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Boldini: genetica italiana sugli scudi
PROTAGONISTI NELLA SELEZIONE Boldini: genetica italiana sugli scudi di Marie Vida L’allevamento di Dino e Luca Boldini a Basilicanova in provincia di Parma I l loro è un allevamento datato primi anni del nuovo millennio: sono infatti solo sei anni che l’allevamento nel podere “La Riana” ha avuto il suo avvio. Il padre di Dino (Bernardo) e Luca Boldini, Mario, li ha lasciati nel 2008 ed i figli hanno voluto continuare l’opera iniziata qualche anno prima, quando, in seguito a divisioni aziendali dal fratello Amadio, investirono per fare, nella nuova sede aziendale, il loro allevamento. Oggi Dino e Luca conducono una stalla di circa 250 vacche in mungitura che hanno prodotto, nel 2010, 10.881 kg di latte con il 3,33% di grasso ed il 3,29% di proteine, una media che rimane stabilmente su queste quantità da cinque anni, mentre, nell’ultimo semestre, le valutazioni delle primipare hanno conseguito 81 punti di media. Costanza di ottime prestazioni e idee chiare e ponderate, per questo allevamento di due trentenni che guardano al futuro con ottimismo e buona volontà e hanno progetti per ampliarsi, espandersi, aumentare, trovandosi a fare un lavoro che a loro piace e che vogliono fare meglio possibile. ■ La storia del vostro allevamento è giovane, ma quella della famiglia comincia prima. La nostra famiglia – dice Dino – proviene da Visano, nel bresciano. Negli anni settanta, mio padre e suo fratello comprarono il fondo qui nel parmense per allevare maiali ma, per una serie di circostanze, il comune non diede i permessi e si trovarono ad allevare vacche da latte, un mestiere nuovo per loro. Le prime nozioni gli furono trasmesse da un operaio che, oltre ad insegnare a tutti noi, ci contagiò anche con l’entusiasmo e la passione per questa attività. Nel 2004 abbiamo diviso il fondo con nostro zio ed i nostri cugini. Loro hanno continuato nell’allevamento e nella selezione, nella vecchia sede. Noi ci siamo 6 BIANCONERO . GIUGNO 2011 Da sinistra: Luca e Dino Boldini nella loro azienda di Basilicanova, poco distante da Parma trasferiti in questa nuova dove, oltre alle stalle, abbiamo costruito una sala di mungitura 14 +14 parallela. Subito ci siamo orientati ad aumentare il numero di capi con vari acquisti fino ad arrivare alle attuali 250 vacche in lattazione, ma stiamo attivandoci per creare nuovi spazi con l’obiettivo di arrivare alle 320 in mungitura. ■ Siete concentrati sulla produzione di latte, quindi. Abbiamo sempre prodotto latte per il Parmigiano e questo è il nostro obiettivo come allevamento. Se i primi anni cercavamo la quantità, poi abbiamo cercato di produrre anche migliore qualità, perché significa maggiore resa nella caseificazione. Il nostro latte viene mandato in conto lavorazione, cioè ad un caseificio che produce formaggio con il nostro latte e per nostro conto. Le forme ottenute rimangono di nostra proprietà e, dopo la fase di salatura, vengono portate in un magazzino di stagionatura; decidiamo noi quando, come e a chi venderle. ■ Come funziona questo tipo di contratto? Paghiamo al caseificio una somma stabilita per quintale di latte, con un prezzo variabile ogni due anni e paghiamo il magazzino che provvede alla stagionatura e a tutta la gestione necessaria per la stagionatura delle forme. Il caseificio è una piccola realtà sull’appennino a Fornovo e lavora separatamente il nostro latte, che produce giornalmente 14-15 forme. Il prezzo del formaggio poi, lo decidiamo con il commerciante. Per noi questa soluzione funziona meglio della vendita del latte e ci troviamo bene, una volta che ci si è organizzati. ■ Adesso è un periodo favorevole per il Parmigiano, ma quando il prezzo era basso, come ve la cavavate? Certamente questo momento positivo aiuta ad avere una visione più tranquilla del futuro, ma anche in tempi di prezzi più bassi, riuscivamo lo stesso ad andare avanti: con una trattiamo le zoppie minori etc. Abbiamo anche i cancelli separatori per i trattamenti dopo la mungitura, però non li utilizziamo tantissimo, perché le vacche sembrano meno nervose se non cambiano ambiente e rimangono in mezzo alle altre. ■ Avete gruppi di alimentazione? La stalla delle vacche da latte ha le cuccette con paglia e una sala di mungitura 14 + 14 parallela. I liquami passano attraverso un separatore. Tutte le strutture aziendali sono state costruite o ristrutturate sei anni fa Due, quello delle fresche subito dopo il parto fino alla gravidanza e quello delle gravide o vacche problema che hanno ridotto la quantità di latte. Nelle asciutte abbiamo un gruppo preparto di 15 giorni, con un mangime apposito. Il latte delle vacche fresche che va a produrre Parmigiano deve essere tenuto separato per 10-15 giorni dopo il parto. Quindi abbiamo sempre latte sufficiente per i vitelli, senza necessità di usare quello in polvere. A causa dell’alimentazione senza insilati o unifeed le manze faticano un po’ di più ad avere struttura e, a volte, le fecondiamo più tardi. Abbiamo un’età media al primo parto di 26,7 mesi, un po’ più alta di quello che vorremmo. ■ Niente unifeed per voi? stalla ben gestita, si può. Noi qui lavoriamo in quattro persone – abbiamo due dipendenti – con un bel numero di vacche e siamo focalizzati sulla stalla. I lavori in campagna sono fatti da contoterzisti per non avere il peso dell’acquisto di trattori ed attrezzature costose. Per l’alimentazione usiamo il nostro fieno e quello che manca lo compriamo in zona. Il mangime viene da un piccolo mangimificio dal quale ci serviamo da 30 anni e ci garantisce un risultato sicuro. Le strutture nuove delle stalle danno sicuramente un bel vantaggio, per il benessere degli animali e degli operatori, e fanno risparmiare tempo e manodopera, lo stesso vale per il separatore dei liquami. ■ Quali sono le chiavi di volta della vostra gestione? La visita del veterinario una volta alla settimana, per cui abbiamo una visita post partum a 10 giorni per ogni vacca, nel corso della quale si decide se aspettare il primo calore o trattare. A circa 50 giorni fecondiamo. A 30 giorni viene fatta la diagnosi di gravidanza e, se la vacca è vuota, viene trattata con prostaglandina, a 40 giorni dalla prima fecondazione abbiamo il calore successivo. Una cosa che per noi funziona molto bene e ci aiuta a tenere sotto controllo la mandria è la cattura di tutti gli animali due volte al giorno, mattina e pomeriggio. Distribuiamo del mangime per attirarle, che si somma a quello che mangiano per conto loro negli autoalimentatori. In questo modo si vedono meglio tante cose: le vacche zoppe, le fresche che non mangiano, si controllano quelle segnalate dal computer per calore o calo di latte. In sostanza, i problemi saltano prima all’occhio, inoltre è il momento in cui facciamo i trattamenti farmacologici o le fecondazioni, diamo supplementi vitaminici, No, abbiamo valutato il rapporto tra costi e vantaggi e abbiamo deciso che per noi funziona meglio l’alimentazione tradizionale. Ci siamo orientati in questo senso, per due motivi principali, perché riusciamo meglio a controllare anche la qualità del foraggio che diamo in mangiatoia e perché abbiamo considerato troppo alti i costi del carro, dell’attrezzatura e della manodopera necessaria per manovrarlo. Probabilmente con l’unifeed potremmo avere un miglioramento del nostro grasso totale, che da noi è sempre stato un po’ basso, sul 3,35% totale; preferiamo alimentare con più energia e dare meno fieno. Non siamo del parere di aggiungere altre razze a grasso e proteine. È vero che più grasso dà più resa, ma è anche vero che il latte per il Parmigiano viene scremato. ■ La scelta dei tori per la fecondazione come avviene? A parte il fattore produttivo, che è prioritario, morfologicamente scegliamo tori che abbiano mammelle, arti e piedi a posto. Guardiamo tutti i fattori principali, cercando il toro bilanciato che non sia estremo su alcuni caratteri. Ci piacerebbe avere BIANCONERO . GIUGNO 2011 7 Le vacche che producono latte per il Parmigiano Reggiano mangiano solo fieno e mangime. L’uso dell’unifeed, dice Dino Boldini, si scontra con gli obiettivi aziendali in termini di costi e controllo della qualità dei foraggi e del formaggio. I vitelli sono alimentati con il latte delle vacche fresche che, per la produzione del Parmigiano Reggiano, non può essere conferito prima di una settimana/dieci giorni al caseificio una mandria più costante per l’altezza e più omogenea, cosa che si potrebbe ottenere selezionando gli animali, mentre finora abbiamo necessariamente tenuto tutte le vacche per aumentare il numero. Un altro fattore che consideriamo sono le kappa caseine BB, insieme a grasso e proteine. Negli ultimi due anni stiamo usando una percentuale di tori italiani provati dal 40 all’80%. ■ Che cosa vi ha portato a farlo? È stata una scelta ragionata, basata sul fatto che i tori italiani geneticamente sono allo stesso livello di altri sul mercato e il fattore prezzo è decisamente favorevole. Usiamo anche prove di progenie in una percentuale dal 15 al 20%, sulle vacche problema e i risultati sono comunque discreti: i tori in prova su vacche buone danno bene, la madre fa molto e tutti i tori possono essere buoni o cattivi, dipende dove vengono usati. In questo senso, il piano di accoppiamento WebPac Anafi, ci aiuta a venire meglio incontro ai requisiti delle vacche. Non siamo dei “patiti della genetica”, non cerchiamo l’animale particolare, non facciamo mostre e, per ora, non abbiamo animali da vendere, anche se, nei certificati delle vacche di fondazione della nostra azienda, troviamo tori come Aerostar, Blackstar, Bellwood, Mtoto, Skywalker. Oggi usiamo, ad esempio, moltissimo Toy Story, perché ha morfologia e kappa caseine BB, come Respinto o End Story, per la produzione e anche Shottle, un toro completo. 8 BIANCONERO . GIUGNO 2011 ■ I nuovi caratteri sanitari influiscono sulla vostra scelta? Sono sicuramente interessanti da considerare, anche se per ora non abbiamo fatto una scelta dei tori basandoci su questi. Sulla sanità fa molto la gestione di stalla, ma anche la genetica aiuta. La longevità certo è importante, è difficile però stabilire se l’animale viene eliminato per problemi suoi o gestionali. Noi, ad esempio, abbiamo in stalla una vacca di quasi 15 anni che ha sempre avuto laminiti e cammina un po’ male. In teoria doveva essere eliminata 6 anni fa, ma quando siamo arrivati nella stalla nuova era gravida, per cui è rimasta e continua a produrre: non saprei spiegare se è genetica o no. ■ Una volta si facevano proiezioni a cinque anni, adesso il ciclo economico si è accorciato a due: in questo allevamento, tra due anni, dove vorrete arrivare? A 320 vacche in lattazione e cercheremo anche di aumentare gli ettari di campagna. Gli obiettivi sono questi, siamo giovani e siamo pronti ad affrontare nuovi investimenti, ma senza sacrificare la nostra esistenza e vivere solamente di lavoro. Nella nostra famiglia, in due anni, sono avvenuti due lutti gravi: abbiamo perso nostro padre e nostro zio, entrambi in giovane età, persone che hanno sempre lavorato molto e si sono concessi relativamente poco. Questo ci ha fatto capire l’importanza di assaporare di più la vita ed apprezzare tutti i momenti con i propri cari.