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UN PLAY BOY CHIAMATO JOHNNY NELLA TAORMINA DELLA

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UN PLAY BOY CHIAMATO JOHNNY NELLA TAORMINA DELLA
UN PLAY BOY CHIAMATO JOHNNY
NELLA TAORMINA DELLA DOLCE VITA
Murales del caffè concerto “Il Mocambo” (al centro, con J.K. sul petto, Johnny)
I
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n un’assolata mattina primaverile, quando
Taormina non ci mette niente per apparire
in tutta la sua quieta bellezza, scorgo seduto
ad un tavolo del Mocambo, il noto caffè concerto
della piazza, un volto del tempo andato, intento
a sorbire una bibita. Entro all’interno del bar
per salutare degli amici, quando nel murales del
pittore francese Christian Bernard, che sovrasta
la vasta sala, noto un giovane eccentrico, con
i capelli lunghi, gli occhiali a specchio e sul
pullover bianco incise le iniziali “J. K. Il tempo
è ingeneroso, ma nel dipinto ho ravvisato il tale
di prima, che avevo notato fuori e che era lo
stesso effigiato nella parete del locale, assieme
ad alcuni protagonisti della dolce vita taominese.
Rimuginando sulle lettere dell’anagramma,
improvvisamente mi è sovvenuto che Giovanni
Casella si facesse chiamare John Kennedy. Mi
congratulai con la mia memoria, ritenendo d’aver
visto giusto.
All’uscita ritrovai il probabile John al solito
posto, con lo sguardo rivolto verso l’Etna ancora
innevata e superba nella sua crudele maestosità.
Ho avuto la certezza che fosse lui, perché è stato
salutato per nome e cognome da una rubizza
passante, a cui rivolse appena un sofferto cenno
con la mano. Era da tempo che il lupo aveva
perduto pelo, cioè i capelli, assieme al vizio!
Conservava solo la postura che aveva in uso sulla
spiaggia di Mazzarò, ai bordi delle piscine degli
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alberghi, cioè, sguardo assente
verso un punto lontano, mentre si
crogiolava al sole. Non per niente
nacque 75 anni fa sotto il segno del
leone. La sua pelle rugosa e scura,
la bandana di prammatica, i jeans
arrotolati alla caviglia, gli zoccoli
usurati quanto basta, lo facevano
sembrare un provato lupo di mare.
Con l’aria di macho consumato,
fisico asciutto, andatura lenta e
molleggiante, la sigaretta penzoloni
tra labbra muschiate, s’approcciava
al bancone del bar dei locali
notturni, dove con aria stanca
chiedeva “il solito”. Per l’addetto
significava uno schizzo di selz con
una scorza di limone. La richiesta
era convenzionale per annoverarlo
tra gli habitué, in attesa di essere
“catturato” dalla turista attempata,
ma ricca, con cui ordinare salmone
e champagne.
Capitava pure in luoghi frequentati
da gente in cerca di forti emozioni
e strambo divertimento, che non
facevano distinguo tra ambiente
Giovanni Casella detto Johnny alla Rassegna Cinematografica
intellettuale o mondano, balera,
salotto letterario o locale a luci
rosse. Tempio della mondanità
D’annunzio; s’avvertiva un inconscio richiamo
di quegli anni era un night di gran fascino
alle trasgressioni di Davide Herbert Lawrence
chiamato: “Le Palmare”, gestito con eleganza e
ne: “L’Amante di Lady Chatterley”, la cui trama
sapienza da Fritz Metzger, pronto ad intervenire
il cantore dell’eros l’avrebbe concepita nella sua
nelle situazioni scabrose, come tenere lontani
casa di via Fontana Vecchia. La contrada ospitava
i fotografi da Sarah Churchill, figlia del famoso
pure gli incontri omosessuali di Truman Capote,
statista inglese, quando era totalmente ubriaca.
“il ragazzo terribile della letteratura americana”,
A seguire altri locali notturni: “La Giara”, “La
che sparlando dello scrittore Tennessee
Taverna dei Cordari”, “Il Sesto Acuto”, “Il
Williams diceva che “s’affittasse i ragazzi per
Tiffany”, il contrastato “Casinò”, audace creatura
un pomeriggio”; il premio nobel André Gide,
di Domenico Guarnaschelli.
invece, aveva stanza all’hotel Timeo, da dove
Il clima delle follie taorminesi vagheggiava di
perseguiva gli “amori perversi”, che descrisse
Belle Epoque; putiva dell’omosessualità ritratta
nel romanzo autobiografico “Corydon”. La sua
nei ragazzi nudi, esaltati nelle foto del barone
omosessualità senile ormai s’accontentava di
Wilhelm von Gloeden, che fecero sballare i
sguardi furtivi e raccogliticci, tra svogliati ragazzi
raffinati salotti di Berlino. L’atmosfera s’affinava
di borgata, mentre il vecchio Jean Cocteau inviava
nei richiami alla dissolutezza di Oscar Wilde,
epistole d’amore al giovane amico Jean Marais.
detto il “dandy dello scandalo”. Nella miscellanea
“La Disneyland del peccato”, un giornale di Los
d’ozio e sfrenatezze, intrigava “Il Piacere” di
Angeles, definì la Taormina del dopoguerra,
“frequentata da una colonia di stranieri, sempre
più folta, chiassosa e sfrontata”.
La Rassegna Cinematografica da un lato arricchì le
attrattive di Taormina, dall’altro contribuì a segnare
la fine di John play boy. Affluivano star del cinema,
dalle nostrane alle europee e d’oltre oceano, così
registi e produttori, che comportavano sontuosi
party, luculliane cene, famosi cocktail, spesati
dalle case cinematografiche. Indimenticabili
le baruffe tra Liz Taylor e Richard Burton e
le colossali sbronze tra quest’ultimo e Peter
O’Toole. Furono particolari gli accorgimenti
scenici per accontentare le richieste di Marlene
Dietrich, che pretese uno scivolo per arrivare
direttamente sul palco del Teatro antico, mentre
Sophia Loren, richiese una gru per essere issata
nel punto più alto della cavea. La carrellata
prosegue con Gina Lollobrigida, che di giorno
s’addentrava per le viuzze di Taormina, attratta
dagli effluvi dei gelsomini; Alain Delon riceveva
i fan al bar dell’hotel Timeo; Nino Manfredi,
intratteneva gli amici all’albergo Montetauro, che
Johnny sulla spiaggia di Mazzarò
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Ewa Aulin
era di sua proprietà; Sergio Leone, ed Alberto
Sordi preferivano l’hotel Capotaormina, Monica
Vitti scendeva al Jolly Diodoro, lo stesso di
Michelangelo Antonioni. Joan Crawford, era
ospite gradita al San Domenico, così Gregory
Peck, Vittorio Gassman, Cary Grant, Federico
Fellini con Giulietta Masina. Lo storico albergo,
che fu convento domenicano, era il quartier
generale della Rassegna di cui fu gran patron
Michele Ballo. Puntuale Lello Bersani nel
presentare ospiti e spettacoli, ripresi dalla Rai
in Tv. Spesso, sia lui che Gian Luigi Rondi,
s’accompagnavano alle rispettive mammà.
Tra le tante star una trafisse il cuore del nostro
John, per gli amici Johnny, la svedese Ewa Aulin
che ebbe ruolo in “Don Giovanni in Sicilia”
di Alberto Lattuada,”Candy ed il suo pazzo
Mondo” di Christian Marquand”, “Col cuore in
gola” di Tinto Brass” e “Questo specie d’amore”
di Alberto Bevilacqua. Tutti film che il nostro si
procurò in cassetta e vide e rivide in quell’anno in
cui si chiuse in casa in una sorta di ritiro spirituale.
Era in seria crisi per essersi lasciato con l’amata,
che ridusse lo scettico play boy ad innamorato
pazzo. Sta di fatto che per l’attrice svedese Jonny
fece follie da curare, gli dicevano, con l’aulin
medicinale.
L’aveva incontrata alla “Giara”, mentre Cico
Scimone al pianoforte suonava languidi blues. Per
mettersi in soldi si vendette la fiat 750 azzurra,
acquistatagli dalla madre Rosa Palumbo, vedova di
guerra, che stravedeva per il suo unico figlio. L’ex
play boy inseguì la sua Ewa per mezza Europa,
s’adattò a ogni tipo di sacrificio, litigò con diversi
spasimanti dell’attrice, finché il grande amore,
come i sogni, si spense all’alba di un lunedì in un
pub di Stoccolma!
Adesso Johnny vive di impenetrabili ricordi.
Di Ewa non dice fino a che punto si amarono,
quanto durò la loro relazione, se fu solo ardente
passione in una notte di luna piena. L’ex latin
lover da tempo ha eletto, per sua seconda casa, il
prestigioso negozio di tessuti della vecchia ditta
messinese “Domenico De Pasquale”. Staziona
davanti alla porta, oppure, nel suo retrobottega,
si dedica alla lettura o ai cruciverba. E’ rimasto di
poche parole e dal fare riservato e discreto, più
proclive a partecipare ai pranzi agresti, organizzati
in contrada “Casazza”, che alle dispute tra i
frequentatori di varia genia, arte e professione che
s’incontrano nel negozio. I temi più appassionanti
sono sport e politica, pur restando Messina, con
i suoi incombenti problemi, punto vivo dello
spassionato clan d’amici. Il confronto tra la città
di ieri e d’oggi è di prammatica, come lo sgomento
provato nel paragone. Nella speranza di un
risveglio, ne stimolano la rinascita con iniziative
editoriali, giornalistiche, fotografiche, sportive
e quant’altro, per scuotere le sorde coscienze
e richiamare i governanti alle loro trascurate
responsabilità. (g.v.)
Giovanni Casella detto Johnny
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