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Anche il laboratorio “sbaglia”
Anche il laboratorio “sbaglia” P er molto tempo l’attenzione prevalente dei laboratori di analisi si è orientata sulla necessità di minimizzare l’errore analitico. Conseguentemente, la qualità di un laboratorio era identificata con capacità di fornire risultati precisi (ripetibili) ed accurati. Oggi, la disponibilità di sistemi analitici e metodologie sempre più avanzate ha drasticamente migliorato la qualità analitica, riducendo cause e frequenza di errore. In realtà, la misurazione della imprecisione (scostamento dei valori misurati dal valore medio) e della inaccuratezza (scostamento dei valori misurati dal “valore vero”), pur restando criterio fondamentale di valutazione, non descrive la qualità complessivamente espressa da una struttura di diagnostica di laboratorio nella erogazione delle prestazioni che, ricordiamo, hanno inizio nel momento in cui l’utente accede al servizio e si concludono con l’utilizzo clinico del referto. stazione, intesa come controllo di tutte le fasi del processo che concorrono alla formazione del risultato finale e del suo corretto utilizzo. L’errore di laboratorio, pertanto, deve essere visto essenzialmente come “errore totale” (interessa tutte le fasi del processo) il cui controllo concorre a determinare la qualità del servizio erogato. L’errore totale di laboratorio è stato rappresentato come una clessidra (Fig. 1) la cui strozzatura centrale racchiude gli errori analitici, a bassa frequenza; le espansioni superiore ed inferiore comprendono invece le fasi di richiesta di esame e preanalitica e, rispettivamente, postanalitiche e di utilizzo clinico che, complessivamente, determinano il 99% degli errori di laboratorio. L’errore di laboratorio ha spesso rilevanti conseguenze nella gestione di un paziente: Può indurre iter diagnostici non necessari (TAC, RNM, ulteriori indagini di laboratorio, visite specialistiche, manovre invasive); Può determinare modificazioni della terapia o l’avvio di terapie incongrue. La diversa incidenza delle tipologie di errore prima richiamate porta alla ovvia valutazione che le fasi pre e post analitiche, quelle di formulazione della richiesta e di utilizzo clinico del dato di laboratorio devono rappresentare i punti strategici di intervento e di miglioramento. L’adozione di idonei sistemi di qualità che impongano il monitoraggio delle fasi pre e post analitiche, il miglioramento delle modalità di comunicazione tra clinici e patologi, l’adozione di protocolli che garantiscano appropriatezza delle richieste, l’aggiornamento e la formazione continua sono sicuramente gli strumenti utili per trasformare l’errore di laboratorio in opportunità di miglioramento e di crescita professionale. (a.l.g.) Sommario ANCHE IL LABORATORIO “SBAGLIA” 1 EMATURIA: COME DIAGNOSTICARLA 2 ANALISI DEL SEDIMENTO URINARIO: C’È QUAL- 3 COSA DI NUOVO Fig.1 : Errori di laboratorio nelle fasi di attività Negli ultimi anni, infatti, si è sempre più affermato per le strutture che erogano prestazioni sanitarie il concetto di “Qualità Totale (TQ)”: l’attenzione si è cioè spostata dalla nozione di “qualità del risultato” (la qualità del dato analitico, nel caso del laboratorio) a quella di qualità della pre- I SEGRETI DELL’ OSSO 4 DIAGNOSI DIFFERENZIALE TRA AMENORREA E MENOPAUSA: DOSARE SOLO L’ FSH 5 SOMATOTROPO, SOMATOMEDINE E SOMATOSTA- 6 TINA LA MALATTIA CELIACA 1 7 LabNews EMATURIA: COME DIAGNOSTICARLA I l riscontro occasionale di ematuria va affrontato considerando che una certa percentuale di persone (10/25% in relazione al sesso ed all’età) presenta una “microematuria” costante o variabile, senza alcuna causa apparente (questa eliminazione fisiologica corrisponde in media a 1-2 eritrociti per campo microscopico: ingrandimento 400x)). Tuttavia si può presumere che la maggior parte delle patologie che si manifestano con ematuria franca siano state precedute da un periodo di microematuria asintomatica, durante il quale la malattia poteva essere trattata con maggior successo. Poiché non esiste un netto spartiacque tra l’ematuria fisiologica e quella patologica, utili possono risultare alcuni criteri per definire una ematuria che necessita di ulteriori approfondimenti diagnostici : • rilievo di oltre 3 eritrociti per campo microscopico in almeno due campioni di urine su tre, prelevati in assenza di febbre e con corrette modalità di raccolta (getto intermedio della prima urina del mattino in assenza nelle 12/48 ore precedenti di sforzi fisici o sessuali e di manovre diagnostiche strumentali traumatiche) • osservazione anche di un solo episodio di marcata microematuria (50-100 eritrociti per campo); • episodio di ematuria macroscopica. Prima di porre diagnosi di ematuria è necessario escludere una pigmenturia dovuta ad emoglobina, a porfiria, a mioglobina, oppure a farmaci (es.Rifampicina,Primachina etc.) o alimenti (rabarbaro, barbabietole) ed escludere una contaminazione proveniente dalla vagina o ulcere del meato. L’eta’ del paziente è un criterio importante per indirizzare il clinico nelle ulteriori indagini. Si potrebbero pertanto suddividere i pazienti con ematuria in 3 fasce di età: Pazienti sopra i 40 anni L’ematuria microscopica che compare nei soggetti più anziani deve essere trattata con lo stesso impegno di un’ematuria franca. I primi accertamenti dovrebbero comprendere l’urinocoltura, l’esame citologico e la cistoscopia. Il 20% circa dei casi è affetto da patologie importanti e la metà almeno di esse sono neoplasie maligne. I pa- zienti a cui non viene posta diagnosi vanno tenuti sotto controllo; circa il 2% svilupperà lesioni significative entro 3 anni. Il carcinoma a cellule di transizione dell’urotelio, il carcinoma del parenchima renale, il cancro della prostata sono le neoplasie di maggior riscontro. Nella storia di queste malattie l’ematuria franca rappresenta quasi sempre un evento tardivo. Altra frequente causa di microematuria è rappresentata dal trattamento con anticoagulanti specialmente in soggetti con anomalie urologiche precedentemente non riconosciute. E’ stato constatato inoltre che l’ematuria microscopica è significativamente più frequente nei forti fumatori. Pazienti al di sotto dei 40 anni Per tali soggetti e’ utile un esame clinico completo che comprenda anche la misurazione della pressione arteriosa ed eventuali accertamenti che possano escludere una cistite batterica (più frequente nella donna), una prostatite cronica (specialmente se l’ematuria è ricorrente), una glomerulonefrite, una calcolosi. In assenza di cause riconosciute e di un quadro clinico suggestivo, l’ematuria si definisce “essenziale o benigna”. In questo gruppo solo il 2% dei pazienti presenta una patologia neoplastica. Una ulteriore causa di ematuria è rappresentata dallo sforzo prolungato (atleti fondisti per esempio). In questi casi l’ematuria scompare dopo adeguato periodo di riposo (48 ore circa). Spesso dopo un trauma si può avere ematuria e talvolta l’intensità risulta sproporzionata rispetto alla lesione o può persistere più a lungo di quanto ci si possa aspettare; in tal caso si può sospettare una lesione non riconosciuta delle vie urinarie. Bambini Molto di rado l’ematuria è legata ad una patologia di interesse chirurgico, pertanto l’indagine dovrebbe essere diretta verso il parenchima renale. La causa più frquente è costituita da una glomerulonefrite. In questo (Continua a pagina 3) Tabella 1: Cause di falsi positivi e falsi negativi nella ricerca di sangue con strisce reattive FALSI NEGATIVI FALSI POSITIVI ERRORI DI ANALISI CHIMICA INTERFERENZE Attività perossidasica dei contaminanti batterici (ritardo nell’esecuzione dell’esame) Contaminazione con agenti ossidanti (ipoclorito es.) Urine molto alcaline Emoglobinuria Cistinuria Mioglobinuria Coloranti azoici (colorano la striscia di blu) 2 Urine ad elevato peso specifico Acido Ascorbico urinario >0.28mmol/L PSEUDOEMATURIE Mestruazioni Lesioni del prepuzio e del meato Esplorazione rettale recente LabNews (Continua da pagina 2) Metodiche Diagnostiche caso e’ importante la valutazione della morfologia dei globuli rossi; quelli di origine “non-glomerulare” sono tipicamente conformati a disco con l’emoglobina uniformemente distribuita; quelli di provenienza glomerulare sono frammentati, piccoli, distorti per le alterazioni morfologiche legate al passaggio attraverso la membrana basale del glomerulo; inoltre spesso nel sedimento si osservano dei cilindri. Raramente nel bambino l’infezione delle vie urinarie si limita a causare ematuria microscopica di solito vi e’ anche un certo grado di piuria Nei bambini affetti da drepanocitosi spesso si può avere micro o macroematuria. Come nell’adulto, spesso l’ematuria può essere di tipo benigno. Il nefroblastoma, tumore tipico dell’infanzia (rappresenta il 13% delle neoplasie maligne non leucemiche) è accompagnato quasi sempre da un sanguinamento macroscopico. Test con strisce reattive: la striscia reattiva che viene comunemente usata per la ricerca del sangue nelle urine misura di fatto l’emoglobina: è leggermente più sensibile all’emoglobina libera rispetto a quella presente nei globuli rossi. Il test si basa sull’attività perossidasi-simile dell’emoglobina che catalizza la reazione tra il diisopropil-benzene diidroperossido e la 3,3',5,5'-’tetrametilbenzidina. Il colore che si sviluppa va dall’arancio al verde fino al blu per quantità elevate di sangue.Il metodo si dimostra molto accurato tuttavia in alcuni casi si possono avere risultati falsamente positivi o negativi come riportato in tabella 1. Per tali motivi la striscia reattiva è utilizzabile solo come test orientativo di screening . La corretta diagnosi di microematuria si basa esclusivamente sulla osservazione diretta, citofluorimetrica (vedi nota successiva) o microscopica di globuli rossi nell’urina; l’osservazione in contrasto di fase permette inoltre una valutazione accurata della morfologia eritrocitaria. Per concludere, di fronte ad un soggetto che non lamenta sintomi chiari, ma che presenta una microematuria persistente e’ necesario indagare i seguenti aspetti: intensità e momento di comparsa dell’ematuria; natura di eventuali sintomi, anche se sfumati; familiarità e abitudini di vita; patologie e terapie concomitantI. (C.R.J.Woodhouse Valutazione dell’ematuria microscopica Medico paziente 1994 p332-339) (R. Ragni l’ematuria: problemi diagnostici Medico e paziente 1999 p17) (a.l.) Analisi del sedimento urinario: c’è qualcosa di nuovo Attualmente il nostro Laboratorio si avvale per la lettura del sedimento urinario di un analizzatore automatico che abbinando il principio della citofluorimetria con la rilevazione impedenziometrica, è in grado di identificare direttamente e contare i seguenti elementi: globuli rossi, globuli bianchi, cellule epiteliali, batteri, miceti, cristalli e spermatozoi. Grazie a questo strumento la maggioranza delle urine Elementi conteggiati Elementi osservati al ELEMENTI viene processata in modo automatico, lasciando alla al citofluorimetro microscopio ottico lettura al microscopio solo i campioni che necessitano 0-70/uL assenti di approfondimento o ulteriori indagini. CELL. EPITELIA80-159.9/uL disc. numero Tale lettura ha permesso la riduzione di quelle variabili LI 160-319.99/uL numerose preanalitiche ed analitiche che rendono poco accurata e scarsamente riproducibile la quantificazione microsco2.5-4.99/uL rari CILINDRI pica di elementi figurati urinari. 8-14.99/uL disc. numero I risultati ottenuti nella lettura citofluorimetrica del sedimento urinario risultano più accurati e riproducibili, con CRISTALLI 60-99.9/uL disc. numero risultati qualitativamente paragonabili a quelli raggiunti in ematologia con i sistemi automatici di conteggio. Il 0-20/uL assenti dato che appare potenzialmente di maggior interesse 40-79.99/uL 10-20/campo clinico è rappresentato dalla espressione dei risultati dei EMAZIE 160-319.99/uL 40-80/campo diversi conteggi in valore assoluto/unità di volume anziché in elementi/campo. In quest’ultimo caso, infatti, 0-20/uL assenti grande è l’influenza delle variabili preanalitiche ed anali80-159.99/uL 20-40/campo LEUCOCITI tiche prima citate e vi è, inoltre, un discreto grado di 160-319.99/uL 40-80/campo soggettività nella espressione del risultato (10/15; 40/80 700-999.9/uL alcuni elementi/campo etc.). FLORA BATTE1000-2999.9/uL numerosi A tale proposito si allega tabella derivante da uno stuRICA dio condotto nel nostro Laboratorio, che illustra alcuni 0-19.9/uL assenti esempi di dati di correlazione fra il n° di elementi conMICETI 60-99.9/uL disc. numero teggiati dallo strumento e il n° di elementi rilevati al microscopio ottico (400x). (a.l.) 3 LabNews I segreti dell’osso L o studio dei marcatori biochimici del metabolismo osseo ha avuto, in tempi recenti un notevole impulso a causa della aumentata incidenza delle patologie ossee. Tra queste, l’osteoporosi assume particolare rilievo anche per gli elevati costi sociali che comporta. La diagnostica biochimica dell’osteoporosi utilizza attualmente numerosi marcatori: fosfatasi acida tartrato resistente, cross-link piridinolinici, Ntelopeptide del collagene di tipo I, cross-laps, idrossiprolina, galattosio-idrossilisina. Tale fatto rende necessaria un’attenta valutazione del tipo di informazione offerta dai “nuovi marcatori” rispetto a quelli tradizionali. In questo contesto si inserisce il confronto tra determinazione dell’idrossiprolina urinaria, test molto noto e diffuso e i cross-link piridinolinici, marcatori di più recente introduzione. scono impiegare campioni di urine delle prime 2 ore del mattino, dopo un digiuno di 12 ore per eliminare interferenze alimentari. Inoltre i risultati ottenuti dovrebbero essere corretti per le dimensioni corporee e riportati alla concentrazione di creatinina . I cross-link, sono piccole molecole che stabiliscono legami covalenti tra le catene alfa di una stessa molecola o di due molecole diverse di collagene, rendendo in tal modo stabile la matrice extracellulare e consentendo di ottenere la resistenza meccanica tipica dei tessuti connettivi. La formazione dei cross-link avviene a partire da due aminoacidi: la lisina e l’idrossilisina i quali, attraverso una serie di reazioni, danno luogo a composti complessi detti cross-link non riducibili, tipici del collagene maturo. Matrice: urina Campione: Prima o seconda urina della mattina, raccolta prima delle 10 L’idrossiprolina (HYP), aminoacido derivante dalla idrossilazione post-traslazionale della prolina durante la sintesi del collagene, è presente in questo tessuto in elevata percentuale (circa il 13%) .Durante il processo di degradazione della matrice organica dell’osso l’HYP viene immessa in circolo ed è presente nel sangue come aminoacido libero o contenuta in piccoli peptidi. L’organismo non riutilizza per la sintesi di nuovo collagene l’ HYP rilasciata e quindi la molecola libera viene degradata dal fegato o escreta nelle urine; la forma legata a peptide passa direttamente nelle urine. Alcune considerazioni limitano l’uso del dosaggio dell’HYP urinaria, tuttora richiesto presso il nostro laboratorio come unico marker del riassorbimento osseo: ¾Scarsa specificità: l’HYP è presente non solo nel collagene di tipo I tipico dell’osso ma anche in altri tipi di collagene. Generalmente si assume che l’HYP dosata sia di origine scheletrica in quanto il turn-over osseo è superiore a quello dei tessuti molli. Tale assunzione, vista la diffusione dell’HYP nei vari tessuti diversi dall’osso, appare piuttosto approssimativa. ¾Interferenze alimentari: l’HYP presente negli alimenti viene assorbita rapidamente ed escreta nelle urine . E’ noto che per un accurato dosaggio dell’HYP è necessario sottoporre il paziente ad una dieta a basso contenuto di collagene per i 3 giorni precedenti la raccolta. ¾Problematiche di tipo analitico: nelle urine l’HYP si ritrova in piccole quantità; infatti solo il 10-25% della quantità rilasciata dalla degradazione del collagene osseo. Inoltre i campioni di urina devono essere sottoposti ad idrolisi acida, pretrattamento reso necessario dal fatto che il 90% dell’HYP presente nelle urine è in forma di piccoli peptidi. ¾Diverse modalità di raccolta: generalmente per questo dosaggio vengono impiegate le urine delle 24 ore, comportando un notevole disagio da parte dei pazienti non ospedalizzati, alcuni clinici preferi- Molecola dosata: Desossipiridinolina (DPD) Unità di misura: Nanomoli di DPD / millimoli di creatinina Valori atte- Donne: 3.0-7.4 nM DPD/ si: mM creatinina Uomini: 2.3-5.4 nM DPD/ mM creatinina Impiego: Marcatore del riassorbimento osseo Applicazio- Malattie caratterizzate da un ni cliniche: aumentato turn-over osseo: • Morbo di Paget • Osteopatia secondaria a carcinomi • Osteodistrofia renale • Osteomalacia • Ipertiroidismo • Ipercalcemia da immobilizzazione • Malattie del tessuto connettivo • Osteoporosi Nei vari tessuti possono prevalere i cross-link derivanti dalla lisina o quelli derivanti dall’idrossilisina, così per esempio mentre i primi si trovano soprattutto nella cute i secondi sono concentrati a livello dell’osso e della cartilagine. I cross-link maturi che si formano dall’idrossilisina sono la Piridinolina (PYR) e la Deossipiridinolina (DPD), entrambi caratterizzati da una struttura contenente un anello piridinolinico. (Continua a pagina 5) 4 LabNews Diagnosi differenziale tra amenorrea e menopausa: dosare solo l’FSH? (Continua da pagina 4) La PYR e la DPD hanno una diversa distribuzione nel corpo umano. La PYR è il cross-link predominante ed è presente nel collagene di tipo I dell’osso, nel collagene di tipo II della cartilagine, nei tendini e, in piccole quantità, nel connettivo dell’aorta, del polmone e dell’intestino. La DPD invece è quasi del tutto specifica per il collagene di tipo I dell’osso e della dentina. Nell’uomo il rapporto PYR/DPD a livello dell’osso è costante ed è uguale a 3.5:1. I cross-link piridinolinici sono liberati durante il processo di degradazione del collagene e sono eliminati con le urine. La maggior parte degli studi ha riportato che il 40% dei cross-link piridinolinici si trova in forma libera nelle urine. Alcune proprietà caratteristiche di queste molecole fanno sì che esse possano essere considerate come marcatori specifici del riassorbimento osseo: ¾vengono rilasciate solo dal collagene maturo extracellulare, quindi il loro dosaggio è dotato di elevata specificità (la comparabilità tra il rapporto presente nell’osso e quello presente nelle urine suggerisce che i cross-link dosati nelle urine siano prevalentemente di origine ossea); ¾non sono soggette a metabolismo; ¾non vengono riutilizzate nella sintesi del collagene; ¾la quantità dosata nelle urine non è influenzata da fattori dietetici; ¾sono dosabili direttamente e con metodologia di facile esecuzione, senza necessità di pretrattamento del campione.. Nell’ambito dei cross-link piridinolinici la DPD, pur essendo presente in concentrazione minore rispetto alla PYR, è più specifica per l’osso rispetto alla PYR. La DPD è quindi è considerata un buon predittore del riassorbimento osseo e, nel caso della osteoporosi, correla inversamente con la densità minerale ossea (BMD). Infatti, la combinazione BMD + dosaggio della DPD migliora la capacità di predire chi è ad elevato rischio di fratture. Il dosaggio della DPD è di utilità clinica nella valutazione della risposta alla terapia farmacologica nel trattamento dell’osteoporosi: la riduzione di DPD urinaria viene utilizzata per confermare la compliance al trattamento previsto. Concludendo: da studi recenti e da esperienze compiute negli ultimi anni in ambito clinico si può affermare che esistono le condizioni per eliminare il dosaggio di un marcatore obsoleto e notoriamente poco specifico, quindi inaccurato, come l’idrossiprolina, e di introdurre nella pratica di laboratorio la determinazione di analiti, quali i cross-link piridinolinici, nella fattispecie la DPD, le cui caratteristiche ormai note consentono di ottenere indubbi vantaggi ai fini clinici. (a.p.) G li ormoni della fertilità maggiormente utilizzati per la discriminazione tra amenorrea secondaria e menopausa sono l’ormone follicolo stimolante (FSH), l’ormone luteinizzante (LH) e il 17-betaestradiolo (E2). Non sempre però l’aggravio di costi comportato da indagini multiple è giustificato da una maggiore efficienza diagnostica. Sulla base di queste considerazioni è stato condotto recentemente uno studio (A. Chiecchio, et al. L’efficacia dei saggi ormonali nella diagnosi di amenorrea e menopausa. Ligand Assay 3:275-277, 1998), che ci è parso interessante e del quale qui riportiamo i punti salienti. Gli autori hanno valutato in 111 donne in menopausa e 111 donne amenorroiche (con stato clinicamente accertato in entrambi i casi) i livelli di FSH, LH ed E2, calcolando con procedimenti statistici i valori di efficienza diagnostica per ognuno dei tre dosaggi, da soli o variamente combinati. Da ricordare che per efficienza diagnostica si intende la proporzione di classificazioni totali clinicamente corrette. La potenzialità di discriminazione tra amenorrea e menopausa associata ai tre dosaggi, utilizzati singolarmente o in combinazione, è descritta dai valori medi di efficienza diagnostica riportati in tabella. Si può notare come nessuna delle combinazioni di dosaggi risulta significativamente superiore a quella del singolo dosaggio per FSH. Lo studio è considerato ancora preliminare (gli autori si ripromettono di ampliare la casistica e di approfondire ulteriormente l’analisi statistica dei dati), ma sembra sia già possibile concludere che l’aggiunta al dosaggio per FSH di quello per E2 o per LH, o di entrambi i dosaggi, non porta ad un incremento di efficacia nella diagnosi. Se un’informazione sulla concentrazione di E2 circolante potrebbe rivelarsi utile al ginecologo per stabilire un’eventuale terapia sostitutiva, l’aumento di costo comportato dal dosaggio per LH non sembra comunque giustificabile. (m.b.) Efficienza diagnostica dei dosaggi singoli e combinati nella discriminazione amenorrea-menopausa Dosaggio Classificazioni corrette totali % FSH 96 LH 86 E2 72 FSH+LH 94 FSH+E2 97 LH+E2 92 FSH+LH+E2 96 Modalità di richiesta ed importo del ticket: DPD urinaria o cross-link £ 30.000 5 LabNews SOMATOTROPO, SOMATOMEDINE E SOMATOSTATINA I stica di laboratorio del deficit di somatotropo è basata principalmente sulla valutazione della capacità secretoria dell’ipofisi per il Gh ed utilizza test funzionali o prove di stimolo, che si dividono in: 1. test fisiologici: concentrazione integrata, esercizio fisico, picco del sonno 2. test farmacologici: carico di glucosio, stress ipoglicemico insulinico, infusione di aminoacidi (arginina), stimolo con clonidina, stimolo con GHRH La più frequente patologia dovuta a iperincrezione di Gh, è rappresentata dall’acromegalia(AM), la cui diagnosi è principalmente clinica. Nell’AM l’azione del Gh, prodotto in eccesso da un adenoma ipofisario, si esplica dopo la fusione delle epifisi ossee. La iperincrezione di Gh precedente la chiusura epifisaria determina gigantismo. Poiché il somatotropo è un ormone che tipicamente aumenta in condizioni di stress o di affaticamento fisico, nella diagnosi di adenoma Gh secernente occorre effettuare i prelievi per i dosaggi con il paziente in condizione di riposo ed in almeno tre periodi differenti della giornata; valori costantemente elevati sono da considerarsi patologici; risposte paradosse a test di stimolo (TRH o GnRH) e/o l’assenza del picco notturno di Gh, confermano la diagnosi. Il dosaggio della IGF1 risulta di fondamentale importanza in entrambi i gruppi di patologie: un unico valore basale di IGF1 dà una indicazione sulla produzione di Gh nelle 24/36 ore precedenti, indipendentemente dalla pulsatilità dell’ormone somatotropo. In bambini privi di Gh ed in terapia con l’ormone, i livelli di IGF1 correlano, almeno inizialmente, con la velocità di crescita; livelli plasmatici di IGF1 vengono pertanto utilizzati per monitorare a breve, ma anche a lungo termine, la risposta in vivo al trattamento con Gh Praticamente tutti i pazienti affetti da acromegalia presentano livelli elevati di IGF1, che sembrano correlare con l’attività della malattia anche in pazienti con livelli di Gh inferiori a 10 ng/ml; il dosaggio dell’ IGF1 viene utilizzato nel follow-up post chirurgico, in quanto 2/3 giorni dopo asportazione dell’adenoma i valori di IGF1 devono rientrare nel range di normalità, e durante terapia medica, con valori di IGF1 che devono mantenersi costantemente bassi. (c.f.) l Gh (Growth hormone) o somatotropo, molecola proteica sintetizzata dalle cellule somatotrope dell’ipofisi anteriore, presenta livelli plasmatici elevati durante la vita fetale e nei primi giorni dopo la nascita. Successivamente tali valori diminuiscono per mantenersi bassi durante tutta l’infanzia e aumentare poi notevolmente durante la pubertà e l’adolescenza (anche per lo stimolo degli ormoni gonadici). Nella fase adolescenziale tardiva si ha nuovamente un calo di Gh che rimane costante fino ai trenta anni, per poi diminuire in maniera progressiva. Il 90% delle azioni del Gh sulle cartilagini di accrescimento, che permettono all’osso di allungarsi, sono mediate dall’ IGF1 (Insulin Like Growth Factor 1), polipeptide del gruppo delle Somatomedine, prodotto ubiquitariamente a livello tissutale in seguito a stimolazione di recettori specifici di membranada parte del Gh stesso; altri effetti prettamente metabolici del Gh sono iperglicemizzanti e lipolitici. Il Gh è caratterizzato da secrezione pulsatile, con periodicità da tre a quattro ore, determinata dalla produzione alternata a livello ipotalamico di GHRH (Growth Hormone Releasing Hormone), ad azione stimolante, e somatostatina, ad azione inibente; i sistemi adrenergico e colinergico, a loro volta, regolano la produzione di questi neuroormoni: sia il Gh che l’IGF1 esercitano lo stesso tipo di autoregolazione a livello ipotalamico. La patologia Gh dipendente si suddivide in • Malattie da deficit di Gh • Malattie da ipersecrezione di Gh Tra le patologie del primo gruppo, che determinano deficit o ritardo staturale, ricordiamo: 1.deficit assoluto di Gh per difetto congenito di sintesi o per lesioni nella regione ipotalamo/ ipofisaria, con valori di ormone basali e dopo stimolo costantemente bassi 2.difetto di secrezione parziale, con deficit di produzione spontanea di ormone ma risposta ai test funzionali di stimolazione farmacologica 3.“ipopituitarismo transitorio familiare” o “ipofisi pigra” con risposta adeguata a test di stimolazione fisiologica 4.difetto di recettori per Gh, caratteristico del nanismo di Laron, con elevatissimi valori di Gh e livelli di IGF1 estremamente bassi 5.difetto di IGF1, per cause generalmente genenetiche, caratteristico dei pigmei Dal momento che valori bassi di Gh possono essere presenti anche nei soggetti normali, la diagno- 6 LabNews LA MALATTIA CELIACA L a malattia celiaca od enteropatia da glutine è una condizione caratterizzata da intolleranza permanente al glutine, complesso proteico contenuto nel frumento nell’orzo e nella segale. L’organo bersaglio è la mucosa dell’intestino tenue. Clinicamente questa malattia è accompagnata da manifestazioni molto diverse come l’anemia, l’osteoporosi o l’epilessia. Lo sviluppo della celiachia dipende da due fattori: il primo,endogeno, che è la predisposizione genetica ed il secondo, esogeno, costituito dal glutine. Il glutine comprende una famiglia di proteine vegetali, le prolammine, contenute nel frumento (gliadine), nell’orzo (ordeine) e nella segale (secaline); è ancora dubbia la tossicità legata alle prolammine presenti nell’avena (avenine). La predisposizione all’intolleranza al glutine viene trasmessa geneticamente attraverso il Sistema Maggiore di Istocompatibilità (HLA). L’azione patogena del glutine nei soggetti geneticamente predisposti è svolta a livello della mucosa intestinale grazie anche all’azione dell’enzima transglutaminasi ed alla conseguente produzione di autoanticorpi antimucosa intestinale. In passato la celiachia era considerata una malattia tipica dell’infanzia. La forma classica di celiachia esordisce duran- DIAGNOSI DI LABORATORIO: • Il dosaggio degli anticorpi antigliadina (AGA) di classe IgG e IgA ha rappresentato per anni il test maggiormente utilizzato nella diagnosi di celiachia. La scarsa sensibilità e specificità ne sconsigliano attualmente l’uso. • La ricerca in immunofluorescenza degli anticorpi antiendomisio (EMA) rappresenta un test di buona sensibilità e di elevata specificità. • Il dosaggio immunoenzimatico degli anticorpi anti transglutaminasi (tTG) è di recente introduzione. L’iter diagnostico consigliato, in caso di sospetta celiachia è il seguente: -screening con la ricerca degli EMA; -conferma sierologica con il test della tTG; -conferma bioptica. te i primi anni di vita, generalmente dopo alcune settimane o mesi dall’inizio di assunzione di cereali da parte del bam(Continua a pagina 8) 7 LabNews Orari per il pubblico (Continua da pagina 7) bino. I sintomi consistono in una diarrea cronica, rallentamento della crescita, inappetenza marcata e talora vomito. L’introduzione di una dieta contenente cereali privi di glutine come riso o mais porta nel giro di poche settimane alla scomparsa della sintomatologia conseguente ad una completa normalizzazione della mucosa (celiachia tipica). Accanto a questa forma si descrive una malattia “atipica”, che si manifesta tardivamente senza una chiara sintomatologia intestinale, ma con manifestazioni che interessano altri organi od apparati come ad esempio la bassa statura, l’anemia isolata o il ritardo puberale. La forma “silente” comprende i casi che vengono diagnosticati in modo occasionale a seguito di accertamenti sierologici in soggetti che apparentemente non presentano alcuna evidente sintomatologia. Esiste anche una forma “potenziale”, che è caratterizzata dalla positività ai marcatori sierologici (EMA) in presenza di un aspetto normale della mucosa intestinale; questi casi devono essere seguiti nel tempo perchè possono sviluppare, anche a distanza di anni, una tipica enteropatia celiaca. Una volta stabilita con esattezza la presenza della malattia, il paziente viene avviato alla dieta aglutinata che lo condurrà nel giro di alcuni mesi ad un totale stato di benessere. La risposta alla dieta necessita di essere verificata anche con dati di laboratorio, che suggeriscano non solo che i principali parametri nutrizionali si siano normalizzati, ma anche che la funzione globale dell’intestino sia ripristinata. In passato veniva utilizzato un test semplice e non invasivo quale il test allo xilosio che è però poco sensibile e specifico. Oggi allo scopo si usa il dosaggio degli EMA, o il test della tTG anche se non esiste una correlazione lineare tra aumento degli anticorpi circolanti e severità del danno della mucosa intestinale e quindi una loro negatività non necessariamente implica una perfetta normalità dei villi intestinali. Pertanto, se si vuole documentare il completo ritorno alla norma della mucosa intestinale è ancora indispensabile la biopsia intestinale. (p.p. Prelievi Poliambulatorio: tutti i giorni dalle 7.30 alle 9.30 Prelievi DistrettoVia E.Rossi: tutti i giorni dalle 7.30 alle 9.15 Prelievi DistrettoFiorentina: tutti i giorni dalle 7.30 alle 9.15 Prelievi DistrettoVia del Mare: tutti i giorni dalle 8 alle 9.30 Prelievi Distretto Collesalvetti Lun-Mer-Sab dalle 7.30 alle 8.30 Prelievi Distretto Stagno Venerdì dalle 7.30 alle 8.30 Informazioni al pubblico Segreteria Laboratorio Analisi Tel 223014 Fax 223355 Dalle 10.30 alle 18.30 Modalità di richiesta ed importo del ticket EMA AGA AGA G tGT antiendomisio antigliadina IgA antigliadina IgG transglutaminasi LabNews £ 28.100 £ 22.100 £ 22.100 £ 22.100 ESAMI NON PIU’ ESEGUITI hanno collaborato: Antonio La Gioia Maria Bombara Carlo Falciani Antonella Leoni Cinzia Martinelli Angela Matteucci Adriana Palla Patrizia Petricci Gerardina Russo Fabrizio Torsi Gabriele Turelli Laboratorio di Patologia Clinica Viale Alfieri 36 57100 Livorno ∗ ∗ ∗ ∗ ∗ ∗ ∗ ∗ ∗ ∗ ∗ ∗ Alfa 1 antitripsina C1q esterasi Proteina legante il retinolo APO E Alfa 1 microglobulina CIC APO A Lp(a) Alfa 2 macroglobulina Sottoclassi IgG APO B Idrossiprolina Alcuni degli esami sovraelencati, pur mantenendo una loro validità clinica in alcune particolari condizioni, a causa della bassa richiesta e del relativo alto costo, non soddisfanno il requisito di buon rapporto costo/beneficio. Via E. Rossi Tel 223610 Dalle 11.30 alle 12.30 Fiorentina Tel 223507 Dalle 11 alle 12.30 Via del Mare Tel 223031 Dalle 12 alle 13 Distretto Collesalvetti Tel 962978 Dalle 7.30 alle 13 Distretto Stagno Tel 941291 Dalle 11 alle 12 Numeri utili del Laboratorio Segreteria Biochimica Ematologia Tossicologia Citofluorimetria 223014 223086 223084 223215 223087 223220 223085 223378 Indirizzo di posta elettronica: [email protected] 8