Ma vogliono proprio prenderci in giro? In una recente intervista al
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Ma vogliono proprio prenderci in giro? In una recente intervista al
Ma vogliono proprio prenderci in giro? In una recente intervista al Corriere della sera Luciano Violante ha parlato di una corsa contro il tempo per fare le riforme e ha fatto una affermazione che non lascia alcun dubbio sugli effetti deflagranti a cui si andrebbe incontro se ciò non avvenisse: ''La casa sta bruciando: se non facciamo le riforme, scompariranno nell'incendio non solo i partiti, ma anche il sistema democratico''. E dal canto suo, il card.Bagnasco, aprendo i lavori della recente assise del Consiglio permanente della Cei, facendo riferimento a questa particolare stagione che stiamo vivendo in Italia, ha affermato fra l’altro che “bisogna approfittarne per rinnovare i partiti, tutti i partiti: non hanno alternativa se vogliono tornare – com’è fisiologico – ad essere via ordinaria della politica ed essere pronti – quando sarà – a riassumere direttamente nelle loro mani la guida del Paese”. Con i partiti che non raggiungono l’8% di gradimento nel Paese, sarebbe stato ragionevole attendersi segnali immediati di rinsavimento. E una speranza si era accesa, perché le agenzie di stampa nei giorni scorsi avevano battuto comunicati ad effetto sul “cittadino sovrano che torna a scegliere i propri rappresentanti in parlamento”. Il riferimento era all’accordo raggiunto dalla triplice leadership partitica (Alfano-Bersani-Casini) sulla ipotesi di cambiamento della legge elettorale, nell’ambito di una più ampia convergenza sulle riforme istituzionali. A parte la considerazione, che una nuova legge elettorale andrebbe concordata e condivisa da tutti i partiti e non solo da alcuni (come se le regole del campionato di calcio di serie A potessero scriverle, ad esempio, solo i dirigenti del Milan, della Juventus e dell’Inter, senza ascoltare le rimanenti società sportive partecipanti al torneo), di che cosa si sta parlando? Solo di fumo negli occhi. Il compromesso ipotizzato prefigura un “porcellum versione 2.0”: un sistema misto uninominale/proporzionale, senza obbligo di coalizione e ancora con la testarda riproposizione delle liste bloccate, in edizione riveduta e corretta, ad usum delphini (leggi: ad uso dei leaders dei partiti). Non prendeteci in giro, per favore. Il tema della selezione delle candidature rimane il nodo centrale della restituzione della sovranità ai cittadini. Lo hanno sottolineato con forza al Seminario “Ri-costruire la rappresentanza per ricostruire la politica”, svoltosi giovedi 22 marzo a Montecitorio, gli autorevoli relatori intervenuti (Alberto Lo Presti, Leonardo Morlino, Fulco Lanchester). Tre contributi che, da diverse prospettive (storica, politologica, costituzionalista), si sono ritrovati in sintonia tra loro e con il comune sentire della società civile sulla necessità di ricostruire i legami nel Paese. Nell’ambito delle riforme istituzionali necessarie per ricreare un nuovo rapporto di fiducia tra cittadini e potere politico, la riforma elettorale è condizione indispensabile ma non sufficiente. E’ necessaria una legislazione di contorno, che partendo dal riconoscimento della personalità giuridica dei partiti, regolamenti le procedure che ne assicurino la democraticità interna, l’uguaglianza delle opportunità fra i concorrenti, criteri trasparenti e partecipati per la selezione delle candidature, sobrietà finanziaria e trasparenza dei bilanci, con rigide regole e puntuali controlli sulla correttezza ed onestà del personale politico che li rappresenta. La nostra campagna “EleggiAMO l’Italia”, dunque, va avanti, con maggiore determinazione, e progetta una “fase 2”, volta a pungolare la classe politica perché si impegni ad emanare norme che garantiscano standard accettabili di democraticità. Marco Fatuzzo