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Amplificazione PCR del gene RHD di un
Amplificazione PCR del gene RHD di un soggetto Rhnull regolatore, allargata al nucleo familiare Adelina Ornella Perrone Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale, ASL 1 Imperiese, Imperia (Responsabile: Dott. Tommaso Castelli) Here are reported the results of a research about RHD genotyping made whit four different PCR methods on DNA samples from a family transmitting a regulator Rhnull disease gene, previously described. We show that the RHD gene is present in sample of DNA come from propositus Rh null and from consanguineous serotyped as RhD positive, but is absent in consanguineous serotyped as RhD negative. We reaffirm the necessity of using primers which are long enough and to apply at the same time more methods in RHD gene detection. We underline that the phenotype RhD negative in some cases does not correspond to the absence of related gene: the Rh system is really complex and its expression depends on several factors, some are strongly related to Rh locus, some are due to different genetic loci. Parole chiave: Rhnull"regolatore", analisi gene RHD Key words: Rhnull regulator type, RHD gene analysis Introduzione Gli antigeni Rh sono codificati da due geni strettamente correlati: RHD ed RHCE, situati sul braccio corto del cromosoma 1 alle posizioni p34-p36. Ciascun gene è organizzato in 10 esoni distribuiti su 75 kb di DNA; le rispettive sequenze nucleotidiche sono omologhe al 96%. Il gene RHD codifica la specificità dell'antigene D, il gene RHCE controlla la sintesi degli antigeni C, c, E, e , nelle diverse combinazioni alleliche, ce; cE; Ce; CE1-8. Ricevuto: 21 febbraio 2000 - Accettato: 29 marzo 2000 Corrispondenza: Adelina Ornella Perrone Via Andrea Doria, 3 18017 San Lorenzo al Mare (IM) L'alto grado di omologia tra le regioni codificanti dei geni RHD e RHCE fa ipotizzare la loro origine dalla duplicazione di un unico gene ancestrale9. Il gene RHD di norma è assente nei soggetti Rh negativi (15% della popolazione caucasica) che possiedono, perciò, solo il gene RHCE. Nella popolazione non caucasica, tuttavia, è stata rilevata un'alta frequenza di soggetti con fenotipo RhD negativo e genotipo RHD positivo, per i quali si ipotizza che il gene RHD sia intatto ma inattivo a causa di mutazioni o crossing-over10-12. Le proteine Rh, palmitolate, di peso molecolare compreso tra 30 e 32 kDa13,14, sono costituite da 417 aminoacidi ed organizzate in 12 domini che attraversano la membrana eritrocitaria, regolarmente spaziati e collegati tra loro da occhielli (loops) idrofilici extramembrana8 . L'espressione della loro attività antigenica è condizionata dalla formazione di un complesso con alcune proteine glicosilate, RhAG (Rh-associated glycoprotein) prodotte dal gene RHAG, situato sul braccio corto del cromosoma 6 alle posizioni p11-p21.1, formato da 10 esoni,con struttura esone/introne simile a quella dei geni Rh, con i quali è omologo al 36%. Le proteine RhAG, formate da 409 aminoacidi, di peso molecolare compreso tra 36-55 kDa, organizzate in 12 domini transmembrana, simili alle proteine Rh, appartengono alla stessa famiglia. Entrambe sono espresse unicamente nelle linee eritrocitarie e megacariocitiche. Si ipotizza che Rh ed RhAG siano differenti subunità di un complesso oligomerico che avrebbe la funzione di trasporto o di canale per gli ioni NH4+15,16. Riguardo alla nomenclatura relativa agli antigeni Rh ed Rh AG, da alcuni Autori denominati rispettivamente Rh30 ed Rh5017 in base al peso molecolare delle proteine isolate, sono necessarie delle precisazioni per le quali si rimanda alla rassegna sulle nuove acquisizioni sul sistema Rh18. Qui si ricorda che la nomenclatura immunoematologica ha LA TRASFUSIONE DEL SANGUE vol. 45 - num. 5 settembre - ottobre 2000 (253-259) 253 AO Perrone Figura 1: studio familiare di soggetto Rhnull di tipo"regolatore" indicato da tempo con la sigla "Rh30" l'antigene Gonzales e con la sigla "Rh50" un antigene a bassa incidenza, FPTT, correlato a fenotipi RhD parziali19,20. Oltre all'RhAG, altre glicoproteine concorrono alla espressione del sistema Rh: CD47, LW e glicoforina B. Quest'ultima porta le specificità Ss ed U del sistema gruppoematico MNSsU8. Gli antigeni Rh, RhAG e CD47 rivestono un ruolo cruciale per conferire integrità alle membrane eritrocitarie; la loro assenza o riduzione è associata alla sindrome Rhnull (Rhnull disease) caratterizzata da anemia emolitica di vario grado, stomatocitosi, sferocitosi e fragilità osmotica21,22. Il fenotipo Rhnull è caratterizzato dalla totale assenza dell'espressione fenotipica degli antigeni Rh: la ricerca sierologica, sia diretta che mediata da tecniche di assorbimento ed eluizione, citometria o Western blot, non rileva gli antigeni D, C, c, E, e, mentre gli antigeni correlati, ossia LW, U, Fy5, CD47, sono assenti o assai ridotti. Alla base ci sono due meccanismi genetici: il tipo" regolatore" è dovuto all'azione di un gene regolatore-soppressore portato da un locus diverso dal locus RH23,24 mentre il tipo "amorfo" è dovuto a delezioni o mutazioni proprie del locus RH25,26. Il fenotipo Rhmod, che presenta sierologicamente tracce di antigeni Rh, in analogia con il tipo "regolatore" appare controllato da un gene autosomico soppressore8. Sono state pubblicate numerose ricerche sulle basi molecolari di tali fenotipi, alcune descritte nella rassegna già citata18; qui si riassumono alcuni dati fondamentali . Il tipo amorfo avrebbe origine in alcuni casi da una larga delezione del locus RH, in altri casi da mutazioni o delezioni dell'unico gene RHCE presente in soggetti RhD 254 negativi26,27. Nel tipo regolatore, invece, i geni RHD ed RHCDE appaiono generalmente presenti e intatti, mentre il locus RHAG risulta alterato: delezioni, sostituzioni di basi o produzione di RNAm non maturo darebbero origine ad una proteina RhAG anomala. Le proteine Rh, sebbene normali, non avrebbero la possibilità di collegarsi o di essere trasportate dall'RhAG sulla membrana e non sarebbero rilevate dalle ricerche anticorpali16,17, 28. Il tipo Rhmod rifletterebbe sia l'incompleta penetranza delle mutazioni del gene RHAG che altre mutazioni sconosciute16. Un fenotipo Rhnull è stato individuato presso il Centro Trasfusionale di Imperia in una donna di origine calabrese29. La determinazione di gruppo sanguigno e l'analisi completa del fenotipo Rh, evidenziavano l'assenza di tutti gli antigeni Rh. La ricerca degli antigeni Rh, estesa in ambito familiare con l'applicazione di tecniche di assorbimento ed eluizione, e lo studio della trasmissione del carattere X°r, consentivano di attribuire l'assenza di espressione degli antigeni Rh al tipo "regolatore" (Figura 1). L'analisi sierologica evidenziava una ridotta espressività degli antigeni Rh nei genitori, nei figli, in uno zio paterno e in una zia materna della proposita, mentre il fratello ed una zia paterna presentavano normali espressioni antigeniche Rh. Si consolidava l'ipotesi della presenza di un gene regolatore/soppressore diverso dal locus RH, che inibisce l'espressione del locus RH, espresso allo stato omozigote nella donna (X°r/X°r) ed allo stato eterozigote (X1r/X°r) nei genitori e nei figli. La paziente presentava all'anamnesi una lieve forma di Amplificazione PCR gene RHD in Rhnull Tabella I: oligonucleotidi usati nel metodo di amplificazione secondo Bennett et al.31 Primer Esone A1 A2 A3 A4 7 7 10 10 Sequenza oligonucleotidica Prodotto atteso 5’-TGTGTTGTAACCGAGT-3’ 5’-ACATGCCATTGCCG-3’ 5’-TAAGCAAAAGCATCCAA - 3’ 5’-ATGGTGAGATTCTCCT - 3’ 136bp 186bp anemia normocitemica, con valori di ematocrito ed emoglobina inferiori alla norma, diminuita resistenza osmotico-globulare, lieve splenomegalia, in prima istanza attribuite all'anemia mediterranea. La tipizzazione elettroforetica della emoglobina e soprattutto il riscontro del particolare fenotipo consentivano di inquadrare più correttamente la sintomatologia con la sindrome da Rhnull (Rhnull disease). I soggetti Rhnull producono frequentemente alloanticorpi: infatti, la maggior parte dei casi è stata individuata proprio in seguito al riscontro di anticorpi a specificità anti-Rh (total RH o Rh29). Le trasfusioni e le gravidanze sembrano essere eventi molto sensibilizzanti. Nel caso specifico, non sono stati riscontrati anticorpi irregolari, che però potrebbero essere presenti a titolo estremamente basso e, quindi, indosabile, poiché la donna ha avuto due figli che sono già adulti. Per cautelarsi sull'eventualità di ricevere in futuro trasfusioni di sangue verso il quale potrebbe immunizzarsi, il soggetto ha aderito ad un programma di predeposito periodico di sangue autologo che viene congelato. Inoltre, una unità di sangue è stata donata dalla donna ad una piccola paziente affetta da grave anemia emolitica autoimmune per la quale solo questo particolare tipo di sangue risultava compatibile. È stata eseguita una ricerca preliminare di genotipizzazione con tecnica di polimerizzazione a catena (PCR)30 secondo una metodica proposta da Bennett et al.31, che non ha rilevato la presenza del gene RHD. La metodica prevedeva l'uso di 4 primers (A1, A2, A3, A4), la cui composizione è riportata in tabella I. Poiché è stata riportata la possibilità di non rilevare il gene RHD utilizzando sequenze oligonucleotidiche corte3235 e per estendere lo studio al nucleo familiare del soggetto, si è dato corso ad una indagine di genotipizzazione RHD con metodi diversi 12 che utilizzano sequenze oligonucleotidiche più lunghe collocate nella regione a più alta divergenza tra i geni RHD ed RHCE, in particolare l'esone 10 (metodo I), l'esone 7 (metodo II), l'esone 4 (metodo III) e l'introne 4 (metodo IV). I risultati vengono riportati nella pertinente sezione. Materiali e metodi Campioni di sangue periferico, raccolti in EDTA, del soggetto Rhnull e del suo nucleo familiare, che presentava i seguenti fenotipi: padre(CcDee), madre(ccdee), figlia (CcDee), figlio (CcDee), marito (CcDee). Campioni di controllo RhD negativi e positivi, dei seguenti fenotipi:ccdee, CcDEe, CCDee,ccDEE, ccDee, ccDuee. I linfociti sono stati separati in gradiente di Ficoll, l'anello linfocitario è stato lisato per ricavarne il DNA con il kit di estrazione Total DNA Extra Kit della Ditta GENEDIA (Lucca). Il metodo prevede la lisi cellulare tamponata ad opera di tensioattivi, la degradazione enzimatica delle proteine, l'allontanamento dei sali, dei tensioattivi e dei frammenti peptidici derivanti dalla degradazione proteica ed il recupero del DNA nel volume prescelto. Dopo l'estrazione, i campioni sono stati conservati a –20 °C fino al momento dell'analisi. Il DNA è stato dosato quantitativamente con misura spettofotometrica a 260 nm. Il campione è stato misurato, inoltre, a 280 nm per valutare il rapporto DO260/DO280, che fornisce una stima della purezza dell'acido nucleico in soluzione. Preparazioni pure di DNA hanno un rapporto ottimale di 1,8. In presenza di contaminazione proteica, il rapporto si abbassa, mentre si alza per interferenze dovute all'RNA. È stata calcolata la diluizione ottimale del campione, tenendo conto che una quantità troppo elevata di DNA può diminuire l'efficienza della reazione per la presenza di contaminanti, mentre una quantità troppo scarsa può aumentare la probabilità di amplificare prodotti non specifici. Il campione è stato risospeso in acqua distillata in modo da ottenere la concentrazione finale di 1 mg di DNA genomico in un totale di 10 mL. L'allestimento della tecnica PCR è stato effettuato secondo quattro metodi diversi: I-II- III-IV12. I primers usati, descritti in tabella II, sono derivati dall'amplificazione selettiva di specifiche sequenze D, basate su nucleotidi conosciuti dei geni RHD ed RHCDE36-38,33. L'oligonucleotide D4 deriva dal primer A3 descritto da Bennett et al.31, esteso in 5' con l'aggiunta di sei basi addizionali. Tutti i metodi, secondo quanto riportato in letteratura, hanno un'alta specificità: uno stampo di DNA RHD positivo può essere captato in presenza di un largo eccesso di cellule RHD negative. Dopo prove preliminari effettuate variando la temperatura di ibridazione, la concentrazione di ioni Mg e gli enzimi DNA polimerasi, sono state impostate le condizioni ritenute ottimali per testare in parallelo i metodi I, II, III. Nel metodo IV, a 45 °C comparivano tutte le bande di amplificazione, ma erano aspecifiche. A 53 °C compariva solo la banda 1200 bp (assente nel controllo negativo). Alzando la temperatura di ibridazione, per aumentare la specificità, tutte le bande risultavano assenti. 255 AO Perrone Tabella II: oligonucleotidi usati in quattro diversi metodi PCR secondo Aubin et al.12 Metodo Primer Esone Sequenza oligonucleotidica I D4 (nt 1246 – 1271) D5 (nt 1536 – 1516) 10 10 5’-GGATTTTAAGCAAAAGCATCCAAGAA – 3’ 5’-ACTGGATGACCACCATCATAT – 3’ 291bp II D6 (nt 936 – 956) D7 (nt 1068 – 1048) 7 7 5’-acagGGGTGTTGTAACCGAGT – 3’ 5’- ATTGCCGGCTCCGACGGTATC – 3’ 133bp III D8 (nt 495 – 514) D9 (nt 602 – 621) 4 4 5’ –CCACATGAACATGATGCACA – 3’ 5’ – CAAACTGGGTATCGTTGCTG – 3’ 127bp IV P10 (nt 607 – 624) P11 (nt 768 – 751) 4 5 5’ – ACGATACCCAGTTTGTCT – 3’ 5’ – TGACCTGAGATGGCTGT – 3’ 1200bp (CE) 600bp (D) Tabella III: risultati della genotipizzazione RhD con i metodi I – II - III di Aubin et al.12 Met I (esone 10) 291bp Met II (esone 7) 133bp Met III (esone 4) 127bp ccdee - - - CcDEe + + + CCDee + + + ccDEE + + + + + + Rhnull (proposita) + + + CcDee (padre) + + + ccdee (madre) - - - CcDee (marito) + + + CcDee (figlia) + + + CcDee (figlio) + + + ccD ee Nucleo familiare Il saggio è stato allestito quindi nelle condizioni di seguito descritte. Miscela di reazione (totale: 50 mL): H2O 27,75 Tampone 5 DNTPs (10 millimolare) 1 Primer A 1 Primer S 1 MgCl2 25Mm 4 TAQ platinum (5 unità/mL) 0,25 Campione (contenente 1 mL di DNA genomico) 10 Protocollo del termociclatore: 94°C 5min 95°C 1min 50 °C 2 min 72 °C 2 min 92°C 1min 50 °C 1 min 72 °C 1 min 72°C 10 min 256 La rivelazione delle bande di amplificazione è stata effettuata in gel di agarosio al 2% contenente bromuro di etidio. Risultati Gruppo di controllo u Prodotto atteso 2 cicli 38 cicli Si riportano in tabella III i risultati ottenuti dall'amplificazione con tecnica PCR. Con i metodi I-II-III sono stati riscontrati risultati conformi all'atteso in tutti i campioni classificati sierologicamente come RhD negativi ed RhD positivi, nelle diverse varianti fenotipiche, ed anche nel campione Du (che da studi sierologici e di trasmissione familiare risultava di tipo "ereditario"). Con le template di DNA RHD positivo è stato amplificato un prodotto RhD specifico rispettivamente di 291, 133, 127 paia di basi, mentre tale prodotto è risultato assente con le template di DNA RHD neg. Nel soggetto Rhnull erano presenti i prodotti di 291, 133, 127 bp che caratterizzano l'amplificazione del gene RHD. Nel nucleo familiare la presenza o l'assenza della banda di amplificazione è risultata conforme alla fenotipizzazione sierologica, e precisamente il campione proveniente dalla madre, di fenotipo ccdee, non forniva prodotti di amplificazione, mentre quelli provenienti dal padre, dai due figli e dal marito, classificati come Rh positivi, presentavano tutte le bande tipiche dell'amplificazione del gene RHD. Non è stato possibile ottimizzare il metodo IV in quanto, nelle condizioni risultate più idonee per gli altri tre metodi, non si rilevavano prodotti di amplificazione, sia nei controlli Rh negativi e positivi, sia nei campioni del nucleo familiare. Variando i parametri di amplificazione, le bande risultavano presenti, ma aspecifiche, in tutti i campioni. La sensibilità del metodo potrebbe essere inficiata dalla competizione tra le due sequenze target RhD e RhCE. Nelle Figure 2-3 sono riportate alcune immagini della rivelazione elettroforetica. Amplificazione PCR gene RHD in Rhnull Figura 2: tracciato elettroforetico ottenuto dall’amplificazione con tecnica PCR , metodi I-II-III-IV: proposita, marito, figli Campione 1 Rhnull proposita Campione 2 Rh pos fenotipo CcDee marito Campione 3 Rh pos fenotipo CcDee figlia Campione 4 Rh pos fenotipo CcDee figlio Campione 5 Rh neg fenotipo ccdee controllo M: marcatore di peso molecolare B: bianco Tabella IV: risultati della genotipizzazione RhD con il metodo Bennett et al.31 Campioni Esone 7 136bp Esone 10 186bp Fenotipo RhD neg + - Fenotipo RhD pos + + Fenotipo Rhnull + - Discussione Le metodiche proposte, oltre che per caratterizzare la prevalenza del gene RHD e delle sue varianti nella popolazione, sono utilizzate per determinare le contaminazioni materno-fetali al fine di prevenire la MEN; sono perciò ottimizzate per ottenere una grande sensibilità. La presenza del gene RHD è stata riscontrata anche in soggetti di fenotipo RhD negativo, soprattutto nella popolazione africana, suggerendo l'ipotesi che questi soggetti abbiano il gene largamente intatto ma inattivo per mutazioni o riarrangiamenti e che l'espressione fenotipica nella popolazione asiatica ed africana sia assai complessa. Nel soggetto di fenotipo Rhnull qui descritto, gli studi preliminari, effettuati secondo il metodo di Bennett et al.31, non avevano evidenziato il prodotto di amplificazione di 186 paia di basi che era presente nei controlli RHD positivi ed assente nei controlli RHD negativi (Tabella IV). Si formulano due ipotesi: gli oligonucleotidi utilizzati nel saggio erano troppo corti ed avevano fornito un falso risultato negativo,come si riporta anche in letteratura oppure esiste una mutazione genetica a livello della giunzione non espressa dal primer A3, che ha bloccato la rilevazione del prodotto di amplificazione. Si sta indagando con tecniche alternative per rilevare eventuali mutazioni presenti nell'isolato39. La presenza del gene RHD nel soggetto Rhnull è stata riscontrata con i metodi I, II, III secondo Aubin et al.12. Nel nucleo familiare, la presenza o l'assenza dei prodotti di amplificazione del gene RHD è risultata conforme alla fenotipizzazione sierologica. Alcune ricerche su soggetti Rhnull di tipo "regolatore" e Rhmod hanno riscontrato normali sequenze a livello dei geni RH e difetti molecolari nei geni RHAG16,17,28. Il gene RH di norma esprime un prodotto maturo e regolare, il gene RHAG non esprime la sua proteina o la produce modificata, con una struttura che impedisce il collegamento o il trasporto degli antigeni Rh sulla membrana cellulare. Nei soggetti Rhnull "amorfi", invece, i difetti molecolari descritti 26,27 sono stati riscontrati a carico del locus RH: il gene RHD è assente, il gene RHCE presenta mutazioni o delezioni , oppure intervengono errori di trascrizione a cui 257 AO Perrone Figura 3: tracciato elettroforetico ottenuto dall’amplificazione con tecnica PCR, metodi I – II – III: proposita, genitori Campione 1 Rh neg. fenotipo ccdee madre Campione 2 Rh pos. fenotipo CcDee padre Campione 3 Rh neg. fenotipo ccdee controllo Campione 4 Rh neg. fenotipo ccdee controllo Campione 5 Rhnull proposita. M: marcatore di peso molecolare. B: bianco. consegue la mancata produzione di antigeni Rh normali, il gene RHAG è normale e codifica proteine RhAG normali. Nel caso proposto, il gene RHD è risultato presente, la trasmissione del carattere R1 in ambito familiare è conforme a quanto avviene nel fenotipo Rhnull "regolatore", per cui, senza escludere la possibilità che ci siano mutazioni a carico del gene RHD che comunque risulta presente (e non assente come nei fenotipi Rhnull "amorfi"), si ipotizza la presenza di mutazioni a carico del locus RHAG. eventuali mutazioni a carico degli acidi nucleici e le conseguenti modificazioni a livello delle proteine. Si intende cercare un contatto con istituti di ricerca che abbiano la possibilità di disporre di tecnologie adeguate per poter approfondire la ricerca, sia per individuare nel soggetto Rhnull e nel suo nucleo familiare analogie o differenze rispetto ad altri casi riportati in letteratura, e contribuire alla individuazione delle varianti fenotipiche, sia per classificare al meglio il codice genetico di un tipo di sangue assai raro, per il quale si stima una frequenza di un caso ogni 6 milioni40. Conclusioni Riassunto Si ribadisce la nota complessità del sistema Rh, la cui espressione dipende da numerosi fattori: alcuni strettamente correlati al locus RH, altri dipendenti da loci genetici diversi. Mutazioni, delezioni, riarrangiamenti a livello genico, errori di trascrizione dell'RNAm, possono causare difetti nella produzione delle proteine fondamentali per la costituzione del sistema Rh. Nel soggetto in esame, il gene RHD è risultato presente, la trasmissione del carattere in ambito familiare, tipica del fenotipo Rhnull "regolatore", fa ipotizzare che, come per altri casi descritti in letteratura, il locus RH sia normale e ci siano delle variazioni molecolari a carico del locus RHAG. Si individua la necessità di estendere l'indagine ai geni RHCE ed RHAG ed analizzare le sequenze esoniche/introniche del DNA e l'RNAm retrotrascritto in cDNA, nonché le proteine che ne derivano, per individuare 258 Si descrivono i risultati di una ricerca del gene RHD effettuata con quattro diversi metodi di amplificazione PCR su campioni di DNA provenienti dal nucleo familiare di un soggetto di fenotipo Rhnull "regolatore" già oggetto di precedenti indagini. Il gene RHD è risultato presente nei campioni di DNA provenienti dal soggetto Rhnull ed in quelli appartenenti ai familiari di fenotipo RhD positivo, mentre è risultato assente nei consanguinei di fenotipo RhD negativo. Si ribadisce la necessità di utilizzare oligonucleotidi sufficientemente lunghi e di applicare contemporaneamente più metodi nelle ricerche di genotipizzazione RHD. Si sottolinea come all'espressione fenotipica RhD negativa non sempre corrisponda l'assenza del relativo gene:il sistema Rh risulta Amplificazione PCR gene RHD in Rhnull particolarmente complesso e la sua espressione dipende da numerosi fattori, alcuni strettamente correlati al locus RH, altri dipendenti da loci genetici diversi. 19) Tippett P: Rh blood group system: the D antigen and high– and low-frequency Rh antigens. In: Vengelen-Tyler V, Pierce S (Eds), Blood Group System: Rh. AABB, Arlington, DC, 1987. Bibliografia 21) Schmidt PJ, Vos GH: Multiple phenotypic abnormalities associated with Rhnull (---/---). Vox Sang, 13, 18, 1967. 1) Cartron JP, Agre P: Rh blood group antigens. Protein and gene structure. 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