€' Allart. 2 del provvedimento e' demandata la formazione di queste figure alle rispettive Regioni di appartenenza. La Regione Lombardia recepisce lOSS con la delibera n. VII/5428 del 6 luglio 2001. Di fatto la nuova professione di Operatore Socio Sanitario (OSS) sostituisce loperatore Socio Assistenziale (OSA, ASA, ect€.) e loperatore tecnico addetto all'assistenza (OTA). Lobiettivo e' formare un nuovo operatore socio sanitario piu' qualificato e versatile in grado di muoversi nei contesti sia sociale e sia sanitario. Pertanto l' OSS nasce per dare una risposta qualificata sia in ambito sanitario sia in ambito socioassistenziale, poiche' puo' svolgere attivita' indirizzate a soddisfare i bisogni primari delle persone, nellambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale che sanitario, e favorire il benessere e lautonomia della persona. In particolare, per quanto riguarda lintegrazione socio sanitaria a livello domiciliare, molti interventi €œsociali assistenziali' non necessitano espressamente di una competenza infermieristica, ma sono rivolti a migliorare lassistenza alla persona non autosufficiente nelle attivita' di vita quotidiana. Coadiuvato da queste figure socio-sanitarie, linfermiere che lavora a domicilio puo' ottimizzare il tempo di lavoro per pianificare e organizzare i vari interventi assistenziali, con personalizzazione e miglioramento della qualita' dell' assistenza stessa. [Approfondimento OSS:iter formativo] Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 19 of 31 Compiti e responsabilita' dell'OSS La figura delloperatore socio€•sanitario, a seguito dellattestato di qualifica conseguito al termine di specifica formazione professionale, svolge attivita' indirizzata a: - SODDISFARE I BISOGNI PRIMARI DELLA PERSONA nellambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale che sanitario; - FAVORIRE IL BENESSERE E L' AUTONOMIA DELL' UTENTE Negli ambiti delle attivita' e delle competenze individuate, lOSS: - Opera in quanto agisce in autonomia rispetto a precisi circoscritti interventi - Coopera in quanto svolge solo delle attivita' alle quali concorre con altri professionisti - Collabora in quanto svolge attivita' su precise indicazioni dei professionisti LOSS svolge quindi: [Approfondimento Assistenza diretta alle persone e aiuto domestico di tipo alberghiero] [Approfondimento Interventi igienico sanitario di carattere sociale] [Approfondimento Attivita' di supporto e integrazione nel contesto dei servizi e di collaborazione con il personale dellequipe] [Approfondimento Le competenze tecniche dell'OSS] Contesti operativi Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 20 of 31 Il contesto relazionale L' operatore socio-sanitario svolge la sua attivita' in COLLABORAZIONE con gli altri operatori professionali preposti all' assistenza sanitaria e a quella sociale, secondo il criterio del lavoro multi professionale. Le figure di riferimento principali: L' infermiere (e' il professionista responsabile dellassistenza generale infermieristica - profilo dellinfermiere D.M. 739/94, codice deontologico) - L' ostetrica Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 21 of 31 - L' assistente sociale (ambito sociale) In ambito socio-sanitario l'infermiere e' l'unico responsabile dellassistenza infermieristica e rappresenta il principale interlocutore che lOSS deve avere. In particolare l'OSS su indicazione dellinfermiere o personale preposto: - Aiuta per la corretta assunzione dei farmaci prescritti e per il corretto utilizzo della apparecchiature medicali - Aiuta nella preparazione alle prestazioni sanitarie - Attua interventi di primo soccorso (BLS) - Conosce i principali sintomi e segni di allarme che l' utente puo' presentare - Effettua piccole medicazioni semplici - Controlla e assiste alla somministrazione di diete - Collabora al recupero funzionale psico-fisico - Svolge attivita' di informazione sullaccesso ai servizi sanitari. [Approfondimento Competenze relazionali dell'OSS] Responsabilita' e autonomia dell'OSS Le attivita' di assistenza indiretta sono completamente attribuibili alloperatore OSS Le attivita' di assistenza diretta (variabili: contesto operativo, e'quipe) possono essere ritenute €œpotenzialmente attribuibili' previa valutazione da parte del responsabile dellassistenza infermieristica. La responsabilita' dellOSS e' relativa alla responsabilita' soggettiva degli atti tecnici posti in essere. La responsabilita' professionale complessiva e' delloperatore professionale responsabile dellintero processo assistenziale.(infermiere, ostetrica, assistente sociale; a seconda dei diversi ambiti lavorativi.) Per una corretta attribuzione delle attivita' allOSS vi sono quattro fattori che devono essere tenuti in considerazione: [Approfondimento Contesto organizzativo ] - Conoscenze e abilita' specifiche, senso di responsabilita' e capacita' relazionali dell'OSS [Approfondimento Conoscenza della persona assistita] [Approfondimento Attivita' da svolgere nelle diverse situazioni ] Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 22 of 31 capitolo 03 La normativa OSS La normativa OSS Riferimento bibliografico Benci L., "Approvata la figura dell'operatore specializzato", Rivista di Diritto delle Professioni Sanitarie, n. 1, 2003 socio-sanitario Normativa nazionale e regionale di riferimento La CONFERENZA STATO REGIONI Seduta del 22 febbraio 2001 e' un accordo tra il Ministro della sanita', il Ministro per la solidarieta' sociale e le regioni e province autonome di Trento e Bolzano, per la individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell' operatore socio sanitario e per la definizione dell'ordinamento didattico dei corsi di formazione. Di seguito riporto gli articoli previsti dalla CONFERENZA STATO-REGIONI. Articoli della CONFERENZA STATO-REGIONI a Art. 1. Figura e profilo E' individuata la figura dell' operatore socio sanitario. L' operatore socio sanitario e' l'operatore che, a seguito dell'attestato di qualifica conseguito al termine di specifica formazione professionale, svolge attivita' indirizzata a: soddisfare i bisogni primari della persona, nell' ambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale che sanitario. favorire il benessere e l'autonomia dell'utente. Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 23 of 31 Art. 2. La formazione - La formazione dell' operatore socio sanitario e' di competenza delle regioni e province autonome, che provvedono alla organizzazione dei corsi e delle relative attivita' didattiche, nel rispetto delle disposizioni del presente decreto. - Le regioni e le province autonome, sulla base del proprio fabbisogno annualmente determinato, accreditano le aziende UU.SS.LL. e ospedaliere e le istituzioni pubbliche e private, che rispondono ai requisiti minimi specificati dal Ministero della sanita' e dal dipartimento degli affari sociali con apposite linee guida, alla effettuazione dei corsi di formazione. Articoli della CONFERENZA STATO-REGIONI b Art. 3. Contesti operativi - L'operatore socio sanitario svolge la sua attivita' sia nel settore sociale che in quello sanitario in servizi di tipo socio - assistenziale e socio - sanitario, residenziali o semiresidenziali, in ambiente ospedaliero e al domicilio dell'utente. Art. 4. Contesto relazionale - L' operatore socio sanitario svolge la sua attivita' in collaborazione con gli altri operatori professionali preposti all'assistenza sanitaria e a quella sociale, secondo il criterio del lavoro multiprofessionale. Art. 5. Attivita' [Approfondimento Elenco delle principali attivita' previste per l'OSS] - Le attivita' dell' operatore socio sanitario sono rivolte alla persona e al suo ambiente di vita: - a) assistenza diretta ed aiuto domestico alberghiero; b) intervento igienico - sanitario e di carattere sociale; c) supporto gestionale, organizzativo e formativo. Art. 6. Competenze [Approfondimento Competenze dell'OSS] Art. 7. Requisiti di accesso - Per l'accesso ai corsi di formazione dell' operatore socio sanitario e' richiesto il diploma di scuola dell'obbligo ed il compimento del diciassettesimo anno di eta' alla data di iscrizione al corso. Articoli della CONFERENZA STATO-REGIONI c Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 24 of 31 Art. 8. Organizzazione didattica 1. La didattica e' strutturata per moduli e per aree disciplinari. Ogni corso comprende i seguenti moduli didattici: a) un modulo di base; b) un modulo professionalizzante. 2. I corsi di formazione per operatore socio sanitario avranno durata annuale, per un numero di ore non inferiore a 1000, articolate secondo i seguenti moduli didattici: - modulo di base: tipo di formazione teorica, numero minimo di ore 200 motivazione orientamento e conoscenze di base. - modulo professionalizzante: tipo di formazione teorica, numero minimo di ore 250; - esercitazioni e stages, numero minimo di ore 100; - tirocinio, numero minimo di ore 450. 3. Le regioni e provincie autonome, data l'ampia possibilita' di utilizzo dell' operatore socio sanitario, possono prevedere, per un piu' congruo inserimento nei servizi, moduli didattici riferiti a tematiche specifiche sia mirate all'utenza (ospedalizzata, anziana, portatrice di handicap, psichiatrica, con dipendenze patologiche ecc..) sia alla struttura di riferimento (residenza assistita, domicilio, casa di riposo, comunita', ecc.). 4. Oltre al corso di qualificazione di base sono previsti moduli di formazione integrativa, per un massimo di 200 ore di cui 100 di tirocinio; i moduli sono mirati a specifiche utenze e specifici contesti operativi, quali utenti anziani, portatori di handicap, utenti psichiatrici, malati terminali, contesto residenziale, ospedaliero, casa alloggio, RSA, centro diurno, domicilio, ecc. Modulo tematico: tipo di formazione teorica, numero minimo di ore 50. Articoli della CONFERENZA STATO-REGIONI d Art. 9. Moduli didattici integrativi post-base 1. Sono previste misure compensative in tutti i casi in cui la formazione pregressa risulti insufficiente, per la parte sanitaria o per quella sociale. Art. 10. Materie di insegnamento 1. Le materie di insegnamento, relative ai moduli didattici di cui all' art. 8, sono articolate nelle seguenti aree disciplinari: a) area socio culturale, istituzionale e legislativa; b) area psicologica e sociale; c) area igienico sanitaria; d) area tecnico operativa. Art. 11. Tirocinio 1. Tutti i corsi comprendono un tirocinio guidato, presso le strutture ed i servizi nel cui ambito la figura professionale dell' operatore socio sanitario e' prevista. Articoli della CONFERENZA STATO-REGIONI e Art. 12. Esame finale e rilascio dell'attestato 1. La frequenza ai corsi e' obbligatoria e non possono essere ammessi alle prove di valutazione finale coloro che abbiano superato il tetto massimo di assenze indicato dalla regione o provincia autonoma nel provvedimento istitutivo dei corsi, e comunque non superiore al 10% delle ore complessive. 2. Al termine del corso gli allievi sono sottoposti ad una prova teorica e ad una prova pratica da parte di una apposita commissione d'esame, la cui composizione e' individuata dal citato provvedimento regionale e della quale fa parte un esperto designato dall'assessorato regionale alla sanita' ed uno dall'assessorato regionale alle politiche sociali. 3. In caso di assenze superiori al 10% delle ore complessive, il corso si considera interrotto e la sua eventuale ripresa nel corso successivo avverra' secondo modalita' stabilite dalla struttura didattica. 4. All' allievo che supera le prove, e' rilasciato dalle regioni e provincie autonome un attestato di qualifica valido su tutto il territorio nazionale, nelle strutture, attivita' e servizi sanitari, socio sanitari e socio assistenziali. Art. 13. Titoli pregressi 1. Spetta alle regioni e province autonome, nel contesto del proprio sistema della formazione, quantificare il credito formativo da attribuirsi a titoli e servizi pregressi, in relazione all'acquisizione dell'attestato di qualifica relativo alla figura professionale di operatore socio sanitario prevedendo misure compensative in tutti i casi in cui la formazione pregressa risulti insufficiente, per la parte sanitaria o per quella sociale rispetto a quella prevista dal presente decreto. Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 25 of 31 capitolo 04 Infermiere e OSS a confronto Infermiere e OSS a confronto Con la soppressione dei corsi di formazione per infermieri generici e la nascita di nuove figure di supporto come quella delloperatore socio sanitario, diventa sempre piu' importante per gli infermieri, capire il ruolo di questi colleghi, per potere assicurare unassistenza di e'quipe rivolta alle esigenze dellassistito, sia in ospedale, che sul territorio. Non e', infatti, possibile ottenere un corretto inserimento di tali operatori, se gli infermieri non hanno prima chiaro chi sono e le attivita' che possono eseguire. Se l' evoluzione di queste figure di supporto non e' accompagnata ad uninformazione corretta rivolta al personale infermieristico, rischiamo che questi operatori vengano utilizzati per svolgere compiti inferiori e non adeguati al livello della formazione ricevuta e quindi uno spreco di risorse, utili anche per liberare tempo agli infermieri e permettere a questi di dedicarsi ad assicurare unassistenza olistica al paziente, basata anche sulla relazione e sulleducazione sanitaria, oltre che su una corretta pianificazione e supervisione. Per il capitolo 4: Riferimento bibliografico Benci L., "Manuale giuridico professionale per l' esercizio del nursing", Mc Graw-Hill, Milano, II edizione, 2001 Riferimento bibliografico Lusignani M., Mangiacavalli B., Casati M., "Infermieristica generale e organizzazione della professione. Deontologia infermieristica, legislazione professionale, competenze specialistiche", Masson, Milano, 2000 Riferimento bibliografico Saiani L., Franceschini M., "Il dibattito negli USA sulla delega delle attivita' assistenziali", Assistenza infermieristica e ricerca, anno 19, n. 2, 2000 Riferimento bibliografico Silvestro A., "Le attivita' delegabili ad altre figure: la percezione degli infermieri", Assistenza infermieristica e ricerca, anno 19, n. 2, 2000 L'OSS come figura di supporto L' operatore socio sanitario e' una figura di supporto e svolge attivita' indirizzate a soddisfare i bisogni primari della persona secondo le proprie competenze e aiuta l' infermiere ad assicurare unassistenza infermieristica qualificata. Le figure di supporto lavorano in servizi residenziali o semiresidenziali, in ambiente ospedaliero o al domicilio dellutente. Bisogna considerare che, in base al profilo professionale dellinfermiere, linfermiere e' l' unico responsabile dellassistenza infermieristica che viene erogata ai cittadini. Deve essere quindi egli stesso, che in base ad ogni situazione, valuta se effettuare direttamente gli interventi o se demandarli agli operatori di supporto, mantenendo comunque la pianificazione, la Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 26 of 31 supervisione e la verifica di quanto effettuato da altri. Linfermiere deve dunque sapere, saper essere, saper fare, ma anche saper far fare. Agli infermieri rimane la responsabilita' di non demandare a figure di supporto l' autorita' decisionale, la regia del processo assistenziale, la sua personalizzazione allutente, lidentificazione critica dei bisogni, la valutazione delle condizioni psicologiche, sociali e cliniche della persona, la formulazione della diagnosi infermieristica, lo sviluppo del piano assistenziale ed educativo, la valutazione delle risposte dellassistito alle cure. La formazione del personale di supporto, se pur di buona qualita', non prevede un approfondimento delle conoscenze e dei metodi ad un livello tale da formare al pensiero critico: la capacita' di leggere ed interpretare i problemi dellutente allinterno di un contesto e' una peculiarita' del nursing. L' operatore socio sanitario risulta quindi solo responsabile della corretta esecuzione delle mansioni svolte e/o attribuite. L'inserimento del personale di supporto Atri aspetti certamente non delegabili riguardano quelle attivita' assistenziali che richiedono per la loro esecuzione 'sicure ed efficaci' conoscenze specialistiche ed abilita' particolari, come pure tutte quelle attivita' relative al coordinamento del gruppo e dei processi di lavoro. L'operatore socio sanitario puo' quindi eseguire solo interventi caratterizzati da bassa discrezionalita' ed alta riproducibilita' della tecnica usata; in genere, piu' sono stabili le condizioni del paziente, piu' e' possibile attribuire parte della assistenza infermieristica. Il cosa, quanto e come far fare a queste figure dipende, come sempre nella realta', dalle regole, ma anche dalle singole situazioni e dalle valutazioni delle capacita'. Per l' inserimento corretto del personale di supporto, e' quindi necessario che l' infermiere si avvalga di strumenti che lo aiutino a svolgere al meglio questo difficile compito, quali i modelli organizzativi, una documentazione infermieristica coerente, completa e piu' semplice possibile, come per esempio l' utilizzo della cartella infermieristica o integrata o l' uso di protocolli e procedure, alla cui tenuta sia possibile fare partecipare anche loperatore sanitario, per quanto di sua competenza, secondo quanto specificato dal suo profilo. Il gruppo professionale deve saper scegliere gli strumenti piu' idonei, in base alle evidenze scientifiche (EBN), in modo che le'quipe possa lavorare in modo standardizzato e che i singoli professionisti possano garantire il risultato. In sostanza, dopo aver valutato il paziente e pianificato la sua assistenza, linfermiere identifica quali compiti possono essere compiuti da qualcun altro in possesso delle competenze necessarie, li assegna, li valuta e supervisiona lesecuzione di questi compiti nell' implementazione del piano di assistenza ed infine, valuta se il compito e' stato svolto in modo appropriato e se e' stato raggiunto l' esito pianificato per il paziente. L' infermiere deve sempre tener presente che l' operatore socio sanitario e' formato per supportare linfermiere, non per sostituirlo. Puo' avvalersi di lui per alcuni atti di natura sanitaria solo se ritiene che siano salvaguardate le condizioni di sicurezza per il paziente. L'OSS, l'infermiere e il paziente Comunque sia, l' attribuzione di attivita' infermieristiche agli operatori di supporto, non deve privare l' infermiere del contatto con il paziente: egli deve concentrare lattenzione sulle risposte dell' assistito, non sulle tecniche ed imparare a conoscere ed interpretare gli indizi e i segni clinici attraverso le risposte, gli occhi e le orecchie di un altro operatore. L' inserimento delloperatore socio sanitario non puo' avvenire in tutti i reparti ugualmente, perche' in Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 27 of 31 alcuni settori, come larea critica, si richiede una presa di responsabilita' tale, che l' assistenza deve essere erogata principalmente dallinfermiere, mentre risulta ottimale nelle unita' operative di degenza non specialistiche o nelle RSA. Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 28 of 31 capitolo 05 Problematiche tra le due figure Problematiche tra le due figure Riferimento bibliografico Benci L., "Manuale giuridico professionale per l' esercizio del nursing", Mc Graw-Hill, Milano, II edizione, 2001 Riferimento bibliografico Lusignani M., Mangiacavalli B., Casati M., "Infermieristica generale e organizzazione della professione. Deontologia infermieristica, legislazione professionale, competenze specialistiche", Masson, Milano, 2000 Riferimento bibliografico "La natura educativa dell'Assistenza Infermieristica", Libreria CUEM Scientifica, Segrate (Mi), 1995. Riferimento bibliografico Silvestro A., "Le attivita' delegabili ad altre figure: la percezione degli infermieri", Assistenza infermieristica e ricerca, anno 19, n. 2, 2000 Esempio pratico di abuso di professione La definizione dei rapporti che intercorrono tra infermiere e operatore di supporto ha rivestito in questi ultimi anni unimportanza crescente, specie in riferimento a quei momenti in cui tali figure oltre a incontrarsi, devono piu' specificatamente integrarsi. A tale proposito e' interessante leggere anche larticolo dedicato al commento di una sentenza della Cassazione Penale, riguardante un operatore di supporto condannato in primo grado per esercizio abusivo di professione infermieristica, per aver somministrato un farmaco (fenobarbitale) e per aver falsificato la firma di uninfermiera sul relativo registro di carico e scarico. Tale articolo si trova pubblicato sulla rivista' L'Infermiere' n 3, 2011. Come gestire le problematiche tra le due figure Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 29 of 31 Le attribuzioni dellOSS sono quindi sottoposte allattivita' di indirizzo, direzione e verifica del personale infermieristico; linfermiere ha la responsabilita' di una serie di funzioni (D.M. 739/94 I) : Pianificazione; -Organizzazione; -Formazione; -Direzione; -Controllo. Linfermiere deve pertanto esercitare un duplice controllo: -verifica dei requisiti di idoneita' tecnica; -verifica della rispondenza dellattivita' svolta ai contenuti dellattribuzione (supervisione). Dal principio della divisione del lavoro consegue che colui il quale riveste una posizione gerarchicamente sovraordinata e' titolare dellobbligo di scegliere con avvedutezza i propri collaboratori, di istruirli e di controllarne loperato. [Approfondimento Responsabilita' delle due figure] Le colpe dell'infermiere Allinfermiere si possono attribuire una serie di colpe nella gestione del suo rapporto con loss: -CULPA IN ELIGENDO Linfermiere affida alloperatore di supporto compiti che dovra' svolgere sotto la sua supervisione Dovra' selezionare i compiti che ritenga di poter assegnare alloperatore di supporto. Dovra' scegliere tra gli operatori di supporto quelli che ritenga in grado di svolgere tali compiti adeguatamente. La colpa in eligendo e' la colpa consistente nella cattiva scelta del soggetto a cui affidare/assegnare/attribuire i compiti. Se dal comportamento delloperatore di supporto dovesse derivare un eventuale danno al paziente, allinfermiere potra' essere mosso un addebito di colpa per aver errato nella scelta della persona affidataria dellincarico. -CULPA IN VIGILANDO Linfermiere potra' essere in colpa se omette di esercitare quelle verifiche doverose che sarebbero risultate idonee a impedire il verificarsi di eventi dannosi per il paziente. Il lavoro d'equipe Nel lavoro d' equipe €“ secondo il principio dellaffidamento - ciascun membro puo' fare affidamento sul fatto che ognuno degli altri eseguira' in modo corretto i propri compiti. Di norma, ognuno rispondera' del proprio operato ma non di quello degli altri. Ogni componente dellequipe deve rispondere solo del corretto adempimento dei doveri di diligenza o di perizia inerenti allattivita' che deve svolgere, perche' solo in questo modo ciascun membro del gruppo e' lasciato libero, nellinteresse del paziente, di adempiere alle proprie incombenze. La logica che deve guidare lazione del sanitario e' un sistematico affidamento nel corretto e appropriato adempimento dei compiti di quanti partecipano allattivita' sanitaria. L' infermiere, in assenza di pregresse esperienze negative circa il personale di supporto, ha motivo di ometterne il controllo, fidandosi circa l' abilita' e la capacita' del personale ausiliario. Tuttavia, cio' vale solo quando il controllo consisterebbe nel ripetere pedissequamente lesecuzione dellatto affidato. L' infermiere e' il programmatore, il gestore e il valutatore dellassistenza infermieristica ALL' INFERMIERE SPETTA LA REGIA DEL PROCESSO ASSISTENZIALE Linserimento degli OSS nelle organizzazioni sanitarie e' da vedersi come una importante opportunita', anche come ricaduta positiva per lutente dei servizi infermieristici in quanto si tratta di un operatore qualificato in grado di dare un valido contributo allinterno dellequipe, dove i ruoli devono essere ben precisi. Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati 30 of 31 Conclusione del corso Il corso si conclude qui. CONCLUSIVO'. Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati Ora puoi dare l'esame per i crediti ECM facendo clic sul menu 'TEST 31 of 31 Copyright 2012 Prex S.p.A. - Tutti i diritti riservati