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Micheli, appassionato e primo per produzione

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Micheli, appassionato e primo per produzione
PROTAGONISTI NELLA SELEZIONE
Micheli, appassionato
e primo per produzione
di Marie Vida
L’allevamento di Emilio Micheli a
Regona di Pizzighettone (Cremona), primo per produzione di kg di
proteine in Italia.
N
ei nostri allevamenti si incontrano moltissime persone appassionate, che dedicano una buona parte della loro esistenza alle
proprie vacche: non c’è vacanza o
festività che li porti lontani dalla loro
stalla e, quando lo sono fisicamente,
con il pensiero sono sempre lì, a casa. Alcuni la chiamano una condanna, ma, allora, è meglio che cambino
mestiere. Se invece hanno fatto una
scelta consapevole e la considerano
un’opportunità di fare un lavoro dal
quale ricavano grande soddisfazione,
verranno ricambiati generosamente,
perché le vacche ritornano la cura
che si dedica loro sotto molti punti
di vista, pratici, economici, gestionali. Ovvero avranno pochi problemi,
staranno bene, produrranno e, se
gestite da allevatori competenti in
grado di trarre vantaggio delle conoscenze tecniche e degli strumenti
oggi disponibili per tutti, gli faranno
ottenere anche pubblici riconoscimenti. Emilio Micheli condivide una
filosofia di vita in cui il suo essere allevatore è parte del suo essere. Lo sa
bene Danila, sua moglie, che ha condiviso in pieno i suoi progetti e che,
saggiamente, preferisce avere un
marito felice di quello che fa, piuttosto che uno frustrato e insoddisfatto,
anche se per lei, questo significa
qualche rinuncia. In cambio, i Micheli ricevono anche la non piccola soddisfazione di allevare la mandria più
produttiva d’Italia per kg di proteine
(493), con una media di 152 quintali,
raggiunti lo scorso anno, in crescita
costante dai 5 ai 10 quintali annui.
Emilio, a Pizzighettone, nella zona
centrale della provincia cremonese
che il fiume Adda divide dal lodigiano, conduce la cascina Mariannina,
un fondo di 25 ettari acquistato e
fondato dal padre Giulio verso la
fine degli anni sessanta e che egli
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BIANCONERO . APRILE 2012
Emilio Micheli con la moglie Danila e i figli Gabriele, Alessandro e Giulio
aveva dedicato, nel nome, alla moglie
Annamaria. L’attuale conduttore ha
affiancato il padre e poi continuato
da solo l’allevamento, portandolo ai
primi posti della classifica produttiva italiana. Nel 2011, l’allevamento
Micheli ha prodotto una media di
15.282 con 2,77% di grasso e 3,23%
di proteine. Accanto ai dati produttivi spiccano anche quelli genetici,
che hanno visto, negli ultimi cinque
anni, un aumento medio di 100 kg
di PFT medio delle circa 70 vacche
indicizzate, passato dai 288 Rank 94
del 2007 ai 950 Rank 98 del 2011.
Questo dato pone l’azienda di Emilio
Micheli tra le prime italiane per PFT.
■ Da quando è iniziata la selezione
della mandria?
A selezionare ho iniziato quando sono entrato nell’azienda di mio padre,
a 18 anni. All’inizio, mi piaceva più
andare in giro o guidare i trattori che
stare in azienda, come tutti i ragazzi.
Poi, un po’ per volta, ho cominciato
ad appassionarmi. Oggi, preferisco
di gran lunga lavorare in stalla che
nei campi. Nel 1996 abbiamo dovuto
sostituire tutta la mandria per motivi
sanitari e abbiamo ricominciato da
capo con una settantina di manze
di media genetica. Da lì in avanti, la
selezione è proseguita, i primi anni
con tori solo a latte e morfologia a
posto, mentre negli ultimi 4-5 anni
è diventato importante selezionare
anche per la qualità del latte. Il mio
latte va al consumo fresco per cui
si devono mantenere i parametri di
qualità. Devo dire però che a livello
di genetica abbiamo un valore di
grasso più basso di quello effettivamente riscontrato alla stalla, che è
sempre intorno al 3,50.
■ Adesso come sceglie i tori?
La base del latte c’è, e quindi posso
usare tori anche non altissimi per
questo carattere, sempre con una
morfologia corretta. Da due anni sto
usando il piano di accoppiamento
WebPac. È ancora presto per vedere
i risultati, ma sono più tranquillo
belle manze, ne vendo di solito una
decina all’anno.
■ Qual è il segreto per arrivare ad
una produzione così alta?
La stalla delle vacche da latte ha le cuccette con materassini che vengono ricoperte di
paglia tritata ogni 10 giorni e disinfettate una volta alla settimana con sale d’ammonio
quaternario. Nella sala 5 +5, la procedura di mungitura è tirare i primi spruzzi, applicare
il predipping a tutta la fila delle vacche, asciugare con carta e poi attaccare il gruppo. La
media geometrica delle cellule si mantiene sulle 115.000 per tutto l’anno.
Emilio Micheli dice che investe soprattutto sulla salute delle vitelle femmine, con uno speciale trattamento: “Mattino e sera bevono il latte, tra i due pasti, a mezzogiorno, gli dò
un sostituto del latte, un reidratante sciolto in acqua, da quando nascono, per 7-8 giorni:
d’inverno gli dà energia e d’estate li tiene in forma”
quando uso i tori, specialmente per
quel che riguarda la consanguineità.
È questo il primo motivo per cui ho
scelto di usare il piano, è molto pratico avere già pronto l’accoppiamento
corretto ed evito di perdere tempo.
Poi posso aggiungere anche dei tori
che mi piacciono, non lascio decidere tutto al computer. Aderisco al
programma per le prove di progenie
ed ho una percentuale di uso dal 40
al 29%. Poi almeno un 50% di tori di
second crop, che sono più sicuri e,
per il resto, i tori di prima uscita, alti
a PFT sia italiani che stranieri. Diversi tori hanno funzionato bene nella
mia azienda, Tugolo, Mtoto, Britt, Jardin. Ultimamente sto usando parecchio seme italiano con Colombiano,
Wyman, Artes. In questo momento
sulle manze uso seme canadese e
sulle vacche per la maggior parte
seme italiano.
Come guarda alla genomica?
■ È una bella cosa, però io aspetto,
non compro i tori solo genomici.
La mia azienda non fa mostre, non
è nel mercato di vendita di tori e di
genetica, vende solo il latte. Vedrò
se in futuro ne varrà la pena, ma
oggi, con la stessa cifra di un toro
genomico, posso comprare un toro
provato di qualità. Non escludo di
utilizzare la selezione genomica se ci
sarà qualche vantaggio economico,
ma per ora, non ho ancora rapporti
commerciali con i Centri di FA.
■ Qual è la sua vacca ideale?
Una vacca bellissima che fa tanto lat-
te, grasso e proteine. Come dicevo,
negli anni indietro ho cercato solo
il latte, ora cerco di sistemare anche
la funzionalità delle vacche, curare il
punteggio medio. La mia vacca ideale è alta, forte profonda, con un bel
costato ampio e una bella mammella. Quando le vacche sono corrette
fanno il latte, quando sono deboli,
anche se producono molto, durano
poco in stalla.
■ Qual è il carattere delle sue vacche che vorrebbe migliorare?
Arti e piedi sono quelli che vorrei
migliorare di più, tutta la genetica
che ho usato i primi anni era di tori
estremi, bassi su questo carattere.
Da 3-4 anni metto un’attenzione
particolare nell’usare tori che siano
positivi per arti e piedi. Dal punto di
vista gestionale inizio a fecondare a
50 giorni, ho 152 giorni di interparto
e va bene così. L’obiettivo è farle ingravidare, se le vacche stanno bene,
si ingravidano facilmente e producono bene.
■ Qual è la vacca più produttiva
dell’azienda?
Una vacca che ha prodotto una media di 130 quintali per lattazione
(31,91 per giorno di vita), ha 7-8
parti ed è una figlia di Lanz, di una
famiglia Wade, non tanto alta a latte,
ma con molte lattazioni e una bella
struttura. Anche le sue figlie non sono male, ma non al livello della madre. In questo momento ho diverse
Ingravidare le vacche presto e dare
loro tanta energia dopo il parto. Le
mie vacche partoriscono con un
picco alto e lo tengono. Il segreto
sta nella partenza. Da 3-4 anni faccio
l’asciutta breve a 35 giorni dal parto
previsto, che in pratica diventa un’asciutta di 40 giorni. A 15 giorni dal
parto separo le asciutte e faccio lo
“steaming up”, con la razione per la
asciutte, con un prodotto specifico
a base di lino estruso e un chilo di
mangime specifico vitaminizzato. Poi
diluisco il glicole nell’acqua da bere,
con un dosatore, sia a questo gruppo
che a quelle fresche. Ho due gruppi:
le fresche, fino alla gravidanza e le
gravide fino all’asciutta. L’alimentazione è unica, l’unica differenza è
data dal glicole. Sono dieci anni che
uso questo sistema e funziona molto
bene. Tutte le settimane faccio un
campionamento della razione e analisi per controllare se il trinciato è a
posto. Sulla trincea dell’insilato spargo l’inoculante, prima di chiuderla,
sull’ultimo metro: mi produce meno
scarto e un prodotto più simile a
quello che sta sul fondo, anche se è
meno schiacciato.
■ Asciutta breve, come mai?
Sono 4-5 anni che faccio fare un’asciutta breve alle mie vacche e vedo
che partono meglio in lattazione che
a 60 giorni. Prima, nel momento in
cui le mettevo in asciutta, avevano
ancora tanto latte e non riuscivo mai
ad asciugarle bene, da quando ho
iniziato più tardi, va meglio. Applico
l’antibiotico e, da 2 anni, un sigillante per capezzoli. Ho notato che le
partenze sono migliori, anche come
salute della mammella, non ho più
mastiti dopo parto e ho calato di
molto la conta delle cellule durante
la lattazione.
■ Quali sono le cose che desidera
per il futuro della sua azienda?
Spero di aumentare un po’ le vacche,
arrivare ad avere un centinaio di
capi in mungitura, senza fare grandi
investimenti, adeguando la struttura
della stalla. Poi vorrei avere qualcosa
di più sulle percentuali del grasso e
delle proteine e, se devo dirla tutta,
tutte manze belle che entrano in
produzione e un prezzo del latte più
alto..!
BIANCONERO . APRILE 2012
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