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LA PRIMA FORMA QUADRATICA FONDAMENTALE
Capitolo 14 LA PRIMA FORMA QUADRATICA FONDAMENTALE 3 Definizione 1. Sia S una superficie differenziabile di E e sia P ∈ S . Il piano (vettoriale) tangente 3 S ) eredita da R P il prodotto scalare canonico [cosı̀ definito: TP(S uP · vP = u · v = 3 ui vi , ∀ u = (u1, u2, u3), v = (v1, v2, v3) ∈ R ]. 3 i=1 S ) ed è un piano vettoriale euclideo. La forma quadratica associata al prodotto scalare Dunque TP(S S ) → R ed è canonico è detta prima forma quadratica fondamentale di S in P ; è denotata IP : TP(S 2 S ). cosı̀ definita: IP(vP) = vP · vP =|| vP || , ∀ vP ∈ TP(S Si noti che IP è stata definita senza far ricorso a parametrizzazioni locali: dunque è un dato intrinseco di S . Per il suo calcolo effettivo è però utile rappresentare IP rispetto ad una base di S ). Nell’osservazione che segue abbiamo perciò raccolto alcuni essenziali richiami relativi alla TP(S rappresentazione di forme bilineari simmetriche e di forme quadratiche. Osservazione 1. Sia V un R-spazio vettoriale n-dimensionale e sia b : V × V → R una forma bilineare simmetrica. Ad essa resta associata la forma quadratica Q : V → R cosı̀ definita: Q(v) = b(v, v), ∀ v ∈ V . Scelta in V una base (e1 ... en), risulta: b(v, w) = n n i=1 j=1 xi yj b(ei, ej), ∀ v = n i=1 xi ei , w = n i=1 yi ei ∈ V . x1 y1 b(e1, e1) .. b(e1, en) (matrice (simmetrica) di ordine Posto x = : , y = : e C = : : xn yn b(en, e1) .. b(en, en) t t n), risulta b(v, w) = x C y e quindi Q(v) = x C x. C è detta matrice di b (o di Q) rispetto alla base (e1 ... en). Si ricorda che la base (e1 ... en) è detta b-ortonormale ⇐⇒ C = In (matrice unità). Si ricorda ancora che se b è un prodotto scalare (cioè una forma bilineare simmetrica definita positiva) la matrice C ha i minori principali tutti positivi (e viceversa). Ciò significa che, per n = 2 e posto a b 2 C= , C è matrice di un prodotto scalare ⇐⇒ a > 0 e ac − b > 0 [e dunque anche c > 0]. b c Infine, scelta in V un’altra base (e1 ... en) e denotata con H ∈ GLn(R) la matrice del cambiamento t di base, allora b (o Q) ha in base (e1 ... en) matrice C = HCH. S ), indotta da una parametrizzazione locale Vogliamo esprimere IP rispetto alla base ϕ (Q) di TP(S ϕ di S intorno a P . In base all’osservazione precedente, IP ha matrice ϕu(Q) · ϕu(Q) ϕu(Q) · ϕv(Q) . C(Q) = ϕu(Q) · ϕv(Q) ϕv(Q) · ϕv(Q) I tre numeri reali E(Q) = ϕu(Q) · ϕu(Q), F (Q) = ϕu(Q) · ϕv(Q), G(Q) = ϕv(Q) · ϕv(Q) 208 CAPITOLO 14 sono detti coefficienti di IP rispetto a ϕ (Q). Si ha, ∀ vP = ϕ (Q) β (0) = ϕu(Q) ϕv(Q) E(Q) F (Q) t u (0) IP(vP) = β (0) C(Q) β (0) = u (0) v (0) = v (0) F (Q) G(Q) 2 2 = u (0) E(Q) + 2u (0) v (0) F (Q) + v (0) G(Q). u (0) : v (0) Osservazione 2. (i) Al variare di Q in U , E(Q), F (Q), G(Q) descrivono tre funzioni differenziabili 1 2 E, F, G : U → E . Si noti che, essendo C = C(Q) matrice di un prodotto scalare, E, G, EG − F sono funzioni sempre positive. (ii) I coefficienti E, F, G e la matrice C di IP dipendono dalla parametrizzazione ϕ. Se ψ = ϕ ◦ H è una riparametrizzazione di S e ψ (Q1) = ϕ (Q) H (Q1), allora IP in base ψ (Q1) ha matrice t H (Q1) C(Q) H (Q1). (iii) La condizione F (Q) = 0 equivale al fatto che C(Q) è una matrice diagonale, cioè che la base ϕ (Q) è ortogonale, ovvero che le linee coordinate di ϕ hanno tangenti ortogonali tra loro nel punto P = ϕ(Q). Veniamo ora ad alcune formule e concetti di natura metrica su una superficie. Tali concetti e formule, in quanto dipendono soltanto dalla prima forma quadratica fondamentale, sono di natura intrinseca. (A) Lunghezza di una curva contenuta in una superficie differenziabile Sia C una curva (parametrizzata) con estremi [cioè C = α([a, b]) con α|(a,b) parametrizzazione (differenziabile)], contenuta in una superficie differenziabile S . È noto che la lunghezza di C è data da b L(C) = || α (t) || dt. a Poichè || α (t) ||= Iα(t) α (t) , L(C) dipende dalla prima forma quadratica fondamentale. Se C è contenuta in un aperto coordinato SP = ϕ(U ) e α = ϕ ◦ β, con β(t) = u(t), v(t) , allora b t L(C) = β (t) C u(t), v(t) β (t) dt = a b = u (t)2 E u(t), v(t) + 2u (t) v (t) F u(t), v(t) + v (t)2 G u(t), v(t) dt. a Sia C = α([a, b]) una curva regolare a tratti [cioè una curva con estremi, regolare tranne che in un numero finito di punti]. Poichè C è compatta (oltreché connessa), possiamo supporre che C sia unione di un numero finito di curve regolari con estremi Ci , giacenti in aperti coordinati SP = ϕi(Ui) i e a due a due consecutive. Ne segue che L(C) = i L(Ci) ed ogni L(Ci) è determinata dalla formula precedente. (B) La metrica intrinseca su una superficie differenziabile connessa Sia S una superficie differenziabile connessa. [Nota: si può verificare che una superficie differenziabile è connessa ⇐⇒ è connessa per archi]. Fissati due punti P, Q ∈ S , denotiamo con RS(P, Q) la totalità delle curve regolari a tratti con estremi P, Q e contenute in S . Si può dimostrare che tale insieme non è vuoto. Definizione 2. Per ogni P, Q ∈ S , il numero δ(P, Q) = inf L(C), ∀ C ∈ RS(P, Q) è detto distanza intrinseca tra P e Q in S . S → R è una metrica su S . Tale metrica è topologicamente equivalente alla Teorema 1. δ : S ×S 3 metrica euclidea di S [cioè alla metrica indotta su S dalla metrica euclidea d di E ]. Dim. (Cenno) Verifichiamo che δ è una metrica. Risulta: LA PRIMA FORMA QUADRATICA FONDAMENTALE 209 (i) δ(P, Q) ≥ 0 (in quanto ogni L(C) ≥ 0). (ii) δ(P, Q) = 0 ⇐⇒ P = Q. Infatti δ(P, P ) = 0 (si consideri la curva costante di valore P ). Viceversa, se δ(P, Q) = 0, allora 0 = δ(P, Q) ≥ d(P, Q) ≥ 0 e quindi d(P, Q) = 0, cioè P = Q. (iii) δ(P, Q) ≤ δ(P, M )+δ(M, Q) [infatti ∀ C ∈ RS(P, M ), ∀ D ∈ RS(M, Q), si ha che C∪D ∈ RS(P, Q) e L(C ∪ D) = L(C) + L(D). Ne segue la disuguaglianza triangolare]. La dimostrazione del fatto che δ è topologicamente equivalente alla metrica euclidea di S necessita di argomenti di teoria delle geodetiche. (C) L’angolo convesso tra due curve di una superficie differenziabile Siano C1 , C2 due curve in S , regolari in un comune punto P . Si chiama angolo convesso ϑ = ϑ(C1, C2, P ) ognuno dei due angoli convessi (tra loro supplementari) formati dalle due rette tangenti a C1 e C2 in P . Se C1 = α1(I1), C2 = α2(I2) e P = α1(t1) = α2(t2), allora α (t )·α (t ) ϑ = arccos ± ||α 1(t 1)|| ||α2 (t2 )|| . 1 1 2 2 Se ϕ : U → SP è una parametrizzazione locale di S intorno a P = ϕ(Q) e se α1 = ϕ ◦ β1 e α2 = ϕ ◦ β2, allora t β (t1) C(Q) β (t2) 1 2 . ϑ = arccos ± 1/2 1/2 t t β (t1) C(Q) β (t1) 1 1 β (t2) C(Q) β (t2) 2 2 (D) L’area di una regione limitata di una superficie differenziabile Sia S una superficie differenziabile e sia Σ un suo aperto connesso e limitato, la cui frontiera è una curva regolare a tratti chiusa e semplice [ovvero omeomorfa ad una circonferenza]. Supponiamo ulteriormente che Σ sia contenuto in un aperto coordinato SP = ϕ(U ) di S . Considerata la chiusura −1 Σ di Σ e posto ϕ (Σ) = W , l’area A(Σ) di Σ è data dalla seguente formula (per la quale rinviamo ai testi di Analisi Matematica): A(Σ) = || ϕu(u, v) ∧ ϕv(u, v) || du dv. W [Si noti che le ipotesi fatte sulla frontiera di Σ ci assicurano che W è limitato (e dunque un compatto)]. Ricordato che in ogni spazio vettoriale euclideo 3-dimensionale V si ha: 2 2 2 2 || a ∧ b || =|| a || || b || −(a · b) , ∀ a, b ∈ V , allora || ϕu ∧ ϕv || = EG − F e dunque A(Σ) = E(u, v)G(u, v) − F (u, v)2 du dv. 2 2 W Osservazione 3. L’area di Σ non dipende dalla parametrizzazione. Sia infatti ψ = ϕ ◦ H una −1 Ẽ F̃ 2 riparametrizzazione di ϕ e sia ψ (Σ) = W̃ ; allora Ã(Σ) = Ẽ G̃ − F̃ dũ dṽ, dove C̃ = F̃ G̃ W̃ è la matrice di IP rispetto a ψ. Poichè C̃ = H C H , allora det(C̃) = det(C) det(H ) e dunque 2 2 2 Ẽ G̃ − F̃ = (EG − F ) det(H ) . Allora (usando la formula del cambiamento di variabili per integrali doppi): √ √ Ã(Σ) = Ẽ G̃ − F̃ 2 dũ dṽ = EG − F 2 |det(H )| dũ dṽ = EG − F 2 du dv = A(Σ). t W̃ W̃ 2 W