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Metodologie attive e socio costruttiviste per combattere il bullismo

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Metodologie attive e socio costruttiviste per combattere il bullismo
Metodologie attive e socio costruttiviste
per combattere il bullismo sessuale,
omofobo ed etnica a scuola
ref. JLS/2008/DAP3/AG/1340
with financial support from the EU's Daphne Programme
Il progetto è stato co-finanziato dalla Commissione europea.
Il contenuto di questa pubblicazione è responsabilità dell’Univresità Cà
Foscari e dei partner del progetto e non riflette in alcun modo l’opinione
dell’Unione Europea
OBIETTIVI
Negli ultimi anni in Europa, sono balzati alla cronaca numerosi episodi di bullismo,
creando profondo allarme sociale. Il bullismo coinvolge, in misura sempre più
significativa, preadolescenti ed adolescenti appartenenti ad ambienti socio-culturali
allargati e si presenta dunque come un fenomeno in continua evoluzione. Se in
passato, infatti, coinvolgeva quasi esclusivamente ragazzi appartenenti a ceti sociali
svantaggiati, oggi si sta allargando anche alle altre classi sociali.
Di fronte a questa situazione, il progetto “Metodologie attive e socio costruttiviste per
combattere il bullismo sessuale, omofobo, ed etnico a scuola”, cofinanziato dall’Unione
Europea nell’ambito del progetto Daphne III, intende stimolare tutti i componenti della
comunità scolastica, coinvolgendo contemporaneamente docenti ed alunni. Il progetto
ha l’obiettivo di realizzazione realizzare dei percorsi condivisi di prevenzione al
bullismo, volti a contrastare il degenerare di tali comportamenti e ad intervenire, in
modo appropriato ed efficace, qualora si manifestino. Per rispondere a questi obiettivi,
l’Università Cà Foscari di Venezia, ente capofila dell’azione, collabora con il
Laboratorio della Città dei Bambini del Comune di Fano (Italia), l’Università di Ioannina
(Grecia), Asociatia Alternative Pedagogice (Romania).
Durante l’arco dei 24 mesi, il comitato scientifico del progetto orienta le proprie azioni
per :
1. Caratterizzare attraverso indagini conoscitive quantitative e qualitative il fenomeno
del bullismo riferendosi ad un campione di circa 10.000 studenti provenienti da
Bulgaria, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Romania, Slovenia,
Spagna.
2. Ideare percorsi formativi, poggiando su aspetti teorici e pratici del fenomeno, rivolti
ai docenti e di varie durata. Questo consente di interessare un numero più
consistente di professionisti e di tenere conto delle loro esigenze circa il tempo
personale a disposizione per l’aggiornamento delle proprie competenze.
3. Amministrare i vari percorsi formativi rivolti agli adulti, in particolare il Master
Course e-blended “Pedagogia sociale e lotta contro la violenza giovanile in ambito
scolastico”
4. Ideare e amministrare attività formative sperimentali orientate alla formazione di
giovani mentor sul bullismo
5. Diffondere i risultati del progetto, attraverso attività di pubblicazione, organizzazione
di eventi pubblici, e seminari finali
La sfida di questo progetto è quindi di proporre un quadro di riferimento unico
nell’ambito del quale un’insieme di percorsi e strumenti didattici possono essere ideati
e sperimentati in 3 contesti diversi, compreso quello che prevede l’utilizzo delle nuove
tecnologie.
ATTIVITA’
Il partenariato si è dedicato alla progettazione, alla realizzazione e alla diffusione delle
attività e relativi risultati, con lo scopo di conoscere maglio il fenomeno del bullismo e
predisporre i vari persorci formativi
CONOSCERE IL FENOMENO DEL BULLISMO
I fatti di bullismo e di violenza che interessano sempre di più le nostre scuole, si
configurano in un quadro che pone la necessità di fornire alle istituzioni scolastiche
ulteriori risorse e strumenti che consentano l'incremento di azioni volte alla
valorizzazione della persona, alla crescita e allo sviluppo educativo, cognitivo e sociale
del singolo, mediante percorsi di apprendimento individualizzati e interconnessi con la
realtà sociale del territorio.
Il quadro appena delineato impone dunque di passare da un approccio esclusivamente
psicologico ad un approccio capace di cogliere lo sviluppo e l'evoluzione del fenomeno
nella sua complessità. Per questo, il progetto prevede un’attività di ricerca che si pone
come obiettivo il superamento di un approccio esclusivamente psicologico per tentare
un'interpretazione del fenomeno che tenga conto anche di aspetti meso e macrosociali.
Il conseguimento di questo obiettivo sarà possibile attraverso una ricerca
multidimensionale e multimetodologica, operata su un campione di 10.000 persone a
livello europeo, consentendo quindi di realizzare un'analisi allargata del fenomeno, con
le seguenti finalità: (1) individuare e descrivere i fattori sociali di rischio, sottesi ai
comportamenti di minorizzazione che avvengono nelle scuole; (2) collegare gli stessi
all'evoluzione dei contesti sociali di riferimento, alla dimensione familiare e alla
dimensione organizzativo-istituzionale.
Svolta presso studenti provenienti da Bulgaria, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Italia,
Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna, e principalmente orientati sulla questione del
fenomeno del bullismo d’origine etnica, l’indagine ha svelato che il fenomeno di
bullismo tocca in modo distinto alunni autoctoni e stranieri.
Al titolo di illustrazione di questa conclusione, possiamo notare che :
 agli occhi degli alunni immigrati tali prepotenze sono presenti in misura
significativamente maggiore rispetto agli studenti autoctoni. Sia che le
prepotenze siano compiute ai danni di alunni immigrati, sia che esse siano
rivolte ai compagni autoctoni, più di un alunno immigrato su due si è infatti
dichiarato testimone di tali comportamenti;
 gli alunni immigrati percepiscono come più frequenti anche gli episodi di
bullismo compiuti da altri ragazzi stranieri ai danni di compagni autoctoni;
 spostando l’attenzione alla dimensione delle prepotenze subite, c’è una
marcata differenza tra il campione di rispondenti immigrati e quello di
autoctoni (cfr. fig. 2). Tra i primi, più di un bambino su tre (36,9%) si è, infatti,
dichiarato vittima di prepotenze interetniche nel trimestre precedente la
somministrazione del questionario.
In linea generale, si può comunque affermare che, da quanto emerso, tra i bambini e
ragazzi immigrati il fenomeno del bullismo interetnico è visto, vissuto, subito ed inflitto
con maggior frequenza rispetto ai propri coetanei autoctoni. Gli alunni immigrati
dichiarano, infatti, in misura sensibilmente maggiore dei propri compagni, tanto di
essere vittima di tali episodi quanto di averne compiuti, così come di esserne stati
semplicemente testimoni.
In merito alle prepotenze subite, abbiamo rilevato che la dimensione di genere sembra
influenzare la frequenza delle prepotenze subite tanto per gli alunni autoctoni quanto
per quelli immigrati. In entrambi i gruppi, infatti, sono proprio bambini e ragazzi a subire
con maggior frequenza episodi di bullismo. L’età non sembra, in questo caso, rilevante,
mentre tra i bambini immigrati il luogo d’origine (e/o la cittadinanza dei genitori) sembra
in parte correlato alla probabilità di subire prepotenze. L’’essere figli unici aumenta la
frequenza delle prepotenze subite tra i bambini e ragazzi autoctoni, ma non tra quelli
immigrati i quali, invece, ha un’ifluenza rilevante la lingua comunemente parlata in
famiglia. In merito alla situazione occupazionale dei genitori, è stato riscontrato come
lo stato di disoccupazione/inoccupazione dei padri sembri incrementare la frequenza
delle
prepotenze,
quantomeno
tra
i
bambini
e
ragazzi
autoctoni.
L’occupazione/inoccupazione delle madri, invece, non appare incidere né
positivamente né negativamente in nessuno dei due campioni qui analizzati. Possiamo
poi rilevare che un aspetto che sembra incidere in modo diretto sulla frequenza delle
prepotenze subite per entrambi i gruppi è il numero di compagni di classe immigrati.
Occorre, tuttavia, non limitarsi ad interpretare tale aspetto in modo unilaterale e come
semplice indicatore di un crescente “conflitto interetnico”, ma, al contrario, pensiamo
sia da inserire e contestualizzare all’interno della realtà delle classi, fatta di occasioni di
incontro, scambio, gioco, reciprocità e, solo alle volte, anche di scontro. I risultati
hanno inoltre rilevato che – tanto tra i bambini immigrati quanto tra quelli autoctoni – il
minor grado di integrazione tra compagni e gruppo dei pari incide positivamente sulla
frequenza delle prepotenze subite.
Questi risultati sono stati completati con una fase di indagine qualitativa che ha
consentito di approfondire i risultati in particolare per quanto riguarda il fenomeno del
bullismo connesso al genere, al’orientamento sessuale, oppure all’handicap.
L’insieme di questi risultati sono comunque fondamentali in quanto evidenziano
un’insieme di variabili delle quali tenere conto per tarare interventi di prevenzione e
contrasto del fenomeno.
ATTUARE PERCORSI FORMATIVI PER GLI ADULTI PROFESSIONISTI A
CONTATTO CON I RAGAZZI
La principale finalità del progetto MABE è la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di
bullismo, attraverso la valorizzare del ruolo degli insegnanti, dei dirigenti scolastici e di
tutto il personale tecnico ed ausiliario. Per questo enfatizza l’importanza dell’istituzione
scolastica ai fini della prevenzione e del contrasto al bullismo, in virtù della sua
fisiologica funzione educativa, e si propone di mettere a disposizione opportunità,
risorse e strumenti ulteriori. Perciò, nella prospettiva di offrire un programma formativo
che si sviluppi lungo tutto l’arco della vita, le organizzazioni partner hanno
programmato due tipi di percorso.
1. Il master “Pedagogia sociale e lotta contro la violenza giovanile in ambito
scolastico”
Il principale impianto formativo messo a punto nell’ambito del progetto MABE, risiede
in un Master course europeo di 1° livello “Pedagogia sociale e lotta contro la violenza
giovanile in ambito scolastico”, ideato dai partner in collaborazione con l’Università di
Padova.
Sono circa 30 gli studenti italiani, greci e rumeni che hanno seguito l’intero percorso
formativo del Master “Pedagogia sociale e lotta contro la violenza giovanile in
ambito scolastico”. Provenienti da strutture scolastiche oppure da centri del doposcuola, con esperienza pregressa a contatto con i ragazzi, i partecipanti si sono
impegnati in un corso di 10 mesi, svolto in 3 diverse lingue nazionali di partenariato,
portando al conseguimento di 60ECTS come indicato dalla Processo di Bologna.
 Struttura dell’offerta formativa
Il percorso formativo consente di introdurre i fondamenti relativi alla conoscenza del
fenomeno del bullismo, e alla padronanza di strumenti ai quali ricorrere per lottare
contro la violenza in ambito scolastico.
Nel programma del percorso possiamo notare come i partner hanno voluto : 1)
Condurre i partecipanti a riflettere sulla situazione all’interno del proprio contesto
scolastico o extra-scolastico rispetto al fenomeno oggetto di studio; 2) accompagnare i
partecipanti a familiarizzare
con un’insieme di strumenti che consentono sia
d’individuare il fenomeno, sia di intervenire per contrastarlo, assumendo che questi
due aspetti possano essere parte di una stessa strategia complessiva d’azione
all’interno dell’istituto.
Perciò, il programma didattico finale si articola intorno a 4 Unità didattiche : UE.1
Fenomenologia della violenza giovanile in ambito scolastico ed extra scolastico; UE.2 :
Metodologie della ricerca educativa applicata alla gestione dei conflitti e alla non
violenza; UE.3 : Pedagogia e didattica interculturale: gestione dei conflitti e della
violenza in contesto scolastico ed extra-scolastico; UE.4 : Progettazione educativa e
didattica per prevenire la violenza giovanile.
 Quadro metodologico
A livello metodologico, la formazione a distanza si svolge in applicazione della
metodologia del Quadrifoglio, impostata da Prof. Umberto Margiotta, e si traduce con
la strutturazione dello spazio virtuale in 4 sessioni distinte : Informazione – Laboratorio
– Valutazione – Personalizzazione. All’interno di queste sessioni, gli studenti hanno a
disposizione tutto il materiale didattico necessario che viene pubblicato gradualmente
in applicazione di un calendario prestabilito. In questo senso, lo spazio virtuale non è
uno spazio nel quale le risorse didattiche vengono semplicemente depositate. In effetti,
si tratta di spazi di scambio e di strutturazione progressiva di una comunità pratica
inerente alla studio e contrasto del fenomeno del
bullismo. L’orientamento
metodologico s’ispira quindi ai lavoro di George Siemens sul Connettivismo, il quale
dispone che è possibile un l’apprendimento fuori dal soggetto mentre ci si concentra
sulla connessione di un insieme d’informazioni specifiche. Questi spazi virtuali sono
volti a creare relazioni e favorire l’apprendimento reciproco tra pari. L’interazione tra i
partecipanti avviene nell’ambito delle attività di laboratorio online, avviate per ogni
lezione sotto forma di lavoro di riflessione e elaborazione individuale. Il risultato
consiste nella finalizzazione di un prodotto derivato dallo scambio d’idee, opinioni ed
esperienze dei partecipanti, i quali sono sostenuti quotidianamente da tutor online. La
partecipazione a questi laboratori sono sanzionate da voti, ai quali si aggiungono altri
voti ottenuti in occasione di esami scritti specifici.
Il progetto ha previsto altre occasioni di incontro tra i partecipanti con l’organizzazione
di due eventi nei quali, oltre ad approfondire tematiche già affrontate online, i
beneficiari delle formazione hanno potuto condividere le specificità delle proprie realtà
lavorative/educative e le strategie d’intervento funzionali ai vari contesti, utilizzate per
contrastare il fenomeno del bullismo.
 Formazione professionale
L’altro aspetto particolare del percorso formativo proposto risiede nel suo carattere
professionalizzante. In modo concreto, l’ottenimento del diploma finale è correlato allo
sviluppo e presentazione pubblica di un Project Work Didattico, attraverso il quale i
partecipanti al corso sono invitati a sviluppare e sperimentare un intervento formativo
disciplinare o multi-disciplinare, prevedendo anche lo sviluppo ed attuazione di risorse
educative aperte, presso giovani delle proprie scuole oppure che frequentano attività
del dopo-scuola.
2. Il corso “Metodologie attive e socio costruttiviste per combattere il bullismo”
In modo da aprire il corso ad altri professionisti, con un percorso meno impegnativo, le
organizzazioni partners hanno organizzato ulteriori percorsi di formazione corta,
adeguati al contesto specifico nel quale si sono svolto. I partecipanti a questi eventi
sono più di 90.
Le formazioni avviate sono state el seguenti:
Un corso di aggiornamento rivolto ai docenti in formazione iniziale o continua in Italia e
in Grecia. La prima parte dell’iter formativo è orientata allo studio del quadro generale
del fenomeno, ovvero definizione e conoscenza del fenomeno, protagonisti, codice di
buona condotta, guide linee per l’intervento in ambito scolastico ed extra-scolastico. I
partecipanti si confrontano tramite lo studio di caso. La seconda parte del corso è
dedicata alle metodologie d’intervento tramite l’apposita pianificazione di unità
didattiche disciplinari e la progettazione di risorse educative aperte prevedendo un
forte coinvolgimento dei ragazzi. Attuato in collaborazione con esperti del settore, ed in
particolare alcuni docenti stessi del Master “Pedagogia sociale e lotta contro il
fenomeno del bullismo in ambito scolastico”, il corso di aggiornamento si svolge anche
con il contributo degli stessi partecipanti al Master consentendo loro di capitalizzare
direttamente le conoscenze acquisite nonché di confrontarsi con colleghi e di avviare
un ulteriore percorso di potenziamento delle proprie conoscenze e competenze.


Un corso di aggiornamento, organizzato sotto forma di seminario di studio,
con il coinvolgimento di ricercatori che operano nel settore della formazione
dei docenti e della scuola in generale. Quest’approccio ha consentito di
avviare un confronto più ampio circa la formazione degli insegnanti ivi
compresa la prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo, nonché di
identificare nuove linee di ricerca sulla tematica.
Inoltre, nell’ambito delle attività finali del progetto organizzate a Fano, una
formazione di diffusione delle esperienze è stata organizzata coinvolgendo
docenti e dirigenti di altri paesi europei, in particolare della Bulgaria e del
Portogallo. Il percorso formativo si è in particolare svolto tramite seminari e
workshop di buone prassi.
FORMARE 200 GIOVANI MENTOR CONSAPEVOLI e DISPONIBILI PER
CONTRASTARE IL FENOMENO DEL BULLISMO A SCUOLA E IN
OCCASIONE DI ATTIVITA’ EXTRA-SCOLASTICHE
Partendo dal presupposto che per lottare contro il bullismo a scuola servono azioni che
vanno oltre la formazione dei docenti e che devono quindi essere mirate alla
prevenzione e educazione formale e non formale dei ragazzi e dei loro genitori, il
progetto intende sperimentare nuove modalità per educare gli alunni contro il bullismo.
Quest’approccio è motivato dal fatto che il problema del bullismo si configura come un
fenomeno complesso, non riducibile alla sola condotta di singoli ma riguardante il
gruppo dei pari nel suo insieme. Tra i coetanei, infatti, il fenomeno spesso si diffonde
grazie a dinamiche di gruppo, soprattutto in presenza di atteggiamenti di tacita
accettazione delle prepotenze o di rinuncia a contrastare attivamente le sopraffazioni ai
danni dei più deboli.
Le strategie sperimentate dal progetto sono state le seguenti :

Prima di tutto, rifacendosi ad un modello di tipo “learning by doing”,
nell’ambito del Master e a fine dell’ ottenimento del diploma finale, i
partecipanti sono invitati a svolgere una sperimentazione attiva dei contenuti
appresi durante il percorso formativo. Invitati a ideare e realizzare un
percorso progettuale sulle tematiche della violenza giovanile, i partecipanti al
Master devono personalizzare le proprie conoscenze del corso ed
orientandole
alla
propria
area
disciplinare
e
al
contesto
scolastico/professionale in cui operano. Questo percorso deve avvenire
secondo le linee guida “L’EDUCAZIONE ALLA NON VIOLENZA: esplorare,
rappresentare, raccontare e giocare per costruire nuovi contesti di
convivenza” che prevede una fase di “peer education” consentendo la
formazione di giovani mentor come figure capaci di contrastare il fenomeno
del bullismo, attraverso il sostegno e il supporto degli studenti più deboli.
Questo percorso viene avviato con un momento iniziale di "stimolo" attraverso
l’individuazione di alcune situazioni problematiche, la realizzazione di opere
artistiche/letterarie che stimolino la riflessione e la sperimentazione di
situazioni violente tramite il gioco. Questa prima fase è successivamente
consolidata tramite un momento di costruzione congiunta, di gioco, di
drammatizzazione ed espressione in classe, guidato dal docente, che
prevede situazioni individuali e di gruppo con l’elaborazione di un prodotto,
che genera una condizione più autentica rispetto a quella sperimentale la
quale può
promuovere situazioni più concrete di non-violenza a scuola.
Infine, momenti di apertura al mondo adulto ed esterno al contesto scolastico
e di valutazione partecipata, che ha il doppio scopo di mostrare il risultato del
lavoro e allo stesso tempo confrontarsi con la differenza generazionale,
concludono il percorso. Grazie a questa impostazione, più di 500 giovani
mentor sono formati.

Poiché, la formazione di giovani mentor capaci di contrastare il fenomeno del
bullismo non può solo avvenire dal momento in cui i docenti seguono un
percorso di tipo Master, è stato ideato e sperimentato un ulteriore percorso
che prevede l’intervento di mediatori culturali esterni alla scuola. Il piano
formativo prevede : identificazione dei luoghi del bullismo, e definizione del
fenomeno e delle caratteristiche dei soggetti coinvolti, attraverso il dialogo
partecipato e altre attività che consentono di raccogliere materiale (disegno,
racconti, focus group). L’attività i prosegue con un lavoro di decostruzione
dell’immagine del bullo, e della ridefinizione partecipata mediatori-alunni delle
caratteristiche del bullismo, a partire dalle osservazioni. Questo percorso ha
consentito di mettere in risalto : l’importanze di una reazione non violenta
agli episodi di bullismo o di prevaricazione in generale allo scopo di non
generare una catena di violenze ma risolvere con il dialogo e in maniera
costruttiva le incomprensioni; il ruolo fondamentale degli studenti
nell’osservazione del contesto scolastico e di classe, l’importanza della loro
prospettiva al fine di individuare non solo i luoghi in cui più facilmente si
possono realizzare atti di violenza, ma soprattutto quali persone, tra i
compagni, possono divenire più facilmente vittima o autore delle
prevaricazioni.
La partecipazione attiva all’intero percorso viene premiata con la consegna di
attestati dei “Giovane Mentor” e dall’ ottenimento del decalogo del Buon
Mentor come responsabilizzazione degli studenti nei confronti dei compagni
più deboli e disincentivo all’utilizzo della violenza per risolvere le controversie.
 Infine, con lo scopo di portare la tematica della formazione di Giovani Mentor al
di fuori della scuola, è stato sperimentato uno terzo iter formativo a Fano
nell’ambito dell’attività del Consiglio dei Bambini. A titolo di processo di
educazione non formale, si tratta quindi di capire come tale organo, integrato
nelle istituzioni locali, possa essere portatore di misure all’interno della città e
anche nelle scuole del territorio.
IDEARE, ATTUARE PERCORSI DI SENSIBLIZZAZIONE
Sempre con l’intento di portare l’esperienza accumulata al di fuori delle mura
scolastiche e coinvolgere beneficiari diversi, il progetto ha consentito l’attuazione di
attività di sensibilizzazione e di disseminazione attraverso varie attività :
 Organizzazione di attività ludiche all’aperto orientate al contrasto del fenomeno
del bullismo, rivolte a tutti i bambini
 La quindicina europea delle arti e del racconto contro il bullismo, svolta dal 28
novembre al 17 Dicembre in tutti i 3 paesi partner del progetto.
Nei giorni dedicati a questo evento, gli alunni, assieme ai loro docenti e
genitori, sono attori e protagonisti di storie che, attraverso i vissuti generati,
contribuiranno a sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto alla centralità della
tematica affrontata. L’iniziativa prevede la realizzazione di attività che vanno
da laboratori di arte contemporanea, alla danza, al teatro, al gioco. Sono
anche organizzate conferenze e seminari di studio. L’obiettivo è quello di
decostruire gli episodi di violenza e incanalare le energie in una dimensione
significativa e costruttiva. L’evento costituisce un’importante occasione per
promuovere uno scambio di esperienze, tra i professionisti dei diversi paesi
direttamente coinvolti, nelle attività di sperimentazione del Master in
Pedagogia Sociale e lotta contro la violenza giovanile;
 Realizzazione e diffusione di reportage video, oltre all’organizzazione di
conferenze stampa e della diffusione di materiale prodotto;
PRODOTTI e RISULTATI del PROGETTO
Al termine dei 24 mesi d’attuazione, il progetto “Metodologie attive e socio costruttiviste
per combattere il bullismo sessuale, omofobo, ed etnico a scuola” ha raggiunto i
seguenti risultati :
 Risultato n°1 : Maggiore stato conoscitivo al livello europeo, dei fenomeni di
bullismo connessi all’origine etnica, al genere, all’orientamento sessuale, all’handicap.
 Risultato n°2 : Ideazione e sperimentazione di 4 percorsi formativi distinti di
formazione dei professionisti a contatto con i giovani, in particolare degli insegnanti : 1
Master course blended “Pedagogia sociale e lotta contro la violenza in ambito
scolastico” al quale hanno partecipato 30 adulti provenienti da Grecia, Italia, Romania ;
1 corso di aggiornamento “Metodologie attive e socio costruttiviste per combattere il
bullismo” avviato in Italia e Grecia; 1 seminario di studio sulle nuove metodologie per
contrastare il fenomeno del bullismo rivolto ai formatori degli insegnanti; 1 formazione
di diffusione che ha coinvolto 30 docenti, dirigenti, formatori dei formatori.
 Risultato n°3 : Ideazione e sperimentazione di percorsi di prevenzione e
contrasto del fenomeno rivolti ai ragazzi, attraverso l’utilizzo delle risorse educative
aperte che prevedono un ampio coinvolgimento di questi ultimi
 Risultato n°4 : Ideazione di percorsi di formazione di Giovani Mentor cha hanno
coinvolto almeno 700 ragazzi all’interno ed all’esterno della scuola attraverso al
creazione del decalogo del Buon Mentor e l’organizzazione di attività ludiche che
consentono di decostruire il fenomeno del bullismo, coinvolgendo i ragazzi rendendoli
protagonisti e responsabilizzandoli.
 Risultato n°5 : Realizzazione di una campagna di sensibilizzazione e di
comunicazione sul tema, organizzata nei 3 paesi partner del progetto
L’insieme di questi risultati vede al realizzazione dei seguenti materiali:
 1 report europeo d’indagine inerente al fenomeno del bullismo in 10 stati dell’Unione
Europea
 1 report nazionale d’indagine inerente al fenomeno del bullismo in Italia, Grecia,
Romania
 4 moduli formativi distinti di potenziamento delle capacitià dei professionisti a
contatto con i ragazzi
 1 pubblicazione « Pedagogia sociale e lotta contro la violenza giovanile »
 1 campus virtuale « Pegagogia sociale e lotta contro la violenza giovanile »
 di Materiali di sensibilizzazione indirizzata ai ragazzi, alla comunità scolastica,
nonché all’opinione pubblica
PARTENARIATO
Il progetto è il risultato della collaborazione di un partenariato variegato poiché
composto da istituti universitari, associazioni e enti locali. In effetti, durante 24 mesi,
l’Università Cà Foscari di Venezia (Italia), l’Università di Ioannina (Grecia),
l’associazione rumena “Asociata Alternative Pedagogice” e il Comune di Fano (Italia)
hanno saputo mettere insieme le proprie risorse in modo da consentire la realizzazione
del progetto.
Inoltre, i partner si sono avvalsi della collaborazione di organizzazioni al livello locale
ed europeo tra cui : Università di Cipro, le associazioni Integrazione e.V (Germania),
Ikar (Bulgaria), Millevoci e Millemondi (Italia) oltre a singoli professionisti o studi locali
in Europa per l’attività d’indagine; l’Università di Padova per l’erogazione del Master
course; Youth center di Haskovo (Bulgaria) e Centro di Formação Dr. Rui Grácio
(Portogallo) per l’attuazione di attività formativa di diffusione; le associazioni a finalità
socio-educativa e le scuole di Fano, Venezia, Ioannina oltre alla trentina di istituti
scolastici che hanno direttamente beneficiato del progetto attraverso il coinvolgimento
dei docente o direttore scolastico nell’attività formativa del Master “Pedagogia sociale e
lotta contro la violenza in ambito scolastico”.
Coordinamento
Prof. Umberto Margiotta
Coordinamento scientifico
Prof. Esoh Elamé, Prof. Marcel Capraru, Prof. Georgios Nikolaou, Dott.ssa Gabriella
Peroni
Organizzazione generale
Laboratorio LEDI – [email protected]
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