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edith stein - Aracne editrice
Maurizio Mangiagalli EDITH STEIN La vita e il pensiero ARACNE Copyright © MMVIII ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, 133 a/b 00173 Roma (06) 93781065 ISBN 978–88–548–1908–5 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: luglio 2008 INDICE Prefazione Edith Stein e la Scientia Crucis Edith Stein e il problema dell’empatia Gli antecedenti sull’empatia: dall’estetica alla filosofia Il testo steiniano L’ontologia di Essere finito e Essere eterno L’antropologia di Edith Stein, con particolare riguardo alla figura della donna 1. L’antropologia nell’ambito della fenomenologia 2. La realtà psichica e la causalità psichica come esempio d’indagine fenomenologica 3. La persona 4. La donna APPENDICE Individuo, Stato e società politica nel pensiero di Edith Stein 5 p. p. p. 7 9 37 p. p. p. 39 41 53 p. p. 71 72 p. p. p. 75 78 84 p. 92 PREFAZIONE Vengono qui ripercorsi quattro momenti o quattro aspetti fondamentali della vita e del pensiero di Edith Stein. L’unione mistica scaturita dalla vocazione carmelitana e vissuta fino all’estremo dono di sé, il problema dell’empatia, la cifra filosofica nel prevalente – se non esclusivo – interesse per l’essere spirituale (e per l’antropologia), la ricerca di un compiuto assetto metodologico di pensiero nell’incontro con San Tommaso d’Aquino – altrove ispezionato alla luce di significativi confronti –, costituiscono in effetti la via regia che Edith Stein ha percorso nel suo itinerario intellettuale e spirituale, e che vengono qui offerti all’interesse del lettore in forma semplice e sintetica. Avvertenza Edith Stein e la Scientia Crucis è uno studio che è stato offerto nella forma di una Meditazione Quaresimale al Gruppo Famiglie della Comunità Parrocchiale di Santa Giustina in Milano, in preparazione al pellegrinaggio in Polonia (21-25 aprile 2006) sul tema Mistero della Croce e del male, e che ha coronato altre due serate, dedicate, rispettivamente, a P. Massimiliano M.Kolbe e a Giovanni Paolo II. Edith Stein e il problema dell’empatia, L’ontologia di Essere finito e Essere eterno e L’antropologia di Edith Stein con particolare riguardo alla figura della donna, con un’appendice su Individuo, Stato e società politica nel pensiero di Edith Stein, sono inediti. Potranno essere utilmente affiancati dalla lettura di M.Mangiagalli, Intellettuali e guida della società politica. Un saggio di Edith Stein, che introduce la traduzione italiana di E.Stein, L’intelletto e gli intellettuali, “Rivista di Filosofia neoscolastica”, LXXV (1983), 4, pp. 623-634, e di Id., Astrazione, intuizione e intuizione astrattiva. Sofia Vanni Rovighi e Edith 7 Stein, di prossima pubblicazione in occasione del centesimo anniversario della nascita di Sofia Vanni Rovighi. Maurizio Mangiagalli Roma, Quaresima 2008 8 EDITH STEIN E LA SCIENTIA CRUCIS La vita e la morte, per un cristiano, sono attraversate dal medesimo mistero: e ciò sembra risultare paradigmatico per Edith Stein. Per meditare con profitto la Scientia Crucis di Edith Stein, sembra opportuno ripercorrere l’itinerario biografico, intellettuale ed esistenziale che, nel suo progressivo incedere, ha portato la Stein dall’originario interesse filosofico di orientamento fenomenologico alla metafisica tomista ed all’esperienza mistica, praticata e vissuta fino al martirio. Per questo, non sarà inopportuno dare uno sguardo anche a qualche suo spunto biografico giovanile, prendendo le mosse dalla prima formazione della giovane donna. Santa Teresa Benedetta della Croce o, più precisamente, Benedetta dalla Croce, come recita il latino a Cruce, al secolo Edith Stein1, nacque, ultima di otto figli, il 12 ottobre 1891 da una famiglia di stirpe e di fede ebrea (“ebrea tedesca”, tenderà a sottolineare), ossia da Sigfrido, commerciante di legname, e da Augusta Courant, a Breslavia, in Slesia, allora appartenente alla Germania. Quel 12 ottobre ricorreva la festa ebraica dello Yon Kippur, il giorno solenne dell’espiazione: fatto che Edith interpreterà come un segno. «Nel luglio del 1893 mio padre morì. (…) mia madre mi teneva in braccio quando lui ci salutò per intraprendere il viaggio dal quale non sarebbe più tornato 1 Per le notizie biografiche sulle origini e sulla formazione di Edith, si veda E. Stein, Aus dem Leben einer jüdischen Familie. Das Leben Edith Steins: Kindheit und Jugend, in Edith Steins Werke, Bd. VII, Hrsg. von L. Gelber und P. R. Leuven, tr.it. di B. Venturi: E. Stein, Storia di una famiglia ebrea. Lineamenti autobiografici. L’infanzia e gli anni giovanili, Roma, Città Nuova, 19993. Cfr. anche E. Stein, Briefe an Roman Ingarden, Herder, Freiburg-Basel-Wien, 1991: tr.it. Lettere a Roman Ingarden 1917-1938, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2001. Si veda anche il film La settima stanza, sulla vita di Edith Stein, diretto dalla regista ungherese Marta Meszaros, presentato tra l’altro al Festival Cinematografico di Venezia nel 1995. 9 vivo e (…) io lo chiamai ancora una volta quando già si era voltato per andarsene. Così io ero per lei l’ultima eredità di mio padre. Dormivo nella stanza con lei, e quando ritornava a casa stanca dal negozio veniva prima di tutto da me»2. Dal 1897 al 1911 compie gli studi alla Viktoriaschule di Breslavia, con ottimi risultati, ed una preferenza per il tedesco e la storia. Nel marzo 1911 supera brillantemente gli esami di licenza liceale, esprimendo un certo interesse per il femminismo. Dal 1911 al 1913 studia per quattro semestri all’Università di Breslavia germanistica, storia e psicologia, seguendo i seminari di William Stern, dal cui ‘idealismo etico’ o ‘personalismo critico’, in un’atmosfera comunque satura di psicologismo, fu risollevata dall’impatto con le Ricerche logiche di Edmund Husserl, che la persuase ad andare a studiare a Gottinga. Il dottor Moskiewicz la spinse in tal senso, ricordando sempre con nostalgia: «A Gottinga si discute sempre di filosofia, giorno e notte, a pranzo, per la strada, ovunque. Si parla solo di “fenomeni”»3. E due pagine appresso dichiara Edith: «Perché di una cosa ero fermamente convinta: Husserl era il filosofo del nostro tempo. (…) Gottinga era certamente il paradiso, non solo dei filosofi, ma anche dei matematici»4. «È un lungo cammino quello che percorsi (…) quando vi tornai, incontro alla decisione più importante della mia vita [cioè la conversione]. La cara Gottinga! Penso che solo coloro che hanno studiato là negli anni tra il 1905 e il 1914 – la breve fioritura della scuola fenomenologica di Gottinga – può capire che cosa risuoni in questo nome per noi»5. Tutti i giovani fenomenologi erano 2 E. Stein, Storia di una famiglia ebrea…, tr.it.cit., p. 67. Per il quadro biografico dal punto di vista familiare, si veda Suzanne M. Batzdorff, Aunt Edith. The Jewish Heritage of a Catholic Saint, Springfield, Templegate Publishers, 1998: tr.it. di M. E. Patrizi, con la collab. di B. Anselmi e rev. di G. D’Anna, Zia Edith. Eredità ebraica di una santa cattolica, Roma Morena, Ediz. OCD, 20032. 3 Cit. da E. Stein, Storia di una famiglia ebrea…, tr.it.cit., p. 198. 4 E. Stein, Storia di una famiglia ebrea…, tr.it.cit., p. 200. 5 E. Stein, Storia di una famiglia ebrea…, tr.it.cit., p. 218: VII. Gli anni di studio a Gottinga. 10 realisti convinti, a parere della Stein, con una persuasione imperniata sul fatto che la riduzione fenomenologica sull’esistenza resti compatibile con la messa a tema della intuizione delle essenze, e che questa a sua volta non neutralizzi la ricerca sul senso dell’essere, nonostante l’accusa di idealismo neo-kantiano rivolta allo Husserl delle Ideen. Fenomenologia e trascendentalismo saranno sempre incompatibili per la mentalità di Edith Stein. Come argomento di discussione della Società filosofica fu scelta la seconda grande opera pubblicata sull’Annuario, ossia Il formalismo nell’etica e l’etica materiale dei valori di Max Scheler, al cui proposito Edith testimonia che «Al primo impatto, Scheler era affascinante. Non mi è più capitato di vedere in un uomo un’espressione così pura del “fenomeno della genialità”»6. Dopo aver prestato servizio come infermiera all’Ospedale Militare per malattie infettive di Mährisch-Weißkirchen in Moravia per qualche mese nel corso del 1915, il 3 agosto 1916 consegue il Dottorato in Filosofia, con una tesi su Il problema dell’empatia7. Dall’ottobre 1916 al 1918 segue Husserl come sua fedele assistente (nonostante i dubbi di Martin Heidegger, poi smentiti, circa la fedeltà della trascrizione steiniana di appunti husserliani) all’Università di Friburgo. Nel 1917 compie una visita alla vedova di Adolph Reinach, rimanendo molto colpita dalla serenità e dalla compostezza della Reinach, che aveva perso il proprio marito, ed avendo così la prima esperienza della “potenza della Croce”. Ed all’estate del 1921 risale invece la lettura della Vita di Santa Teresa d’Avila e la conversione al cattolicesimo, sulla quale manterrà sempre un rigoroso riserbo. Il 1° gennaio 1922 riceve il Battesimo nella Chiesa Cattolica e la Prima Comunione. Pubblica Causalità psichica e Individuo e comunità. 6 E. Stein, Storia di una famiglia ebrea…, tr.it.cit., p. 237. E. Stein, Zum Problem der Einfühlung, Halle, Buchdruckerei des Waisenhauses, 1917 (poi München, Kaffke, 1980): tr.it. L’empatia, a cura di M. Nicoletti. Milano, Franco Angeli (Il Prisma), 1986 (2004). 7 11 Dal 1922 al 1931 insegna Lingua e Letteratura tedesca presso l’Istituto Magistrale delle Domenicane di Spira, continuando i propri studi filosofici ed approfondendo in particolare la conoscenza del pensiero di San Tommaso d’Aquino, del quale traduce in tedesco le Quaestiones disputatae De Veritate. Nel 1925 pubblica Una ricerca sullo Stato. Intraprende un’attività piuttosto intensa di conferenziera, e nel 1929 pubblica un breve, ma significativo saggio di confronto tra La fenomenologia di Husserl e la filosofia di san Tommaso d’Aquino8. 8 Secondo Angela Ales Bello, Edith Stein resterà sempre fondamentalmente fedele al metodo ed all’ispirazione fenomenologica, innervati sulla metafisica, per come erano intesi nel primo periodo di Gottinga. Si veda in proposito il suo volume su L’universo nella coscienza. Introduzione alla fenomenologia di Edmund Husserl, Edith Stein, Hedwig Conrad-Martius, Pisa, ETS, 2003, nonché la raccolta di testi antologici da lei curata E. Stein, La ricerca della verità dalla fenomenologia alla filosofia cristiana, Roma, Città Nuova, 19993. In termini analoghi, anche se più approfonditi e critici, interpreta il “tomismo” della Stein Marco Paolinelli, La ragione salvata. Sulla “filosofia cristiana” di Edith Stein, Milano, Franco Angeli, 2001, il quale tra l’altro lancia uno sguardo interessante ed inedito sul periodo pre-fenomenologico della Stein (pp. 72 sgg.), la cui maturazione speculativa viene valutata sempre sulla cifra dell’incontro tra piano naturale e piano soprannaturale. Un approfondimento dei termini della questione, nella chiave della filosofia cristiana come di un “filosofare nella fede”, offre sempre M. Paolinelli, Il ‘perfectum opus rationis’ secondo Edith Stein in AA.VV., La persona e i nomi dell’essere. Scritti di filosofia in onore di Virgilio Melchiorre a cura di Francesco Botturi, Francesco Totaro, Carmelo Vigna. Milano, Vita e Pensiero Università (Filosofia – Ricerche), 2002, vol. II, pp. 1193-1217; si veda anche M. Paolinelli, Antropologia e ‘metafisica cristiana’ in Edith Stein in “Rivista di Filosofia neo-scolastica”, XCIII (2001), 4, pp. 580-615. Di diverso parere è invece Horst Seidl, Sul tentativo di Edith Stein di conciliare Husserl con s.Tommaso d’Aquino. Commento critico allo scritto di E.Stein “Erkenntnis und Glaube” in “Angelicum”, 76 (1999), pp. 47-72, che ha tuttavia il duplice limite di intendere il pensiero husserliano come senz’altro viziato dal trascendentalismo kantiano, e di giudicare perfetta, e non inadeguata e sempre in via di approfondimento, la filosofia. Resta comunque a nostro parere la centralità della metafisica e dell’antropologia di san Tommaso d’Aquino in tutto lo svolgimento della riflessione della Stein, 12