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IL PERSONAGGIO: EDITH STEIN - Movimento Studenti Cattolici

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IL PERSONAGGIO: EDITH STEIN - Movimento Studenti Cattolici
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IL PERSONAGGIO: EDITH STEIN
la “brama di verità” che vince il tempo e i relativismi.
Historia magistra vitae. Il motto latino proverbialmente sottolinea la funzione "didattica" della storia. Cosa ha da
insegnarci la storia e soprattutto tramite chi? Il passato è pieno di personaggi che possono parlare al presente. Un
personaggio diventa "storico" quando l'esempio, le vicende e i percorsi che hanno caratterizzato la sua esistenza vanno
oltre la soggettività e il tempo, per diventare educazione, memoria, messaggio. Così non c'è da stupirsi dell'attualità del
pensiero di autori "classici" di secoli e secoli fa, persone che hanno saputo eternare e raccontare la loro "umanità",
l'umanità che lo scorrere del tempo sostanzialmente non può modificare. Si sa: gli anni passano, i giorni restano.
Sembra interessante pertanto, "sfruttare" determinate testimonianze e chiavi di lettura per leggere, oggi, i problemi e i
fatti di stretta attualità. Il fatto di questi giorni è l'assenza del Papa all'inaugurazione dell'anno accademico
dell'Università di Roma "La Sapienza", il personaggio di ieri è Edith Stein, filosofa e monaca tedesca vissuta tra il 1891
e il 1942, nel 1987 beatificata e nominata nel 1998, da Giovanni Paolo II, copatrona d'Europa. A occhio può sembrare
un collegamento audace, eppure il percorso di vita della Stein è un concreto esempio di come si può consacrare la
propria esistenza alla ricerca la verità, una ricerca lunga e difficile, inconcludente per definizione. Sulla verità e la sua
ricerca, proprio Papa Ratzinger si è espresso nel discorso che avrebbe dovuto pronunciare nell'ateneo romano: il Santo
Padre parla di Università come centro intellettuale nato dalla "brama di conoscenza" che è umana, propria dell'uomo.
Una brama di cui Edith Stein ha fatto ragione di vita, così vibrante e intensa da proiettarla oltre le barriere del semplice
sapere, verso la conoscenza, il Tutto. La strada percorsa dalla filosofa tedesca è stata tuttavia difficile e finanche
drammatica. Edith Stein nasce in una famiglia ebrea molto religiosa il 12 ottobre 1891; suo padre muore presto e la
madre non riesce a serbare in Edith la fede in Dio. Nel 1911 consegue brillantemente la maturità e nel 1913 si reca a
Gottinga per seguire le lezioni di filosofia di Edmond Husserl; diventa sua apprezzata assistente e con lui consegue la
laurea. Husserl a quel tempo traccia l'idea di filosofia come mezzo per il "ritorno all'oggetivismo", un abbandono della
visione soggettiva del mondo, uno sforzo di "reductio ad unum" le diverse visioni del reale. Questi concetti, seppur
involontariamente, avvicineranno molti suoi discepoli al cattolicesimo. Edith stessa comincia ad avere modo di
approfondire sempre di più il pensiero cattolico, ma la svolta è nel 1921: durante una vacanza le capita tra le mani, non
si direbbe proprio per caso, un libro molto particolare. E' l'autobiografia della mistica Santa Teresa D'Avila. Edith Stein
dice di quell'esperienza: "Quando rinchiusi il libro mi dissi: questa è la verità". La sua vita cambia, abbandona
formalmente l'ebraismo e si battezza l'1 gennaio 1922. Le sue origini ebraiche però le porterà sempre con sè e le
precludono di poter insegnare all'Università, lei, una delle menti più fervide del pensiero del tempo, lei, donna ed ebrea
di origine, troppo inadeguata per quel periodo di discriminazione cieca. Nel 1934 entra nel monastero delle Carmelitane
di Colonia e prende il nome di Santa Teresa Benedetta della Croce. Nel 1938 è costretta a "emigrare" in Olanda per
scampare alla persecuzione nazista. Qualche anno dopo tuttavia, è il 1942, la Gestapo riesce a trovarla e a "tradurla"
direttamente ad Auschwitz con altri 987 ebrei. Il 9 agosto 1942 una camera a gas le toglie la vita.
Edith Stein, filosofa e santa. Nella sua vicenda umana è senza dubbio "poliedrica", in continua discussione con se
stessa, impegnata e attiva nel sociale (si adopera per promuovere il ruolo delle donne e per contrastare il partito nazista)
devota e abnegata nei suoi studi: l'obiettivo è trovare un ponte tra logica e mistica, una chiave di lettura unitaria della
realtà. Il suo capolavoro "Essere finito ed Essere eterno" è una sintesi molto precisa del suo pensiero, un pensiero che
diventa quasi carne, percepibile e concreto, in "Scientia Crucis" il suo ultimo libro, incompiuto, o forse semplicemente
"integrato" dal triste epilogo della camera a gas, una croce moderna che Edith affronta con fede, in contrasto con le
vuote e logicistiche ragioni di un genocidio senza precedenti.
Edith Stein è stata una nemica giurata del relativismo, una bandiera della verità come "assoluto"; nelle sue preghiere
chiedeva a Dio di tenere viva in lei la "sete di verità". Sono preghiere la cui risonanza resta assolutamente attuale.
Proprio Papa Ratzinger nel suo discorso alla Sapienza riprende il concetto di verità, un concetto che travarica il mero
sapere e diventa ottimistica ricerca del bene, ricerca verso la quale l'Università dovrebbe avere innata vocazione.
L'invito del Pontefice è quello di conservare l'inquietudine (sinonimo di sete) per la verità, non darla per scontata, non
credere di averla in tasca. Dire queste cose in un Università così importante, avrebbe sicuramente rappresentato un
notevole stimolo per tutti gli studenti che vogliono dare un senso a tanti affanni e problemi accademici, un senso che
non sia semplicemente superare esami e trovare un bell'impiego. Ecco che allora torna utile l'esempio (forse inimitabile)
di Edith Stein, una "studentessa" vita natural durante, fino alla morte e all'incontro con Dio, colui che secondo lei è
verità, conoscenza assoluta. Come detto il percorso non è stato facile, Edith Stein si è messa in gioco, ha affrontato crisi,
pregiudizi, persecuzioni senza mai perdere la sua libertà di spirito e l'apertura al mondo, all'ascolto. Precludersi la
possibilità di dare ascolto a chi ricerca la verità, significa chiudersi in una torre eburnea neanche tanto resistente,
poggiata su convinzioni e ragioni illogiche; significa essere pensiero debole che teme il confronto, significa essere
soltanto "qualcosa". Edith Stein ha dimostrato che si deve andare, si può andare oltre. La verità è la ricerca della verità.
Santa Teresa Benedetta della Croce ha riassunto questo concetto in una semplice frase "Se vuoi essere Tutto non
desiderare di essere qualcosa". Non c'è che dire...una bella risposta ai tanti relativismi del nostro tempo, un inno
all'universalità. Historia magistra vitae...dunque, è proprio vero.
Alfonso Balsamo
Movimento Studenti Cattolici
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