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Nel pellegrinaggio di quest`anno tante occasioni per arricchire la fede

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Nel pellegrinaggio di quest`anno tante occasioni per arricchire la fede
RIFLESSIONE
Nel pellegrinaggio
di quest’anno
tante occasioni
per arricchire la fede
di mons.
Luigi Moretti
assistente
ecclesiastico
nazionale
ornando dal pellegrinaggio nazionale dell’Unitalsi ho voluto ringraziare il Signore
per tutte le persone che ho incontrato in quelle splendide giornate trascorse a
Lourdes. Ogni pellegrinaggio, anche quando si ripete di anno in anno, è sempre
diverso da tutti i precedenti, non solo perché ha un tema diverso, ma soprattutto perché si incontrano e si conoscono delle persone nuove. Nuovi volti si aggiungono a quelli che già conosciamo, nuove storie di vita, nuovi contatti, nuovi
auguri da scambiare con affetto e nostalgia in occasione del Natale. Ho ringraziato di vero cuore il Signore, perché sono stato a contatto con la vita vera. Una
vita vera che, in tante famiglie, significa una croce quotidiana, eppure quanto si impara da chi convive con la croce!
E’ un invito che faccio a noi tutti: cerchiamo di non perdere mai tutte le occasioni per far esperienza diretta della vita vera, incontriamoci tra persone, condividiamo la nostra vita, arricchiamoci condividendo la nostra fede. Può sembrare un invito particolare il mio, ma oggi più che mai rischiamo di perdere il senso
della realtà, imbevuti come siamo dal mondo televisivo che ci fa credere di essere aggiornati su tutto in tempo reale.
Quante famiglie ho incontrato, a Lourdes, completamente diverse da quelle
che ci vengono presentate in televisione. Quante idee pulite, sane, ho ascoltato!
Quanto altruismo, quanto desiderio di realizzare la propria vita attraverso il dono di se stessi. Sì, ho ammirato tante persone che realizzano veramente la loro
felicità personale donandosi agli altri (i loro familiari innanzitutto) e non prendendo solo per se stessi. Questa di cui ho appena parlato è la vera vita “in diretta”, in cui tutto è “verissimo”, prendendo in prestito i titoli di certe trasmissioni di informazione ed intrattenimento che tanti di noi guardano nel pomeriggio dei giorni feriali…
Quest’anno per me il pellegrinaggio nazionale a Lourdes ha assunto anche un
connotato personale particolare. Sono stato chiamato dal Papa a guidare la Diocesi di Salerno, Campagna, Acerno. In quel momento mi sono sentito come un
vero pellegrino: avrei dovuto lasciare una realtà ben conosciuta come la Diocesi
di Roma per andare in una Diocesi di cui non sapevo nulla. Non ero mai stato a
Salerno nemmeno come turista prima di allora e “rimettersi in gioco” non è stato così immediato, nessuno di noi è fatto di pietra, abbiamo tutti la necessità di
sicurezze e di punti fermi anche solo per la nostra esistenza quotidiana.
Il Signore, attraverso i fatti della nostra vita, spesso ci ricorda che il punto fermo è lui. Fidandoci di lui, della sua volontà, del suo disegno d’amore su di noi, possiamo trovare la gioia di fondo nella vita e la serenità con cui affrontare le piccole
cose di ogni giorno. E’ proprio quello che vivo oggi nella città di Salerno ed in tutta la Diocesi, dove ho trovato tanto calore umano e tanta fede nel Signore Gesù.
[email protected]
3
SPECIALE
NAZIONALE
Paura e speranza
Il benvenuto del presidente
nella celebrazione eucaristica
B
envenuti. Benvenuti al nostro pellegrinaggio Nazionale 2010 che abbiamo aperto con questa straordinaria celebrazione eucaristica.
Vi do il benvenuto mio, dei vice Presidenti Nazionali, di tutti i Presidenti di sezione d’Italia, di tutti i nostri assistenti, del vice Assistente Nazionale, i
responsabili, di Monsignor Moretti nostro Assistente
Nazionale che ci raggiungerà domani.
Benvenuti ai nostri amici ammalati, ai volontari,
a tutti i pellegrini, ai sacerdoti, ai diaconi, ai seminaristi, insomma benvenuti davvero a tutti. Benvenuti
a coloro, che hanno scelto il pellegrinaggio Nazionale dell’Unitalsi per vivere una esperienza di ricerca di Dio.
Il cuore, il centro di questi giorni sarà ancora
una volta Cristo Signore, morto e risorto, sommerso dalla sofferenza della Croce – come tanti nostri
amici disabili, tanti nostri amici ammalati, come i
nostri indimenticabili amici di Soverato che 10 anni fa hanno perso la vita mentre erano in vacanza
insieme (ammalati e volontari).
Cristo sommerso, ma non per sempre.
Perchè questo è l’annuncio straordinario che ci
ripeteremo in questi giorni carichi di stupore e di
gratitudine. Siamo a volte sommersi dalla sofferenza, dalla preoccupazione per il futuro, dall’angoscia
di un presente che ci sfugge. Siamo sommersi, ma
non lo siamo per sempre. Siamo addolorati, ma non
è questo il nostro destino.
Siamo impauriti, ma c’è un uomo che salva, un
uomo che è risorto un uomo che è presente qui,
ora, sempre, per dare ad ogni nostro istante il valore e la gioia della vita.
Ognuno di noi è arrivato a questo appuntamento portando con se la propria Croce, piccola o
grande che sia.
Ognuno di noi grida sulla Grotta di Massabielle
il suo bisogno di speranza. Ma questa Croce – che
quest’anno è centro del nostro cammino – risplende di questa speranza, e se il dolore, presenza ineluttabile nella nostra storia, personale e associativa,
il dolore e la Croce sono il principio di vita e non di
morte.
Il Signore, Lui solo, Lui sempre, trasforma i nostri passi sbandati in cammino verso la gloria; a
riempire il nostro tempo in questi giorni e i nostri incontri non saranno le strategie per il futuro dell’Unitalsi, ma sarà la strategia di Dio nei nostri confronti, il Suo Amore per ogni nostro respiro. È tempo di scegliere, se essere tiepidi custodi di una religiosità affannata che cerca di riempire col profumo
di troppo incenso il vuoto di carità e di fraternità o
diventare coraggiosi testimoni della tenerezza di
Dio che costruisce pace, speranza e comunione per
ogni uomo.
È questo l’augurio che vi faccio aprendo per l’ultima volta il nostro pellegrinaggio Nazionale. Con
grande gioia e gratitudine verso tutti, chiediamo a
Dio la Sua forza, la Sua delicatezza, chiediamo a
Dio
la Sua tenerezza, il Suo perdono e la Sua gioia
perchè ci sarà dato tutto in abbondanza.Vivete in
pienezza questi giorni, nella serenità e nella pace.
Ancora una volta.
Pace. Sempre.
Antonio Diella
Presidente Nazionale
[email protected]
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MONS. GESTORI:
RISCOPRIRE IL SEGNO
DELLA CROCE
“152 anni fa la storia di Lourdes inizio proprio cosi’, con il gesto della croce’’. Cosi’ mons. Gervasio Gestori, vescovo di San Benedetto del Tronto, ha salutato ieri sera i 13 mila pellegrini arrivati a Lourdes da ogni regione italiana per
partecipare al pellegrinaggio nazionale
dell’Unitalsi sul tema “Fare il segno della
croce con Bernadette.
I primi fedeli sono arrivati al santuario francese gia’ lunedi’, ma l’inaugurazione ufficiale del pellegrinaggio e’ avvenuta
ieri sera, durante una funzione eucaristica celebrata nella Basilica sotterranea S.Pio X. Mons. Gestori ha sottolineato “l’importanza del segno della croce, comunione tra tutti i cattolici del mondo, di cui si dimentica spesso l’importanza e il significato; un gesto poco sentito che i fedeli dovrebbero riscoprire”. “Il segno della croce, ha aggiunto, “è
il primo gesto, il primo insegnamento di Maria, che fa passare la paura alla giovane Bernadette per restituirle il coraggio. In questo pellegrinaggio nazionale dobbiamo vincere le paure per far crescere il coraggio”. “Ognuno di noi ha affermato il presidente nazionale dell’Unitalsi, Antonio Diella - e’ arrivato a questo appuntamento portando con
se’ la propria croce, piccola o grande che sia. Ma il cuore, il centro di questi giorni, sarà ancora una volta Cristo Signore morto e risorto, immerso nella sofferenza sulla croce, come tanti numerosi bambini, come tanti numerosi
amici ammalati, come i nostri indimenticabili 13 amici di Soverato, soci dell’Unitalsi, che 10 anni fa hanno perso la vita, a causa di un alluvione, mentre erano in vacanza insieme”.
SPECIALE
NAZIONALE
A
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Fede e carità
Celebrata da Mons. Scanavino
la Messa internazionale
nche la nostra Chiesa rimane fedele al
Vangelo, al mandato di Gesù: “Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni” (Mt
10,8). La sensibilità dell’Unitalsi per i
malati è la fedeltà della Chiesa al costante impegno di Gesù per tutti gli
infermi, che ha cercato di incontrare e
di guarire. Non si può scindere la vocazione cristiana dalla preoccupazione per gli ammalati e dalla loro cura
per la guarigione. Purtroppo la nostra
fede continua ad essere debole: non
riusciamo a far rivivere i “prodigi” della Chiesa di Pentecoste, nonostante
continuiamo a distribuire la pienezza
dello Spirito nel rito perenne della
cresima. Ai nostri ragazzi assicuriamo
la cresima, ma non riusciamo a convincerli che la pienezza dello Spirito è
in relazione alla pienezza della carità, e
questa si distingue in particolare per
la cura degli ammalati. Continuiamo a
“non capire”. Se ci si dice che dobbiamo dare noi da mangiare alla folla,
perché non svenga per strada, continuiamo a rispondere come i discepoli: “Non abbiamo che pochi spiccioli,
insufficienti per sfamare una moltitudine”. Se ci troviamo di fronte allo
storpio che chiede l’elemosina, non
dubitiamo neppure di avere quanto gli
serve. Quando va bene, tiriamo fuori
due spiccioli e proseguiamo il nostro
cammino; non pensiamo neppure di
avere a disposizione la stessa potenza
guaritrice di Gesù, come Pietro dopo
la Pentecoste: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo
do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina” (At 3,6). Accanto a
una Chiesa così sfocata e formale, cerimoniosa, per fortuna ci sono anche
dei cristiani ricchi di generosità e di
attenzione ai più piccoli e ai più poveri; giovani e adulti che continuano a
privilegiare gli ammalati, come faceva
Gesù. Non riescono ancora a rovesciare il sistema; purtroppo il dio denaro la fa sempre da padrone, anche
nel mondo della Sanità.
Ma la testimonianza genuinamente evangelica vissuta nel nome di Gesù è come un piccolo seme che piano
piano fa fermentare la massa. Ce l’ha
confermato proprio domenica scorsa
il profeta: “È una visione che attesta
un termine, parla di una scadenza e
non mentisce; se indugia, attendila,
perché certo verrà e non tarderà: Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la
sua fede” (Ab 2,3-4).
Hanno ragione questi barellieri,
queste Dame, sempre pronti a sorridere e ad offrire sostegno, fatica, affetto, uno spaccato di Vangelo che
continua nel tempo e nutre speranza
e fiducia. Le disgrazie, i terremoti, come le malattie, non sono il volto di
Dio, ma possono essere l’occasione
anche favorevole per scoprire il volto
di Dio nei terremotati e nei sofferenti; un’occasione di grazia per scoprire
il senso della vita e della propria missione.
Aiutiamo i nostri ragazzi ad incontrare e a curare gli ammalati, a spendere buona parte del loro tempo libero accanto a chi, nella solitudine,
non vede più trascorrere il tempo e
non sa più che cosa sia un sorriso. Il
Vangelo, la vita cristiana, comincia e
continua da qui.
A Lourdes o a Loreto, come in
ogni santuario mariano, la Madonna ci
conferma la meraviglia di questo stile:
si comincia con il segno della croce
con Bernardetta, per dare poi tutto
ciò che siamo e abbiamo in perfetta
letizia, molto più contenti di quando
pensavamo solo a organizzare pazzamente il nostro fine settimana. Grazie,
Unitalsi. (dalla Voce)
Mons. Giovanni Scanavino
Vescovo di Orvieto-Todi
[email protected]
SPECIALE
NAZIONALE
U
Città dei Progetti
Uno “stand” per illustrare
le iniziative dell’Unitalsi
na città nella città: e’ quanto ha voluto ricreare l’Unitalsi - spiega il vicepresidente dell’associazione, Salvatore Pagliuca - allestendo a Lourdes “La città dei progetti”, un’area in cui raccontare le proprie attivita’ ai 13 mila pellegrini attesi in questi giorni al santuario. Si tratta di una serie di stand, che rimarranno
aperti per tutta la durata del pellegrinaggio nazionale dell’associazione e che “potranno essere visitati per conoscere da vicino la realta’ unitalsiana”. “A chi ci fara’ visita - dice Pagliuca proporremo un excursus degli ultimi dieci anni di impegno
quotidiano dell’associazione sul territorio. Oltre all’organizzazione dei pellegrinaggi, in questi anni abbiamo realizzato diversi progetti rivolti in particolar modo ai diversamente abili”. Tra
i progetti in itinere realizzati dalle sottosezioni dell’Unitalsi, aggiunge Pagliuca, ci sono “Volere volare”, per permettere ai disabili di conseguire un brevetto di volo per aerei ultraleggeri, e
“Computer in un batter d’occhi”: “Ai nostri soci con difficoltà
- afferma il vice presidente dell’Unitalsi - forniamo un software
inventato da un ingegnere informatico affetto da tetraparesi
spastica. Questa nuova invenzione permette di comandare il
mouse con il solo battito di ciglia: in questo modo chattare e
mandare e-mail diventa facile per tutti”.
Redazione
[email protected]
7
SPECIALE
NAZIONALE
I
8
Musical
La passione di Cristo
proposta a migliaia di fedeli
l tradizionale Pellegrinaggio Nazionale
dell’Unitalsi a Lourdes di fine settembre quest’anno ha coinvolto in prima
persona anche i giovani del Movimento Apostolico, che hanno rappresentato nella Chiesa di Santa Bernadette,
la sacra rappresentazione “Meditando la Passione”, scritta, musicata e diretta da Cettina Marraffa.
La delegazione del Movimento
Apostolico è stata accompagnata dall’Arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, Mons. Antonio Ciliberti,
che ha presieduto le celebrazioni nella Grotta con la recita del Santo Rosario e la Santa Messa. Presente anche
il catanzarese don Vincenzo Custo
che da anni svolge il ruolo di cappellano nel santuario di Lourdes.
Tanta la commozione dei presenti
che non si sono risparmiati di applaudire e fotografare le scene toccanti e
suggestive dell’opera sacra, offerte da
un cast non di attori professionisti, ma
di persone impegnate nella società civile e nelle parrocchie.
Dopo il saluto di don Gesualdo
De Luca, assistente ecclesiastico della
regione Calabria, è intervento il presidente nazionale dell’Unitalsi Antonio
Diella, che ha espresso una profonda
gratitudine al Movimento Apostolico
per aver reso viva una pagina del vangelo con la meditazione sulla Croce a
cui l’Unitalsi sempre guarda per trarne forza e vivere e sostenere i problemi e le difficoltà dei più bisognosi.
A concludere la serata è stato Mons.
Ciliberti che ha rivolto un paterno saluto a tutti i pellegrini, con un segno di
particolare attenzione verso gli ammalati. ‘’Consentitemi - ha detto
Mons. Ciliberti - di rivolgere un grazie
al Signore il quale con l’onnipotenza
del Suo spirito ha suscitato questo
Movimento, che attraverso i suoi giovani ha riproposto questa sera, in maniera mirabile, il mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo.
Vogliamo cogliere con questo messaggio una forza in più per poter testimoniare al mondo che Cristo è l’unico salvatore, ieri, oggi e sempre”.
Per molti giovani e fedeli l’esperienza
di Lourdes rimarrà una pagina memorabile per la propria vita, poiché
oltre a visitare i luoghi di Santa Bernadette, hanno visto la sofferenza e la
speranza presente nei volti di tanti
ammalati che si affidano instancabilmente alla Vergine Maria per consolidare e perfezionare la propria vita cristiana.
Oltre 14 mila i pellegrini provenienti
da ogni regione d’Italia, assieme anche
a numerosi vescovi, che hanno meditato sul tema pastorale “Fare il Segno
della Croce con Bernadette”.
Una tematica che è stata riletta
dai giovani del Movimento Apostolico,
che hanno proposto agli oltre sette
mila fedeli, tra cui ammalati, volontari,
medici e i bambini, un’opera di alto
spessore spirituale con scene, melodie e meditazioni sul mistero della
passione, morte e risurrezione di Cristo. Un mistero di amore e di salvezza che l’autrice contempla con la finalità di aggregare i giovani nella Chiesa
per renderli missionari di altri giovani
alla scuola della Parola del Signore. È
questa la missione che il Movimento
Apostolico, sorto a Catanzaro il 3 novembre del 1979 tramite l’ispiratrice
e fondatrice Maria Marino, porta a
compimento “ricordando la Parola
del Signore al mondo che l’ha dimenticata”, attirando tanti fedeli sulla via
del bene, con una profonda rivitalizzazione delle parrocchie, dove si opera
in obbedienza ai pastori.
dalla Redazione
[email protected]
SPECIALE
NAZIONALE
L
Messa alla Grotta
Il Vangelo
testimone di vita
a vita cristiana non è fatta solo di vita interiore; certo la vita interiore è importante, la riflessione spirituale è fondamentale, però non può essere fine a se stessa: deve poi
sfociare in un impegno serio, convinto, coraggioso. Deve
essere testimonianza quando si tratta di affrontare l’aggressività di coloro che hanno condannato Gesù. Maria
non sta più dietro le quinte, diventa protagonista, sfida tutti. Certo Lei è la Madre di questo, arruffa i popoli, di questo delinquente che deve essere condannato a morte che
deve essere ucciso, non Le importa nulla,
La contro corrente, affronta il giudizio negativo della
gente, ed è ai piedi della Croce sino all’ultimo respiro.
Probabilmente le persone che Le stavano più vicine
avrebbero voluto portarLa via, avrebbero voluto risparmiarLe l’atroce dolore di vedere questa pagina di agonia,
così lunga, così drammatica: invece è protagonista.Tutta la
Sua vita interiore,in quel momento, prende corpo nella testimonianza di una vita totalmente compromessa dal mistero di Cristo Suo figlio. Le apparizioni sono un lungo
cammino di interiorizzazione anche per Lei, certo molto
più breve di quello di Maria, però porta nel cuore ciò che
ha ascoltato e che ha visto. Anche Lei diventa il testimone, Lei è una fragile fanciulla, che è spaesata e che nessuno può fermare. La minacciano, cercano di intervenire
presso la Sua famiglia. I grandi personaggi che le stanno di
fronte avrebbero fatto fermare chiunque. Non mettono
paura a questa giovane che da la testimonianza coraggiosa di ciò che ha visto, di ciò che ha ascoltato. E tutti dovranno convincersi che ciò che ha visto ed ascoltato è vero! Proprio per questa Sua vulnerabilità, confronto al Suo
coraggio di andare contro corrente, qualcuno Le avrà sicuramente detto, ma lascia stare, forse ti sei sbagliata. Ma
Lei aveva capito che questo messaggio non era per Lei ma
era per il mondo.
Allora vorrei che tutti noi imparassimo questa lezione.
Certo dobbiamo crescere nella nostra vita interiore, ma
dobbiamo combattere ogni forma di divismo, di spiritualismo fine a stesso. La nostra vita interiore si deve trasformare, e poi, se è ricca, se è profonda, se è matura, si deve
realizzare in una testimonianza di vita contro corrente per
portare al mondo il Vangelo. Da qui è partito questo messaggio: non possiamo chiuderlo nella nostra vita interiore,
in una specie di devozionismo, che non produce nessun
frutto per la diffusione del Regno di Dio. Ci sono troppo
cristiani latitanti che, per paura di perdere la fede, se la
tengono stretta, chiusa dentro al cuore come in una cassaforte e non hanno il coraggio di trasformarla in una testimonianza credibile.
Questa è la grande sfida che oggi la Chiesa deve assumere. Noi dobbiamo proclamare il Vangelo, dobbiamo
cioè trasformare il messaggio di Lourdes, in una comunicazione: l’unico salvatore per il mondo è Gesù Cristo. Ma
ne siamo convinti davvero di questo?
E qui è in gioco la nostra associazione, voi sapete molto bene quanto è in crisi lo stato sociale della nostra società italiana. Sembra andare in frantumi: gli anziani, gli ammalati, i portatori di handicap sono un peso, bisogna liberarsene al più presto. Allora noi con la nostra vita, con la
nostra associazione, con il nostro carisma dobbiamo dire
chiaramente che i deboli, i malati, gli anziani devono essere al centro dell’attenzione di tutta una società che non
può contrabbandare un’assistenza paternalistica. Dobbiamo combattere la grande battaglia perchè la giustizia sociale non sia una favola, non sia uno slogan, ma un dato di
fatto. È una grande sfida che l’Unitalsi assume oggi in questa società, dove spesso l’arroganza e la falsità regnano indisturbate. Perchè noi cristiani non abbiamo il coraggio di
dire chiaramente in faccia a tutti che non si può contrabbandare la verità, non si possono calpestare diritti inalienabili dei deboli, degli ammalati, degli anziani. È una grande
battaglia questa. Ma se noi avremo il coraggio di prenderlo qui in questo luogo, prendendo l’ispirazione per far diventare il messaggio di Lourdes un messaggio per il mondo, allora tutto cambierà. Dobbiamo credere alla azione
dello Spirito allora ciascuno di noi può salvare il mondo,
però ciascuno di noi può nella propria famiglia, nel proprio
posto di lavoro, nelle proprie responsabilità, nei propri
rapporti sociali può fare qualcosa per diffondere questo
spirito nuovo. Che è lo spirito evangelico. Solo i poveri, i
zoppi, gli stolti, i paralitici e i peccatori sono i privilegiati,
ma se non crediamo a questo, allora anche i nostri pellegrinaggi serviranno a ben poco.
Monsignor Alessandro Plotti
[email protected]
9
SPECIALE
NAZIONALE
G
Suor Hainia
Tanta dolcezza per aiutare
i piccoli ospiti di Casa Hogar
li occhi scuri come la notte. La grazia dello sguardo
che legge dentro a chi parla. Un sorriso, inno alla
gioia e alla felicità. È suor
Hainia, l’abbiamo conosciuta per quella capacità di essere lieve e profondissima,
autentica. A Lourdes per
partecipare al pellegrinaggio Nazionale ha testimoniato la realtà difficile in cui
vivono i piccoli abitanti di
Casa Hogar.
Due anni fa a Betlemme curava insieme ad altre
quattro sorelle quattordici
bambini disabili abbandonati. L’opera che oggi svolge aumenta come il numero dei bambini che ospita
Casa Hogar, salito a venti –
ma vogliamo crescere ancora di più, per accogliere
ancora più bambini – dice
suor Hainia incontrata nei
pressi della grotta di Lourdes, durante il pellegrinaggio
Nazionale 2010. La struttura – spiega la giovane sorella
appartenente all’ordine religioso del Verbo Incarnato - da
diversi mesi sta subendo degli importanti lavori di ampliamento, per rendere ai bambini e alle sorelle una vita
più dignitosa. Ma purtroppo la ristrutturazione della casa
richiede tempi più lunghi del previsto, per consentire la ricostruzione delle fondamenta sulle quali si posava la
struttura originaria.
Suor Hainia, quando sarà pronta la nuova casa? Ci sono stati dei ritardi imprevisti, ma credo che entro Natale dovremmo tornare tutti sotto lo stesso tetto.
Nella casa aumentano i bambini ma voi sorelle siete sempre cinque. Sì siamo sempre le stesse, ma
la Provvidenza veramente non ci abbandona e ci aiuta e ci da
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forza per sostenere questi
bambini, i n tutte le nostre comunità, il numero delle sorelle
è sempre basso, ma noi andiamo dove c’è più bisogno senza
sapere niente. Al momento siamo cinque, poi vedremo.
Per le strade di Betlemme si vedono sempre più bambini abbandonati. Il problema principale
non è nel gesto dell’abbandono,
ma perchè abbandonano. Queste madri sono costrette a lasciare i loro figli, perchè non c’è
la fanno più a sostenerli, sono
quasi obbligate. La situazione è
complicata. In Palestina esiste
un problema prima morale e
poi economico. Non tutti i bambini sono stati completamente
abbandonati, ma le famiglie
hanno tanti problemi, per questo spesso i piccoli vengono tolti agli stessi genitori. La nostra
struttura è stata pensata solo per ospitare bambine ma si sta
valutando anche la possibilità di aprire le porte della casa anche ai maschietti e alle mamme malate, disabili o in difficoltà.
Tutti sanno però come la società araba consideri la donna, un
oggetto e in questo caso per assurdo è come se fosse una persona oggetto disabile. È uno dei problemi più difficili da affrontare per noi sorelle.
Intanto i bambini della casa crescono, dopo
che ne sarà di loro? Il progetto o l’idea è quella di riuscire
ad agevolare la loro integrazione sociale, anche se sarà molto
difficile ma ci proveremo.
Massimiliano Fiore
Caporedattore
[email protected]
SPECIALE
NAZIONALE
I
Tutti uniti
Un gruppo di volontari
per preparare il pellegrinaggio
n questi ultimi anni la preparazione del pellegrinaggio nazionale è stata affidata ad un gruppo di volontari – barellieri e dame – di volta in volta indicati dalle diverse sezioni, pronti ad incontrarsi nel corso dell’anno per approfondire il tema pastorale, pensare piccoli segni per le
diverse celebrazioni, organizzare i diversi momenti… con
l’unico scopo di vivere e far vivere al meglio a tutti i pellegrini la “bellezza dell’incontro” a Lourdes con Gesù, con
Maria, con i fratelli! Nei giorni di presenza a Lourdes tutto questo diventa preghiera che si fa servizio e servizio
che si fa preghiera! Si comincia sempre da un’esperienza
forte di “servizio”: quest’anno, in particolare, si è trattato di
piccoli lavori di sistemazione del giardino e di tinteggiatura
alla casa dove suor Claudia accoglie, confidando unicamente nell’aiuto della Provvidenza, persone in difficoltà che non
hanno un tetto… e questa esperienza ha avuto la sua conclusione naturale attorno alla mensa eucaristica: solo il “PANE” ci dà la forza di condividere nel servizio la nostra vita.
E così, strada facendo, il gruppo si trasforma in “famiglia” e ti rendi conto come, nella nostra Associazione, la Sicilia confina con il Veneto e la Puglia con la Sardegna… ti
rendi conto come non ci sia bisogno di “capi” ma unicamente di affrontare “insieme” con responsabilità ogni situazione, perché è l’unico modo per dimezzare le difficoltà
e moltiplicare la gioia… ti rendi conto della bellezza di un
cammino condiviso che rafforza vecchie amicizie e fa nascerne delle nuove… ti rendi conto della passione per la
vita associativa che pervade tante persone… E poi… alla
fine del pellegrinaggio dopo aver riscoperto la gioia delle
lacrime che ti fanno sentire “piccolo” e “servo inutile” lasci la Grotta di Massabielle per tornare a casa, non già per
ripensare nostalgicamente all’esperienza fatta, ma con il
rinnovato impegno di trasformare il “cammino nazionale”
nel “cammino locale” di casa tua, del tuo paese, della tua
sottosezione… perché l’incontro con Gesù, Maria e i fratelli, vissuto in maniera speciale a Lourdes, possa ripetersi con la stessa intensità ogni giorno della tua vita.
Giovanni Punzi
Consigliere Nazionale
[email protected]
SPECIALE
NAZIONALE
Salute e soldi
I ricchi si curano privatamente
I poveri costretti a liste d’attesa
Q
Federico
Baiocco
Coordinatore
Nazionale
Medici
Unitalsi
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uando chiesi a Padre Gianpaolo Salvini (Gesuita, Direttore di Civiltà Cattolica) se secondo lui i ricchi hanno la possibilità di guarire
prima, e di venire a parlarne a Lourdes al convegno che annualmente svolgiamo durante il
pellegrinaggio nazionale dell’Unitalsi, mi rispose ribaltando la domanda se ne avevo dubbi.
Ma il quesito per me non era quello del dubbio se ciò fosse vero, ma di analizzare il problema e se fosse possibile fare qualcosa, formalmente ed eticamente. Insieme a Padre Salvini sono intervenuti il ProfessorVittorino Andreoli, Psichiatra e Scrittore e Mons. Nicola
Filippi al quale abbiamo affidato le conclusioni
catechetiche che cerchiamo di portare a casa
come patrimonio comune.
Il diritto alla salute non è uguale al diritto
alle cure, così come il diritto alle cure non è
uguale al diritto di guarire. Non c’è Governo
al mondo che non ponga questo punto nei
propri programmi. Fa parte sia dell’idea dei diritti umani, sia dello sviluppo come viene oggi
inteso. Ma è stata una conquista progressiva.
Oggi la salute è un concetto essenzialmente dinamico, ed è vista come una condizione sine qua non dello sviluppo. A partire
dal 1979 è anche la posizione che l’Assemblea
Generale dell’Onu ha fatto propria, dichiarando che «lo sviluppo permette il miglioramento delle cure sanitarie e ne dipende largamente». Se questo concetto di sanità correlato a quello di sviluppo è ormai un valore acquisito, è altrettanto evidente che questo non
si è ancora realizzato per tutti, non solo nei
PVS, ma neppure in quelli avanzati.
Vi è cioè una profonda disuguaglianza in
proposito, sia a livello mondiale che nazionale.
Le probabilità di contrarre alcuni tipi di malattia sono legate profondamente alla condizione socioeconomica della persona: questa
espressione comprende sia la professione
svolta, sia il reddito annuo, sia il grado di istruzione, sia il luogo di nascita. La speranza di vi-
ta di un bambino è molto differente a seconda di dove nasce. Il divario tra Nord e Sud aumenta, anche se diminuisce la povertà assoluta. Ma è la povertà relativa che crea scontenti, anche nel campo della sanità. Il reddito dei
Paesi ricchi nel 1980 era 60 volte più alto di
quello dei Paesi più poveri. Oggi il distacco è
raddoppiato, ma gli squilibri ci sono anche tra
gli Stati ricchi. La ragione, spiegava ad esempio Silvio Garattini qualche anno fa, è molto
semplice: «Il sistema sanitario non è equo. I
ricchi sanno da quali medici andare, hanno più
cultura e, grazie ai soldi, si possono permettere di pagare le visite, bypassando le liste d’attesa degli ospedali pubblici. I poveri sono costretti a stare in coda, aspettano troppo, non
sono in grado di fare prevenzione, e così, alla
fine, vengono pesantemente penalizzati».
La lotta per una salute migliore, perciò, è
anzitutto, o anche, una lotta contro la povertà,
ma se la salute è sotto molti aspetti «un fatto
sociale», può essere migliorata con l’azione
dei governi che garantisca una migliore distribuzione delle risorse e a rendere più umane
le condizioni di vita. È quindi una questione di
solidarietà umana, di giustizia, ma anche un
vantaggio economico: una società sana è evidentemente un vantaggio economico per l’intero Paese.
Ma andando nello specifico della condizione di povertà o di ricchezza dobbiamo chiederci quale è la sensazione della malattia nel
povero e nel ricco.Vi è una enorme differenza tra curare un corpo e un individuo, e nella
maggior parte dei casi, il povero è considerato solo un corpo. Attualmente abbiamo una
grande quantità di strumenti che ci aiutano
nella nostra opera di operatori sanitari, ma se
ci affidiamo solo a questi la cura sarà principalmente per gli organi e non per l’individuo.
Solo se il sanitario riscopre tutte le sue capacità di avvicinare la persona sarà possibile dare l’attenzione all’uomo nella sua completez-
za, non distinguendo più il povero dal ricco.
Questa affermazione difficilmente può essere
sempre percorsa in quanto i poveri esistono
ancora e ne esistono tanti, intesi come coloro
che non possiedono una soluzione ai propri
bisogni primari, e di fronte a questo non possiamo restare indifferenti. Don Primo Mazzolari in una sua famosa omelia della settimana
santa chiedeva di pregare non solo per Cristo
ma principalmente per Giuda, per il povero,
che se andiamo a cercare è anche dentro di
noi. Dobbiamo essere coscienti che il povero
esiste perché il ricco è troppo ricco, ed ecco
che quindi il povero diventa sempre più trasparente, diventa il signor Nessuno, che non si
nota proprio per la sua carenza totale, economica, di conoscenze, di cultura, di affetti. La misura dell’uomo non può essere solo il denaro,
ma l’individuo che è, la persona, il singolo, senza le “decorazioni” che lo adornano.
La malattia è grave in base non solo in senso oggettivo, ma anche in base al vissuto che
l’individuo ha, per cui possiamo vivere una condizione di malattia percependola in realtà come una condizione di benessere, e la depressione viceversa può avere un effetto devastante nel determinismo della malattia stessa. Questo permette di introdurre il concetto di speranza, che dovrebbe accompagnarci nella nostra opera, cercando di diventare operatori sanitari di speranza. Cercare il sollievo e non la
rassegnazione, la fiducia nell’uomo e la speranza in Dio, e questa valenza non distingue i poveri dai ricchi. La speranza non esime però dalla percezione del dolore, che ancora di più non
distingue un individuo dagli
altri; ecco che quindi oltre
ad essere medici della speranza dobbiamo anche essere capaci di abitare nel
dolore, che riunisce povertà e ricchezza, in una
condizione che ci accomuna tutti, e di fronte al dolore tutte le nostre “decorazioni” cadono e resta nuovamente solo l’individuo.
In una Società nella
quale il “consumo” è una
caratteristica costante i
poveri, non consumando, sono un problema,
ma in questo divenire consumistico diventano
un problema anche gli anziani, i malati terminali; ma questo sistema non è più sostenibile.
Diventa necessario, come operatori sanitari e
come volontari ridiventare Profeti, nel senso
di essere capaci, di rileggere la realtà con gli
occhi di Dio, di Cristo, ipotizzando una fondamentale uguaglianza tra le persone, tra gli individui, nei quali cercare e trovare l’uomo.Vedere quindi nel malato, nei poveri ed anche nei
ricchi solo la persona, intesa come essere dignitoso comunque bisognoso di rispetto ed
attenzione nella malattia e nella salute.
Federico Baiocco
Coordinatore Nazionale Medici
[email protected]
xxx
SPECIALE
NAZIONALE
Riconoscimento
Lourdes, il Presidente Diella
riceve la cittadinanza onoraria
C
14
ittadinanza onoraria di Lourdes per il presidente dell’Unitalsi, Antonio Diella. In occasione del pellegrinaggio nazionale dell’associazione, il primo cittadino di Lourdes, Jean-Pierre
Artiganave, ha insignito Diella dell’ “importante onorificenza”. La cerimonia - si legge in
una nota dell’Unitalsi (Unione nazionale italiana per il trasporto degli ammalati a Lourdes
e santuari internazionali) - si è tenuta all’Hotel de Ville, sede del Mairie, il Comune di
Lourdes. “Antonio - ha detto Artiganave ri-
volgendosi a un presidente - amico visibilmente emozionato e sorpreso – è una persona che prende come dovere quotidiano il
servizio verso i malati, sia in qualità di presidente dell’Unitlasi sia, soprattutto, come uomo italiano impegnato a Lourdes.
Non ho avuto nessun dubbio a riconoscergli
la nazionalita’ francese, proprio per tutto
quello che ha fatto come presidente dell’Unitalsi’’.
[email protected]
SPECIALE
NAZIONALE
Merenda italiana
Gemellaggio di fraternità
con i prodotti tipici regionali
P
ellegrinaggio e gemellaggio: prima di ripartire per l’Italia, i
volontari dell’Unitalsi, in pellegrinaggio a Lourdes assieme
a migliaia di persone, hanno voluto salutare i cittadini
francesi con una merenda all’insegna del Made in Italy.
Si è trattato di un momento conviviale, nel cuore della città, organizzato da tutte le sezioni dell’Unitalsi, che
hanno allestito alcuni stand per offrire a tutti, pellegrini e
autoctoni, prodotti tipici regionali. “E’ stato un momento di incontro - spiegano i volontari - di comunione e di
festa fra i pellegrini della grande famiglia unitalsiana e diversi curiosi del posto. Un vero e proprio gemellaggio, un
momento di gioiosa fraternità per dire grazie dell’accoglienza alla città di Lourdes”.
[email protected]
15
SPECIALE
NAZIONALE
Testimonial
Personaggi famosi
a Lourdes carichi di fede
Il flambeaux, processione serale
che tradizionalmente conclude i
pellegrinaggi, ha segnato il momento dove circa 13 mila pellegrini provenienti da tutta Italia si
salutano prima di ripartire verso
le proprie casa. Durante la celebrazione è stato dato spazio ai
“testimonial” di questa edizione,
persone note “per l’impegno e
per la fede racchiusa in unico gesto, il ‘Segno della Croce”: da Carlo Castagna, l’uomo che nella
strage di Erba ha perso moglie, figlia e nipote, all’atleta paraolimpica Giusy Versace; da Padre Giulio
Albanese a Simona Aztori, la pittrice-ballerina nata senza arti superiori e arrivata a Lourdes assieme all’amica e collega Sabrina
Brazzo, prima ballerina del teatro
alla Scala.
“Il momento più emozionante
- raccontano alcuni volontari - sono state sicuramente le esibizioni
del soprano Alba Manera e di Sabrina Brazzo, prima ballerina alla
Scala di Milano e Simona Aztori,
che insieme, ai piedi del Santuario,
hanno ballato sulle note dell’Alleluia, davanti a milioni di pellegrini
e ammalati”.
È stato un grande pellegrinaggio, nel segno della Croce ancora
una esperienza che ha trasmesso
speranza, bellezza, dignita’ e
gioia”.
[email protected]
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CARLO CASTAGNA
Carlo Castagna testimone di perdono. Tra i 13 mila
pellegrini a Lourdes con l’Unitalsi, c’era anche l’uomo che
nel 2006 perse la moglie Paola, la figlia Raffaella e il nipotino Youssef nella strage di Erba. E’ già stato a Lourdes altre volte. Ora è tornato, dice, su invito di alcuni amici. A
Lourdes come pellegrino, ma ammette, avrebbe “fatto volentieri anche il barelliere”. “Anche un misero come me –
racconta Castagna, ricordando il dramma vissuto –
e’ riuscito a trovare la via dell’amore e a uscire dal
massimo del dolore. Nella fede ho trovato il crick, il pilastro su cui appoggiarmi per trovare sostegno”. Perdonando, sottolinea, “non ho fatto nulla di straordinario: ho
messo in atto la legge del
perdono, era doveroso farlo”. E aggiunge “bisogna
pregare perchè anche le
persone che mi hanno colpito un patrimonio affettivo insostituibile trovino la
strada del pentimento”.
Sull’esperienza a Lourdes,
Castagna afferma: “il tema
della sofferenza ci aiuta a
superare le difficoltà. Ridimensiona i problemi. Sono venuto qui come pellegrino, ma avrei fatto volentieri anche il
barelliere assieme a tutti questi volontari, così disposti al
servizio”.
“ogni tanto, se ce la faccio confessa - accompagno anche qualche amico in car“La malattia si può vincere nel momento in cui ci si può
rozzina”.
sentire utili per gli altri”. Ne è convinta Giusy Versace, atleE’ al seguito della seziota paraolimpica, detentrice del titolo italiano nei 100 metri.
ne calabrese dell’Unitalsi,
La trentaduenne, con un cognome di peso nel mondo delche “mi ha accolta, come si
la moda (suo padre, Alfredo, e’ cugino di Gianni, Donatella
fa in una grande famiglia:
e Santo), ha perso gli arti inferiori in un incidente, accadudopo l’incidente - racconta,
to nel 2005. Dal 2007 è volontaria per l’Unitalsi e ha ofspiegando il suo avvicinaferto il suo aiuto a Lourdes in occasione del pellegrinaggio
mento a Lourdes - ho pronazionale. Ma a differenza degli anni passati, quest’anno ol- messo che se avessi ripreso a camminare sarei venuta a
tre a dare una mano, ha avuto anche il compito di portare ringraziare la Madonna a Lourdes.
la sua testimonianza di riscatto dalla malattia ai 13 mila pelL’anno dopo ho mantenuto la promessa e dal 2007 ci
legrini presenti al Santuario.
torno come volontaria: il mio obiettivo è dare una mano a
A chi la incontra Giusy ribadisce che il vero motore del chi soffre e con l’Unitalsi ho scoperto che per farlo basta
corpo “non sono le gambe, ma il cuore e la testa, con cui a volte anche un sorriso.
posso andare ovunque. Nella vita si può venir investiti da
Durante i pellegrinaggi ho incontrato persone che
eventi grandi, ma è importante che la tragedia si trasformi combattono contro il dolore e che mi hanno fatto rifletin qualcosa di utile per gli altri”.
tere molto, Lourdes mi ha aiutato nella ricerca del mio
Giusy ha prestato servizio alla mensa dei pellegrini, e equilibrio mentale”.
GIUSY VERSACE
pellegrini che la riconoscono tra le vie di Lourdes racconta – “sono contenti
“Sono venuta qui a dire grazie alla vita, perchè la mia vidi incontrarmi e scambiare
ta è un miracolo”. Simona Atzori, la ballerina-pittrice trenqualche parola”. Neanche
taseienne nata senza gli arti superiori, e’ una delle “testil’etoile della Scala passa
monial” del pellegrinaggio nazionale dell’Unitalsi a Lourdes.
inosservata. Per la Brazzo
E in questa avventura ha coinvolto anche l’amica e collega,
l’avventura con l’Unitalsi è
prima ballerina del teatro alla Scala, Sabrina Brazzo. “E’ la
stato “un regalo inaspettaprima volta che vengo a Lourdes - confessa Simona - è un
to: era da tempo che volegrande piacere, sto vivendo un’emozione fortissima che
vo venirci - ammette - ma
voglio condividere con tutte le persone che sto incon- con i ritmi serrati della mia professione non ero mai riutrando e con la loro serenità”. La testimonial è stata a scita a far coincidere i tempi. Quando Simona mi ha detto
Lourdes per ricordare “la bellezza della vita: davanti alle di- che sarei potuta partire con l’Unitalsi per me é stata una
versità’ che abbiamo, la vita comunque ha un senso. Un fortuna”. Sabrina è qui, come pellegrina, sottolinea sorrisenso che trasmetto attraverso la danza e la pittura”. E i dendo, “perchè anche le ballerine hanno fede”.
SIMONA ATZORI
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SPECIALE
NAZIONALE
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Flambeaux
Diella: lascio la Presidenza e la responsabilità
ma non l’impegno e la fede nel Signore Gesù
arissimi amici,
domani già alcuni pellegrinaggi saranno in partenza e
allora, come abbiamo fatto in questi anni è arrivato il momento di tirare le somme di questo pellegrinaggio che
non è ancora terminato eppure è già storia della Associazione. Ma prima abbiamo insieme un “compito di
gioia”: ringraziare e festeggiare due amici: Monsignor Luigi Moretti, nostro Assistente Nazionale che è stato chiamato dal Santo Padre a guidare una diocesi grande come quella di Salerno-Campagna-Acerno.
E Monsignor Vasco Bertelli, nostro amico da tantissimo tempo, che festeggia il suo 25 anniversario di ordinazione episcopale.
Grazie, con l’affetto di tutta l’Associazione.
Stasera non è facile, non è affatto facile. Il tempo è
passato velocemente, molto velocemente. Allora abbiamo vissuto insieme ancora una volta una esperienza bellissima di pellegrinaggio; abbiamo sentito la Croce del Signore al centro dei nostri pensieri, delle nostre preghiere, delle nostre speranze. Dobbiamo continuare a vivere questa esperienza nel mondo, nel nostro mondo, lì
dove viviamo, dove lavoriamo, soffriamo e preghiamo.
Per questo è l’unica salvezza possibile e vera.
E dobbiamo continuare a credere nell’Unitalsi. Per vivere una esperienza di gioia e senza rincorrere la tentazione del potere e quella personale indispensabilità, non
basta essere nella Associazione Unitalsi: bisogna amare
l’Associazione. Bisogna sentire l’associazione come luogo familiare della vita, il luogo dove il cuore si riempie, la
solitudine si trasforma in compagnia, il dolore è condiviso. E dove tutto il resto vale di meno, molto di meno.
È per questo che stasera dobbiamo riscoprirci tutti
insieme carichi di sogni.
Di sogni, non di illusioni. Carichi del desiderio di pensare ad un presente e ad un futuro nuovi per ciascuno di
noi e per la Associazione. È quello che desidero innanzitutto per me; il sogno della giovinezza – fare della comunione l’espressione più matura e coinvolgente della
mia fede – è ancora lì, nel mio cuore, intatto e splendido
come lo era all’inizio, insieme ai volti carissimi degli amici di sempre a cui affiderei senza esitazione la mia vita,
degli amici (tanti ammalati e tanti volontari) che non ci
sono più, e agli amici di questi anni di responsabilità, dai
quali ho imparato a consegnare e condividere preoccupazioni, progetti ed amicizie. Dopo dieci anni come Presidente Nazionale – come previsto dallo Statuto – nei
prossimi mesi l’Associazione eleggerà un nuovo Presidente Nazionale, e come me tanti responsabili di sezione e di sottosezione dovranno lasciare il loro servizio di
responsabilità.
Si lascia la responsabilità, non l’impegno di carità nella Associazione.
Si lascia una responsabilità, non la fede nel Signore
Gesù. Anche questa sera guardandovi tutti insieme in
questa piazza ho risentito la stessa emozione di questi
anni, questi sono i “miei”.
Non la mia proprietà, non persone alle quali proporre storie illustrate di carità, nuovi costruttori, ma quelli
ai quali dovrò rendere conto della responsabilità ricevuta. Ed oggi come dieci anni fa sento nel cuore la frase del
Signore:“i poveri (i malati) li avete sempre con voi”, non
una parola di condanna, ma l’individuazione di un destino
per me, i poveri ed i malati, sempre. I deboli, sempre. I piccoli, sempre.
Sarà ancora la mia vita, la nostra vita, la vita di chi ha
scelto Gesù Cristo e solo Lui: cercare “gli invisibili”, i dimenticati, i tanti Lazzaro
che ci sono drammaticamente vicini e che continua-
no a non vedere sulla soglia delle nostre case, delle nostre sedi associative.
Lì Signore, ti verrà a cercare.
Lì Signore, ti verremo a servire.
Lì Signore, proprio lì, nella solitudine del dolore invisibile della società, lì Signore ti verremmo ad incontrare.
Questo continuerà ad essere l’impegno mio. Nostro
della Associazione: cercheremo di essere comunione,
per costruire giustizia, ci consumeremo perchè la sua dignità e verità, per chi “ha perso il passo”, per chi è senza
difesa e senza speranza. E gli amici che verranno saranno
altrettanto belli, anzi di più: è il Signore che agisce, che
pianta, che sollecita. Ci saranno nuovi Presidenti, per
nuove esplosioni di carità e di vita. E l’Unitalsi resterà l’Unitalsi, noi di più. Sarà la gioia a testimoniare a ciascuno
di noi che il cammino è quello giusto. Sarà la fraternità tra
noi a essere il segno che il cammino prosegue.A tutti voi,
ad uno ad uno, a cominciare dagli ammalati, a tutti voi, ad
uno ad uno, il mio grazie per tutti questi anni e per questo pellegrinaggio.A tutti voi, ad uno ad uno, il nostro grazie. Permettetemi di far risuonare in questo momento
ancora una volta il saluto di questi anni.
A tutti.
Pace. Sempre
Buon ritorno a casa.
[email protected]
19
PREGHIERA
Tema pastorale
di Mons.
Luigi
Marrucci
Vice Assistente
Nazionale
A
20
il Padre nostro presente
nella nostra vita quotidiana
vvicinarci come figli a Dio e metterci in relazione
con Lui-Padre, non è da tutte le persone. Occorre
aver percorso un cammino di fede che ci da la consapevolezza di essere “figli nel Figlio” e perciò capaci di cogliere questo aspetto fondamentale della
rivelazione cristiana.Tanto più urgente oggi, in quanto la società post-moderna ha perduto il concetto
di paternità, favorendo tipologie diverse di “famiglia” o relegando in secondo piano la famiglia tradizionale in cui padre e madre diventano optional dal
momento che unico punto di riferimento è il “soggetto”, la “persona”.
Cosa significa allora dire “Padre”per la nostra
vita quotidiana? Significa che non siamo mai, assolutamente mai orfani, smarriti, abbandonati alle forze
e ai condizionamenti di questo mondo. Abbiamo
una risorsa, abbiamo un’origine fuori dello spaziotempo. Questo universo apparentemente illimitato
- ma il tempo ha avuto inizio con il “big bang”, ma
lo spazio è ricurvo, contenuto, afferma Einstein - ha
il proprio ambito nella parola, nel soffio, nell’amore
del Padre.Tutto scaturisce dalla Sua Parola che chiama, per cui gli uomini possono amarLo personalmente, rispondergLi coscientemente, e questo legame personale con il Padre, è più nobile e più
grande del mondo intero. Per aiutarci in questa ricerca o riappropriazione del nostro essere figli nei
confronti di Dio, il santuario di Lourdes ci offre
l’opportunità di una riflessione e di una preghiera
su Dio, nostro Padre.
La meditazione si concentra prevalentemente
sul “Padre nostro”, la preghiera che Gesù ha insegnato ai discepoli, ai quali indica non tanto una formula da recitare quanto un modo di parlare con
Lui e quindi offre un canovaccio di rapporto relazionale orante.Tenendo presenti questi aspetti, la
presidenza nazionale dell’associazione ecclesiale
UNITALSI ha predisposto quattro schede bibliche
per aiutare i soci e i pellegrini a ripercorrere il cammino interiore.La prima scheda ci presenta il Desiderio della preghiera attraverso il testo biblico di
Gv 7,37-38; la seconda ci invita a metterci alla
Scuola del Maestro con due passaggi del vangelo di
Luca 11,1 e 11,9; la terza scheda si concentra sulla
preghiera del Padre nostro secondo la duplice versione redazionale di Matteo 6,9-13 e Luca 11,2-4: è
la scheda centrale che occupa anche uno spazio abbondante ed è quella più sviluppata; infine la quarta
ci fa riflettere sul rapporto Preghiera e servizio attraverso i vangeli di Luca 10,38-42 e di Giovanni
13,1-5: una preghiera che non diventa palestra d’amore concreto è parola vuota e insignificante, formula senza vita, così come un servizio ai fratelli che
non attinge dal colloquio con Dio, risulta spesso
pura filantropia che può sfociare in gelosia, competitività, fariseismo.
Ogni scheda è divisa in tre parti: c’è innanzitutto la lettura del testo biblico, una lectio divina; vi sono poi delle domande che aiutano la introspezione,
il “guardarci dentro”, denominate linee d’attualizzazione; infine vengono presentati dei testi di autori
contemporanei o recentemente scomparsi, ma da
tutti conosciuti, che aiutano la riflessione e la preghiera. Nel Padre nostro, dono di Gesù ai suoi discepoli, è raccolta anche tutta la ricchezza liturgica
della Chiesa, l’intero suo patrimonio ascetico e spirituale, segno del nostro incontro con Cristo e della nostra vita in Lui. “E …lo Spirito del suo Figlio,
grida: «Abbà! Padre!». Quindi non sei più schiavo,
ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di
Dio” (Gal 4.6-7)
[email protected]
SALUS
Nostalgia
di
E.B.
L
Pellegrinaggi finiti, tante novità
per vivere Lourdes in inverno
a stagione dei pellegrinaggi
sta per finire e già ci assale la
nostalgia di Lourdes, il desiderio di tornarci e di rivivere quell’atmosfera unica di
serenità. Per questo, per farvi sentire meno lontani, abbiamo pensato di dedicare
una pagina a Lourdes a partire da questo numero. Cercheremo di informarvi di
tutte le novità che riguardano la nostra Associazione,
ma anche delle attività del
Santuario che non si fermano mai anche durante l’inverno. L’anno 2010 ha portato grandi novità nei pellegrinaggi unitalsiani a
Lourdes, a partire dalle nuove acquisizioni di alloggi per i volontari e i pellegrini: l’hotel La Source, il Florance e il Maris Stella, questi ultimi due
destinati alle quote fraternità. Non sempre e non
tutto è stato perfetto, i lavori di ristrutturazione
sono stati effettuati molto velocemente per permettere l’apertura all’inizio della stagione e sicuramente sono ancora da completare. Se ci sono
stati dei piccoli problemi, vi chiediamo scusa e
domandiamo la vostra comprensione; il prossimo anno tutti i lavori saranno completati e speriamo, come è nostro desidero, di potervi far
sentire come a casa vostra. Stiamo anche ristrutturando il nostro sito internet nel quale vi aggiorneremo puntualmente su tutte le notizie che
riguardano Lourdes. Attualmente, la novità più
eclatante riguarda il progetto dello spostamento
delle piscine, fortemente voluto dal vescovo Perrier per poter dirottare l’ininterrotto passaggio
davanti alla Grotta che spesso disturba il raccoglimento e la preghiera dei fedeli. Già qualche anno fa era stato creato a questo scopo nella prateria il ”cammino dell’acqua”, un percorso lungo
nove fontane alimentate dall’acqua della sorgente dove il pellegrino poteva compiere gli stessi
gesti di purificazione e il rinnovo delle promesse
del battesimo. Non sempre i pellegrini hanno colto questo invito e hanno continuato ad affollare
le zone vicino alla Grotta
per riempire i loro recipienti e lavarsi il viso, creando
una notevole confusione e
disturbando il raccoglimento
di chi sosta davanti alla Grotta in preghiera. Proprio per
questo il vescovo Perrier ha
pensato di spostare l’area
delle piscine dall’altra parte
del Gave e di cambiare anche le modalità del bagno,
per decongestionare l’area
della Grotta e dare al bagno
il suo significato più autentico: un gesto di purificazione
e una promessa di rinnovamento. Naturalmente, come tutti i cambiamenti,
anche questo non è stato accolto senza proteste,
soprattutto da parte di chi è tenacemente attaccato alle tradizioni e rifiuta a priori ogni tentativo di rinnovamento. Il Vescovo, comunque, prosegue per la sua strada.
Il Santuario è già da tempo proiettato verso l’approfondimento del tema pastorale del 2011,
“Pregare il Padre Nostro con Bernadette”; un
convegno su questo tema si terrà a Lourdes nei
giorni 10, 11 e 12 novembre, con la collaborazione della facoltà teologica cattolica di Strasburgo.
Le iscrizioni sono aperte a tutti, si possono avere informazioni più dettagliate scrivendo una mail
a [email protected]. Infine,
qualche notizia sulla nostra amata Grotta.
Le intemperie e il passare del tempo non risparmiano quelle rocce che amiamo tanto toccare.
Nel corso dell’inverno saranno effettuati lavori di
consolidamento e messa in sicurezza con la massima attenzione a lasciare inalterato l’aspetto
estetico e il meraviglioso equilibribio di integrazione con l’ambiente. In conclusione, in ogni numero cercheremo di raccontarvi cio’ che accade
a Lourdes, le nostre attività e quelle del Santuario, in modo che possiate sentirvi sempre vicini
in attesa del prossimo pellegrinaggio.
[email protected]
21
POMPEI
Sollievo
di M. F.
E
22
Pellegrinaggio nazionale
per alleviare il dolore
rano più di 2000 gli unitalsiani
giunti a Pompei, assieme ai molti
disabili e ammalati, per vivere
l’ottava edizione del pellegrinaggio nazionale. L’Unitalsi riunita
nel piazzale “Beato Giovanni
XXIII nel Santuario Bartolo Longo è stata accolta dall’Arcivescovo della città mariana, Mons. Carlo Liberati, che ha elogiato i volontari per l’opera che svolgono
invitando tutti a raggiungere
Pompei, perchè “qui siete a casa
vostra, qui dove da più di cento
anni si cerca di alleviare il dolore
degli ultimi e degli abbandonati”.
Il pellegrinaggio è stato guidato spiritualmente dagli assistenti
ecclesiastici nazionali, Monsignor
Luigi Moretti e Monsignor Luigi
Marrucci e dal vice Presidente
nazionale Salvatore Pagliuca e dal
Presidente della sezione campana, Francesco La Palombara.
L’incontro con la Madonna di Pompei chiude la stagione
dei
pellegrinaggi dell’Unitalsi. Un
anno particolare, come ha ricordato il vice presidente nazionale
Salvatore Pagliuca nel suo saluto
ai fedeli presenti nel Santuario, viste le prossime elezioni di rinnovo delle cariche nazionali, sezionali e sottosezionali dell’Associazioni.
“L’Unitalsi - dice Pagliuca vuole continuare a camminare
unita, vuole essere in pellegrinaggio nella vita per riscoprire la
bellezza della gente di Dio e vuole di essere quotidiano compagno di viaggio degli ultimi,
di chi soffre e di chi è solo. Il
vice presidente nazionale ha sottolinato come la responsabilità
all’interno di una associazione
deve essere vista sempre come un servizio. Dopo la preghiera del Rosario
è stata celebrata la funzione eucaristica presieduta dall’assistente ecclesiastico nazionale, Mons. Luigi Moretti Arcivescovo di Salerno-CampagnaAcerno, che, nell’omelia, ha pregato affinchè “Maria ci faccia comprendere
che l’incontro con Gesù non è un momento come un altro, che ci scivola
addosso, ma deve essere un tempo di salvezza, che ci cambia il cuore. Cristo, davanti alla morte, non si tira indietro, ma l’affronta e vince, così, la morte. Egli oggi chiede a noi di imitarlo. Così facendo anche quello che può sembrare un momento negativo, da buttare via, può diventare invece ricchezza
di vita”. Agli ammalati e disabili in preghiera ai piedi del sagrato ha ricordato che: “il volto di Gesù si fa presente nel volto degli ammalati. E per questo che ogni volta che fate qualcosa per alleviare le loro sofferenze, lo avete
fatto a Lui”. Terminata la celebrazione eucaristica, nel pomeriggio più di trecento disabili hanno visitato gli scavi di Pompei, grazie ad un percorso studiato appositamente per persone con ridotte capacità motorie. La Soprintendenza archeologica ha, inoltre messo a disposizione dieci ingressi per l’itinerario notturno “Le lune di Pompei”, al quale hanno partecipato alcuni soci dell’Unitalsi.
La processione eucaristica del pomeriggio e la fiaccolata serale ispirata
alla pace universale hanno concluso l’ottava edizione del pellegrinaggio nazionale a Pompei.
[email protected]
23
COMPUTER
Click per disabili
di Simone
Soria
C
24
Creato un software adattabile
alle capacità motorie
redo che ognuno di noi abbia un fine da perseguire
nella vita; non importa che essa doni un fisico perfetto o che costringa ad una sedia a rotelle, con difficoltà o meno nel parlare, ma certamente offre ad
ogni persona la possibilità di esser unica e di assu
progetto
di Dio.
Un
mere un ruolo ben preciso
nel
Dio spesso incomprensibile, accusato di ogni ingiu-
stizia, ma che offre l’opportunità
di realizzarsi e di es
ser vivi nonostante tutto, com’è successo a me.
Mi chiamo Simone Soria, nacqui nel febbraio del
1979 affetto da tetrapresi spastica grave, dovuta ad
un parto ritardato. Non cammino, non controllo né
braccia né mani, parlo male, eppure ho una famiglia,
tanti amici, una fidanzata, una laurea prestigiosa presa nel 2004 ed un lavoro importante: tutto questo a
dispetto della scienza, secondo la quale avrei dovuto
vivere solo 2 mesi. Evidentemente “lassù qualcuno
mi ama”: l’ho sempre pensato, ma un’ulteriore conferma l’ho avuta 3 anni fa quando sono guarito da un
tumore, dopo aver pregato la Madonna durante un
pellegrinaggio al santuario di Fiorano Modenese.
Fin dall’asilo vissi insieme ai miei coetanei, quasi
dimenticando la mia disabilità, fino al punto di giocare con loro a pallone facendo il portiere in una porta che mi costruivano su misura. Cadevo parecchie
volte e prendevo moltissime pallonate in faccia, però
sono ancora vivo! Oggi mi accorgo che quegli anni
furono fondamentali per la mia integrazione sociale:
infatti nella mia vita studentesca, professionale e lavorativa sono sempre stato in mezzo agli altri, cavandomela in ogni situazione anche senza il supporto istituzionale.Alle elementari ho poi iniziato ad usare il computer in modo autonomo tramite un ausilio informatico che mi permetteva di digitare la tastiera. Grazie a questo strumento rudimentale ho
terminato gli studi e mi sono inventato un lavoro,
mettendo il mio handicap in secondo piano ed al servizio degli altri. Il mio handicap non è motivo di disuguaglianza ed emarginazione grazie non solo al
mio ausilio, ma soprattutto grazie alla mia famiglia
che con amore non ha mai nascosto al mondo la mia
disabilità, come purtroppo accade in molte altre
realtà; in questo modo ho trovato gli amici e la fede
che mi sostengono in ogni momento.
Credo di aver capito, almeno in parte, quale sia il
progetto di Dio per me: infatti quando nel 2003 dovetti scegliere il tema della mia tesi, si incastrarono
assieme due avvenimenti che penso difficilmente possano
essere considerati
casuali: nell’arco di
poche ore un docente universitario mi
coinvolse in un suo progetto rivolto a disabili ed incontrai una persona interessata ad avviare un’attività
lavorativa rivolta a portatori di handicap. Questi due
avvenimenti, uniti al fatto che sono una delle poche
persone disabili laureate in ingegneria informatica, mi
hanno convinto che il mio ruolo nel progetto di Dio
sia quello di aiutare le persone più sfortunate di me
ad integrarsi nella società, attraverso l’ideazione e lo
sviluppo di nuovi ausili informatici. Questa è stata finora la mia professione principale: ho sviluppato FaceMOUSE ed altri software, che adattandosi alle capacità motorie e intellettive della persona gli permette di scrivere, comunicare ed utilizzare il computer. In questo modo la persona è valorizzata e integrata nella società, nonostante il proprio handicap
per cui sarebbe emarginata. Da cinque anni metto le
mie competenze a disposizione dei disabili e delle loro famiglie cercando di andare al di là delle diagnosi
mediche o dei pregiudizi, senza escludere a priori alcuna ipotesi: questo mio metodo di lavoro è innovativo rispetto a quello che solitamente usano gli altri
esperti nella disabilità e spesso fa emergere potenzialità della persona nemmeno immaginate.
Credo d’avere degli strumenti ed una metodologia di lavoro rivoluzionaria, che davvero può risolvere i problemi di tante persone al mondo e cambiare
l’approccio alla disabilità motoria grave.
Sento il dovere di raggiungere quante più disabili
possibili e di trasmettere la mia metodologia a persone di buona volontà, che a loro volta possano utilizzare i miei strumenti applicando una filosofia simile alla mia. Ringrazio quindi l’Unitalsi per avermi coinvolto nel progetto di fornire ausili a circa 50 associati, per permettere loro di accedere al computer ed
a internet; una volta tanto anche in Italia posso offrire il mio lavoro. La vita per me è un dono e merita
di essere vissuta al meglio, nonostante l’handicap.
[email protected]
Abruzzese
Vico della Luna, 23 - TERAMO 64100 (TE)
tel. 0861.245169 - fax 0861.245349
e-mail [email protected]
www.unitalsiabruzzese.it
romAnA lAziAle
Via Luigi Lilio, 62 - ROMA 00142 (RM)
tel. 06.51955963 - fax 06.51955964
e-mail [email protected]
sArdA nord
Via Taramelli, 18 - SASSARI 07100 (SS)
CAlAbrese
via Italia, 22E - REGGIO CALABRIA 89122 (RC) tel. 079.291032 - fax 079.290821
e-mail [email protected]
tel. 0965.42550 - fax 0965.43828
e-mail [email protected]
sArdA sud
Via Fara, 19 - CAGLIARI 09100 (CA)
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IN QUESTO NUMERO
Sora
p. 26-27
Reggio Emilia
28
Ragusa
29
Milano
30
L’Aquilia
31
Perugia
32
Foggia
33
u.s.t.A.l.
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25
SORA
di Franco
Natale
Mariani
In Terra Santa con i malati:
superate tante difficoltà
Presidente
sottosezione
Sora
L
26
a sottosezione Unitalsi di Sora, superando le perplessità
di alcuni, ha finalmente effettuato il suo pellegrinaggio in
Terra Santa portandovi anche alcuni ammalati. Le difficoltà da affrontare non sono state poche.Al pullman non
adeguato bisogna aggiungere le innumerevoli barriere
nei luoghi di culto, le irte salite, le ripide discese, le scalinate irregolari ed a chiocciola , le lunghe distanze da un
luogo all’altro e, soprattutto tanto caldo.
Eppure, al termine del pellegrinaggio, non è la grande
fatica sopportata a dispiacerci, ma i no che sono stati detti ad altri amici della prima fila che pure avevano espresso il desiderio di visitare la Terra Santa. Da qui l’impegno
di organizzare, il più presto possibile, un altro pellegrinaggio in quelle stupende terre per portarvi quanti più
disabili possibile.
A tale scopo porremo in essere iniziative per
creare un fondo da cui attingere e favorire così la partecipazione di tanti giovani volontari che, con la loro forza ed il loro entusiasmo, consentiranno la partecipazione
di più persone ammalate. Siamo partiti, da Sora, mercoledì 13 ottobre ed a Roma Fiumicino ci siamo incontrati
con Domenico Sinisi che ci ha brillantemente seguito
per tutto il Pellegrinaggio. Espletate le arie formalità, l’aereo è decollato per Tel Aviv dove siamo stati accolti dalla guida Nadir, un cristiano palestinese colto, preparato
e capace. Partiti con un pullman, alla volta Haifa abbiamo celebrato, presso la Grotta di Elia, sul Monte Carmelo, la S. Messa di apertura del Pellegrinaggio, presieduta da un emozionato Don Pasqualino e con omelia e prima catechesi tenuta dal brillante P. Mario Bagni.
Sul Carmelo si ricorda il miracolo del fuoco al tempo del re di Israele Acab. Costui aveva importato nel regno di Israele il culto idolatrico di Baal. Contro tale apostasia insorse il profeta più popolare dell’ A.T. che scelse
proprio il Carmelo come baluardo del monoteismo. Dopo il Monte Carmelo si è proseguito per Tiberiade. Il
giorno dopo ci si è portati a Nazaret con visita alla chiesa di San Gabriele, alla Sinagoga e celebrazione della Santa Messa alla Grotta dell’Annunciazione; poi visita alla
stessa Grotta, alla Nuova Basilica ed alla chiesa di San
Giuseppe.
Nel pomeriggio trasferimento al Monte Tabor , caratteristica montagna della Galilea, alta 588 m. sul livello del
mare, luogo della trasfigurazione di Gesù. Dopo la visita
e la catechesi dei nostri assistenti, siamo scesi dal Tabor
ed abbiamo raggiunto Cana con visita al Santuario della
Mediazione di Maria e rinnovo delle promesse matrimoniale delle coppie presenti.Venerdì 15 abbiamo effettuato una suggestiva traversata del Lago di Tiberiade (
posto a circa 200 m. sotto il livello del mare e luogo in
cui Gesù ha compiuto tanti miracoli), per andare a Cafarnao con visita al Monte delle Beatitudini, alla Chiesa
della Moltiplicazione dei pani e dei pesci, a quella del Primato di Pietro, ai resti archeologici della città e della casa di Pietro su cui è stata costruita una Chiesa a forma di
una nave, per ricordare la barca di Pietro.
Dall’interno di questa chiesa sono visibili i resti della casa di Pietro, protetti da una grossa lastra di vetro. Nel
pomeriggio trasferimento sul Fiume Giordano, luogo in
cui Giovanni Battista ha battezzato Gesù, per il rinnovo
delle Promesse Battesimali.
Sabato 16 mattina trasferimento, in pullman a Kumran sito archeologico di un celebre complesso monastico degli Esseni (monaci giudaici consacratisi all’austerità ed all’ascetismo che vivevano nella più stretta osservanza della Legge mosaica: fiorirono nel primo secolo
a.c. e scomparvero circa un secolo dopo; forse per qualche tempo vi fece parte anche Giovanni Battista) situato sulla riva occidentale del Mar Morto, circondate da
burroni scoscesi con ad ovest un’imponente parete rocciosa formata da grotte. In una di queste grotte, nel 1947,
un beduino trovò casualmente delle giare, una delle quali conteneva dei rotoli di cuoio che furono poi riconosciuti come manoscritti ebraici risalenti all’anno 100 a.c.
e contenenti il testo completo di Isaia, un commentario
del profeta Abacuc ed una copia completa della regola
della comunità stessa.
Successivamente, in altre undici grotte, furono ritrovati rotoli manoscritti di circa 600 volumi biblici ed extrabiblici, di cui una decina quasi completi.
Poi trasferimento al Mar Morto, posto a circa 400 m.
sotto il livello del mare. Questo Mare è profondo circa
450 metri e, per effetto della evaporazione, scende di circa un metro l’anno, per cui, se non vi saranno cambiamenti, tra 450 anni sarà completamente prosciugato. Da
qui ci si è portati a Gerico, la più antica e la più bassa città
del mondo. Fu la prima città Cananea conquistata e distrutta da Giosuè quando il muro cadde al suono delle
sue trombe. Nel pomeriggio vista del monte in cui Gesù passò 40 giorni e fu tentato da Satana. Poi partenza
per Betania con la celebrazione della Santa Messa nella
chiesa dedicata alla Casa di Lazzaro. In questa città Gesù,
oltre ad aver operato il miracolo della risurrezione di
Lazzaro, fu anche ospite, per diverse volte, nella casa di
Lazzaro, di Marta e di Miriam. In serata arrivo a Betlemme. Domenica 17 visita alla Basilica della Natività, alla
tomba di Rachele e luogo di nascita di Gesù dove è stata edificata la chiesa più antica del mondo tuttora adibita
al culto. Poi Santa Messa. Nel pomeriggio visita del Santuario della Visitazione a Ein Karem che ricorda: la casa di
Elisabetta, il luogo natio di Giovanni Battista e la visita della Madonna a sua cugina e infine visita della chiesa dedicata San Giovanni Battista.
Lunedì 18, finalmente siamo entrati a Gerusalemme
(città sacra agli ebrei, cristiani e mussulmani). Qui, durante la mattinata, abbiamo visitato il Monte degli Ulivi dove l’Edicola dell’Ascensione ricorda il luogo in cui i discepoli videro Gesù per l’ultima volta; il Chiostro del Pater
Noster , silenzioso e suggestivo, in cui sono conservate
lapidi in maiolica che riportano la preghiera del Signore
in più lingue; la Dominus flevit legata alla tradizione latina che vuole ambientare il questo luogo il lamento di Gesù; (Lc 19,4144); l’Orto degli ulivi; la Basilica con la roccia
dell’agonia, il Getzemani; la Grotta del tradimento; la
Chiesa greco Ortodossa che ricorda il martirio di Santo
Stefano; la Tomba di Maria o della dormizione indicata in
un vangelo apocrifo.
Nel pomeriggio al Monte Sion con visita della chiesa
San Pietro in Gallicantu: si suppone che la chiesa sorga nei
pressi del luogo dov’era la casa di Caifa; nella cripta si
osserva un complesso di grotte che rappresentano delle
abitazioni al tempo di Cristo; una di queste ha la forma di
una prigione e vuolsi essere il luogo in cui fu tenuto prigioniero Gesù dopo il suo arresto e dopo il sommario
processo da Anna e Caifa ed in attesa di essere condotto da Pilato.
Poi al Cenacolo: struttura a più piani comprendente,
al piano inferiore, la Sala della Lavanda dei piedi, ora sinagoga; la Stanza della Tomba di Davide con il Sarcofago
vuoto e la nicchia in direzione del Tempio; al piano superiore la Sala del Cenacolo e la Cappella della Discesa dello Spirito Santo.
Tre sono gli episodi evangelici più importanti legati al
Cenacolo:-l’istituzione dell’Eucaristia; - le apparizioni del
Risorto quando si è mostrato a Tommaso -e la Pentecoste. Si ricorda, inoltre, che, in questo luogo, vi si raccoglieva la chiesa apostolica, vi fu l’elezione di Mattia, fu la
sede degli apostoli e vi si tenne il ed il primo concilio.
Martedì 19 entrata nella città vecchia con visita della spianata delle Moschee, della Chiesa di San Anna, della
piscina Povbatca, della Via Crucis, e del Santo Sepolcro
con la celebrazione della Santa Messa.
Emozionante e commovente è stato toccare la pietra su cui è stata issata la Croce del Signore, quella dove
fu deposto il Suo Corpo per prepararlo alla sepoltura
ed il luogo in cu fu sepolto. Pomeriggio visita al Muro del
Pianto.Mercoledì 20 mattina, visita al Campo dei Pastori
con celebrazione della Santa Messa e visita alla casa Hogar Ninos Dios, gestito dalle Suore del Verbo Incarnato,che ospita 21 bambini disabili.
Commovente è stata la consegna dei doni. Diversi
bambini avevano la febbre da giorni e le suore non disponevano di medicinali per curarli. Nei pacchi portati
dal ostro Gruppo, tra l’altro, vi erano anche antipiretici ed
antibiotici che, dagli stessi medici del Gruppo, sono immediatamente stati prescritti e somministrati ai bambini
ammalati. Nella circostanza si è percepita, da parte di tutti, suore comprese, la sensazione che la provvidenza stesse aspettando i nostri medicinali per somministrarli ai
quei bambini ammalati. Qui è terminato il nostro pellegrinaggio in Terra Santa, un pellegrinaggio che ci ha cambiati,ci ha formati, ci ha schiuso l’intelletto alla conoscenza vera e profonda del Vangelo..
Tanti sono stati i luoghi visitati e tanta è stata l’emozione nell’entrarvi. Ed è stato significativo aver chiuso il
pellegrinaggio con la visita alle suore del Verbo Incarnato.
Qui si è rimasti inebriati dall’amore di cui è capace
l’uomo verso i propri simili e che rispecchia pienamente
l’Amore che Signore Nostro Gesù ha soprattutto per
coloro che più ne hanno bisogno.
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REGGIO EMILIA
di Angelo
Torelli
Soddisfazioni e amarezze
nel convegno di Modena
Presidente
sottosezione
Reggio Emilia
U
n pensiero assurdo: se anche Il Signore Gesù non fosse tra noi, continuerei
a stare nell’Unitalsi. E’ assurdo, lo so: l’Unitalsi non potrebbe esistere se non
ci fosse il Signore, ma quanto siamo stati bene al convegno dei giovani dell’Emilia Romagna!
Brava Modena! Noi vicini di casa abbiamo sentito solo gli echi di una organizzazione che negli ultimi giorni ha fatto le ore piccole, ma queste cose
prendono forma in corsa e tutto, davvero tutto, alla fine ha girato nel modo giusto. Forse noi dell’E.R. (no, non intendo Clooney e soci) siamo gli ultimi arrivati per quello che riguarda i giovani, ma dopo aver dato uno spintone al settore degli aspiranti, in questi due anni abbiamo finalmente vissuto un buon movimento, completo e credibile insieme ai ragazzi più grandi,
a tutti i ragazzi: ai “parrocchiani” come a quelli che avevano abbandonato,
persino insieme a quelli non battezzati. E dire che la partenza per questo
convegno non ha goduto dei migliori auspici: uno degli autisti degli altri pulmini, a metà del giro di raccolta dei passeggeri chiama al cellulare: «Non sto
bene, vieni a prendere il pulmino». E la leggenda narra che abbia chiamato casa dicendo. «Sto arrivando: presto, aprite il portone!» Al che gli stupiti famigliari hanno obbedito, ma non lo hanno
visto salire le scale: ha dovuto fare tappa nella lavanderia al pian terreno… e più non dimandare.
Ma bene o male tutti, tranne lui, riescono ad arrivare e il clima è subito caldo di improvvisazioni
teatrali, di musica e di un lavoro nei gruppi che ha trovato ragazze e ragazzi, conosciutisi solo a
Lourdes, pronti a mettersi in gioco con una verità che ha luccicato di lacrime di commozione. Poi
quella pazzesca intuizione di una veglia notturna ai piedi della croce, stanchi come eravamo; ma
quanti pesi sono stati lasciati accanto a quella croce abbassata, abbassata fino ai nostri piedi! Infine un risveglio in una mattinata lucida di aria chiara e dei segni che hanno colorato mani e cuori,
iniziata insieme al Vescovo e confluita tutta nella celebrazione viva del banchetto Eucaristico vissuto con lo stesso entusiasmo di quello “alla modenese” che lo ha seguito. Ricorderò per molto
tempo la processione offertoriale con la ragazza che spingeva una amica in carrozzina che a sua
volta portava sulle ginocchia un’altra volontaria. Ogni evento è disegnato dagli incontri e dagli episodi e un’altra delle storie di questo convegno ha per protagonista un sensore di movimento, cioè
uno di quegli attrezzi che amano spegnere la luce mentre siete alla toilette. Eravamo ospitati presso una parrocchia dove le aule erano state attrezzate per l’occasione con ottimi letti per i ragazzi disabili, mentre per il personale c’erano provvidenziali materassini a terra. Dopo l’operazione
pigiama coi nostri amici, in alcuni ci siamo sistemati nel corridoio fuori da una stanza, pronti per
eventuali interventi notturni. Eravamo ancora ignari che quello fosse il regno incontrastato di “lui”,
del sensore. Un dittatore infido e bastardo che ad ogni piccolo movimento accendeva la luce e
che la spegneva solo dopo interminabili minuti di assoluta immobilità. Andrea va in bagno, LAMP:
2000 watt al neon, poi va a letto: LAMP! Uno si gira nel sacco a pelo: LAMP! LAMP! LAMP! Finalmente scende il silenzio, sono quasi le due. Bado a non muovere nemmeno un muscolo quando… dalla stanza viene una voce confusa. Non posso darla vinta al sensore, faccio finta di non
aver sentito e la luce finalmente si spegne, maaaa… LAMP! Esce e mi scuote: «Vieni a sentire cosa vuole Salvo perchè io non capisco.» Ormai rassegnato entro, mi chino sul letto e Salvo mi dice: «Per favore, spegni la luce in corridoio».
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28
xxx
RAGUSA
La disabilità deve essere
un problema sociale
dalla
redazione
U
n’occasione per riflettere su alcune tematiche fondamentali e creare “una nuova cultura della disabilità”: così Antonino Marù, presidente di Cos, la cooperativa che ha organizzato il convegno “Disabilità: quei silenziosi mondi paralleli”, con la collaborazione del centro Pro Diritti H, dell’Istituto di psicologia umanistica Empatea di Messina e della sezione di Ragusa di Unitalsi. “Quando la disabilità irrompe in una famiglia, le risposte dipendono sempre dal significato che si dà a questa condizione, ma
c’è una linea comune che lega ogni famiglia: la solitudine e il silenzio. La solitudine per evitare l’imbarazzo, la pietà, la commiserazione. Il silenzio per permettere al dolore di adagiarsi sulle sponde della
vita, per ascoltare quella sensibilità nuova che ci cambierà dentro e che ci darà una nuova identità”,
afferma il dottor Marù, che prosegue: “la disabilità non interessa, non fa mercato, scatena angoscia:
non attraversa la società, ma appartiene unicamente alla famiglia”. Da ciò è nata l’esigenza di creare
un momento di incontro, per affrontare la disabilità come elemento sociale, all’interno di ambiti di
particolare importanza: il convegno si articolerà infatti in cinque sessioni, ciascuna riguardante diverse tematiche.
Sarà discusso il tema dello sport inteso soprattutto come strumento di inclusione sociale, grazie
anche alla scuola e a nuove tecniche di sperimentazione, passando poi all’analisi delle barriere, non
solo architettoniche, superabili con alcune nuove tecnologie, ma anche mentali. Il convegno fornirà
l’occasione per confrontare alcune buone pratiche di inclusione, tanto in ambito lavorativo quanto
sociale; verrà indagato il ruolo decisivo della famiglia, attore primario all’interno di un percorso di inclusione, che necessita di maggiore sostegno e attenzione, per poi definire il sistema scuola, agenzia
di inclusione sociale tra le più importanti, e per questo esaminata sia nelle sue buone prassi, sia nelle
lacune presenti. La conclusione del convegno verterà sulla disabilità come elemento di diversità umana e culturale, portatore di etica e di domande sociali.
Il convegno, realizzato il 28, 29 e 30 ottobre scorso presso l’Auditorium Scuola dello Sport a Ragusa, è stato patrocinato dall’Ordine degli psicologi della regione Sicilia, dall’assessorato ai Servizi sociali e alla Pubblica istruzione del comune di Ragusa e dall’assessorato alle Politiche sociali e alla famiglia della provincia di Ragusa, nonché dal Comune di S. Croce Camerina e dalla Banca agricola popolare di Ragusa. L’incontro ha chiuso un ciclo di convegni, iniziato nel 2008 sotto il nome “Per una nuova
cultura educativa”, “il cui scopo - spiega il presidente
di Cos - è avviare una riflessione su alcuni temi importanti, per creare un luogo di costruzione delle coscienze sociali”: dopo aver affrontato il tema dell’adolescenza nel 2008 e della famiglia nel 2009, si è sentita ora l’esigenza di trattare la tematica della disabilità
come “evento sociale”, come definisce la stessa cooperativa. I destinatari del convegno sono stati educatori, psicologi, assistenti sociali, pediatri, neuropsichiatri infantili, docenti, famiglie e formatori che a vario titolo affiancano i disabili e le loro famiglie nella faticosa accettazione e gestione della condizione.
xxxx
[email protected]
29
MILANO
di Rosanna
Favulli
Protezione Civile-Unitalsi:
uniti nella diversità
sottosezione
Milano
È
30
un clima gioioso, allegro e di condivisione, nonostante la pioggia torrenziale e una temperatura quasi invernale. Inizia così la giornata più
importante del II Raduno Nazionale della Protezione Civile a Milano, una settimana per far
conoscere l’agire nell’urgenza volontariamente,
senza pensarci un attimo, lasciando tutto per gli
altri, il prossimo. Si è svolta all’ombra della “Madunina” la “Settimana della Protezione Civile”
(Raduno Nazionale Volontari Protezione Civile), dal 24 al 28 settembre 2010, durante la quale si è potuto rincontrare volti già conosciuti
durante la partecipazione a eventi (Mondiali di
Ciclismo a Varese) o, purtroppo, esperienze più
di sofferenza (Terremoto in Abruzzo), ma gli
sguardi sono quelli di sorpresa, felici di ricordare e fare memoria delle “belle” esperienze e fatiche. Durante la manifestazione si prevede una
S. Messa in Duomo nella giornata di sabato, nella ricorrenza di San Pio da Pietrelcina, Patrono
dei Volontari di Protezione Civile: sveglia all’alba,
ritrovo all’Arena Civica per una fugace colazione sotto le tende già più volte utilizzate e predisposizione del Corteo per una parata nelle
strade del Centro di Milano dove le persone,
affacciandosi ai propri balconi, applaudono e salutano tutti i “giubbetti gialli” che sfilano sorridenti, nonostante sembrano pulcini bagnati per
il tanto piovere. Un modo per dire “GRAZIE”,
un riconoscimento che la nostra presenza è
utile e soprattutto “gratuita”. L’Unitalsi c’è con
una delegazione di circa 60 persone, la maggior
parte della Lombardia, del Triveneto e dell’Emilia Romagna. Per manifestare la propria voglia di
fare anche in questo campo, per riconoscere il
valore aggiunto della propria missione iniziale
adattata anche alla Protezione Civile, complementare nelle sue peculiarità, l’attenzione al
prossimo, all’ultimo e in particolare al malato e
al diversamente abile, con un cuore cristiano
ma un fare laico. La S. Messa preseduta da
Mons. Luigi Manganini è segno di Lode, nell’Omelia ci ricorda che dobbiamo “amare i nostri
nemici”, facendo soprattutto del bene a quelli
che ci odiano. Al termine, ancora sotto la pioggia, gli oltre 3.000 volontari presenti si dispongono in Piazza Duomo per i rituali saluti delle
Istituzioni. Inizia il Sindaco di Milano, Letizia
Moratti, visibilmente commossa e felice di vedere una manifestazione ricca di impegno e sacrifici, ma soprattutto di AMORE. Richiama al
lavoro straordinario che la Protezione Civile
produce, indicandola come l’Italia migliore, generosa e ottimista da cui prendere esempio.
Parla Giuseppe Zamberletti, e gli applausi salgono: un politico che ha a cuore la POLIS, la
città per l’uomo a misura d’uomo. Riconosciuto come il padre fondatore della moderna Protezione Civile italiana ha gli occhi umidi nel vedere come la Parata reagisce all’acclamazione
del suo nome. Ultimo, ma non ultimo il “Capo”: Guido Bertolaso che, dopo i saluti alle Istituzioni, racconta come San Pio è diventato il
nostro Santo Protettore. Un incontro con Giovanni Paolo II, la richiesta di avere – come per
quasi tutte le categorie – un Santo a cui domandare e dopo una breve sintesi di cosa è la
Protezione Civile, Sua Santità che suggerisce il
sacerdote che della sofferenza ne è l’icona, ricordando che anche lui proviene da terra di
terremoti e che è sempre accorso verso i bisognosi. Tutti ad urlare l’inno nazionale, applausi uniti all’abbaiare dei cani soccorritori, alcuni
anche più intonati delle persone e il tempo si
rasserena, pronti per il pranzo comunitario e il
pomeriggio in compagnia. .
[email protected]
I fedeli in attesa
del Santo Padre
L’AQUILA
di Marisa
Muzi
Angeli con la mantella
per assistere i malati
sottosezione
de L’Aquila
C
Domani si parte nel pomeriggio.
Sono stati cinque giorni - qui - il tempo è stato lungo, pieno, infinito. A me sembra che sono vissuta sempre qui.
Mi sento di appartenere a questa terra! Qui vicino la
Grotta. Non mi piace dire Santuario. È casa mia!
È casa della Madre. E del Padre!
Come dice il professor Andreoli:”Luogo pieno di mistero
e spiritualità!” Sono partita da un piccolo paese vicino Sulmona (ma sono di Roma) Il 27 settembre – erano le 7 di
mattina – faceva freddo. Ma siamo partiti. Ecco Pescara – il
treno – il vagone. È il gruppo dell’Abruzzo che parte per
Lourdes.
Parlano anche dell’organizzazione - della famosa merenda
che si sarebbe tenuta venerdì 30 settembre con tutti i prodotti abruzzesi. Ed ecco che durante il viaggio “giravano”
le pizzelle di Giuliana con la nutella! Una delicatezza!
L’assistenza avuta nel viaggio è stata “massima”.
Sembrava di essere in famiglia e Loretta, una simpatica ragazza, prenotava la “spaghettata” che si sarebbe tenuta in
ospedale. Dormire mi ha un po’ scioccato!
Ero nel letto in basso “la cuccetta” mi sembrava di essere
sulla nave: con i marosi.
Mi dico “corpo rilassato mente tranquilla” lo ripeto tante
volte. Al fine mi addormento.
Fa caldo in treno! Ma acqua, caffè, dolci e pasti luculliani.
Quello che non abbiamo toccato come cibo viene messo
in un sacco per chi ha fame! Infatti, è strano a dirsi, a Lourdes ci sono molte persone che hanno fame del corpo.
Non come me, che sono un’affamata (anche del corpo!)
ma principalmente dell’anima! Sul treno c’è la Messa via radio, la Comunione. Non mi sono prenotata! Il Padre spezza l’Eucarestia! Mi accontenta. Ho Gesù con me.
Suona la chitarra! Canti dei giovani che ci accompagnano.
Trascorrono le ore. Siamo stanchi, accaldati. Le fermate alle stazioni: lunghe.
Il panorama bellissimo!
Genova, La Spezia, Montecarlo! Di notte!
Anche il viaggio che si vive con il corpo – genera energie
nuove: è un rinnovamento!
Arriviamo! Ottimo albergo, personale gentile.
Ma...ad un tratto...vedo le persone trasformate.
Queste “rondini” dirigersi con competenza all’ospedale!
Non riconoscevo più nessuna!
Sembravano angeli mandati da Dio!
Ma “angeli” che pulivano e lavavano il vagone ed i bagni del
treno. Affinchè tutto fosse pulito.
Angeli come Francesca, che ride scherza con gli ammalati!
Donando e condividendo la sua gioia.
E Lourdes è piena di queste “rondini” con la mantella blu
scuro, in capo il bianco “cappellino” che tirano a mano il
traino dell’ammalato che è impedito a camminare! È un
traino pesante, in salita e lo fanno!
Stasera ne ho viste alcune pronte per partire.
La stanchezza è nelle loro membra.
Ma domani, prima di partire, c’è da pulire l’ospedale!
Le guardi...il sorriso...il sorriso è nei loro occhi!
Perchè esse raccontano che danno tanto, ma ricevono
molto di più.
Questo anche per i ragazzi – gli uomini nella loro divisa blu
– sempre scherzosi, e affettuosi!
Sono felice.
Grazie che esistete!
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PERUGIA
La giornata del malato
nel Santuario dell’Amore
di M. Antonietta
Sansone
Q
32
Si è svolta domenica 5 settembre, con un
mese di anticipo sul consueto appuntamento annuale, la giornata regionale unitalsiana del malato in Umbria, quest’anno al
Santuario dell’Amore Misericordioso di
Collevalenza, in occasione delle celebrazioni per i cinquant’anni del ritrovamento, su
ispirazione divina alla venerabile Madre
Speranza Alhama Valera, dell’Acqua che alimenta, come a Lourdes, le Piscine del Santuario per l’immersione di pellegrini e malati. Dopo il saluto ai partecipanti del Presidente regionale Giorgio Becherini e
dell’Assistente regionale Don Girolamo
Giovannini, l’incontro è iniziato con una catechesi dettata da Padre Aurelio Perez, Superiore generale dei Figli dell’Amore Misericordioso, che comprendeva tre momenti: una breve storia del pozzo, i cui lavori di
perforazione iniziarono nel febbraio del
1960 mentre il ritrovamento dell’Aqua avvenne nel mese di maggio dello stesso anno dopo numerose difficoltà; una riflessione sul significato di quest’Acqua nei piani di
Dio, alla luce della Sacra Scrittura che indica Cristo vera e unica Sorgente da cui scaturiscono fiumi di grazia e misericordia e
alcune considerazioni conclusive sulla nostra realtà di “assetati” in cerca della Sorgente alla quale accostarci con fede, sicuri
di venire ristorati. Subito dopo la catechesi, padre Alberto Bastoni, rettore del Santuario, ha svolto la “Liturgia delle acque”
come avviene di consueto in preparazione
all’immersione alle piscine del Santuario
tre volte a settimana; ha quindi accompagnato i presenti in processione al piazzale
delle Piscine, dove chi lo desiderava poteva
bere alle fontane o immergersi nelle vasche con l’aiuto del personale Unitalsi, che
già in gran parte collabora da anni a Collevalenza in questo servizio volontario e settimanale.
xxx
Dopo il pranzo e l’immancabile “foto di
gruppo” sulla scalinata della Basilica che,
come sempre in questi casi, sotto il sole
fortissimo, ha rischiato di far svenire i presenti estenuati dalle risate e dalle interminabili esigenze di posa del fotografo di turno, la giornata si è conclusa con una solenne Concelebrazione presieduta da
Mons. Giovanni Scanavino, vescovo di Orvieto-Todi e con un saluto e una promessa da parte di Don Girolamo Giovannini,
prima della benedizione Eucaristica dei
malati e di tutti i presenti: l’invito al personale e ai malati di ritornare nel prossimo
anno in questo luogo di spiritualità, per dedicare del tempo alla propria crescita spirituale con almeno due giorni di esercizi.
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FOGGIA
di M.Luisa
De Luca
Portare tra i detenuti
la parola del Signore
sottosezione di
Foggia
C
Chateaurbriand, scrittore e letterato francese, a proposito di un
piccolo libro scritto da un sacerdote cappellano del carcere “Regina Coeli” di Roma sottolinea: ci
vogliono anni di pentimento per
cancellare un fallo davanti agli occhi degli uomini... “Dio invece si
accontenta di una lacrima”. Il cappellano Cosimo Bonaldi nel libro
intitolato “ero in carcere e mi
avete visitato” mette in luce la carità di Dio e del prossimo, ed evidenzia serenità, speranza realizzando così la missione stupendamente delineata da S. Paolo. Mi
sono sempre posta questa domanda: come mai non ho mai pensato di fare una visita ad un carcerato, nè di aver cura di conoscerli e di palar loro? Oggi questa idea mi ha scossa a tal punto da convincermi sempre più che Gesù è venuto sulla terra non per i giusti, ma per i peccatori. Le setteantacinque pagine di questo libro mi hanno fatto molto riflettere: il contenuto profondo, commuovente,
ha risvegliato in me il richiamo di potermi esprimere avvinghiandomi sempre più nella certezza che
anche il carcerato può diventare un essere sacro in via di rigenerazione, di conversione, che anch’egli sia un “Preferito” da Dio attraverso la pena “medicinale”, guarendolo e purificandolo. Il ruolo del
cappellano Bonaldi è diventato un cammino di apostolato, consolante, rieducando il detenuto verso
una vita normale facendomi capire l’abolizione completa che questo fratelli hanno del proprio io, cancellando ogni ombra di odio fino ad avere la forza di uscire dalle tempeste della vita. Il “Sacramento
dell’Eucaristia” è entrato nelle Carceri – spiega cappellano – risveglia l’animo assopito dal male,
aprendo loro come un miracolo le braccia verSo Cristo, per avviarli ad una vera redenzione. Inoltre
un magistrato di Torino sosteneva che una delle armi più potenti è la rieducazione morale e padre
Agostino Gemelli aggiungeva che solo nell’eucaristia, la redenzione avviene, si rinnova, si perpetua, si
applica.A questo punto riporto parola per parola il tratto che più mi ha colpito del cappellano quando cita una Leggenda Orientale che si esprime così: “La creatura sale al cielo e spiega batte alla porta della città di Dio chiedendo di essere ammessa alle gioie ineffabili della Divinità. “Chi sei tu?, di nuovo la stessa voce:”Sono io”. Il cielo non è ancora fatto per te”, ancora dolore e amore nella valle del
pianto. e la creatura trasformata degna di partecipare al suo gaudio. Il cappellano spiega che questa
Leggenda è realtà nell’Eucaristia, apportatrice di misericordia al carcerato che si commuove del gesto di carità di Cristo gli porge per la remissione dei suoi peccati. Il messaggio della Leggenda entra
con pienezza nel mio cuore consapevole che anche per tutti può succedere la stessa trasformazione: se da peccatrici, suicidi, ladri, criminali ritroviamo Cristo che vive e risorge per noi, si aprirà quella Porta Celeste che ci farà riabbracciare e unire a Lui in un unico gesto D’amore.
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LEGGERE
dalla
redazione
Dieci parole
ieci parole chiave dell’esperienza cristiana, connesse con i
fatti fondamentali che si vivono in quanto cristiani.
Sono parole portanti, attorno a cui ne ruotano tante altre, ma essendo spesso ripetute rischiano, purtroppo, di
perdere il loro valore, di sfocarsi.
Sono state scelte dal Vangelo secondo Marco seguendo l’ordine mediante il quale sono organicamente collegate e devono essere
vissute: Vangelo, conversione, fede, Battesimo, perdono, guarigione,
croce, Dio, Figlio dell’uomo e risurrezione.
Non è stata citata una parola importantissima sia per un cristiano
sia per ogni credente: preghiera.
Tutto non avrebbe grande valore se non fosse accompagnato dalla preghiera, alla fine di ciascuna delle dieci parole chiave, viene riportato un brano da quella antichissima raccolta di preghiere del popolo ebraico e cristiano, che va sotto il nome di Salmi.
Credere, perché?
di Carlo Maria Martini
Edizioni In Dialogo
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