Nel pellegrinaggio di quest`anno tante occasioni per arricchire la fede
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Nel pellegrinaggio di quest`anno tante occasioni per arricchire la fede
RIFLESSIONE Nel pellegrinaggio di quest’anno tante occasioni per arricchire la fede di mons. Luigi Moretti assistente ecclesiastico nazionale ornando dal pellegrinaggio nazionale dell’Unitalsi ho voluto ringraziare il Signore per tutte le persone che ho incontrato in quelle splendide giornate trascorse a Lourdes. Ogni pellegrinaggio, anche quando si ripete di anno in anno, è sempre diverso da tutti i precedenti, non solo perché ha un tema diverso, ma soprattutto perché si incontrano e si conoscono delle persone nuove. Nuovi volti si aggiungono a quelli che già conosciamo, nuove storie di vita, nuovi contatti, nuovi auguri da scambiare con affetto e nostalgia in occasione del Natale. Ho ringraziato di vero cuore il Signore, perché sono stato a contatto con la vita vera. Una vita vera che, in tante famiglie, significa una croce quotidiana, eppure quanto si impara da chi convive con la croce! E’ un invito che faccio a noi tutti: cerchiamo di non perdere mai tutte le occasioni per far esperienza diretta della vita vera, incontriamoci tra persone, condividiamo la nostra vita, arricchiamoci condividendo la nostra fede. Può sembrare un invito particolare il mio, ma oggi più che mai rischiamo di perdere il senso della realtà, imbevuti come siamo dal mondo televisivo che ci fa credere di essere aggiornati su tutto in tempo reale. Quante famiglie ho incontrato, a Lourdes, completamente diverse da quelle che ci vengono presentate in televisione. Quante idee pulite, sane, ho ascoltato! Quanto altruismo, quanto desiderio di realizzare la propria vita attraverso il dono di se stessi. Sì, ho ammirato tante persone che realizzano veramente la loro felicità personale donandosi agli altri (i loro familiari innanzitutto) e non prendendo solo per se stessi. Questa di cui ho appena parlato è la vera vita “in diretta”, in cui tutto è “verissimo”, prendendo in prestito i titoli di certe trasmissioni di informazione ed intrattenimento che tanti di noi guardano nel pomeriggio dei giorni feriali… Quest’anno per me il pellegrinaggio nazionale a Lourdes ha assunto anche un connotato personale particolare. Sono stato chiamato dal Papa a guidare la Diocesi di Salerno, Campagna, Acerno. In quel momento mi sono sentito come un vero pellegrino: avrei dovuto lasciare una realtà ben conosciuta come la Diocesi di Roma per andare in una Diocesi di cui non sapevo nulla. Non ero mai stato a Salerno nemmeno come turista prima di allora e “rimettersi in gioco” non è stato così immediato, nessuno di noi è fatto di pietra, abbiamo tutti la necessità di sicurezze e di punti fermi anche solo per la nostra esistenza quotidiana. Il Signore, attraverso i fatti della nostra vita, spesso ci ricorda che il punto fermo è lui. Fidandoci di lui, della sua volontà, del suo disegno d’amore su di noi, possiamo trovare la gioia di fondo nella vita e la serenità con cui affrontare le piccole cose di ogni giorno. E’ proprio quello che vivo oggi nella città di Salerno ed in tutta la Diocesi, dove ho trovato tanto calore umano e tanta fede nel Signore Gesù. [email protected] 3 SPECIALE NAZIONALE Paura e speranza Il benvenuto del presidente nella celebrazione eucaristica B envenuti. Benvenuti al nostro pellegrinaggio Nazionale 2010 che abbiamo aperto con questa straordinaria celebrazione eucaristica. Vi do il benvenuto mio, dei vice Presidenti Nazionali, di tutti i Presidenti di sezione d’Italia, di tutti i nostri assistenti, del vice Assistente Nazionale, i responsabili, di Monsignor Moretti nostro Assistente Nazionale che ci raggiungerà domani. Benvenuti ai nostri amici ammalati, ai volontari, a tutti i pellegrini, ai sacerdoti, ai diaconi, ai seminaristi, insomma benvenuti davvero a tutti. Benvenuti a coloro, che hanno scelto il pellegrinaggio Nazionale dell’Unitalsi per vivere una esperienza di ricerca di Dio. Il cuore, il centro di questi giorni sarà ancora una volta Cristo Signore, morto e risorto, sommerso dalla sofferenza della Croce – come tanti nostri amici disabili, tanti nostri amici ammalati, come i nostri indimenticabili amici di Soverato che 10 anni fa hanno perso la vita mentre erano in vacanza insieme (ammalati e volontari). Cristo sommerso, ma non per sempre. Perchè questo è l’annuncio straordinario che ci ripeteremo in questi giorni carichi di stupore e di gratitudine. Siamo a volte sommersi dalla sofferenza, dalla preoccupazione per il futuro, dall’angoscia di un presente che ci sfugge. Siamo sommersi, ma non lo siamo per sempre. Siamo addolorati, ma non è questo il nostro destino. Siamo impauriti, ma c’è un uomo che salva, un uomo che è risorto un uomo che è presente qui, ora, sempre, per dare ad ogni nostro istante il valore e la gioia della vita. Ognuno di noi è arrivato a questo appuntamento portando con se la propria Croce, piccola o grande che sia. Ognuno di noi grida sulla Grotta di Massabielle il suo bisogno di speranza. Ma questa Croce – che quest’anno è centro del nostro cammino – risplende di questa speranza, e se il dolore, presenza ineluttabile nella nostra storia, personale e associativa, il dolore e la Croce sono il principio di vita e non di morte. Il Signore, Lui solo, Lui sempre, trasforma i nostri passi sbandati in cammino verso la gloria; a riempire il nostro tempo in questi giorni e i nostri incontri non saranno le strategie per il futuro dell’Unitalsi, ma sarà la strategia di Dio nei nostri confronti, il Suo Amore per ogni nostro respiro. È tempo di scegliere, se essere tiepidi custodi di una religiosità affannata che cerca di riempire col profumo di troppo incenso il vuoto di carità e di fraternità o diventare coraggiosi testimoni della tenerezza di Dio che costruisce pace, speranza e comunione per ogni uomo. È questo l’augurio che vi faccio aprendo per l’ultima volta il nostro pellegrinaggio Nazionale. Con grande gioia e gratitudine verso tutti, chiediamo a Dio la Sua forza, la Sua delicatezza, chiediamo a Dio la Sua tenerezza, il Suo perdono e la Sua gioia perchè ci sarà dato tutto in abbondanza.Vivete in pienezza questi giorni, nella serenità e nella pace. Ancora una volta. Pace. Sempre. Antonio Diella Presidente Nazionale [email protected] 4 MONS. GESTORI: RISCOPRIRE IL SEGNO DELLA CROCE “152 anni fa la storia di Lourdes inizio proprio cosi’, con il gesto della croce’’. Cosi’ mons. Gervasio Gestori, vescovo di San Benedetto del Tronto, ha salutato ieri sera i 13 mila pellegrini arrivati a Lourdes da ogni regione italiana per partecipare al pellegrinaggio nazionale dell’Unitalsi sul tema “Fare il segno della croce con Bernadette. I primi fedeli sono arrivati al santuario francese gia’ lunedi’, ma l’inaugurazione ufficiale del pellegrinaggio e’ avvenuta ieri sera, durante una funzione eucaristica celebrata nella Basilica sotterranea S.Pio X. Mons. Gestori ha sottolineato “l’importanza del segno della croce, comunione tra tutti i cattolici del mondo, di cui si dimentica spesso l’importanza e il significato; un gesto poco sentito che i fedeli dovrebbero riscoprire”. “Il segno della croce, ha aggiunto, “è il primo gesto, il primo insegnamento di Maria, che fa passare la paura alla giovane Bernadette per restituirle il coraggio. In questo pellegrinaggio nazionale dobbiamo vincere le paure per far crescere il coraggio”. “Ognuno di noi ha affermato il presidente nazionale dell’Unitalsi, Antonio Diella - e’ arrivato a questo appuntamento portando con se’ la propria croce, piccola o grande che sia. Ma il cuore, il centro di questi giorni, sarà ancora una volta Cristo Signore morto e risorto, immerso nella sofferenza sulla croce, come tanti numerosi bambini, come tanti numerosi amici ammalati, come i nostri indimenticabili 13 amici di Soverato, soci dell’Unitalsi, che 10 anni fa hanno perso la vita, a causa di un alluvione, mentre erano in vacanza insieme”. SPECIALE NAZIONALE A 6 Fede e carità Celebrata da Mons. Scanavino la Messa internazionale nche la nostra Chiesa rimane fedele al Vangelo, al mandato di Gesù: “Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni” (Mt 10,8). La sensibilità dell’Unitalsi per i malati è la fedeltà della Chiesa al costante impegno di Gesù per tutti gli infermi, che ha cercato di incontrare e di guarire. Non si può scindere la vocazione cristiana dalla preoccupazione per gli ammalati e dalla loro cura per la guarigione. Purtroppo la nostra fede continua ad essere debole: non riusciamo a far rivivere i “prodigi” della Chiesa di Pentecoste, nonostante continuiamo a distribuire la pienezza dello Spirito nel rito perenne della cresima. Ai nostri ragazzi assicuriamo la cresima, ma non riusciamo a convincerli che la pienezza dello Spirito è in relazione alla pienezza della carità, e questa si distingue in particolare per la cura degli ammalati. Continuiamo a “non capire”. Se ci si dice che dobbiamo dare noi da mangiare alla folla, perché non svenga per strada, continuiamo a rispondere come i discepoli: “Non abbiamo che pochi spiccioli, insufficienti per sfamare una moltitudine”. Se ci troviamo di fronte allo storpio che chiede l’elemosina, non dubitiamo neppure di avere quanto gli serve. Quando va bene, tiriamo fuori due spiccioli e proseguiamo il nostro cammino; non pensiamo neppure di avere a disposizione la stessa potenza guaritrice di Gesù, come Pietro dopo la Pentecoste: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina” (At 3,6). Accanto a una Chiesa così sfocata e formale, cerimoniosa, per fortuna ci sono anche dei cristiani ricchi di generosità e di attenzione ai più piccoli e ai più poveri; giovani e adulti che continuano a privilegiare gli ammalati, come faceva Gesù. Non riescono ancora a rovesciare il sistema; purtroppo il dio denaro la fa sempre da padrone, anche nel mondo della Sanità. Ma la testimonianza genuinamente evangelica vissuta nel nome di Gesù è come un piccolo seme che piano piano fa fermentare la massa. Ce l’ha confermato proprio domenica scorsa il profeta: “È una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà: Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede” (Ab 2,3-4). Hanno ragione questi barellieri, queste Dame, sempre pronti a sorridere e ad offrire sostegno, fatica, affetto, uno spaccato di Vangelo che continua nel tempo e nutre speranza e fiducia. Le disgrazie, i terremoti, come le malattie, non sono il volto di Dio, ma possono essere l’occasione anche favorevole per scoprire il volto di Dio nei terremotati e nei sofferenti; un’occasione di grazia per scoprire il senso della vita e della propria missione. Aiutiamo i nostri ragazzi ad incontrare e a curare gli ammalati, a spendere buona parte del loro tempo libero accanto a chi, nella solitudine, non vede più trascorrere il tempo e non sa più che cosa sia un sorriso. Il Vangelo, la vita cristiana, comincia e continua da qui. A Lourdes o a Loreto, come in ogni santuario mariano, la Madonna ci conferma la meraviglia di questo stile: si comincia con il segno della croce con Bernardetta, per dare poi tutto ciò che siamo e abbiamo in perfetta letizia, molto più contenti di quando pensavamo solo a organizzare pazzamente il nostro fine settimana. Grazie, Unitalsi. (dalla Voce) Mons. Giovanni Scanavino Vescovo di Orvieto-Todi [email protected] SPECIALE NAZIONALE U Città dei Progetti Uno “stand” per illustrare le iniziative dell’Unitalsi na città nella città: e’ quanto ha voluto ricreare l’Unitalsi - spiega il vicepresidente dell’associazione, Salvatore Pagliuca - allestendo a Lourdes “La città dei progetti”, un’area in cui raccontare le proprie attivita’ ai 13 mila pellegrini attesi in questi giorni al santuario. Si tratta di una serie di stand, che rimarranno aperti per tutta la durata del pellegrinaggio nazionale dell’associazione e che “potranno essere visitati per conoscere da vicino la realta’ unitalsiana”. “A chi ci fara’ visita - dice Pagliuca proporremo un excursus degli ultimi dieci anni di impegno quotidiano dell’associazione sul territorio. Oltre all’organizzazione dei pellegrinaggi, in questi anni abbiamo realizzato diversi progetti rivolti in particolar modo ai diversamente abili”. Tra i progetti in itinere realizzati dalle sottosezioni dell’Unitalsi, aggiunge Pagliuca, ci sono “Volere volare”, per permettere ai disabili di conseguire un brevetto di volo per aerei ultraleggeri, e “Computer in un batter d’occhi”: “Ai nostri soci con difficoltà - afferma il vice presidente dell’Unitalsi - forniamo un software inventato da un ingegnere informatico affetto da tetraparesi spastica. Questa nuova invenzione permette di comandare il mouse con il solo battito di ciglia: in questo modo chattare e mandare e-mail diventa facile per tutti”. Redazione [email protected] 7 SPECIALE NAZIONALE I 8 Musical La passione di Cristo proposta a migliaia di fedeli l tradizionale Pellegrinaggio Nazionale dell’Unitalsi a Lourdes di fine settembre quest’anno ha coinvolto in prima persona anche i giovani del Movimento Apostolico, che hanno rappresentato nella Chiesa di Santa Bernadette, la sacra rappresentazione “Meditando la Passione”, scritta, musicata e diretta da Cettina Marraffa. La delegazione del Movimento Apostolico è stata accompagnata dall’Arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, Mons. Antonio Ciliberti, che ha presieduto le celebrazioni nella Grotta con la recita del Santo Rosario e la Santa Messa. Presente anche il catanzarese don Vincenzo Custo che da anni svolge il ruolo di cappellano nel santuario di Lourdes. Tanta la commozione dei presenti che non si sono risparmiati di applaudire e fotografare le scene toccanti e suggestive dell’opera sacra, offerte da un cast non di attori professionisti, ma di persone impegnate nella società civile e nelle parrocchie. Dopo il saluto di don Gesualdo De Luca, assistente ecclesiastico della regione Calabria, è intervento il presidente nazionale dell’Unitalsi Antonio Diella, che ha espresso una profonda gratitudine al Movimento Apostolico per aver reso viva una pagina del vangelo con la meditazione sulla Croce a cui l’Unitalsi sempre guarda per trarne forza e vivere e sostenere i problemi e le difficoltà dei più bisognosi. A concludere la serata è stato Mons. Ciliberti che ha rivolto un paterno saluto a tutti i pellegrini, con un segno di particolare attenzione verso gli ammalati. ‘’Consentitemi - ha detto Mons. Ciliberti - di rivolgere un grazie al Signore il quale con l’onnipotenza del Suo spirito ha suscitato questo Movimento, che attraverso i suoi giovani ha riproposto questa sera, in maniera mirabile, il mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo. Vogliamo cogliere con questo messaggio una forza in più per poter testimoniare al mondo che Cristo è l’unico salvatore, ieri, oggi e sempre”. Per molti giovani e fedeli l’esperienza di Lourdes rimarrà una pagina memorabile per la propria vita, poiché oltre a visitare i luoghi di Santa Bernadette, hanno visto la sofferenza e la speranza presente nei volti di tanti ammalati che si affidano instancabilmente alla Vergine Maria per consolidare e perfezionare la propria vita cristiana. Oltre 14 mila i pellegrini provenienti da ogni regione d’Italia, assieme anche a numerosi vescovi, che hanno meditato sul tema pastorale “Fare il Segno della Croce con Bernadette”. Una tematica che è stata riletta dai giovani del Movimento Apostolico, che hanno proposto agli oltre sette mila fedeli, tra cui ammalati, volontari, medici e i bambini, un’opera di alto spessore spirituale con scene, melodie e meditazioni sul mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo. Un mistero di amore e di salvezza che l’autrice contempla con la finalità di aggregare i giovani nella Chiesa per renderli missionari di altri giovani alla scuola della Parola del Signore. È questa la missione che il Movimento Apostolico, sorto a Catanzaro il 3 novembre del 1979 tramite l’ispiratrice e fondatrice Maria Marino, porta a compimento “ricordando la Parola del Signore al mondo che l’ha dimenticata”, attirando tanti fedeli sulla via del bene, con una profonda rivitalizzazione delle parrocchie, dove si opera in obbedienza ai pastori. dalla Redazione [email protected] SPECIALE NAZIONALE L Messa alla Grotta Il Vangelo testimone di vita a vita cristiana non è fatta solo di vita interiore; certo la vita interiore è importante, la riflessione spirituale è fondamentale, però non può essere fine a se stessa: deve poi sfociare in un impegno serio, convinto, coraggioso. Deve essere testimonianza quando si tratta di affrontare l’aggressività di coloro che hanno condannato Gesù. Maria non sta più dietro le quinte, diventa protagonista, sfida tutti. Certo Lei è la Madre di questo, arruffa i popoli, di questo delinquente che deve essere condannato a morte che deve essere ucciso, non Le importa nulla, La contro corrente, affronta il giudizio negativo della gente, ed è ai piedi della Croce sino all’ultimo respiro. Probabilmente le persone che Le stavano più vicine avrebbero voluto portarLa via, avrebbero voluto risparmiarLe l’atroce dolore di vedere questa pagina di agonia, così lunga, così drammatica: invece è protagonista.Tutta la Sua vita interiore,in quel momento, prende corpo nella testimonianza di una vita totalmente compromessa dal mistero di Cristo Suo figlio. Le apparizioni sono un lungo cammino di interiorizzazione anche per Lei, certo molto più breve di quello di Maria, però porta nel cuore ciò che ha ascoltato e che ha visto. Anche Lei diventa il testimone, Lei è una fragile fanciulla, che è spaesata e che nessuno può fermare. La minacciano, cercano di intervenire presso la Sua famiglia. I grandi personaggi che le stanno di fronte avrebbero fatto fermare chiunque. Non mettono paura a questa giovane che da la testimonianza coraggiosa di ciò che ha visto, di ciò che ha ascoltato. E tutti dovranno convincersi che ciò che ha visto ed ascoltato è vero! Proprio per questa Sua vulnerabilità, confronto al Suo coraggio di andare contro corrente, qualcuno Le avrà sicuramente detto, ma lascia stare, forse ti sei sbagliata. Ma Lei aveva capito che questo messaggio non era per Lei ma era per il mondo. Allora vorrei che tutti noi imparassimo questa lezione. Certo dobbiamo crescere nella nostra vita interiore, ma dobbiamo combattere ogni forma di divismo, di spiritualismo fine a stesso. La nostra vita interiore si deve trasformare, e poi, se è ricca, se è profonda, se è matura, si deve realizzare in una testimonianza di vita contro corrente per portare al mondo il Vangelo. Da qui è partito questo messaggio: non possiamo chiuderlo nella nostra vita interiore, in una specie di devozionismo, che non produce nessun frutto per la diffusione del Regno di Dio. Ci sono troppo cristiani latitanti che, per paura di perdere la fede, se la tengono stretta, chiusa dentro al cuore come in una cassaforte e non hanno il coraggio di trasformarla in una testimonianza credibile. Questa è la grande sfida che oggi la Chiesa deve assumere. Noi dobbiamo proclamare il Vangelo, dobbiamo cioè trasformare il messaggio di Lourdes, in una comunicazione: l’unico salvatore per il mondo è Gesù Cristo. Ma ne siamo convinti davvero di questo? E qui è in gioco la nostra associazione, voi sapete molto bene quanto è in crisi lo stato sociale della nostra società italiana. Sembra andare in frantumi: gli anziani, gli ammalati, i portatori di handicap sono un peso, bisogna liberarsene al più presto. Allora noi con la nostra vita, con la nostra associazione, con il nostro carisma dobbiamo dire chiaramente che i deboli, i malati, gli anziani devono essere al centro dell’attenzione di tutta una società che non può contrabbandare un’assistenza paternalistica. Dobbiamo combattere la grande battaglia perchè la giustizia sociale non sia una favola, non sia uno slogan, ma un dato di fatto. È una grande sfida che l’Unitalsi assume oggi in questa società, dove spesso l’arroganza e la falsità regnano indisturbate. Perchè noi cristiani non abbiamo il coraggio di dire chiaramente in faccia a tutti che non si può contrabbandare la verità, non si possono calpestare diritti inalienabili dei deboli, degli ammalati, degli anziani. È una grande battaglia questa. Ma se noi avremo il coraggio di prenderlo qui in questo luogo, prendendo l’ispirazione per far diventare il messaggio di Lourdes un messaggio per il mondo, allora tutto cambierà. Dobbiamo credere alla azione dello Spirito allora ciascuno di noi può salvare il mondo, però ciascuno di noi può nella propria famiglia, nel proprio posto di lavoro, nelle proprie responsabilità, nei propri rapporti sociali può fare qualcosa per diffondere questo spirito nuovo. Che è lo spirito evangelico. Solo i poveri, i zoppi, gli stolti, i paralitici e i peccatori sono i privilegiati, ma se non crediamo a questo, allora anche i nostri pellegrinaggi serviranno a ben poco. Monsignor Alessandro Plotti [email protected] 9 SPECIALE NAZIONALE G Suor Hainia Tanta dolcezza per aiutare i piccoli ospiti di Casa Hogar li occhi scuri come la notte. La grazia dello sguardo che legge dentro a chi parla. Un sorriso, inno alla gioia e alla felicità. È suor Hainia, l’abbiamo conosciuta per quella capacità di essere lieve e profondissima, autentica. A Lourdes per partecipare al pellegrinaggio Nazionale ha testimoniato la realtà difficile in cui vivono i piccoli abitanti di Casa Hogar. Due anni fa a Betlemme curava insieme ad altre quattro sorelle quattordici bambini disabili abbandonati. L’opera che oggi svolge aumenta come il numero dei bambini che ospita Casa Hogar, salito a venti – ma vogliamo crescere ancora di più, per accogliere ancora più bambini – dice suor Hainia incontrata nei pressi della grotta di Lourdes, durante il pellegrinaggio Nazionale 2010. La struttura – spiega la giovane sorella appartenente all’ordine religioso del Verbo Incarnato - da diversi mesi sta subendo degli importanti lavori di ampliamento, per rendere ai bambini e alle sorelle una vita più dignitosa. Ma purtroppo la ristrutturazione della casa richiede tempi più lunghi del previsto, per consentire la ricostruzione delle fondamenta sulle quali si posava la struttura originaria. Suor Hainia, quando sarà pronta la nuova casa? Ci sono stati dei ritardi imprevisti, ma credo che entro Natale dovremmo tornare tutti sotto lo stesso tetto. Nella casa aumentano i bambini ma voi sorelle siete sempre cinque. Sì siamo sempre le stesse, ma la Provvidenza veramente non ci abbandona e ci aiuta e ci da 10 forza per sostenere questi bambini, i n tutte le nostre comunità, il numero delle sorelle è sempre basso, ma noi andiamo dove c’è più bisogno senza sapere niente. Al momento siamo cinque, poi vedremo. Per le strade di Betlemme si vedono sempre più bambini abbandonati. Il problema principale non è nel gesto dell’abbandono, ma perchè abbandonano. Queste madri sono costrette a lasciare i loro figli, perchè non c’è la fanno più a sostenerli, sono quasi obbligate. La situazione è complicata. In Palestina esiste un problema prima morale e poi economico. Non tutti i bambini sono stati completamente abbandonati, ma le famiglie hanno tanti problemi, per questo spesso i piccoli vengono tolti agli stessi genitori. La nostra struttura è stata pensata solo per ospitare bambine ma si sta valutando anche la possibilità di aprire le porte della casa anche ai maschietti e alle mamme malate, disabili o in difficoltà. Tutti sanno però come la società araba consideri la donna, un oggetto e in questo caso per assurdo è come se fosse una persona oggetto disabile. È uno dei problemi più difficili da affrontare per noi sorelle. Intanto i bambini della casa crescono, dopo che ne sarà di loro? Il progetto o l’idea è quella di riuscire ad agevolare la loro integrazione sociale, anche se sarà molto difficile ma ci proveremo. Massimiliano Fiore Caporedattore [email protected] SPECIALE NAZIONALE I Tutti uniti Un gruppo di volontari per preparare il pellegrinaggio n questi ultimi anni la preparazione del pellegrinaggio nazionale è stata affidata ad un gruppo di volontari – barellieri e dame – di volta in volta indicati dalle diverse sezioni, pronti ad incontrarsi nel corso dell’anno per approfondire il tema pastorale, pensare piccoli segni per le diverse celebrazioni, organizzare i diversi momenti… con l’unico scopo di vivere e far vivere al meglio a tutti i pellegrini la “bellezza dell’incontro” a Lourdes con Gesù, con Maria, con i fratelli! Nei giorni di presenza a Lourdes tutto questo diventa preghiera che si fa servizio e servizio che si fa preghiera! Si comincia sempre da un’esperienza forte di “servizio”: quest’anno, in particolare, si è trattato di piccoli lavori di sistemazione del giardino e di tinteggiatura alla casa dove suor Claudia accoglie, confidando unicamente nell’aiuto della Provvidenza, persone in difficoltà che non hanno un tetto… e questa esperienza ha avuto la sua conclusione naturale attorno alla mensa eucaristica: solo il “PANE” ci dà la forza di condividere nel servizio la nostra vita. E così, strada facendo, il gruppo si trasforma in “famiglia” e ti rendi conto come, nella nostra Associazione, la Sicilia confina con il Veneto e la Puglia con la Sardegna… ti rendi conto come non ci sia bisogno di “capi” ma unicamente di affrontare “insieme” con responsabilità ogni situazione, perché è l’unico modo per dimezzare le difficoltà e moltiplicare la gioia… ti rendi conto della bellezza di un cammino condiviso che rafforza vecchie amicizie e fa nascerne delle nuove… ti rendi conto della passione per la vita associativa che pervade tante persone… E poi… alla fine del pellegrinaggio dopo aver riscoperto la gioia delle lacrime che ti fanno sentire “piccolo” e “servo inutile” lasci la Grotta di Massabielle per tornare a casa, non già per ripensare nostalgicamente all’esperienza fatta, ma con il rinnovato impegno di trasformare il “cammino nazionale” nel “cammino locale” di casa tua, del tuo paese, della tua sottosezione… perché l’incontro con Gesù, Maria e i fratelli, vissuto in maniera speciale a Lourdes, possa ripetersi con la stessa intensità ogni giorno della tua vita. Giovanni Punzi Consigliere Nazionale [email protected] SPECIALE NAZIONALE Salute e soldi I ricchi si curano privatamente I poveri costretti a liste d’attesa Q Federico Baiocco Coordinatore Nazionale Medici Unitalsi 12 uando chiesi a Padre Gianpaolo Salvini (Gesuita, Direttore di Civiltà Cattolica) se secondo lui i ricchi hanno la possibilità di guarire prima, e di venire a parlarne a Lourdes al convegno che annualmente svolgiamo durante il pellegrinaggio nazionale dell’Unitalsi, mi rispose ribaltando la domanda se ne avevo dubbi. Ma il quesito per me non era quello del dubbio se ciò fosse vero, ma di analizzare il problema e se fosse possibile fare qualcosa, formalmente ed eticamente. Insieme a Padre Salvini sono intervenuti il ProfessorVittorino Andreoli, Psichiatra e Scrittore e Mons. Nicola Filippi al quale abbiamo affidato le conclusioni catechetiche che cerchiamo di portare a casa come patrimonio comune. Il diritto alla salute non è uguale al diritto alle cure, così come il diritto alle cure non è uguale al diritto di guarire. Non c’è Governo al mondo che non ponga questo punto nei propri programmi. Fa parte sia dell’idea dei diritti umani, sia dello sviluppo come viene oggi inteso. Ma è stata una conquista progressiva. Oggi la salute è un concetto essenzialmente dinamico, ed è vista come una condizione sine qua non dello sviluppo. A partire dal 1979 è anche la posizione che l’Assemblea Generale dell’Onu ha fatto propria, dichiarando che «lo sviluppo permette il miglioramento delle cure sanitarie e ne dipende largamente». Se questo concetto di sanità correlato a quello di sviluppo è ormai un valore acquisito, è altrettanto evidente che questo non si è ancora realizzato per tutti, non solo nei PVS, ma neppure in quelli avanzati. Vi è cioè una profonda disuguaglianza in proposito, sia a livello mondiale che nazionale. Le probabilità di contrarre alcuni tipi di malattia sono legate profondamente alla condizione socioeconomica della persona: questa espressione comprende sia la professione svolta, sia il reddito annuo, sia il grado di istruzione, sia il luogo di nascita. La speranza di vi- ta di un bambino è molto differente a seconda di dove nasce. Il divario tra Nord e Sud aumenta, anche se diminuisce la povertà assoluta. Ma è la povertà relativa che crea scontenti, anche nel campo della sanità. Il reddito dei Paesi ricchi nel 1980 era 60 volte più alto di quello dei Paesi più poveri. Oggi il distacco è raddoppiato, ma gli squilibri ci sono anche tra gli Stati ricchi. La ragione, spiegava ad esempio Silvio Garattini qualche anno fa, è molto semplice: «Il sistema sanitario non è equo. I ricchi sanno da quali medici andare, hanno più cultura e, grazie ai soldi, si possono permettere di pagare le visite, bypassando le liste d’attesa degli ospedali pubblici. I poveri sono costretti a stare in coda, aspettano troppo, non sono in grado di fare prevenzione, e così, alla fine, vengono pesantemente penalizzati». La lotta per una salute migliore, perciò, è anzitutto, o anche, una lotta contro la povertà, ma se la salute è sotto molti aspetti «un fatto sociale», può essere migliorata con l’azione dei governi che garantisca una migliore distribuzione delle risorse e a rendere più umane le condizioni di vita. È quindi una questione di solidarietà umana, di giustizia, ma anche un vantaggio economico: una società sana è evidentemente un vantaggio economico per l’intero Paese. Ma andando nello specifico della condizione di povertà o di ricchezza dobbiamo chiederci quale è la sensazione della malattia nel povero e nel ricco.Vi è una enorme differenza tra curare un corpo e un individuo, e nella maggior parte dei casi, il povero è considerato solo un corpo. Attualmente abbiamo una grande quantità di strumenti che ci aiutano nella nostra opera di operatori sanitari, ma se ci affidiamo solo a questi la cura sarà principalmente per gli organi e non per l’individuo. Solo se il sanitario riscopre tutte le sue capacità di avvicinare la persona sarà possibile dare l’attenzione all’uomo nella sua completez- za, non distinguendo più il povero dal ricco. Questa affermazione difficilmente può essere sempre percorsa in quanto i poveri esistono ancora e ne esistono tanti, intesi come coloro che non possiedono una soluzione ai propri bisogni primari, e di fronte a questo non possiamo restare indifferenti. Don Primo Mazzolari in una sua famosa omelia della settimana santa chiedeva di pregare non solo per Cristo ma principalmente per Giuda, per il povero, che se andiamo a cercare è anche dentro di noi. Dobbiamo essere coscienti che il povero esiste perché il ricco è troppo ricco, ed ecco che quindi il povero diventa sempre più trasparente, diventa il signor Nessuno, che non si nota proprio per la sua carenza totale, economica, di conoscenze, di cultura, di affetti. La misura dell’uomo non può essere solo il denaro, ma l’individuo che è, la persona, il singolo, senza le “decorazioni” che lo adornano. La malattia è grave in base non solo in senso oggettivo, ma anche in base al vissuto che l’individuo ha, per cui possiamo vivere una condizione di malattia percependola in realtà come una condizione di benessere, e la depressione viceversa può avere un effetto devastante nel determinismo della malattia stessa. Questo permette di introdurre il concetto di speranza, che dovrebbe accompagnarci nella nostra opera, cercando di diventare operatori sanitari di speranza. Cercare il sollievo e non la rassegnazione, la fiducia nell’uomo e la speranza in Dio, e questa valenza non distingue i poveri dai ricchi. La speranza non esime però dalla percezione del dolore, che ancora di più non distingue un individuo dagli altri; ecco che quindi oltre ad essere medici della speranza dobbiamo anche essere capaci di abitare nel dolore, che riunisce povertà e ricchezza, in una condizione che ci accomuna tutti, e di fronte al dolore tutte le nostre “decorazioni” cadono e resta nuovamente solo l’individuo. In una Società nella quale il “consumo” è una caratteristica costante i poveri, non consumando, sono un problema, ma in questo divenire consumistico diventano un problema anche gli anziani, i malati terminali; ma questo sistema non è più sostenibile. Diventa necessario, come operatori sanitari e come volontari ridiventare Profeti, nel senso di essere capaci, di rileggere la realtà con gli occhi di Dio, di Cristo, ipotizzando una fondamentale uguaglianza tra le persone, tra gli individui, nei quali cercare e trovare l’uomo.Vedere quindi nel malato, nei poveri ed anche nei ricchi solo la persona, intesa come essere dignitoso comunque bisognoso di rispetto ed attenzione nella malattia e nella salute. Federico Baiocco Coordinatore Nazionale Medici [email protected] xxx SPECIALE NAZIONALE Riconoscimento Lourdes, il Presidente Diella riceve la cittadinanza onoraria C 14 ittadinanza onoraria di Lourdes per il presidente dell’Unitalsi, Antonio Diella. In occasione del pellegrinaggio nazionale dell’associazione, il primo cittadino di Lourdes, Jean-Pierre Artiganave, ha insignito Diella dell’ “importante onorificenza”. La cerimonia - si legge in una nota dell’Unitalsi (Unione nazionale italiana per il trasporto degli ammalati a Lourdes e santuari internazionali) - si è tenuta all’Hotel de Ville, sede del Mairie, il Comune di Lourdes. “Antonio - ha detto Artiganave ri- volgendosi a un presidente - amico visibilmente emozionato e sorpreso – è una persona che prende come dovere quotidiano il servizio verso i malati, sia in qualità di presidente dell’Unitlasi sia, soprattutto, come uomo italiano impegnato a Lourdes. Non ho avuto nessun dubbio a riconoscergli la nazionalita’ francese, proprio per tutto quello che ha fatto come presidente dell’Unitalsi’’. [email protected] SPECIALE NAZIONALE Merenda italiana Gemellaggio di fraternità con i prodotti tipici regionali P ellegrinaggio e gemellaggio: prima di ripartire per l’Italia, i volontari dell’Unitalsi, in pellegrinaggio a Lourdes assieme a migliaia di persone, hanno voluto salutare i cittadini francesi con una merenda all’insegna del Made in Italy. Si è trattato di un momento conviviale, nel cuore della città, organizzato da tutte le sezioni dell’Unitalsi, che hanno allestito alcuni stand per offrire a tutti, pellegrini e autoctoni, prodotti tipici regionali. “E’ stato un momento di incontro - spiegano i volontari - di comunione e di festa fra i pellegrini della grande famiglia unitalsiana e diversi curiosi del posto. Un vero e proprio gemellaggio, un momento di gioiosa fraternità per dire grazie dell’accoglienza alla città di Lourdes”. [email protected] 15 SPECIALE NAZIONALE Testimonial Personaggi famosi a Lourdes carichi di fede Il flambeaux, processione serale che tradizionalmente conclude i pellegrinaggi, ha segnato il momento dove circa 13 mila pellegrini provenienti da tutta Italia si salutano prima di ripartire verso le proprie casa. Durante la celebrazione è stato dato spazio ai “testimonial” di questa edizione, persone note “per l’impegno e per la fede racchiusa in unico gesto, il ‘Segno della Croce”: da Carlo Castagna, l’uomo che nella strage di Erba ha perso moglie, figlia e nipote, all’atleta paraolimpica Giusy Versace; da Padre Giulio Albanese a Simona Aztori, la pittrice-ballerina nata senza arti superiori e arrivata a Lourdes assieme all’amica e collega Sabrina Brazzo, prima ballerina del teatro alla Scala. “Il momento più emozionante - raccontano alcuni volontari - sono state sicuramente le esibizioni del soprano Alba Manera e di Sabrina Brazzo, prima ballerina alla Scala di Milano e Simona Aztori, che insieme, ai piedi del Santuario, hanno ballato sulle note dell’Alleluia, davanti a milioni di pellegrini e ammalati”. È stato un grande pellegrinaggio, nel segno della Croce ancora una esperienza che ha trasmesso speranza, bellezza, dignita’ e gioia”. [email protected] 16 CARLO CASTAGNA Carlo Castagna testimone di perdono. Tra i 13 mila pellegrini a Lourdes con l’Unitalsi, c’era anche l’uomo che nel 2006 perse la moglie Paola, la figlia Raffaella e il nipotino Youssef nella strage di Erba. E’ già stato a Lourdes altre volte. Ora è tornato, dice, su invito di alcuni amici. A Lourdes come pellegrino, ma ammette, avrebbe “fatto volentieri anche il barelliere”. “Anche un misero come me – racconta Castagna, ricordando il dramma vissuto – e’ riuscito a trovare la via dell’amore e a uscire dal massimo del dolore. Nella fede ho trovato il crick, il pilastro su cui appoggiarmi per trovare sostegno”. Perdonando, sottolinea, “non ho fatto nulla di straordinario: ho messo in atto la legge del perdono, era doveroso farlo”. E aggiunge “bisogna pregare perchè anche le persone che mi hanno colpito un patrimonio affettivo insostituibile trovino la strada del pentimento”. Sull’esperienza a Lourdes, Castagna afferma: “il tema della sofferenza ci aiuta a superare le difficoltà. Ridimensiona i problemi. Sono venuto qui come pellegrino, ma avrei fatto volentieri anche il barelliere assieme a tutti questi volontari, così disposti al servizio”. “ogni tanto, se ce la faccio confessa - accompagno anche qualche amico in car“La malattia si può vincere nel momento in cui ci si può rozzina”. sentire utili per gli altri”. Ne è convinta Giusy Versace, atleE’ al seguito della seziota paraolimpica, detentrice del titolo italiano nei 100 metri. ne calabrese dell’Unitalsi, La trentaduenne, con un cognome di peso nel mondo delche “mi ha accolta, come si la moda (suo padre, Alfredo, e’ cugino di Gianni, Donatella fa in una grande famiglia: e Santo), ha perso gli arti inferiori in un incidente, accadudopo l’incidente - racconta, to nel 2005. Dal 2007 è volontaria per l’Unitalsi e ha ofspiegando il suo avvicinaferto il suo aiuto a Lourdes in occasione del pellegrinaggio mento a Lourdes - ho pronazionale. Ma a differenza degli anni passati, quest’anno ol- messo che se avessi ripreso a camminare sarei venuta a tre a dare una mano, ha avuto anche il compito di portare ringraziare la Madonna a Lourdes. la sua testimonianza di riscatto dalla malattia ai 13 mila pelL’anno dopo ho mantenuto la promessa e dal 2007 ci legrini presenti al Santuario. torno come volontaria: il mio obiettivo è dare una mano a A chi la incontra Giusy ribadisce che il vero motore del chi soffre e con l’Unitalsi ho scoperto che per farlo basta corpo “non sono le gambe, ma il cuore e la testa, con cui a volte anche un sorriso. posso andare ovunque. Nella vita si può venir investiti da Durante i pellegrinaggi ho incontrato persone che eventi grandi, ma è importante che la tragedia si trasformi combattono contro il dolore e che mi hanno fatto rifletin qualcosa di utile per gli altri”. tere molto, Lourdes mi ha aiutato nella ricerca del mio Giusy ha prestato servizio alla mensa dei pellegrini, e equilibrio mentale”. GIUSY VERSACE pellegrini che la riconoscono tra le vie di Lourdes racconta – “sono contenti “Sono venuta qui a dire grazie alla vita, perchè la mia vidi incontrarmi e scambiare ta è un miracolo”. Simona Atzori, la ballerina-pittrice trenqualche parola”. Neanche taseienne nata senza gli arti superiori, e’ una delle “testil’etoile della Scala passa monial” del pellegrinaggio nazionale dell’Unitalsi a Lourdes. inosservata. Per la Brazzo E in questa avventura ha coinvolto anche l’amica e collega, l’avventura con l’Unitalsi è prima ballerina del teatro alla Scala, Sabrina Brazzo. “E’ la stato “un regalo inaspettaprima volta che vengo a Lourdes - confessa Simona - è un to: era da tempo che volegrande piacere, sto vivendo un’emozione fortissima che vo venirci - ammette - ma voglio condividere con tutte le persone che sto incon- con i ritmi serrati della mia professione non ero mai riutrando e con la loro serenità”. La testimonial è stata a scita a far coincidere i tempi. Quando Simona mi ha detto Lourdes per ricordare “la bellezza della vita: davanti alle di- che sarei potuta partire con l’Unitalsi per me é stata una versità’ che abbiamo, la vita comunque ha un senso. Un fortuna”. Sabrina è qui, come pellegrina, sottolinea sorrisenso che trasmetto attraverso la danza e la pittura”. E i dendo, “perchè anche le ballerine hanno fede”. SIMONA ATZORI 17 SPECIALE NAZIONALE C 18 Flambeaux Diella: lascio la Presidenza e la responsabilità ma non l’impegno e la fede nel Signore Gesù arissimi amici, domani già alcuni pellegrinaggi saranno in partenza e allora, come abbiamo fatto in questi anni è arrivato il momento di tirare le somme di questo pellegrinaggio che non è ancora terminato eppure è già storia della Associazione. Ma prima abbiamo insieme un “compito di gioia”: ringraziare e festeggiare due amici: Monsignor Luigi Moretti, nostro Assistente Nazionale che è stato chiamato dal Santo Padre a guidare una diocesi grande come quella di Salerno-Campagna-Acerno. E Monsignor Vasco Bertelli, nostro amico da tantissimo tempo, che festeggia il suo 25 anniversario di ordinazione episcopale. Grazie, con l’affetto di tutta l’Associazione. Stasera non è facile, non è affatto facile. Il tempo è passato velocemente, molto velocemente. Allora abbiamo vissuto insieme ancora una volta una esperienza bellissima di pellegrinaggio; abbiamo sentito la Croce del Signore al centro dei nostri pensieri, delle nostre preghiere, delle nostre speranze. Dobbiamo continuare a vivere questa esperienza nel mondo, nel nostro mondo, lì dove viviamo, dove lavoriamo, soffriamo e preghiamo. Per questo è l’unica salvezza possibile e vera. E dobbiamo continuare a credere nell’Unitalsi. Per vivere una esperienza di gioia e senza rincorrere la tentazione del potere e quella personale indispensabilità, non basta essere nella Associazione Unitalsi: bisogna amare l’Associazione. Bisogna sentire l’associazione come luogo familiare della vita, il luogo dove il cuore si riempie, la solitudine si trasforma in compagnia, il dolore è condiviso. E dove tutto il resto vale di meno, molto di meno. È per questo che stasera dobbiamo riscoprirci tutti insieme carichi di sogni. Di sogni, non di illusioni. Carichi del desiderio di pensare ad un presente e ad un futuro nuovi per ciascuno di noi e per la Associazione. È quello che desidero innanzitutto per me; il sogno della giovinezza – fare della comunione l’espressione più matura e coinvolgente della mia fede – è ancora lì, nel mio cuore, intatto e splendido come lo era all’inizio, insieme ai volti carissimi degli amici di sempre a cui affiderei senza esitazione la mia vita, degli amici (tanti ammalati e tanti volontari) che non ci sono più, e agli amici di questi anni di responsabilità, dai quali ho imparato a consegnare e condividere preoccupazioni, progetti ed amicizie. Dopo dieci anni come Presidente Nazionale – come previsto dallo Statuto – nei prossimi mesi l’Associazione eleggerà un nuovo Presidente Nazionale, e come me tanti responsabili di sezione e di sottosezione dovranno lasciare il loro servizio di responsabilità. Si lascia la responsabilità, non l’impegno di carità nella Associazione. Si lascia una responsabilità, non la fede nel Signore Gesù. Anche questa sera guardandovi tutti insieme in questa piazza ho risentito la stessa emozione di questi anni, questi sono i “miei”. Non la mia proprietà, non persone alle quali proporre storie illustrate di carità, nuovi costruttori, ma quelli ai quali dovrò rendere conto della responsabilità ricevuta. Ed oggi come dieci anni fa sento nel cuore la frase del Signore:“i poveri (i malati) li avete sempre con voi”, non una parola di condanna, ma l’individuazione di un destino per me, i poveri ed i malati, sempre. I deboli, sempre. I piccoli, sempre. Sarà ancora la mia vita, la nostra vita, la vita di chi ha scelto Gesù Cristo e solo Lui: cercare “gli invisibili”, i dimenticati, i tanti Lazzaro che ci sono drammaticamente vicini e che continua- no a non vedere sulla soglia delle nostre case, delle nostre sedi associative. Lì Signore, ti verrà a cercare. Lì Signore, ti verremo a servire. Lì Signore, proprio lì, nella solitudine del dolore invisibile della società, lì Signore ti verremmo ad incontrare. Questo continuerà ad essere l’impegno mio. Nostro della Associazione: cercheremo di essere comunione, per costruire giustizia, ci consumeremo perchè la sua dignità e verità, per chi “ha perso il passo”, per chi è senza difesa e senza speranza. E gli amici che verranno saranno altrettanto belli, anzi di più: è il Signore che agisce, che pianta, che sollecita. Ci saranno nuovi Presidenti, per nuove esplosioni di carità e di vita. E l’Unitalsi resterà l’Unitalsi, noi di più. Sarà la gioia a testimoniare a ciascuno di noi che il cammino è quello giusto. Sarà la fraternità tra noi a essere il segno che il cammino prosegue.A tutti voi, ad uno ad uno, a cominciare dagli ammalati, a tutti voi, ad uno ad uno, il mio grazie per tutti questi anni e per questo pellegrinaggio.A tutti voi, ad uno ad uno, il nostro grazie. Permettetemi di far risuonare in questo momento ancora una volta il saluto di questi anni. A tutti. Pace. Sempre Buon ritorno a casa. [email protected] 19 PREGHIERA Tema pastorale di Mons. Luigi Marrucci Vice Assistente Nazionale A 20 il Padre nostro presente nella nostra vita quotidiana vvicinarci come figli a Dio e metterci in relazione con Lui-Padre, non è da tutte le persone. Occorre aver percorso un cammino di fede che ci da la consapevolezza di essere “figli nel Figlio” e perciò capaci di cogliere questo aspetto fondamentale della rivelazione cristiana.Tanto più urgente oggi, in quanto la società post-moderna ha perduto il concetto di paternità, favorendo tipologie diverse di “famiglia” o relegando in secondo piano la famiglia tradizionale in cui padre e madre diventano optional dal momento che unico punto di riferimento è il “soggetto”, la “persona”. Cosa significa allora dire “Padre”per la nostra vita quotidiana? Significa che non siamo mai, assolutamente mai orfani, smarriti, abbandonati alle forze e ai condizionamenti di questo mondo. Abbiamo una risorsa, abbiamo un’origine fuori dello spaziotempo. Questo universo apparentemente illimitato - ma il tempo ha avuto inizio con il “big bang”, ma lo spazio è ricurvo, contenuto, afferma Einstein - ha il proprio ambito nella parola, nel soffio, nell’amore del Padre.Tutto scaturisce dalla Sua Parola che chiama, per cui gli uomini possono amarLo personalmente, rispondergLi coscientemente, e questo legame personale con il Padre, è più nobile e più grande del mondo intero. Per aiutarci in questa ricerca o riappropriazione del nostro essere figli nei confronti di Dio, il santuario di Lourdes ci offre l’opportunità di una riflessione e di una preghiera su Dio, nostro Padre. La meditazione si concentra prevalentemente sul “Padre nostro”, la preghiera che Gesù ha insegnato ai discepoli, ai quali indica non tanto una formula da recitare quanto un modo di parlare con Lui e quindi offre un canovaccio di rapporto relazionale orante.Tenendo presenti questi aspetti, la presidenza nazionale dell’associazione ecclesiale UNITALSI ha predisposto quattro schede bibliche per aiutare i soci e i pellegrini a ripercorrere il cammino interiore.La prima scheda ci presenta il Desiderio della preghiera attraverso il testo biblico di Gv 7,37-38; la seconda ci invita a metterci alla Scuola del Maestro con due passaggi del vangelo di Luca 11,1 e 11,9; la terza scheda si concentra sulla preghiera del Padre nostro secondo la duplice versione redazionale di Matteo 6,9-13 e Luca 11,2-4: è la scheda centrale che occupa anche uno spazio abbondante ed è quella più sviluppata; infine la quarta ci fa riflettere sul rapporto Preghiera e servizio attraverso i vangeli di Luca 10,38-42 e di Giovanni 13,1-5: una preghiera che non diventa palestra d’amore concreto è parola vuota e insignificante, formula senza vita, così come un servizio ai fratelli che non attinge dal colloquio con Dio, risulta spesso pura filantropia che può sfociare in gelosia, competitività, fariseismo. Ogni scheda è divisa in tre parti: c’è innanzitutto la lettura del testo biblico, una lectio divina; vi sono poi delle domande che aiutano la introspezione, il “guardarci dentro”, denominate linee d’attualizzazione; infine vengono presentati dei testi di autori contemporanei o recentemente scomparsi, ma da tutti conosciuti, che aiutano la riflessione e la preghiera. Nel Padre nostro, dono di Gesù ai suoi discepoli, è raccolta anche tutta la ricchezza liturgica della Chiesa, l’intero suo patrimonio ascetico e spirituale, segno del nostro incontro con Cristo e della nostra vita in Lui. “E …lo Spirito del suo Figlio, grida: «Abbà! Padre!». Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio” (Gal 4.6-7) [email protected] SALUS Nostalgia di E.B. L Pellegrinaggi finiti, tante novità per vivere Lourdes in inverno a stagione dei pellegrinaggi sta per finire e già ci assale la nostalgia di Lourdes, il desiderio di tornarci e di rivivere quell’atmosfera unica di serenità. Per questo, per farvi sentire meno lontani, abbiamo pensato di dedicare una pagina a Lourdes a partire da questo numero. Cercheremo di informarvi di tutte le novità che riguardano la nostra Associazione, ma anche delle attività del Santuario che non si fermano mai anche durante l’inverno. L’anno 2010 ha portato grandi novità nei pellegrinaggi unitalsiani a Lourdes, a partire dalle nuove acquisizioni di alloggi per i volontari e i pellegrini: l’hotel La Source, il Florance e il Maris Stella, questi ultimi due destinati alle quote fraternità. Non sempre e non tutto è stato perfetto, i lavori di ristrutturazione sono stati effettuati molto velocemente per permettere l’apertura all’inizio della stagione e sicuramente sono ancora da completare. Se ci sono stati dei piccoli problemi, vi chiediamo scusa e domandiamo la vostra comprensione; il prossimo anno tutti i lavori saranno completati e speriamo, come è nostro desidero, di potervi far sentire come a casa vostra. Stiamo anche ristrutturando il nostro sito internet nel quale vi aggiorneremo puntualmente su tutte le notizie che riguardano Lourdes. Attualmente, la novità più eclatante riguarda il progetto dello spostamento delle piscine, fortemente voluto dal vescovo Perrier per poter dirottare l’ininterrotto passaggio davanti alla Grotta che spesso disturba il raccoglimento e la preghiera dei fedeli. Già qualche anno fa era stato creato a questo scopo nella prateria il ”cammino dell’acqua”, un percorso lungo nove fontane alimentate dall’acqua della sorgente dove il pellegrino poteva compiere gli stessi gesti di purificazione e il rinnovo delle promesse del battesimo. Non sempre i pellegrini hanno colto questo invito e hanno continuato ad affollare le zone vicino alla Grotta per riempire i loro recipienti e lavarsi il viso, creando una notevole confusione e disturbando il raccoglimento di chi sosta davanti alla Grotta in preghiera. Proprio per questo il vescovo Perrier ha pensato di spostare l’area delle piscine dall’altra parte del Gave e di cambiare anche le modalità del bagno, per decongestionare l’area della Grotta e dare al bagno il suo significato più autentico: un gesto di purificazione e una promessa di rinnovamento. Naturalmente, come tutti i cambiamenti, anche questo non è stato accolto senza proteste, soprattutto da parte di chi è tenacemente attaccato alle tradizioni e rifiuta a priori ogni tentativo di rinnovamento. Il Vescovo, comunque, prosegue per la sua strada. Il Santuario è già da tempo proiettato verso l’approfondimento del tema pastorale del 2011, “Pregare il Padre Nostro con Bernadette”; un convegno su questo tema si terrà a Lourdes nei giorni 10, 11 e 12 novembre, con la collaborazione della facoltà teologica cattolica di Strasburgo. Le iscrizioni sono aperte a tutti, si possono avere informazioni più dettagliate scrivendo una mail a [email protected]. Infine, qualche notizia sulla nostra amata Grotta. Le intemperie e il passare del tempo non risparmiano quelle rocce che amiamo tanto toccare. Nel corso dell’inverno saranno effettuati lavori di consolidamento e messa in sicurezza con la massima attenzione a lasciare inalterato l’aspetto estetico e il meraviglioso equilibribio di integrazione con l’ambiente. In conclusione, in ogni numero cercheremo di raccontarvi cio’ che accade a Lourdes, le nostre attività e quelle del Santuario, in modo che possiate sentirvi sempre vicini in attesa del prossimo pellegrinaggio. [email protected] 21 POMPEI Sollievo di M. F. E 22 Pellegrinaggio nazionale per alleviare il dolore rano più di 2000 gli unitalsiani giunti a Pompei, assieme ai molti disabili e ammalati, per vivere l’ottava edizione del pellegrinaggio nazionale. L’Unitalsi riunita nel piazzale “Beato Giovanni XXIII nel Santuario Bartolo Longo è stata accolta dall’Arcivescovo della città mariana, Mons. Carlo Liberati, che ha elogiato i volontari per l’opera che svolgono invitando tutti a raggiungere Pompei, perchè “qui siete a casa vostra, qui dove da più di cento anni si cerca di alleviare il dolore degli ultimi e degli abbandonati”. Il pellegrinaggio è stato guidato spiritualmente dagli assistenti ecclesiastici nazionali, Monsignor Luigi Moretti e Monsignor Luigi Marrucci e dal vice Presidente nazionale Salvatore Pagliuca e dal Presidente della sezione campana, Francesco La Palombara. L’incontro con la Madonna di Pompei chiude la stagione dei pellegrinaggi dell’Unitalsi. Un anno particolare, come ha ricordato il vice presidente nazionale Salvatore Pagliuca nel suo saluto ai fedeli presenti nel Santuario, viste le prossime elezioni di rinnovo delle cariche nazionali, sezionali e sottosezionali dell’Associazioni. “L’Unitalsi - dice Pagliuca vuole continuare a camminare unita, vuole essere in pellegrinaggio nella vita per riscoprire la bellezza della gente di Dio e vuole di essere quotidiano compagno di viaggio degli ultimi, di chi soffre e di chi è solo. Il vice presidente nazionale ha sottolinato come la responsabilità all’interno di una associazione deve essere vista sempre come un servizio. Dopo la preghiera del Rosario è stata celebrata la funzione eucaristica presieduta dall’assistente ecclesiastico nazionale, Mons. Luigi Moretti Arcivescovo di Salerno-CampagnaAcerno, che, nell’omelia, ha pregato affinchè “Maria ci faccia comprendere che l’incontro con Gesù non è un momento come un altro, che ci scivola addosso, ma deve essere un tempo di salvezza, che ci cambia il cuore. Cristo, davanti alla morte, non si tira indietro, ma l’affronta e vince, così, la morte. Egli oggi chiede a noi di imitarlo. Così facendo anche quello che può sembrare un momento negativo, da buttare via, può diventare invece ricchezza di vita”. Agli ammalati e disabili in preghiera ai piedi del sagrato ha ricordato che: “il volto di Gesù si fa presente nel volto degli ammalati. E per questo che ogni volta che fate qualcosa per alleviare le loro sofferenze, lo avete fatto a Lui”. Terminata la celebrazione eucaristica, nel pomeriggio più di trecento disabili hanno visitato gli scavi di Pompei, grazie ad un percorso studiato appositamente per persone con ridotte capacità motorie. La Soprintendenza archeologica ha, inoltre messo a disposizione dieci ingressi per l’itinerario notturno “Le lune di Pompei”, al quale hanno partecipato alcuni soci dell’Unitalsi. La processione eucaristica del pomeriggio e la fiaccolata serale ispirata alla pace universale hanno concluso l’ottava edizione del pellegrinaggio nazionale a Pompei. [email protected] 23 COMPUTER Click per disabili di Simone Soria C 24 Creato un software adattabile alle capacità motorie redo che ognuno di noi abbia un fine da perseguire nella vita; non importa che essa doni un fisico perfetto o che costringa ad una sedia a rotelle, con difficoltà o meno nel parlare, ma certamente offre ad ogni persona la possibilità di esser unica e di assu progetto di Dio. Un mere un ruolo ben preciso nel Dio spesso incomprensibile, accusato di ogni ingiu- stizia, ma che offre l’opportunità di realizzarsi e di es ser vivi nonostante tutto, com’è successo a me. Mi chiamo Simone Soria, nacqui nel febbraio del 1979 affetto da tetrapresi spastica grave, dovuta ad un parto ritardato. Non cammino, non controllo né braccia né mani, parlo male, eppure ho una famiglia, tanti amici, una fidanzata, una laurea prestigiosa presa nel 2004 ed un lavoro importante: tutto questo a dispetto della scienza, secondo la quale avrei dovuto vivere solo 2 mesi. Evidentemente “lassù qualcuno mi ama”: l’ho sempre pensato, ma un’ulteriore conferma l’ho avuta 3 anni fa quando sono guarito da un tumore, dopo aver pregato la Madonna durante un pellegrinaggio al santuario di Fiorano Modenese. Fin dall’asilo vissi insieme ai miei coetanei, quasi dimenticando la mia disabilità, fino al punto di giocare con loro a pallone facendo il portiere in una porta che mi costruivano su misura. Cadevo parecchie volte e prendevo moltissime pallonate in faccia, però sono ancora vivo! Oggi mi accorgo che quegli anni furono fondamentali per la mia integrazione sociale: infatti nella mia vita studentesca, professionale e lavorativa sono sempre stato in mezzo agli altri, cavandomela in ogni situazione anche senza il supporto istituzionale.Alle elementari ho poi iniziato ad usare il computer in modo autonomo tramite un ausilio informatico che mi permetteva di digitare la tastiera. Grazie a questo strumento rudimentale ho terminato gli studi e mi sono inventato un lavoro, mettendo il mio handicap in secondo piano ed al servizio degli altri. Il mio handicap non è motivo di disuguaglianza ed emarginazione grazie non solo al mio ausilio, ma soprattutto grazie alla mia famiglia che con amore non ha mai nascosto al mondo la mia disabilità, come purtroppo accade in molte altre realtà; in questo modo ho trovato gli amici e la fede che mi sostengono in ogni momento. Credo di aver capito, almeno in parte, quale sia il progetto di Dio per me: infatti quando nel 2003 dovetti scegliere il tema della mia tesi, si incastrarono assieme due avvenimenti che penso difficilmente possano essere considerati casuali: nell’arco di poche ore un docente universitario mi coinvolse in un suo progetto rivolto a disabili ed incontrai una persona interessata ad avviare un’attività lavorativa rivolta a portatori di handicap. Questi due avvenimenti, uniti al fatto che sono una delle poche persone disabili laureate in ingegneria informatica, mi hanno convinto che il mio ruolo nel progetto di Dio sia quello di aiutare le persone più sfortunate di me ad integrarsi nella società, attraverso l’ideazione e lo sviluppo di nuovi ausili informatici. Questa è stata finora la mia professione principale: ho sviluppato FaceMOUSE ed altri software, che adattandosi alle capacità motorie e intellettive della persona gli permette di scrivere, comunicare ed utilizzare il computer. In questo modo la persona è valorizzata e integrata nella società, nonostante il proprio handicap per cui sarebbe emarginata. Da cinque anni metto le mie competenze a disposizione dei disabili e delle loro famiglie cercando di andare al di là delle diagnosi mediche o dei pregiudizi, senza escludere a priori alcuna ipotesi: questo mio metodo di lavoro è innovativo rispetto a quello che solitamente usano gli altri esperti nella disabilità e spesso fa emergere potenzialità della persona nemmeno immaginate. Credo d’avere degli strumenti ed una metodologia di lavoro rivoluzionaria, che davvero può risolvere i problemi di tante persone al mondo e cambiare l’approccio alla disabilità motoria grave. Sento il dovere di raggiungere quante più disabili possibili e di trasmettere la mia metodologia a persone di buona volontà, che a loro volta possano utilizzare i miei strumenti applicando una filosofia simile alla mia. Ringrazio quindi l’Unitalsi per avermi coinvolto nel progetto di fornire ausili a circa 50 associati, per permettere loro di accedere al computer ed a internet; una volta tanto anche in Italia posso offrire il mio lavoro. La vita per me è un dono e merita di essere vissuta al meglio, nonostante l’handicap. [email protected] Abruzzese Vico della Luna, 23 - TERAMO 64100 (TE) tel. 0861.245169 - fax 0861.245349 e-mail [email protected] www.unitalsiabruzzese.it romAnA lAziAle Via Luigi Lilio, 62 - ROMA 00142 (RM) tel. 06.51955963 - fax 06.51955964 e-mail [email protected] sArdA nord Via Taramelli, 18 - SASSARI 07100 (SS) CAlAbrese via Italia, 22E - REGGIO CALABRIA 89122 (RC) tel. 079.291032 - fax 079.290821 e-mail [email protected] tel. 0965.42550 - fax 0965.43828 e-mail [email protected] sArdA sud Via Fara, 19 - CAGLIARI 09100 (CA) CAmpAnA tel. 070.652708 - fax 070.652708 via Costantinopoli, 122 - NAPOLI 80138 (NA) e-mail [email protected] tel. 081.444483 - fax 081.440858 e-mail [email protected] siCiliAnA oCCidentAle Via Sammartino, 118 - PALERMO 90141 (PA) emiliAno romAgnolA tel. 091.347998 - fax 091.348835 via Irma Bandiera, 22 - BOLOGNA 40134 (BO) e-mail [email protected] tel. 051.436260 - fax 051.436371 e-mail [email protected] siCiliAnA orientAle e-mail [email protected] Via Cifali, 156 - CATANIA 95125 (CT) sito internet www.unitalsiemiliaromagna.it tel. 095.359690 - fax 095.359050 e-mail [email protected] ligure via Assarotti, 44 - GENOVA 16122 (GE) tosCAnA tel. 010.811782 - fax 010.8311466 Via dello Studio, 1 - FIRENZE 50122 (FI) e-mail [email protected] tel. 055.2398015 - fax 055.2381862 e-mail [email protected] lombArdA via Labus, 15 - MILANO 20147 (MI) trivenetA tel. 02.4121176 - fax 02.41271497 Via M. Sasso, 1 - BASSANO DEL GRAPPA 36061 (VI) e-mail [email protected] tel. 0424.503859 - fax 0424.500558 sito internet www.unitalsilombarda.it e-mail [email protected] luCAnA via Ciccotti, 31/a - POTENZA 85100 (PZ) tel. e fax 0971.444301 e-mail [email protected] sito internet www.unitalsisezionelucana.it mArChigiAnA Piazza della Madonna c.p. 127 LORETO 60025 (AN) Tel. 071 75 01 462 Fax 071 75 04 950 e-mail: [email protected] www.unitalsimarche.it molisAnA Via Piave, 99 - CAMPOBASSO 86100 (CB) tel. 0874.685729 - fax 0874.484173 e-mail [email protected] piemontese Piazza Peyron, 5/b - TORINO 10123 (TO) tel. 011.488400 - fax 011.489185 e-mail [email protected] www.unitalsipiemonte.it umbrA Via Campo di Marte, 4/Q - PERUGIA 06100 (PG) tel. 075.5004152 - fax 075.5004152 e-mail [email protected] IN QUESTO NUMERO Sora p. 26-27 Reggio Emilia 28 Ragusa 29 Milano 30 L’Aquilia 31 Perugia 32 Foggia 33 u.s.t.A.l. V.U. Da Piandello, 10 - 47031 Domagnano (RSM) tel. 0549.903378 u.m.t.A.l. Strada Federico, 6 - Valletta - Malta tel. 00356.225303 d.u.n.i.t.A.l. Heussallee 14 53113 Bonn tel. +49 228 926833-22 fax +49 228 926833-23 mail: [email protected] www.dunital.eu pugliese via Diomede Fresa, 4 - BARI 70126 (BA) tel. 080.5461406 - fax 080.5529134 e-mail [email protected] sito internet www.unitalsipugliese.it 25 SORA di Franco Natale Mariani In Terra Santa con i malati: superate tante difficoltà Presidente sottosezione Sora L 26 a sottosezione Unitalsi di Sora, superando le perplessità di alcuni, ha finalmente effettuato il suo pellegrinaggio in Terra Santa portandovi anche alcuni ammalati. Le difficoltà da affrontare non sono state poche.Al pullman non adeguato bisogna aggiungere le innumerevoli barriere nei luoghi di culto, le irte salite, le ripide discese, le scalinate irregolari ed a chiocciola , le lunghe distanze da un luogo all’altro e, soprattutto tanto caldo. Eppure, al termine del pellegrinaggio, non è la grande fatica sopportata a dispiacerci, ma i no che sono stati detti ad altri amici della prima fila che pure avevano espresso il desiderio di visitare la Terra Santa. Da qui l’impegno di organizzare, il più presto possibile, un altro pellegrinaggio in quelle stupende terre per portarvi quanti più disabili possibile. A tale scopo porremo in essere iniziative per creare un fondo da cui attingere e favorire così la partecipazione di tanti giovani volontari che, con la loro forza ed il loro entusiasmo, consentiranno la partecipazione di più persone ammalate. Siamo partiti, da Sora, mercoledì 13 ottobre ed a Roma Fiumicino ci siamo incontrati con Domenico Sinisi che ci ha brillantemente seguito per tutto il Pellegrinaggio. Espletate le arie formalità, l’aereo è decollato per Tel Aviv dove siamo stati accolti dalla guida Nadir, un cristiano palestinese colto, preparato e capace. Partiti con un pullman, alla volta Haifa abbiamo celebrato, presso la Grotta di Elia, sul Monte Carmelo, la S. Messa di apertura del Pellegrinaggio, presieduta da un emozionato Don Pasqualino e con omelia e prima catechesi tenuta dal brillante P. Mario Bagni. Sul Carmelo si ricorda il miracolo del fuoco al tempo del re di Israele Acab. Costui aveva importato nel regno di Israele il culto idolatrico di Baal. Contro tale apostasia insorse il profeta più popolare dell’ A.T. che scelse proprio il Carmelo come baluardo del monoteismo. Dopo il Monte Carmelo si è proseguito per Tiberiade. Il giorno dopo ci si è portati a Nazaret con visita alla chiesa di San Gabriele, alla Sinagoga e celebrazione della Santa Messa alla Grotta dell’Annunciazione; poi visita alla stessa Grotta, alla Nuova Basilica ed alla chiesa di San Giuseppe. Nel pomeriggio trasferimento al Monte Tabor , caratteristica montagna della Galilea, alta 588 m. sul livello del mare, luogo della trasfigurazione di Gesù. Dopo la visita e la catechesi dei nostri assistenti, siamo scesi dal Tabor ed abbiamo raggiunto Cana con visita al Santuario della Mediazione di Maria e rinnovo delle promesse matrimoniale delle coppie presenti.Venerdì 15 abbiamo effettuato una suggestiva traversata del Lago di Tiberiade ( posto a circa 200 m. sotto il livello del mare e luogo in cui Gesù ha compiuto tanti miracoli), per andare a Cafarnao con visita al Monte delle Beatitudini, alla Chiesa della Moltiplicazione dei pani e dei pesci, a quella del Primato di Pietro, ai resti archeologici della città e della casa di Pietro su cui è stata costruita una Chiesa a forma di una nave, per ricordare la barca di Pietro. Dall’interno di questa chiesa sono visibili i resti della casa di Pietro, protetti da una grossa lastra di vetro. Nel pomeriggio trasferimento sul Fiume Giordano, luogo in cui Giovanni Battista ha battezzato Gesù, per il rinnovo delle Promesse Battesimali. Sabato 16 mattina trasferimento, in pullman a Kumran sito archeologico di un celebre complesso monastico degli Esseni (monaci giudaici consacratisi all’austerità ed all’ascetismo che vivevano nella più stretta osservanza della Legge mosaica: fiorirono nel primo secolo a.c. e scomparvero circa un secolo dopo; forse per qualche tempo vi fece parte anche Giovanni Battista) situato sulla riva occidentale del Mar Morto, circondate da burroni scoscesi con ad ovest un’imponente parete rocciosa formata da grotte. In una di queste grotte, nel 1947, un beduino trovò casualmente delle giare, una delle quali conteneva dei rotoli di cuoio che furono poi riconosciuti come manoscritti ebraici risalenti all’anno 100 a.c. e contenenti il testo completo di Isaia, un commentario del profeta Abacuc ed una copia completa della regola della comunità stessa. Successivamente, in altre undici grotte, furono ritrovati rotoli manoscritti di circa 600 volumi biblici ed extrabiblici, di cui una decina quasi completi. Poi trasferimento al Mar Morto, posto a circa 400 m. sotto il livello del mare. Questo Mare è profondo circa 450 metri e, per effetto della evaporazione, scende di circa un metro l’anno, per cui, se non vi saranno cambiamenti, tra 450 anni sarà completamente prosciugato. Da qui ci si è portati a Gerico, la più antica e la più bassa città del mondo. Fu la prima città Cananea conquistata e distrutta da Giosuè quando il muro cadde al suono delle sue trombe. Nel pomeriggio vista del monte in cui Gesù passò 40 giorni e fu tentato da Satana. Poi partenza per Betania con la celebrazione della Santa Messa nella chiesa dedicata alla Casa di Lazzaro. In questa città Gesù, oltre ad aver operato il miracolo della risurrezione di Lazzaro, fu anche ospite, per diverse volte, nella casa di Lazzaro, di Marta e di Miriam. In serata arrivo a Betlemme. Domenica 17 visita alla Basilica della Natività, alla tomba di Rachele e luogo di nascita di Gesù dove è stata edificata la chiesa più antica del mondo tuttora adibita al culto. Poi Santa Messa. Nel pomeriggio visita del Santuario della Visitazione a Ein Karem che ricorda: la casa di Elisabetta, il luogo natio di Giovanni Battista e la visita della Madonna a sua cugina e infine visita della chiesa dedicata San Giovanni Battista. Lunedì 18, finalmente siamo entrati a Gerusalemme (città sacra agli ebrei, cristiani e mussulmani). Qui, durante la mattinata, abbiamo visitato il Monte degli Ulivi dove l’Edicola dell’Ascensione ricorda il luogo in cui i discepoli videro Gesù per l’ultima volta; il Chiostro del Pater Noster , silenzioso e suggestivo, in cui sono conservate lapidi in maiolica che riportano la preghiera del Signore in più lingue; la Dominus flevit legata alla tradizione latina che vuole ambientare il questo luogo il lamento di Gesù; (Lc 19,4144); l’Orto degli ulivi; la Basilica con la roccia dell’agonia, il Getzemani; la Grotta del tradimento; la Chiesa greco Ortodossa che ricorda il martirio di Santo Stefano; la Tomba di Maria o della dormizione indicata in un vangelo apocrifo. Nel pomeriggio al Monte Sion con visita della chiesa San Pietro in Gallicantu: si suppone che la chiesa sorga nei pressi del luogo dov’era la casa di Caifa; nella cripta si osserva un complesso di grotte che rappresentano delle abitazioni al tempo di Cristo; una di queste ha la forma di una prigione e vuolsi essere il luogo in cui fu tenuto prigioniero Gesù dopo il suo arresto e dopo il sommario processo da Anna e Caifa ed in attesa di essere condotto da Pilato. Poi al Cenacolo: struttura a più piani comprendente, al piano inferiore, la Sala della Lavanda dei piedi, ora sinagoga; la Stanza della Tomba di Davide con il Sarcofago vuoto e la nicchia in direzione del Tempio; al piano superiore la Sala del Cenacolo e la Cappella della Discesa dello Spirito Santo. Tre sono gli episodi evangelici più importanti legati al Cenacolo:-l’istituzione dell’Eucaristia; - le apparizioni del Risorto quando si è mostrato a Tommaso -e la Pentecoste. Si ricorda, inoltre, che, in questo luogo, vi si raccoglieva la chiesa apostolica, vi fu l’elezione di Mattia, fu la sede degli apostoli e vi si tenne il ed il primo concilio. Martedì 19 entrata nella città vecchia con visita della spianata delle Moschee, della Chiesa di San Anna, della piscina Povbatca, della Via Crucis, e del Santo Sepolcro con la celebrazione della Santa Messa. Emozionante e commovente è stato toccare la pietra su cui è stata issata la Croce del Signore, quella dove fu deposto il Suo Corpo per prepararlo alla sepoltura ed il luogo in cu fu sepolto. Pomeriggio visita al Muro del Pianto.Mercoledì 20 mattina, visita al Campo dei Pastori con celebrazione della Santa Messa e visita alla casa Hogar Ninos Dios, gestito dalle Suore del Verbo Incarnato,che ospita 21 bambini disabili. Commovente è stata la consegna dei doni. Diversi bambini avevano la febbre da giorni e le suore non disponevano di medicinali per curarli. Nei pacchi portati dal ostro Gruppo, tra l’altro, vi erano anche antipiretici ed antibiotici che, dagli stessi medici del Gruppo, sono immediatamente stati prescritti e somministrati ai bambini ammalati. Nella circostanza si è percepita, da parte di tutti, suore comprese, la sensazione che la provvidenza stesse aspettando i nostri medicinali per somministrarli ai quei bambini ammalati. Qui è terminato il nostro pellegrinaggio in Terra Santa, un pellegrinaggio che ci ha cambiati,ci ha formati, ci ha schiuso l’intelletto alla conoscenza vera e profonda del Vangelo.. Tanti sono stati i luoghi visitati e tanta è stata l’emozione nell’entrarvi. Ed è stato significativo aver chiuso il pellegrinaggio con la visita alle suore del Verbo Incarnato. Qui si è rimasti inebriati dall’amore di cui è capace l’uomo verso i propri simili e che rispecchia pienamente l’Amore che Signore Nostro Gesù ha soprattutto per coloro che più ne hanno bisogno. [email protected] REGGIO EMILIA di Angelo Torelli Soddisfazioni e amarezze nel convegno di Modena Presidente sottosezione Reggio Emilia U n pensiero assurdo: se anche Il Signore Gesù non fosse tra noi, continuerei a stare nell’Unitalsi. E’ assurdo, lo so: l’Unitalsi non potrebbe esistere se non ci fosse il Signore, ma quanto siamo stati bene al convegno dei giovani dell’Emilia Romagna! Brava Modena! Noi vicini di casa abbiamo sentito solo gli echi di una organizzazione che negli ultimi giorni ha fatto le ore piccole, ma queste cose prendono forma in corsa e tutto, davvero tutto, alla fine ha girato nel modo giusto. Forse noi dell’E.R. (no, non intendo Clooney e soci) siamo gli ultimi arrivati per quello che riguarda i giovani, ma dopo aver dato uno spintone al settore degli aspiranti, in questi due anni abbiamo finalmente vissuto un buon movimento, completo e credibile insieme ai ragazzi più grandi, a tutti i ragazzi: ai “parrocchiani” come a quelli che avevano abbandonato, persino insieme a quelli non battezzati. E dire che la partenza per questo convegno non ha goduto dei migliori auspici: uno degli autisti degli altri pulmini, a metà del giro di raccolta dei passeggeri chiama al cellulare: «Non sto bene, vieni a prendere il pulmino». E la leggenda narra che abbia chiamato casa dicendo. «Sto arrivando: presto, aprite il portone!» Al che gli stupiti famigliari hanno obbedito, ma non lo hanno visto salire le scale: ha dovuto fare tappa nella lavanderia al pian terreno… e più non dimandare. Ma bene o male tutti, tranne lui, riescono ad arrivare e il clima è subito caldo di improvvisazioni teatrali, di musica e di un lavoro nei gruppi che ha trovato ragazze e ragazzi, conosciutisi solo a Lourdes, pronti a mettersi in gioco con una verità che ha luccicato di lacrime di commozione. Poi quella pazzesca intuizione di una veglia notturna ai piedi della croce, stanchi come eravamo; ma quanti pesi sono stati lasciati accanto a quella croce abbassata, abbassata fino ai nostri piedi! Infine un risveglio in una mattinata lucida di aria chiara e dei segni che hanno colorato mani e cuori, iniziata insieme al Vescovo e confluita tutta nella celebrazione viva del banchetto Eucaristico vissuto con lo stesso entusiasmo di quello “alla modenese” che lo ha seguito. Ricorderò per molto tempo la processione offertoriale con la ragazza che spingeva una amica in carrozzina che a sua volta portava sulle ginocchia un’altra volontaria. Ogni evento è disegnato dagli incontri e dagli episodi e un’altra delle storie di questo convegno ha per protagonista un sensore di movimento, cioè uno di quegli attrezzi che amano spegnere la luce mentre siete alla toilette. Eravamo ospitati presso una parrocchia dove le aule erano state attrezzate per l’occasione con ottimi letti per i ragazzi disabili, mentre per il personale c’erano provvidenziali materassini a terra. Dopo l’operazione pigiama coi nostri amici, in alcuni ci siamo sistemati nel corridoio fuori da una stanza, pronti per eventuali interventi notturni. Eravamo ancora ignari che quello fosse il regno incontrastato di “lui”, del sensore. Un dittatore infido e bastardo che ad ogni piccolo movimento accendeva la luce e che la spegneva solo dopo interminabili minuti di assoluta immobilità. Andrea va in bagno, LAMP: 2000 watt al neon, poi va a letto: LAMP! Uno si gira nel sacco a pelo: LAMP! LAMP! LAMP! Finalmente scende il silenzio, sono quasi le due. Bado a non muovere nemmeno un muscolo quando… dalla stanza viene una voce confusa. Non posso darla vinta al sensore, faccio finta di non aver sentito e la luce finalmente si spegne, maaaa… LAMP! Esce e mi scuote: «Vieni a sentire cosa vuole Salvo perchè io non capisco.» Ormai rassegnato entro, mi chino sul letto e Salvo mi dice: «Per favore, spegni la luce in corridoio». [email protected] 28 xxx RAGUSA La disabilità deve essere un problema sociale dalla redazione U n’occasione per riflettere su alcune tematiche fondamentali e creare “una nuova cultura della disabilità”: così Antonino Marù, presidente di Cos, la cooperativa che ha organizzato il convegno “Disabilità: quei silenziosi mondi paralleli”, con la collaborazione del centro Pro Diritti H, dell’Istituto di psicologia umanistica Empatea di Messina e della sezione di Ragusa di Unitalsi. “Quando la disabilità irrompe in una famiglia, le risposte dipendono sempre dal significato che si dà a questa condizione, ma c’è una linea comune che lega ogni famiglia: la solitudine e il silenzio. La solitudine per evitare l’imbarazzo, la pietà, la commiserazione. Il silenzio per permettere al dolore di adagiarsi sulle sponde della vita, per ascoltare quella sensibilità nuova che ci cambierà dentro e che ci darà una nuova identità”, afferma il dottor Marù, che prosegue: “la disabilità non interessa, non fa mercato, scatena angoscia: non attraversa la società, ma appartiene unicamente alla famiglia”. Da ciò è nata l’esigenza di creare un momento di incontro, per affrontare la disabilità come elemento sociale, all’interno di ambiti di particolare importanza: il convegno si articolerà infatti in cinque sessioni, ciascuna riguardante diverse tematiche. Sarà discusso il tema dello sport inteso soprattutto come strumento di inclusione sociale, grazie anche alla scuola e a nuove tecniche di sperimentazione, passando poi all’analisi delle barriere, non solo architettoniche, superabili con alcune nuove tecnologie, ma anche mentali. Il convegno fornirà l’occasione per confrontare alcune buone pratiche di inclusione, tanto in ambito lavorativo quanto sociale; verrà indagato il ruolo decisivo della famiglia, attore primario all’interno di un percorso di inclusione, che necessita di maggiore sostegno e attenzione, per poi definire il sistema scuola, agenzia di inclusione sociale tra le più importanti, e per questo esaminata sia nelle sue buone prassi, sia nelle lacune presenti. La conclusione del convegno verterà sulla disabilità come elemento di diversità umana e culturale, portatore di etica e di domande sociali. Il convegno, realizzato il 28, 29 e 30 ottobre scorso presso l’Auditorium Scuola dello Sport a Ragusa, è stato patrocinato dall’Ordine degli psicologi della regione Sicilia, dall’assessorato ai Servizi sociali e alla Pubblica istruzione del comune di Ragusa e dall’assessorato alle Politiche sociali e alla famiglia della provincia di Ragusa, nonché dal Comune di S. Croce Camerina e dalla Banca agricola popolare di Ragusa. L’incontro ha chiuso un ciclo di convegni, iniziato nel 2008 sotto il nome “Per una nuova cultura educativa”, “il cui scopo - spiega il presidente di Cos - è avviare una riflessione su alcuni temi importanti, per creare un luogo di costruzione delle coscienze sociali”: dopo aver affrontato il tema dell’adolescenza nel 2008 e della famiglia nel 2009, si è sentita ora l’esigenza di trattare la tematica della disabilità come “evento sociale”, come definisce la stessa cooperativa. I destinatari del convegno sono stati educatori, psicologi, assistenti sociali, pediatri, neuropsichiatri infantili, docenti, famiglie e formatori che a vario titolo affiancano i disabili e le loro famiglie nella faticosa accettazione e gestione della condizione. xxxx [email protected] 29 MILANO di Rosanna Favulli Protezione Civile-Unitalsi: uniti nella diversità sottosezione Milano È 30 un clima gioioso, allegro e di condivisione, nonostante la pioggia torrenziale e una temperatura quasi invernale. Inizia così la giornata più importante del II Raduno Nazionale della Protezione Civile a Milano, una settimana per far conoscere l’agire nell’urgenza volontariamente, senza pensarci un attimo, lasciando tutto per gli altri, il prossimo. Si è svolta all’ombra della “Madunina” la “Settimana della Protezione Civile” (Raduno Nazionale Volontari Protezione Civile), dal 24 al 28 settembre 2010, durante la quale si è potuto rincontrare volti già conosciuti durante la partecipazione a eventi (Mondiali di Ciclismo a Varese) o, purtroppo, esperienze più di sofferenza (Terremoto in Abruzzo), ma gli sguardi sono quelli di sorpresa, felici di ricordare e fare memoria delle “belle” esperienze e fatiche. Durante la manifestazione si prevede una S. Messa in Duomo nella giornata di sabato, nella ricorrenza di San Pio da Pietrelcina, Patrono dei Volontari di Protezione Civile: sveglia all’alba, ritrovo all’Arena Civica per una fugace colazione sotto le tende già più volte utilizzate e predisposizione del Corteo per una parata nelle strade del Centro di Milano dove le persone, affacciandosi ai propri balconi, applaudono e salutano tutti i “giubbetti gialli” che sfilano sorridenti, nonostante sembrano pulcini bagnati per il tanto piovere. Un modo per dire “GRAZIE”, un riconoscimento che la nostra presenza è utile e soprattutto “gratuita”. L’Unitalsi c’è con una delegazione di circa 60 persone, la maggior parte della Lombardia, del Triveneto e dell’Emilia Romagna. Per manifestare la propria voglia di fare anche in questo campo, per riconoscere il valore aggiunto della propria missione iniziale adattata anche alla Protezione Civile, complementare nelle sue peculiarità, l’attenzione al prossimo, all’ultimo e in particolare al malato e al diversamente abile, con un cuore cristiano ma un fare laico. La S. Messa preseduta da Mons. Luigi Manganini è segno di Lode, nell’Omelia ci ricorda che dobbiamo “amare i nostri nemici”, facendo soprattutto del bene a quelli che ci odiano. Al termine, ancora sotto la pioggia, gli oltre 3.000 volontari presenti si dispongono in Piazza Duomo per i rituali saluti delle Istituzioni. Inizia il Sindaco di Milano, Letizia Moratti, visibilmente commossa e felice di vedere una manifestazione ricca di impegno e sacrifici, ma soprattutto di AMORE. Richiama al lavoro straordinario che la Protezione Civile produce, indicandola come l’Italia migliore, generosa e ottimista da cui prendere esempio. Parla Giuseppe Zamberletti, e gli applausi salgono: un politico che ha a cuore la POLIS, la città per l’uomo a misura d’uomo. Riconosciuto come il padre fondatore della moderna Protezione Civile italiana ha gli occhi umidi nel vedere come la Parata reagisce all’acclamazione del suo nome. Ultimo, ma non ultimo il “Capo”: Guido Bertolaso che, dopo i saluti alle Istituzioni, racconta come San Pio è diventato il nostro Santo Protettore. Un incontro con Giovanni Paolo II, la richiesta di avere – come per quasi tutte le categorie – un Santo a cui domandare e dopo una breve sintesi di cosa è la Protezione Civile, Sua Santità che suggerisce il sacerdote che della sofferenza ne è l’icona, ricordando che anche lui proviene da terra di terremoti e che è sempre accorso verso i bisognosi. Tutti ad urlare l’inno nazionale, applausi uniti all’abbaiare dei cani soccorritori, alcuni anche più intonati delle persone e il tempo si rasserena, pronti per il pranzo comunitario e il pomeriggio in compagnia. . [email protected] I fedeli in attesa del Santo Padre L’AQUILA di Marisa Muzi Angeli con la mantella per assistere i malati sottosezione de L’Aquila C Domani si parte nel pomeriggio. Sono stati cinque giorni - qui - il tempo è stato lungo, pieno, infinito. A me sembra che sono vissuta sempre qui. Mi sento di appartenere a questa terra! Qui vicino la Grotta. Non mi piace dire Santuario. È casa mia! È casa della Madre. E del Padre! Come dice il professor Andreoli:”Luogo pieno di mistero e spiritualità!” Sono partita da un piccolo paese vicino Sulmona (ma sono di Roma) Il 27 settembre – erano le 7 di mattina – faceva freddo. Ma siamo partiti. Ecco Pescara – il treno – il vagone. È il gruppo dell’Abruzzo che parte per Lourdes. Parlano anche dell’organizzazione - della famosa merenda che si sarebbe tenuta venerdì 30 settembre con tutti i prodotti abruzzesi. Ed ecco che durante il viaggio “giravano” le pizzelle di Giuliana con la nutella! Una delicatezza! L’assistenza avuta nel viaggio è stata “massima”. Sembrava di essere in famiglia e Loretta, una simpatica ragazza, prenotava la “spaghettata” che si sarebbe tenuta in ospedale. Dormire mi ha un po’ scioccato! Ero nel letto in basso “la cuccetta” mi sembrava di essere sulla nave: con i marosi. Mi dico “corpo rilassato mente tranquilla” lo ripeto tante volte. Al fine mi addormento. Fa caldo in treno! Ma acqua, caffè, dolci e pasti luculliani. Quello che non abbiamo toccato come cibo viene messo in un sacco per chi ha fame! Infatti, è strano a dirsi, a Lourdes ci sono molte persone che hanno fame del corpo. Non come me, che sono un’affamata (anche del corpo!) ma principalmente dell’anima! Sul treno c’è la Messa via radio, la Comunione. Non mi sono prenotata! Il Padre spezza l’Eucarestia! Mi accontenta. Ho Gesù con me. Suona la chitarra! Canti dei giovani che ci accompagnano. Trascorrono le ore. Siamo stanchi, accaldati. Le fermate alle stazioni: lunghe. Il panorama bellissimo! Genova, La Spezia, Montecarlo! Di notte! Anche il viaggio che si vive con il corpo – genera energie nuove: è un rinnovamento! Arriviamo! Ottimo albergo, personale gentile. Ma...ad un tratto...vedo le persone trasformate. Queste “rondini” dirigersi con competenza all’ospedale! Non riconoscevo più nessuna! Sembravano angeli mandati da Dio! Ma “angeli” che pulivano e lavavano il vagone ed i bagni del treno. Affinchè tutto fosse pulito. Angeli come Francesca, che ride scherza con gli ammalati! Donando e condividendo la sua gioia. E Lourdes è piena di queste “rondini” con la mantella blu scuro, in capo il bianco “cappellino” che tirano a mano il traino dell’ammalato che è impedito a camminare! È un traino pesante, in salita e lo fanno! Stasera ne ho viste alcune pronte per partire. La stanchezza è nelle loro membra. Ma domani, prima di partire, c’è da pulire l’ospedale! Le guardi...il sorriso...il sorriso è nei loro occhi! Perchè esse raccontano che danno tanto, ma ricevono molto di più. Questo anche per i ragazzi – gli uomini nella loro divisa blu – sempre scherzosi, e affettuosi! Sono felice. Grazie che esistete! 31 PERUGIA La giornata del malato nel Santuario dell’Amore di M. Antonietta Sansone Q 32 Si è svolta domenica 5 settembre, con un mese di anticipo sul consueto appuntamento annuale, la giornata regionale unitalsiana del malato in Umbria, quest’anno al Santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza, in occasione delle celebrazioni per i cinquant’anni del ritrovamento, su ispirazione divina alla venerabile Madre Speranza Alhama Valera, dell’Acqua che alimenta, come a Lourdes, le Piscine del Santuario per l’immersione di pellegrini e malati. Dopo il saluto ai partecipanti del Presidente regionale Giorgio Becherini e dell’Assistente regionale Don Girolamo Giovannini, l’incontro è iniziato con una catechesi dettata da Padre Aurelio Perez, Superiore generale dei Figli dell’Amore Misericordioso, che comprendeva tre momenti: una breve storia del pozzo, i cui lavori di perforazione iniziarono nel febbraio del 1960 mentre il ritrovamento dell’Aqua avvenne nel mese di maggio dello stesso anno dopo numerose difficoltà; una riflessione sul significato di quest’Acqua nei piani di Dio, alla luce della Sacra Scrittura che indica Cristo vera e unica Sorgente da cui scaturiscono fiumi di grazia e misericordia e alcune considerazioni conclusive sulla nostra realtà di “assetati” in cerca della Sorgente alla quale accostarci con fede, sicuri di venire ristorati. Subito dopo la catechesi, padre Alberto Bastoni, rettore del Santuario, ha svolto la “Liturgia delle acque” come avviene di consueto in preparazione all’immersione alle piscine del Santuario tre volte a settimana; ha quindi accompagnato i presenti in processione al piazzale delle Piscine, dove chi lo desiderava poteva bere alle fontane o immergersi nelle vasche con l’aiuto del personale Unitalsi, che già in gran parte collabora da anni a Collevalenza in questo servizio volontario e settimanale. xxx Dopo il pranzo e l’immancabile “foto di gruppo” sulla scalinata della Basilica che, come sempre in questi casi, sotto il sole fortissimo, ha rischiato di far svenire i presenti estenuati dalle risate e dalle interminabili esigenze di posa del fotografo di turno, la giornata si è conclusa con una solenne Concelebrazione presieduta da Mons. Giovanni Scanavino, vescovo di Orvieto-Todi e con un saluto e una promessa da parte di Don Girolamo Giovannini, prima della benedizione Eucaristica dei malati e di tutti i presenti: l’invito al personale e ai malati di ritornare nel prossimo anno in questo luogo di spiritualità, per dedicare del tempo alla propria crescita spirituale con almeno due giorni di esercizi. [email protected] FOGGIA di M.Luisa De Luca Portare tra i detenuti la parola del Signore sottosezione di Foggia C Chateaurbriand, scrittore e letterato francese, a proposito di un piccolo libro scritto da un sacerdote cappellano del carcere “Regina Coeli” di Roma sottolinea: ci vogliono anni di pentimento per cancellare un fallo davanti agli occhi degli uomini... “Dio invece si accontenta di una lacrima”. Il cappellano Cosimo Bonaldi nel libro intitolato “ero in carcere e mi avete visitato” mette in luce la carità di Dio e del prossimo, ed evidenzia serenità, speranza realizzando così la missione stupendamente delineata da S. Paolo. Mi sono sempre posta questa domanda: come mai non ho mai pensato di fare una visita ad un carcerato, nè di aver cura di conoscerli e di palar loro? Oggi questa idea mi ha scossa a tal punto da convincermi sempre più che Gesù è venuto sulla terra non per i giusti, ma per i peccatori. Le setteantacinque pagine di questo libro mi hanno fatto molto riflettere: il contenuto profondo, commuovente, ha risvegliato in me il richiamo di potermi esprimere avvinghiandomi sempre più nella certezza che anche il carcerato può diventare un essere sacro in via di rigenerazione, di conversione, che anch’egli sia un “Preferito” da Dio attraverso la pena “medicinale”, guarendolo e purificandolo. Il ruolo del cappellano Bonaldi è diventato un cammino di apostolato, consolante, rieducando il detenuto verso una vita normale facendomi capire l’abolizione completa che questo fratelli hanno del proprio io, cancellando ogni ombra di odio fino ad avere la forza di uscire dalle tempeste della vita. Il “Sacramento dell’Eucaristia” è entrato nelle Carceri – spiega cappellano – risveglia l’animo assopito dal male, aprendo loro come un miracolo le braccia verSo Cristo, per avviarli ad una vera redenzione. Inoltre un magistrato di Torino sosteneva che una delle armi più potenti è la rieducazione morale e padre Agostino Gemelli aggiungeva che solo nell’eucaristia, la redenzione avviene, si rinnova, si perpetua, si applica.A questo punto riporto parola per parola il tratto che più mi ha colpito del cappellano quando cita una Leggenda Orientale che si esprime così: “La creatura sale al cielo e spiega batte alla porta della città di Dio chiedendo di essere ammessa alle gioie ineffabili della Divinità. “Chi sei tu?, di nuovo la stessa voce:”Sono io”. Il cielo non è ancora fatto per te”, ancora dolore e amore nella valle del pianto. e la creatura trasformata degna di partecipare al suo gaudio. Il cappellano spiega che questa Leggenda è realtà nell’Eucaristia, apportatrice di misericordia al carcerato che si commuove del gesto di carità di Cristo gli porge per la remissione dei suoi peccati. Il messaggio della Leggenda entra con pienezza nel mio cuore consapevole che anche per tutti può succedere la stessa trasformazione: se da peccatrici, suicidi, ladri, criminali ritroviamo Cristo che vive e risorge per noi, si aprirà quella Porta Celeste che ci farà riabbracciare e unire a Lui in un unico gesto D’amore. [email protected] 33 LEGGERE dalla redazione Dieci parole ieci parole chiave dell’esperienza cristiana, connesse con i fatti fondamentali che si vivono in quanto cristiani. Sono parole portanti, attorno a cui ne ruotano tante altre, ma essendo spesso ripetute rischiano, purtroppo, di perdere il loro valore, di sfocarsi. Sono state scelte dal Vangelo secondo Marco seguendo l’ordine mediante il quale sono organicamente collegate e devono essere vissute: Vangelo, conversione, fede, Battesimo, perdono, guarigione, croce, Dio, Figlio dell’uomo e risurrezione. Non è stata citata una parola importantissima sia per un cristiano sia per ogni credente: preghiera. Tutto non avrebbe grande valore se non fosse accompagnato dalla preghiera, alla fine di ciascuna delle dieci parole chiave, viene riportato un brano da quella antichissima raccolta di preghiere del popolo ebraico e cristiano, che va sotto il nome di Salmi. Credere, perché? di Carlo Maria Martini Edizioni In Dialogo 34