1 Lungo un piano inclinato di α = 30 o vengono fatti scendere due
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1 Lungo un piano inclinato di α = 30 o vengono fatti scendere due
1 Esercizio (tratto dal Problema 41 del Mazzoldi) Lungo un piano inclinato di α = 30o vengono fatti scendere due cubi di ugual massa m = 2 Kg con diverso coefficiente di attrito dinamico col piano: µ1 = 0.4 per quello a valle e µ2 = 0.2 per quello a monte. I cubi, inizialmente fermi e distanti d = 1 m l’uno dall’altro lungo il piano, vengono liberati simultaneamente all’istante t = 0 e iniziano a scendere. Calcolare: 1. dopo quanto tempo si urtano 2. l’accelerazione con cui scende il sistema dopo l’urto, sapendo che i due cubi rimangono attaccati; 3. la velocità del sistema immediatamente dopo il contatto; 4. la forza F2→1 che il cubo a monte esercita su quello a valle m 2 m 1 Figure 1: Fabrizio Dolcini (http://staff.polito.it/fabrizio.dolcini/) Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia, Politecnico di Torino - Esercitazioni di Fisica I 2 SOLUZIONE Consideriamo i due cubi come un sistema di due punti materiali che si muovono lungo il piano. Mentre prima dell’urto sono staccati, durante l’urto e dopo l’urto ciascuno esercita sull’altro una forza (di deformazione plastica). In generale le due equazioni del moto per le quantità di moto dei due corpi lungo il piano sono dp1 = F2→1 + mg sin α − µ1 mg cos α | {z } | {z } dt interna esterne (1) dp 2 = F1→2 + mg sin α − µ2 mg cos α | {z } | {z } dt interna esterne dove • F2→1 è la forza che 2 esercita su 1 (forza interna, presente durante e dopo l’urto); • F1→2 è la forza che 1 esercita su 2 (forza interna, presente durante e dopo l’urto); • mg sin α è la forza peso (forza esterna, presente sempre); • µi mg cos α è la forza di attrito dinamico (forza esterna, presente sempre); Sommando le due equazioni (1) troviamo l’equazione del moto della quantità di moto totale P = p1 +p2 . Ricordando che per il terzo principio della dinamica le due forze interne sono uguali ed opposte (F2→1 = −F1→2 ), si ottiene X dP = 2mg sin α − (µ1 + µ2 )mg cos α = Fext | {z } dt (2) somma forze esterne In particolare il membro destro della (2) mostra che la derivata di P è una costante. Pertanto P (t) = P (t = 0) + (2mg sin α − (µ1 + µ2 )mg cos α) t | {z } =0 → µ1 + µ2 cos α t P (t) = 2mg sin α − 2 (3) ossia la quantità di moto totale P cresce linearmente col tempo (vedi Fig.3). • La quantità di moto totale si conserva nel tempo? La risposta è NO, dato che su ciascuno dei due corpi agiscono, oltre alla forza esercitata dall’altro corpo, anche delle forze esterne (=non dovute all’altro componente del sistema), ossia la forza peso e la forza di attrito col piano. Pertanto il sistema dei due corpi 1 e 2 non è un sistema isolato e la quantità di moto totale P = p1 + p2 NON si conserva, nel senso che NON è costante nel tempo, come si vede esplicitamente dalla (3). Fabrizio Dolcini (http://staff.polito.it/fabrizio.dolcini/) Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia, Politecnico di Torino - Esercitazioni di Fisica I 3 • La quantità di moto totale si conserva ‘nell’urto’ ? (P è continua o subisce discontinuità tra immediatamente prima e immediatamente dopo l’urto?). Indicando con tu l’istante in cui avviene l’urto P (tu − ) | {z } = P (tu + ) | {z } immediatamente immediatamente prima dell’urto dopo l’urto ? La risposta è SÌ, come si vede dalla (3), e possiamo pertanto scrivere µ 1 + µ2 cos α tu P (tu + ) = P (tu − ) = P (tu ) = 2mg sin α − 2 (4) (5) Possiamo ora procedere a determinare le varie quantità richieste: 1. Tempo dell’urto Prima del’urto i due cubi non esercitano alcuna forza l’uno sull’altro (F2→1 = F1→2 = 0 nell’Eq.(1)) m x= 0 2 m 1 x Figure 2: • Consideriamo il moto nella direzione lungo il piano (che indichiamo con x), orientando l’asse verso valle e ponendo l’origine nella posizione iniziale del corpo 2 a monte. Le forze che agiscono su ciascun corpo lungo il piano sono -la componente longitudinale della forza peso (diretta a valle); -la forza di attrito dinamico (diretta a monte) Le equazioni (1) della dinamica per i due corpi lungo il piano si riducono pertanto a m a1 = mg sin α − µ1 mg cos α (6) m a2 = mg sin α − µ2 mg cos α (7) da cui si ricavano le accelerazioni a1 = g (sin α − µ1 cos α) a2 = g (sin α − µ2 cos α) (8) Fabrizio Dolcini (http://staff.polito.it/fabrizio.dolcini/) Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia, Politecnico di Torino - Esercitazioni di Fisica I 4 Siccome le accelerazioni sono costanti, si tratta di due moti rettilinei uniformemente accelerati, con velocità iniziali dei due corpi pari a v01 = v1 (t = 0) = 0 (9) v02 = v2 (t = 0) = 0 e posizioni iniziali lungo il piano pari a x01 = x1 (t = 0) = d x02 = x2 (t = 0) = 0 (10) Pertanto le leggi orarie dei due corpi sono x1 (t) = d + 21 a1 t2 x2 (t) = (11) 1 2 2 a2 t • Dalle (11) possiamo ricavare anche le leggi orarie delle velocità (prima dell’urto) dx1 v1 (t) = dt = a1 t = g (sin α − µ1 cos α) t v2 (t) = e dunque delle quantità di moto p1 (t) = mv1 (t) = mg (sin α − µ1 cos α) t (12) dx2 = a2 t = g (sin α − µ2 cos α) t dt (prima dell’urto) (13) p2 (t) = mv2 (t) = mg (sin α − µ2 cos α) t Entrambe crescono linearmente nel tempo. Tuttavia, essendo µ1 > µ2 , la quantità di moto del corpo a valle cresce più lentamente nel tempo di quella del corpo a monte, e dunque quest’ultimo lo raggiunge. • Denotiamo con tu l’istante in cui i due corpi si urtano: in tale istante le loro coordinate assumono lo stesso valore. x1 (tu ) = x2 (tu ) ⇓ 1 d + a1 t2u = 2 ⇓ d = [uso (11)] 1 a2 t2u 2 1 (a2 − a1 ) t2u 2 (14) da cui r tu = s = 2d = a2 − a1 2d (µ1 − µ2 )g cos α [uso (8)] (15) Fabrizio Dolcini (http://staff.polito.it/fabrizio.dolcini/) Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia, Politecnico di Torino - Esercitazioni di Fisica I 5 Sostituendo i dati s tu = 2 · 1m / / (0.4 − 0.2) 9.81 sm 2 √ 3 2 = 1.09 s (16) 2. Accelerazione dopo l’urto Dopo l’urto i due corpi proseguono insieme attaccati come un unico corpo di massa M = 2m. Pertanto l’accelerazione con cui scendono è pari all’accelerazione aCM del loro centro di massa, che è a sua volta data dall’equazione X dP = (m + m) aCM = Fext (17) dt Sommando le forze esterne [vedi Eq.(2)] otteniamo P Fext 2mg sin α − (µ1 + µ2 )mg cos α aCM = = = 2m 2m µ1 + µ 2 = g sin α − cos α 2 (18) Sostituendo i dati, otteniamo aCM m = 9.81 2 s m = 2.36 2 s √ ! 1 0.4 + 0.2 3 − = 2 2 2 (19) 3. Velocità immediatamente dopo l’urto • Siccome dopo l’urto i due corpi proseguono insieme attaccati come un unico corpo di massa m + m = 2m, la velocità immediatamente dopo l’urto P (tu + ) = (m + m) v(tu + ) (20) Sfrutto ora la continuità della P totale attraverso l’urto [vedi Eq.(5)] ed ottengo 1 1 P (tu + ) = P (tu ) = 2m 2m µ1 + µ2 = g sin α − cos α tu = 2 = [uso la (18) e la (15)] s µ1 + µ 2 2d = g sin α − cos α = 2 (µ1 − µ2 )g cos α | {z }| {z } v(tu + ) = aCM m = 2.36 2/ × 1.09 /s = s m = 2.57 s =tu (21) Osservazione: In presenza di urti ciò che importa è se una certa quantità ‘si conserva nell’urto’ (=se è continua), piuttosto che se ‘si conserva in senso assoluto’ (= se rimane sempre costante nel tempo). La seconda condizione è Fabrizio Dolcini (http://staff.polito.it/fabrizio.dolcini/) Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia, Politecnico di Torino - Esercitazioni di Fisica I 6 certamente sufficiente per affermare che la prima vale (= se una funzione è costante, in particolare è continua all’istante tu dell’urto), ma non è necessaria (=una funzione può variare nel tempo pur essendo continua). 4. Forze interne Osserviamo ora che • dopo l’urto i due corpi proseguono solidalmente, v1 = v2 ⇓ (dato che hanno la stessa massa m) p1 = p2 (22) • D’altra parte per definizione P = p1 + p2 (23) Combinando (22) e (23) ricaviamo che p1 = p2 = P 2 (dopo l’urto) (24) da cui dp2 dp1 = dt dt 1 dP = 2 dt [uso la (17)] 1 = · 2m aCM = m aCM = 2 [uso la (18)] µ1 + µ2 = mg sin α − cos α 2 = (25) • Dalle (1) abbiamo che F2→1 = dp1 − mg sin α + µ1 mg cos α dt F1→2 = dp2 − mg sin α + µ2 mg cos α dt Sostituendo la (25) nella prima delle (26) otteniamo µ1 + µ2 F2→1 = mg sin α − cos α − mg sin α + µ1 mg cos α = 2 µ 1 − µ2 mg cos α = 2 (26) (27) Sostituendo i dati F2→1 √ 3 0.4 − 0.2 m = 2 Kg · 9.81 2 · = 2 s 2 = 1.70 N (28) Fabrizio Dolcini (http://staff.polito.it/fabrizio.dolcini/) Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia, Politecnico di Torino - Esercitazioni di Fisica I 7 Analogamente, sostituendo la (25) nella seconda delle (26) otteniamo µ1 + µ2 cos α − mg sin α + µ2 mg cos α = F1→2 = mg sin α − 2 µ1 − µ2 = − mg cos α = 2 = −F2→1 • Dalle (25) ricaviamo anche l’andamento delle due quantità di moto µ 1 + µ2 p1 (t) = p2 (t) = mg sin α − cos α t (dopo l’urto, 2 t > tu ) (29) (30) Ricordando gli andamenti (13) ottenuti prima dell’urto, possiamo confrontare i valori delle due quantità di moto immediatamente prima e immediatamente dopo l’urto: – corpo a valle p1 (tu − ) = mg (sin α − µ1 cos α) tu = µ1 + µ2 µ1 − µ2 = mg sin α − cos α tu − mg sin α − cos α 2 2 | {z µ1 + µ2 p1 (tu + ) = mg sin α − cos α tu 2 (31) tu } (32) – corpo a monte p1 (tu − ) = mg (sin α − µ2 cos α) tu = µ1 + µ2 µ1 − µ2 = mg sin α − cos α tu + mg sin α − cos α 2 2 {z | µ1 + µ2 p1 (tu + ) = mg sin α − cos α tu 2 (33) tu } (34) Osservazione: I termini sottolineati mostrano che la quantità di moto di ciascun corpo non solo non si conserva nel tempo, ma non si conserva nemmeno nell’urto, ossia pi subisce un salto discontinuo all’istante tu dell’urto. In particolare, la quantità di moto del corpo 1 a valle subisce un brusco aumento, mentre quella del corpo 2 a monte una brusca diminuzione. Si noti la differenza rispetto alla quantità di moto totale P = p1 + p2 che rimane sempre continua. La’ndamento nel tempo è mostrato in Fig.3 Fabrizio Dolcini (http://staff.polito.it/fabrizio.dolcini/) Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia, Politecnico di Torino - Esercitazioni di Fisica I 8 P p2 p1 p2 p1 t tu dP dt dp2 dt F1!2 F2!1 dp1 dt tu t Figure 3: Pannello superiore: Andamento delle quantità di moto p1 e p2 dei due corpi (curve rossa e blu) e della quantità di moto totale P = p1 + p2 (curva nera). La quantità di moto totale non si conserva (cresce nel tempo). Tuttavia si conserva ‘nell’urto’ (è continua in t = tu ). Al contrario, p1 e p2 non si conservano nel tempo, né si conservano ‘nell’urto’, dato che hanno una discontinuità in t = tu . Pannello inferiore: L’andamento delle derivate dp1 /dt e dp2 /dt della quantità di moto dei due corpi mostra che le discontinuità sono dovute alle forze interne di ciascun corpo sull’altro, attive a partire dall’urto. Fabrizio Dolcini (http://staff.polito.it/fabrizio.dolcini/) Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia, Politecnico di Torino - Esercitazioni di Fisica I