“COMPROPRIETÀ E VENDITA DI COSA PARZIALMENTE ALTRUI„
by user
Comments
Transcript
“COMPROPRIETÀ E VENDITA DI COSA PARZIALMENTE ALTRUI„
Sede Amministrativa: Università degli Studi di Padova Dipartimento di Diritto Comparato SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA IN DIRITTO INTERNAZIONALE E DIRITTO PRIVATO E DEL LAVORO INDIRIZZO: DIRITTO PRIVATO NELLA DIMENSIONE EUROPEA CICLO: XXII “COMPROPRIETÀ E VENDITA DI COSA PARZIALMENTE ALTRUI„ Direttore della Scuola: Ch.ma Prof.ssa Manuela Mantovani Coordinatore d’indirizzo: Ch.mo Prof. Giuseppe Amadio Supervisore: Ch.mo Prof. Giuseppe Amadio Dottorando: Riccardo Mazzariol I II INDICE INTRODUZIONE Le premesse essenziali: gli ambiti d’indagine ........................................................... 1 CAPITOLO I TEORIA DEI BENI: L’AMBITO OGGETTIVO 1.1. Caratteri generali: nozione di «parte» di un bene ............................................. 5 1.2. La «parte» in quanto «bene» in senso tecnico-giuridico................................... 6 1.3. La «parte» in quanto oggetto di un atto di individuazione .............................. 9 1.4. La «parte integrante»: esclusione dal concetto di «parte» in senso tecnico . 41 1.5. La «parte» ed il collegamento con il «bene» che la comprende .................... 43 1.6. Relazione tra il concetto di «parte» in senso oggettivo ed il suo impiego nel Codice civile.................................................................................................. 46 1.7. Rilevanza della nozione di «parte» in senso oggettivo per descrivere la portata dell’art. 1480 cod. civ. .......................................................................... 50 CAPITOLO II TEORIA DELL’OGGETTO DEL CONTRATTO: LA COMUNIONE ORDINARIA E L’ATTO DI DISPOSIZIONE DELLA SINGOLA QUOTA 2.1. La natura giuridica della comunione ordinaria ............................................... 55 2.2. Il concetto di quota indivisa .............................................................................. 78 2.3. L’atto di disposizione della singola quota indivisa di un bene in comunione........................................................................................................... 87 2.4. L’atto di disposizione della singola quota di un cespite facente parte di I una massa di beni in comunione ordinaria ..................................................... 92 2.5. L’atto di disposizione della singola quota su una parte materiale del bene comune. ................................................................................................... 116 CAPITOLO III L’ATTO DI DISPOSIZIONE DEL BENE COMUNE DA PARTE DEL SINGOLO COMPROPRIETARIO E LA VENDITA DI COSA PARZIALMENTE ALTRUI 3.1. La ricognizione degli esiti interpretativi ........................................................ 121 3.2. L'analisi storica della compravendita di cosa parzialmente altrui e dell’atto di disposizione dell’intero bene comune ....................................... 124 3.3. Il Codice attuale. La vendita di cosa altrui: ricostruzione teorica ed ambito della fattispecie .................................................................................... 141 3.4. La vendita di cosa parzialmente altrui: l’ipotesi tradizionalmente condivisa ............................................................................................................ 158 3.5. Le ragioni ostative all’applicabilità dell’art. 1480 cod. civ. all’atto di disposizione dell’intero bene comune in difetto di legittimazione pro quota del venditore............................................................................................ 167 3.6. Il reale concetto di «parziale alienità»: uno sguardo all’oggetto dell’atto e, più in particolare, all’oggetto del contratto di compravendita di cosa parzialmente altrui............................................................................................ 174 3.7. Segue: le (ulteriori) ragioni dell’applicabilità dell’art. 1480 cod. civ. alla vendita di cosa comune come interamente propria .................................... 184 3.8. Gli esiti applicativi e le fattispecie ipotizzabili .............................................. 194 3.9. Il dato giurisprudenziale relativo alla vendita di un bene comune come interamente proprio ......................................................................................... 210 II CAPITOLO IV LA CONTRATTAZIONE PRELIMINARE SU COSA PARZIALMENTE ALTRUI 4.1. Il contratto preliminare di compravendita: cenni sulla natura giuridica e sugli effetti ...................................................................................................... 221 4.2. L’ipotesi di difformità tra il contenuto del contratto preliminare e quello del contratto definitivo nella fase esecutiva: il rimedio della riduzione del prezzo. ....................................................................................... 229 4.3. La contrattazione preliminare su cosa altrui: le premesse essenziali ......... 249 4.4. Il contratto preliminare di vendita di un bene in comproprietà: le fattispecie ipotizzabili ...................................................................................... 255 INDICE BIBLIOGRAFICO Bibliografia ................................................................................................................ 277 III IV E SP O SIZ IO N E R IA S SU N T I V A La struttura della comproprietà e la norma sulla vendita di cosa parzialmente altrui impongono all’interprete di interrogarsi se il parziale effetto reale previsto dall’art. 1480 cod. civ. possa esplicarsi anche con riferimento alla alienazione di un bene in comunione da parte del singolo comproprietario come se fosse intera mente proprio. Al fine di dare risposta a tale quesito, occorre concentrare l’attenzione sul concetto di «parziale alienità» sotteso al disposto in commento, il quale può comprendere due diversi ambiti giuridici: da un lato, quello relativo alla teoria dei beni e, dall’altro, quello riguardante la teoria dell’oggetto del contratto. Dall’analisi che seguirà, si comprenderà come solo il secondo ambito risulti decisivo per delimitare la fattispecie in esame in quanto la nozione di «parte» di un bene in senso oggettivo non sembra possa essere d’aiuto per definire esattamente la latitudine del concetto di «parziale alienità» presupposto nella norma di cui all’art. 1480 cod. civ. Si renderà, quindi, indispensabile compiere un’analisi preliminare dell’istituto della comunione ordinaria e della relativa nozione di quota indivisa, per poi prendere in considerazione tutte quelle vicende in cui i contraenti vogliono il trasferimento della singola quota spettante al cedente su di un bene in comunione. Successivamente, sulla base dei risultati dommatici raggiunti, premessa una breve analisi storica, si focalizzerà l’attenzione, precipuamente, sull’atto di disposizione dell’intera cosa comune da parte del singolo comproprietario, analizzando, per un verso, le ragioni ostative e, per altro verso, gli argomenti favorevoli all’applicabilità dell’art. 1480 cod. civ. alla vicenda circolatoria che ci occupa. Infine, si indirizzerà l’ambito d’indagine verso il tema della contrattazione preliminare su cosa comune ed, in particolare , in relazione alla possibilità per il promittente acquirente d’invocare la V tutela posta dalla norma di cui all’art. 2932 cod. civ. nel caso in cui il futuro venditore – comproprietario del bene – non intenda concludere il contratto definitivo. VI A B ST RA C T The structure of co -ownership and the rules regulating the sale of partially owned properties pose the question of whether the partial real effect provided for by Article 1480 of the Italian Civil Code can also occur with refer ence to the alienation of a common property by one co-owner only, as if it were entirely his or her own property. In order to answer this question, it is necessary to focus our attention on the notion of «partial alien ownership» implied by the provision under discussion, which can include two distinct juridical areas: on the one hand, the theory of property and, on the other hand, the theory of the object of a contract. The following analysis will show that only the second area is crucial in order to defi ne the case in question, because the notion of «part» of a property, objectively considered, does not seem to help in defining exactly the significance of the idea of «partial alien ownership» assumed by the regulations referred to in Article 1480 of the Italian Civil Code. It will be therefore necessary to perform a preliminary analysis of the institution of ordinary community of property and the related notion of undivided share; then we will consider all the occurrences in which the contracting parties a gree on the conveyance of the single share of a jointly owned property entitled to the transferor . On the basis of the results achieved, after a brief historical analysis, we will then primarily focus on the act of disposal of the entire common property b y a single co -owner by analysing, on the one hand, the impedimental reasons for the enforceability of Article 1480 of the Italian Civil Code to the transaction in question and, on the other hand, by identifying the founding reasons for the enforceability of the regulation under discussion. Finally, preliminary concerning we will direct negotiation for our a research common into the property, subject of particularly the possibility for the promisor to appeal to the VII protection provided by the regulation refer red to in Article 2932 of the Italian Civil Code in the event that the future seller – co-owner of the property – should not intend to conclude the final contract. VIII I N TRO D UZ IO N E LE P RE M E S S E E S SE N Z IA L I : G LI A MB I T I D ’ IN D A G IN E Il legislatore, nel delineare la fattispecie della vendita di cosa parzialmente d’altri, ha impiegato per ben tre volte, a fini esplicativi, il termine «parte»: da un lato, nella forma di una locuzione avverbiale («in parte», a cui corrisponde l'avverbio «parzialmente» inserito nella rubrica dell'articolo), dall’altro nella veste di sostantivo («parte»). Nell'art. 1480 cod. civ., infatti, sotto la rubrica «Vendita di cosa parzialmente altrui», si legge: «se la cosa che il compratore riteneva di proprietà del venditore era solo in parte di proprietà altrui, il compratore può chiedere la risoluzione del contratto e il risarcimento del danno a norma dell'articolo precedente, quando deve ritenersi, secondo le circostanze, che non avrebbe acquistato la cosa sen za quella parte di cui non è divenuto proprietario; altrimenti può solo ottenere una riduzione del prezzo, oltre al risarcimento del danno ». Risulta, dunque, essenziale per descrivere e delimitare l'ambito di operatività della norma in commento porre l’att enzione sul concetto di «parziale alienità» sotteso alla stessa. La latitudine di tale nozione può comprendere due diversi ambiti giuridici: da un lato, quello relativo alla teoria dei beni e, dall’altro, quello riguardante la teoria del contratto. Nell’un caso, si fa riferimento ad una concezione di parziarietà intesa in senso obiettivo; nell’altro caso, si guarda all’oggetto del negozio come pattiziamente determinato. Si tratta di due sfere che non interferiscono ed in cui vengono in rilievo differenti is tituti. Quel che occorre comprendere è se il disposto codicistico in esame vada interpretato alla luce dei criteri e dei principi relativi alla teoria dei beni ovvero di quelli riguardanti la teoria dell’oggetto dell’atto. Quanto al primo aspetto, si tra tta, in primo luogo, di individuare una nozione di «parte» di un bene in senso tecnico -giuridico, al fine di 1 rispondere ad una – all'apparenza semplice – domanda: quando ci si può dire, in via generale, oggettivamente in presenza di una «parte» di cosa? Lo studio relativo a tale quesito non sarà fine a se stesso, ma sarà orientato a conseguire un risultato ulteriore, ossia permettere la comprensione della reale ampiezza della fattispecie prevista dall'art. 1480 cod. civ. Invero, la risposta da fornire all’a nzidetto interrogativo consentirà, da un lato, di riscontrare se il legislatore all’interno del Codice civile, allorquando ha impiegato il termine «parte», abbia mai inteso fare riferimento ad una sua nozione oggettiva; dall’altro lato, chiarirà se la nozi one di «parte» in senso tecnico -giuridico sia utilizzabile per individuare i limiti applicativi della norma. Si impone, quindi, all'interprete il compito di tracciare, per un verso, in termini generali, una definizione del concetto di «parte» di un bene in senso tecnico -giuridico e di verificarne l'impiego nel Codice civile; per altro verso, di analizzare la corrispondenza tra la nozione così inquadrata e quella, poi, effettivamente sottesa alla norma in commento. Quanto al secondo aspetto, occorre verific are l’estensione del concetto di «parziale alienità» in ambito contrattuale e di raffrontarla con quella oggettiva relativa alla teoria dei beni. Si tratta, in altri termini, di esaminare l’ampiezza della definizione di «parziale alienità» con riferimento all’oggetto dell’atto, ambito in cui la volontà dei soggetti svolge un ruolo fondamentale. È, infatti, in base al volere dei contraenti ed agli interessi perseguiti dagli stessi che una determinata entità in un negozio viene in rilievo come «bene» autonomo o come «parte» di un altro «bene». È necessario valutare se nel concetto di «parziale alienità» in ambito negoziale possa farsi rientrare l’ipotesi in cui un bene appartenga solo pro quota e non pro parte ad altri. Ciò renderà indispensabile compiere un’a nalisi preliminare dell’istituto della comunione ordinaria e della relativa nozione di quota indivisa. Invero, alla luce della configurazione giuridica attribuita a tali due concetti sarà possibile delineare la natura e gli 2 effetti dell’atto di disposizion e della singola quota. In particolare, saranno oggetto di valutazione, sotto il profilo funzionale, sia l’atto con cui un soggetto aliena a terzi il diritto dominicale che egli ha pro quota su di una cosa comune, sia il negozio con cui un condividente dispone della sua quota su di un cespite facente parte di una massa di beni ovvero su di una porzione individuata di un bene anch’esso comune. Si prenderanno in considerazione, quindi, tutte quelle vicende in cui i contraenti vogliono il trasferimento della s ingola quota spettante al cedente su di un bene in comunione. Successivamente, sulla base dei risultati raggiunti, si focalizzerà l’attenzione, precipuamente, sulla norma relativa alla vendita di cosa parzialmente altrui contemplata nel Codice civile. Pert anto, dopo una breve digressione storica, si effettuerà una preliminare ricostruzione teorica della vendita di cosa totalmente altrui, onde individuare gli esatti limiti della fattispecie. Quindi, si sposterà l’attenzione sull’oggetto centrale del nostro studio ossia sull’atto di disposizione dell’intero bene comune, come proprio, da parte del singolo comproprietario, analizzando, per un verso, le ragioni ostative e, per altro verso, gli argomenti favorevoli all’applicabilità dell’art. 1480 cod. civ. alla vicenda circolatoria che ci occupa. Alla luce degli esiti teorici cui giungeremo, si potranno poi ripercorrere efficacemente le molteplici fattispecie ipotizzabili aventi ad oggetto l’atto di disposizione del bene comune ad opera di un solo contitolare, on de valutarne gli effetti a seconda della conoscenza o meno da parte del compratore dello stato di contitolarità del cespite trasferito 1. Naturalmente, si dovrà tenere conto del dato giurisprudenziale al fine di indagare come i giudici di legittimità abbia no, di volta in volta, ricondotto le diverse fattispecie all’una o all’altra norma del Codice. 1 Si an ali z ze r a nn o , i n a ltr i ter mi ni , le vice nd e i n c ui un s o gge t to d is p o ne d i un d ir i tt o i n r e l a zi o ne a l quale n o n è in t ot o le gi t ti mat o a d i s p orre . 3 Infine, si indirizzerà l’indagine verso il tema della contrattazione preliminare su cosa comune ed, in particolare, sulla possibilità per il promittente acquiren te d’invocare la tutela posta dalla norma di cui all’art. 2932 cod. civ. nel caso in cui il futuro venditore – comproprietario del bene – non intenda concludere il contratto definitivo. Dall’analisi delle fattispecie in esame emergerà come lo studio relativo alla figura della compravendita di cosa parzialmente altrui involga una serie di questioni che risulta tuttora fortemente dibattuta, sia in dottrina che in giurisprudenza, e che possiede una forte valenza pratica. Sono, difatti, di tutta evidenza, pale si le implicazioni concrete nascenti dai quesiti che ci siamo posti. Si pensi, per sottolineare la più rilevante, alle diverse regole applicative che potrebbero ipotizzarsi per individuare gli effetti nascenti da una compravendita che vede trasferito un be ne in comunione a più persone. Si tratta di un’eventualità certamente non sconosciuta sia nelle aule dei tribunali, che all’interno degli studi notarili e che non ha trovato ancora una soluzione condivisa. Risulta, dunque, chiaro come l’individuazione dell a disciplina applicabile alle ipotesi anzidette dipenda, in ultima analisi, dalla latitudine che si vuole accordare al concetto di «parziale alienità» sotteso al disposto di cui all’art. 1480 cod. civ. 4 C A P I TO LO I T E O R IA 1.1 C A R A T T E R I D E I B E N I : L ’ A MB I TO O G G E T TI V O G E N E RA L I : N O Z IO N E D I « P A R TE » D I UN B E N E . Il Codice civile non contempla una definizione oggettiva di «parte» di un bene, ma si limita ad enunciare nell’art. 810 cod. civ. quando una cosa possa dirsi un «bene» in senso giuridico. Spetta , quindi, all’interprete il compito di individuare tale nozione, la quale – pur non essendo proposta espressamente dal legislatore – trae dal Codice stesso motivi d’indagine e di interesse. In senso lato, può certamente rilevarsi come il vocabolo «parte» indichi sempre una relazione con l’«intero» ed individui quella cosa che concorre, in qualunque rapporto, nella composizione di un'altra, contribuendo così a formare, assieme alle altre «parti», un «intero» 2. Sussiste sempre, quindi, un legame intercedente tra una cosa, che è «parte», ed un'altra – più ampia – che quella in sé comprende 3. Va da sé, dunque, che tra la «parte» ed l’«intero» deve sussistere un certo collegamento giuridico, poiché se la «parte» non fosse, in qualche modo, connessa alla cosa nel la quale è ricompresa sarebbe essa stessa una cosa e non una semplice «parte» di un'altra cosa. Può, così, essere delineata la prima caratteristica fondamentale del concetto di «parte»: la relazione con un «intero». Risulta, quindi, evidente che, per otte nere l'individuazione di una «parte», non è sufficiente che sussistano le condizioni naturali affinché essa possa concepirsi, ma sul presupposto di tali condizioni deve correlativamente essere posta in essere, in senso lato, un'attività umana idonea a conf erire a quella cosa la natura di «bene» e, quindi, a quel «bene» la natura di «parte». Sarà, dunque, necessaria la creazione di un legame o di un rapporto giuridico tra il «bene» così individuato 2 C H E R C H I , vo c e Pa rte d i c osa , i n D izi o na ri o pr a ti c o de l di r. pr iv . , M ila n o , 193 7 -1 93 9, p . 1 35 , par l a, in vece , d i «u ni tà g iurid ic a». 3 B A R A S S I , I d ir itti r ea li n el n u ov o c o dic e c iv il e , M ila n o , 194 3, p . 2 26 . 5 ed un altro che in sé lo contiene (da considerarsi l’«intero »), in modo tale che al primo possa attribuirsi la qualifica di «parte di un bene» 4. Tuttavia, di «parte», potrà parlarsi esclusivamente laddove essa possa distinguersi dall’«intero», il che si verifica qualora questa sia essa stessa un bene in senso giur idico, ossia divenga oggetto di un procedimento individuativo. Ai fini della presente analisi, dunque, l'esatta latitudine del concetto di individuazione 5 e la ricerca dei criteri di collegamento tra la «parte» ed l’«intero» appaiono entrambi indispensabi li. Per comprendere appieno la prima delle anzidette due nozioni, senza voler sconfinare nel campo della teoria generale dei beni e delle cose, che non appartiene alla presente analisi e che non potrebbe essere ripercorsa efficacemente negli ambiti angusti propri di questo scritto, occorre prendere in prestito dalla predetta teoria giuridica alcune nozioni fondamentali. 1.2 L A « P A R TE » IN Q U A N TO «BENE» IN S E N SO T E C N IC O - G IU R ID IC O . L'art. 810 cod. civ. dispone che «sono beni le cose che possono formare oggetto di diritti». Secondo la stragrande maggioranza della dottrina 6, tale formulazione farebbe riferimento ai diritti soggettivi, 4 Ce r ta me nte , si è c o n sc i c he, d a u n pu nt o d i vi st a c o ncet tua le, l' i nter o è un re la ti vo , pe r c hé s o lo in r e la z i one c o n le p art i che l o c os ti tu isc o n o pu ò es sere co nce pi t o c o me u n i nte r o. A l or o v ol ta a nc he le par ti s on o re lat ive , perc hé s o l o in re la zi o ne c o n l'i n te r o si c o nc e pi sc o no c o me p a rti . C os ì B R E T O N E , I f o n dame n ti del di ritt o r oma n o , L e c os e e l a nat u ra , R o ma - Bar i, 19 98, p . 186 . 5 Il c o nc e tt o d i i nd iv id ua zi o ne d e ve e sse re te nu t o d i s ti n t o d a que ll o d i id en ti fica z io ne . Sul pu n t o, sia c o n se nt it o ri ma nd are a quan t o ri p ort at o d a R I C C A , voce I nd iv id u az i o ne , i n E n c . dir . , XX I , M ila n o, 197 1, pp . 1 76 – 1 77 , sec o nd o il qual e «l' id e nt ific az i o ne , pu r d is ti n gue nd o si ne tt ame nte , in ter mi n i te oric i, d all' ind iv id ua zi o ne , i n pr a tic a fi ni sce per pre su p po rla nece ss aria me n t e; es sa acqui st a r i le v an z a ne i c o nf r o n ti d el la si tua zi o ne s o gg et ti va, d el be ne gi à ind iv id uat o , c o n l o sc o p o sp e c if ic o d i d i s ti n guer e, nel pa tri m o ni o d el s o gge t to o tra c o se a pp ar te ne n ti a d ive r s i pr o prie tar i, u n a c osa d al l'a ltr a, o nd e evit are p os s ib il i c on fus i o ni . L ' id e n ti fic a z io ne si r ifer i sce, q ui nd i , “ all' o g get t o ” gi à ind iv id uat o , a l f i ne d i d e si g nar l o i n ma nier a sp e cifica ri s pet t o a lle al tre co se d el med es im o ge ne r e e d i c a r atte r i st ic he a na lo g he ». 6 Cfr . D 'A M E L I O , D e i be ni , in Co mm . c od . c iv . , d ire tt o d a D' A M E L I O - F I N Z I , Libr o d el le p r opr ie tà , F ir e n ze , 1 94 2, p. 9 ; A L L A R A , D ei b e ni , M ila n o , 198 4, p. 2 3 ; B I O N D I , I b e ni , i n Trat t. dir . c iv . , d ire t t o d a V A S S A L L I , T or i n o, 1 95 6, p p. 6 e 16 ; F R A N C E S C H E L L I , L ' ogg ett o d ei rapp o rti gi u rid ic i , i n Riv . tr im . di r. pr oc . c iv . , 1 957 , p. 6 nel senso che il «bene» in senso tecnico -giuridico sarebbe quella entità suscettibile di divenire oggetto di un diritto soggetti vo 7. Affinché ciò si realizzi, è necessario che la cosa presenti una propria distinta individualità ed autonomia, da intendersi non solo in senso fisico o naturalistico, ma anche sotto il profilo giuridico. Il requisito dell'autonomia è, infatti, sempre pr esente sia nelle cose materiali, sia nei cosiddetti beni immateriali che l'ordinamento giuridico qualifica appunto come «beni» in senso giuridico (si pensi, ad esempio, alle opere d'ingegno aventi il carattere della novità od alle invenzioni industriali). Qualora tale requisito venga a mancare, la cosa 8 cesserà di essere considerata dal sistema del diritto quale «bene» in senso giuridico e non sarà più consentito all'interprete di distinguerla da tutte le altre entità (giuridiche) del mondo reale o ideale 9. L'individuazione e la delimitazione della cosa consentono, quindi, di trattare un'entità materiale come un'unità oggettiva indipendente in quanto tale dall’intero da cui è distinta e, dunque, idonea a dar luogo ad un unico 59; S A T T A , Be n i e c o s e n e ll 'e sec uz i o ne fo rzata , i n R iv . dir. c om m. , 1 964 , p. 3 50 in n ot a 2; P U G L I A T T I , v oc e B e ni ( teo ria g e ne ra le) , i n E nc . dir. , M ila n o , 19 59 , p . 1 64; I D . , voc e C o sa ( te o ria g e ne ra le ) , in E nc . di r. , X I, Mi la n o, 1 962 , p . 27 ; C O S T A N T I N O , I be ni i n g en e ral e , i n Tr at t. di r. pr iv . , d ire t t o d a R E S C I G N O , V II , 1 , p . 9; D E M A R T I N O , D ei b en i , in Co mm . C od. c iv . , d i ret t o d a S C I A L O J A -B R A N C A , II I, D el l a pr opr iet à , B ol og n a -R o ma , 1976 , p. 1; M E S S I N E T T I , v oce O gg ett o de i di rit ti , in E nc . dir ., XX I X, 19 79 , p. 80 8. 7 Se c o nd o P U G L I A T T I , v o ce C os a ( t e or ia g e n era le) , cit ., p. 19 , « tra tu tt e le co se c he p os s o n o d iv e n i r e be ni i n se ns o giu rid i co, sa ra n no ta li s ol ta n to quell e che i n at t o la n or ma c o n sid e ra o g get t o d i d e ter mi na ti d iri tt i ». I n a ltr i t ermi ni , i co nc e t t i d i c o sa e d i be ne nel l’ar t . 81 0 c od . c iv . n o n si id e nt ifica n o , i n quan t o n o n tut te le c o se s o n o « be n i », ma s ol o q uelle c he p o s so n o f orm are o gg ett o d i d iri tt i. Tu t tav ia, v a r ile v at o co me vi s ia n o « be ni » che no n s o n o co se ( ne l se ns o na tur a li st ic o d i e nt i c or p or al i ) ed , i nf at ti , l’ art . 810 c od . civ . n o n s ta bi li sce c h e s on o be n i s o lam e nt e le c os e c he p o s so n o f or mare o gge t to d i d iri tt i. 8 L 'im pi e g o d e l te r mi ne «co sa » all 'i n ter no d el prese n te s tud i o v ie n e im pie ga t o i n se n s o ate c nic o , quale si n o ni m o d i ent ità ma teria le; lo scr ive nte , in fat ti , n o n i n te nd e pr e nd e re po s i zi o ne i n or d ine a ll a que st i o ne rel ati va al rap p or t o tr a c ose e be n i, i cui c o ncet ti ver ra n n o usa ti i n m od o pr om iscu o e sca mb ie v o le (i n pa r t ic ol ar e , c i si ri feri sce al la ques ti o ne i nere nte a qu ale d e lle d ue c ate go r ie d i g e n u s e spec ie s a p par ten ga n o t a li d ue c on cet ti ), be n sì i nt end e s ola me nte i nd iv id uar e q uand o c i s i tr o vi d i fr o nte ad u n be ne/ c o sa i n sen s o tec nic o- giu r id i c o . Pe r u n a d isa mi na sul pu nt o V. , ad esem pi o , A L L A R A , D ei be n i , cit ., p p . 2 2 ss . 9 V. S C O Z Z A F A V A -B E L L A N T E , B e ni , pr op ri età e d ir itt i rea li , I be n i , i n T ratt . di r. priv ., d ir e t t o d a B E S S O N E , I I I, 1 .1 , T ori n o , 200 7, p . 8 ; P U G L I A T T I , v oc e Co sa ( te ori a g e ne ra le) , c i t. , p . 2 9 ; B I O N D I , I b e ni , c it ., p . 1 1. 7 «bene» in senso tecnico. Una cosa, infatti, è in grado di alimentare interessi solamente se individuata. Basti pensare alla disciplina dei frutti naturali: fintantoché pendono dalla cosa a cui appartengono, l'ordinamento nega loro una rilevanza giuridica autonoma, separata dalla cosa -madre. Una volta staccati, essi, invece, possono divenire oggetto di diritti autonomi rispetto a quest'ultima e non sono più in grado formare un tutt'uno, indistinto con essa. Si rileva, poi, come, oltre all'individuazione, affinché una cosa possa essere con siderata «bene» dal diritto, sia necessario divenga potenzialmente assoggettabile al potere dell'uomo 10. In altri termini, un'entità non suscettibile, in assoluto, di appropriazione non potrebbe essere oggetto di diritti soggettivi, non potendosi concepire un diritto sopra cose che sfuggono ad ogni umana possibilità di dominio 11 (si pensi, ad esempio, alla luce del sole, agli anelli di Saturno o all'aria dell'atmosfera o, più in generale, alle cosiddette res «appropriate communes per omnium , parti » 12 a e meno che esse divengano, non così, siano limitate quantitativamente). Pertanto, affinché una cosa assuma rilevanza sotto il profilo giuridico, è necessario che possieda una propria distinta individualità ed autonomia in senso oggettivo: tale requisito, come si vedrà in seguito, riveste un'importanza fondamentale per comprendere, secondo la teoria dei beni, la portata del concetto di «parte». 10 Cfr . B A R A S S I , D i rit ti r ea li e po s se ss o , Mi la n o, 1 95 2, I , p . 1 51 ; B I O N D I , I be ni , ci t. , p. 12 ; S C O Z Z A F A V A -B E L L A N T E , Be n i, p ro pri età e d ir itti re al i , I b e ni , ci t . , p p. 8 – 9 . Co n tra , M A I O R C A , La c os a i n s e ns o gi ur idi c o , T or in o , 1 93 7, p p . 1 7 -18 , i n quan t o – a d e tta d i que s to Aut or e – tale co nce t t o n o n p otr eb be ch e ric h iama re quell o d i ut il ità o ut il i zz abi li tà e , qu in d i, a sua v ol ta , quell i d i val ore e d i uti li tà eco n om ic a, r e q ui si ti n o n e s se n zi ali a l co nce tt o d i cos a i n se n s o giu rid ico . Per Bara s si , i nve c e , quat tr o sar e b be r o i cara tter i fo nd a me nta li d i u n «b e ne »: a ) l’e ss ere u na p or zi o ne d e l mo nd o e s teri ore ; b) l’e s se re u ti le; c ) l ’e ss ere acc es si bi le ; d ) l’ es ser e su sc e t ti b ile d i aut o no ma ges t io ne ec o n om ica (v . B A R A S S I , I d ir i tti r ea li n el n u ov o C od ic e Civ il e , Mil an o, 19 43 , p. 11 6 ss . ). 11 Co sì S C O Z Z A F A V A - B E L L A N T E , Be n i, p r op ri età e d ir itti re al i , I b e ni , ci t. , p . 8 . 12 L 'e s pr e s si o ne è d i F E R R A R A , Tr attat o di di rit to c iv il e i tal ia n o , R o ma, 1 921 , p. 73 3. 8 1.3 LA « P A R TE » IN Q UA N TO O G G E T TO DI UN A T TO DI IN D IV I D U A Z IO N E . Delineata, quindi, la nozione di «bene» in senso tecnico giuridico, può essere allora chiarito il senso della anzidetta affermazione, ossia che di «parte» può discorrersi esclusivamente laddove essa possa distinguersi dall’«intero». Ciò significa, in altri termini, che la «parte» avrà giuridica esistenza solame nte quando di essa si potrà parlare in termini di «bene». La stessa, quindi, verrà in rilievo nel mondo del diritto unicamente laddove divenga oggetto attuale di determinato diritti: sul regolamento bene -parte, cioè, intersoggettivo dovrà di instaurarsi interessi avente un ad oggetto lo stesso 13. Quel che preme qui sottolineare è che il concetto di «parte», in quanto concetto di relazione, presuppone una situazione, per così dire, anomala, poiché normalmente l’«intero» ricomprende in sé la «parte», senza la possibilità di individuarla e distinguerla giuridicamente dalla cosa cui appartiene. Ad esempio, quando si afferma che Tizio è proprietario di un ettaro di terreno, pur essendo egli titolare di ogni metro, centimetro e finanche millimetro dello stesso, giuridicamente si fa sempre e solo riferimento al fondo globalmente inteso e non anche alle singole porzioni materiali che lo compongono. Se le varie parti della cosa sono unite e non separate si è di fronte ad un unico «bene» 14. Il diritto reale, infatti, pa rtecipa a tutti i rapporti che riguardano la cosa e non a una sua parte od a una 13 C A S A D E I , La p re laz i o n e d el c ol tiv at o re n ei c a si d i no n per fe tta c oi nc id e nza fra i l be ne tra s fe rit o e il f o nd o c olt iv at o , i n R iv . tri m. di r. pr o c . c iv . , 197 0, p . 136 5. 14 P ao l o d e s c r iv e il c o n tr as to che ver s o la fi ne d ella re pu b bl ica o p p ose Qui n t o M u zi o Sc e v ola e Se r vi o Su pici o Ruf o , sul co nce tt o d i pa r s e sul ra p p ort o tra p ar s e t ot u m : « Q ui nt u s M uc i u s a it pa rti s app el lati o n e r em pr o i ndiv is o si g ni fic a ri : na m q u od pr o div is o n o st r um s it , id n o n par te m se d tot u m es s e. S e rv i u s n o n i ne l ega nt e r part is appe ll ati o n e ut r um q ue s ig ni f ic ari » . Du nque , per Mu z i o « par te » è s ol o la c os a i nd i vi sa , n o n que ll a d ivi sa . Pe r Se r vi o , i nvece , la pa ro l a «p arte » po s sied e e nt r am bi i si g nif ic a ti . L a pr e te sa r i d uz io n is ta d i Mu z i o n o n fu, t ut tav ia , se gu ita . Par s, c o me po rti o , ve nne d i vo l ta i n vol ta i m pie ga ta s ia ad i nd ic are la qu ot a id eale , sia c o n rife r i me nt o al la p or zi o ne ma teria le d el la c o sa , se co nd o l' i nse g na me nt o d i Servi o . V. B O R T O L U Z Z I , S u l la n at u ra gi ur idic a d el le pa rtec i pazi o ni s oc i eta ri e ( f o rma s o c ieta ria , c om u ni tà e i sti t uz i o ne) , i n V ita n ot ., 20 00 , p. 16 17. 9 sua quantità astratta, in virtù del nesso di indissolubilità esistente fra il diritto e la cosa 15. È necessaria, quindi, un'operazione di individuazione oggettiva che consenta di considerare la porzione, che prima faceva parte indistintamente dell’intero, un bene a sua volta, vale a dire un'entità giuridica autonoma ed unitaria in senso oggettivo 16. L'individuazione è, infatti, data da quelle condizioni di diritto positivo in base alle quali si può dire che una cosa è obiettivamente determinata e si distingue (giuridicamente) da tutte le altre 17. Basti pensare alla conchiglia sulla spiaggia o al sasso sul greto del fiume: tali entità sono ovviamente delle cose, poiché all'eviden za ben individuabili e definibili, ma non sono, di certo, dei «beni» in senso giuridico. Non essendo di proprietà di alcun soggetto, esse non appartengono al mondo del diritto (in quanto res nullius); solo attraverso la loro occupazione vengono in rilievo giuridicamente, grazie all'avvenuta appartenenza alla sfera giuridica di un individuo, e divengono, quindi, in senso tecnico, dei «beni» 18. Si pensi, ancora, a tal proposito, alla vicenda relativa alla rottura di un oggetto in vari frammenti suscettibili d i autonoma utilizzazione o, comunque, idonei a divenire oggetto di interessi umani, di qualunque natura essi siano (economici, sociali, et cetera, purché meritevoli di tutela). Ovvero, si consideri l'ipotesi in cui il proprietario di un fondo alieni una po rzione dello stesso, con ciò determinando la nascita di un nuovo «bene» autonomo ed unitario, che si identifica con la porzione compravenduta, un tempo indistinguibile, giuridicamente, dal più vasto predio a cui apparteneva. Si tratta di vicende in cui ad un’attività umana consegue la creazione di nuovi «beni», suscitando così nell’interprete la sensazione 15 Ne s s o c he r i sul ta pale se ove s i pe n si al ca s o d i est i n zi o ne d el d iri t to pe r peri me n to d e l la c o sa. V . C O M P O R T I , Co n tr ib ut o a l lo st u di o d el di rit to r ea le , Mi la n o, 197 7, p p . 1 74 s s. 16 P U G L I A T T I , v oc e C osa ( te or ia g e n era le) , c it ., p . 62. 17 Co sì T A G L I A P I E T R A , L 'i nd iv id uaz i o ne g i ur idic a de i be ni imm ob il i , i n Riv . d ir . c iv ., 19 90 , I I, p . 2 1; v. a n c he P U G L I A T T I , ul t. op . c i t ., p . 5 8. 18 V . P U G L I A T T I , ult . op . c i t. , p . 5 8. 10 che sia l’atto dell’uomo a determinare un effetto individuativo. Sarà doveroso, pertanto, interrogarsi circa il ruolo che rivestono l'autonomia privata e lo strumento tipico attraverso cui essa si realizza (ossia il contratto) nell'ambito di un'operazione di individuazione, al fine di chiarire se dal contratto possa discendere, in via diretta ed immediata, un effetto individuativo ovvero se esso scaturisc a da altri e diversi fattori eziologici. In via preliminare, va rilevato che è con riferimento ai beni immobili che si pongono i maggiori problemi in relazione alla loro individuazione. Infatti, è in rapporto a questi beni che si presenta quel contrasto, sul quale si incentrerà la presente analisi, tra il loro aspetto fisico (che tendenzialmente li rende indistinguibili gli uni dagli altri data la continuità del terreno e la conseguente indeterminatezza dello stesso) e la loro oggettività giuridica. Per i beni mobili, invece, tale questione non si pone, poiché in essi l'aspetto fisico e giuridico coincidono, in ragione dei contorni precisi che li dividono nettamente dal mondo circostante 19. Pertanto, sarà con riferimento ai beni immobili che sarà incentrata l a presente analisi proprio perché essi, se contigui ed appartenenti ad un unico proprietario, sollevano nell’interprete il dubbio se debbano essere considerati un unico bene oggettivo ovvero due cose distinte. Il conoscere chiaramente se ci si trovi di fro nte ad uno o più «beni» non rappresenta un mero esercizio teorico, ma riverbera i propri effetti anche sul piano concreto, consentendo la risoluzione di 19 No n d e ve , a t al pr op o s it o, trarr e i n i nga n n o la co ns id era zi o ne u ni tar i a che il le gi sl at or e ac c or d a a ta lu ni be n i mo b il i nel la c .d . u ni ver sal it à d i fa t to . L ’u nif ic a zi o ne c he l a le gge pred ica in rela z io n e a d ei be ni mo b il i o m o g ene i, ap par te ne nt i ad u n me d e si m o pro pr ie tari o e le gat i tra l or o d a u n vi n col o d i d est i na zi o ne c o mu ne (e l e me nt o tele o l og ic o) , è d i t i po g iur id ic o e n o n m ateri ale o gge tt iva . C ia sc u n b e ne for ma nte l’ un iver sa li tà d i fat t o ri ma ne pur sem pre o gge tt iva me n te ind i v id ua to e d o n t ol o gica me nte d is ti n t o d a gl i a lt ri . Ta nt ’è che l o ste s s o ar t . 8 16 , se c o nd o c om ma , cod . ci v. c o nte mp la la p o ss i bi li tà ch e i si ng o li ces pi ti f or mi n o o g ge t t o d i neg o z i se par at i e d i d is ti n ti ra p p or ti g iur i d ici. V . A L L A R A , D e i b e ni , c it . , p. 4 7. P er la d o tt ri na t rad i zi o nale e la giu ri s pr ud en za anc he l’a z ie nd a r a p pr e se nt a u na u n iver sa li tà d i fa tt o e pe r es sa varr à i l me d esi m o ragi o na me nt o . V. ad e se mp i o Ca s s. , 2 a g os t o 19 69, n . 29 20, i n Fo ro i t. , 196 9, I , p. 24 04 . Co nt ra , c fr . S A N T O R O -P A S S A R E L L I , Ist it uzi o ni di dir itt o c iv i le , Na po li , 194 4, p p. 8 6 s s. , se c o nd o il qua le l’ a zie nd a co st itu i sce il parad ig ma ti pic o d ell’ un ive r sa li tà d i d ir it t o. 11 questioni aventi non poco impatto sulla pratica. Si consideri, ad esempio, il caso in cui un soggetto, che vanti un diritto di usufrutto su più appartamenti facenti parte di un unico complesso di cui è titolare un unico proprietario, abusi del suo diritto, lasciando «perire», ai sensi dell'art. 1015 cod. civ., uno di questi immobili. L'usufrutto può cessar e per l'abuso che faccia l'usufruttuario del suo diritto, alienando i beni o deteriorandoli o lasciandoli andare in perimento per mancanza di ordinarie riparazioni; tuttavia, con riferimento al caso prospettato, solo in relazione alla risposta data al ques ito se egli abbia in godimento un unico «bene» (il complesso immobiliare in sé e per sé considerato) ovvero più «beni» (i singoli appartamenti), dipenderà la possibilità per lo stesso di continuare a godere o meno dei restanti immobili. Si pensi, ancora, a l diritto di prelazione del conduttore nella cosiddetta vendita in blocco di un immobile commerciale, alienato dal proprietario assieme ad una più ampia proprietà di cui fa parte; solo risolvendo il problema relativo all'identità tra il bene oggetto del di ritto di prelazione e quello oggetto della successiva compravendita potrà essere concesso al conduttore il diritto di prelazione e quello di riscatto 20. Si consideri, poi, il caso in cui due contitolari, della quota di un mezzo ciascuno di un fondo, acquistino quello contiguo per una quota diversa: i due beni rimarranno distinti ovvero formeranno un unico predio in senso oggettivo e, pertanto, le quote spettanti a ciascun comunista si trasformano in una diversa quota astratta, risultante dalla compensazione fra la vecchia quota e quella di acquisto del nuovo fondo? 21 Dagli esempi prospettati, appare evidente come risulti fondamentale, in taluni casi, capire se due immobili contigui, pur appartenenti ad un unico proprietario, possano essere considerati due «beni» distinti in virtù dell’autonomia propria di ogni situazione 20 Il c as o è e ff ic ac e m e n t e pr os pe tt at o d a T A G L I A P I E T R A , L' i ndiv id uazi o n e gi ur idic a de i b e ni imm ob il i , c it ., p p . 2 2-2 3. 21 Tale e se m pi o è tr a t to d a M A N Z O N I , I mp o sta d i r egi st ro e div i si o n e d ei be n i c om u ni pr ov e ni e nti da t it ol i div e rs i , i n G i ur . i t . , 1 960 , I, p . 812 . 12 giuridica in ossequio al principio dell’individualità di ciascun rapporto giuridico 22. Riteniamo, in via generale, che un immobile possa mantenere una propria individualità (e, cioè, in altri t ermini, essere considerato un «bene» in senso appartenente al giuridico) medesimo nonostante proprietario: confini in con altri un altro termini, la individualità di un «bene» non sempre è un riflesso automatico della soggettività del suo titolare 23. D’altra parte, è lo stesso legislatore che, in certe fattispecie, subordina l’applicabilità di talune norme alla sussistenza, in capo ad un unico titolare, di due «beni» 24. La questione centrale risulta, dunque, stabilire esattamente i criteri attraverso i quali due beni immobili, ancorché finitimi, possano ciascuno considerarsi un’unità oggettiva a sé stante. Pur anticipando, ma solo parzialmente, le conclusioni che verranno tratte nel prosieguo, non va sottaciuta l'importanza che può assumere, sotto questo profi lo, nel nostro ordinamento, il principio di origine tedesca della corrispondenza tra unità del bene ed unità della sua situazione giuridica, in base alla quale gli effetti di un atto si estendono a tutte le parti del bene oggetto dell'atto stesso. Infatti, «questa corrispondenza costituisce in realtà l'unica ragione per cui gli effetti di un atto si estendono a tutte le parti del bene oggetto dell'atto stesso. Ed, egualmente, allorché si ritiene che la causa di estinzione di un diritto reale non si comunica a quei diritti che hanno per oggetto beni autonomi, si condiziona evidentemente l'autonomia della situazione giuridica e delle sue vicende alla autonomia del 22 V. pe r tu t ti M E S S I N E O , Ma n ual e di d ir itt o c iv i l e e c omm erc ia le , I I , M ila n o , 196 2, p p . 7 6 s s .; S A N T O R O -P A S S A R E L L I , Ist it uzi o n i di d ir itt o c iv il e , ci t. , p. 56 . 23 A ll ’o p p o st o , i n ve c e , q ual ora d ue f o nd i o i n ge nerale d ue im m o bil i, anc or c hé c o nt ig ui , a pp ar te nga n o a d ue ti t ola ri d i vers i, si sar à se m pre d i f ro nt e a d ue be ni i n se n s o te c nic o - giu rid ic o , il c he s i v eri fic herà a nch e nel ca s o i n cui l e d ue c o se a p par te nga n o i n c om un i o ne a più s og get ti e vi si a s o lo un a par z iale coi nc id e nz a t r a i c o n ti t ol ar i d el le d i ver se c om un i o ni . 24 Si pe n si , a ta l pr o p o si t o , all' art . 1 062 c od . civ ., i l quale par la, i n fat ti , d i «d ue f o nd i ( .. .) p o sse d ut i d all o ste s s o p ro pr ie tari o », od a nc he a ll'a rt . 1 068 , quart o com ma , c od . c i v. , i l qu a le d i s p one c he l a serv it ù pu ò es sere tra sfe ri ta « su a ltr o fo nd o d e l pr o pr ie t ar i o d e l f ond o ser ve nte » . Ta li d ue n or me, qui nd i , c o nf erma n o quan t o f i nor a d e tt o e , c i oè , c he po s s o n o ri nv en ir si d e i « ben i » ( im m o bi li ) che , pur att i gui e d i pr o pr ie t à d i un u n ic o s og ge tt o , ri ma n go n o c i o no n o s ta nte d i s ti n ti ed aut o n om i. 13 bene» 25. Il problema dell'unità o pluralità del «bene» possiede, dunque, una forte pregnanza per i l giurista e la questione prospettata può trovare adeguata risposta solamente una volta che venga affrontato e chiarito il problema relativo all'effetto individuativo dei beni e alle sue fonti 26. Nell’ambito della teoria dei beni, stante la scarsità di rife rimenti normativi e la consequenziale necessità per l’interprete di ricavare i principi generali in subiecta materia in assenza di chiari disposti di riferimento, si rileva come appaia arduo arrivare a definire delle regole d’uso universali. Sul punto va, infatti, rilevato come non sia possibile rinvenire all'interno del Codice un'esatta definizione non solo (come si è già detto) del concetto di «parte» di un bene, ma nemmeno di quello di unità immobiliare o fondiaria, in quanto la legge ha sempre e solo pr esupposto quest'ultima nozione 27. Diversamente da quanto accade nel sistema tedesco, il legislatore italiano non ha avuto cura di indicare i criteri che consentono di individuare i beni che formano oggetto di un unico diritto, fornendo gli strumenti atti a consentire all'interprete di comprendere quando, in relazione ad un immobile, possa individuarsi una situazione giuridica unitaria. In base al sistema immobiliare tedesco, invece, è lo stesso Grundbuch, che costituisce una sorta di «registro di stato civi le del fondo» 28, a fornire risposta al quesito in questione, in quanto il § 890 del B.G.B. subordina la possibilità di unire o dividere due o più fondi, da parte del proprietario degli stessi, alla avvenuta registrazione di tali due attività nel Grundbuch. 25 Co sì A U R I C C H I O , La i n di v id uazi o n e d ei b e ni im m obi li , N ap o li , 1 960 , p . 1 1. 26 Sol o a tt r ave r s o l' i nd iv i d uaz i one si d e ter mi na , i nfa t ti , un'e n ti tà nu ova , aut o n oma e d u ni tar i a e si c o n se nte la na sc ita d i una n uo va c o sa - be ne i n se ns o giur id ic o . V. R I C C A , v oc e In div i du azi o n e , c it ., p. 17 2. 27 Ne l n o st r o or d in ame n t o, n o n è rin trac cia bi le, infa t ti , una n or ma c he ris o lva e s pr e ss ame n te i l pr o ble ma c o ncer ne nte l'esa t ta qua li fica z io ne gi urid ica d ell'u ni tà i m mo b il iar e e s pe t ta , pe r ta n t o, a ll'i n ter pre te « il c om p it o d i st ab ilire s e riv ol ger si a lla r e a lt à fi sic a , o all a real tà ec o n om ica , o vver o al la si t uaz i one giur id ic a » (c o sì T A G L I A P I E T R A , u lt. op . c it . , 22 ). Pe r quan t o co ncer ne l' im p i eg o nel Cod ice ci vi le d e l te r mi ne « par te » , v. i nf ra § 1. 8. 28 L 'e s pr e s si o ne è d i A U R I C C H I O , La i ndiv id uazi o n e dei be n i i mm ob il i , c it . , p . 2. 14 In tal modo, formerà un unico fondo – e, quindi, costituirà un bene unitario – quel terreno che sarà inserito in un autonomo foglio del registro immobiliare. Tale impostazione non appare praticabile in Italia, vuoi per l'assenza di una corrispondente norm a nel Codice civile quale quella contemplata nel § 890 del B.G.B., vuoi per l'inidoneità degli strumenti pubblicitari italiani a svolgere il ruolo assunto dal Grundbuch in Germania 29. Scartata, quindi, l’ipotesi che possa farsi ricorso, a fini individuativi, al sistema dei registri immobiliari, occorre spostare l’indagine su altri campi. All'inizio di questo scritto, ci si è chiesti se ed eventualmente in quale misura la volontà e l’autonomia privata possano rivestire un 29 De ve , i nf at ti , e sse r e esc lus o c he ad i nd i vid u a re un f o nd o c o nc orra n o le ma pp e c a tas ta li o il si s t e ma d el la pu b bl ici tà im mo b il iare. I l C ata s t o na sce per sc op i e m ine n te me n te fi s c ali , in qua n t o è sta t o co nce pi t o co me ba se d i calco lo d ell'i m p os ta f o nd ia r ia . C e r ta men te , l'ar t. 1 d el r . d . 8 o tt o bre 19 31 n. 1 57 2 che l o is ti tui sc e se m br a pr e ve d e r e , acc an t o a lla fu n zi o n e fi scale , anc he u na pr iv ati s tica , p oic hé af fid a a l Cat as t o l'ac cert ame n t o d ella pr o prie tà i m mo b ili are e d ei su oi mut ame n ti . Tut ta via , si tr a tta s o l o d i u na d ic hia raz i one d 'i n te nt i. Ba s ti pe ns ar e, in fat ti , a l c a s o i n c u i u n s o gge t to s ia pr o pr iet ari o d i d ue f ond i f i ni ti mi , un o si t o nel te r r it or i o d i u n C om une e l'a ltr o p o st o i n qu ell o d el C omu ne li mi tr of o. Per i l s ol o fa t t o c he t ali d ue p r e d î po s sied o n o d ue p art icelle d ive rse , n o n s i gn if ica c he e s si c os ti tui sc a n o d ue d is ti n ti be ni i n se n s o g iu rid ic o, a nul la ri leva nd o , i n tal se ns o , l a l or o d ive r sa nu me r a zi o ne d i m ap pa le . Que sta o p in i o ne t ro va c o nfer ma anc he i n q ua nt o s ta bil i sc e la g iuri s prud e n za d i le gi tt im it à, la qua le c os ta n teme n te rit ie n e , or ma i d a te mp o , pr e va le nt i i co nf in i real i d el be ne i n cas o d i c o nt ra st o tra que st i e que ll i c ata st ali . Par ime n ti i nid o ne i ai fin i i nd iv id ua ti vi ri sul ta n o es se r e a nc he i pu b bl ic i r e g is tri i mm o bi lia ri . I n fat ti , e ss end o o rd i na ti su ba se per s on ale , e s si n on f o r ni sc o n o un cr iter i o d i ind i vid ua z i o ne d ei be ni , ma d ete r m i na n o u nic ame n te la c o ns i ste n za d el pa tri m o ni o im m o bil iare i n ca p o ad u n d at o s o gge tt o . L a tr a sc r i zi o ne ( o l' i scri zi o ne ) ne i pub b lic i reg is tri d i u n ces pi te n o n c o n se n te , i n fat ti , d i for ni re i nd ica z i o n i u til i sul la u ni tà d el l o s te ss o : sa pere se u n f o nd o è s tat o o g g e tt o d i u n a t to d i c o mp r avend i ta nul la d ice i n m erit o a l fat t o c he p o s sie d a o m e n o un a pr o pria a tt uale ind i vid ua li tà ed aut o n o mia . Si agg iu n ga, p oi , c he i l s is te m a d ella pu b bl ici tà imm o bi lia re fa rifer im en to a l mo me n to d e lla f or ma zi o ne d ell 'at t o s o tt o p o st o a regi s tra zi o ne e n o n rece p isce gli eve n tua li mut ame n ti su c c e s siv i. Per u na più a mp ia d i sa mi na su l p un t o, c fr. R I C C A , v oc e In div i d uaz i o n e , c i t. , p . 17 8; B A R A S S I , I diritt i r eal i n el n u ov o c od ic e c iv il e , cit ., p p. 17 2 s s .; P U G L I A T T I , Be n i e c o se i n s e ns o gi uri dic o , M ila n o, 19 62 , p. 18 8; A U R I C C H I O , u lt . o p. c i t. , p p. 11 ss ., il qu ale c orr etta me n te ri leva c he nel n os tr o ord i na me n to n o n è po s si bi le ut il i z zare l'e s per ien z a già ac qui si ta d a lla let t e ratura ted e sc a: «i l l im ite i ns up e r ab ile è c o st it ui t o d al la d iver sa str ut tura e d all a d iver sa fun z io ne c he i r e g i str i imm o bi lia ri p rese n ta n o nell' ord i na men t o ted e s co e in que ll o it ali an o . S o l o ne l Gr u ndb uc h vi è la ra p pre s en ta zi o ne d e l be ne e l'i m med ia t o r ife r i me nt o ad e ss o d e lle vice nd e c he l o i nt eres sa n o , me nt re ne l no s tr o ord i na me n to il si s te ma d i pu b bl ici tà im m ob il iare è a ba se per so n ale e qu in d i res t a in o mb r a l'a lt r o te r mi n e d i rifer ime n t o d el ra p p ort o giur id ic o , l' o gge tt o »; p iù rec e n te me n te , c fr . T A G L I A P I E T R A , L' i ndiv id uazi o n e gi ur id ic a de i be n i im mo bi li , cit . , p p. 35 s s. 15 qualche ruolo all'interno del proce sso individuativo. Sul punto, possono distinguersi due diversi orientamenti. Il primo, di stampo subiettivo, evidenzia il ruolo della volontà del soggetto all'interno del procedimento di individuazione, ritenendo che quest'ultimo origini, in ultima analis i, dall'intenzione del titolare del bene di considerare una certa porzione dello stesso come una cosa distinta, attraverso la sua considerazione unitaria nel rapporto giuridico di cui è riferimento 30. Il secondo indirizzo, invece, di tipo obiettivo, reputa rilevante il solo stato di fatto del bene, cioè la situazione materiale in cui versa la cosa (si pensi, ad esempio, per quanto concerne un fondo agricolo, alla sua denominazione, al tipo di colture insistenti sul medesimo, alla presenza di recinzioni o di barriere naturali, etc.) 31. In realtà, nessuna di queste due posizioni, rigidamente intese, pare convincere del tutto. Quanto alla prima, la mancanza di strumenti legali tipici per risolvere il problema dell'individuazione dei beni immobili nell'ordinamento italiano ha, in effetti, condotto taluni a ritenere che 30 V. F E R R A R A , Trat tat o di di rit to c iv i l e ita li a no , cit ., p p . 7 72 s s. ; P I N O , Co nt ri bu to a lla t e or ia gi ur i dic a dei b e ni , i n Riv . t ri m . dir . pr oc . c iv . , 1 948 , p . 840 , il quale af fe r m a c h e « un a me d e s im a e nt ità pu ò e s s ere be ne au t o n om o , al tr e vo lte s ola me nte pa r s d i alt r o be ne . A sec o nd a, ci oè , d ella d i ver sa fu n zi o ne che in co ncre to d ovr à e s sa as s o lve r e , la c os a v ien e qua li fica ta i n un m od o o i n u n a ltr o . Il c he va le c o me d ir e c he , a se c o nd a d ell a c o ncre t a fu n zi o ne, l ’id o nei tà as s ume u n co ncre to as pe tt o c or r is p o nd e nte . E, p oic hé la fu n zi o ne c he i n c o ncret o il ben e d ovr à a ss o lve r e è s ta b ili t a d ai s og ge tt i d el ra p p ort o d i cui è ri feri me nt o , ne se gue che l’au t o n om ia giur id ic a si b asa p r eva le nte me nte sul la v o l on tà d ei s og ge tt i ». 31 V. V E N E Z I A N , D e ll ' us u fr utt o , de ll ' us o , de ll 'ab itaz io n e , i n I l dir itt o c iv i l e ital ia n o, d ir e tt o d a F I O R E e B R U G I , Na p oli -T or i no , 19 36, II , p p . 1 42 s s .; B A R A S S I , I dir itt i r ea li n el n u ov o c odic e c iv il e , ci t. , p p. 173 s s. e , i n par tic o lare , p. 17 6; R U B I N O , L 'ip ot ec a i mm o bil iar e e m obi lia re , Mil a n o, 195 6, p . 16 7. C fr ., p oi , A U R I C C H I O , La i ndiv id ua z io n e de i be ni i mm ob il i , ci t ., pp . 57 ss . ( in s pecia l mod o , p . 60) , pe r i l q uale « n o n sa r e b be suf fic ien te u n sem p lice at te gg iame n t o d e lla vo l on tà d el s og ge t t o , oc c or r e a nc he c he es i sta n o se g n i m ater ial i d e lla u ni tà e d ell a aut o n om ia d e l be ne i mm o bi le ( .. . ). S i co m pre nd e qui nd i che ne l no s tr o ord i na me n to l'a tt o d i i n d ivid u a zi o ne pr od uc a il suo ef fet t o s o lo a t trav ers o l a mod if ica zi o ne d e l m ond o e s te r n o : acca nt o a lla v ol o n tà d i crear e un a nu o va un it à eco n om ic a oc c or r e l'u ni o ne m ate r ial e. E si g iu n ge c os ì a s pie gare su l pi an o d om ma tic o pe r c hé la l o nt an an z a d ei f ond i s i a un o s tac ol o i n su pera bi le per reali z zare l'u ni tà g iur id ic a d e i be ni : i nfa tt i s o lo d ue fo nd i c o nt ig ui po s s o n o es sere mate ria lme n te u n it i » . Pe r ta le Au t ore, qui nd i, l'a ut o n om ia pr iva ta rive s te u n r uo l o ba si lare , p ur r i te ne nd o n e c e s sar i o , m ater ial me n te, anc he u n cer t o mod o d ' es sere d el f o nd o ( i n s pe c ie , la c o nt ig ui tà terri t ori a le ). 16 il legislatore abbia conseguentemente inteso rinviare all'autonomia privata, in ragione dell'omonimo principio che permea il nostro ordinamento, affidando alla stessa il compito di individuare i «be ni». D'altra parte, si è detto che, a ben vedere, anche nell'ordinamento tedesco l'individuazione ha pur sempre radice nell'autonomia privata, atteso che è il proprietario, sua sponte, ad effettuare la dichiarazione iscritta nel Grundbuch riguardante l'uni one o la divisione degli immobili allo stesso appartenenti, senza la quale non si produrrebbe alcun effetto individuativo 32. L'impossibilità di escludere l'esistenza di un rapporto tra atto negoziale ed individuazione risulterebbe, inoltre, evidente ponend o l'attenzione al profilo della c.d. separazione: alla possibilità, cioè, attraverso la scomposizione di un «bene», di dare luogo a nuovi «beni». Ciò è quanto accadrebbe, ad esempio, con riferimento a taluni atti tipici posti in essere dal titolare di un i mmobile, allorquando questi alieni una porzione dello stesso. Si pensi, ancora, all'ipotesi dell'unione tra cose, in cui più «beni» che costituivano unità distinte concorrono a formare una nuova unità oggettiva provvista di una prima inesistente autonoma i ndividualità. Tale ipotesi ricorrerebbe, ad esempio, qualora il proprietario di un fondo acquisti una porzione di quello contiguo. In questo caso, l'autonomia privata determinerebbe la nascita di un nuovo «bene» risultante dalla unione dei due precedenti. Pertanto, a detta di questa opinione, con riferimento ai beni immobili, il tipico atto di individuazione sarebbe rappresentato dal contratto, dal quale (anche se non esclusivamente) l'individuazione stessa deriverebbe come effetto diretto 33. In realtà, ad avviso di chi scrive, l'autonomia privata ed il contratto, pur contribuendo a generare un effetto individuativo e 32 V ., su l pu nt o , A U R I C C H I O , L a i nd iv id ua zi o ne de i b e ni im m obi li , ci t ., p . 2 3. 33 Co sì R I C C A , v oc e I nd iv id uazi o n e , ci t ., p . 18 3, i l quale po i affer ma c he su ss is te la p os si b il ità d i c os ti tui re d iri tt i reali su d i un a par te (d i vi si b ile ) d el fo nd o, se n za c he c i ò i mp or ti per il pr o pri etar i o i n d ivid u a zi o ne d i u n nu o v o b ene . Co nt ra , li mi tat ame n te a que s t’u lt im a o sse rva z io ne , v. A U R I C C H I O , La i ndiv i duaz i o ne dei b e ni im m obi li , c i t. , p p. 151 -15 4; P U G L I A T T I , v o ce Co sa ( t e or ia g e ne ra le) , c it ., p p. 66- 68 . 17 costituendone, in senso lato, l'antecedente necessario, lo realizzato in modo mediato e non costituiscono la vera fonte di determinazione oggettiva di un bene. È necessario, infatti, un fattore che consenta in modo obiettivo di rendere individuabile un bene: a nostro avviso, esso può rinvenirsi nel diritto reale insistente sullo stesso. Al fine di chiarire questa affermazione, risulta preliminar mente necessario effettuare una breve digressione nel campo di tale tipo di diritti. Il problema dei diritti reali e della loro esatta definizione ha occupato ed occupa tuttora gran parte della scienza giuridica 34 ed ha prodotto una poliedrica varietà di so luzioni. Tuttavia, un aspetto fondamentale che sovente è emerso nel corso dei vari studi sui diritti reali (e che, ai fini della presente analisi, interessa particolarmente), è dato dal concetto dell’inerenza del diritto al bene 35. Si è rilevato, infatti, che tale elemento, caratterizzante la realità, costituisce l’attributo principe del diritto reale e si riscontra per il sol fatto che esso venga ad esistenza. L’intima inerenza alla cosa costituisce «la nota dominante delle situazioni reali … determinandone , altresì, quella c.d. opponibilità erga omnes, che – impropriamente indicata anche come diritto di seguito – starebbe a significare la conseguente possibilità riconosciuta al titolare di un diritto reale, di affermare (con 34 Fi n d al te mp o d e i G lo s sa to ri e d ei C om me n tat o ri, i nfa tt i, si d i scute i n meri t o al la d e fi n i zi o ne d e l c o nce tt o d i d iri t to r eale e si è be n co nsc i d ell’ im p o s si bi li tà d i affr o nt ar e ad e gua tame n te l ’ arg ome n t o i n q ues ta se d e. Su l pu nt o , pe r t an t o , si a c o n se n t it o r i n viare , per u na d i sa mi na a nc he st or i ca d elle rico s tru zi o n i d o gma tic he ave n ti ad o gge t to i d ir i tt i rea li , ex m ul ti s , a C O M P O R T I , Co nt ri bu to al l o s t udi o d e l dir itt o r ea le , c it ., p p . 4 s s. ; G I O R G I A N N I , Co n tri b ut o a ll a te or ia de i dir itti d i god im e nt o s u c o sa alt r ui , Mi la n o, 1 94 0, pp . 14 8 s s. ; B A R A S S I , D iri tti r ea li e p os se s s o , c i t. , p p. 1 5 ss . ; P U G L I A T T I , La p ro pr iet à e le pr op ri età , i n L a pr opr iet à n el n u ov o d ir itt o , Mi la n o, 19 64 , p p. 14 6 ss .; B E S T A , I di ritt i s ul le c o se n e lla st or ia d el di ri tt o it al ia n o , Mi la n o, 19 6 4 , p p. 20 s s .; P U G L I E S E , v oce D ir itti rea li , in E nc . d e l di r. , X II , Mi la n o, 196 4, p p . 7 55 s s. 35 L ’ine r e nz a d e l d ir i tt o r e ale all a co sa co me pr inc i pi o cara tter i z za nte i d iri tt i re ali , i n s pe c ial mod o ne l la ve ste d i ele men t o d i scri mi na n te ri s pe tt o ai d iri tt i d i c r e d i t o , è s ta to r i sc on tr a t o, ex p l uri mi s , d a B A R B E R O , Il s ist e ma d e l d ir itt o priv at o , To r i n o, 20 01, p . 455 ; B I G L I A Z Z I G E R I , Us u fr utt o , us o e ab itaz io n e , i n Tr att . dir . c iv . e c o mm . , d ir e tt o d a C I C U - M E S S I N E O , M ila n o, 19 79 , p. 9; N A T O L I , La pr opr iet à , Mi la n o, 1 97 6, p . 14 ; C O M P O R T I , C o nt ri bu to a ll o s t udi o d el d ir itt o r ea le , ci t. , p p. 7 7 s s. e 13 7 s s. ; B A R A S S I , D ir itti r ea li , cit . , p p. 9 6 s s. ; B I O N D I , L e s erv it ù, i n Tr att . d ir . c iv . e c o mm . , d ir e t t o d a C I C U -M E S S I N E O , M ila n o , 1 96 7, p . 50 , il q uale per ò aff e r ma c he ta le r e q uis it o sar e b be c om une u nic ame n te ai d iri tt i rea li su c os a altr ui e n o n sar e b be , i nv e c e , pr e se nte ne lla pr o pr ietà . 18 una semplice azione di accertame nto) e far valere il proprio diritto di fronte ed eventualmente presso qualsiasi possessore del bene» 36. Sussiste, infatti, l’intrinseca idoneità della situazione reale, in ragione della sua insistenza inscindibile sul bene, di imporsi ai terzi (la cosiddetta opponibilità). Il diritto reale diventa, così, una qualità giuridica oggettiva del bene e circola con esso: si immedesima nella cosa e grava sulla stessa per il sol fatto della propria esistenza 37. Tale caratteristica intrinseca della realità costituis ce la chiave di volta per distinguere tutte quelle situazioni in cui viene attribuito ad un soggetto un potere su una cosa senza, tuttavia, che tale suo diritto sul bene possa essere qualificato come reale. All’interno della categoria dei diritti patrimon iali, infatti, ne esistono alcuni che attribuiscono un potere collegato ad una cosa determinata. Ciò accade non solo con riguardo ai diritti reali (quali, ad esempio, la proprietà, l’usufrutto e generalmente gli altri diritti reali di godimento), ma anche ai diritti personali di godimento (come quello del locatore, del comodatario o del creditore anticretico), ove il titolare degli stessi gode di un’intima colleganza con un bene individuato, esercitando un diretto potere sulla cosa. Ed è proprio con riferi mento a quest’ultimo tipo di diritti che si può riscontrare la mancanza del requisito dell’inerenza che costituisce, invece, come si è detto, uno degli elementi caratterizzanti della realità 38. 36 Co sì B I G L I A Z Z I G E R I , U s uf r utt o, u s o e ab itaz io n e , c it ., p . 9 . 37 V . N A T O L I , La pr op ri età , ci t. , p . 1 4, i n ba se a l q uale l ’i ne re n za «d ive n ta , in c e r t o se ns o , u na qu al it à d e l be ne s te ss o , c he, c ome su o l d ir si , l o se gue – si n o a quand o , na tur a lme n te , n o n ne si a i n terve nu ta u n a p art ic olare cau sa d i e st in z io ne – re nd e nd o p o ss i bile a l t it ol are il sod d i sfaci me n t o d el su o i n tere s se qual u nque sia l’e ss e n z a d e i r a pp or ti d i fat t o o g iur id ici c he c oi nv o lg o n o la c os a» . Que s t’u lt im a es pr e ss i one è d i G I O R G I A N N I , voce D i rit ti r eal i , i n N ov i ss . D ig . it. , T ori n o , 196 8 , p. 75 2. 38 L ’i ne r e n za d e l d ir i t to su lla c o sa s i ma n ife st a, i n n an zi tu tt o , nel c o s id d e tt o d iri tt o d i se gui t o, d e l qu ale c o st it ui sce u na c o nse gue n za d iret ta : il d iri t t o seg ue l a co sa pe r c hé è gi ur id ic a me n te u ni t o ad e ssa i n mod o in sc ind i bi le. I n ol t re, « s ol o nel d ir i tt o r e a le s i r i n vi e ne la pecu liar i tà d i u n in ti m o c olle ga me nt o fr a vice nd e d el d ir it t o e vic e nd e s ul la c o sa: c olle ga me nt o c h e n o n p o tre b be e sse re s pie ga t o se n za te ne r c o nt o d e ll ’i n e r e n za fra il d iri tt o e la c o sa ». Co s ì C O M P O R T I , C o nt rib ut o all o st u di o de l d ir itt o r eal e , c it ., p. 17 4. Q ues ta pe culiare cara t teri s tica d ei d iri t ti 19 Nella locazione o nel comodato il conduttore od il comodatario esercitano sì un diritto di godimento direttamente sul bene detenuto, ma essi non possono ricevere soddisfazione del loro interesse a prescindere dalla situazione di fatto o di diritto in cui la cosa si trova 39. Non deve, a tal proposito, trarre in ingann o la disciplina dettata per certi contratti locatizi. Il legislatore ha, infatti, accordato l’opponibilità della locazione all’acquirente del bene locato nel caso in cui essa abbia durata ultranovennale (nei limiti del novennio) o nell’ipotesi in cui venga trascritta ai sensi del n. 8 dell’art. 2643 cod. civ. o, ancora, nel caso in cui abbia data certa anteriore al trasferimento, salvo che si tratti di beni mobili non registrati e l’acquirente abbia conseguito il possesso in buon fede. Tale previsione ha condotto certi Autori ad un ripensamento circa la natura giuridica del rapporto locatizio attribuendo allo stesso un qualche connotato di reali per me t te , i n ol tr e , d i c o m pr e nd ere, c o n riferi me nt o a l d i ver so ti p o d i in tere s si tu te lat i, l a d iff e r e n za fr a le az i o ni pe r s on ali e que lle rea li : «le pri me atte n g o n o all a tu te l a d e ll’ i nvi o la bi li tà, d e ll ’i n teg rità d e l d ir it t o; l e sec o n d e all a tute la d e l l ’i n te r e sse al la ti t olar it à, al g od i me nt o ed ut ili z za z i on e d el la c o sa: e ss e ha n n o ri guar d o p ar t ic ol ar me nte a lla tu tela d el con te nu t o e d ell ’ese rci zi o d el d iri tt o , ne l su o r a pp or t o par tic o lar e c o n la c o sa . Fulcr o d e lla az i o ni re ali res ta l a co sa, che vie ne d i r e g ol a pe r se gui ta i nd i pe nd e nt eme nte d all ’a vvice nd a rs i su e s sa d i nu ov i s o g ge t ti ti t olar i d i altr e si tua z io n i» . C o s ì anc ora C O M P O R T I , ult . op . c it. , p. 157 . Ta le s tr e tt o c ol le game n t o tra il d ir it t o rea le ed il be ne ha c o nd o t t o , ta lu na par te d el la d o ttr i n a te d e sc a , ne ll ’a m bi t o d i u n a co nce z io ne ma teri ali s t ica d el d iri tt o d e l le c o se , a d e sc r ive r e i l d iri tt o rea le co me q ua lit as f u nd i , qu as i a voler l o co ns id erar e u n e le me n t o fi sic o , i n u n cer t o se n so c or p ore o, d el be ne . V ., ad esem p i o, U N G E R , S y st em des ö ste r re ic hi sc he n a ll ge m ei n e n P riv at rec h ts , 5 ed ., L eip z ig , 189 2, II , § 64 , p p. 5 8 8 ss . Si trat ta , i n real t à, a be n ved ere , nu lla più d i un ’i mma gi ne d e sc r it ti va e figu r at a d i tale q ual i fica zi o ne , ch e n ull a ag g iun ge a quan t o f i nor a d e tt o . 39 V. G I O R G I A N N I , u lt. o p . c it. , p. 752 , i l qua le so tt o li nea c he i l car at ter e d ell’ i nere n za n o n pu ò af fat t o c o nf o nd er si c o n qu ell o d e lla i mmed iat ez z a: «que st a att ie ne i nf at ti all a s tr u t tur a d e l po tere d e l ti to lare, e ci oè a l m od o c o n cui ques t’u lt im o pe r se gue l a r e al iz z a zi o ne d el su o in tere s se, me n tre la i nere n za att ie ne ai le gam i d e l p o t e r e c o n l a c osa . C o sì ad es. l’ i po teca n o n a tt ri b uisce al ti t olare u n p o te r e im me d iat o su ll a co sa per i l s o d d isf aci me nt o d el su o i n tere sse , ep pure e s sa è ve r a me nte ine r e n te a lla c os a i n q ua nt o la s e gue pre s s o c hiu nque ne sia pr o pr ie ta r i o ( ar t . 2 80 8 c .c .) » . Ta le A ut ore , pe raltr o , giu n ge p o i a d ef i nire un a nu ova c ate g or i a d i d ir it t i (i d ir i t ti d i g od i me nt o su c os a al trui ) , al l’ in ter n o d el la quale i n se r isc e tu tte qu e lle si tua zi o n i i n cui u n so g get t o e s erci ta u n p ote re im med ia t o su u na c o s a (us ufr u tt o , l oca zi o ne , com od a t o, serv it ù, e t c.) . V . G I O R G I A N N I , C o ntr ib ut o all a t eo ri a d ei d ir itt i di g od ime n to s u c o sa a lt r ui , ci t ., p p. 15 0 ss . ; I D ., v oc e D ir itti r ea li , c i t. , p p. 74 8 s s. ; I D . , v oce Obb li gazi o n e , i n N ov i ss . D ig . it. , X I , T or i n o, 19 68 , p p. 8 1 ss . Co nt ra , c o n r i ferime n t o a lla es i ste n za d i u na si mi le ca te g or ia d i d ir i tt i , v . C O M P O R T I , Co nt ri b ut o a ll o st u di o d el di rit t o r ea le , c it ., p p. 15 8 ss . 20 realità 40. Si è sostenuto, infatti, che in ragione, da un lato, del peculiare legame intercedente tra il conduttore ed il bene avuto in godimento e, dall'altro, del principio emptio non tollit locatum , non sia possibile configurare la locazione quale rapporto meramente obbligatorio, in quanto essa produrrebbe un effetto reale non dissimile da quello che tradizionalmente si r iconduce ai tipici diritti reali 41. In realtà, il contratto di locazione produce effetti esclusivamente obbligatori e giammai reali 42. È innegabile che il conduttore può esercitare un potere diretto sulla cosa in ragione dell’esistenza di un legame intercede nte tra il suo diritto di godimento ed il bene, ma tale suo potere non è quello proprio della realità in ragione della mancata diretta colleganza del suo diritto alla cosa. Fa difetto quel carattere dell’inerenza che costituisce il proprium dei diritti rea li: a differenza di quanto accade per quest’ultimi, «l’opponibilità che, nella specie, viene in considerazione, oltre che legata all’incidenza di fattori diversi e variamente combinatisi (trascrizione dell’atto, certezza della data, priorità di godimento e della detenzione, possesso di buona fede: artt. 40 Il pr im o a s se r t or e d i tal e tes i fu Tr o pl o ng ( T R O P L O N G , D ro it c iv il ex p li q u é s uiv a nt l ’o rd re d u c o de , Br u xe lle s , 1 84 1, I I I, V I I I, D u c o ntr at d e lo ua ge , p p. 57 s s. ), il quale , i n c o n tr a p p os i zi o ne a P ot h ier ( P O T H I E R , Tr attat o de l c o nt ratt o d i loc azio n e , i n Op er e, I I, tr ad . i t. , L iv o r n o, 184 2, n . 1, p p. 78 3 s s. ), s o s te n it ore i n vec e d ella na tur a c on tr a t tuale - ob b l iga t oria d el la l oca zi o ne , r ite ne va c he i l d i ri t to d el co nd u tt or e d o ve sse qua li fic ar si co me re ale i n qu an t o a ss o lu to , se gue nd o la c o sa nel le suc c e ss ive ali e n az io n i. Dà c o n to d i tal e co n tra p po s i zi o ne d og mat ica , C O M P O R T I , C o ntr ib ut o a ll o s tu di o d el d ir itt o r ea le , c it ., p. 88 ss . P iù rece nte men te , cfr. B A R B E R O , Il si ste m a del di rit to p riv at o , ci t. , pp . 72 2 -7 23 , il qua le ne ga il carat te r e e sc l us iva me nte o b bli ga t ori o d e l ra p p or to loc at i zi o . 41 I nfa tt i, se c o nd o B A R B E R O , ul t. op . c it. , p. 722 , «co n la c on se g na d el la co sa i l r a p p or t o n o n è pi ù in un a fa se c r ed it or ia , c he pre su p po ne anc or a la n ec e ss it à d’ u n ad emp im e nt o m a n e ll a fase d i ad emp im e nt o av v e n ut o d a par te d e l l oca t ore, la cui p os i zi o ne d i d ov er e è d i me ra a st e ns i o ne , ha u n c o nt en ut o d i p ati , q uale s i risc o n tra d i fr o n te a qual s ia si ti t ola r e d ’u n d i ri tt o reale … Du nque è i n ne ga bi le che i l co nd u tt or e , r ic e vu ta la c o nse g na , re ali z za d a sé i l g od i me nt o s en z a i n terve nt o d el loc at or e , ha c i oè que l c h e s’è d et t o l’ a ge re lic er e i n re , i l quale n on a p par tie ne al la sfer a d e l me r o c r ed it o» . 42 In que s t o se n s o, si è es pre ss a la d ot tri na trad i z i o nale e m ag gi or it aria . V ., ex m ult is , o lt r e al g ià c i tat o P o th ier , M E N G O N I , Co nf li tt o tra l oc at o ri e p os s es s or i s uc c e ss iv i , i n R iv . t ri m . d ir . c iv . , 1 948 , p p. 700 s s. ; B I O N D I , L e s erv it ù, c i t. , p p. 51 ss . ; B U R D E S E , C o n sid e raz io n i i n te ma di d ir itti re al i , i n Riv . di r. c iv . , 197 7, p p. 3 07 ss . ; B I G L I A Z Z I G E R I , Us u fr utt o , u s o e abit azi o ne , ci t. , p p . 10 - 12 , s pec . in n o te 33 e 34; L U M I N O S O , La t ut ela aq ui li a na de i dir itt i pe rs o na li di g od im e nt o , Mil an o , 19 72, p p . 201 – 21 1, s pe c . i n n o te 154 , 1 69 e 17 0. 21 2643 nn. 8 e 12, 2644; 1380; 1599; 1600) e destinata ad operare nei confronti di determinati terzi, non riguarderebbe, infatti, il diritto in sé, ma il titolo costitutivo, dal quale esso deriva. Sicché si tr atterebbe di opponibilità dell’atto, non (come, invece, accade nelle situazioni reali) del diritto» 43. In altri termini, nel contratto di locazione, il bene si pone quale termine esterno di riferimento del diritto di godimento, il quale non costituisce un attributo giuridico del bene. L’opponibilità, lungi dal far divenire reale il rapporto locatizio, rappresenta esclusivamente una sorta di accidente esterno dello stesso, non attenendo al «Dna» dell’istituto in esame 44. Il conduttore, infatti, può far valere la propria pretesa unicamente nei confronti del proprio locatore, non può acquisire il diritto di godimento sul bene indipendentemente dalla volontà del suo dante causa (i diritti reali, invece, possono acquistarsi per usucapione o, comunque, a titolo ori ginario), né può, cedendo la propria posizione contrattuale, concedere in godimento la cosa ad un terzo senza il consenso del locatore. Deve, pertanto, escludersi che il contratto di locazione e, più in generale, i diritti personali di godimento producano gli effetti propri dei diritti reali o possano a questi, in qualche modo, equipararsi. Il diritto reale, infatti, consiste non tanto nel potere esercitabile su un determinato bene o nel rapporto diretto con una cosa, bensì nell’inerenza (o nella incorporaz ione) di questo diritto sul bene. Tale ragionare sui caratteri peculiari della realità può finalmente condurre l'interprete ad un chiarimento avente ad oggetto, per un verso, l'esatta definizione dei criteri individuativi di un bene in senso giuridico e, per altro verso, il ruolo svolto dalla volontà nel processo d'individuazione. In merito al primo punto, va rilevato come solo i diritti reali 43 Co sì B I G L I A Z Z I G E R I , U s uf r utt o, u s o e ab itaz io n e , c it ., p . 1 1, i n n ota 33 . 44 Pe r altr o , a be n ve d e r e , l’ o p p on i bi li tà e, qui n d i, l ’as ser it a real i tà d e l rap p or t o, na sc e r e b be s ol o i n se gui t o al l’a vve nu ta cess i one d e l be ne d a p a rte d el loc at ore a te r z i. 22 possiedano l'attitudine ad incidere direttamente sul bene in senso oggettivo, divenendo una caratteristica intrins eca dello stesso. Pertanto, unicamente tale tipo di diritti potrà produrre un effetto individuativo. Il carattere dell'inerenza, quell'intimo collegamento con la cosa proprio di ogni diritto reale che fa sì che quest'ultimo circoli col bene divenendo una q ualità del medesimo insensibile alle sue vicende circolatorie 45, permette, infatti, di affermare che sono i diritti reali costituiti sulla cosa a renderla obiettivamente determinata ed a distinguerla giuridicamente da tutte le altre. Solo questi investono direttamente il bene e si risolvono in un attributo giuridico della res in senso oggettivo 46. Pertanto, solo al proprietario del bene sarà consentito produrre un effetto individuativo, poiché solo questi può disporre del suo diritto di proprietà e costituire su di esso dei diritti reali limitati 47. Potrà, inoltre, ammettersi che anche il titolare di un ius in re aliena possa raggiungere risultati individuativi nei limiti in cui possa essere riconosciuto allo stesso il diritto a costituire diritti reali limitati sulla cosa oggetto del suo godimento 48. Deve, pertanto, conseguentemente, escludersi che i diritti 45 Salv o , nat ur al me nte , c he n o n ve n ga no p o s ti i n e s sere i ti p ici a t ti e st i nt iv i d el d ir it t o. 46 T A G L I A P I E T R A , L 'i n div i d uaz io n e g i ur idic a de i b e ni i mm ob i li , ci t ., p . 4 3. 47 De ve , qui nd i, c e r ta me nt e esc lud er si c he l'eff ett o ind iv id ua tiv o p o ss a d er ivar e d a un at t o p o st o in e s sere d a l t it o la re d i un d iri t to per s o nal e d i g od i me n t o s ul be ne . Se c o nd ar iame n te, pu ò pari men t i rite ne rs i che nea nc he il ti t olar e d i un d ir it t o r e ale l im it at o p o s sa i nd iv id uare nu o vi « be ni » d iv ersi d a que ll i avu ti i n g od i me nt o po ic hé n o n r ien tra nel su o d iri t to d i g od i me n t o quel l o d i d i s p or r e d e l be ne ai fi ni i nd ivid u at iv i. Si p en si , ad es em pi o , a l d i rit t o d i usufr ut t o, il c u i ti to lar e ha l' ob b li g o, sa nci t o d a ll 'art . 9 81 c od . civ . , d i ma nt ene re ina l te r a ta la d e st i na zi o ne ec on o mica d e lla cos a. D'al tra par te , anc he nel l' or d i na me nt o te d e sc o, so l o a l pr o pr ieta ri o d el be ne è c o nse n ti t o p roced er e all' isc r i zi o ne ne l G r u ndb uc h . I n i p o tes i po i d i u n be ne i n c omu n io ne a più s og ge tt i, s o l o c o n il c o n se n s o d i tu t ti s i p o trà ind i vid ua re un nu ov o « ben e» . I nfa tt i, l ’ar t . 110 8 c od . c iv. pre scri ve il c o n sen s o nec es sar i o d i tu tt i i c om un i st i per c o m pie r e at ti d i d is p o si z i one s ul be ne c o mu ne. U nica ec cezi o ne , es pr e ssa me n te c o n te m p lata d a l C od ice , al la rego la sec ond o cu i so l o al pr o pr ie tar i o è r i se r va ta la p o s si bi li tà d i pr od u rre effe tt i i nd iv id ua ti vi è d a ta d all ’ar t. 10 78 c od . c iv . o ve è am me ssa l a c o st itu z io ne d i ser vi tù a nche d a par te d i chi n o n è pr o pr ie t ar i o ( o ss ia l’e nf ite uta e l ’u sufru ttu ari o ). 48 Si pe ns i al c a so , e s pre ss ame n te c o nte m pla t o d al C od ice , d el l’ art . 1 07 8 cod . c iv . ove è am me s sa la cos t itu z io ne d i serv i tù anc he d a par te d i ch i no n è pr o pr ie tar i o ( os s ia d a par te d ell ’e nf iteu ta e d ell’ usu fru ttu ar i o ). O , a n cora , s i co ns id e r i l’ i p ote si i n c ui l’u sufr ut tuar i o co s ti tui sc a sul la c o sa d a ta i n u sufr utt o u n d iri tt o d i a bi ta zi o ne ne i l imi ti d el la d ura ta d e l su o d iri tt o . 23 personali di godimento possano produrre un effetto individuativo 49. Il bene oggetto di questi si pone, come si è già detto, quale punto esterno di riferiment o: nel contratto di locazione, ad esempio, le parti si rapportano alla cosa, ma il diritto nascente dal contratto non diviene una qualità giuridica del bene. Del tutto inidonei ai fini individuativi, risulteranno, quindi, essere, più in generale, i diritti nascenti da contratti aventi effetti esclusivamente obbligatori, quali quelli di locazione, comodato, prelazione, et cetera, in quanto essi non possono incidere, in senso oggettivo, sui beni. Va osservato, quindi, che all'individuazione di un nuovo «bene» si collega l'acquisto di un diritto reale sul medesimo da parte di un soggetto. Pertanto, il già citato principio di origine tedesca della corrispondenza tra unità del bene ed unità della sua situazione giuridica, in base alla quale gli effetti di un att o si estendono a tutte le parti del bene oggetto dell'atto stesso, dovrà essere specificato nei seguenti termini: all'unità della situazione giuridica reale corrisponderà l'unità in senso oggettivo dell'immobile. È il diritto reale, cioè, che incide sul bene, divenendo una caratteristica immanente dello stesso 49 Di d ive r s o a vvi s o si p o ne la g iuri s prud e n za d i le gi tt im it à, la qua le – chi ama ta a r i s p o nd e r e a l que s it o se il d iri t to d i risc at t o d a par te d e ll'a ff it tuar io d ella s o la p or zi o ne d e l f o nd o r u s tic o d a e s s o c ol t iva to , a se gui t o d e lla al ie na zi o ne d i u n pre d i o d i m ag gi or e e s te ns i o ne, d e bb a e serci tar si s o lo su que l f o nd o ov ver o su tu t to i l c o m ple s s o im mo b il iar e – se mbr a v oler accord are al la c onc lu si o ne d i u n co nt rat t o d i af fi tt o d i u n f o nd o r us tic o l'ef fet t o d i i nd iv id uare un nu ov o be ne giur id ic o . V. Ca ss . c iv ., 26 lug li o 198 6, n. 47 97 , i n G i ur . ag r. it . , 1 987 , p. 1 53; Cas s. ci v. , 15 lu gl i o 1 98 8 , n . 4 659 , iv i , 19 89 , p. 9 5 , sec o nd o la qua le «l 'aff i ttu ari o col ti va to r e d ir e t t o d i u na p or zi o ne d i u n pi ù am p i o f o nd o pu ò e serci tare il d iri tt o d i pre la zi o ne (e d i l suc c e d ane o d ir it t o d i ri sca tt o) c o n ri guard o e sclu si v ame nte alla par te d e l f o nd o d a lui c o lt i va ta qu al ora l' in ter o pred i o s ia d i vi s o in più p or zi o ni d is ti n te e d au t o n ome , s ia s o t to il pr of il o g iurid ic o – p oic hé c o nce sse se para ta me n te a c ol ti vat or i d ive r si i n f or za d i co ntr at ti d i affi t to se para ti – s i a s ot t o l'a s pe t t o e c o n om ic o – i n qu an t o i nd i p en d e nt i per cara t teri s ti che ed esi ge n ze c ol tur a li e pr od utt ive – se m pre c he lo s cor p or o d el la p or zi o ne o gge tt o d ella prel az i o ne (e d e l r isc a t t o) n o n pre gi ud ic hi n ote vo lm en te l a p o s si b ili tà d i col ti va zi o ne d e l fo nd o u ni tar iame n te c o n sid er at o o vver o – per id e n t ità d i rat i o – n o n c om p or ti l'i m p os i zi o ne , su lle res ta n ti par ti , d i se rvi tù ed o ner i rea li , t ali d a com pr o me tte r ne l'e sc lu si vit à d e l g od i me nt o e me n oma rn e il va lo re d i sca mb i o» . Perta n t o, l'i nd ipe nd e n za d al pu n to d i vi st a giur i d ico (e , qu i nd i , l'u n it à g iu rid ica) d elle p or zi o ni d i te r r e n o v ie ne fa t ta d i sce nd er e, d a u n lat o , d a lla au to n o ma co nce ss i one d e lle s te sse a più c o nd u tt or i agr ar i in f or za d i d i st i nt i co ntr at ti agrar i e, d all 'al tr o, d all a i nd i pe nd e n za c ol tura l e e fun z i o nale d e lle m ed esi me ris pe tt o a q ue lle fi ni ti me . Pi ù r e c e n teme n te, i n ta l se n s o, cfr . Ca s s. ci v. , 1 7 lu gl i o 199 1, n . 7 94 8, i n D ir . gi ur . a gr . , 19 92 , p. 15 2; T rib . Tera m o, 13 mar z o 2 006 , n. 206 , iv i, 20 07 , p. 48 4. 24 ed individuandolo, oggettivamente, rispetto agli altri. Alla luce di quanto finora detto, risulta anzitutto evidente che l'acquisto da parte di un soggetto di un fondo, facente parte di un predio più grande di proprietà del venditore, consente di individuare nel fondo compravenduto un nuovo bene in senso giuridico. Difatti, prima della trasmissione del diritto di proprietà sull'immobile acquistato, quest'ultimo non era distinguibile dall’«intero» di cu i faceva parte. Solo dopo la vendita, in ragione della nuova titolarità sul predio e dell’insistenza sullo stesso di un nuovo diritto reale, di esso potrà discorrersi in termini di «bene». Esiste, comunque, l’attitudine non solo del diritto dominicale ad individuare un bene in senso oggettivo, ma altresì degli iura in re aliena poiché anche questi, in quanto diritti reali a tutti gli effetti, possiedono il carattere dell’inerenza che permette di connotare il bene oggetto degli stessi e di distinguerlo dagli altri contigui. Si pensi al caso in cui il proprietario del fondo costituisca su parte di esso, a favore di un terzo, un diritto di usufrutto. In tale ipotesi, nonostante il predio appartenga al medesimo proprietario, si verrà a costituire un nuovo bene in senso oggettivo sul fondo gravato dal nuovo diritto reale limitato 50. Pertanto, ben può accadere che due fondi, pur tra loro contigui 51, non costituiscono un'unica unità fondiaria, ma rimangono due beni distinti 52. 50 A U R I C C H I O , La i nd iv id ua zio n e de i be n i imm ob il i , c it ., p. 4 8 s s. Cer ta me nte , n o n va s o t tac iu t o c he a t ale r i co s tru zi o ne p o tre b b e o bie t tar si co me , i n real tà, per il ti t ol ar e d e l d ir i t t o d o mi nic ale , l’ in ter o bene , anc orc hé u na pa rte d i e ss o sia grav at o d a u n d ir it t o r e a le li mi ta to , ri ma n ga pur sem pre u n ic o. I n p art ic o lare, si p otr e b be r ite ne r e c he l’a s seri t o ri sul ta t o ind iv id uat iv o d er iva n te d alla co st itu z i o ne d i u n i us i n re al ie na ra p pre se nte reb b e, a be n ved ere , un ica me nt e, un a reg ola d i e se r c i zi o d e l d i r it t o. I n al tr i ter mi n i, il d iri tt o d i usu fru tt o o d i serv it ù in si s te nt i su d i u n f o nd o n o n co nc orr ere bbe ro ad i nd i vid uar l o i n se ns o te cnic o giur id ic o , ma s i li mi te r e b be r o a res tri n gere la fac o ltà d el pr o prie tar io d el l o ste ss o d i e se r c i tar e il s uo d ir it t o ut i d o mi n us . Tu tt avi a, s e ci p o ne d a l pu n to d i v is ta d e l ti t olar e d e l d ir i tt o r e a le par zia ri o, a p pare e vid e nt e co me, per i l med e s im o, il « be n e » su c ui gr a va il s uo d ir it t o n o n p o ss a n o n d i st in guer s i o gge t tiv a men te d a que ll o pi ù am p io i n c u i vie ne ric o m pre so , a p par te nen te a l pr o prie tari o . Sem bra chi ar o , i n que st o c as o , c ome i d iri t ti rea li a nco rc hé li mi tat i d e term i ni n o, qui nd i , effe t ti i nd iv id ua ti vi su lle c o se a c ui ine ri sc o no . 51 Sull' im p or ta n za d e l req uis it o d e lla co n ti gu ità t errit or iale tra i be ni v. in fr a i n q ue s t o par a gr a fo . 52 Que s ta s o lu zi o ne è su gg erita d a ll o s te ss o le gi sl at ore , il qua le – in te ma d i 25 L'essenzialità del ruolo svolto dai diri tti reali ed, in particolare, dai diritti reali limitati all'interno del fenomeno individuativo si disvela con maggiore intelligibilità ponendo l'attenzione sull'ampiezza ed sull'esatta portata del principio, posto in tema di servitù, nemini res sua servit. Ormai da tempo, la migliore dottrina 53 ha interpretato in modo elastico la norma di cui all'art. 1027 cod. civ., ritenendo che debba essere ammessa, in talune peculiari ipotesi, la possibilità giuridica che una servitù sorga tra due fondi contigui apparte nenti al medesimo proprietario. Tra un fondo proprio e un altro su cui il titolare ha un altro diritto è ben possibile, infatti, che si realizzi una servitù in quanto concorrono nella medesima persona diritti diversi per quanto analoghi 54: il titolare di un diritto reale limitato non ha sul bene quei poteri che sono propri del proprietario e che renderebbero, nel suo caso, inutile la costituzione della servitù. Pertanto, «ne discende che, quand'anche i due fondi vicini appartengano allo stesso proprietario, la servitù potrà sorgere se uno di essi sia oggetto d'un diritto reale, come enfiteusi o usufrutto, e la servitù per es. sia stata stabilita passivamente dall'enfiteuta o, attivamente, dall'usufruttuario: nel primo caso, proprietario; infatti, nel essa secondo graverà caso, sull'enfiteu si sulla a proprietà favore a del favore 55 dell'usufruttuario» . prel a zi o ne a gr ar i a – affe r ma, all ’ar t . 7 , ter z o c o mma , d el la le g ge 1 4 ag o s to 19 71 , n. 81 7, ch e « ne l c a s o d i ve nd it a d i p iù f o nd i o g n i aff it tuar i o, me z zad r o o co lo n o pu ò ese r c i tar e si n go la r me nte o c o ng iu nta me nt e il d i ri tt o d i pre la zi o ne ris pe tt iva me n te d e l f ond o c ol ti va to o d el l’ in ter o com p le ss o d i f o nd i » . 53 V ., ex m u lti s , B R A N C A , Le s erv i t ù p red ia li , Art . 10 27 – 10 99 , i n C om m. C od . c iv ., a cur a d i S C I A L O J A -B R A N C A , B ol o g na - Ro m a, 198 7, p p. 8 s s .; B I O N D I , Le se rv it ù , ci t ., p p . 1 10 s s. e gli A ut or i l ì ci ta ti . 54 B I O N D I , u lt. o p. c it. , p. 1 13. 55 Cos ì B R A N C A , Le se rv it ù pr edi al i , ci t. , p . 13 , il quale co n ti nu a rilev a nd o com e, n o n os ta n te u n' in te r pr e t a zi o ne mera men t e let tera le d el la n or ma d i cui all'ar t . 10 27 c od . c iv . p ot r e bbe c o nd urre l'i n ter pre te ad u n' op p o st a s ol uz io n e ris pe tt o que lla pr o sp e t t ata ne l te s t o, i n ra gi o ne d ell 'i mp ie go d a par te d el leg is la tor e d e ll'e s pr e ss i o ne «a d i ve r so pr o prie tar i o », ta le l ocu zi o ne n o n a b bia u n val ore r ig id o e a s s olu t o . L a me n zi o ne d el pro p rieta ri o i n ta le d i s p o st o ris ul ta svu o ta ta d i pr e g na n za, i nfa t ti , d a l f at t o c he la l egge a mme t te l a c o st it u zi o ne d i serv it ù a nc h e d a par te d i c h i n on è pr o pr iet ari o (ar t. 107 8 c od . c iv .) . O ss erva , p oi , B R A N C A , ult . op . c i t . , p . 1 5, c he «ci s o n o c asi i n cu i – si a, u na pe rs o na, usufr ut tuar ia d i u n o o d i tu tt' e d ue i pred î – la serv itù n o n pu ò s or ger e: ed è 26 Risulta evidente come la possibilità appena descritta di far nascere una servitù tra «beni» di proprietà di un unico soggetto trovi spiegazione proprio in ragion e dell'effetto individuativo promanante dalla costituzione di un diritto reale (limitato) su un fondo rispetto al complesso a cui appartiene. La servitù postula necessariamente la presenza di due fondi in senso oggettivo, uno dominante ed uno servente: in virtù della considerazione unitaria del bene su cui grava il diritto reale limitato, è giuridicamente consentito considerarlo come un'unità fondiaria autonoma e distinta rispetto all’«intero» e, quindi, conseguentemente, far gravare sullo stesso (o, il che è uguale, far nascere a favore dello stesso) un diritto di servitù a vantaggio dell'altro fondo di cui prima faceva parte indistintamente, ma che ora deve considerarsi in senso proprio un «bene». Punto controverso risulta essere se il mero trasferimento d i un «bene» da un patrimonio ad un altro incida sull'identità dello stesso ovvero se, nonostante il trasferimento del diritto di proprietà sulla res, «tutti i rapporti che avevano per centro quel bene restano inalterati onde è probabile che il bene stesso sia rimasto inalterato nella sua identità» 56. Il problema si pone con riferimento all’acquisto di un bene che sia attiguo a quello di cui si è già titolari . È evidente che, se con un unico atto di acquisto, ci si rende acquirenti di due beni, uno a Milano e l’altro a Roma, siamo ovviamente in presenza di due «beni» distinti poiché in essi l’aspetto fisico e giuridico coincide in ragione della distanza che li separa e che non consente di ridurli ad unità . Il problema individuativo nasce, invece, con esclusivo riferimento a beni immobili che appaiono materialmente indistinti od omogenei. In relazione ad essi, ci si deve chiedere se il bene contiguo, dopo l’acquisto, rimanga un’unità in senso oggettivo o se, invece, si possano dare delle situazioni in cui il ben e compravenduto non quand o il nud o pr o pr i e tar i o fa c os a c he p u ò fare se n za led ere i l d iri tt o d ell'u sufr ut tuar i o: ad e s. apr e u na ved ut a ne l su o ed ific io B sul su o te rre n o A, d el quale u lt im o è us u fr u tt ua r io u n te rz o » . 56 Co sì A U R I C C H I O , u lt . op. c it. , p. 50 . 27 conservi una propria individualità. Basti pensare al caso in cui il fondo trasferito dell'acquirente; in sia tal finitimo caso, ad il un altro nuovo già predio di proprietà potrebbe andare semplicemente ad ampliare quello esistente senz a dare vita ad un nuovo «bene» in senso tecnico distinto da quello precedentemente spettante al medesimo titolare. A ben vedere, deve ritenersi che, nel caso in cui il fondo acquistato sia contiguo ad un altro di proprietà dell'acquirente, il nuovo predio andrà ad ampliare quello preesistente e non formerà un’unità oggettiva a sé stante. Si potrebbe obiettare che una qualche rilevanza ai fini individuativi possa essere attribuita alla diversità di titoli di acquisto dei beni contigui, sulla scorta di quant o similmente si verifica, in ambito divisionale, per l’individuazione di una massa di beni. Per opinione tradizionale, si è in presenza di una massa quando vi è una pluralità di comproprietari, una pluralità di beni ed un unico titolo di acquisto 57. Quindi, dall’unicità del titolo si fa discendere una considerazione unitaria, ai fini divisionali ex art. 727 cod. civ., di un insieme di beni. In realtà, nei confronti di tale osservazione è possibile formulare alcuni rilievi. In primo luogo, si osserva come, i n questa sede, l’oggetto d’indagine sia rappresentato dai criteri per determinare quando un’entità materiale possa dirsi oggettivamente un «bene». Tale nozione è, invece, solo supposta in quella di massa e ne costituisce l’antecedente logico necessario per poter concettualmente discorrere di essa, la quale per sua natura è formata da più «beni». Il secondo rilievo riguarda la funzione propria di una massa di beni: in essa le cose in senso tecnico vengono ridotte ad unità ai soli fini divisionali e non perdono mai la loro obiettiva autonomia. La nozione di massa non involge, quindi, questioni individuative di tipo oggettivo, bensì ha scopi esclusivamente fiscali -divisionali. Di conseguenza, la diversità o 57 Sul la n o zi o ne d i m as sa ap pr of o nd i ta me nte i nf ra ne l c a p. I I . di be ni , 28 si r ima nd a a q ua nt o si d irà l’unicità del titolo di acquisto non può incidere sull ’individuazione di una cosa. Vi è però un caso che forse impone un diverso ragionare. Si pensi all’ipotesi in cui vi siano due contitolari che si rendano acquirenti del fondo confinante a quello di cui sono già proprietari in comunione, ma la quota del dir itto dominicale loro spettante sul primo fondo sia pari ad un mezzo ciascuno, mentre quella sul secondo sia pari ad un terzo e due terzi. Ebbene, a voler accogliere l’opinione che il nuovo predio vada semplicemente ad ampliare quello originario, senza dare vita ad un nuovo bene in senso oggettivo, si finirebbe col ritenere che l’acquisto del primo immobile non farebbe che accrescere il bene – e, quindi, la comunione – preesistente, operandone un allargamento automatico quanto all’oggetto. Il diritto in comu nione avrebbe ad oggetto, quindi, l’intero nuovo cespite. Pertanto, si dovrebbero ricalcolare le quote ideali di comproprietà sull’intero bene più ampio, attraverso una compensazione fra la nuova e la vecchia quota. Nell’esempio testé citato, dunque, dopo l’acquisto, un comproprietario diverrebbe titolare dei 7/12 del bene ingrandito, mentre all’altro spetterebbero i 5/12 dell’intero. Se così davvero fosse, in ipotesi di successiva distruzione del secondo bene, ai due comunisti continuerebbero a competere s ul bene superstite (ossia quello originariamente posseduto) le quote di 5/12 e 7/12 58, nonostante gli stessi ne fossero inizialmente titolari in parti eguali. Tale conclusione non può accettarsi 59: il caso riportato rappresenta un’eccezione alla regola seco ndo cui, ai fini individuativi, non deve essere accordata rilevanza all’atto costitutivo da cui trae origine il diritto reale inerente al bene. Il titolo di acquisto di un diritto reale rappresenta lo statuto normativo del diritto stesso, il quale trova p roprio in esso la propria 58 Di fat ti , se u n a par te ma teria le d i u n be ne va d is t rut ta, n o n s i ver if ica, i n ragi o ne d i t ale e ve n t o, al c una m od ific a d ella pr o p or zi o ne c o n cui s o n o d i s tri bu ite le qu ote e , d i c o nse gue n za , su l b ene su per s ti te inc id era n n o le med e s im e quo te in i zia li . 59 Co nf or me me n te al te st o , v. M A N Z O N I , I mp os ta di reg is tr o e div i si o n e d ei b e n i c om u ni pr ov e ni e nti da t it ol i div e rs i , ci t. , p. 81 2. 29 regolamentazione: esso attiene al momento genetico della vicenda costitutiva del diritto. Si pensi ad un diritto dominicale spettante a più soggetti: la misura della quota appartenente a ciascuno è individuata proprio nel titolo c ostitutivo del diritto reale in comunione. Essa, quindi, una volta determinata, non può essere modificata da un successivo acquisto di un altro bene, ma solo da un atto espresso, avente forma scritta ad substantiam 60, diretto a modificare il preesistente statuto regolamentare 61. Occorre, pertanto, distinguere il caso in cui vi sia omogeneità strutturale tra i due diritti di proprietà o di comproprietà da quello in cui lo statuto normativo del diritto dominicale risulti diverso da quello proprio del bene cont iguo: il primo caso si verifica, nell’ambito della proprietà individuale, quando un singolo proprietario acquista un bene confinante col proprio ovvero, in tema di comunione, quando i comproprietari acquistano per le medesime quote un bene attiguo; la seconda ipotesi si realizza, invece, qualora il fondo limitrofo venga dagli stessi acquistato per quote diseguali 62. Nell’un caso, si verificherà un allargamento automatico oggettivo del «bene» originario; nel secondo, tale esito sarà impedito dal differente st atuto normativo dei due diritti reali, rappresentato dalla disomogeneità della proporzione delle quote e, pertanto, i due cespiti rimarranno distinti. Si ricorda, poi, che un’ulteriore eccezione al principio secondo cui l’acquisto di un fondo attiguo ad u no di cui si è già titolari non comporta la nascita di un nuovo bene, si rinviene anche nell’ipotesi, peraltro già anticipata, in cui permanga sul fondo alienato un diritto 60 « Il c o n te nut o d e l ne g o zi o s ole n ne n o n pu ò r ic avar si d a u na f o n te c he n o n si a la d ic h iar a zi o ne ne go z iale , d eve r isu lt are d all ’at t o: n o n è qui nd i p o ss i bile in pa rt ic olar e un n e g o zi o s ole n ne p er r ela ti o ne m , che r in vi i ci oè a d e te rm i na zi o n i d ella v o l on tà e s tr a ne e a lla d ic h iara z io ne » (c os ì S A N T O R O -P A S S A R E L L I , D ott ri n e ge ne ra li de l dir itt o c iv i le , Na p ol i, 2 002 , p . 208 ). D i c o n segue n za , n o n sar à amm i ss i bile c he u n t it ol o c o ntr at tua le p o s sa inc id ere su l c on te nu t o d i u n preced e n te c o n t r at t o i n ma nc a n za d i u na ch iara e ma ni fes ta v ol o n tà i n t a l sen s o . Perta n t o, ne ll ’e se m pi o c i tat o il su c ces s iv o acq ui st o n o n p otr à m od ific are l ’ as set t o (ad e s . le qu o te ) d a t o c o n u n pr e c ed e nt e c o nt rat t o ad u n al tr o be ne . V. B U S O N I , Il p r obl em a de l le ma ss e p l ur ime , in N u ov a g i ur . c iv . c om m . , 2 000 , p. 28 ) . 61 V . B U S O N I , I l p ro bl ema d el le ma ss e p l ur im e , ci t. , p p. 26 s s. 62 L o sta tu t o no r ma ti v o d e l d iri t t o d o mi n icale r i sul terà d iver s o d a que ll o pr o pri o d e l be ne c o nt i gu o a nc he ne l ca s o – c o me si ved rà me gl i o i n se gui to – i n cui perm an ga su u na p or zi o ne d i que s to u n d ir it t o rea le d i g od ime n t o al tr ui. 30 reale limitato a favore di un terzo. In tale vicenda, la situazione giuridica del p redio oggetto dello ius in re aliena potrà continuare a rilevare, anche dopo la vicenda circolatoria che l’ha visto coinvolto. Nonostante l'acquisto da parte del proprietario del fondo finitimo, infatti, tutti i rapporti reali che avevano ad oggetto quel b ene rimangono immutati e, quindi, rimarrà parimenti immutata anche l'identità giuridica del bene medesimo 63. Pertanto, ben può accadere che due fondi, pur tra loro contigui, non costituiscono un'unità fondiaria, ma rimangono due «beni» distinti, nonostante il diritto dominicale sugli stessi appartenga ad un medesimo soggetto 64. Va a questo punto rilevato come, dagli esempi testé citati, emerga, in controluce, un dato non secondario che merita un approfondimento: si è sempre parlato, nei casi proposti, di du e o più fondi tra loro finitimi. Ci si deve chiedere, pertanto, se alle stesse conclusioni possa giungersi nell'ipotesi in cui i due predî non siano contigui. In altri termini, deve essere, più in generale, valutato il ruolo che ricopre l'aspetto materiale del fondo all'interno del processo individuativo, interrogandosi se e come il modo d'essere fisico della cosa determini un nuovo bene in senso giuridico. Un punto di partenza interessante per la risoluzione del problema sembra essere offerto dalla afferma ta necessaria vicinanza degli immobili quale condizione necessaria per la loro considerazione unitaria. Infatti, la mancanza di contiguità tra i fondi rappresenti un ostacolo insuperabile affinché si realizzi l'unità oggettiva del bene 65. In effetti, non pu ò negarsi che se un soggetto è proprietario di due immobili, uno sito a Venezia e l'altro a Roma, la distanza degli stessi 63 A U R I C C H I O , La i ndiv id ua zio n e d ei be n i i mm ob ili , c it . , pp . 48 s s. 64 Ad ulte r i or e d i mo s tra zi o ne d i ta le as su n t o, si pe ns i al ca s o i n cui un s og ge tt o , già pr o pr ie tar i o d i un a p or zi o ne d i u n fo nd o , gra va t o d a un d iri tt o d i usufr ut t o a fa v or e d i un te r z o, acqui s ti succe s siv ame nte un a po rz i o ne d el fo nd o att i gu o. I n t ale c a s o, l’ o gge tt o d e l d ir it t o d i u sufru t t o n o n si a m pl ia si n o a rico m pr e nd e r e il pr e d i o suc ce s si va men te acq ui s tat o : la ma nca ta e s te ns i o ne d e l d iri tt o r e a le li mi ta t o s i ve r if ica pr op ri o i n ra gi o ne d el la d ive rs it à d egl i o gge tt i (r ec ti u s , d i « be ni ») s u c ui in si s t o no i d iri tt i rea li i n ques ti o ne . 65 A U R I C C H I O , La i ndiv id ua zio n e d ei be n i i mm ob ili , c it . , p. 44 . 31 non consente di trattarli come un unico bene in senso oggettivo, nonostante la comune spettanza ad un solo soggetto: ciascuno di essi , infatti, costituisce un centro autonomo di una molteplicità di rapporti che non è possibile ridurre ad unità. D'altra parte si è già visto, negli esempi sopraccitati che, da un lato, non ogni acquisto determina l'individuazione di un nuovo bene e, dall'a ltro, che l'individuazione di una cosa può prescindere dall'appartenenza della medesima al patrimonio di un unico proprietario. Ammesso, quindi, che deve essere data un'importanza decisiva alla contiguità dei fondi ai fini individuativi, poiché la mancata vicinanza risulta essere un ostacolo insuperabile per una loro considerazione unitaria in termini oggettivi, non potrà porsi in dubbio che anche la più minima lontananza rappresenti, in ogni caso, un impedimento. Se due immobili si trovano a Milano e Venez ia, oppure a un metro l'uno dall'altro, separati da un'esigua striscia di terreno di proprietà altrui, ciononostante essi dovranno sempre essere tenuti distinti 66. Emerge, quindi, un dato non trascurabile: la collocazione fisica dei fondi influisce sulla lo ro individuazione. Può dirsi altrettanto in merito al loro aspetto materiale? Verrebbe, infatti, a tal punto, da chiedersi se possa essere di per sé sufficiente, ai fini dell'individuazione, al di fuori della situazione giuridica reale del bene, il mero ri ferimento ad una situazione di fatto della cosa e, cioè, in altri termini, se possa determinarsi un'unità fondiaria con esclusivo riferimento a degli indici puramente materiali, quali, ad esempio, la presenza di un muro tra due terreni appartenenti al mede simo proprietario, la diversità di colture tra due fondi contigui, la differente varietà di terreno e così via. 66 Tu tt avi a, «d ir e c he d ue f o nd i n o n co n ti gu i so n d u e be n i d i s ti n ti n o n vu o l d ire affa t to c he i l p r o pr i e tar i o n o n p o s sa creare t ra es si u n part ic ola re ra p p ort o . Ad e sem p io p uò ac c ad e r e c he u n a au to ri mes sa sia d es ti na ta al serv i zi o d i un ap par ta me nt o .. . Ne l l'e se mp i o fa t t o, tra i d ue be ni s i è p o st o s o lam e nt e u n col leg ame n t o pe r ti ne n zi a le e d è no to c he il pre s up p os t o d i ta le co lle ga men t o è pr o pri o la d i ve r si tà d e i b e ni » . C o sì A U R I C C H I O , L a i ndiv id uaz io n e d ei be n i i mm obi li , cit ., p . 4 6. 32 In linea generale, sotto una certa prospettiva, potrebbe tendenzialmente ammettersi che la natura (o l'aspetto fisico) del bene possa incidere sulla sua individualità poiché se è vero che la diversità della situazione di fatto in cui versano due fondi non impedisce agli stessi di essere considerati giuridicamente un unico «bene», tuttavia, potrebbe inferirsi che, in talune peculiari ipotesi, ques ti indici materiali rivestano un ruolo presumibilmente rivelatore della presenza di due beni oggettivi distinti 67. Si osservi, a tal proposito, il caso in cui vi siano due fondi appartenenti a due soggetti diversi, separati tra loro fisicamente da un alto muro divisorio. Qualora il proprietario di uno di questi fondi acquisti il terreno appartenente all'altro, confinante col proprio, e lasci inalterato la stato di fatto in cui si trova il fondo (in particolare, il muro posto sul confine), potrebbe dedursi, dalla presenza di tali indici rilevatori di tipo fisico, che sussistano due «beni» in senso giuridico: in tale ipotesi, quindi, l'effetto individuativo discenderebbe dalla loro situazione materiale, in virtù dell’attività materiale posta in essere dal prop rietario del bene, che avrebbe fatto sì che i due cespiti apparissero strutturalmente autonomi 68. Si considerino anche le ipotesi in cui un soggetto acquisti due abitazioni finitime ed abbatta poi il muro divisorio esistente tra le 67 Cfr . T A G L I A P I E T R A , L 'i nd iv id uaz i o ne gi u rid ic a d ei be ni im m obi li , c it ., p . 49 , sec o nd o la qual e «a l d i là d elle ip o te si i n cu i p ot re bbe tr ova re ap p lica z io ne i l pr o p os t o pr i nc i pi o d i c o r r is p o nd e n za tra u ni tà d ella s itu a zi o ne giu rid ic a e u ni tà d el be ne , e i n c ui se m br a le c it o c o ncl ud ere p er l'e si s ten z a d i u n cri teri o gi urid ic o d i i nd iv id ua zi o ne , n o n r ima ne se n o n u n fa tt o , o g get t o tu t t'al pi ù d i un acce r ta me nt o ma te r iale » . V . in o ltr e B A R A S S I , I d iri tti r eal i n el n u ov o c o dic e c iv il e , cit ., p . 176 , c he s o tt o li n e a c o me « gl i i nd i ci r ile v at or i d i d e l f o nd o c om e un it à a sé, c o me gi à h o r i le va t o , p o ss o n o e sser e vari : i l no me l oca lme n te at tr i b uit o , la d elim i ta zi o ne nat ur ale me d ia n te co rs i d 'a cqua, burr o ni , ecc. , l'an ti ca ap par te ne n za a d ue d ive r si pr o pr ieta ri c o n c on s egue nte d iver sa d e s ig na z io ne d i n om i a i d ue l uo g hi . .. Qu alc he v ol ta anc he l' id en ti tà c ol tura le ». 68 A U R I C C H I O , L a i n div i d u azio n e de i b e ni im m obi li , cit ., p p . 74 s s. Sec o nd o que s ta i m p os ta zi o ne , l' e ffe t t o i nd i vid ua t iv o p ot rà d eri vare s ol o d a un a tt o mate r ia le p os t o i n e s se r e d al ti t ol ar e d e l d i ri tt o d om i nica le e no n d al t it ola re d i un d ir i tt o pe r s o na le d i g od i me nt o su l be ne. Si p en si , ad e se mp i o, al c as o i n cu i l'aff it tuar i o d i d ue f o nd i c o n ti gui , d i pr o prie tà d i d ue s og ge tt i d iv ers i, uni sca mate r ia lme n te g li s te ss i, ab ba tte nd o u n mur o d i vi so ri o od e sp ia n ta nd o l a sie pe p os ta al c o nfi ne . I n t al c as o, la sua at ti vi tà sare b be i rri leva n te ai fi ni d ell a na sc ita d i u n nu o vo «b e ne » i n se n so t ecn ic o - gi urid ic o . D'al tra par te, an che nel l' or d i na me nt o te d e sc o, so l o a l pr o pr ieta ri o d el be ne è c o nse n ti t o p roced er e all' isc r i zi o ne ne l G r un db u c h . 33 stesse, creando un unico ingresso ed un’unica unità abitativa; o, per converso, divida in due con un muro un unico grande appartamento e crei due ingressi autonomi. Potrebbe porsi il dubbio che, in ragione della mutata autonomia funzionale, nel primo caso, si verrebbe a realizzarsi un nuovo «bene», mentre nel secondo caso si creerebbero due nuovi «beni» distinti. Si pensi, ancora, alla fattispecie delineata nell'ultimo comma dell'art. 1068 cod. civ., in base al quale la servitù può essere trasferita su altro fondo del proprietari o del fondo servente. In tal caso, qualora un soggetto sia titolare di due o più beni tra loro finitimi e formanti, ciascuno di essi, un'unità fondiaria distinta, la servitù graverà non su tutto il complesso immobiliare, bensì unicamente sul fondo entro la quale essa viene esercitata. Nel caso in cui un soggetto costituisca una servitù di pascolo sul proprio fondo e quest'ultimo presenti una parte completamente rocciosa ovvero sullo stesso sia presente uno stagno, potrebbe escludersi che la servitù si esten da a tutto il predio comprensivo dello stagno o della zona rocciosa in quanto tali due porzioni costituirebbero un fondo diverso e distinto rispetto a quello su cui può esercitarsi il pascolo del bestiame. Parimenti, dicasi pe r una servitù di pesca, la qua le non potrebbe gravare sulle parti del fondo in cui non si trovi alcun corso d'acqua. Si tratta di vicende in cui, in ragione della mutata autonomia strutturale o funzionale di un’entità materiale, il principio di corrispondenza tra unità della situazion e giuridica reale ed unità del bene sembrerebbe, secondo questa prospettiva, venire meno in ragione delle peculiari condizioni materiali del bene stesso, che ne imporrebbero una sua considerazione in termini unitari a prescindere dalla sua omogenea facies giuridica 69. Va, peraltro, osservato come la giurisprudenza di legittimità, in tema di diritto di prelazione e riscatto, nel caso di vendita di un fondo 69 L a c o nd i zi o ne f is ic a d e l la c os a po tre b be , qui nd i, in ta l se ns o , ri lev are ai fi ni ind iv id ua tiv i e l’ i n d agi ne su ll ’es i ste n za d e gli ele me nt i d i fa tt o , i d o nei a co st itu ire i nd ic i r il e va t o r i d e l be ne c ome u ni tà i n sé , sa reb be d e ma nd at a ad un accerta me nt o me r a me nt e ma te r ia le i n rela z io ne al si n g ol o ca s o c o ncre t o. 34 confinante da parte di un coltivatore diretto, sembra abbia dato una definizione di «fondo», inteso qua le unità fondiaria, legata allo stato di fatto dello stesso. Infatti, a detta della Corte di Cassazione, il fondo sarebbe costituito da una estensione di terreno avente una propria autonomia colturale e produttiva, sicché ai fini della prelazione e del riscatto potrebbero rientrare in tale nozione sia un complesso unitario di terreni non suscettibili singolarmente di separata coltivazione, sia un unico appezzamento, anche di modeste dimensioni, però «distinto ed autonomo per le caratteristiche della sua coltivazione e produttività» 70. Pertanto, secondo i giudici di legittimità, l'unità oggettiva del predio sarebbe una conseguenza anche della situazione materiale dello stesso: la diversità di colture rispetto ai fondi finitimi o la distinta destinazione del fo ndo a soddisfare esigenze diverse costituirebbero, quindi, elementi sufficienti per la considerazione unitaria del bene. In realtà, a nostro avviso, non sembra che il mero atto materiale posto in essere dal proprietario del bene od il mero aspetto fisico d i una cosa possano condurre ad una considerazione della stessa in termini unitari a prescindere dagli indici oggettivi prima individuati. Si pensi, ancora una volta, all’innalzamento di un muro divisorio tra due appartamenti od anche tra due fondi di prop rietà di un soggetto. In questo caso, tale condotta, di per sé, non perviene ad esplicare alcun effetto in ambito giuridico: essa, cioè, non incide sul bene in senso tecnico, ma rappresenta unicamente un modo d’essere fisico del cespite. Solamente allorqua ndo si disponga di quella porzione di bene (che diviene, così, essa stessa un «bene»), pur se individuata nel contratto grazie a degli indici semplicemente materiali 70 Co sì Ca s s. c i v. , 22 a pr il e 1981 , n . 2 347 , i n Gi u r. agr. it . , 19 82, p . 61 4; i n se ns o c o nf or me , v . Ca s s. c iv. , 17 ge n nai o 1 97 4, n . 12 6, i n G i ur . ag r. i t. , 1 97 5 , p . 612 , se c o nd o la quale «l 'ar t . 8 d ella le gge 2 6 m agg i o 196 5, n. 5 90 , co n te nen te d is p o si zi o n i pe r lo sv ilu p p o d ell a pr o pr iet à co lt iva trice , nel preved ere il d i r it t o d i pre l a zi o ne e r is c at t o d e i f o nd i c o nce s si in a ffi tt o a co l tiv at or i d ir ett i, a me z zad r ia , a c ol o nia pa r zi ar ia e a c om p artec i pa zi o ne , n o n si ri feri sce s ol ta n to alle u ni tà p od e r a li , i nte s e c o me co m ple s si u ni tar i d i te rre no e cas a c ol o n ica tal i d a ass ic ur a r e il m an te ni me n t o d i u na fa mi gli a col o nic a, m a anc he a lle e ste n si o n i d i te r r e n o c ar at te r i z za te d a una a ut o n om ia c ol t urale a nc he per effe t to d i una si tua zi o ne d i fa t t o pr otr a tta s i nel te mp o » . 35 (ad esempio, «ti vendo il fondo posto a nord del muro divisorio che ho costruito»), potrà discorrersi di essa in termini di bene in senso oggettivo. Pertanto, concorrere l’aspetto assieme al materiale diritto del reale cespite insistente può unicamente sullo stesso ad individuarlo, nel senso che l’aspetto fisico della cosa potrà assumere rilevanza solo come termine esterno di riferimento nel contratto al fine di individuare il bene di cui si vuole il trasferimento, ma la cosa si distinguerà dagli altri beni finitimi, a livello giuridico, non perché delimitata da un muro o perché presenta una co ltura differente, ma in quanto oggetto di un atto dispositivo avente un effetto reale che le consentirà di distinguersi oggettivamente dai beni circostanti qualora appartenenti ad un diverso titolare. Tale ragionare trova conferma anche in relazione agli esempi sopra descritti. Creare due nuovi appartamenti funzionalmente autonomi, dividendo a metà un’abitazione, attraverso l’innalzamento di un tramezzo e l’apertura di un nuovo ingresso, non incide sul bene in senso obiettivo: in questo caso, il «bene» rim arrà comunque unico a livello giuridico. Solo in virtù di un successivo atto di disposizione di uno degli appartamenti potrà discorrersi di esso in termini di «bene» in senso proprio. Costituire una servitù di pascolo su un fondo che presenta una zona rocciosa (o su cui vi è uno stagno) non permette di inferire che l’aspetto meramente fisico del predio incide sulla sua facies giuridica, ritenendo che lo stagno o la zona rocciosa, in quanto tali, costituiscano un bene diverso e distinto rispetto a quello su cui può esercitarsi il pascolo del bestiame, sul presupposto che lo stato di fatto del predio impedirebbe una sua considerazione unitaria. Infatti, quest’ultimo ragionamento non tiene conto della distinzione esistente tra luogo di esercizio della servitù e bene sulla quale essa grava 71: 71 I n ve r o, il loc u s s erv it uti s r ap pre se nt a il lu o go prec is o e d e term i na to i n cu i si e serci ta la se r v itù , la q uale pe r ò grav a se mp re s u tut t o il pred i o d i cu i il loc u s fa 36 nell'ipotesi poc'anzi delineata, la servitù potrà esercitarsi esclusivamente sull'area verde del fondo, ma la stessa graverà sull'intero predio di cui quest'area fa parte. Al più, dal riferimento nel contratto all'uso del f ondo ai fini di pascolo del bestiame potrà eventualmente inferirsi che le parti abbiano voluto, implicitamente, costituire la servitù solo sulla parte destinabile al foraggiamento degli animali ad esclusione, quindi, di quella non utilizzabile a tal scopo. In tal modo, solo quella porzione del cespite sarà oggetto del diritto reale limitato e, pertanto, la medesima rappresenterà un nuovo bene in senso giuridico 72. L’aspetto fisico, in questo caso, inciderà sull’individuazione del bene, ma solo in quanto esso è oggetto di una vicenda circolatoria avente effetti reali. Si pensi, ancora, al caso in cui un predio, diviso in due da un muro, venga poi interamente gravato da un'ipoteca: non potrebbe dirsi che, in realtà, esistono due fondi e, conseguentemente, due d iritti reali di garanzia sugli stessi. Si ponga, infine, l’attenzione su quanto dispone l’art. 1062 cod. civ. Il diritto di servitù si può costituire per destinazione del padre di famiglia quando due fondi, attualmente divisi (ossia sui quali insistono diritti reali spettanti a soggetti diversi), sono stati posseduti dallo stesso proprietario e questi ha posto o lasciato le cose nello stato dal par te . Ta le d i st i n zi o ne sar e b be su pp o s ta i n alcu ne no rme c od ici st i che . I n par tic o lar e , i pr i mi tr e c om mi d ell' art . 1 06 8 cod . civ. se m bra n o fare r ifer ime n to al lu og o d i e se r c i z io , la d d ove c o nse n t o n o al pr o prie tar i o d el fo nd o ser ven te d i im p or r e a l ti t ol ar e d i qu e ll o d o mi n an te u n d i ver s o lu o g o ugu al me nte c o m od o pe r l'ese r c i zi o d e i su oi d ir it t i qual ora l' or ig i nari o e se rci zi o s ia d ive nu t o gr av o so . V . B I O N D I , Le se rv it ù , c it . , p p. 9 2 -9 3; B R A N C A , F o n do s erv e nt e e l u og o di e se rc izi o , i n Riv . tr im . di r . c iv . , 19 52, p p. 57 8 ss . 72 Tut ta via , po tr e b be o bie tta rs i c he, e s se nd o per d efi ni zi o ne l a se rvi tù u n pe so c he gr ava su un f o nd o per l 'ut il ità d i u n a ltr o f o nd o , la par te roc cio sa o lacu str e d e l pr e d i o su c ui gr a va la serv i tù d i pa sco lo n o n p o tre b be e s se re i n a lcu n mod o u til e al fo nd o d o m ina n te e, pert an t o, l a s tes sa n o n p o tre b be co nf ig ur arsi su tal i p or z i on i. L o st at o d i fat to i n cui ver sa il be ne p otre b be , qui nd i, i nc id e re sul la sua c on s id e r a zi o ne i n te r mi ni u ni tar i, po te nd o l'u ni tà d el b ene , i n ta lu ne i p ote s i, es se r e i n flue n za ta d a lla si tua zi o ne ma ter iale d e ll o st es s o. In real tà , i l f a tt o c he una p or zi o ne d e l f o nd o n o n po s sa e s sere u ti le a quell o d o mi na n te n o n t o gli e c he sarà l ’i n te r o be ne ad e s se r e gra va t o d a serv itù p oic hé s o lo que s t o esi s t e d a un pu nt o d i vi sta g iur id ic o e , ne l su o in s ieme , r ive st ir à un ’u ti li tà per l’a lt ro p r ed io . 37 quale risulta la servitù 73. L’originario titolare del fondo compie , quindi, una certa attività materiale e sistema il predio in una situazione di fatto tale da frazionare lo stesso in due fondi aventi caratteristiche fisiche naturalisticamente distinte, uniformi. tali Si da viene, non così, poterli a considerare determinare una situazione che presenta le caratteristic he di una servitù apparente intercorrente tra due fondi di proprietà di un unico soggetto. Tuttavia, tale attività meramente materiale posta in essere dal titolare del bene, di per sé, non produce effetti a livello giuridico, a meno che i due fondi (origin ariamente costituenti parti indistinguibili di quell’unico «bene») cessino di appartenere allo stesso proprietario. Pertanto, sarà solo in seguito ad un atto di disposizione ed al conseguente nuovo diritto reale insistente sui beni che potrà discorrersi di essi in termini oggettivamente distinti. Un criterio puramente materiale non sembra, quindi, in grado di assicurare quell’oggettività necessaria ai fini dell’individuazione di un «bene», che solo un diritto reale può dare. In linea generale, deve perciò tendenzialmente escludersi che la natura (o l'aspetto fisico) del bene possa incidere da solo sulla sua individualità, poiché l'identità o la diversità della situazione di fatto in cui versano due fondi non impedisce agli stessi di essere considerati né un’ unità oggettiva, né giuridicamente distinti. È il diritto reale sul bene che lo distingue dagli altri in senso oggettivo in virtù del già citato carattere dell’inerenza. Ciò chiarito, rimane ancora un punto da analizzare e che si è volutamente finora solo accennato, consistente nel ruolo da attribuire alla volontà dei soggetti all'interno del processo individuativo. Dall'affermazione secondo la quale la costituzione di un diritto reale su un fondo consente la individuazione dello stesso come un'entità giuridica oggettiva, autonoma ed unitaria, si potrebbe inferire che la volontà delle parti, manifestata nel contratto costitutivo del diritto 73 L ’at t o ma te r i ale i n qu e st i o ne, p os t o i n es sere d al pr o prie tar i o, v ie ne inq uad ra t o, c o mu ne me n t e , t r a gli at ti g iurid ici i n se ns o s tre tt o . 38 reale, rivesta un ruolo determinante nella individuazione dei «beni» 74. Invero, quest'ultima potrebbe essere considerata l'effetto diretto dell'esercizio dell'autonomia privata dei soggetti 75. Tuttavia, a ben vedere, ciò che individua il bene, in tali ipotesi, non è l'atto costitutivo del diritto reale, bensì la realizzazione del rapporto reale e, cioè, la situazione giurid ica del bene che dall'atto sorge 76. Certamente, in taluni casi il diritto reale sorge in seguito alla manifestazione del consenso di due parti (ad esempio, nel contratto di costituzione di usufrutto), ma l'individuazione del bene non è altro che un effetto riflesso della volontà negoziale, derivando invece direttamente dalla inerenza su quel fondo di un diritto reale. Infatti, se l'immobile gravato da usufrutto viene alienato a favore di un soggetto proprietario di un fondo attiguo, il predio compravenduto rimane, in ogni caso, distinto ed autonomo in ragione del diritto reale limitato presente sullo stesso: è, quindi, quest'ultimo diritto ad individuare il bene e non la volontà delle parti nascente dal contratto 77. 74 Si pe n si a ll' ip o te si i n c ui d ue s o gge t ti s t ip uli n o un c on tra t to ad ef fet ti reali c o n i l qua le c os ti t uisc o n o u n d ir i tt o d i us ufrut t o, ser vi tù o i p ote c a su u n fo nd o d i p r o pr ie t à d i un o d i es s i. 75 V. A U R I C C H I O , La i nd iv i duaz i o ne d ei b en i im m obi li , cit. , p p . 57 ss ., i l quale rit ie n e c he l' i nd i vid ua zi o ne d el l'i mm o b ile t r ov i la s ua s p iega z i on e so l o nel l'a mb i to d e ll'au t o n om ia pr iva ta (co l li mi te pe rò d el la co n ti gu ità d e i fo nd i ) . Sec o nd o P U G L I A T T I , voc e Co sa ( te o ria g e n era l e) , ci t. , p . 6 6, è l'a t t o o i l ne g oz i o a me z zo d e l quale s i o pe r a l'ac qu i st o d el d iri t t o a fa v ore d i u n s og ge t to c he co st itu i sc e i l pr i nc ip ale str ume n t o c he serve all 'i nd i vid ua z i o ne d el be ne , ol tre a l p os se s s o ad u s uc api o n em . 76 V . T A G L I A P I E T R A , L 'i nd i v id uazi o n e gi u rid ic a d ei be n i im m obi li , ci t ., p . 4 8. 77 Un d u b bi o p ot r e b be , a l più , po rs i – qual or a s i acco gl ies se l ’ o pi ni o ne d i col or o c he r i te ng o n o c he l’a s pet t o fi sic o d i u n be ne i ncid a su lla sua au t o n om ia i n se ns o te c nic o -g iur id ic o – c o n r iferi me nt o all ’i p o t esi d i u n a tt o ma teri ale p o st o in es se r e d al p r o pr ie t ar i o d i un f o nd o : s i pe n si , ad esem pi o , all' ed if ica zi o n e d i un mur o d i vi s or i o , e r e t to d a l t it o lare d i u n pred i o, at to a d ivid e rl o in d ue. P o tre b be, in fat ti , nasc e r e l’ i nte r r o gat iv o circ a il ru ol o r ic o per t o, i n t al ca s o, d al la vo l on tà d i tale s og ge tt o o, più e s att ame n te, c ir ca la na tur a giur id ica d el l’ at t o d i u ni o ne e d ivi si o ne d i u n « be ne » ( c o sì T A G L I A P I E T R A , u lt . op. c it . , cit . , p . 49 ). I n quest o cas o, pe r ò , l ’a tt o d i mat e r iale c o n cu i i l pr o prie tari o i nd iv id ua u na n uo v a un it à o gge tt iva se m br a ave r e na tura no n d i ss im ile d a quel la a t tri bui ta al l’ att o d i d est i na zi o ne : tr at ta si d i at to g iurid ic o i n se ns o stre t t o e n on d i u n ne go z i o giur id ic o . Da ll ’at t o r e a le o ma teri ale c om p iut o d al ti t ol are d ell a co sa , a vo ler ne amme t te r e u n qua lc he e f fe t to , si pr od urra n n o d e gli e ffe tt i i nd i vi d ua ti vi i n ord i ne ai qual i pe r ò la v o lo nt à d el ti t ola re d el be ne se m bra es sere e str a nea, pr od uc e nd o si a nc he se n o n v o lut i o n on co n o sciu ti d a l so g get t o . Sul la n o z io ne d i att o d i d e s ti na z i one , v. e x m ult is M I R A B E L L I , L’a t to n o n n eg oz ial e n el di rit to priv at o 39 In ogni caso, l'autonomia del processo indiv iduativo dalla volontà delle parti risulta, infine, evidente se si pone l'attenzione alla differenza intercorrente tra la nozione di oggetto dell'atto e quella di oggetto del rapporto 78. Quando viene alienato un complesso di immobili (c.d. vendita cumulativ a), questi vengono dai contraenti considerati nel negozio come un bene unitario; tuttavia, ciò non consente all'interprete di esimersi da un'indagine su un piano oggettivo volta a verificare se si tratti di compravendita di uno o più beni distinti ancorché attigui: «il che val quanto dire che esiste una autonomia tra la determinazione dell'oggetto del contratto e la individuazione del bene nella sua oggettiva consistenza» 79. Vige, infatti, un'autonomia tra oggetto dell'atto ed oggetto del rapporto che ben s i comprende laddove si pensi alla disciplina dei negozi ad efficacia reale differita. Nell'ipotesi di vendita di cosa futura, il bene in quanto oggetto dell'atto è già individuato dalle parti prima ancora della sua venuta ad esistenza, mentre l'individuazi one sarà una condizione del bene richiesta solo al momento del sorgere del rapporto reale e, cioè, quando il bene verrà ad esistenza. Pertanto, l'oggetto dell'atto si pone sul piano della validità del negozio, mentre l'oggetto del rapporto sul piano della sua efficacia. La determinazione del primo, quindi, dipende dalla volontà dei contraenti 80; quella del secondo 81, invece, si realizza attraverso un'indagine esterna al 82 negozio . ital ia n o, Na p ol i, 19 55 , p p . 1 97 s s. 78 I n d o ttr i na, v ., ex m ul tis , F A L Z E A , La c o nd izi o n e e gl i el em e nti de l l'a tt o gi ur idic o, M il an o , 1 94 1, p p. 30 0 -3 01 ; M I R A B E L L I , L 'att o n o n n eg ozia l e ne l dir itt o priv at o ita li an o , Na p oli , 1 955 , p p. 52 -5 3; I R T I , v o ce Og get t o d el n eg ozi o gi u r idic o , i n Nu ov is s. D ig . it . , X I, T or in o , 1 96 8, p . 804 ; F R A N C E S C H E L L I , L 'o gge tt o d el rapp or to gi ur idic o, i n Riv . tr im . di r. proc . c iv . , 195 7, p p. 7 s s .; A U R I C C H I O , La i nd iv id uaz io n e dei be n i i mm obi li , c it ., p p . 93 s s. ; S A N T O R O P A S S A R E L L I , D ott ri n e g en e ral i d e l di rit to c iv il e, ci t. , p. 13 3. 79 Co sì T A G L I A P I E T R A , L 'i nd iv id uaz i o ne gi ur idic a d ei be ni im mo bi li , ci t. , p . 3 0. 80 L ’ og ge tt o d e ll ’a tt o s i r i c ol leg a al la r ap pr ese n ta z io ne c he le par ti ha nn o avut o d e l be ne a l m o me n to d e l la c o nclu si o ne d e l ne go z i o. 81 L ’o g ge t t o d e l r a p p or to r ap pre se nt a il be ne nel la sua rea ltà , c os ì co me è , ind i pend e n te me nte d all a r ap pr e se n ta zi o ne c he i co n trae nt i ne ha n n o av ut o nel co nt rat t o. 82 Ta le d i s ti n zi o ne c on se nte d i co m pre nd ere ap p ie n o l a s os ta n zia l e d iffere n za c he su s si ste t r a il Gr u ndb uc h ed i re gi s tri im m o bil iar i i tal ia ni : « men tre nel pri m o il be ne c om p ar e c o me o g get t o d el r ap p or to , nel s eco nd o i n vece la 40 La distinzione testé delineata 83 consente, quindi, di ribadire che l'individuazione di un bene in senso giuridico, in quanto entità autonoma e distinta, non deriva quale effetto diretto dalla volontà delle parti o, il che è uguale, non dipende dalla determinazione compiuta dalle parti nel contratto 84. L’effetto individuativo può, infi ne, trovare fonte anche nella legge, sulla base di una valutazione tipizzata dall’ordinamento, come avviene in materia condominiale. Nel condominio, ai sensi dell’art. 1117 cod. civ., sono individuati dei beni giuridici autonomi che, di per sé, non lo sarebbero in quanto indistinguibili fisicamente dalle unità immobiliari di proprietà individuale facenti parte del complesso condominiale. Si pensi ai muri maestri, alle fondazioni, ai tetti ed alle scale, per citare alcuni esempi: è la stessa legge che indivi dua oggettivamente questi beni ed attribuisce loro, se il contrario non risulta dal titolo, il carattere di cosa in senso tecnico -giuridico 85. 1.4 L A « P A RT E « P A R TE » IN TE G RA N TE »: E SC L U SIO N E DAL C O N C E T TO DI IN S E N SO T E C N IC O . Alla luce di quanto finora detto , quando si discorre di «parte», si fa pur sempre riferimento ad un «bene» in senso tecnico -giuridico, vale a dire ad un'unità oggettiva indipendente in quanto tale dall’«intero» da cui è distinta, pena l'impossibilità giuridica di poter distinguere la «pa rte» dall’«intero». Se, infatti, tale presupposto venisse meno, non potrebbe più discorrersi in termini generali di «parte», bensì di singolo «bene» le cui porzioni sarebbero solo fisicamente, ma non giuridicamente, individuabili: esse, in altri pu b bl ic i tà è r ife r it a s ol o al l' og ge tt o d el l'a tt o .. . Nell a tra scr i zi o ne n o n r isu lt a il be ne ne lle sue c ar a tte r is ti c he e sse n z ial i, m a so lo in que lle cara t t eris tic he att r i bui te a lle par ti a l m ome n t o d el la f or ma zi o ne d ell'a tt o » . C os ì A U R I C C H I O , La in div i d uaz i o n e d ei b e ni im m obi li , c it ., p . 14 . 83 Ed , i n pa r t ic olar e , l 'a ver s o s te nut o c he l'i nd i vid ua z io ne d ei be ni va col l oc at a i n u n am b it o d i ffe r e nte ri s pet t o a q uell o d ell' o gge t to d el ne g o zi o. 84 T A G L I A P I E T R A , L 'i n div i d uaz io n e g i ur idic a de i b e ni i mm obi li , ci t ., p . 3 5. 85 L U M I N O S O , Ac c e ss io n e e altr e v ic e nd e d el le c o se n el l a c om u n io n e leg al e , i n Riv . n ot ., 198 5, p p . 7 75 s s. 41 termini, sarebbero delle mere «parti integranti». Pertanto, in assenza della idoneità della «parte» ad essere giuridicamente, ancorché fisicamente, individuabile, si dovrà più correttamente discorrere di «parte integrante». Si tratta di un concetto profondamente diverso rispetto a quello di «parte» sinora enunciato, differenziandosi da questo per la sua inettitudine a formare oggetto di diritti autonomi 86. La «parte integrante» di un cespite è, infatti, quella cosa che, costituendo elemento essenziale della esistenza di un bene, assurge a requisito imprescindibile della sua struttura; occorre, all'uopo, che le due cose vengano ad unificarsi materialmente, in modo tale che la cosa incorporata («integrante») perda la propria autonomia fisica e giuridica, tanto da rendere impossibile una sua separazione senza la contemporanea dissoluzione o la sostanziale alterazione dell’intero a cui appartiene 87. Alla base di tale definizione, si pone, dunque, da un lato, il concetto di aggregazione strutturale (e non solo funzionale) di cosa in cosa; dall'altro, quello di unione materiale tra cose. Tuttavia, si badi, tale nozione non deve condurre l'interprete a ritenere che al concetto di «parte integrante» difetti, in senso lato, il requisito della individuabilità fisica o materiale. S enza voler sconfinare in ambiti filosofici che non appartengono alla presente analisi, si può disquisire, lato sensu, del significato di «parte» solamente allorquando questa possa essere percepita e considerata unitariamente, poiché dotata di una propria natura ed individualità. Ciò, tuttavia, non deve portare lo studioso a ritenere che, anche sotto il profilo del diritto, possa essere compiuta una simile operazione: infatti, la «parte integrante», pur fenomenologicamente individuabile, non è giuridicamente autonoma, poiché su di essa non possono formarsi diritti distinti rispetto a quelli aventi ad oggetto il «bene» in cui è incorporata. 86 L a « pa r te », i nve c e , c o me si è v is t o i n preced en z a, è pu r se m pre u n « be ne » in se n s o t e c n ic o - giur id ic o. 87 Si ve d a, s ul pu n t o, la d e fi ni zi o ne d ata d a C as s . ci v. , 7 a pri le 197 0, n . 962 , i n Re p. F o r o it . , 19 70 , v oc e B e ni , n . 2 . 42 Deve, quindi, escludersi, ad esempio, la natura di «parte» di un ballatoio o di un terrazzino afferenti ad un piano di u na abitazione o, ancora, di un impianto di riscaldamento in un edificio, in quanto strutturalmente dell'immobile 88 e materialmente integrati alla struttura stessa ed inidonei, dunque, a divenire oggetto di autonomi diritti dominicali disgiunti dal medesimo 89. Ci si deve, pertanto, discostare da quegli Autori che hanno negato il carattere autonomo della «parte» tout court rispetto all’«intero» 90. Difatti, si è visto che solo alla cosiddetta «parte integrante» non deve essere attribuita la qualifica di «bene» in senso tecnico, mentre alla «parte» di un bene tale qualifica non può essere certamente negata. 1.5 L A « P A RT E » E D IL C O LL E G A M E N TO C O N IL «BENE» C HE LA C O MP R E N D E . Quanto finora detto non esaurisce le questioni relative alla nozione in esame . Manca, invero, un ulteriore requisito affinché possa 88 V. Tr i b. Pe r ug ia, 2 3 ma gg i o 200 0 , in Ras s . gi ur . um bra , 20 01 , p . 60 . C o n rife r i me nt o a i b e n i m o bi li, i nvece , che a i fi n i d el pre sen te st ud i o i n teres s an o s e n o n mar gi nal me n te , s i pe ns i all a mesc o la n za d i l iquid i o al la fus i o ne d i d ue d ive r si me ta lli . Ne ga q uals ia si ri leva n za giur id ica all a d ef i ni zi o ne d i «par te se par a bi le » e « pa r te c o s t itu ti va » M A I O R C A , La c o sa i n se n s o g iu ri dic o , c it . , p p. 99 100 , i l qua le s ot t ol ine a c he « se u na c o sa ( usa nd o que s ta par ol a i n se ns o ge ne r al is s im o ) un ita a u n'a ltr a è d a questa i n se para b ile , n o n è par te (i n q ues t o se ns o te c n ic o c he pe r l o pi ù si as su me) ; se è s epara b ile ed al tru i, n o n è part e ap pu n to pe r c h é al tr u i e pe r qu es t o ti to lare n o n pu ò d i rs i par te ci ò c he è o gge t to d efi ni to d i d i s po n i bil it à; se è se para b ile ed è m ia, n o n è par te , i n qua n to u n a d is p o ni b i li tà giu r id i c a u n itar ia la c om pre nd e i n sé se n za c he si a o pp or tu na alcu na ind iv id ua zi o ne ». 89 A ta l pr op o si t o, va seg nal at o c he l' ab ro ga t o ar t . 86 2, ter z o co m ma, d e l Cod ic e d e l la nav iga z i o ne , e s pre s sam en te , s ta t uiva c he « i l m o t ore è par te se par a bi le ». 90 C i si r i fe r i sc e a C H E R C H I , v oce Pa rt e d i c osa , c i t. , p. 1 35 ; M A I O R C A , La c os a i n se n s o gi u ri dic o , c it . , p. 99 ; A N D R E O L I , Le pe rti n e nze , Pad o va, 19 36 , p p. 26 7 268 . Se c o nd o que s t'ul ti mo A ut ore , i nf at ti , « la pe rt ine n za s i d i ff eren zi a d ec isa me n te d a lla par te d i c o sa, la qua le, perd e nd o c o n l'a s s or bi men t o ne ll a c osa tut t o l a pr o pr ia aut o n o mia fi sica , e ce s sa nd o q uind i d i es sere “c o sa ”, i n se ns o tec nic o- giu r id i c o , c e s sa pur e d i re g ola d i e sse re o gge t t o d i se para ti rap p or ti giur id ic i, c o n la c o nse gu e n za c he s i es te nd on o a lla par te i d ir it ti rea li e si s ten ti sul la c o sa - tu t to , e s i e s ti n gu on o i d iri t ti real i e si ste n ti s ull a par te. I ca si , i n cu i alle pa r t i d i c os a è e s p r e s same n te r ic o n osc iut a un a cer ta a ut o n om ia g iurid ica, d evo n o r i te ne r s i e c c e z i o nal i: l a re g ola è pur sem pre la ne ga z i one d i u na pr o pria esi s te n z a g iur id ic a d e lla par te ». 43 discorrersi, in termini generali, di «parte», consistente nella relazione con un «intero». Sussiste sempre, infatti, un legame intercedente tra la cosa che è «parte» ed un'altra – più ampia – che quella in sé comprende. In assenza di questo rapporto di colleganza attuale 91, la «parte» non sarebbe più tale, ma sarebbe solamente un «bene» stricto sensu: una stessa individuabilità giuridica può, infatti, apparire sia come «bene» tout court , sia come «parte», a seconda che sia presente un peculiare rapporto con un'altra cosa. Così, ad esempio, il motore di un'automobile può venire in considerazione come bene autonomo se venduto disgiuntamente dalla autovettura, ovvero come appartenente alla stessa e, quindi, privo di autonomia, se alienato assieme ad essa od, ancora, come «parte» di quest'ultima se, ad esempio, di proprietà di un soggetto diverso dalla automobile compravenduta a cui appartiene 92. Due sono i canoni di collegamento tra la «parte» ed l’«intero» che possono astrattamente venire in rilievo: un criterio di struttura ed un criterio di funzione. Si è visto che il modo d’essere della cosa incide, in un certo qual modo, sulla sua considerazione unitaria. Si è sottolineato, infatti, come la contiguità fisica di due ben i permetta una loro riconduzione ad unità giudica. In modo non dissimile, potrà dirsi che una «parte» può essere riconnessa all’«intero» in ragione del modo in cui essa è 91 L 'e s pr e s si o ne è d i M A I O R C A , La c o sa i n s e n so gi u ri dic o , c it ., p . 9 5. 92 Da t ale e se mp i o, pu ò e v incer s i, q ui nd i , c ome , a be ne ved ere , i n as tra tt o , il m ot ore d e l l'au t om o bi le n on sia i nqua d ra bile i n m od o u ni v oco nel l 'una o nel l'al tra c ate g or i a, ma d ovr à c o n sid e rar si « be ne », « par te » od u n tu tt' un o c o n la vet tura a c u i ap pa r t ie ne a se c o nd a d el la pa rt ic ola re vic end a giur id ica d i cu i e ss o è o gge tt o , e s se nd o se m pr e ne c e s sar io effe t tuare un' ind ag i ne c he guard i al ca s o co ncre to . Sul pu n to , n o n s i pu ò c he co nc ord are con P I N O , C o ntr ib ut o al l a teo ri a gi ur idic a d ei be n i , c i t. , p . 839 , il quale af ferm a c h e « n o n ha sen s o ch ied er si se i l mo t ore d e l la au to m o bi le sia o n o u n be ne i nd ivi d uo , qua nd o il que si t o n o n si a p os t o i n r e la zi o ne ad u n d e te r mi na t o ra p p or t o giur id ic o . S o lo se i o p er mut o o alie n o il m o t or e d e lla m ia au t o mo b ile , n o n vi è d ub b i o c he il m o t ore s ia be ne ind iv id u o. E c ome ta le d ovr à c o ns id erar si per l' a d emp i men t o in f or ma s p ecifica » . Perta n t o, p or si il se gue n te que si t o, c o me f a A U R I C C H I O , La i n div i d uazi o n e dei be n i imm ob il i , c i t ., p. 1 , e c o me pr ima d i tale Au to re aveva fa tt o la d ot tr in a ted esc a, «T i zi o ha u na a zie nd a c h e s i c o mp o ne d i u na ca s a c ol o nica , un g iard i no , quat tr o cam pi , d ue pa sc ol i e d un pe z z o d i b osc o ; qua nt i fo nd i ha T i zi o ? », pu ò rive st ir e in tere s se pe r il g iur i s ta s ola me n te qu and o ta le d o ma nd a si a p os ta i n re la zi o ne ad una d e ter mi na ta vic e nd a giur id ic a . 44 materialmente e funzionalmente collegata alla cosa a cui appartiene. In altri termini, la «parte» dovrà costituire un complesso unitario col «bene» di appartenenza; il che potrà verificarsi nel caso in cui vi sia un’omogeneità ed una colleganza fisica e strutturale con il medesimo. Pertanto, a titolo di esempio, qualora venga alienato un b ene a Venezia ed un altro a Roma, non potrà dirsi che l’uno è «parte» dell’altro, stante la distanza che li separa. Diversamente, invece, accade nel caso in cui alcune porzioni materiali di un’unica abitazione appartengano ad un soggetto diverso dal titola re della stessa. Si pensi, ad esempio, ad una stanza posta all’interno di un appartamento di proprietà di un terzo: in questa vicenda, in virtù della relazione strutturale e funzionale certamente esistente tra i due beni, può dirsi che la porzione material e spettante al terzo è, in senso tecnico giuridico, «parte» dell’appartamento più grande in cui è incorporata. Due saranno i «beni», poiché su di essi insistono due distinti diritti reali, ma la colleganza fisica esistente tra di essi li configura oggettivamente come l’uno parte dell’altro. I criteri di collegamento da noi individuati non sono sconosciuti al diritto, in particolar modo a quello agrario. Si pensi all’unità poderale, intesa quale complesso unitario di terreno e casa colonica tale da assicur are il mantenimento di una famiglia colonica 93, o al cosiddetto annesso rustico, definito come il complesso funzione delle strutture produttiva edilizie, del fondo e organicamente dell’azienda ordinate agricola alla ad essa collegata 94. Si tratta di due conc etti la cui latitudine ricomprende quello di collegamento funzionale, oltre che strutturale, tra beni. Infatti, per potersi annoverare fra gli annessi rustici (e godere così delle agevolazioni previste), l’immobile deve costituire una struttura di servizio dell’azienda agricola che risulta direttamente funzionale alle esigenze della stessa. Parimenti dicasi per l’unità poderale ove si prevede una connessione funzionale (oltre che strutturale) dei beni 93 Co sì Ca s s. c iv ., 17 ge n n aio 19 74 , n. 12 6, ci t. , p. 613 . 94 Co sì , ad e se mp i o, nel l’ art . 2, le t t. e) , le gge Re gi o ne Ve ne t o, 5 mar z o 198 5, n . 2 4. 45 che la compongono rapportata al mantenimento del nucleo famigliare colonico. Ciò vale anche per i criteri di qualificazione dei fabbricati rurali, stabiliti ai fini dell’ottenimento delle agevolazioni fiscali previste dalla normativa di settore 95: in quest’ultima si fa riferimento ad una particolare destinazione delle costruzioni (e delle porzioni di costruzioni) rurali che non si considerano produttive, per scopi tributari, di reddito di fabbricati. Si tratta di vicende, quindi, ove viene in rilievo un collegamento funzionale tra cose ai fini della loro considerazione unitaria. Sarà naturalmente demandata ad un mero accertamento materiale relativo alla singola fattispecie concreta, avente ad oggetto la situazione di fatto dei «beni» già individuati, la valutazione circa l’esistenza dei citati collegamenti struttu rali e funzionali esistenti tra una pluralità di beni in senso oggettivo. 1.6 R E L A Z IO N E T RA IL C O N C E T TO D I E D I L SU O I MP IE G O N E L C O D IC E « P A RT E » IN SE N SO O G G E T T IV O C I V I LE . Delineato, in termini generali, il concetto di «parte» nel suo significato tecnico -giuridico, va ora analizzato l'impiego che di esso il legislatore ne ha fatto all'interno del Codice civile 96. Ad una prima indagine, si evince come il termine «parte» sia stato maggiormente adottato non tanto – come ci si potrebbe aspettare – nel terzo libro del Codice relativo alla proprietà, quanto nel secondo libro inerente ai rapporti successori mortis causa ed, in particolar modo, all'interno del titolo I sulle disposizioni generali. In secondo luogo, si osserva che l’impiego terminologico di tale lemma non è stato né univoco, né rigoroso in quanto il legislatore, ad eccezione di talune particolari fattispecie che di seguito si andranno ad individuare, non ha utilizzato il termine «parte» nella sua accezione 95 Ci si r ife r isc e a gli ar t t . 42 e 43 d e l d . p .r ., 22 d icem bre 198 6, n . 917 e succe ss ive m od i fic he . 96 Il t e r m i ne « par te » vie ne i m pie ga to , c ome s os ta nt iv o , per lo p iù ne i seg uen t i ar t ic ol i d e l C od ic e c iv ile : 51 4, 52 0, 5 22 , 52 3, 550 , 5 60 , 58 2, 65 2, 6 58 , 674 , 7 14 , 7 18 , 7 34 , 7 36, 754 , 7 59 , 8 53 , 1 045 , 107 0, 107 1, 14 80 . 46 oggettiva, ma per descrive fenomeni che, d a un punto di vista giuridico, appaiono affatto differenti. Giova, a tal punto, fornire qualche esempio. Si pensi all'art. 582 cod. civ., collocato nel capo relativo alla successione mortis causa del coniuge, il quale prevede che, nel caso in cui questi concorra sia con gli ascendenti legittimi, sia con fratelli e sorelle, allo stesso sono devoluti i due terzi dell'eredità, mentre « ...la parte residua è devoluta agli ascendenti, ai fratelli e alle sorelle, secondo le disposizioni dell'art. 571... ». Si osse rvi, inoltre, la locuzione impiegata nell'art. 522 cod. civ., laddove il legislatore afferma che «nelle successioni legittime la parte di colui che rinuncia si accresce a coloro che avrebbero concorso col rinunziante, salvo il diritto di rappresentazione.. .» o quella utilizzata nell'art. 734 cod. civ., in base al quale «il testatore può dividere i suoi beni tra gli eredi comprendendo nella divisione anche la parte non disponibile ». Appare evidente come, in tali fattispecie, il vocabolo «parte» sia stato imp iegato quale sinonimo di un concetto, quello di «quota», al quale non può essere assimilato. Con la nozione di «parte» si fa tradizionalmente riferimento ad una porzione materiale di un bene, ossia alla cosa materiale, sensibile, nella sua composizione 97; viceversa, il concetto di «quota» esprime il bene in astratto, con riferimento al diritto esistente sullo stesso 98. La quota rappresenta, infatti, la porzione ideale del cespite appartenente ad un condividente ed oggetto di comunione 99. L'uso polivalente del termine trova conferma anche in un'altra disposizione codicistica. L'art. 652 cod. civ., sotto la rubrica « Legato di cosa solo in parte del testatore », stabilisce che « se al testatore appartiene una parte della cosa legata o un diritto sulla medesima, il legato è valido solo relativamente a questa parte o a questo diritto, salvo che risulti la volontà del testatore di legare la cosa per intero, in 97 Co sì C H E R C H I , v oc e Par te d i c osa , c it ., p . 1 35 . 98 Pe r un ap pr of o nd i me nt o d i ta le n o zi o ne s i rima nd a a qua nt o s i d irà ne l cap . I I. 99 V . T R A B U C C H I , I stit uz i on i di di ritt o c iv i le , Pad o va, 200 1, p . 4 66 . 47 conformità dell'articolo precedente ». Tale disposto viene concordemente interpretato sia dalla giurisprudenza 100, che dalla dottrina 101 nel senso di accordare all'espressione « parte della cosa legata» il significato di quota della stessa. Anzi, secondo taluni Autori 102, in tale ipotesi, il termine «parte» non potrebbe che essere inteso come quota e mai, invece, come porz ione materiale del bene legato. In altre ipotesi codicistiche, invece, il vocabolo «parte» delinea delle fattispecie diverse, nelle quali il lemma non ha altro significato se non quello di porzione materiale di un bene. Ci si riferisce, in particolar modo, all'art. 1070 cod. civ., il quale regola, in tema di servitù, l'ipotesi di abbandono del fondo servente, stabilendo che « nel caso in cui l'esercizio della servitù sia limitato a una parte del fondo la rinunzia può limitarsi alla parte stessa ». Parimenti, il disposto successivo, trattando della divisione del fondo dominante o del fondo servente, statuisce che « se il fondo viene diviso e la servitù ricade su una parte determinata del fondo stesso, le altre parti sono libere ». La medesima locuzione viene imp iegata anche nell'art. 853 cod. civ., nel quale si discorre di « ...parte determinata del fondo assegnato in cambio...». La confusione terminologica appena descritta non era peraltro ignota nemmeno alle fonti romane ove, da un lato, vi era chi escludeva la possibilità di impiegare il termine pars per indicare una parte divisa di una cosa comune, argomentando che quella porzione di 100 Ne lle n o n fr e que n ti oc c asi o ni i n cui l a giur i sp ru d en za d i le gi tt im it à si è es pre ssa sul l'ar g ome n t o, v. , ad e se m pi o , rece nte m en te, Ca s s. ci v. , 17 a pri l e 2002 , n. 5 485 , i n G i ur . it. , 20 0 3 , p . 892 , sec o nd o la qu ale « la prev is i o ne n orm a tiv a i n tema d i le gat o d i c o sa par z ial me nte al tru i re go l a l'i p o te si in cui la co s a le gat a co st itu i sc e l' un ic o og ge tt o d i c omu n io ne » . 101 V., ex m ult is , B O N I L I N I , I legat i , s ub a rt. 6 52 , i n Co mm . Co d. c iv . , d ire t t o d a S C H L E S I N G E R , Mil an o, 2 001 , p p . 2 23 s s. ; M A S I , D e i leg ati , s ub a rt . 652 , in Co mm . C od . c iv . , a c ur a d i S C I A L O J A - B R A N C A , B ol o g na - Ro ma , 1 97 8, p p . 49 s s. ; S C U T O , Il l egat o di c os e n o n e si st en ti ne l patr im o ni o d el te sta to r e c o n part ic ola r e rig ua rd o al l eg at o d i c o sa al tr ui , i n Riv . d ir . c iv . , 1 916 , pp . 1 7 s s. e s pec ial me n te p p . 55 -6 0; B I A N C A , D ir itt o c iv i le , La fam igl ia . Le s uc c es si o ni , M ila n o , 200 5, p p. 800 ss .; P E R E G O , S ub a rt . 65 2 , in Tr att . di r. p riv . , d iret t o d a R E S C I G N O , T or i n o, 2 004 , p . 236 . 102 Ci si r ife r i sc e , i n s pe c i al m od o, a M A S I , D e i l eg ati , s ub art . 6 52 , cit . , p . 52. C o ntr a , B I A N C A , D i ri t to c iv il e , La fa mig lia . L e s u c c es si o ni , c it ., p . 8 00 . 48 bene, in realtà, era da considerarsi per se stessa un bene e non una parte dello stesso 103. Diversamente, invece, altri giureconsu lti sostenevano l'uso legittimo del termine pars sia per indicare ciò che appartiene ad un soggetto pro diviso, sia col significato di parte indivisa 104. Anche le fonti, quindi, impiegavano il concetto di parte in modo polisemantico, al pari del legislatore attuale, usando il lemma pars con riferimento tanto a porzioni divise della cosa, quanto a parti che non possono intendersi se non come indivise, salvo poi talvolta riferirsi al concetto di quota con il termine portio pro indiviso 105. Alla luce di quanto det to, risulta, quindi, evidente l'uso atecnico che il legislatore ha fatto di tale termine, in quanto esso è stato impiegato per riferirsi sia ad una quota ideale di un bene, sia ad una porzione materiale dello stesso. In secondo luogo, si osserva come il legislatore non abbia utilizzato tale vocabolo, alla luce della teoria dei beni, in senso tecnico -giuridico per richiamare la nozione di «parte» di un bene. Si dirà di più. V’è forse da chiedersi se il concetto di parte in senso oggettivo assuma, effettivame nte, in generale, una qualche rilevanza nel mondo del diritto. Ebbene, non sembra che a tale interrogativo possa fornirsi una risposta positiva, posto che la «parte», a ben vedere, viene sempre in rilievo solo come «bene» tout court quando è oggetto di una vicenda circolatoria, senza poter attribuire alcuna reale rilevanza ad essa alla luce della teoria dei beni: quando si aliena un «bene» e la sua «parte», quest’ultima rappresenta comunque un «bene» in senso oggettivo. Un qualche rilievo potrà essa assumer e, naturalmente, in quanto oggetto dell’atto, ma questo sposta l’indagine su di un piano concettualmente diverso rispetto a quello sinora analizzato. 103 L . 6 § 1 D ., C o mm u ni a pra ed io r um ta m u rb , ove s i leg ge: « … si [ q u is ] div i sit f u nd um r egi o n ib us et sic part e m tr adid it p r o d iv i so … n o n e st pa r s f u nd i se d f u nd us : q u od et i n a edi b us p ote st d ic i, s i d om i n us , p ar iet e me d io ae di fic at o , u nam d om u m in d ua s div i se rit ( u t pl e ri q u e f ac i u nt ) ; nam et h ic p ro d uab u s d o mib u s ac c ip i d eb et ». 104 L . 25 § 1 D. , D e v erb o r u m s ig n if ic ati o n e , ove si le g ge: « Q u i nt us M uc i u s ait , parti s app el lat i on e r em pr o i ndiv is o s ig ni fic a ri : n am q u od pr o div i s o n o str u m si t, id n o n part em , s ed to t um es s e. S e rv iu s n o n i n e leg a nte r pa rt is ap pel lat i o ne ut r um q u e sig n if ic ari ». 105 L L . 6 ; 58 D. , D e l eg ati s I I; L . 3 § 2 D ., Q ui p oti o re s i n pig n or e , X X, p . 4. 49 Pertanto, ai fini ermeneutici, stante la sostanziale applicazione polisemantica all'interno del Codice civ ile del termine in questione ed il mancato uso da parte del legislatore di tale nozione in senso oggettivo, la presenza di questo lemma in una norma codicistica non potrà essere ritenuta di per sé vincolante per l'interprete al fine di valutare la portata della stessa. Quest’ultimo, di conseguenza, non potrà trarre dall'impiego che di tale termine è stato fatto in un dato articolo del Codice alcuna conclusione che si basi su un'interpretazione esclusivamente letterale, ma sarà tenuto a valutarne il significato alla luce del complesso normativo in cui è inserito. Tali osservazioni avranno, dunque, piena valenza anche con riferimento all'art. 1480 cod. civ. e, pertanto, nel delineare l’ambito applicativo di tale disposto, si dovrà tenere a mente che dalla mer a presenza del termine «parte» all'interno di esso (sia nella forma della locuzione avverbiale, che in quella nominale) non dovrà essere accordata rilevanza alcuna. 1.7 R I LE V A N Z A D E L LA N O Z IO N E D I « P A RT E » P E R D E SC R IV E RE LA P O RT A T A D E L L ’ A R T . 1480 IN S E N SO O G G E T T IV O C O D . C IV . V’è da chiedersi, ora, alla luce della precisata definizione di «parte» di un bene in senso obiettivo, se essa possa essere d’aiuto all’interprete per definire esattamente la latitudine del concetto di «parziale alienità» presupposto ne lla norma di cui all’art. 1480 cod. civ. posta in tema di vendita di cosa parzialmente altrui. Da quanto si è detto, la nozione oggettiva di «parte» di una cosa non assume giuridica rilevanza nel mondo del diritto, posto che essa finisce per essere conside rata, in una vicenda circolatoria, pur sempre, un «bene» tout court. Milita, tuttavia, un’ulteriore considerazione per negare valore a tale concetto nel delineare la portata applicativa dell’art. 1480 cod. civ. Il punto di partenza concettuale da cui prend ere le mosse è rappresentato dal rilievo secondo cui oggetto di ogni alienazione non 50 è la cosa, ma il diritto sulla cosa. Come insegna la manualistica 106, da un punto di vista giuridico, la circolazione di beni è, in realtà, circolazione di diritti poiché il «bene» è solamente l’oggetto del diritto, ne costituisce il presupposto e ne segue la relativa sorte. Al soggetto, infatti, non appartengono le cose, ma i diritti sulle stesse. Pertanto, ciò che viene trasferito dal cedente al cessionario nella compravendita è il diritto reale che cade sulla cosa, il quale costituisce l’oggetto immediato del contratto. La res, invece, è oggetto immediato solo del diritto, ma non del negozio traslativo 107. Di conseguenza, le teorie dei beni e dell’oggetto dell’atto vanno tenute distinte 108: la prima è connessa alla nozione di «bene» in senso giuridico, la seconda si riferisce al regolamento contrattuale nel momento dinamico ossia, a seconda delle opinioni, al contenuto, alla 106 V. G A Z Z O N I , Ma n u al e di dir itt o p riv at o , Na p o li , 2 006 , p. 197 ; S A N T O R O P A S S A R E L L I , D o ttr i ne ge n era li de l d ir itt o c iv il e , ci t ., p . 5 5; V I T A L E , C om u ni o n e e soc ie tà , i n R iv . di r. c o mm . , 196 5, I , p. 39 1. 107 R U B I N O , La c o mpr av e nd i ta , i n Tr att . di r . c iv . e c om m . , d iret t o d a C I C U M E S S I N E O , X X II I , M ila n o, 1 971 , p p . 75 s s . C o nt ra , v . M E S S I N E O , Il c o nt ratt o i n ge ne ra le , I , i n Tra tt. d ir . c iv . e c om m . , d ire tt o d a C I C U -M E S S I N E O , M ila n o , 1 968 , p . 135 ; I D . , voc e C o nt ratt o , in E nc . d el di r . , I X, M ila n o, 19 61 , p . 8 36 ; S T O L F I , Te o ria del n eg oz io gi ur id ic o , Pad o va, 196 1, p p . 14 -1 6; F E R R I , Il n eg ozi o gi ur idic o , Pad o va, 200 1, p p. 15 2 s s ., se c o n d o i q ual i l’ o g get t o d el co nt rat t o sare b be quel b ene c he co st itu i sc e il pu n t o d i r ife r i me nt o o gge t tiv o (ad es. la c os a ed il pre z z o nel la com pr ave nd i ta ) d e gl i s pe c ific i i n tere s si d i c ui , a tt raver so i l c o n tra tt o , si i nt end e d is p or r e . L ’ o gg e t t o s ar e b be c os ì c om pre n si vo o l tre c he d el le co se a nc he d i tu tte que lle u ti li tà , a nc he i nc or p oral i, c he p o s so n o c o st itu ire i l pu nt o o gge t tiv o d i rife r i me nt o d i u n i nt e r e s se . I n real tà , per u n ver s o, t ale im p o st az i o ne pri v ereb be d i o g ge t t o ( i n vi o la zi o ne d e ll’ art . 1 32 5 cod . ci v. ) tut te que lle c o nve n z i on i in cu i i d iri tt i o i r a pp or ti r a p pr e se nta n o il ter mi ne e scl usi v o d i r ifer ime n t o d el l ’at ti vi tà ne go z iale d e lle p ar t i ( o ss ia qua nd o i co n trae n t i d is p o ng o n o s o lo d i d i rit ti od acce r ta n o r a p p or ti , a tte s o c he né i d iri t ti né i ra p po rt i n on p o s s on o es ser e co ns id e r a ti , i n se ns o te c nic o , ben i o co se ); per a l tr o v er s o, si s ot t ol i nea c ome un be ne d iv ie ne o g ge t t o d e l l’a tt o nel la ra p pre sen ta z i o ne che l e par ti ne ha nn o fa tt o e, qui nd i , se mp r e c o n un c e r t o gr ad o d i a st ra zi o ne. C o nf or meme n te al tes t o, v . S C O G N A M I G L I O , I nt er pr et az io n e de l c o nt ratt o e i nt e r es si d ei c o nt ra e nti , Pad ova , 199 2, p. 27 5; F U R G I U E L E , V e n dita d i «c o sa f ut ur a» e a sp e tti d i t eo ri a d el c o nt ratt o , Mi la n o, 197 4, p . 1 35 ; I R T I , D i sp o siz io n e t e stam e nta ria r im es s a al l’a rb itr i o a ltr u i , M ila n o, 19 67 , p. 12 9; G A B R I E L L I , S t or i a e do gma de ll ’ ogg ett o d e l c o ntr att o , i n Riv . di r. c iv . , 200 4, I , p. 334 ; M I R A B E L L I , D e i c o ntr atti i n ge n era l e , 1 980 , p. 174 . Per u n a pp ro f on d ime n to sul l’ o gge t t o d e l ne go z i o d i c o m prav end it a, si r i nv ia a qua n t o s i d irà i nf ra nel c ap . I I I, § 3. 6. 108 No n pu ò , i nfa tt i, id e n ti ficar si la t eo ria d e i ben i co n quell a d ei d iri tt i o , rec t i us , d e lla p r o pr ie t à. Difa t ti , l ’ar t . 8 10 c od . civ. d efi n is ce be ni le c o se c he p os s o n o f or mar e o gge t to d i d ir it ti ; ne c o nse gue c he i l be ne og ge tt o d i d ir i tt i no n è il be ne ste s s o. V . P E R L I N G I E R I , I nt r od uzi o n e all a p ro bl ema tic a de ll a “p r op ri età” , Na po li , 1 97 1, p . 8 5. 51 prestazione od al suo oggetto dedotti nel negozio 109. Tale distinzione emerge con chiarezza nella compravendita c.d. cumulativa di più immobili. In essa, i contraenti hanno dedotto in un contratto un solo oggetto (l’insieme dei «beni») ed attribuito ad esso un prezzo unitario: tendenzialmente, il rapporto tra alienante ed acquirente è considerato unico al pari dell’interesse delle parti alla pluralità dei beni, in ragione dell’unicità sia della prestazione dedotta, nonché dell’atto da cui il rapporto origina. Viceversa, i beni oggettivi di cui si vuole il trasf erimento sono molteplici, rispetto ai quali sarà indifferente l’unificazione dell’interesse dei contraenti perseguito con il contratto di vendita, continuando gli stessi ad avere una vita oggettivamente distinta a prescindere dalla vicenda circolatoria che li vede coinvolti. Ne consegue che, in quest’ottica, non sembra che la nozione da noi individuata di «parte» in senso giuridico e, più in generale, la teoria dei beni possano dirci molto sulla portata applicativa della fattispecie in esame. La compravendi ta di cosa parzialmente altrui involge, infatti, delle questioni ermeneutiche che riguardano, unicamente, la configurazione dell’oggetto del negozio e, più in generale, le teorie dei diritti sui beni. Pertanto, quando si impiega il concetto di «parziale al ienità» nell’art. 1480 cod. civ. si fa riferimento al diritto sulla cosa e non alla cosa in senso oggettivo 110. 109 Il pr o ble ma d e l la d e f in i zi o ne d el l’ o gge t to d i un c o ntr at t o è s ta t o affr on ta t o d a n ume r o si Au t or i se n za g iu nge re ad u n’ o pi n i on e c o nd iv isa . Pe r un ’a nal is i ge ne r ale su ll ’ o gge t to d e l c o n tra tt o , v ., ad ese m pi o, A L P A , v oce Ogg ett o del ne goz i o g i uri dic o , i n E nc . gi u r. Tr ec c . , XX I V, R om a, 19 91 , p p. 1 s s. ; C A T A U D E L L A , S u l c o nt e n ut o de l c o nt ratt o , Mi la n o, 1 974 , p p . 32 s s. ; Z E N O Z E N C O V I C H , Il c o nt e n ut o del c o nt ratt o , i n I c o nt ra tti i n g e ne ra le , d ire tt o d a A L P A B E S S O N E , II I , I r eq u is iti del c on trat to , i n G iu r . s ist . di r. c iv . c o mm ., f o nd ata d a B I G I A V I , T or i n o , 199 1, p p. 7 27 ss . ; G A B R I E L L I , I l c on te n ut o e l’ ogg ett o , i n T r att. di r. priv ., d i re t t o d a R E S C I G N O , I c o n trat ti , I , Il c o nt rat to i n g e ne ra le , T or in o , 19 99, p p. 641 s s .; I D . , S to ria e d og m a del l’ og get to d el c o ntra tt o , in R iv . di r. c iv . , 2 00 4, I, p p. 3 28 ss . Su l pu n t o, si r i ma nd a, a nc o r a u na v ol ta , a quan t o s i d irà i n fra ne l ca p. I I I, § 3.6 . 110 L a pr o pr ie tà n o n è i l be ne i n sé c o ns id era t o, be n sì la si tua zi o ne giur id ica s o g ge t ti va r e lat iva a l be ne. Pera ltr o , si s ot t ol ine a c ome l ’i st it ut o d e ll a pr o prie tà ( o d e l la c o m pr o pr ie tà ) n o n t occ hi que st io n i relat ive al la te or ia gi urid ica d ei be ni , p oic hé è p r o pr i o l ’u ni ci tà o g get ti va d ella c os a che ra p pre se nta i l pre su p po s t o ne c e s sa r i o affi nc hé e s sa p o s sa d iv enire og ge tt o d i d iri t ti . V ige , qui nd i , u na s os ta n zi ale i nd i pe nd e n za tra i d ue am bi ti . 52 Ed, infatti, – come si avrà modo di approfondire in seguito 111 – sia la dottrina che la giurisprudenza non hanno mai fatto ricorso agli istituti ed ai principi propri della teoria dei beni per interpretare l’art. 1480 cod. civ. e chiarirne l’estensione. Ciò, peraltro, a prescindere dalla decisione assunta in relazione alla questione centrale del nostro studio: sia che venga affermata o che venga nega ta l’appartenenza all’ambito di operatività della norma de qua della fattispecie della vendita di cosa comune, come interamente propria, ad opera di un solo condividente, si è sempre e solo avuto riguardo al problema relativo alla configurazione dell’ogget to dell’atto e mai a quelli involgenti la natura oggettiva di un «bene» e la corrispondente nozione di «parte» in senso tecnico -giuridico. A dimostrazione di ciò, si osservi come la Corte di Cassazione e più in generale gli interpreti, che hanno negato ch e la vendita di cosa appartenente ad altri per una o più quote indivise ricada nella previsione di cui all’art. 1480 cod. civ., non abbiano in nessun caso supportato tale convincimento sulla base di argomentazioni riferibili, anche in senso lato, alla teor ia dei beni. Tant’è, infatti, che i l concetto di «parziale alienità» sotteso al disposto in questione è stato da questi circoscritto a due sole ipotesi: quella in cui una porzione materiale del bene venduto appartenga ad altri e quella in cui siano dedotti nel contratto due o più beni di cui uno non sia di proprietà del trasferente (c.d. vendita cumulativa). Di conseguenza, si è sempre e solo fatto riferimento a situazioni relative alla teoria dell’oggetto del contratto e non, invece, riferibili all’unità oggettiva della cosa. In altri termini, non si è mai dissertato di collegamenti strutturali o funzionali per descrivere la portata del concetto di «parte» sotteso all’articolo in commento; né si è mai definita una sua nozione oggettiva; né, ancora, si è ma i dato rilievo alla naturalità del bene. Tantomeno, si è giunti a delimitare la fattispecie della vendita di cosa parzialmente altrui a quella particolare vicenda in cui siano dedotti nel contratto due «beni» in termini 111 V . i n fra c a p. I I I. 53 oggettivi, costituenti un’unità funz ionale, di cui uno possa dirsi «parte» – nel senso tecnico -giuridico anzidetto – dell’altro. Tali possibili ragionamenti, fondati tutti sulla teoria delle cose e sul presupposto che la stessa possa essere d’ausilio all’interprete per comprendere l’estensi one applicativa dell’art. 1480 cod. civ., non sono stati, in alcun modo, adoperati dagli studiosi chiamati ad analizzare la norma oggetto di studio. Ciò per il semplice motivo che la teoria dei beni, in realtà, non può dire alcunché in merito alla vendita di cosa parzialmente altrui. È, pertanto, con riferimento alla teoria dell’oggetto del contratto (di compravendita) che occorre prendere le mosse per analizzare la vicenda circolatoria che ci occupa. 54 C A P I TO LO II T E O R IA D E L L ’ O G G E T TO D E L C O N T RA T TO : LA C O M UN IO N E O RD I N A R IA E L ’ A T TO D I D I SP O S IZ IO N E D E LL A S IN G O LA Q UO TA 2.1 L A N A T U R A G I U R I D IC A D E L LA C O M UN I O N E O RD IN A R IA . La revisione critica della latitudine applicativa dell’art. 1480 cod. civ., alla luce della teoria dell’oggetto dell’atto , impone di affrontare funditus la preliminare questione relativa alla natura giuridica della comunione ordinaria ed al relativo atto di disposizione della quota 112. È da capire, infatti, se l’art. 1480 cod. civ. possa applicarsi o meno anche all’ipotesi di difetto di legittimazione pro quota, e non solo pro parte, del dante causa di un bene in comunione a più soggetti, 112 Si è c o n sc i c he n o n è q ues to il lu o go per aff ro n tare il vas t o ed a n n o s o pr o ble ma s vilu p pa t o d al le d i ver se d o ttr i ne i n m erit o al la na tura g iurid ic a d el la com u ni o ne or d i nar ia. Tut ta via , a p pare nece s sari o far ne ce n no i n quan t o d all ’ac c og li me nt o d i qu e st a o d i qu ell a te ori a d ipe nd e , co me si av rà m od o d i evid e n ziar e ne l pr o sie gu o, la ri s olu z io ne d i ta lu n e im p or ta nt i que s ti o ni c he s o no alla ba se d e l pr e se nt e s tu d io . Si prec i sa, p oi , c he esul an o d a lla n o str a i nd a gi ne gli is ti tu ti d e l la c om un i on e e r e d ita ria e d i q uell a le ga le, i q ual i – anc orc hé pre se nt i no d egl i as pe t ti c oi nc id e n ti c o n la c o mu ni o ne s em pl i ce – n on p o s so n o per ò e ss er e i n tot o a s si mi la ti a que st ’u lt ima i n ra gi o ne d e lla pres en za d i i nd ici s ia n orm at ivi , c h e d i s tr ut tur a c he ne i m po n go n o u n tr at ta me nt o d if feren z iat o . In fat ti , per u n ver s o, n o n poc h i so n o gl i Au to r i c he ri te ng o n o a p p lica bi li a lla c omu n io ne e red i tari a l a d isc ip li na d i qu e ll a or d i n ar ia s ol o in qua n t o c om p ati b ile , po ic hé que lla ere d itar ia rap pr e se nt e r e bbe u na fa tt is pec ie s ui g e ne ri s d i c om un i o ne, ret ta d a pr i n cip i, i n tut t o o i n par te pr o pr i . Pe r u na più ap pr of o nd ita d is am i na d el la que s ti o ne, s i rima nd a a qu a nt o si d ir à p iù a va nt i i n que st o c a pi t ol o (i n p art ic olare , ne l § 2 .4 ) . Per al tr o ve r s o, i n r e la zi o ne al la c o mu ni o ne le gale , p oc hi o rma i d u b it an o c he es sa, p ur a p par te ne nd o all ’am p i o g e n us d e lla c on ti t olar it à d ei d iri t ti , c o s ti tui sca com u nque u na c o mu ni o ne a sé sta n te, cara tter i z za ta d al l’ as se n za d i qu ot e ( o d i quo te se m pr e ug ual i) e d e lla care n za d el p ote re d i d is p or ne. Me ntr e i n quella ord i na r ia le qu o te s o n o o gge t to d i un d ir it t o i nd i v id uale d ei si n g oli par teci pa n ti e d elim i ta no il p o te r e d i d is p o si zi o ni d i cia scu n o s ull a co sa c o mu ne, nel l a com u ni o ne le ga le i c o ni ugi no n s o n o i nd iv id ua l men te t it o lari d i u n d i r it t o d i quo ta , be n sì so lid a lm e n t e tit o lari d i un d i ri tt o pe r og ge tt o i be ni d el la c o mu ni o ne (v . Ca s s. , 2 8 o t t ob r e 2 00 4, n. 20 86 7, in Riv . g i ur . edi l . , 2 00 5, p . 1 156 ). Sul pu nt o , si è e s pr e s sa a nc he l a C or te co s ti tu zi o na le, c o n la se n te n za n . 3 11 d el 1 7 mar z o 198 8, i n Gi u st. c iv . , 19 8 8, I , p. 1 388 , la q uale ha ric o n osc iu to i l cara t tere d i s pe c ia li tà pr o pr i o d e lla c om un i o ne le gale tra co n i ugi , c hiar end o c o me l a q uo ta i n es sa n o n sar e b be e le me nt o s tru t turale , be n sì s ol o fu n zi o nale d el la f at ti s peci e d ire t ta a : a ) s ta bil ir e l a mi sura i n cui i be ni f ace nt i par te d el reg ime c o m uni tar i o p os s o n o e sse r e a ggr e d i ti d ai cred it or i per so na li ( art . 18 9 c od . ci v. ); b) fi s sare la mi sur a d e ll a r e s po n sa bi li tà su ss id ia ria d e g li s p os i co n i pr o pri be n i per so nal i nei co nfr o nt i d e i c r e d it or i d e lla c omu n i one (ar t. 190 c od . c iv .) ; c ) d efi nire l a pr o p or zi o ne se c ond o c ui s ara n n o at tr ib ui ti i be ni c o mu ni al m ome n to d ell a ces sa zi o ne d e lla c o mu ni o ne (ar t. 19 4 c od . c iv .) . 55 il che rende pregiudizialmente necessario comprendere ed analizzare l’istituto della comunione ed il concetto di quota. Appare, quindi, oppo rtuno dare atto, in limine alla presente analisi, seppur in termini generali, delle varie posizioni dottrinali che si sono sul punto espresse. Tuttavia, la finalità del presente studio non si esaurisce nel riportare le numerose configurazioni giuridiche a cui sono approdati in subiecta materia gli interpreti, ma si avverte l’esigenza, al di là di una dettagliata analisi, di cogliere unicamente le posizioni di fondo e di prendere le mosse dai dati conclusivi delle varie teorie in modo da portare a termine un a ricostruzione sistematica dell’atto di disposizione del bene comune. Si è naturalmente consci che l’indagine sulla natura giuridica della comunione ha dato origine ad una numerosissima serie di opinioni e che essa, quindi, richiederebbe uno studio ben pi ù ampio e approfondito rispetto a quello proprio dell’ambito del nostro compito. Ciò nonostante, siccome riteniamo che non si possa dire nulla di attendibile sull’art. 1480 cod. civ. senza prima aver analizzato il problema della comproprietà e senza prima aver preso posizione in merito alle soluzioni ricostruttive prospettate sul punto, appare opportuno ripercorrere brevemente le varie concezioni che si sono avvicendate in merito alla struttura del regime comunitario disciplinato dagli artt. 1100 e seguenti del Codice civile. Innanzitutto, va rilevato che quel che qui preminentemente interessa è la cosiddetta communio pro indiviso , in quanto quella pro diviso, ancorché venga definita come comunione, in realtà non può essere inquadrata nell’ambito della vera e propria comproprietà. Trattasi piuttosto di un «fascio di proprietà» 113, distinte l’una dall’altra, che hanno ad oggetto più beni uniti tra loro. Non si tratta, quindi, di una comunione sensu stricto poiché, se così fosse, da un punto di vista logico, si dovrebbe giungere alla conclusione che due proprietari di fondi limitrofi sono comproprietari degli stessi, il che evidentemente 113 L ’e sp r e s si o ne è d i B A R A S S I , Pr op ri età e c om pr op ri et à , Mi la no , 195 1, p . 103 . 56 non è 114. Pertanto, l’espressione impiegata per definire tale tipo di comunione risulta essere intimamente contraddittoria: in tal caso, l’unità delle cose, appartenenti a distinti soggetti, forma un’unione esclusivamente materiale e giammai giuridica. Di conseguenza, non è consentito discorrere di quota o di possibile, futura divisione poiché ciascun bene vive una vita giuridica aut onoma ed indipendente e ciascun proprietario non può che godere della cosa a lui appartenente: si è di fronte, insomma, ad un insieme di diritti reali esclusivi 115. Scartato, quindi, dall’ambito della presente indagine tale istituto, va anzitutto sottolineat o come di vera e propria comunione si può parlare unicamente nel caso in cui vi siano almeno due soggetti (siano essi persone fisiche o giuridiche) titolari di uno stesso diritto (reale 116, unico ed indiviso) su una cosa 117. L’art. 1100 del Codice civile, infa tti, 114 L a par s p ro div is o , i n rea ltà , n on è p arte , ma u n t utt o : è, ci oè, « l’ o gge t t o su c ui s i e sau r i sc e pe r i nt e r o e nell a sua i n teg ri tà il d ir i t t o d i pr o pr ietà ». C o s ì B A R A S S I , u lt . op . c it . , p. 103, in n t. 4 . U n ti p ic o ca so d i c om m u ni o pr o div i so è rap pr e se nt at o d al c o nd om i ni o o ve v i s o n o pi ù p ia ni a p part ene n ti a d iver s i ti t olar i. Tal i p or zi o ni d e ll’e d if ici o c o st itu is co n o a p pu nt o u na c o mu ni o ne pr o div i so . È e v id e nte , i n qu e st o ca s o , co me l a te or i a sul la c om un i o ne p res u p p on ga que lla su i be n i, p oic hé so l o ove pu ò d i sc orre rsi d i u n un ic o b ene i n s en s o o gge tt iv o s i p otr à c o ns i d e r ar e u na sua a p par ten en za p luri s o gge t tiv a e d i sc orrere co ns e gue n te me n te d i be n e in c omu n io ne or d i nar ia . 115 F R A G A L I , La c om u ni o n e , i n T rat t. di r. c iv . c o mm. , d ire tt o d a C I C U M E S S I N E O , X I I I, Mi la n o, 1973 , p. 3 23 , il qua le c orre tt ame n te s o tt o li nea com e la co sid d e tt a c om m u ni o pr o div is o pres up p o ne u n a co ng iu n zi o ne d i fat t o n o n acco m pag na ta , i n r e a l tà, d a una c o n giu n z io ne d i d iri tt o , al la qua le va n n o qu ind i ne gat i i c ar a tte r i d e lla c o mu ni o ne ve ra e pr o pri a. 116 Si s ot t oli ne a, i nfa tt i, c ome sc ie nte me n te s i om etta d i ad d e n trar s i nell a que s ti o ne r e lat iva al la p o ss i bil it à d i c o nce pi re u na c o mu ni o ne a nc he s op ra d iri t ti che n o n sia n o r e al i, i n q uan t o e sula t o tal me n te d all ’o g get t o d e l pre se nte s tud i o . È suff ic ie n te d ir e c he , c e r ta men te , il d iri tt o d i pr o prie tà è i l ti p ic o cas o d i com u ni o ne d i sc ip li na ta d agl i ar t t. 11 00 s s. cod . civ ., il c he è b a s tev ole ai f i n i d ella n os tr a i nd ag i ne . S u l pu n t o, c i s i li mi ta a r ic ord are c he – sec o nd o u n a certa im p os ta z io ne – la n or m a d i cui all ’ar t. 1 10 0 co d . civ . avre b be, i n rea lt à, i nte s o d efi nir e l ’a mb i to d i a p p lic a zi o ne d i u na d e term ina ta d i sc ip li na st ab il it a per la com u ni o ne d e i d i r i tt i r e ali , ma n o n avr eb be vo l ut o circ o scri vere l a fi gu ra d ella com u ni o ne s ola me nte al l a s itu a zi o ne d i c o nt it o la rità d i ta li d ir it ti . V. L E N E R , La c om u ni o n e , i n Tra tt. d ir . p riv . , d i ret t o d a R E S C I G N O , V II I , T or i no , 1 98 2, p p. 24 9 250 . 117 A tal i d ue r e qui si ti e ss en z ial i d el la f at ti s peci e (u nic it à d el be ne e pre se n za d i u na p lur a li t à d i ti t olar i d i d iri t ti d i uguale c o nte nu t o s ul b ene ), la mag gi or par te d e g li A ut o r i, ai qua li si ri ma nd a p e r un’a n ali s i pi ù ap pr of o n d ita d el pr o ble ma , ne ha ag gi un t o u n o ul teri ore , c o n si ste nt e nel la r i par ti bi li tà pe r qu ot e d el d ir i tt o sul be ne . I n t al m od o, si d ovre b be d i s ti n guere tr a co mu ni o ne i n se n s o pr o pr i o e c omu n io n i i n se ns o im pr o pr i o. V . G U A R I N O , v oce C o m u ni o ne ( Pr em es s e ge ne ra li e pr i nc ip i r oma n ist i c i) , i n E nc . di r . , V I I I, M il an o, 1 96 1, p p . 24 6 -2 47 e 25 1 s s. L ’id e a d i qu o ta, o ss ia d i par te ci pa zi o ne ad u n t utt o , ri sul ta e ssere , qui n d i, u na carat te r i s tic a e s se n zi ale d e ll’ i st itu t o d e lla c o mu ni o ne d i sc ip li na ta d ag li a rt t. 11 0 1 57 espressamente stabilisce che si è di fronte ad una communio pro indiviso «quando la proprietà o altro diritto reale spetta in comune a più persone». La comunione, quindi, più precisamente, non ha i beni quale suo oggetto immediato: sono i diritti sui beni ad essere posti in comunione 118. Tale istituto, così definito, è di facile individuazione pratica: si presenta ogniqualvolta due o più persone siano titolari di uno stesso diritto su una cosa. Tuttavia, esso costituisce quello che è stato definito «il più travagliato istituto della teoria dei diritti reali» 119. Infatti, gli studiosi hanno enucleato una crestomazia di soluzioni in merito all’esatto inquadramento giuridico della comproprietà che l’hanno resa, di fatto, un istituto a dir poco nebuloso e torm entato 120. Due sono i fattori che hanno contribuito a tale stato di cose: in primis, la scarna disciplina dettata dal legislatore, il quale omette di dare una definizione chiara della contitolarità di diritti e dello stesso cod . ci v. , pur se il n o str o o r d i na men t o c o n o s ce se n z’ al tr o d el le i p o t esi d i com u ni o ni se n za qu o te ( si pe ns i, ad ese m pi o , all a comu n i on i d i us o ci vi co, a ll a com u ni o ne d i pa sc o lo , a lla a br o ga ta c o mu ni o ne taci ta fam il iare, al la c o mu ni o ne d ei be n i tr a c o niu gi ; tal i e se mp i s on o tra t ti d a L E N E R , La c om u n i on e , ci t. , p p. 25 5 ss . ). V . su l pu nt o a nc h e P U G L I A T T I , La p r opr ie tà e le p ro pri età , c it . , p p. 192 s s .; R E S C I G N O , Ma n ual e d el dir itt o pr iv at o ita li an o , N ap ol i, 1 97 5, p. 483 ; P A L E R M O , Co mpr op ri età ed us i c iv ic i , i n Gi u r . agr . it ., 196 0, p . 5 3 4; P I A Z Z A , v oce C o mpa s c ol o , i n Nov is s . D i g. it ., I I I , To r i n o, 19 59 , p p. 7 19 s s. ; L I P A R I , L a c om u ni o n e t ac ita fam il iar e ( sp u nti d i ri fl e ss i on e) , i n Riv . di r . agr ., 197 2, I, p. 1 05 3. U na d i s ti n zi o ne tra com u ni o ne c o me «c a te g or i a» e c o mu ni o ne c om e «ti p o » è st a ta c om p i uta d a F R A G A L I , La c om u n io n e , c it ., p p . 31 s s. , sec o nd o il quale l ’ar t. 11 00 c od . ci v. rap pre se nt e r e bbe u na figu r a ge nera le d el la com u ni o ne co me «cate g oria » , com pr end e n te la c o mu n io ne se n za qu ote , me n tr e gli ar t t. 1 10 1 e s s. c od . c iv . d eli neere b be r o l ’i p o te si d i c om un i o ne i n te sa c ome «t ip o » (l a c omu n i o ne per quo te) . Tut ta via , si è s ot t ol in e at o c o me «l a pre se n za o a s se n za d i u na par teci pa z i one pe r qu ot e r ig uard a no n s ol ta nt o la d isc i pli na , b en sì la co nfi gur az i o ne ste s sa d e l fe n o me n o» ( L E N E R , La c om u n io n e , ci t. , p . 25 4 ). 118 D’al tr o nd e la ma nua li s t ica in se g na che i s og ge tt i n o n s o no ti to lar i d ei be ni , ma d e i d ir i tt i su i b e ni . Ne c o ns egue c he , d a un pu nt o d i v is ta giur i d ico , la circo la zi o ne d e i be n i è , i n r e al tà , ci rco la zi o ne d ei d iri t ti i n qua nt o i l be ne se gue s ol o la s or te d e l d ir it t o , e s se nd o ne l ’ og ge tt o . V. G A Z Z O N I , M a nu al e d i dir itt o priv at o , Na p ol i, 20 06 , p. 19 7; S A N T O R O -P A S S A R E L L I , D ott ri n e g e n era li de l d iri tt o c iv il e, Na p oli , 20 02 , p . 5 5; V I T A L E , C om u n i o ne e s oc i età , i n Riv . dir . c o mm. , 196 5, I, p. 391 . S i pe n si , ad e se m pi o , ad u n i mm o bi le i n c ui il d iri tt o d i ( nud a ) pr o prie tà ap par te ng a ad un u n ic o (n ud o ) pr o prie tar io e v i sia n o più c ou sufr ut tuar i: unic o , in que s t o c as o , è il be ne ; tu tta via , s o n o p os ti in c omu n i one pi ù d iri tt i real i inc id e nt i sul lo s te ss o . 119 L ’e s pr e ss i one è d i B O N F A N T E , C or s o d i d ir itt o r oma n o , I I, La pr op ri età , Mi la n o, 196 8, p . 3. 120 F E D E L E , La c om u ni o n e , i n Trat t. di r . c iv . , d ire tt o d a G R O S S O -S A N T O R O P A S S A R E L L I , I I I , 5 , Mi la n o, 19 67 , p. 4. 58 concetto di quota; secondariament e, alla base della nozione di comunione è possibile rinvenire una contraddizione tra l’unicità dell’oggetto su cui il diritto insiste e la pluralità di titolari del medesimo, contraddizione che si appalesa in modo ancor più evidente nell’ipotesi in cui si tratti di contitolarità del diritto di proprietà. In tal caso, infatti, il carattere tradizionalmente tipico della proprietà, ossia l’essere il potere di disposizione e di godimento sulla cosa pieno ed esclusivo 121, contrasta inevitabilmente con l’esistenza di più soggetti proprietari pro quota del bene: due comproprietari, a dispetto ad esempio di due usufruttuari di un medesimo bene, hanno un diritto non solo minore rispetto a quello del comune alienante, ma anche – secondo taluni 122 – diverso, poiché farebbe difetto il potere di gestione autonomo (e, cioè, il diritto di stabilire il tipo ed il modo di utilizzazione della cosa). In altri termini, appare evidente come, in tal caso, il paradigma della proprietà solitaria si alteri indubitabilmente. Ed il disagio dell’interprete di fronte a tale tensione tra l’archetipo della proprietà individuale e la comunione si riflette sulle difficoltà 121 I c ar at te r i t i pic i d ella pro pr iet à, os s ia l’a s s o lute z za , la p ie ne z za e l’i m me d ia te z za , s o no st at i r e cen teme n te o g get t o d i pr of o nd a ric o n sid era z i o ne e la lor o i mp or ta n za è st ata r id i men s io n ata . S i è , in par tic o lare, ev id e n zia t o com e la pr o pr ie tà n on a p pa r te n g a più , i n rea ltà , al n over o d ei d ir i tt i fo nd a me n tal i, m a a que lla d e i r a p p or t i e c on o mic i , c ome l’ art . 4 2 C os t . lasc ia i n te nd ere. V . F E R R I , D ai c odic i de lla p ro pr iet à al c odic e de ll ’i mp re sa , in E ur opa e d ir . priv . , 2 00 5, p. 4 15 ; C O M P O R T I , R el az i o ne i ntr od utt iv a , i n AA . VV . , La pr opr iet à ne ll a Ca rta E ur o pea d e i dir itti f o nd am e nta li , a c ur a d i C O M P O R T I , Atti d el Co nv e g no d i S tud i – S ie n a 18 - 19 ott ob re 2 002 , p p . 4 s s. I l c ar a ttere d el la p ie ne z za d el d iri t to d om i nica le, qui nd i , n o n d e sc r ive r e bbe p iù i l d iri t t o d i d is p orre i n mod o p ie no ed esc lu si v o d el la co sa, m a sta r e b be più se m plice me n te ad i n d icare l’ ine s is te n za ne l n o st ro ord i na me n to d i u n al tr o d i ri tt o re ale p iù a m pi o d e lla p ro pr iet à. Pa rime n ti , l’e sc lu s ivi tà n on c o st itu i r e b be u n eleme n t o s tru t tura le d el d iri t to d om i ni cale, i n quan t o r ifle s s o d e l d o ve r e ge ner ic o d el n e mi n em led e re e , per ta nt o , sare b be eleme n to c omu ne a tut ti i d i ri tt i a s so lu ti , c ome quell i d el la per s o nal it à. V. T O T I , Co m u ni o ne e m as se c o mu n i pl ur im e , Mi la n o, 200 9, p p. 182 -1 83 . Ta n t’è c he og g i s i rit ie n e , c omu ne me nt e , ne lla d ot tr i na c ivi li s ta p iù recen te, c he no n e si s ta u n’ un ica pr o pr ie tà , m a t an ti p ar ad ig mi d i pr o prie tà , og nu n o c o n i pr o pr i s ta t uti (c .d . co nc e zi o ne p lur a li st ic a d e gl i st atu ti d el la pr o pr ie tà: si è par lat o , a tal pr o p os it o , d i pr o pr ie tà agr ar ia , pr o pr ie tà ed il iz ia , p ro pr iet à fore s tale , pr op rie tà d ei be ni d i co ns um o , e tc . ). V . ex m u lti s P U G L I A T T I , La pr op ri età e le pr op ri età , ci t ., p p . 30 s s. ; S A N T O R O -P A S S A R E L L I , P ro pri età priv ata e C ost it uzi o ne , i n R iv . t ri m. d ir . e p r oc . c iv . , 197 2, p p. 9 53 ss . ; C O C O , Cri si ed ev o l uzi o ne n el d ir i tto d i pr op ri età , M ila n o, 1 965 , p p . 207 s s. ; G A M B A R O , D el la pr opr ie tà edi liz ia i n ge n er a le , i n T ratt . d ir . p riv ., d ir ett o d a R E S C I G N O , V II , T or i n o, 198 2, p p . 4 84 s s. 122 B R A N C A , C o m u ni o ne . Co nd om i ni o n eg li edi fic i , i n C om m. c od . c iv . , a c ura d i S C I A L O J A -B R A N C A , L ibr o III. D e ll a pr op ri età . A rt. 110 0 - 11 72 , B ol o g na - R om a, 19 82 , p. 2 . 59 concettuali oggettivamente riscontrate dalla dottrina nell’esatto inquadramento dell’istituto. L’antinomia insita nel concett o di comproprietà ha fatto, pertanto, assumere a taluni Autori 123, in un passato non molto recente, delle posizioni sensibilmente scettiche nei confronti di questo istituto, arrivando financo a negare l’esistenza del diritto dominicale durante lo stato di indivisione (cosiddetta teoria nihilista ). Il punto di partenza, che risulta peraltro comune a quasi tutte le teorie sulla comproprietà, è sempre il medesimo: la proprietà è un diritto pieno ed esclusivo. Pertanto, secondo questa opinione, siccome il requisi to dell’autonomia risulta essere essenziale ed atteso che quest’ultimo non può realmente sussistere nell’ipotesi in cui spetti congiuntamente a più persone, ne consegue che la comproprietà sarà un diritto sui generis, il quale rappresenta piuttosto una mer a aspettativa di conseguire con la divisione una porzione della cosa materiale. Il condominio costituirebbe così «uno stato di pendenza dei rapporti destinato a sparire, senza lasciare traccia di sé nella storia dei mutamenti del dominio» 124. Pertanto, poiché i singoli partecipanti hanno sulla cosa un dominio meramente virtuale o potenziale, non si potrebbe parlare a rigore di comunione, ma piuttosto si dovrebbe discorrere di compossesso di cosa di cui può dirsi che dominum non habet sed habere sperat . Il ragionamento logico, assunto da tale dottrina, è evidente e si fonda su di un sillogismo apparentemente coerente: la proprietà è signoria generale ed esclusiva; la comproprietà è sì generale, ma non esclusiva; dunque, essa non è vera proprietà 125, ma unicamente una realtà giuridica provvisoria destinata a sparire (al pari 123 C O V I E L L O , La q u ota i nd iv is a e i l div i et o di esp r op r iazi o ne f orza ta , i n G i ur . it. , 190 3, p p. 2 49 s s .; B O N E L L I , I c o nc ett i di c o mu n i o ne e di pe rs o na lit à n el la te or ia d e ll e soc ie tà c o mm erc ia li , i n Ri v . di r. c om m . , 19 03 , p p . 299 ss . ; C A R N E L U T T I , App u nt i s ul l’ac c er tam e nt o n eg oz ial e , in R iv . d ir . pr oc . c iv . , 19 40, p p . 21 ss .; C A R U S I , Os s erv az i o ni i n t ema d i c o mu n i on e e d e ff ic ac ia d ic hia rativ a d e lla d iv i si o n e , i n Riv . d ir . c om m. , 194 8, p p. 37 2 s s. ; P E R O Z Z I , S ag gi o c rit ic o s u lla t e ori a d e lla c omp r op ri età , i n S c ritt i gi u ri dic i , I, M ila n o , 194 8, p p . 4 40 s s. 124 Co sì C O V I E L L O , La q uo t a in div i sa e i l div iet o d i e s pr opr iazi o n e f o rzata , ci t. , p. 24 9. 125 P E R O Z Z I , S agg i o c r itic o s u lla te o ria de ll a c o mp ro pr iet à , ci t. , p . 4 41. 60 di una «meteora giuridica» 126). In realtà, come è stato efficacemente osservato, tale tesi pecca di apriorismo poiché la premessa maggiore del sillogismo appare indimostrata 127. Gli artt. 1101, 110 2 e 1103 cod. civ. descrivono le facoltà proprie di ciascun contitolare e tutte tali facoltà sono le stesse che spettano al singolo proprietario, tra cui il potere di esclusività che ha dato tanto da pensare agli assertori della teoria nihilista. Inoltre, se davvero così fosse, e se cioè durante il perdurare del regime comunitario non esistesse alcun diritto di proprietà, si dovrebbe concludere che i beni immobili, in quanto res nullius, apparterrebbero allo Stato, ai sensi dell’art. 827 cod. civ. 128. Né varrebbe replicare che vi sarebbe, comunque, un legame, per quanto affievolito (o in ogni caso minore rispetto a quello della proprietà), tra i comunisti e la cosa 129, poiché l’anzidetto disposto afferma, espressamente, che l’unica relazione che consente di impe dire l’acquisto del bene da parte dello Stato è quella della proprietà (e non altro e diverso diritto). Inoltre, affermare che in virtù dell’efficacia dichiarativa della divisione il periodo di comunione sarebbe cancellato, significa non considerare che la retroattività della divisione 130 è, in verità, una finzione e che lo 126 T O T I , Co m u ni o n e e ma ss e c om u ni pl u ri me , c it ., p . 1 1. 127 È s ta t o, g iu sta me n te, r ileva t o c he « freque n tem en te si o s serv a c he ne l li ngu ag gi o c o mu ne il d ir i tt o d i pr o prie tà v ie ne i n d icat o c ome il d ir it t o d i fare ci ò che si vu o le e c o n al tr e t ta nta freq uen z a si me tte i n guard ia il let t ore d al cred ere che que sta sia u na p r e se nt a zi o ne ap pr o pr iat a. In effett i si tra tta d i u na d iz i on e in se n sat a» (c os ì G A M B A R O , La pr o pri età , i n Tra tt. di r. p riv . , a cura d i I U D I C A Z A T T I , Mil a no , 1 99 0, p . 96) . 128 Pe r P U G L I A T T I , La p r op ri età n el n u ov o d ir itt o , ci t. , p. 163 , « tut te c od e st e s olu z io n i pe r ve n g o n o ad un r i sul ta t o c o nt rari o al l a real tà e r i pug na n te all a n o s tra co sc ie n za g iur id ic a : c he l a c os a co mu ne si tr ovi n ella s it ua zi o ne d i un a re s n ul l i u s , d ella quale tu t tav ia d e t e r mi na ti s o gge t ti ( n o n s ol o g od a n o) , ma a b bi an o la gara n zi a giur id ic a c he le g it ti ma il l or o g od i me nt o , esc lud e nd o que ll o d i o g ni al tr o s og ge tt o c he n o n tr ova si ne l la lo ro co nd i zi o ne » . 129 Pe r B O N E L L I , I c o nc etti di c om u n io n e e di p er s o na lit à ne ll a te or ia de l le s oc iet à c om me rc ia li , c i t ., p . 7 47 , il be ne n o n po tre b be c o n sid era rs i r e s n ul li u s i n quan t o, pur e ss e nd o pr i v o d i u n c ol le g ame n t o co n l a pr o prie tà , « n o n ( sare b be ) pe r ques t o men o e le me nt o pa tr im o n iale e me n o c ol le gat o al l e s o r ti d e l pa tri m o ni o i n cui si tr ova » . 130 L ’ar t . 75 7 c od . c iv ., ric hia ma t o anc he per la d i v is io ne d el la c omu n io n e ord i na r ia d a ll ’ar t . 1 116 c od . c iv ., preved e c he « o gn i coe red e è repu ta t o so l o e im me d ia t o suc c e s so r e i n tu tt i i be ni c o m p one n ti la sua qu ot a o a lu i pe rven ut i d alla suc c e s si o ne , a nc he pe r a cqui s to al l'i nca n t o, e s i c o ns id era c o me se n o n ave s se ma i a vut o la p r o pr ie tà d eg li al tri b en i er ed itar i ». Ta le n orm a r ip rod uce , quas i e sat ta me nte , il pr e vig e n te a rt . 1 034 d el Cod ice ci vile d el 186 5. 61 stato di comunione è una realtà esistente e produttiva di effetti 131. 131 F or te me nt e d i ba t tut a r i sul ta es sere l'e sa t ta n atur a giur id ic a d el la d ivi si o ne . L ' i nte r p r e ta z i o ne tr ad i zi o nale , fa tta pro pr ia d al la qua si una ni me giur is pr ud e nz a d i le g it t i mi tà, at tr i bu i sce al la d i vi si o ne u na na tura d ic h iara tiv a , p oic hé o g ni c oe r e d e v ie ne r ite nu t o d a l la le gg e com e acqu ire nte i mmed i at o d ei be ni a pp ar te ne n ti al de c ui u s (i n vi rtù d el la a n z id etta eff icaci a re tr oa tt iva sa nc ita d all ’ar t. 75 7 c od . c iv .) . Difa t ti , pre nd e nd o s pu n to d a l d a t o le tter ale d el ci tat o d is p o st o, se mb r a c he la d ivi si o ne n o n ra p pre se n t i i l t it o l o d i acqui s t o d ei d iri tt i che, in vir t ù d i e s sa , e ntr an o a f ar p ar te d el pa tri m o ni o i nd ivid uale d ei com pr o pr ie t ar i . Si e sp r i mo n o , i n ta l se n s o, ad e sem p i o, Ca s s. 2 9 mar z o 200 6, n. 723 1, i n Ma ss . G i us t. c iv . , 2 006 , f asc . 3; Ca ss . 2 9 apr ile 20 03 , n. 66 53 , i n D ir . e gi ust . , 2 003 , XX I , p. 47 ; Cas s . 5 ma r zo 19 87 , n. 232 0, i n N uov a gi u r . c iv . c omm . , 198 7, p . 45 6; Ca ss . 14 ge nn ai o 198 5, n. 28 i n Gi us t. c iv . , 19 85 , I, p. 1 700 . I n d ot tr i na, v. A Z Z A R I T I , L a div i si o n e , i n T ratt . di r. priv . , d iret t o d a R E S C I G N O , V I , To ri n o, 1 982 , p . 41 7; P U G L I A T T I , T ra sc r izi o ne i mm obi li ar e , I, Mes s in a, 1 945 , pp . 75 ss . ; O P P O , Ad e mpi me nt o e l ibe ra lità , Mi la no , 1 94 7 , p . 2 49 ; G I A N N A T T A S I O , D el le s uc c e ss i on i , i n C omm . c od. c iv . , s ub a rt. 758 c .c . , I I I, To ri n o, 1 98 0, p. 161 ; R E S C I G N O , Ma n ua le di di ritt o pr iv a to , Pad ov a, 19 85 , p. 484 . Tut ta via , i l d o gm a d ell a d ich iara ti vi tà è st at o , g ius ta me nte , d i rece nte , og get t o d i un 'am p ia revi si o ne crit ica; si è , i nfa tt i, s o tt o li ne a to c he la na tura d ic h iara tiv a d el la d iv is i on e n o n pu ò d ed ursi aut o ma tic a me nte d alla e f ficac ia re tr oat ti va d ell a s te ss a p o iché t ali d u e co ncet t i s o n o , i n r e a lt à, lo gic ame n te i nc o mp at i bil i ( v. S A N T O R O -P A S S A R E L L I , L a tra ns azi o n e , Na p ol i, 1 975 , p p . 32 s s. ; F A L Z E A , voc e Ac c erta m en to ( t eo ri a g e ne ral e) , i n E nc . di r. , I , Mi la n o , 19 58, p p. 20 9 -2 11 ) e c he « il d at o i nel im i na bile che la d ivi si o ne d e te r mi na i l t r apa s s o d a u n o s ta t o d i com pr o pr iet à ad u no s tat o d i pr o prie tà i nd ivid uale » i m p or t a c o n se gue nte me nte che es sa ha , p iù c orret ta men te , una na tur a c o s ti tut iv o -tr asl at iva . C o sì F O R C H I E L L I - A N G E L O N I , D e lla div i s io n e , i n Co mm e nta ri o al c od . c iv . , a c ur a d i S C I A L O J A - B R A N C A , I I , D e l le s uc c e ss i o ni ( a rtt. 71 3 768) , 2ª e d . , B o lo g na -R om a, 2 00 0, p. 688 ; i n s en so c o nf or me, v. M I N E R V I N I , D iv i si o ne c o nt rat tu al e ed a tti e q uipa rat i , Na p ol i, 19 90, p p . 59 s s; M I R A B E L L I , v oce D iv i si o ne ( d ir . c iv .) , i n N ov i ss . D ig. it . , V I, T ori n o, 19 64 , p . 3 5. I nfa t ti , co n la d ivi si o ne il c o nd iv id e n te d ivi e ne t it o lare d i si tua zi o ni g iur id ic he nu ove e d iver se ris pe tt o a que l le a lui s pe tta n ti d ura n te la s it ua zi o ne d i c omu n io ne . Pe rta nt o , « no n pu ò me t te r si i n d u b bi o … la na tura c o s ti tu tiv a d eg li ef fet ti d e lla d i vi si o ne, giacc hé la s it ua zi o ne gi ur id ic a pr e e si ste n te a lla d iv is i on e (o s sia la c o nt it ol ari t à ind iv isa pr o qu o ta d e i b e ni e r e d i tar i) è d i ver sa d alla s itu a zi o ne c h e s i i n s taura i n co ns egue n za d e lla d iv is io ne ( pr o prie tà e scl usi va d el la p or zi o ne )» . C os ì L U M I N O S O , D iv i si o n e e s ist ema d ei c o nt ratt i , i n C o ntr att o d i d iv i si o n e e a u to n om ia priv at a , At ti d e l C o nve g no d i Sa n ta Mar ghe ri t a d i Pula, i n I Q ua de r ni d el la fo n dazi o n e ita li a na p er il n ota riat o , p. 16 . S i è, in fa t ti , ri leva t o c ome l’ at tri b uire al la d ivi si o ne un a na tur a d ic hia r at iva c ond urre b be a rite nere « i ns p ieg ab il i» u na ser ie d i fa tt is pe c ie c he l o s t e s so le gi sla t ore a n n over a ne l g e nu s d e lla d iv is i o ne: le ip o te si d e l c o ngua g li o ( ar t . 72 8 c od . ci v. ), d e ll ’ att ri bu zi o ne d e ll ’i n ter o be ne a l co nd i vid e n te c o n tac ita zi o ne i n d e na ro d e gli a ltr i (ar t. 72 0 c od . c iv .) e d el l a vend it a (c o n o se n z a i n c an t o) c o n ri par ti z i on e d el ric ava t o (ar t. 71 9 c o d . ci v. ) d escri v on o d e lle vic e n d e d ivi si o na li i n cu i s i rea li z za , se n za d u b b io , u n ac quis t o a str ut tura tr a sla ti va , ave n te ad o gge t t o uti li tà no n p ro ve nie n ti d al la su cc es si o ne. Co sì A M A D I O , D iv i s io n e er ed itar ia e t ec nic h e ap p orz i o nat or ie . L a di sp o siz io n e d el la q u ota , Re la z io ne i ne d ita , 2010 , p . 6. Per ta nt o , l’ ap p or zi o na me nt o pu ò reali z zar si att raver s o at ti tr a sla ti vi . Di c o n se gue n za , afferm a re che co n la d i vi si o ne « l o s ta to d i co mu ni o ne vie ne t ot a lme n te c a ncel la to » (c o sì M I N E R V I N I , u lt . op. c it ., p . 35 ) as sume u na va le n za, u ni c ame nte , d e scri t ti va e n o n g iur id ica . Va, i n og n i cas o , rilev at o c o me la r e tr o att iv it à c .d . reale (i n quan t o o pp o ni b ile er ga om n es ) d ell'ef fet t o d i vi si o na le n o n sia as s olu ta , ma in co nt ri d e i l im it i be n pr ecis i (s i pe ns i, ad e se m pi o , all a d isc ip li na d e i fru tt i, p er i qual i la re tr oa tt iv it à o pera unic ame n te i n r e la z io ne a que lli n o n se para ti , o al fat t o che e ss a es pl ica i pr o pri effet ti u nic ame n te c o n r iguar d o al la t it o lari t à d ei s oli be ni c o ncre tame n te 62 Senza, poi, sottolineare il fatto che non tutte le comunioni si prestano ad essere sciolte mediante divisione; basti pen sare alla disposizione di cui all’art. 1112 cod. civ. 132, rubricata «Cose non soggette a divisione», od a quella di cui all’art. 1119 cod. civ. 133, rubricata per l’appunto «Indivisibilità» 134. Rimarrebbe, infine, in ogni caso, senza risposta una fondamentale domanda: chi è titolare della cosa prima che si giunga allo scioglimento della comunione? Se, dunque, è lontana dal vero l’opinione per la quale la comproprietà non sarebbe vera e propria proprietà, secondo altra parte della dottrina nella comunione andrebbe riconosciuto un diritto di proprietà spettante ad un ente distinto dalle persone fisiche dei compartecipi (c.d. teorie collettivistiche) 135. In base a tale prospettiva , alla collettività dei condomini verrebbe riconosciuta una soggettività giuridica distinta da quella dei singoli comunisti come avviene – in modo non dissimile – nella società di persone o nelle associazioni non riconosciute. Si assiste, così, alla creazione di un «ente comunione» 136. as se g na ti a l c o nd iv id e n te ) . D isc or s o a p arte meri ta la c o n sid era z i o n e d ell a d ivi si o ne pe r i l d ir i tt o tr i bu tari o , ove al la s te ssa è as se g nat a na tura d ic hia r ati va e , per ta nt o , è ap p lic a bi le l ’ aliqu o ta m i ni ma d ell ’1 % prev i sta d a ll ’ar t. 3 d el la Tari ffa , par te pr im a, al le g ata a l D.P .R . d el 26 a pri le 19 86 , n . 131 . V . Cas s ., 4 g iu g n o 200 7, n. 13 00 9, in Gi u st . c iv . Ma ss . , 20 07 , fa sc . 6 ; Ca s s. , 2 6 ot t o bre 1 98 1, n . 5 578 , iv i, 198 1, fas c . 10 . 132 L o sc i o gl ime n t o d ella com u ni o ne n o n pu ò e ss ere chie s to qu and o s i tra tta d i c o se c he , se d iv i se , ces sere b ber o d i serv ir e all'u s o a cui s o n o d e st i na te. 133 L e par t i c o mu ni d e l l'ed i fici o n o n s o n o s o g get te a d ivi si o ne , a men o c he que s ta p os sa far si se n za r e nd ere p iù i nc o mo d o l' us o d e lla c o sa a ciasc un co nd om in o . 134 V. S C O Z Z A F A V A , voc e C om u n io n e , in E nc . gi u r. T re c c ani , R om a, 1 988 , p. 2 , il qua le s o tt o li ne a , g iu st ame nte , c ome tale r ic os t ruz io ne si li mi ti , fur be sc ame nte , ad e lud e r e il pr o b le ma , p r o pr i o per ché la vera que st i on e è st ab il ire l a nat ur a d ella com u ni o ne pr i ma c he e s sa v en ga sc io lt a, se p o s si bi le, tr am ite la d ivi s io ne. Cfr . anc he F E D E L E , La c om u n i o ne , c it ., p . 7. 135 L ’id e a c he il be ne i n co mu ni o ne a pp arte n ga ad u n en te c ol let ti v o è st ata ava n zat a, c on v ar ie tà d i o pi ni o n i, d a L U Z Z A T T O , La c omp r opr ie tà n e l dir itt o ital ia n o , To r i n o, 1 908 , p p . 17 s s .; C A R N E L U T T I , P e rs o na lit à gi u rid ic a e a ut on o mia pat ri mo n ial e n el la s oc i età e n el la c o m u n io n e , i n R iv . d ir . c om m . , 191 3, I, p p. 8 6 s s. ; D O S S E T T O , T eo ri a de l la c om u ni o n e , Pa d ova , 1 94 8, p p . 16 s s .; I D ., v oce C om u ni o n e ( di r. c iv .) , i n Nov is s . D i g. it ., I II , T or i n o, 1 959 , p p . 859 ss .; G R A S S O , L’ e spr op riaz i o ne d e lla q u ota , Mi la n o, 19 57 , p p . 24 s s. ; P U G L I A T T I , La pr opr i et à ne l n u ov o di ritt o c iv i l e , cit ., pp . 166 s s. ; B R A N C A , C om u ni o ne . C o nd o mi ni o n eg li edi fi c i , ci t ., p p. 6 ss .; L O R E N Z O T T I , L’av v i s o ai c o nt it ola ri n el l ’e spr op ri azi o ne d e i be n i i nd iv i si , i n Te mi ro ma na , 19 80 , p. 72 9; R O D O T À , Pr op ri età ( D i ritt o v ig e nte) , i n N ov i ss . D ig . it. , X I V , T ori n o, 1 96 7, p. 1 44 ; P E R L I N G I E R I , I ntr o du z i o n e al la p ro bl ema tic a d el la p r op ri età , Na p ol i, 197 4, p p. 51 s s .; R E S C I G N O , Pe r u n o s t udi o s ul la p r opr ie tà , i n R iv . di r. c iv . , 1 972 , I , pp . 24 s s. 136 Si par l a, a ta l pr o p os it o, c o n varie tà d i e spr es si o ni , d ella pre se n za d i 63 Pertanto, in tal modo, non viene posto in discussione che la p roprietà spettante all’ente sia normale proprietà, anzi si reputa che la creazione di tale espediente consenta, per l’appunto, di coniugare l’esclusività e l’assolutezza del dominio sulla cosa (spettante alla collettività) con la presenza di più soggetti t itolari della medesima, attraverso la riconduzione ad unità della pluralità di comunisti. La collettività sarebbe, dunque, qualcosa di distinto dalla somma atomistica dei singoli partecipanti: il bene comune appartiene al nuovo soggetto giuridico ed i sing oli comproprietari non sono titolari di tutta la cosa, ma soltanto di porzioni di essa che però non si conoscono 137. La quota, quindi, rappresenterebbe la misura della partecipazione dei singoli comproprietari all’ente comunione (come similmente accade per l e società di persone) a cui spetta la proprietà individuale del bene comune. Indici normativi che confermerebbero tale teoria sarebbero riscontrabili, ad esempio, nella mancanza di poteri di gestione nel singolo partecipe (art. 1102 cod. civ.), i quali sp etterebbero, infatti, al gruppo (art. 1105 cod. civ.); nella previsione del principio maggioritario che esclude l’autonomia dei singoli comunisti (art. 1105 cod. civ.); nella formazione, attraverso l’organo interno dell’ente – l’assemblea dei comproprietar i – di un regolamento che è legge all’interno dell’ente stesso; infine, nel campo dei rapporti obbligatori, nell’obbligo da parte dei creditori di agire sulla cosa comune e, cioè, una vera e pr o pr ia pe r so na gi ur id ic a a s tra tta o d i un a c ol let ti vi tà or ga ni z z ata o d i una pe rs o na g iur id ic a c o l le t ti va o d i pr o prie tà c ol let ti va. Ad og n i mod o , l’ as pet t o d i f o nd o, c o mu ne ai s o s te ni to r i d i tale te or ia , ri sied e ne l c o nce pir e la pr o prie tà d ella co sa c omu ne i n c a p o ad u n e n te giu rid ic o s o gge tt iv o (c o st it ue nte u n te rti u m ge n us r i spe t t o al le pe r s o ne fi s ic he e g iurid ic he) , be n d i st i nt o d a lle per s o ne d ei par tec i pa n ti . 137 V. B R A N C A , Co m u ni o n e . C o nd omi n i o n eg li edi fic i , cit . , p . 10 , i l quale co nt i nua affe r ma nd o c h e «vi è d u nque que ll a i mp o s si bi li tà d i ar ti co la z io ne d el lor o d ir it t o d i d o mi ni o c he è ti pic a , pe r mo t ivi d i vers i, i n al tri ca si i n c ui si p arla d i quie s ce n za . I ns o mm a, fi no a qua nd o n o n si vie ne a ch iar ire i l ra p p or to es si s o n pr o prie tar i s oli tar i s ol ta nt o i n p o te n za, i n at t o eserci ta n o p o teri e f aco l tà c o me mem br i d i un i n sie me c he ne c e s sar iame n te è l’u nic o pad r o ne d ella c os a» . N on a cas o, qu in d i, a d e t t a d i tale op i ni o ne, i l le gi sla t ore avre b be at tr ib ui to a lla d ivi si o ne c ar a t te r e r e tr oa tt iv o -d ic hiar at iv o i n qua nt o nel la fa se d i c om un i o ne n o n si sa d i c hi si a il be ne tr a i par te c ip a nt i ed i n qua li po rz i o ni a l or o s pet ti . L a co sa com u ne s ar e b be , i nfa tt i, d e lla c o lle tt iv ità . 64 sulla cosa appartenente all’ente -debitore, prima di aggredire il patrimonio individuale dei comunisti, se questi ne fanno richiesta (principio derivante dall’applicazione analogica, al caso di specie, dell’art. 2741 cod. civ.) 138. Questa ricostruzione, pur autorevolmente sostenuta, è stata oggi ormai del tutto superata. Innanzitutto , essa pecca di artificiosità poiché crea, dal nulla 139, un ente collettivo in cui i condomini, non potendo essere reputati immediatamente proprietari del bene, divengono titolari di un diritto avente ad oggetto la partecipazione pro quota al soggetto giuridico comunione, rispetto al quale la cosa altro non è che il bene referente di secondo grado. In realtà, nella comunione le sfere individuali non si mimetizzano in un centro di imputazione nuovo e diverso 140. In secondo luogo, il principio maggioritario che q ui si assume esistente non opera in modo speculare rispetto alle associazioni non riconosciute od alle società di persone; infatti, gli atti di disposizione della cosa comune sono possibili, unicamente, col consenso di tutti i partecipanti ( ex art. 1108, terzo comma, cod. civ.), il che rende poco credibile che il legislatore abbia voluto entificare la pluralità dei comproprietari 141. Senza, poi, considerare che nella comunione di due persone la regola maggioritaria non può evidentemente operare. Inoltre, l’amministratore, organo tipico delle società e delle persone giuridiche, non è un organo sempre necessario della comunione 138 B R A N C A , C o mu n i o ne . C o n dom i ni o n eg li edi fic i , ci t. , p p. 11 -1 2. 139 Ma nc a , i nfa tt i, qual si v o gli a ric o n osc ime n t o e s pre ss o i n ta l se n s o d a par te d e l le gi sla t or e . V a, per al tr o, ri leva t o co me la d o tt ri na ch e sc or ge ne lla com u ni o ne l a str ut tur a d e lla per so na li tà gi uri d ica f in i sca per far n a scere la per s on a g iur id ic a a nc he d a e ve nt i d el tut t o ca su ali , co me ad e se mp i o d a l ve nt o che u ni sc e d ue muc c hi d i gr an o ov ver o d all ’acc or d o d i d ue per s o ne che pr end o no in c o mu ne l ’a b bo n ame n t o ad u n gi or nal e, d a ll o s cavo d i f o ss i, e c o sì via , il c he n o n a pp ar e ac c e tta b ile . V. F R A G A L I , L a c o m un i o ne , ci t. , p . 4 22 , il q uale c ita esem p i tra tt i d a F E R R A R A , T e or ia de ll e p er s o ne gi u rid ic he , Na p ol i, 192 3, p . 465 . 140 F R A G A L I , La c om u ni o n e , cit ., p . 4 29 , i l qua le c o n t inu a so t t oli nea nd o c he « ne ll a c o mu ni o ne v’ è una p lura li tà s o gge t tiv a che so l o per c om od it à term i n ol og ic a si pu ò d e n om i nare gru p po , n on p erché ad e s sa po s sa r ifer irs i u na coe si o ne id o ne a a c o nd ur la ver s o la per s on ali tà » . 141 G U A R I N O , voc e C o mu n i o n e ( P r em es s e g e ne r a li e pr i n c ipi r oma n ist ic i) , c it ., p. 249 , i l quale – i n n t . 2 0 – co n ti nua , i nfa t ti , af ferma nd o c he « la nece s si tà d el co ns e n s o u na ni me … n o n s o lo n o n pre su pp o ne la ti t ol ari tà d el gru p p o , ma a l co nt r ar i o la e sc lud e t o tal me n te » . 65 semplice e la sua nomina è talvolta nella discrezionalità dei suoi partecipanti 142. A tale configurazione giuridica è stato, poi, obiettat o che ha senso parlare di soggettività giuridica solo nei casi in cui il gruppo è organizzato in funzione del perseguimento di scopi che vanno oltre la mera situazione di appartenenza, come accade nelle associazioni riconosciute, ma non come si verifica ne lla comunione. Inoltre, si è rilevato come i concetti di comunione ed unico ente collettivo rappresentino una vera e propria contraddizione in termini, poiché la comunione postula l’esistenza di una pluralità di soggetti, mentre la personalità giuridica ri chiede l’unicità del soggetto 143. Infine, manca del tutto nella comunione una qualsivoglia forma di autonomia patrimoniale, la quale rappresenta uno dei caratteri precipui di una personalità giuridica 144. Pertanto, difficile, se non impossibile, risulta essere una considerazione della comunione in termini di persona giuridica od ente collettivo. Da altra prospettiva, il superamento della anzidetta antinomia è stato tentato ricorrendo all’idea secondo cui i singoli comproprietari sarebbero titolari esclusivi, in dividualmente, di una parte ideale del bene e non dell’intera cosa materiale 145. Tale teoria, definita «delle 142 L ’ar t . 1 106 , se c o nd o c o mma , c od . ci v. s ta bil i sce che l'a mm i ni st ra zi o ne pu ò e ss er e d e le ga ta ad un o o più par teci pa nt i, o a nc he a un e s tra ne o , d eterm i na nd os i i p ote r i e g li o b bl ig h i d e ll'a m mi ni s tra to re e l’a rt . 1 12 9, pr im o com ma , c od . c iv . c o nd i zi o na la n o mi na d i u n a m mi ni s tra to re al la p rese n z a d i p iù d i qua ttr o c o nd o mi ni . 143 F E R R A R A , L e p e rs o n e gi ur idic h e , c o n no ta d i F E R R A R A jr . , i n T ratt . d ir . priv ., d ire tt o d a V A S S A L L I , T or i no , 195 6, p . 6 9, n t . 1. 144 Ta nt ’è , in fa tt i, c he i l C o d ice d i pr oced ura ci vi le, all ’ar t. 5 99 , c on se n te il pi g n ora me n t o d e l be ne ind ivi s o a nc he qua nd o n on tu tt i i par teci pa n ti sia n o o b bli ga ti ve r s o il c r e d it or e pr oced e n te , al q uale pera lt ro è c o n se n ti ta la se para z io ne d e lla qu o ta in na tur a s pe tta n te al d ebi t ore , pr o v oca nd o fi na nc he la d ivi si o ne ( ex ar t. 60 0, se c o nd o c om ma , c od . pr oc . ci v. ) qu and o n o n è po s si bi le la pred e tt a se par a zi o ne . B U S N E L L I , L ’ obb lig azi o ne so gg ettiv a m en te c om pl es sa , Pr of il i si ste mat ic i , Mil an o , 1 97 4, p p. 46 0 ss . 145 Ta le te or ia (d e fi ni ta a n c he d e lla pr o prie tà d e lla qu ota id ea le ) a n n overa tra i su o i s o ste n it or i, ex mu lt is , V I T A L E V I , D e lla c o mu n i on e de i b e ni , I, T or in o, 18 84 , p. 10 ; R A M P O N I , D el la c om u ni o n e d i pr op ri età , Na p oli -T or i no , 1 92 2, p. 31 ; P O L A C C O , D e ll e s uc c e ss i o ni , I I , Mil a no -R o ma, 1 937 , p . 2 34 ; C I C U , La na t ura dic hia rativ a d el la div is i o ne n el nu ov o c od ic e c iv il e , i n R iv . tr im . d ir . e p r oc . c iv . , 1 947 , p p. 7 ss .; C H I R O N I , I st it uz i o ni di di rit to c iv il e , T or i no , 1 91 2, p . 11 4. Es sa ri p rend e e sv ilu p pa u na fi l on e d i pe n sie r o c he ave va a vut o , alc u ni sec ol i fa , ill us tr i s os te ni t or i , fr a i q ual i P U C H T A , Pa nd ekt e n , L i p s ia, 18 77, p p . 3 7 ss . e 216 , i n 66 parti intellettuali», troverebbe conferma, per un verso, nella possibilità, pacificamente riconosciuta, che la proprietà possa avere ad oggetto dei beni immateriali e, cioè, dei beni che non costituiscono una parte separata della materia circostante 146; per altro verso, nel carattere dichiarativo della divisione, che fa sì che le quote da essa individuate si considerino di proprietà dei comunisti sin da l momento dell’instaurarsi della comunione. A ciascun compartecipe sarebbe, quindi, assicurata la titolarità esclusiva di una quota della cosa che costituirebbe, quindi, un oggetto autonomo e separato rispetto a quello degli altri comproprietari. In questi termini, dunque, il diritto di proprietà sulla porzione ideale del bene sarebbe predicabile di esclusività e pienezza, con ciò facendo venir meno l’antinomia strutturale esistente tra l’istituto della comunione ed il carattere esclusivo del diritto domini cale. Tuttavia, anche tale tesi, se è vero che poteva trarre conforto, sotto il previgente Codice civile del 1865, dall’art. 679, il quale, testualmente, stabiliva che «ciascun partecipante ha la piena proprietà della sua quota e dei relativi frutti. Egli può liberamente alienare, cedere ed ipotecare tale quota, ed anche costituire altri nel godimento di essa, se non si tratti di diritti personali» 147, è stata ormai del tutto abbandonata poiché essa non tiene conto che il Codice attuale non ha riprodotto la previgente norma 148, il che fa venir meno il sostegno del dato normativo. In secondo luogo, sebbene sia indubitabile che i beni immateriali possono essere oggetto di un diritto dominicale, questi Ger m an ia , e P O T H I E R , Tr ait é d e la c o mm u na ut é , Pari s, 18 22 , p . 9 2, i n Fr anc ia, il quale sc r ive va c he «a u c o ntr ai re , s u iv a nt l es p ri nc i p es d u d ro it f ra nç ai s l e s par tage s ne so n t pas r ega rd és c om me d es titr es d ’ac q ui sit io n : la pa rt q ue c ha q ue h ér iti er a da n s le s bi e n s de la s uc c e s si o n, av a nt l e pa rtag e, e st u n e p art i nd ét er mi n ée ; c ’e st l e pa rtag e q u i la d éte rm i ne aux ef f ets t omb é s a u lo t d e c et h ér iti er » . 146 L a d e fi ni zi o ne è d i S A N T O R O -P A S S A R E L L I , D o ttri n e g e ne ral i d el d ir itt o c iv il e, c i t. , p. 56 . 147 A nc he se p o i i l C od i ce pre vi ge nt e si affre t t ava a s pec ifi care c he «l ’e ffe t to d e l l’a lie na z i on e o d el l’ ip o teca s i l im i t a a que ll a p or zi o ne c he verrà a s pe t tar e al par te c ip an te n e lla d ivi s io ne » . 148 Fo r se v olu ta me nte t a le d is p o si z i one è s tat a a b ba nd on ata nel l’a t tuale Cod ic e c i vil e , pr o pr i o pe r n o n pre nd ere p os i zi o ne i n mer it o all a q ues ti o ne relat iva al la na tur a g iur id ic a d el la c o mu ni o ne. Si v ed a, a ta l pr o p os it o , l a R elaz i o n e del Mi n is tr o G ua rda sig il li n. 5 18 . V ., su l pu n t o, anc he M A G L I U L O , G li atti d i disp o siz i o ne s ui be n i i nd iv i s i , in Riv . n ot . , 19 95 , p. 10 8, in n t . 8 . 67 ultimi costituiscono «una realtà presente ed attuale» 149 ed esauriscono in essi il diritto di proprietà. Viceversa, la porzione intellettuale del bene presuppone e necessita della cosa materiale; si giunge così ad uno sdoppiamento artificioso dell’oggetto del diritto (la cosa materiale e l’insieme delle quote ideali), c he lascia inevasi alcuni interrogativi di fondo a cui non viene data risposta, quali, ad esempio, la natura ed il rapporto che unisce i poteri dei comproprietari aventi ad oggetto immediato la quota e quelli aventi ad oggetto il bene materiale o, ancora, come possa concepirsi la proprietà di una cosa corporale non come potere immediato e diretto sulla stessa 150. Non va, poi, sottaciuta un’ulteriore considerazione: la quota rappresenta una mera astrazione logica che non può assurgere a categoria ontologica 151. Essa, infatti, non rappresenta che una misura od un termine di relazione rispetto ad un tutto, ma non può essere oggetto immediato di diritto o essere essa stessa diritto 152. Infine, anche a voler ammettere che i partecipanti siano i titolari della quota, che è cosa diversa dal bene materiale, rimane inevasa la domanda principale: chi è allora il proprietario di quest’ultimo? E così la locuzione «proprietà della quota» si limita ad essere l’espressione inesatta ed ellittica del sintagma «proprietà di una cosa nel limite della quota» 153. Di fronte al suddetto interrogativo, altra parte della dottrina ha formulato una diversa teoria che è stata definita della «proprietà plurima integrale» 154. In base a quest’ultima concezione, ciascun 149 B A R A S S I , Pr op ri età e c omp ro pri età , c it ., p . 108 . 150 Il si n g ol o c ond o mi n o h a, i nfa tt i, u n ver o p o tere d irett o s ul be ne ; b as t i pe ns are a qua nt o pr e vi s t o d a gl i ar tt . 110 1 e 110 2 cod . ci v. 151 Si è r ic h iam at o , a ta l pr o p os it o , il c o nce tt o d i i p o sta s i, per fa r riferi me nt o , i n gr a mm at i c a, a que lla fi gura re t ori ca che i nd ica l’e leva z io n e d i u n co ncet t o a s tr a tt o a s o s ta n za c o nc r e ta . 152 B A R A S S I , ul t. op . c i t. , p. 110 . 153 B A R A S S I , ul t. op . c i t. , p. 112 . 154 Il pr i m o as se r t or e d i t a le o pi n io ne f u, i n u n pa ss at o ora mai r is ale nt e, W I N D S C H E I D , D iri tt o d el l e pa nd ett e , tr ad . it . , a cu ra d i F A D D A - B E N S A , I, To ri n o, 192 5, p p . 59 5 ss .; p iù r e c e n te me n te, v. S C I A L O J A , D ir itt o R om a no . Pr op ri età , Ro ma , 190 9, p p. 715 s s. ; I D ., T eo ri a de ll a pr op ri età n el d i ritt o r o ma n o , Ro ma , 19 28 , I , pp . 432 s s .; B A R A S S I , P r opr ietà e c omp r opr ie tà , ci t. , p p . 1 01 s s .; G U A R I N O , v oce Co m u ni o ne ( Pr em e ss e g en e ra li e p ri nc ipi r oma n ist ic i) , ci t. , p p . 2 51 ss .; T O T I , C o mu n i on e e ma s se c o m u ni p l ur im e , c i t. , pp . 168 s s . 68 condividente sarebbe titolare di un distinto ed autonomo diritto di proprietà su tutta la cosa comune, ma tale diritto sarebbe limitato dalla concorrenza dell’analogo diritto altrui 155. Pertanto, il diritto dominicale di ogni comunista rappresenterebbe un vero e proprio diritto di proprietà. Esso sarebbe distinto da quello appartenente al singolo proprietario non tanto da un punto di vista strutturale, quanto sotto il profilo dell’esercizio del medesimo, poiché tale diritto verrebbe ad essere limitato dal concorso con quello degli altri 156. Si individuerebbe, così, nella comproprietà un rapporto di uguaglianze, ossia un fascio parallelo di molteplici e paritetici diritti di proprietà estesi sull’intera res 157. Tale approccio al problema della natura giuridica della comunione ordinaria non snatur erebbe così l’istituto della proprietà, poiché naturaliter sarebbe suscettibile di sopportare limitazioni (c.d. elasticità del diritto dominicale), senza subire alterazioni di carattere strutturale, ma unicamente di esercizio 158. Si tratta di una concezione, per così dire, atomistica in cui ogni partecipante risulta autonoma la e essere quota altro titolare non di una sarebbe posizione che la giuridica misura della 155 S C I A L O J A , T e or ia d el la p r op ri età n el di ritt o r oma n o , c it ., p . 4 32 , af ferma c he la c omu n i one è «u n r a p p or to d i c o nc orre n za d i pi ù pr o pr ietà su ll a med e s i ma co sa ». 156 Tale c o nc e z io ne a p pa re mo lt o s im il e a quel la pr o pri a d el d iri tt o ro ma no , i n c u i i l c o m p r o pr ie tar i o era ti to lare d ell’ i nte ro be ne e p ote v a anc he alie nar l o se g li al tr i p ar t e c ip i n o n face va n o i n te mp o ad i m ped ir g liel o ( in ba se a l c.d . i u s pr oh ibe n di ). Tut tav ia, in e tà cla s sic a, t ale co nce z io ne d ecàd e e tro v a ap pl ic a zi o ne un nu ov o ti p o d i c omu n i one f o nd a t o sul l’ id ea d e ll a par zi ari età, nel se ns o c he a c ia sc u n c om uni s ta s pe tt a n o n u na pa rte ma teria le d e l be ne , b en sì u na p or zi o ne id e a le d e l la c o sa ( par s pr o in div i s o o par s q u ot a ) . V . B E T T I , Ist it u zio n i di dir itt o r oma n o , Pad ova , 19 42, I, p . 42 6; A R A N G I O - R U I Z , Ist it uzi o n i di di ritt o rom a no , Na po li , 19 57 , p p . 22 6 ss . ; B U R D E S E , Ma n ua le di dir itt o pr iv at o r om a no , Tor in o , 200 0, p p . 3 48 - 9. 157 Co sì T O T I , C om u n io n e e mas se c o m u ni pl u rim e , ci t. , p. 17 3. 158 L ’ar t . 8 32 d e l C od ice civi le, in fat ti , sta b il isce che il pr o pri etar i o h a d iri tt o d i g od e r e e d i s po r r e d elle c o se i n m od o pie n o ed e sclu si v o, e n tr o i l imi ti e co n l' o s se r va n za d e gl i o b bli g hi s ta bil i ti d al l' or d ina me n to gi urid ico . U n o d ei carat te r i pr e c i pui d e lla p r o pr ie tà è pr o pr io quel lo d ella e las t ici tà, per c ui es sa, s e lim it ata , pu ò r ie s pa nd e r s i e ri acqui s tare la sua p i ene z za or ig i nari a. L ’id e a che la pr o pr ie tà s ia su sc e t ti bi le d i so p p ort are res tri z i o n i, o lt re a quelle d eri va nt i d alla pre se n za d i d ir it ti r e a li su c o sa a l trui , a i p ote ri s pet ta n ti a l pr o prie tar i o ved e la sua e pifa n ia ne ll a pa nd e t ti st ica ted e sca , la qua le ha ri pe n sa to i l cla s sic o c arat tere d ell’e sc lu siv it à d e l d i r i tt o d o mi ni cale ed ha fa tt o lev a su quel lo d el l’e la st i cità . V . W I N D S C H E I D , D ir itt o d e l le pa nd ett e , ci t. , p . 5 91 ; A R N D T S , Tra ttat o de ll e P and ett e , trad . i t. , a c ur a d i S E R A F I N I , I , Bo l og na , 187 7, p p . 256 s s . 69 compressione che ogni diritto patisce per effetto della coesistenza degli altri diritti uguali e «la ragione secondo la quale si devono fare le eventuali divisioni dei redditi, degli oneri e del capitale» 159. Pertanto, nella comunione ciascun partecipante, nella veste di comproprietario, diviene titolare di un diritto di proprietà estensivamente (quan to all’oggetto) comprendente tutta la cosa comune, ma intensivamente (quanto al suo contenuto) limitato 160. Infatti, ai sensi dell’art. 1102, primo comma, cod. civ., ogni comproprietario può servirsi dell’intera cosa comune, detenendola, usandola, modificand ola materialmente e percependone i frutti; tuttavia, proprio perché la coincidenza di ciascun diritto è circoscritto dall’analogo diritto altrui, sono presenti tre ordini di limiti al suo esercizio stabiliti dallo stesso art. 1102 cod. civ.: non può essere usata la cosa alterandone la destinazione, non si può impedire il pari uso della stessa ed il partecipante non può estendere il suo diritto sul bene comune in danno degli altri comunisti. Pertanto, la quota rappresenta la misura della compressione che il diritto di ogni condividente subisce per effetto della coesistenza di uguali diritti sullo stesso bene, di tal ché il diritto di comproprietà non sarebbe diverso (sotto il profilo della struttura e del contenuto) dal diritto di proprietà individuale 161. Essa è considerata 159 B A R A S S I , Pr o pri età e c omp ro pri età , ci t ., p. 11 5, i l qu ale ri p or ta u n p as s o d i S C I A L O J A , L 'ac t i o e x st i pul atu i n c as o di ev iz i o ne parzi al e e la l . 64 D . d e ev ic ti o nib u s 21, 2 , i n Arc h . g i ur . , 18 83 , p. 18 4. 160 B A R A S S I , ul t. op . c i t. , p. 14 7. I n se n s o a nal o g o, v. G U A R I N O , v oc e Co m u ni o ne ( P re me s se ge n er a li e p ri nc i pi r oma n ist ic i) , ci t. , p p. 25 1 -2 53 , i l qu ale afferm a che «tu t ta la n or mat iva d e gli ar t t. 11 00 - 11 16 sem br a im pr o n ta ta, pur se co n qualc he s pie ga b ile i nc e r t e z za , sul l’ id ea c he l’ o gge tt o d el d ir it t o d ei co mu n is ti no n è la qu ota , ma la c os a c o mu ne ne l la sua i n tere z za , e c he la c o mu ni o ne è pr o pri o e s ol ta nt o i l r ifle s s o d e l la c o inc i d e n za d ell ’u gu ale d iri tt o d i tut ti sul la co sa com u ne» . 161 Ne l se n so d e l te st o , v. C I C U , La nat ur a dic hia rat i v a del la div is io n e ne l n u ov o c odic e c iv i l e , c i t ., p p. 1 s s. ; J A N N E L L I , La p r opr ie tà c os tit uz io n al e , C amer i no , 1 980 , p . 171 . C o ntr a , c fr . G R A S S O , L’ es pr op riaz i o ne d el la q u o ta , ci t. , p. 5 1; D E I A N A , Pr ob le mi e r if o rma i n te ma d i d iv i si o n e , i n R iv . di r. c omm . , 1 9 46, p. 47 2; F O R C H I E L L I , L’e f fet to “dic hia rat iv o” d el la div is i o n e , i n S t udi i n o no r e di F . S ant or o Pa s sar e ll i , N ap o l i, 19 72 , p p. 3 37 s s .; A M A D I O , Co mu n i on e e app o rzi o na me nt o ne lla d iv i si o ne er edi tar ia ( per u n a rev is io n e c ri tic a d el la te o ria d el la div i si o n e) , i n D E L L E M O N A C H E (a cura d i) , Tr adiz i o ne e m od er n ità ne l di ritt o s uc c e ss o ri o , Pad o va, 2 00 7, p p. 24 8 s s ., i l qual e sem br a sc or ge r e una d i ve r s it à o nt o l og ica tra c o nt it o lari tà i nd i vi sa e p ro prie t à esclu s iva . 70 rappresentativa anche di una aspettativa di un diritto pieno che si realizza in sede di divisione e che può formare oggetto immediato di disposizione giuridica (art. 1103 cod. civ.) e di espropriazione (artt. 599 ss. cod. proc. civ.). Anche a tale teoria, al pari delle altre, sono state mosse delle critiche. Innanzitutto, si è rilevato come il concetto di limite, tradizionalmente inteso, possa condizionare l’assolutezza dei poteri del proprietario, impedendo allo stesso di godere della cosa in modo pieno; tuttavia, esso non potrebbe giammai incidere sull’esclusività dell’appropriazione 162. Pertanto, tale concetto può essere impiegato, per il diritto di proprietà, soltanto se il diritto limitante non ha il medesimo contenuto del diritto limitat o, pena l’alterazione delle caratteristiche strutturali del diritto dominicale. Difatti, nell’ipotesi di concorrenza di identici diritti, verrebbero meno i caratteri precipui del diritto di proprietà consistenti nella pienezza ed esclusività. L’idea della proprietà come limitata da un diritto di medesima natura sarebbe in contraddizione con la nozione di proprietà come diritto pieno ed assoluto 163. Nella comunione, viceversa, si rinverrebbe un fenomeno diverso poiché i limiti che ciascun comunista incontra ne l godimento della cosa incidono, per l’appunto, sull’esclusività dell’appropriazione, ossia su un attributo che appare forse fondamentale per descrivere la condizione di una situazione giuridica soggettiva quale la proprietà 164. Di conseguenza, così opinando viene confutato l’assunto secondo cui, nel regime comunitario delineato dai teorici della proprietà plurima integrale, il diritto dominicale di ogni comunista continuerebbe a rappresentare un vero e proprio diritto di proprietà, differente da quello appar tenente al singolo proprietario unicamente sotto il profilo dell’esercizio e non da un punto di vista strutturale, con ciò facendo venir meno uno dei pilastri portanti di tale impostazione. Inoltre, tale tesi ricostruttiva incontrerebbe un ostacolo 162 S C O Z Z A F A V A , v oc e C om u ni o n e , c i t. , p p. 3 -4 ; I D . , I be n i e l e fo rm e g i ur idic h e di appa rte n e nz a , M ila n o, 1 982 , p p . 37 5 s s. ; P U G L I A T T I , La p ro pr iet à n el n u ov o dirit to , cit ., p . 1 64 . 163 P U G L I A T T I , ul t. op . c i t. , p. 16 4. 164 S C O Z Z A F A V A , vo c e C om u ni o n e , c i t. , p. 4. 71 ulteriore: essa deve, infatti, parametrarsi con una norma codicistica che pare smentire uno degli assunti di base su cui si fonda. L’art. 1103 cod. civ. tratteggia l’atto di disposizione della quota come l’alienazione di un alcunché di parziale e non, invece, qua le atto traslativo del diritto dominicale nella sua interezza (come, invece, pare pretendere la concezione appena delineata). Parimenti, l’art. 1108 cod. civ., il quale stabilisce che «con deliberazione della maggioranza dei partecipanti complessivo della che rappresenti cosa comune, al meno si due possono terzi del disporre valore tutte le innovazioni dirette al miglioramento della cosa o a renderne più comodo o redditizio il godimento», sembra in contrasto con la teoria della proprietà plurima integrale, i n quanto non si spiegherebbe come mai un (com)proprietario pieno possa essere costretto a tollerare che gli altri partecipanti, pur senza o contro la di lui volontà, possano compiere delle innovazioni sulla cosa a lui (asseritamente) interamente appartenente 165. L’insoddisfazione mostrata nei confronti delle ricostruzioni giuridiche dell’istituto della comunione sinora descritte ha fatto emergere una nuova concezione che ha tentato di superare le difficoltà logico-interpretative proprie del regime comunitario attraverso il ricorso al concetto di «proprietà plurima parziaria» 166. La teoria della proprietà frazionata muove dall’assunto secondo cui sul bene comune insisterebbe un unico diritto di proprietà. La 165 M O S C O , O ne r os ità e gr at ui tà d eg li att i g i ur idic i c o n par tic ola r e ri fe ri me nt o ai c o ntr atti , Mi la n o, 19 42 , p. 149 . 166 Tr a i s o ste n it or i d i ta le d ivers a co nce z io ne si a n n overa n o S E G R É , Co r so di di ri tt o r om a no . L a c om pr opr iet à e la c o m u ni o ne d egl i a ltr i d ir itti , Na p oli - To ri n o, 192 2, p p . 45 s s. ; F E R R A R A , Te o ria d el le p er s o n e g i uri dic h e , ci t. , p p. 455 s s .; M E S S I N E O , La nat u ra gi u rid ic a d el la c om u n i o ne fr a c o ni ug i , R om a, 19 20 , p. 1 51; I D ., Ma n ua le d i di ri tt o c iv i le e c om me rc ia le , Mi la no , 1 95 7 , I , p. 150 ; S A L I S , La c o mu n i on e , in Tr att . dir . c iv . , d ir e t to d a V A S S A L L I , I V , I I , T or in o , 19 39 , p p . 5 s s. ; F E D E L E , La c om u ni o n e , c i t. , p. 8; F R A G A L I , La c om u ni o n e , c i t. , p. 18 ; M O S C O , O n er o sità e grat u ità deg li att i gi ur idic i c o n partic o la re r if er im e nt o ai c ont rat ti , cit ., p p. 1 59 s s. ; s os ta n zi al me n te , pe r c e r ti a s pe tt i, cfr . a nc he L E N E R , La c o mu n i o ne , c it ., p p. 26 9 ss . (i l qua le p e r ò se ne d isc o st a i n a lcu ni pu n ti , ta nt ’è c he r ilev a l ’i nu ti l ità d e lla d is ti n zi o ne tr a l e te or ie d e lla pr o prie tà pl uri ma i nt egra le e que lla par z iar i a). Ta le te oria si r if à a par te d e lla d ot tr i na d i mat ric e ted esca , tra cu i ex mu lt is v . S A V I G N Y , L e obb lig az i o ni , tr ad . it ., T or i n o, 19 12 , I , p p. 28 8 s s. ; D E R N B U R G , D i ri tti rea li , trad . i t. , 1 90 7, p p . 92 ss . 72 cosa appartiene così a tutti i condomini, ma non per l ’intero: a ciascuno di essi spetta per una frazione. Pertanto, «i poteri dei singoli condomini non sono diversi qualitativamente, ma solo quantitativamente dai poteri che costituiscono il diritto di proprietà del proprietario unico: ogni condomino ha la pr oprietà della cosa, ma solo per una frazione, in quanto se può esplicare sulla cosa il potere che costituisce il contenuto del diritto di proprietà, può farlo solo entro i limiti della concorrenza del diritto degli altri condomini» 167. La quota rappresenta, quindi, il limite e la misura in cui ogni partecipante può considerarsi titolare del diritto di proprietà. Quest’ultimo finisce, così, nella comunione, per frazionarsi in una pluralità di diritti reali di identica natura, ma limitati nella loro estensione (ossia i diritti di quota). Questa teoria sembra, quindi, conciliare i caratteri tipici della proprietà (la preminenza e l’esclusività) con la presenza di una pluralità di titolari del diritto dominicale. L’armonizzazione è conseguita in virtù del concetto di frazionarietà del diritto di proprietà 168: lo ius excludendi può essere esercitato da ciascun condomino nei confronti di qualsiasi terzo; tuttavia, esso non può esercitarsi da un comproprietario rispetto ad un altro, in quanto ogni partecipante gode sì d el potere di esclusività, essendo titolare di una frazione del diritto di proprietà, ma ciò avviene solo verso i terzi estranei. Viceversa, tale potere non può realizzarsi a danno degli altri comproprietari poiché, di fronte a questi, esso si controbilanci a e 167 Co sì F E D E L E , L a c o m u ni o ne , c it ., p . 8. 168 Tale c o nf ig ur a zi o ne giur id ica d ell ’i s ti tu to d ella c o mu ni o ne t ro v a ori gi ne , e ss e n z ial me nt e , ne l l’ id ea d e lla f ra zi o na bi li tà d el d iri t t o d o mi n i cale nel cas o d i s ua c oe si ste n z a c o n un d ir it t o rea le l i mi ta to . Que st ’ul ti m o vie ne co nc e pi t o c om e par te o fr a zi o ne d e l d iri t to d i pr o prie tà , r isu l ta nte d a un su o id eale sme m br a me nt o . V. C O M P O R T I , D i ritt i r e ali i n g e n era le , i n Tr att . dir . c iv . c om m . , d i r e t t o d a C I C U - M E S S I N E O , co n ti nu at o d a M E N G O N I , Mi la no , 19 80 , pp . 135 s s. ; I D . , voc e S e rv it ù ( dir itt o p riv a to) , i n E nc . d ir . , XL II , Mi la n o, 19 90 , p p. 27 9 ss . Re c e n te me n te , ta le i mp o s ta zi o ne è s ta ta per ò og ge tt o d i re vi si o ne e pare es se r e a b ba nd o nat a; gl i iu ra i n r e a li e na s o n o or a ric o stru it i c o me u n l i mi te al co nte nu t o d e l d ir it t o d i pr o prie tà . Cfr . B A R A S S I , I dir itt i r ea li li mitat i , I I , Mi la n o, 194 7, p p. 31 s s. ; I D ., P r op ri età e c o mpr op ri età , ci t . , p . 4 5; G I O R G I A N N I , C o nt rib ut o all a t eo ri a d ei di ritt i re al i di go dim e nt o s u c o sa a lt r ui , Mi la n o, 1 940 , I , p p. 139 s s . ; P U G L I A T T I , v oc e Be ni ( te o ria ge n era l e) , i n E nc . d ir . , Mi la n o, 195 9, p . 173 . 73 viene neutralizzato da un potere di uguale natura 169. Alla pari delle altre, anche nei confronti di questa ricostruzione sono state sollevate delle obiezioni. In primo luogo, ci si è chiesti «che proprietà è mai codesta di ciascun compartecipe se le man ca il potere di gestione, cioè perfino il diritto di stabilire il tipo e il modo di utilizzare la cosa?» 170. In realtà, si è detto che l’art. 832 cod. civ., pur tratteggiando la proprietà come il diritto di godere e di disporre delle cose in modo pieno ed es clusivo, stabilisce che tale diritto può essere esercitato «entro i limiti e con l'osservanza degli obblighi stabiliti dall'ordinamento giuridico». Di conseguenza, il diritto dominicale può subire delle limitazioni e ciononostante assurgere pur sempre a diritto di proprietà, senza che ciò snaturi la sua struttura al punto da divenire un alcunché di diverso. Peraltro, l’art. 1100 Cod. civ. definisce, espressamente, la comunione come quella vicenda giuridica in cui la proprietà o altro diritto reale spetta i n comune a più persone. È evidente, quindi, il richiamo che tale disposizione codicistica compie, pur utilizzando una formula ellittica, al diritto di proprietà. Quest’ultimo rimane, dunque, tale anche se appartiene in comune a più soggetti e si applichera nno, in tal caso, come stabilisce il Codice civile, le norme contenute nel titolo VII del terzo libro. Pertanto, se da un punto di vista strutturale, il profilo concernente il rapporto tra i comunisti ed i non partecipanti appare coincidente con quello sus sistente tra il singolo proprietario ed i terzi, poiché ciascuno di essi ha il potere integrale di escludere dal godimento gli estranei, l’aspetto riguardante i rapporti interni tra i comproprietari conduce a ritenere difficilmente assimilabile, o comunque sovrapponibile, il regime comunitario al diritto di proprietà rigidamente inteso 171. Infatti, ai singoli partecipanti nella comunione 169 M O S C O , u lt . op. c it . , p . 1 59. 170 B R A N C A , C o mu n i o ne . C o n dom i ni o n eg li edi fic i , ci t. , p . 4 . 171 L a ne c e s sar ia d is ti n z i on e , nel l’ a nal is i d ell ’i st i tut o d ella c o mu ni o ne, t r a tal i d ue r a p po r t i a pp ar e be n c hiar a i n S C O Z Z A F A V A , v oce C om u n io n e , ci t. , p. 5, i l quale per ò giu n ge ad u n a c o nc lus i o ne c he no n s emb ra acce tt a bile . Tale Au to re , in fat ti , re pu ta i nd i s pe n sa bi le a i fi n i d el la c o nfi gur az io ne d el d iri tt o d i pr o p rietà il 74 manca, innegabilmente, disposizione della l’autonomo cosa, che fa potere così di venire gestione meno il e di tratto dell’esclusività, proprio del diritto di proprietà. Tuttavia, come si è detto, tale deviazione alla regola non può condurre l’interprete a considerare snaturato il concetto di proprietà, poiché – a mente dell’art. 832 cod. civ. – questo può subire delle limitazi oni stabilite dall’ordinamento giuridico, il che è quanto si verifica appunto nell’ipotesi della comproprietà. Esiste, tuttavia, un ulteriore ostacolo che è stato frapposto alla ricostruzione della comunione come proprietà plurima parziaria. Si è detto che tale teoria prefigura il diritto di proprietà come frazionabile, in quanto una parte (o una frazione) di tale diritto appartiene a ciascun comproprietario. A tale affermazione si è obiettato come la dottrina più recente abbia chiarito che la proprietà non sarebbe frazionabile in quanto l’eventuale costituzione di un diritto reale limitato inciderebbe sul contenuto del diritto dominicale e non costituirebbe parte di esso 172. Nonostante le critiche mosse, le due configurazioni giuridiche dell’istituto della co munione ordinaria da ultimo analizzate appaiono essere le uniche alternative plausibili per delineare efficacemente l’istituto della comproprietà, posto che entrambe tratteggiano una tra tt o d e ll ’e sc lu s ivi tà , ta nt o nei ra p p ort i es ter ni , quan t o i n quell i i nter n i. Giu n ge co sì ad affe r mar e c he la c o mu ni o ne « co ncre ta u na f or ma d i a pp ro pr ia zi o ne d e i be ni c o nc e t tual me n te e s tr u ttu ral me nte au t on om a» , ad o m bra nd o, qu i nd i , la p os s ib il it à c he e ss a r a pp r e se nt i u na s or ta d i ge ne re ter z o ri spe t t o all a pr o prie tà . Tut ta via , a n o str a o pi ni o ne , que st a i m po s ta zi o ne n o n pare te nere i n d e b it o c o nt o d elle c o n sid e r az i o ni s o pr a s vo l te ed , i n pa rt ic olar e, d el la sce lta d el le gi sla to re d i d efi nir e « pr o pr ie tà » la c om pr o pr iet à (ar t . 11 00 c od . c iv .) e d i preved e re che e ss a p os sa su b ir e d e lle li mi ta z io n i pur r ima ne nd o se mp re ta le ( art . 832 cod . c iv . ). 172 V . qua n t o d e t t o s upr a i n n t. 16 8. Cfr . a nc he S C O Z Z A F A V A , ult . op . c it . , p . 4, i l quale – a su p po r t o d i tale a ffer ma zi o ne – rip or ta a nc he qua n t o rif erit o d a par te im p or ta nte d e l la d ot tr i na, tr a cui v . B I G L I A Z Z I G E R I , Us u fr ut to , us o e abitaz io n e , i n Tra tt. d ir . c iv . c omm . , d ire tt o d a C I C U - M E S S I N E O , XI , t . 1 , Mi la n o, 197 9, p p. 21 s s. ; C O M P O R T I , C o nt rib ut o a l lo st ud i o del di ritt o rea l e , c it ., p p . 207 s s. ; B E L F I O R E , I nte rp ret az i o ne e do gmat ic a n el la te o ria d ei di ritt i rea li , M ila n o, 1 9 79, pp . 155 s s . A tale os se r va zi o ne , per ò, s i è rep lic at o c he la te or ia d e lla p r o prie tà plu r i ma p ar ziar ia n on gi un ge a fra zi o nare la pr o prie tà i n u na s om ma d i si n g ole faco lt à. V . M A G L I U L O , Gli att i di di sp os izi o n e su i be ni i nd iv i si , ci t. , p . 1 13 , nt . 2 4. L a qu ota , c i oè , r a pp r e se n te r e b be i l l im ite e l a m i s ura i n cu i o gn i par teci pa nt e pu ò co ns id e r ar s i t it ol ar e d e l d ir i tt o d i pr o pr iet à; e s sa n o n i nd ica un a p arte i s ol a b ile d el d ir it t o c o mu ne , né c o n r ifer ime n t o a ll ’o g get t o d i e ss o , né co n rife ri me n to a lle faco lt à c he v i so n o c o m p r e se . V . L E N E R , La c o mu n io n e , ci t. , p. 27 0. 75 posizione autonoma di natura reale in capo a ciascun condividente. A nostro avviso, quella che forse, in termini più chiari e convincenti, sembra meglio descrivere il fenomeno e la struttura giuridica della contitolarità dei diritti reali ed, in particolare, del diritto di comproprietà è rappresentata dalla teoria della «propri età plurima integrale», che è stata accolta anche dalla tendenzialmente unanime giurisprudenza 173. Tale concezione, al teorico ancora legato ai tradizionali caratteri della pienezza ed esclusività del diritto dominicale, potrebbe far sorgere alcune perplessi tà; tuttavia, si è ricordato come i requisiti solitamente attribuiti alla proprietà solitaria (pienezza, esclusività, perpetuità ed immediatezza) sono stati ormai da tempo oggetto di rivisitazione e non sono stati più ritenuti assolutamente essenziali ai f ini descrittivi della fattispecie, perdendo la loro classica fisionomia 174. D’altra parte, si ribadisce come sia lo stesso art. 832 cod. civ. a consentire limitazioni al diritto dominicale, posto che esso può essere esercitato «entro i limiti e con l'osserva nza 173 Anc he la giur is pr ud e n z a , sia d i meri t o che d i le gi tt im it à, i n quel le rare occa si o ni i n c ui ha av ut o mod o d i e s pr imer si su l pu nt o , sem bra d ifa tt i acc o glie re la te oria d e l la « pr o pr i e tà plur i ma i n teg rale », r ite n end o che og n i co nd i vid e nt e sia ti t olare d i un d ir it t o d i p r o pr ie tà au to n o m o c he a b bracc ia l’ ead em r es , ma l imi ta t o d ai co nc or r e n ti d ir i tt i d e gli al tr i par teci pa n ti . V . A pp . Na po li , 27 mar z o 1 956 , i n F or o it . R ep ., 19 56 , v oc e C om u ni o n e e c o nd omi n i o , n. 22 ; Ca ss ., 2 ma gi o 1 964 , n. 104 5, iv i, 196 4, v oc e c i t. , n. 539 ; Ca s s. , 9 mar z o 1 967 , n . 5 55 , i n G iu st . c iv . , 19 67 , voce C om u n io n e e c o nd om i ni o , n. 5 9 2; Ca s s. , 2 0 n o vem bre 197 1, n. 335 9, i n F o ro it . Rep ., 19 71 , v oc e C o m u ni o n e e c o nd om i ni o , n. 67 ; Ca ss . , 22 d ice mb re 1 995 , n. 130 64 , in R iv . g i ur . ed il ., 199 5, I, p . 476 ; Ca s s. , 22 ma g gi o 19 97 , n . 4 571 , i n Gi u st. c iv . Ma ss ., 1 99 7, p . 81 8. I n par tic o lar e , i n que st ’u lt i ma se n ten z a, s i leg ge : « p oic hé il d iri tt o d i c o m pr op r ie tà d i un be ne si e serci ta s ull' in tere z za d i ques t o , e n on su una su a fr az i o ne , l'a na l o go d ir it t o a lt rui ne c o st it ui sce il li mi te, c he, se vie ne men o , d e te r m i na la e s pa n si o ne d i q uel d i ri tt o , o ss ia l a pr op rie tà e sclu si va » . V. , in o ltre , r e c e n te me nte , C as s. , se z. u n. , 2 8 n ove m bre 20 07, n. 24 657 , i n R iv . n ot ., 200 8, p . 94 4, i n c ui si è affe r m at o c he o gn i c om pr o pr iet ari o è ti t olar e d i un aut o n om o d ir i tt o e d e s s o in ve ste la c o sa c o mu ne nel la sua i ntere z z a. 174 V . ex m u lti s R O D O T À , v oce Pr op ri età ( di ritt o v ig e nt e) , i n N ov is s. D ig . it . , 196 7, p . 1 41 ; I D . , N ot e c rit ic h e i n t ema di pr op ri età , i n Riv . d ir . c iv ., 19 60 , p. 12 60 ; C O C O , C ri si e d ev o l uz i o n e n el di rit to di p ro pr iet à , Mi la n o, 1 965 , p p . 2 15 s s. ; C O S T A N T I N O , C o nt rib ut o al la t e or ia de lla p ro pr ie tà , Na p ol i, 19 67 , p p. 11 s s. ; N A T O L I , L a p ro pr iet à , M i lan o , 197 6, p . 13 9; G R A N E L L I , La pr op ri età n el c o dic e c iv i le ital ia n o, i n S t ud i um i ur is , 200 3, p p . 4 2 ss . S i è f at t a s trad a al lor a l ’id e a ( i n ragi o ne anc he d e lla le gi sl a zi o ne s pe c ia le nel fra t tem p o i nt erve nu ta ) d el la f ra ntu ma zi o ne d elle si tua zi o n i d i a p par te ne n z a: n o n più u n ’u ni ca pr o pr ietà , ma t a nte p ro prie t à ciasc un a c on i pr o pr i s tat ut i ( pr o pr ietà ed il i zia , ag raria , f ore s tale , d ei be ni d i co ns um o , e t c . ). Pe r u n ’a nal i si d i c ome i req ui si ti trad iz i o nal i a n zid e t ti sia n o sta ti rivi s ita ti e n on p iù giud i c ati sa lie n ti per d esc rive re il m od o d ’e s sere d e l d iri tt o d i pr o prie tà s i r i ma nd a a T O T I , Co m u ni o n e e ma s se c o mu n i p l ur im e , ci t. , p p . 17 7 ss . Cfr. , i n ol tr e , qu an t o d e tt o s upr a i n n t. 12 1. 76 degli obblighi stabiliti dall'ordinamento giuridico». Possono, quindi, coesistere più diritti dominicali autonomi ed indipendenti sull’intera cosa comune, senza che ciò conduca ad un irrimediabile conflitto o ad uno snaturamento della nozione stessa di proprietà, a meno che non si effettui una costruzione concettuale della medesima meramente astratta. Pertanto, tra i vari diritti vi sarà un rapporto di equilibro ed essi saranno contenutisticamente limitati, ex art. 832 cod. civ. (sotto il profilo del go dimento e dei poteri spettanti al loro titolare), dai concorrenti diritti appartenenti agli altri compartecipi, senza per questo soffrire alterazioni di carattere strutturale. Certamente, non può sfuggire all’interprete come, in termini generali, le teorie che si sono enucleate attorno al problema della comproprietà e dell’intima antinomia che è insita a tale istituto siano tutte, senza distinzione, state oggetto di rilievi critici, stante il tentativo di superamento di un’aporia forse insanabile. D’altronde, come è stato efficacemente osservato 175, da un punto di vista prettamente semantico, il termine «proprietà» deriva dal latino «proprium » che indica ciò che appartiene ad un soggetto, contrapponendosi a ciò che, invece, è «comune», termine ad esso specularmente opposto. Pertanto, uno dei connotati del concetto di proprietà risiede nella nozione di esclusività, come suo elemento essenziale di carattere logico, prima ancora che giuridico. Ed è proprio tale carattere «naturale» della struttura del diritto dom inicale che ha reso assolutamente ardua e complessa una ricostruzione concettuale dell’istituto della comunione che riesca, da un lato, a non essere aporetica e, dall’altro, a fornire una spiegazione adeguata della complessità di un fenomeno che vede la ti tolarità di un diritto, per sua natura esclusivo, nelle mani di più soggetti 176. 175 M O C C I A , Ri fl e ss io n i s ul l ’i dea di pr op ri età , i n R iv . tr im. di r. p roc . c iv . , 200 8, p p. 28 s s. 176 Al ti p o d i pr o pr ie tà d i ti p o r o ma no , trad o tta p oi ne l no s tr o C od ice civi le , si c o n tr a p po ne ge ne r a lme n te quel la d i ma t rice ger ma nic a d et ta « pr o prie tà in ma n o c o mu ne » o a nc h e «a ma n i riu n ite » ( «G em e in sc ha ft z u r g es amm te n Ha nd ») . Si tra tta d i u na fi gur a c he d iffe ri sce , ri s pe tt o a ll ’i st itu t o d el la c omu n io ne a cui n o i 77 Ci si deve allora, forse, interrogare se abbia ancora senso discorrere di proprietà come diritto pieno ed assoluto di fronte ad una situazione in cui vi è un insieme di soggett i che hanno dei medesimi diritti su uno stesso bene. È proprio a tale interrogativo che la teoria da noi accolta sembra – ad opinione di chi scrive – aver dato la risposta più efficace. 2.2. I L C O N C E T TO D I Q U O T A IN D IV I SA . Alla luce delle teorie sopra des critte e delle diverse, e per certi versi opposte, soluzioni ricostruttive a cui esse sono giunte, appare evidente come la configurazione prescelta circa la nozione, la forma e la struttura dell’istituto della comunione non possa non condizionare ed interferire con la definizione del concetto di quota indivisa 177. Ed, infatti, la dottrina ha incontrato difficoltà non indifferenti nel fornire una definizione univoca di parte ideale di un bene. D’altronde, è la stessa lacunosità della disciplina codicistica che , lasciando irrisolta sia m o a b itua t i, s o tt o u n d up lic e pr o fil o . I n pri mo lu o g o, qua nt o al l’ or i g i ne d e l rap p or t o c o mu ni tar i o , l a pr op r ie tà i n ma n o co mu ne è la co ns egue n za d i un pree si s ten te vi nc o lo , s ta bi li t o d a lla le g ge o d all ’a ccord o d e lle par ti ; v icev ersa , nel si s tema r o ma n o, d a c ui d isc e nd e il n o str o at t uale, s i presc i nd e d a i r ap p or ti in ter per s o n al i e si s te nt i tr a i d ive r si c o nt it o lari e sem p lice me nte la c o mu ni o ne na sce d al l’e s se r e più s o gge t ti ti to lar i d i u n me d esi m o d ir it t o su un a c o sa. I n sec o nd o lu og o , ne lla c o mu ni o ne d i t ip o germ an i co n o n è p red ica b ile l ’e si s ten z a d i d is ti n te quo te o fr a zi o ni d e l d i ri tt o d i pr o prie tà . I n al tri te rm in i, no n s i p os s o n o c o nc e p ir e n o n s ol o par ti ma ter ial i, m a n emme n o p or z i o ni id ea li d el be ne com u ne: tu tt o è d i tut ti e c ia sc u n c o m pro pr ie tari o n o n pu ò d i s po rre né d e l l’i n tera co sa, né d i una par te ( sia e ssa m ate r iale o id eale ) d ella s te ss a. D i co n seg ue n za , sia l’a lie na zi o ne , c h e la s te ss a d iv is i o ne p o s so n o c om p ier si so l o co l c on se n so d i tut ti , a t te s o c he il pe r m ane r e d e l re gi me c om u n itar i o d i pe nd e d a lla d ur ata d e l vi nc ol o c he sta a lla base d i e ss o e d al quale d i sc end e . Per una più a p pr o fo nd i ta ana li si d i ta le i st itu t o, v. ad e se m p io F R A G A L I , L a c om u ni o n e , c it ., p p . 11 2 ss . e g l i Au to ri lì c ita ti . 177 Talu n i A ut or i ( v. ex m u lt is L E N E R , La c om u n io n e , c it ., p . 31 0 ss .; F E D E L E , La c o m un i o ne , c i t. , p. 27 ) d is ti n gu o no tra q uo ta d o mi nic a, d e term i na nte ag li effet ti d ella d ivi si o ne , e qu o t a d i p ar te ci pa zi o ne , i n d ica nte il grad o d ei v an ta gg i (g od ime n t o, r i par t o d e g l i uti li , am mi ni s tra zi o ne ) e d ei pes i (ri pa rt o d el le s pese e d egl i o ne r i) s pe tta n ti a c iasc un c o mu ni s ta. I nfa t ti , la na t ura d i s p o si tiv a d e l pr im o com ma d e l l’ ar t . 11 01 c od . c iv. r e nd ere b be po s si bi le, sul la b ase d i u n att o d i aut o n om ia pr iva ta d e i c om pr o pr ie t ari , c he la p r o p or zi o ne i n ba se all a quale i par teci pa n ti si d ivid o n o i va nt ag gi ed i pe si n o n coi nc id a c on q uell a i n b ase al la quale s pe tt a a c iasc u n o d i lor o la qu o ta d i pr o pr ietà sul bene c om un e (c he verrà pre sa q uale b ase d i c alc ol o pe r la fu tura d ivi si o ne ). Que ll a c he i nt eres sa mag gi or me n te ne l n os tr o s tud i o è , evid e n te men te, la c.d . q uo ta d o m in i ca d el la co sa. 78 una serie di problemi dommatici, ha concesso ampi spazi agli interpreti per ideare le soluzioni più disparate. Lo stretto nesso reciproco che lega tra loro le nozioni di comproprietà e di quota indivisa ci impone, di nuovo, di focali zzare l’attenzione sulle teorie sulla comproprietà, poc’anzi analizzate nelle loro linee di fondo, al fine di valutare la loro incidenza sul concetto oggetto ora di studio e sul relativo atto di disposizione. Secondo la teoria nihilista, in considerazione del fatto che ciascun partecipante manente communione non è titolare di un vero diritto di proprietà sul bene, la quota esprime, unicamente, il quantum dell’aspettativa di conseguire con la divisione un vero e proprio diritto di proprietà su una porzione materiale della cosa. Conseguentemente, l’atto di disposizione della quota non avrà ad oggetto il diritto dominicale, in quanto non ancora sussistente finché non avviene l’apporzionamento 178, bensì avrà ad oggetto questo diritto sui generis di aspettativa. Gli effetti reali dell’atto saranno, quindi, rimandati al tempo dell’avvenuta divisione del bene. Chiaramente avvertibili appaiono i limiti di una simile impostazione, sia in ragione di quanto già detto in ordine alle premesse teoriche proprie della dottrin a nihilista, sia in relazione al dato testuale normativo. L’art. 1103 cod. civ., infatti, non subordina il momento traslativo del diritto di proprietà del condividente all’esito 178 Co n t a le te r m i ne si vu o le i nd ic are l ’a tt ri bu zi o ne in pr op rie tà e sclu s iva , a cia sc u n o d e i c o nd i vid e nt i, d i u na p or z io ne ma t eriale d el be ne c omu ne d i va l ore pr o p or zi o nale al la qu o ta . L a d ivi si o ne , i n se n s o tec nic o , c om p or ta n o n s ol o (e non se mp r e ) uno sc i og li me nt o d el la comu n io ne , ma s op rat tu tt o l’a p p or zi o na me nt o , in r agi o ne d ell a sua fu n zi o ne emi ne n te men te d i st r ibu ti va (i n te s a qual e c au sa g ius ti fica ti va d el l’ at tri bu zi o ne ). Ta le fu n zi o ne p ot rà reali z zar s i n o n s ol o tr a mi te la d ivi si o ne in se n s o tec ni co , m a a nch e at trave rs o altr e te c n ic he d i a p p or zi o na me nt o ( si pe ns i, ad ese m pi o , a lla d iv i si o ne d e l tes ta t or e ): la d i vi si o ne a l lor a ra p pre sen ta , i n se n s o l at o , u na ca teg or ia fu n zi o na le, co nt r ad d i st i nt a d a u n i n te r e sse mi n im o c o st an te o ss ia que ll o a lla d is tr i bu zi o ne pr o q u ot a d e i be ni c om uni . Vi sarà , qui nd i, u n a p p or zi o na men t o qua nd o s i tra sf or m a la qu o ta i n u n d ir it t o es clu si vo e d i va lore c orr i sp o nd e n te al la ste s sa . V. A M A D I O , L ett u re s ul l ’a ut o n om ia pr iv ata , Pad o va, 200 5, p p. 14 7 s s. ; I D . , D iv is i o ne er edi tar ia e t ec nic h e app o rz io na to ri e . La di sp os izi o n e del la q u ota , c it ., p p . 4 -5 . Più in ge ne r ale , c fr . M I R A B E L L I , v oce D iv is i on e ( di r. c iv .) , i n N ov i s s. D ig . it. , V I , To ri n o , 196 4, p . 3 4; G A Z Z A R A , voc e D iv i si o n e er edit ar ia ( dir . p riv .) , i n E nc . de l d ir ., X II I , Mi la n o, 1 96 4, p p. 42 9 ss . ; F O R C H I E L L I - A N G E L O N I , D e ll a div is io n e , ci t. , p. 28 ; M O R A , Il c o nt ratt o d i d iv i si o ne , Mi la n o, 19 95 , pp . 87 s s. 79 divisionale, ma anzi stabilisce che ciascun partecipante può disporre, come meglio crede, del suo diritto nei limiti della quota a lui appartenente. In una prospettiva per certi versi specularmente opposta, si colloca la concezione della proprietà esclusiva della quota intellettuale del bene, in base alla quale la quota rappresenter ebbe una porzione immateriale della cosa comune che è oggetto diretto del diritto dominicale dei comproprietari. L’atto di disposizione di tale entità incorporea avrà a riferimento, quindi, non il bene, ma solamente la proprietà della quota immediatamente. Questa e gli effetti ricostruzione r eali si realizzeranno – a differenza di quella precedente – ha l’indubbio pregio di non condizionare l’efficacia reale dell’atto dispositivo alla futura divisione; essa però, giunge ad uno sdoppiamento artificioso dell’ oggetto del diritto e non fornisce una spiegazione adeguata su come possa concepirsi la proprietà di una cosa corporale in assenza di un potere immediato e diretto sulla stessa, nonostante le previsioni di cui agli artt. 1102 e 1103 cod. civ. Lo stesso art . 1103 cod. civ., poi, testualmente prevede che ogni comunista può disporre del suo diritto «nei limiti della quota»; pertanto, egli disporrà non tanto della quota in sé e per sé considerata, come oggetto immediato del suo diritto, quanto della cosa (rectius, del diritto sulla cosa) limitatamente alla porzione ideale di sua spettanza. In modo difforme occorre, invece, ragionare nell’ipotesi in cui si accolga l’opinione che vuole il bene comune appartenente ad un autonomo soggetto giuridico, costituito dalla collettività dei comunisti. Invero, in tal caso, la quota altro non sarà che la misura della partecipazione di ciascun contitolare all’ente comunione, al quale spetterà interamente la cosa. Ogni comunista sarà allora titolare non del diritto di proprietà della cosa comune, ma di un diritto avente ad oggetto la partecipazione pro quota al soggetto-comunione 179. Pertanto, per un verso, la quota non avrà ad oggetto immediato il 179 M A G L I U L O , G li atti di di sp os izi o n e s u i b e ni i ndiv is i , cit ., p . 1 09 . 80 bene, ma solamente la soggettività giuridica astratta, come similmente accade per le società di persone; per altro verso, l’atto di disposizione della quota avrà come referente «un bene di secondo grado», costituito dalla quota di partecipazione alla collettività organizzata, e non la proprietà del bene in comproprietà. Tuttavia, dell’art ificiosità e della mancanza di dati testuali di sopporto a questa ricostruzione si è già detto, sicché essa non può convincere del tutto 180. Con riferimento alla teoria della proprietà plurima integrale, il diritto di ogni partecipante abbraccia la cosa nell a sua interezza seppur, dal lato intensivo, ossia con riferimento alle facoltà che spettano ad ogni comunista, in modo limitato. La quota indicherebbe proprio la misura della limitazione che soffre il diritto di proprietà di ciascun compartecipe nel lato i ntensivo 181. Di conseguenza, l’idea di quota assume una duplice valenza: da un lato, essa rappresenta la misura del concorso dei comproprietari nei vantaggi e nei pesi della comunione; dall’altro lato, esprime «l’aspettativa della trasformazione di questa proprietà estensivamente abbracciante tutta la cosa, ma intensivamente limitata, in una futura proprietà estensivamente più limitata (cioè limitata secondo la quota), ma intensivamente senza limiti» 182. È evidente il richiamo che questa ricostruzione, in part e, compie all’istituto della divisione nel definire il concetto di quota ideale: quest’ultima viene altresì percepita come misura della partecipazione di ogni condividente al futuro apporzionamento del bene 183. Questa aspetto però va correttamente inteso. Il ritenere, primariamente, la quota quale «misura della partecipazione di ciascuno alla futura divisione» 184, adombra un dato 180 Ne ll a c o mu ni o ne or d in a ria d i u n be ne i l ra p p ort o t ra i l co m pr o prie tar i o d el be ne e d il be ne s te ss o è , i n fat ti , d iret t o ed è d at o d a ll'u n ico d ir it t o e s is te nte , o ss ia que ll o d i ( c o m ) pr o prie tà , sen z a c he vi sia n o e n ti i nter me d i ch e co st itu i sc a n o c e ntr i au t o n om i d i i nte res si . 181 B A R A S S I , Pr op ri età e c omp ro pri età , c it ., p p . 1 45 -14 6. 182 Co sì B A R A S S I , u lt . op. c it . , p p . 1 45 - 14 6. 183 G U A R I N O , voc e C o mu n i o n e ( P r em es s e g e ne ra li e pr i n c ipi r oma n ist ic i) , c it ., p. 251 ; S C O Z Z A F A V A , v oc e Co m u ni o ne , c it ., p . 6 184 Co sì G U A R I N O , u lt. o p. c it . , p. 25 1. 81 che, invece, deve giustamente essere posto in risalto: il significato della quota è da cogliere essenzialmente con riferimento all’ attuale contitolarità dei diritti 185. Solo guardando all’immanente stato di indivisione e di comunione può davvero percepirsi l’essenza della sua nozione. È certamente vero che la quota rappresenta anche la misura del futuro apporzionamento del bene comune; tuttavia, ciò non appare sempre vero poiché, da un lato, vi sono delle ipotesi di comunioni in cui non vi è un’esatta corrispondenza tra il valore della quota e quanto poi verrà assegnato in sede di divisione e, dall’altro lato, ve ne sono altre che non so no destinate a sciogliersi. Si pensi, a tal proposito, alla fattispecie disciplinata dall’art. 1115, terzo comma, cod. civ. 186 od alla comunione del muro di confine od alla strada interpoderale e, più in generale, agli artt. 1112 e 1119 cod. civ. Si tratta, certamente, di ipotesi che assumono – rispetto alla normale divisibilità dei beni 187 – carattere di eccezionalità 188 e che per la loro configurazione richiedono anche un elemento volitivo, oltre a quello 185 L E N E R , La c om u n io n e , c it ., p . 30 2, i n nt . 4 9, e p. 26 6, il qu ale p o ne l’acce n t o sul fa t to c he la qu ota , pr im a d i i nd icare la mi su ra d e l d i ri tt o i nd ivid u o d i cia scu n o ne l la fu tur a d ivi si o ne , è i n na n z itu t to crite ri o d i or ga n iz z a zi o ne d el la co nt it o lar i tà d e l r a p p or t o d i c o mu ni o ne i n at t o . L a qu o ta, qu i nd i , es pri m ereb be la mi sura d e l la d ir e t ta par t e c ip az i o ne d i o gn i pa rte cip an te al d ir it t o in c om uni o ne : «la qu o ta n o n i nd ic a una po r z i o ne is o la bile d el d iri t t o c om un e, né c o n riferi me nt o a ll’ o g ge t t o, né c o n r i feri me nt o al le faco lt à che vi s on o c om pr e se; i “d ir it ti d i qu o ta ” n on c oe si st o n o c o nf in a nd o s i reci pr ocam en te , nel se n so c he l’u n o c om i nc ia d ove fi ni sc e l ’a ltr o , ma i nter f erisc o n o e si so vra p p o n go n o , giacc hé la p o si zi o ne d i o g ni p ar te c i pa nte i n ves te tut ta la c o sa o g get t o d el d irit t o com u ne … e su bi sc e a ll o s te ss o mod o i l co nc o rs o d elle p os i zi o ni a ltr u i» (c o sì L E N E R , ult . op . c it . , p. 27 0) . 186 Tale d i sp o s t o c o sì r e c i ta: «i l par teci p an te c he ha pag at o il d e bi t o i n s olid o e n o n ha ot te nu t o i l r i m b ors o c o nc orre nel la d i vi si o ne per u na mag gi or e quo ta c o r r is p o nd e n te al su o d ir i tt o vers o g li a lt ri co nd i vid e n ti ». 187 L ’ar t. 1 111 c od . c iv . r i c o n osce , i nfa tt i, a c iasc un c o mu ni s ta i l d iri tt o p ote s ta tiv o d i c hie d e r e lo sc i o gli me nt o d el la co mu ni o ne, a nc he ne ll ’i p o tes i d i pa tt o d i i nd ivi s io ne . 188 V . C as s ., 7 ap r ile 1 987 , n. 3 353 , Gi u st. c iv . Ma ss . , 19 87 , fa sc . 4, la quale st ab il isce c he « p oic hé è pr i nc i pi o ge ner ale c he ci ascu n o d ei par teci pa n ti ad una com u ni o ne pu ò se m pr e d om a nd ar e l o sci o gl ime n to , s icc hé le n or me co nc erne n ti le i p ote si d i i nd ivi s ib il ità as sum o n o – r i s pe tt o a ll a n or male d iv is i bil it à d ei be ni – carat tere d i e c c e zi o nal i tà, la su ss i ste n za d e lle si tua z io n i l im ita ti ve d a es se prev i ste d e v e e s se r e ac c e r ta ta r i g or os ame n te, d ove nd o si a s sicur are, f i n d ove p os s ib ile , la sal vag uar d i a d e l d ir i tt o d el si ng o l o co m p ar teci pe ad ot te nere l o sci o gl ime n t o d e l la c o m uni o ne e l'a s se g na zi o ne i n nat ura d e lla p arte d i sua s pet ta n za » . 82 oggettivo, per lo meno nella fase costitutiva della comu nione 189. Tuttavia, pur trattandosi di casi straordinari di impossibilità di ottenere lo scioglimento del vincolo comunitario finché perdura una certa situazione di fatto, non si può negare che essi sussistano e che, di fronte ad essi, il concetto di quota i ntesa solo come «misura della partecipazione di ciascuno alla futura divisione» perda di significato. Per lo stesso motivo, sarebbe contrario alla realtà del fenomeno giuridico configurare la comproprietà come un’attesa della divisione e descrivere la «funzione della quota nella comunione in atto come un riflesso anticipato del suo significato in sede di divisione» 190. Il carattere transeunte della comunione è, difatti, né essenziale né costante e, pertanto, non può assurgere ad elemento determinante per la configurazione della nozione di quota 191. Sono evidenti l’influsso ed il fascino esercitati su una simile ricostruzione dal tradizionale principio di dichiaratività della divisione, il quale – se rigidamente inteso – sembra spazzare via di colpo ed ex tunc lo stato di comunione, quasi non fosse mai esistito. Tuttavia, il dogma della dichiaratività è stato recentemente oggetto di un'ampia revisione critica che non è qui il caso di ripercorrere, onde evitare il rischio, attesi i non illimitati ambiti propri di q uesto scritto, 189 In fa tt i, qua n t o al l’ar t . 1 112 c od . c iv ., l a gi uri s pr ud en za ha s o t to li nea t o che «i n te ma d i sc i o gli me nt o d el la c o mu ni o ne per la c o nfi gu raz i one d ell'i m pe d i me nt o sa nc it o d all'a rt . 1 112 cod . ci v. , occ orre c he l'ele me nt o v ol it iv o si i n te gr i c o n que l l o o gge tt iv o , i n qua n t o l o s ci og li me nt o , c he s i attu a n or m al me nte c o n l'a t tr i bu zi o ne a i p artec i pa nt i d i p or zi o n i ma teri al i d ella c o sa com u ne (ar t. 11 14 c od . c iv. ) , pu ò e s sere e sc lu so d all a v o l on tà d ei co mu ni s ti d i im pr i me r e a tale c o sa u na d e ter mi na ta c ara tter i st ica d ' us o s ol o qua nd o si ffa tt a vo li zi o ne tr ov i a ttu a zi o n e in u na si tua zi o ne ma te riale c he ve ne nd o me n o co n la d ivi si o ne d e te r m i ni l a p e r d ita d e lla p o ss i bi li tà d i usa re ul teri or me nte la co sa i n co nf or mi tà d e l la sua c o n ve nu ta d e s ti na z i one » (c o sì Ca ss . 1 7 giu g n o 1 983 , n. 41 76 , in Gi u st. c iv . Ma s s . , 19 83 , fasc . 6 ). Co n r ifer ime n t o, i nvece , al l’ art . 1 119 c od . c iv . si è r i le va t o c he « fi nc hé pe r d ur a il v i nc o l o c ond o mi nia le , l o sc i og li men t o par z iale d ella c o mu ni o ne pu ò e s s e r e d eli ber at o s ol ta n to al l’u na ni mi tà , n o n p ote nd o gl i a tt i a ma gg i or a n za a ve r e mai for za co n tra t tuale . È , q uind i, d a e sclud ere che si n g oli co nd om in i p o s sa no i m p or r e ag li al tr i, co n tr o l a l or o v ol o nt à, u na d i vi si o ne (p ar zia le ) d i ar e e c o mu ni o d i l ocal i co mu ni ; né a l giud ice c o n sen ti t o d ’ in t erferire nel la s fe r a d e ll ’au t o n om i a pr ev is ta i n var i co nd o mi ni nel se ns o c he egl i, sia pure su d o ma nd a d i a lc u ni d i e s si, p o ss a s o st itu ir si al l a vo lo n tà d i tut ti » (co s ì Cas s. , 1 1 feb br a i o 1 974 , n . 39 7, i n Gi us t. c iv . Ma s s . , 1 97 4, fa sc. 4 ). 190 L E N E R , ult . op . c it . , p . 3 1 0. Se n za p o i c on tare c he , s ove n te, le c omu n i on i ris p o nd o no , a t tual me nt e , ad u n i n tere sse p o si ti v o d ei p arte ci pa nt i. 191 F R A G A L I , La c om u ni o n e , c it ., p . 1 10 . 83 di finire col dire niente per tentare di dire tutto 192. Ciò nonostante, sia consentito, ai fini della nostra analisi, dare per assodato tale approdo interpretativo e sottolineare come il significato tanto dell’istituto della comunione, quanto del concetto di quota, non possa esaurirsi nella prospettiva di una futura, ed in certi casi inattuabile, divisione. Se così fosse, si finirebbe, infatti, per valutare la parte ideale di una cosa alla stregua di un evento futuro e dall’esito incerto, lasci ando così forse intravedere una concezione perigliosamente incline ad assimilare e, per certi versi, equiparare il diritto soggettivo sulla quota di un bene alla stregua di un’aspettativa, giuridicamente tutelata, al conseguimento di una cosa futura (la pa rte materiale del bene che verrà assegnata in sede di divisione). E tale sensazione di fondo, che viene da noi avvertita, risulterà ancora più manifesta allorquando si tratterà di ragionare, nel capitolo successivo, sull’atto di disposizione di un bene com une in ipotesi di difetto di legittimazione pro quota, e non solo pro parte, del dante causa. Non va, peraltro, sottaciuto come il legare inscindibilmente i concetti di comproprietà e di quota al fenomeno divisionale ed il ritenere la divisione elemento pr imario di esegesi del regime comunitario non tenga in debito conto quanto espresso da una recente condivisibile opinione 193, secondo la quale – seppur in materia ereditaria – la divisione non necessiterebbe di un preesistente stato di comunione e l’unico ele mento davvero caratterizzante la stessa sarebbe rappresentato dall’apporzionamento proporzionale alla quota 194. Verrebbe, dunque, meno quel legame, tradizionalmente 192 A t al fi ne , si r i ma nd a a quan t o r i p ort at o s up ra i n n t . 1 31 ed a g li Au t ori col à ci ta ti . 193 V. A M A D I O , Pa tt o di f a mig lia e f u nzi o n e div is i o nal e , i n Riv . n ot ., 200 6, p p . 879 s s .; I D ., D iv i si o n e er e ditar ia e c o lla zi o ne , P ad o v a, 2 00 0, p p . 47 s s. ; I D . , F u nzi o n e dist ri bu tiv a e tec nic h e di app orz io n am e nt o ne l n eg ozi o div i s or i o , i n Q uad er ni de l la F o ndaz i on e I tal ia na pe r i l Not ar iat o , M ila n o , 2 008 , p p. 28 s s. 194 Si p o tr e b be , i nfa tt i, r e al iz za re, in am b it o ered ita r io , u na d i vi si o ne ( os s ia un a p p or zi o na me nt o ) i n as se nz a d i un a prees i ste nt e c omu n io ne ; i l c he si verif ic a nel ca s o d i d i vi si o ne d e l te sta t or e ( art . 73 4 co d . civ .) , n ell a i nter ver si o ne d el p os se s s o c o m piu ta d a u n o d e i c o nt it o lari c he c o sì v ie ne ad u suca pire l ’i nt er o be ne c omu ne od , a nc o r a, ne ll a d o na z i o ne d ell a quo ta t ra c ond iv id e nt i. Il v er o pre su p po s t o d e l la d iv is i o ne in am b it o ered i tar io sare b be , a ll ora , d a i nd i vid uare n o n nel la c o mu ni o ne e r e d itar ia , be n sì ne lla c oe red ità . L a d ivi s io ne , q ui nd i , i n 84 reputato indissolubile, tra il fenomeno della contitolarità di diritti e quello divisionale. La vera questione, quindi, è definire la nozione di quota indivisa ed il relativo atto di disposizione, in materia di comproprietà, prima che la comunione venga sciolta, se possibile, tramite la divisione e, soprattutto, a prescindere dall’esito divisional e stesso, il quale – come si è visto – può anche, in certune ipotesi, non realizzarsi. A tale scopo, ad opinione di chi scrive, appare opportuno partire da un dato che pare innegabile. L’idea di quota richiama essenzialmente la partecipazione ad un tutto; essa però non rappresenta una porzione materiale di un cespite, essendo all'opposto una «parte aritmeticamente determinata ma fisicamente indistinta della cosa comune» 195, ossia una parte ideale del bene. Il diritto di proprietà del singolo comproprietario non può però avere ad oggetto immediato la quota, rispetto alla quale la cosa rappresenta il suo oggetto indiretto, pena un’inammissibile duplicazione del’oggetto del diritto dominicale 196. Il diritto di ciascuno, viceversa, investirà l’intero bene, poiché ogni comunista ha la proprietà della cosa. Tuttavia, tale diritto sul bene indiviso soffre delle limitazioni derivanti dalla concorrenza del diritto degli altri comproprietari e la quota segna appunto la misura della compressione che ciascun diritto subisce ad opera degli altri ed al contempo il limite entro cui ogni condividente può agire in modo autonomo 197. Quest’ultima non indica, quindi, una porzione ge ne r ale , n o n po tr e b be r id urs i un icame n te – com e trad iz i o nal me nte è sta t o com p iu to – ad u n fe n o me n o d i sc i og li me nt o d i un a pree si s ten te co mu n io ne , ma es sa d e sc r ive r e bbe un a c ate go ria fu n z i on ale c o ntr ad d i st i nt a d a u n i nt eres se mi ni m o c os ta n te ( il fi ne d i s tri bu ti v o) e real i z za bi le a ttr aver s o t ecn i che d i ap p or zi o na me nt o var ia bi li. V . A M A D I O , D iv i si o n e e red ita ria e tec n ic he app orz i o nat o ri e. La di sp o siz i o n e d el la q u ota , c it ., p . 3 -6 . 195 R A M P O N I , D e ll a c om u ni o n e di pr op ri età , ci t ., p . 3 3. 196 V . le c o n sid e r a zi o ni sv o lte s up ra nel pa rag raf o pr eced en te. 197 Vic e ve r sa, ac c og lie nd o l ’i m p os ta z io ne pr o p ria d el la teo ria d e lla pr o pr ie tà plu r i ma p ar zia le , og n i co nd o mi n o d ov reb be c o ns id erar si pr o p rieta ri o d ell o s te s s o d ir i t t o c om u ne , ma ne i l im it i d e lla q uo ta. T an t ’è, i nfa t ti , a d etta d ei s os te ni t or i d i que s ta te or i a, c he l’ ar t . 110 3 c o d . ci v. te st ual me nte d i s p o ne c he «cia sc u n par te c i pa n te pu ò d i s po rre d el su o d i ri tt o e ced ere ad alt ri i l g o d ime n to d ella c o sa ne i l imi ti d e l l a sua qu o ta »: il le gi s lat o re, qui nd i, c o n sid erere b be og n i co nd om in o p r o pr ie t ar i o d e ll o ste s s o d ir it t o c o m une , m a nei li mi ti ap pu n to d el la quo ta . 85 isolabile del diritto, né con riferimento all’oggetto né con riferimento alle facoltà ed ai poteri ricompr esi nel diritto comune. I diritti di quota non confinano reciprocamente, non sono collocati l’uno accanto all’altro, bensì si sovrappongono ed interferiscono l’uno con l’altro, convivendo assieme in modo tale che il diritto di ciascun comproprietario investe l’intero bene, rimanendo però limitato dal concorso delle posizioni giuridiche altrui 198. Ne consegue che qualunque comunista può esercitare sull’intera cosa le facoltà appartenenti al proprietario, ma nella misura soltanto della porzione ideale a lui spe ttante 199, in quanto egli risulta titolare di un diritto di proprietà, per così dire, «limitato». La quota indica, quindi, la misura di questa limitazione contenutistica e la situazione del titolare di una quota non può non qualificarsi come diritto di proprietà (o altro diritto reale limitato) 200. La quota, dunque, risulta essere espressione dell’individualità e dell’indipendenza dei singoli condividenti 201 ed esprime una situazione giuridica autonoma ed esclusiva 202, tale da impedire – come si vedrà meglio in seg uito – di 198 T O T I , C om u ni o n e e mas s e c om u ni p l uri m e , c i t. , p. 1 6 8 i n n t. 9 2; L E N E R , La c om u ni o n e , c i t. , p. 45 2. 199 L a quota r i su lte r à, d u n que, i nd i s pe ns ab ile ai f i ni d el la ri par ti zi o ne d ei van ta g gi e d e i pe si , ne c e s sar i pe r il m ig li ora me nt o e la c o n ser va zi o ne d el b ene com u ne ( ar t . 110 1 c od . c iv. ) ; ai fi n i d el l’ am mi ni str a zi o ne d e l be ne c omu ne (ar t . 110 5 cod . c i v. ) ; ai f i ni , s e p os s ib ile , d el la d i vi si o ne; ai f in i d el la d i s p o si zi o ne d e l be ne co mu ne ne i l im it i, ap pu n to , d el la qu ota ( ar t . 110 3 cod . ci v. ). C o me è sta t o efficace me nte o s se r v at o , que s ta n o zi o ne d i pr o prie tà d é si nc a r né e en q u ot es - p art s «e spr i me i n d e fi n it iva i l d i sa gi o d el su o d o ver si co s ì ad a t tare , d a s it uaz i one str ut tura lme n te c o nc e pi t a i n te r m in i d i esc lu siv a (s i ng o la ) e t o ta le a p par te nen z a d ella c os a al pr op r ie tar i o, a lla si tua z io ne d i u na plura li tà d i s og ge tt i ti t ola ri d i d iri tt i no n p iù “a ss o lut i” , m a “ li mi ta ti ” – per ché tra lor o c o nc orre n t i – su l med es im o o g ge t t o» (c o sì M O C C I A , R if le s si o ni s u ll ’id ea d i pr o pri età , c it ., p p . 3 6 -37 ). 200 L ’id e a d i qu o ta, q ui nd i, pres up p o ne que lla d i con t it ol ari tà ; an z i, i n as se nz a d i que s t’u l ti ma, n o n ha se n s o d isc or rere d i qu o ta. C iò a p pare cer t ame nte vero in se d e d i c om un i o ne e d iv is i o ne ord i nari a; vicever sa , s i è rile vat o c ome , i n am bi t o er e d ita r i o, la qu ot a r a p pr e se n ti pr im a d i tu tt o l ’ og get t o e m i sur a d ell a voca z i o ne un ive r sa le ac c e tta ta (p r esu p p o st o per l’a tt ri bu zi o ne d el la qual i fica d i coered e ), ta n t’è c h e d i e s sa p otr à d i sc orrer si anc he i n a sse n za d i u na re al e co nt it o lar i tà , c o me ne l l ’i p ote s i d i d ivi si o ne fa tt a d al te sta t ore ex ar t. 73 4 cod . ci v. V. , s ul pu nt o , A M A D I O , Lett ur e su l l’a ut o n om ia p ri v ata , ci t ., p p. 1 45 -14 6, i l qual e met te i n guar d i a su lla n o n e qui vale n za d e i co nce tt i d i c oered i tà e c o mu ni o ne ered ita ria . V ., i n ol tr e , d e ll o s te s s o Au t ore : A M A D I O , Co m u ni o n e e a pp orz i o nam e nt o n el la d iv i si o n e e r edita ri a ( p er u na r ev i si o n e c r itic a de l l a te o ria de lla div is i o ne) , ci t. , p p. 232 s s. 201 V I T A L E , La nat ur a gi u ri di c a de lla c o m u ni o ne , Ro ma , 196 7, p . 6 9. 202 G R A S S O , L ’e sp r opr iaz i o n e de lla q u o t a , c it . , p. 36 . 86 concepire la comunione ordinaria come una proprietà collettiva 203. 2.3 L’ A T TO D I D I SP O SI Z IO N E D E L LA S I N G O LA Q UO TA IN D I V I SA D I UN B E N E C O MU N E . Così definito il concetto di quota indivisa nei suoi termini essenziali, occorre ora delineare la natura e gli effetti dell’atto di disposizione della singola quota 204 poiché anche da essi dipenderà, in parte, la risoluzione della questione centrale del nostro studio 205. Il dato normativo da cui prendere le mosse è offerto dal già citato art. 1103 cod. civ., in base al quale ciascun partecipante può disporre del suo diritto e cedere ad altri il godimento della cosa nei limiti della sua quota. La norma in questione non riproduce la formulazione, ed anzi da questa si differenzia sensibilmente, un tempo prevista nell’art. 679 del Codice civile del 1865, che tanto aveva fatto «penare» i commentatori dell’epoca. Infatti, l’art. 679, mentre nel primo periodo prescrive che «ciascun partecipante ha la piena proprietà della sua quota e dei relativi utili o frutti. Egli pu ò liberamente alienare, cedere od ipotecare tale quota, ed anche sostituire altri nel godimento di essa, se non si tratti di diritti personali», nel secondo periodo stabilisce che «l’effetto dell’alienazione o dell’ipoteca si limita a quella porzione che v errà a spettare al partecipante nella divisione». Si avverte, quindi, una sorta di sfasatura temporale tra le due situazioni, poiché la seconda sembra restringere gli effetti dell’atto 203 C os ì s o n o st ate c o ns i d erate d i rece nte la c o mu ni o ne ered i taria e la mul ti pr o pr ie tà . V. B U L L O , N om i na e t d e bi ta her ed itar ia i ps o iure n o n d i vid u nt ur. Pe r u na te o ria d el la c o m un i o ne e r edit ar ia c om e c o mu n i o n e a m e ni ri u n ite , Pad ova , 20 05 , p p. 1 16 s s. ; P E T R O N E , M ul tip r opr iet à. I nd iv id u azi o ne d e ll ’ ogg ett o e sc he mi r e ali t ipic i , Mi la n o, 198 5, p p . 6 3 ss . V. le c o n sid era z i o ni c he verra n no s v ol te i n fr a nel § 2.4 . 204 Di sc or s o a nal o g o v arrà anc he per l ’i p ot es i i n cui i l c om pr o pr iet ari o alie ni u na fr a zi o ne d e l la quo ta , ne l qua l ca so si v erific her à l’ i ngr es s o d i u n nu ov o com pr o pr ie t ar i o p r o q u ota i ndiv isa ne l be ne c om un e . 205 Pr e lim i nar me nte , va s o t to li nea t o co me s i p arl i, i mp ie ga nd o u na f or mula elli t tic a e qu i nd i im pr e c i sa, d i al ie na zi o ne d i qu o t a, qu an d o i n re al tà occ or rereb be d isc or r e r e , piu tt o s to , d i alie na zi o ne d el d ir it t o d i pro pr iet à su u na co sa n ei lim it i d ella qu ot a. Ne l te s t o , p e r ò , i n ra gi o ne d e ll ’u s o ora mai i n val s o si a nel la d ot tr i na che ne lla g iur is pr ud e n za , s i i m pie g herà ci o n o no s t an te il s in ta g ma «a lie na z io ne d i quo ta ». 87 dispositivo a quella porzione materiale del bene comune che, all’esito divisionale, spetterà all’avente causa. Vigente il Codice del 1865, il negozio di alienazione di quota finiva così per essere dai più inteso come condizionato all’effettiva attribuzione all’acquirente di una parte della cosa, facendosi dipendere l’efficac ia traslativa del negozio dall’esito divisionale, come se il trasferimento non potesse avere effetto reale immediato 206. Tant’è, infatti, che la giurisprudenza e la dottrina ammettevano che l’alienante (da solo o assieme al cessionario) potesse chiedere la d ivisione, proprio perché rimaneva titolare della quota fintantoché non avveniva l’apporzionamento del bene comune 207. Tale equivoco è stato definitivamente superato in virtù della attuale formulazione dell’art. 1103 cod. civ., il quale ora stabilisce che l’acquirente del diritto del contitolare subentra con effetto immediato nella medesima posizione giuridica del suo dante causa. Il Codice non disciplina analiticamente l’efficacia del negozio dispositivo di quota; tuttavia, attesa l’ampia formulazione legisla tiva, non paiono esserci dubbi che il singolo condomino possa alienare la quota 208, sottoporla ad ipoteca, attribuirla in godimento a terzi, concederla in locazione 209, costituire un diritto reale di uso a favore di un terzo, e ciò in modo del tutto autonomo, senza che agli altri partecipanti sia consentito opporsi alla sostituzione di un nuovo titolare a quello originario 210. 206 F R A G A L I , La c om u ni o n e , ci t ., 1 97 3, p. 444 ; B R A N C A , C om u n i o ne . Co nd o mi ni o n eg li e di fic i , c it ., p. 13 0, i l qua le pe r ò s o t to li nea c o me g ià al lor a g li Au to ri più ac c or t i pr e d ic as se r o l’ef ficac ia i m med ia ta me nte re ale d e ll ’at t o d i alie na zi o ne d e l d i r i tt o d e l c o mu n is ta . 207 V . V I T A L E V I , D el la c om u ni o n e d ei be n i , T ori n o , 18 8 4 -1 901 , I I I, n . 9 40 . 208 V. Ca ss . 11 mar z o 20 0 4, n . 49 65 , i n Gi u st. c iv . Mas s ., 20 04 , fa sc. 3 , la quale ha affe r ma t o c he , in mate r ia d i pr o prie tà , «i l pr i nci pi o gen e rale c h e rego la il re gi me giur id ic o d e lla c om u ni o ne p ro i nd iv i so è quell o d e lla li bera d i s p o ni b ili tà d ella q uo ta id e ale , sic c h é è be n p o ss i bi le c he ci a scu n c om un i sta au to n o m ame nte vend a o pr ome t ta d i ve nd e r e la sua qu ot a, val i d o e s se nd o i l c o ntra t t o anc he nel l'i p o te s i i n c ui il be ne sia d al le par ti c o n si d erat o u n u nic u m i n sci n d ib ile , risu lt a nd o i n tal c a s o l' alie na zi o ne me rame n te i n o pp o n ib ile a l co m pro p rieta ri o che n o n ha pr e so pa r te a lla st i pula d ell 'at t o ». Il p ot ere d i a lie na z i one co m pre nd e anc he que ll o d i c o s ti t uir e d ir it ti re ali pr o q u ota sul la c o sa c omu ne (u nica eccez io ne è c os ti tu ita d al la se r v itù c he p uò o per ar e s ol o su lla c o sa i nter a) . 209 V . Ca s s. , 5 ge n nai o 20 05 , n. 16 5, i n G iu st . c iv . Ma ss ., 20 05 , fa sc . 1 . 210 In fi ne , ad o g ni c om p ar teci pe spe t ta i l d iri t to d i ch ied ere ad n ut um l a d ivi si o ne d e l be n e c o mu ne ex ar tt . 7 13 e 111 1 c od . civ ., a nch e co n tr o l a vo l on tà 88 L’unico residuo della disciplina previgente si rinviene nell’art. 2825, primo comma, cod. civ., il quale, in materia ipotecaria, stabilisc e che l'ipoteca costituita sulla propria quota da uno dei partecipanti alla comunione produce effetto rispetto a quei beni o a quella porzione di beni che a lui verranno assegnati nella divisione. Il fatto che il legislatore del 1942 abbia riprodotto solo in questa materia la regola prevista in via generale nel codice abrogato risulta essere segno evidente, a contrario, che essa non vale più per la vendita di quota. Il principio generale che disciplina la comunione è, quindi, quello della libera disponibili tà della quota indivisa da parte di ogni comproprietario 211, il quale può vantare sulla stessa un diritto di proprietà incondizionato ed esclusivo 212, in ossequio al generale principio della libertà ed autonomia negoziale e della libera circolazione dei beni. La quota di comproprietà di una res (che, a mente dell'art. 1103 cod. civ., può essere oggetto di autonoma disposizione da parte del titolare) è, infatti, un bene giuridico dotato di una propria individualità 213. Peraltro, la libera disponibilità della d egl i al tr i c on ti t ol ar i a t tr ave r s o al d iv is i one g iud i z iale . 211 V ic e ve r sa , pe r g li a t ti d i d i s p os i zi o ne d e ll ’i n te ra c osa c omu ne ave n t i im me d ia ta e ffic ac ia r e ale , è r ic hie st o il c on se n s o d i tut ti i pa rtec i pa nt i, ai se ns i d ell’ ar t . 1 108 , te r z o c o mma , c od . ci v. (s i tr at t a, ad ese m pi o , d elle i p ot es i d i alie na zi o ne d e l be ne , d i c os t itu z i one su d i e s s o d i d ir it t i rea li li mi t ati , d i ind iv id ua zi o ne d i u n nu o vo be ne , e tc. ). 212 Più c or r e tta me nte , i n r ealtà , s i d ovr eb be d ire che c ia scu n c o n ti t olare van te r à sul be ne u n d ir i t to d i pr o pri età i nc o nd i z i o na to ed e sclu si v o, m a l imi ta t o d ai c o nc or r e nt i d ir i tt i d e gl i a l tri p artec i pa n ti . Tale p ri nci p io d el l a li ber a d is p o ni bi li tà d e lla qu o ta è st at o acc o lt o in nu mer o se se n te n ze a nc he d al l’ una ni m e giur is pr ud e nz a d i le g it ti mi tà. V ., ex m u lti s , Ca s s . 11 mar z o 2 00 4, n . 49 65, c it . ; Cas s. 18 lug li o 1 98 0, n . 470 6, in Gi u st. c iv . Ma s s . , 1 980 , fa sc . 7 ; Ca ss . 5 ap rile 199 0, n . 2 81 5, c it . 213 Co s ì Ca s s. , 4 giu g n o 1 9 99, n. 54 43 , i n Gi u st . c iv . Ma s s . , 199 9, p. 12 60 , l a quale c o nt in ua s ta bi le nd o c he, i n tal m od o , «i n c as o d i ve nd ita per i n ter o d ella r e s c om m un i s , n o n è te nu t o a r is p o nd ere d e lla ev i zi o ne re lat iva ad u na quo ta i l com pr o pr ie t a r i o t it o lar e d e ll'al tra qu o ta » . L a Cor te d i Ca s sa zi o ne h a, p o i, pre c i sa t o c he «l'a lie na z io ne c he i l c o m pr opr ie tari o faccia d el su o d iri tt o , ai se ns i d ell'ar t . 110 3 c od . c i v. , d e term in a l'i n gre s so d ell'acq uire n te ne lla c o m uni o ne s ol ta nt o ne l c a s o in c ui l'a l ien a zi o ne r igu ard i la quo ta o un a fra z i o ne d i ques ta, men tr e se il c om pr o pr ie tar i o d i s p o nga d i un si n g ol o be ne , ave nd o l'a lie na zi o ne effic ac ia o b b li gat or ia , d e lla c omu n i on e co n ti nua a far par te il d is p o ne n te, c he, per ta nt o , r e s ta t it o lar e d e ll'a z io ne d i c u i all' art ., 1 111 c od . c iv . e d eve essere chi ama t o ad in te gr ar e il c o nt rad d i tt or i o nel re la ti vo gi ud i zi o d a al tri pr o mo s s o » (c os ì C as s ., 26 no ve mbr e 19 96 , n. 1 062 9, i n Gi u st. c iv . Ma ss . , 1 99 6, p . 1 625 ). In mer i t o a qu e s t’ ul ti ma q ue s ti o ne, s i ri ma nd a a quan t o si d irà ne l ca pi t ol o c he seg ue . 89 quota ideale del partecipante non può essere ostacolata dalla eventuale indeterminatezza della misura del comproprietario sulla cosa comune, poiché soccorre, in tal caso, la previsione di cui all’art. 1101, primo comma, cod. civ., secondo cui le quote si presum ono uguali 214. Quanto, poi, più in particolare, all’atto di alienazione della posizione giuridica del partecipante (c.d. alienazione della quota), va sottolineato come esso si risolva in un vero e proprio contratto di compravendita, previsto e disciplinato d agli artt. 1470 e seguenti cod. civ. Di conseguenza, anche con riferimento a tale negozio varranno i consueti principi posti in tema di trasferimento di diritti e, segnatamente, per quel che più qui interessa, quello consensualistico. Dal combinato dispost o degli artt. 1376 e 1103 cod. civ., non vi sono dubbi, quindi, che si realizzi l’immediata efficacia traslativa dell’atto di disposizione di quota in virtù del semplice consenso delle parti legittimamente manifestato. Il contratto di alienazione di quota, infatti, ha sicuramente ed indiscutibilmente per oggetto il trasferimento della proprietà di una cosa determinata (ossia il diritto del compartecipe sulla cosa). Il diritto dominicale sul bene pro quota passerà, dunque, all’acquirente nel momento esatto in cui si perfeziona il contratto di compravendita ed egli subentrerà nella stessa posizione giuridica dell’alienante. Il dante causa resterà escluso dalla comunione, 215 perdendo tutti i diritti e tutti gli oneri ad essa connessi . L’obbligo di 214 Cas s ., 5 a pr ile 199 0, n . 281 5, c it . 215 Si è mol t o d i sc u ss o , a t al pr o p o si to , circa l a p or tat a d el d is p o s to d i cu i all ’ar t. 11 13 c od . c iv . e , più pr e c i sa me nte , se c o n l’e s pre ss i one «ave n ti c au sa » c ol à co nte m pla ta d e b ba fa r si r ie n tr a r e a nc he l ’acqu ire nt e d i u na qu ot a rela t iva ad un be ne c om une . Tale d i s p o st o s ta bil i sce, i nfa tt i, c he «i cr ed i to ri e gl i av en ti ca usa d a un par te c ip an te p o ss o n o i n te r ve n ire nel la d i vi si o ne a pr o prie s pe se, ma no n p os s o n o im pu g nar e la d ivi si o ne g ià ese gu ita , a men o c he ab b ia n o n ot if icat o un' o p p os i zi o ne an te r i or me n te al la d iv is i o ne s tes sa e sa lv o se m pre ad ess i l'es per ime n t o d e ll'a z i on e r e v oc a t or ia o d e ll'a z i on e su rr oga t ori a … Dev o n o e s sere chi ama ti a i n te r ve n ir e , pe r c hé la d i vi si o ne a b bi a effet t o ne i lo ro c o nfr o nt i, i cred it or i i sc r i tt i e c o l or o c he ha n n o acqu i sta t o d iri tt i su ll' im m o bile i n vir tù d i att i s og ge t t i a t r as c r i zi o ne e tr a scri tt i pri ma d ella tra scri z i o ne d el l 'at to d i d ivi si o ne o d e lla tr a sc r i z io ne d e lla d o ma nd a d i d i vi si o ne g iud i z iale » . T ale n orm a, per ta nt o , aff e r ma , i n li ne a ge ne r al e, c he l’ in te rven t o d el l’ ave n te cau sa n o n è ind is pe n sa bi le pe r la v al id it à d e ll a d iv is i on e ( p oi ché i n sua a sse n za la d i vi si o ne n o n è nul la) e c he g li a c quir e nt i d i d iri t ti im m o bi liar i sul be ne c o mu ne d evo n o pa r teci par e all a d iv is i o n e affi nc hé que st a pr od uca effet ti ne i l or o c o nfr o n ti . 90 consegna del bene al compratore si realizzerà mediante l’immissione nel compossesso, ossia nel limitato potere di fatto di compiere sulla cosa le ingerenze che l’alienante aveva facoltà di compiere nei limiti del concorso degli altri partecipanti 216. Naturalmente, l’atto di alienazione del bene pro quota, in quanto immediatamente traslativo, non risentirà della successiva vicenda divisoria: in altri termini, il cessionario ben può non ottenere, in sede di divisione, alcun diritto sull’intero bene comune o su di una sua porzione materiale senza che ciò riverberi i propri effetti sul E b be ne , c e r ta me n te ne ll ’e s pr e s si o ne «av en ti cau sa », i n s é e per sé c o ns id erat a , p os s o n o fa r s i r ie n tr a r e anc he g li acquire n ti d ella q u ota . Tu tta via , se co sì s i in te r pr e ta sse , s i gi u n ge r e b be ad u n e si t o c o n trad d it t ori o . I nfa tt i, i l ric o m p rend ere co n l ’e s pr e ss i on e «ave nt i ca us a» a nc he i l c es si o nari o d ell a qu o ta i nd iv i sa co nt r as te r e b be c o n l’ im me d ia ta eff icac ia tra s lat i va d ell ’a tt o d i ce s si o ne d i quo ta : il c e s s io na r i o, si è d e t t o , su be n tra ne lla s tes sa p o si zi o ne g iur id ica d el su o d a nte causa e , p e r ta n t o, l ’a tt o d i d ivi s io ne c om pi ut o se n za la sua pr ese n za s areb b e nul l o e n o n se m pl ic e me nt e i neff icace , a tte s o c h e d al mo me n to d ell ’a lie na zi o ne l’ac q uir e n te d ive n ta e s s o s te ss o par teci pa n te in l uo g o d el l’a lie na n te. Di co ns e gue n za , ne l c o nf li t to tra la n orma d i cui a ll’ art . 1 113 c od . ci v. , i n tes a i n se ns o le t te r a le , e d il c o m bi na t o d i s p os t o d e gl i ar t t. 110 3 e 1 37 6 c od . c iv ., prev ale sicur ame n te il se c ond o . L ’e s pre s si o ne « ave n ti ca usa » va , d unqu e , l im ita t a a d ue ip o te si : e s sa si r ife r i sc e , d a un la to , al l’acq uire n te d i un d iri tt o reale d i go d ime n to sul la c o sa c o mu ne , n e i li mi t i d el la qu o ta d el c omu n is ta (ad esem p i o l’u sufr ut tuar i o pr o q u ota d i un co m pr o prie tar i o) , e d all ’al tr o a c o lui c he a cquis t a la c os a o par te d i e s sa c he sarà a lu i a s seg na ta c o n la d iv i si o ne (c.d . a lie na zi o n e d ell’e s it o d iv is i o nale , la c ui fat ti s pec ie, che per or a ci s i li mi ta a me n zi o nare , ver r à c o m piu ta me n te tr a tta ta ne l ca p it o l o succe ss iv o a cu i si ri ma nd a per un a com p le t a t r a t ta zi o ne ) . In tal se n s o, si è e sp res sa anc he la d o ttr i na ma g gi o ritar ia : v. R U B I N O , La c omp rav e nd ita , i n T ratt . di r . c iv . e c o mm . , d ire t t o d a C I C U - M E S S I N E O , XX I II , Mil an o , 19 71 , p . 378, F R A G A L I , La c om u ni o n e , c it ., p. 444 ; B U R D E S E , La div i si o ne er edit ar ia , i n T rat t. d ir . c iv . , d iret t o d a V A S S A L L I , X I I , 5, T or in o , 1 980 , p . 39; B R A N C A , C om u ni o n e. Co nd o mi ni o n egl i ed if ic i , ci t. , p . 29 3; F E D E L E , La c o mu n i on e , cit ., p p . 28 2 -2 83 , i l q ual e r ile va co me d iver sa s i a l ’i p ote s i i n cui i l par te cip an te ab bi a al ie nat o la pr o pr i a p o si z io ne g iurid ica n o n nel la sua i ntere z z a, m a a s ua vo lta pr o q u ota (ve nd e nd o ad e sem p i o s o lo me tà d ella sua qu o ta ), ne l q ual ca s o egl i r ima r r à p ar te c i pa nt e e d anche l ’acqu ire n te, d iven ut o a nc h’e gl i co mu ni st a , d ovr à par te c i pa r e alla d ivi si o ne . I n se n s o co n for me, si è e s pre ss a a nc he la giur is pr ud e nz a d i le gi t t imi tà , la q uale h a st a tui t o c he «c o n ri guard o a lla com u ni o ne pr o i nd iv i so l' alie na zi o ne c he il c o mp r o prie tar i o faccia d el su o d irit t o d ete r m i na l'i n gr e ss o d e l l'ac qui re nte ne ll a c om u ni o ne s ol t a n t o nel ca s o i n cu i l'al ie n a zi o ne r i guar d i la quo ta o un a fra zi o ne d i ques ta, c o n la c o n segu e n za c he l'ac qui r e nte qu ale suc c e ss or e a t it ol o par tic o lar e d ell'a lie na n te è le gi tt i mat o a d om a nd ar e l o sc i o gli me nt o d el la c o mu ni o ne a n orm a d el l'ar t. 1 111 c o d . ci v. nel l'a s su nta qual it à d i pa r te c i pa n te. Qua l ora , i nve ce, i l c om pr o prie tar i o d i s po n g a d i u n s i ng o lo b e ne , o d i u na fr az i o ne d i e ss o , tra que ll i c om pre s i ne lla com u ni o ne , l'a lie na z i on e h a ef ficac ia n o n reale , be ns ì s ol o ob b li ga to ria , co n la co ns e gue n za c he d e lla c o mu ni o ne co n ti nua a far p arte il d i s p o nen te , il qual e rest a per ta nt o t it ol ar e d e lla a z io ne d i cu i a ll'ar t . 1 11 1 c od . ci v. , p ote nd o l'ave n t e caus a s ol ta nt o av vale r s i d e i d i r it ti acc ord a ti gl i d a ll' art . 11 13 cod . civ . » (c os ì C as s. , 16 ag os t o 1 99 0, n . 8 31 5, i n Gi us t. c iv . Ma s s . , 1 99 0, fa sc. 8 ). 216 F E D E L E , La c om u n i o ne , ci t. , p. 28 1. 91 precedente negozio dispositivo -acquisitivo della quota. La futura possibilità per l’acquirente di divenire proprietario (in tutto o in parte) della cosa non incide sul contratto di vendita della quota, il quale – a prescindere dall’esito divisionale – rimarrà pur sempre valido ed immediatamente efficace. È, infatti, possibile, in caso di immobili non divisibili, ex art. 720 cod. civ., che il compratore, divenuto comunista, riceva all’esito divisio nale soltanto una somma in denaro con assegnazione della cosa ad uno solo dei comproprietari ovvero che il bene venga venduto all’incanto. È questo uno dei rischi a cui incorre qualunque condividente, sia esso tale fin dal principio della comunione, sia es so cessionario di un partecipante. 2.4. L’ A T TO DI D I SP O S IZ IO N E D E L LA S IN G O LA Q UO T A DI UN C E SP I TE F A C E N TE P A R T E D I UN A MA SS A D I B E N I IN C O M U N IO N E O RD I N A R IA . Chiariti gli effetti e la portata dell’atto di alienazione di quota, v’è ora da chiedersi se l’anz idetta libertà di ciascun comunista di disporre come meglio crede della propria quota sul singolo bene in comunione incontri qualche ostacolo qualora egli si trovi ad essere comproprietario di una massa di beni 217. Naturalmente, nessun problema sorge qualora il condividente disponga del proprio diritto, in toto od in parte, relativamente a tutti i beni costituenti la massa comune. Nel qual caso, non sorgono dubbi in merito alla piena applicabilità dell’art. 1103 cod. civ. Controversi sono, invece, gli effetti dell’atto dispositivo che egli compia sulla quota del diritto spettantegli su uno solo dei beni comuni 218. Occorre, 217 Co n r ife r ime n t o al la q u ot a d i un bene face n te par te d i u na ma ssa s i è co nia t o i l te r m i ne d i «q u ot i na » . 218 Ci r ife r iam o al c a so i n cu i Ti zi o , c o m pr op rie tari o as s ieme a C ai o e Sem pr o ni o, i n vi r tù d i u n me d e si m o ti t ol o e per quo te id e nt ic he, d ei be n i A , B e C, v end a a Me vi o, a c o n osc e n za d el lo s ta t o d i c omu n io ne , la sua q uo ta d i com pr o pr ie t à s o lame n te sul be ne A, se n z’ al tr o a gg iu nge re. L ’a tt o d i a lie na zi o ne qui c o n sid e r a t o n o n è d a lle pa r t i e s pre ssa me n te s ot t o p os t o all a c o nd i z io n e che i l be ne ven ga a sse g na t o, i n u na s ucce ss iva d iv i si o ne, al ve nd i t ore (c .d . vend it a d ell’e s it o d iv is i on ale ; v . sul pu n t o i n fr a ca p. I I I ). 92 infatti, capire se la situazione di comproprietà sia riferibile ad ogni singolo cespite oppure solamente al complesso dei beni in comunione. Unicamente nella prima ipotesi si potrà ritenere che nella comunione ordinaria il venditore -comproprietario possa alienare ad un terzo con effetti reali immediati, ex art. 1103 cod. civ., il diritto di comproprietà cha ha su una sola delle cose comuni 219. Nella secondo ipotesi, invece, si dovrebbe dedurre che la cessione della quota abbia efficacia solamente obbligatoria e gli effetti reali siano subordinati all’esito divisionale, ossia all’attribuzione della cosa, la cui parte ideale è stata alienata, al venditore. Preliminare a tale questione risulta essere l’individuazione dei caratteri distintivi di una massa di beni 220. Certamente, una massa, da un punto di vista soggettivo, non può che appartenere ad almeno due soggetti, poiché presuppone una situazione di contitolarità di diritti. Da un punto di vista oggettivo, sono necessari almeno due beni in senso giuridico poiché non avrebbe senso discorrere di massa quando vi è un solo bene in comunione: in tal caso, ci si troverà di fronte ad un normale fenomeno di contitolarità disciplinato dagli artt. 1100 ss. del Codice civile e ad esso si applicherà, senza dubbio, l’art. 1103 cod. civ. È essenziale, 219 L a que sti o ne d e l l’e si s te n za d i un a o p iù ma s se d i be ni c omu n i as sume for te r i le v an z a e c on o mi c a i n ra gi o ne d el d iver s o re gi me fi sca le prev i st o per l a d ivi si o ne d e lle ste s se . I nfa t ti , per la ta ssa z i o ne d egli at ti d ivi s io na li , l a leg ge co ns id e r a no n tr as la tiv e un ica me nte le a sse g na zi o n i c he r i guard a n o be n i ap par te ne nt i ad u n’ un ic a mas sa . I n cas o c o n trar i o, ne ll ’i p ote s i d i s pereq uaz i one tra qu o ta d i fa t to e qu o t a d i d iri t to , qua l ora ad u n c ond iv id e nte ven ga a s s eg nat o un c o ngua g li o e c c e d e n te il 5 % d el val ore d ella qu o ta d i d ir it t o, a tale as se g na z i on e s i a p pl ic he r à n o n p iù l’ im p o st a d i re gi st ro d ell ’1 % , be ns ì que lla be n mag gi or e pr e vi s ta pe r le o pera zi o ni d i cara tte re tra sla ti v o (a i se n si d e ll ’a rt. 34 , D.P .R . 26 a pr ile 1 98 6, n. 131 ). Di c on se gue n za , q ual ora c on u n ’u nica d ivi s io ne , s i att ui un a p p or zi o na me n t o r e la tiv o a ma s se plu ri me, at tr ib ue nd o ai c o nd ivid e n ti più be ni d i u na ma s sa e me n o d el l’ al tra , a i c o ng uagl i si a p plic her à l a d i s cip li n a fisc ale p iù sfa v or e v ole , i n qua n t o si co n sid e reran n o le a t tri bu z io n i ave nt i carat te r e tr a sla ti v o. Il c r ite r i o d a s egu ire è, q uind i, « u na d ivi s io ne p er o gn i ma ssa » . R isu lt a, d u nqu e , i nd i s pe ns a bile s ta bi li re, s o pra t tut t o a i fi ni fisc ali , quand o c i tr ov i d i fr o nt e ad una m as sa . V ., per gli a s pe tt i fi scal i, ad e sem p i o , C A P U R R O , La div is i o ne i n pre s e nza di c o m u ni o ni p l ur i me , in I l fi sc o, 1 99 1, p p. 6 331 ss .; A M A T I , D iv i si o n e di be n i p rov e ni e nti da p i ù c om u ni o n i , iv i , 1 987 , p p. 16 2 ss . 220 Si pr e c i sa c he ne l te s to verra n n o i m pie ga ti , com e s i no n im i, a i f in i esem p lif ic a tiv i, i te r m i n i «c omu n i one » e « ma ss a», n o n os ta n te at te nta d ot tr i na ab bi a r i le va t o c o me e ss i n o n p os sa n o c o n sid era rs i d avver o equi vale n ti . C fr . T O T I , Co m u ni o ne e ma ss e c om u ni pl ur im e , c i t. , p p. 215 s s . 93 quindi, una situazione di comunione che investa più beni distinti ed individualmente determinati, sui quali i comu nisti siano titolari di quote eguali 221. Quanto poi all’origine della massa, occorre capire se i fatti o atti costitutivi della situazione di comproprietà su più cose possano essere plurimi ovvero debbano essere ricondotti a unità. Secondo alcuni 222, nonostante la presenza di più titoli 223 intervenuti tra gli stessi soggetti, la comunione sarebbe una sola poiché la pluralità dei titoli deve essere tenuta distinta dal rapporto che ne deriva tra le stesse persone; tale rapporto è unico, in quanto «è lo stesso gruppo che, avendo in comune un bene, ne acquista un altro» 224 con l’effetto di aumentare la massa dei beni che gli appartengono in comunione. Pertanto, ad esempio, se due comproprietari acquistano assieme una porzione di terreno attigua al fondo di cui sono già contitolari, si verificherà una mera modifica oggettiva dell’originaria comunione, nel senso che essa si amplierà sino a ricomprendere anche il nuovo terreno e la comunione rimarrà unica. Non troppo velati appaiono gli influssi che questa configurazione giuridica subisce dalla ricostruzione dell’istituto della comunione come gruppo personificato: una volta ammessa l’esistenza di un ente comunione, sarà questa soggettività giuridica che, tramite i comproprietari, verrà ad acquistare il nuovo bene, il quale entrerà così a far parte del patrimonio comune dell’ente 225. Di diverso avviso sono la maggior parte della dottrina 226 e 221 Ne l se ns o c he su l be n e A, i c o nd iv id e nt i d ev o n o avere la med es i m a pr o p or zi o ne d i qu o te , a n c he d i se gual i ri s pet t o al l ’i nt er o, c he h an n o sui b eni B e C e vi ceve r sa . 222 B R A N C A , C o m u ni o ne . Co n dom i ni o n eg li ed if ic i , ci t. , p p. 39 -4 0. Nel se n s o c h e il tene r d i st i nte le d ue ma sse i n ra gi o ne d i d ue ti t oli d i acq ui st o d iver si cre i un ’ar tif ic i o sa r ic o str u z i o ne , v . G A G L I A R D I , Co nt r asti n el l’ i nte rp re t azi o ne d el l ’art . 48 del la l egg e di r egi st ro , i n Gi u st. c iv . , 1 96 0, I , p. 53 1. 223 Si pe n si , ad e se mp i o, a più c om pra ve nd i te, d o na zi o ni , s ucces s io n i , per mute , tr a n sa zi o ni , e tc . 224 B R A N C A , ul t. op . c i t . , p. 39. 225 Pe r un’ an ali s i d e lle c rit ic he m os se a que s ta t e or ia ric o str ut ti va d ell’ i st itu t o d e lla c o mu ni o ne , v. s up ra § 2. 1. 226 V . F E D E L E , La c om u ni o n e , ci t. , p . 342 ; C A R I O T A - F E R R A R A , Le s uc c es si o n i 94 l’unanime giurisprudenza di legittimità 227, le quali ritengono che ad ogni titolo di acquisto corrisponda una distinta comunione e, di conseguenza, ad una pluralità di titoli corrisponderà una pluralità di masse 228, ciascuna delle quali costituisce un'entità patrimoniale a sé stante. Tale principio risente evidentemente della concezione tradizionale della divisione quale atto dichiarativo -retroattivo: il considerare che l’acquisto successivo (da parte degli stessi condividenti) di più beni indivisi non possa comportare un fenomeno di accrescimento della massa originaria, ma possa determinare unicamente la sommatoria di tante comunioni quante son o i titoli, ha come precipuo obiettivo di evitare che, procedendo ad un’unica divisione di più masse, si attribuiscano ad un compartecipe beni, in proporzione alla sua quota, appartenenti ad un’unica massa. Se così accadesse, infatti, la divisione assumere bbe natura traslativa poiché il comunista acquisterebbe, su quella massa, diritti eccedenti (rispetto a quelli vantati durante la comunione) e al contempo trasferirebbe i propri diritti (sulle masse da cui resta escluso) agli altri condividenti 229. per c au sa di m o rt e, Pa rt e g e ne ral e , M il an o , 1 977 , p . 721 , nt . 9; F O R C H I E L L I A N G E L O N I , D el la div is io n e , c i t. , p . 48 , n t. 3 ; C A N D I A N , voc e Ma ss a er e ditar ia e div i si o ne , in D ig . di sc . pr iv . ( sez . c iv .) , X I, T ori n o, 19 94 , pp . 2 16 -21 7; M I N U S S I , Co m u ni o ne e div is i o ne , Na p ol i, 2 00 3, p. 55 ; M O R E L L I , La c om u ni o n e e l a div i si o ne er edi tar ia , c it ., p. 524 ; F O R M I C A , v oce D iv is io n e n el di ri tt o tri bu tar i o , i n D ig. d isc . priv . ( s ez . c o mm .) , V, T o r in o , 1 995 , p p. 97 ss . ; B A R A T T A , U n a n ec es sa ria rif o rma trib ut ar ia i n mat eri a di div isi o n e di be n i di div er sa pr ov e n ie nz a , i n Riv . n ot ., 1 9 53, p p. 487 s s . Va, s ul pu n t o, tu t tav ia, ri leva t o c o me i l pr o ble ma d e lle c.d . mas se plu ri me sia s ta t o d al la d o tt r i na tr ad i zi o nale tr at ta to , per l o pi ù, sa lv o ecce z i on i, e n pas sa nt , mag ar i r e le gat o i n qua lc h e n o ta d el te s to , se n za a p pr of o nd i me nt i d i ril iev o . 227 V. , i n tal se ns o , Ca s s. , se z. u n ., 18 ot t o bre 1 96 1 , n. 222 4, i n Riv . gi u r . ed. , 1 962 , I, p. 30 , c o n n ot a d i S AL IS; Cas s ., 17 g en nai o 1 97 5, n. 194 , i n Riv . d ir . fi n. , 1 97 9, I I, p . 3 ; Ca s s. , 8 mag gi o 198 1, n . 3 014 , i n G i ust . c iv . Ma ss ., 198 1, fa sc . 5; Ca ss ., 3 0 mar z o 198 5, n . 223 1, i n Gi u st . c iv . Ma ss ., 1 98 5, fa sc. 3 ; Cas s. , 6 feb br a i o 20 09 , n. 30 29 , i n G u ida a l d ir ., 20 10 , p . 5 3. Per u na a nal i si , a nc he crit ica, d ell’ i nd ir i z zo g iur is pr ud e n zia le d o mi na n te, v . B U S O N I , Il pr ob le ma de l le ma ss e pl ur im e, i n N u ov a gi ur . c iv . c o mm ., 20 00 , p p. 17 s s. ; T O T I , Co m u ni o ne e ma ss e c om u n i pl ur im e, c i t. , p p. 218 s s . 228 L a pr im a for mu la zi o ne d ella reg o la d elle ma sse plu ri me or ig i na d a un a d ec is i one d e lla C or te d i Cas sa zi o ne, na sce n te d a una i n n ova ti va i n ter pr eta zi o ne d ell’ ar t . 4 8, pr i m o c o m m a, d e ll a le gge sul re gi s tr o n. 3 26 9 d el 19 23 a ll ora vig en te . V. Ca ss . , 3 0 a go s t o 1 947 , n . 1 556 , in Gi u r. Imp . D i r . , 1 949 , p . 3 60 . 229 Co sì T O T I , C om u ni o n e e mas se c om u n i pl u rim e , cit . , pp . 8 2 -8 3. Per ta n t o, i n ragi o ne d i tale r e g o la, se mb r ere b be c he l a d i vi si o ne c o nt es tua le d i ma s se plu ri me pre su p po n ga i m pl ic i ta me nt e un a pr eli mi na re fu si o ne d el le var ie ma s se c om un i, lo gic ame n te a nte c e d e n te al fe no me n o d i vi si o n ale i n sen s o str et t o, che ne 95 La cosiddetta regola delle masse plurime subisce, inizialmente, un’unica eccezione che si accorda allorquando, con un unico titolo di acquisto, due o più soggetti si rendono acquirenti di più beni per le stesse quote; in tal caso, i cespiti si considerano facenti parte di un’unica massa comune 230. Successivamente, però, con un evidente revirement, la Corte di Cassazione, prima nel 1959 e poi a Sezioni Unite nel 1961 231, oblitera l’esistenza della suddetta deroga e non ammette più eccezioni alla regola generale. Solo con il D.P.R. n. 634 del 1972 (art. 32) e successivamente con il D.P.R. n. 131 del 1986 (art. 34), emanati in materia d’imposta sul registro, si giunge alla attuale definitiva formulazione del canone disciplinante la divisione delle masse plurime, in base a l quale le comunioni tra i medesimi soggetti, pur se promiscue ed originanti da d ecretere b be l a su a na tur a tr a sla t iv o -c o st it uti va ( p iù preci sa me nt e, es sa co st itu ire b be un a pe r mu t a). E c i ò c o n gra nd e va n tag g io per il F is co , at te s o che l a ta ssa z i o ne s ar e bb e , in t al c a s o, be n mag gi or e ris pe tt o a quel la a p pl ic ata a lla ord i na ria d i vi si o ne d ic hi ar at iva . I n alcu ne pr o nu nce , la gi uri s prud e n za h a , in fa tt i, rite nu t o ne c e s sar i o , pe r pr oc e d e r e ad un a d iv i si o ne gi ud i zi ale s imu l ta nea d i più ma sse , la pr e c e d e n te u ni fic a zi o ne d el le va rie c om uni o n i at tra ver so u n ne g o zi o ad hoc c o n l o sc o p o, ne m me n o m o lt o cela t o, d i pr eser vare i l più p os s ib ile l a (s up p o st a) nat ur a d ic hia r ati va -r e tr oa t tiv a d el la d ivi si o ne . V. Ca s s. , 11 f eb brai o 196 7, n . 3 39 , i n F o r o it . Ma ss ., 19 67 , p. 67 ; C as s ., 21 ma gg io 19 79 , n. 29 37 , i n Riv . n ot ., 197 9, I I , p. 14 94 . 230 Tale e c c e zi o ne s olle v ò, si n d a l pr i nci pi o , mo lt e cri tic he. Cfr. , ad esem p i o, R A V A G L I , L ’i m po sta d i r eg is tr o s ul le div is io n i , i n V i ta n ot . , 195 7, p p. 16 9 ss . ; G A G L I A R D I , C o ntra st i s ul l ’i nt erp r etazi o n e d el l’a rt. 48 d el la l eg ge d i r egi st ro , ci t. , p p. 53 1 ss . Se c o nd o F E D E L E , S u l la n ozi o n e di ma s sa a i f i ni d e ll ’app lic az io n e del l ’im po sta d i r egi str o ag li atti c h e r ipr od uc o n o l o sc i og l im e nt o d el la c o m u ni o ne , in R iv . n ot ., 19 91 , p p. 11 78 - 11 7 9, q ue s ta s ol u zi o ne sem bra avv al ora ta , a nc he su l pia n o n orm at iv o, d a qua n to d i s p o ne l ’ar t. 3 4, q uar to c o mma , d el D. P. R. 26 a pr il e 198 6, n. 1 31 , il quale sta b il isc e c he «ag li effe t ti d el pre s en te ar tic o l o l e c o mu ni o ni t ra i med es im i s o g ge t ti , c he t r ov an o or ig i ne i n più ti t ol i, s o no c o n sid er ate c o me u na s ola c o mu ni o ne se l’u lt i mo a c qui s to d i qu ote d eriva d a succe ss i o ne a c ausa d i mo rte » . Ta le Au t or e , p oi , i nd i vid u a un a ser ie d i cas i i n cui , n o n o st an te l a plu ral ità d i t i to li d i ac q uis t o, si d o vre b be co mu nque d i sc orrere d i u nic i tà d ella ma ssa (ad e s . i n i p o te s i d i s ur r oga z i o ne d i un be ne c o n u n al tr o, d i a vul s io ne , d i acces si o ne , e tc .) . Se c o nd o M A N Z O N I , Imp o sta d i r egi st ro e d iv i si o n e de i b e ni c om u ni pr ov e n ie nt i da tit o li div e r si , i n Gi u r. it . , 19 60, I, p . 814 , l ’u nic ità d e l tit o l o co st itu i sc e un a se m plic e pr e su nz i o ne d i n uo v a com un i o ne d i fr o nte a og ni d iver s o ti t ol o d i ac qui s t o, «s alv o c he d al t it ol o s tes s o ri sul ti d i ver sam en t e, o pe r la na tura s te s sa d e l l ’ at t o o f at t o d eter mi na n te l’acqu is t o (c o me ne l cas o d i allu vi o ne o d i s po s ta m e n to d e ll ’al ve o d el f iu me) , o p er v ol o n tà d el le pa rt i, es pre ssa me n te o im pl ic ita me nte d ic hiara ta (c o sì nel ca s o d i acq ui st o d i un ap pe z za me nt o d i te r r e n o c o n l ’e s pre s s o in te n to d i accre scere i l f o nd o c o mu ne o nel ca s o d i ac qui s t o i n o t te m pera n za a lle d i s po s i zi o ni s ull a mi n ima uni tà col tura le )» . 231 Ci si r ife r i sc e a Cas s ., 30 ot t o bre 195 9, n . 318 9 , i n F o r o it ., 19 60 , I, p. 399 ed a Ca s s. , 18 o tt o br e 196 1, n . 222 4, i n G i ust . Civ ., 1 96 2, I , p . 7 63 . 96 più titoli, sono considerate come una sola massa solo se l’ultimo acquisto di quote deriva da una successione mortis causa 232. Dunque, ad eccezione di quest’ultima ipotesi, qua lora si addivenga alla divisione del complesso, si avranno tante divisioni quanti sono i titoli, ciascuno relativo ad una massa, nella quale ogni condividente può e deve far valere i propri diritti rispetto a questa ed al di fuori ed indipendentemente dai diritti che gli competono sulle altre masse. Di conseguenza, ad opinione della Suprema Corte, è nell'ambito di ciascuna massa che devono trovare soluzione i problemi particolari relativi alla formazione dei lotti ed alla comoda od incomoda divisibilità dei beni che vi sono inclusi 233. Secondo l’opinione tradizionale, quindi, si è di fronte ad un’unica massa di beni quando due (o più) soggetti li acquistano in virtù di un unico titolo e per quote eguali 234. Gli elementi identificativi 232 In r e a lt à, la r e g ola d el le mas se p lur ime su bi sce u n’ ul teri ore ecce zi o ne i n am bi t o pa tr i mo n iale tr a i c o niu gi . S i r it ie ne, i nfa t ti , c he l a d i vi si o ne d ei be ni face n ti pa r te d e lla d isc i ol ta c o mu ni o ne le gale p o ss a es sere c o n sid era ta ex l eg e com e u n’e n ti tà u ni tar ia i nd i pe nd e n teme n te d al la d iver si tà d ei ti t ol i d i ac q uis t o i n ragi o ne d e l la d ive r si tà o nt o l og ica e s is te nt e tra c om un i o ne ord in aria e le gale . I co niu gi , i n al tr i te r mi n i, sar e b be t it o lari d e ll ’i n ter a ma ssa pa tri m o nia le e n o n d ei si n g ol i be ni . V . V I G N E R I , S c io gl im e nt o de lla c om u n i o n e le gal e f ra c on i ugi e ape rt ur a de lla s uc c e ss i on e , ri fl es s i s ul la d iv is i o ne , i n V ita n ot . , 1 9 75, II , p p . 989 ss .; C A R L U C C I , Nat ura gi u rid ic a de l la c om u ni o n e l ega l e , i n Il n u ov o di r itt o di fam ig lia . C o nt rib ut i n ota ri li , Mi la n o 19 75 , p p . 1 7 s s .; I E V A , L’a mbi to appl ic at i v o d el l’a rt . 19 2, 3 c o mma c .c ., i n Ras s. gi u r . , 1 984 , I, p . 247 ; G R A S S O , C om u ni o n e , i n Tr att. di r. p riv ., d ir ett o d a R E S C I G N O , T or i n o , 1 98 2, p . 529 ; B A R A T T A , L a d iv isi o n e e il n uov o di rit to di f ami g lia , in V ita n ot . , 19 76 , p p. 2 61 ss . S i so t t oli nea , sul pu nt o , c o me la c o n sid er az io n e uni tar ia d e i c e s pi ti ac qui st at i d ai c o ns or ti ma n e nte c om m u ni o n e ex ar t. 17 7 c od . ci v . p os sa va le r e ai s o li fi n i d ivi si o na li , d ov end o si ri te nere che i c on iu gi , un a vol t a venu t o me n o il r e gi me c om u ni tari o , d ive n ga n o co nt it o lari d i ci asc un b ene i n regi me d i c o mu ni o ne or d ina ria e che , pert an t o, an tic ip and o i n par te ci ò che si d irà i n se gui t o, e s si po s sa n o d is p orr e li bera me n te d elle qu o te rela ti va m en te ad o gn i si n go l o c e s pi te . 233 Se c o nd o Ca s s. , 21 ma gg io 197 9, n . 29 37 , i n Gi u s t. c iv . Ma s s. , 19 79 , fa sc. 2 e Cas s ., 8 ma gg i o 19 8 1, n. 301 4, iv i , 19 81 , fa sc. 3, tale pr inc i pi o pu ò esse re d er o ga to ( ne l se n s o d e l c o nfer ime n t o d i tu tte le ma sse i n u na s ola ) s ol o tra mi te un ne go z i o ad h oc ave n te for ma scri tt a ad su bst a nt iam (ex ar t . 13 50 n . 3 c o d . civ . ) se ha ad o g ge t t o be ni im mo b il i, s ti pu lat o c o l c o n se ns o d i tut ti i c o mu ni st i . 234 Come è sta t o r i le va t o d a M A N Z O N I , Imp o sta di r e gist r o e div is i o ne d ei b e n i c om u ni pr ov e ni e nti da t it ol i div e r s i, ci t. , p. 81 2, la s us si ste n za d i pi ù c omu n i o ni fra gli s te ss i so g ge t ti è c e r t ame nte i nd u b bia in tu t ti i cas i i n cu i ri su lt i d i v ersa la d is tr i bu z i one d e lle qu o t e sui be ni c omu n i. A t al fi ne ta le A ut ore r ip or ta u n esem p i o c he sul p un t o ap pare el oque n te: T i zi o e Cai o s o n o c o m pr op ri etari i n par ti u gua li d i un c e r to im m o bi le ed acqui s ta n o succe s si va men te u n al tr o im mo b ile d i e guale v al or e ma i n pr o p or zi o ni d iver se, ad e sem pi o c o n qu ote ris pe tt iva me n te d i 1/ 3 e 2/ 3. Se u ni ca f o sse la ma ssa , n o n os ta n te la p lu ral i tà d i ti t oli , l ’ac qu is t o d e l se c o nd o be ne n o n fare b be che accre scere l a co m uni o ne 97 di una massa sarebbero dat i, quindi, dalla pluralità di comproprietari, dalla pluralità di beni ed, infine, dalla unicità del titolo di acquisto 235. La dottrina 236 ha poi precisato che eventuali variazioni soggettive dei comunisti (a seguito di successioni o di atti traslativi a titol o oneroso o gratuito comportanti comproprietà sull’intera determinazione ed il trasferimento comunione) individuazione di non una dei diritti incidono massa. Infatti, di sulla si è sottolineato come una massa originariamente unica non possa dare vita a masse plurime per il sol fatto che a un comunista se ne sia sostituito o aggiunto un altro per un qualunque atto o fatto giuridico che non attribuisca ai condividenti una nuova massa. I successori o cessionari delle quote dell’intera massa subentrano nella po sizione del dante causa, sostituendosi a lui nella titolarità dell’unico titolo di comunione ed in ragione della porzione ideale acquistata in quanto, a seguito di meri trasferimenti di quota, si considera come se alla comunione partecipi l’originario comu nista. Pertanto, ai fini della configurabilità delle masse plurime, non si può prescindere dalla pluralità dei titoli di acquisto che le hanno generate, essendo invece del tutto ininfluente la pluralità di atti traslativi di quote della massa che rappresen tano un fenomeno non pree si s ten te , « il c he i mp lic a la c o nte m p ora n ea tra sf or ma zi o ne d el l a quo ta s pet ta n te a c iasc un c o mu ni st a in u na nu ova quo ta as tra t ta, r isu l ta nt e d alla com pe n sa z io ne fr a la ve c c hi a qu o ta e la qu o ta d i acqu i st o d e l nu o vo b ene . Su l com p le ss o d e i d ue i mm o bi li , a Ti z io verre b ber o qui nd i a co m pe tere i 7/ 12 ed a Cai o i 5/ 1 2. O r a, se c i ò f o sse v e r o , ed o ve a nd as s e d is trut t o il sec o nd o im mo b ile , Ti zi o a vre b be d ir it t o ai s ol i 5/ 1 2 sul b e ne r ima s t o, e c i oè sul pri m o i m mo bi le (d i cui Ti z i o e Cai o e r a n o in i zia lme n te c om pr o prie tari in par ti e gua li ) … Ma t ale co nclu s io ne n o n pu ò ac c e tta r s i ». 235 Co n tr o l’ o pi n i on e tr a d iz i on ale si è , rece nte men te , es pre s sa T O T I , Co m u ni o ne e ma ss e c om u ni pl ur im e , ci t. , p p. 21 9 s s. , sec o nd o la q uale « n o n so n o ind ici d i pl ur al it à d i c o m uni o n i ( id e st d i m as se c o mu ni ) tra gl i ste s si co m p arteci p i … né la d i ve r si tà d e lle quo te d o mi nica li ( s ta bil i te i n ord i ne a p iù re s ), né ta nt o men o l’u n ic i tà o m ol te pl i c ità/ d ive r si tà d e l ti t ol o d i acqui s to d e i be n i co mu ni … o la d i ver sa ti p ol o gia d e l ti t ol o d i acq uis t o ( i nt er v iv o s / m ort is c a u sa , d eriva ti vo/ or i gi nar io ) ». 236 V. ex m ult i s F O R M I C A , voce D iv is io n e n el di ritt o t rib ut ar io , c it ., p . 9 9 ; A R M A T I , La d isc ipl i na tr i buta ri a de ll a di v i si o n e, i n S uc c e s si o ni e do n azi o ni , a cura d i R E S C I G N O , II , Pad o va, 199 4, p p. 39 5 -3 96 ; S A L I S , n ota a se nte n za d e lla Cor te d i Cas sa zi o ne , se z . u n. , d e l 18 ot t o br e 19 61 , n . 2 224 , i n Riv . g iu r . ed ., 196 3, I , p. 30 ; B A R A L I S -P O D E T T I , La n u ov a d isc ip li na t ri b ut ar ia d el le ma ss e pl u rim e n el Te st o U n ic o del l ’im po sta di re gi str o , i n Riv . n o t . , 1 988 , p p. 61 0 - 6 11. 98 costitutivo, ma meramente interno 237. Tali atti, infatti, mutano unicamente l’entità delle rispettive partecipazioni soggettive alla comunione e non variano il titolo fondante della massa che rimane sempre il medesimo titolo di acquisto che ha originato la situazione di comproprietà. Definito così il concetto di massa comune, come tradizionalmente viene inteso, va ora data risposta al quesito dinanzi posto ossia se, nel caso esista una massa di beni tra due o più soggetti, debba essere c onsiderato oggetto di contitolarità tra i comproprietari l’intero patrimonio indiviso nella sua globalità ovvero individualmente i singoli cespiti. Per fornire risposta a tale interrogativo, appare opportuno richiamare un’opinione, ancorché minoritaria, es pressa in materia successoria da recente dottrina 238 e giurisprudenza 239 in merito alla struttura della comunione ereditaria 240, poiché consentirà a contrario di comprendere gli esatti termini della vicenda che ora ci occupa. Il Codice civile detta per la comu nione ereditaria una serie di norme in tema di divisione che, a detta di questa ricostruzione, paiono tratteggiare una disciplina peculiare ed autonoma dell’istituto mortis causa e per le quali s’impone una valutazione di compatibilità con la figura della comunione ordinaria alla luce del disposto di cui all’art. 1116 cod. civ. 241. Secondo tale corrente di pensiero, le disposizioni sulla 237 V. C om mi s si o ne Tr i bu t aria Pr o vi ncia le d i Pes ar o, 28 ma gg i o 20 08 , n. 82, i n N ot ar iat o , 20 09 , p. 291 , c o n n ota d i M A N C I N E L L I . 238 V. B U L L O , N om i na et d eb ita h er edit ar ia ip s o i u r e no n div id u nt u r , c i t. , pp . 1 1 6 ss . 239 Cas s. , 1 ° lu gl io 20 02 , n. 954 3, i n F o r o it ., p. 237 , c o n n o ta d i C H I A R O L L A e d i n N ota ria to , 2 003 , p. 13 9, co n n o ta d i B I T O N T O . 240 L a c omu n io ne si c o ns id era ered ita ria qua nd o la sua f o nte è la d el a zi o ne ere d ita r ia , l a qua le pr e s up p o ne u na v oca zi o ne c o ng iu nt iva a ti t ol o d i e red e ai se ns i d e ll ’ar t . 58 8, pr i mo c o mm a, c od . c iv . V. B U S N E L L I , v oce C o mu n i on e er edi tar ia , i n E nc . d el di r . , M ila n o, 1 961 , V I I I, p . 280 . Og ge tt o d i tale par tic ol are co nt it o lar i tà d i d ir i t ti n o n r i sul ta e s sere l’ i nte ra ma ssa ered i tar ia , p oic hé d evo n o rite ne r si e sc lu s i i be ni d i c ui il de c ui u s ha d i s p o st o a ti t ol o par tic ol are (le g ati ) e, a d etta d e l l’ o pi n io ne tr ad i z io na le, a nch e la s itu a zi o n i o b b li gat or ie. 241 Se c o nd o tale d is p o si z io ne, all a d iv i si o ne d el le c o se c omu n i s i a p plic an o le n or me su lla d i vi si o ne d e ll'ered ità , « i n qua nt o n o n s ia no in c o nt ra st o c o n quel le s op r a sta b il ite » . 99 comunione ereditaria devono essere considerate un nucleo di norme valide solo per regolare questo particolare fenomeno di c ontitolarità di diritti, il quale non può essere disciplinato dagli stessi principi e dalle medesime regole che attendono al funzionamento di quella ordinaria. L’istituto della comunione ereditaria rappresenterebbe, infatti, sotto molteplici profili, una c ategoria sui generis di 242 comunione , dotata di una propria autonomia dogmatica e retta da regole, in parte, proprie che, in virtù della norma di chiusura prevista dall’art. 1116 cod. civ., non dovrebbero essere applicate alla comunione normale. Infatti, mentre nella comunione ordinaria di un bene il rapporto tra il comproprietario del bene (che poi aliena) ed il bene stesso è diretto ed è dato dall'unico diritto esistente, ossia quello di (com)proprietà, nella comunione ereditaria il rapporto non sarebbe diretto, ma passerebbe attraverso il diritto alla quota ereditaria, in virtù della titolarità del quale il coerede è anche comproprietario dei beni costituenti la massa ereditaria. Quest’ultimo, quindi, sarebbe titolare solo di una quota di eredità, intesa q uale universitas, mentre non esisterebbe una quota ideale della proprietà di ogni singolo bene ereditario in capo allo stesso, proporzionale alla quota ereditaria medesima 243. L’unificazione nella massa ereditaria dei rapporti giuridici del de cuius diviene così particolarmente intensa. Si è, quindi, intravista nella comunione ereditaria una natura simile a quella propria della comunione a mani riunite prevista dal Codice civile tedesco (« Gemeinschaft zur gesammten Hand ») 244, ove il § 242 Rit ie ne , i n ve c e , c he la c om un i o ne ered i tari a ap pa rte nga a l ge n u s u ni tar io , as sie me al la n or male c o nt it o la r i tà d i d ir it ti , d i cui a ll ’ar t. 11 00 c od . civ. l a mag gi or a nz a d e lla d o ttr i na : F R A G A L I , La c om u ni o n e , ci t. , p. 1 19; B U S N E L L I , v oce Co m u ni o ne e re dita ri a , c i t. , p. 2 78 ; G A Z Z A R A , v oce D iv i si o ne e re dita ri a ( di r. p r iv .) , ci t. , p. 4 29; F O R C H I E L L I , D el l a div i s io n e , i n Ag gi or na me nt o s ul la bas e de lla l egg e d i ri f or ma del d ir itt o di fam ig lia , i n C om m. c od . c iv . , a cura d i S C I A L O J A - B R A N C A , L ibr o S ec o n do , D el le s uc c e s si o ni ( a rtt . 71 3 - 76 8) , Bo l og na -R o ma, 197 6, p. 17 ; I U D I C A , I m pug na tiv e c o ntr att ua li e p l ura li tà d i i n ter e ssa ti , Pad ov a, 19 73, p . 217 . 243 Si sc or g o n o q ui gl i e c hi d ella co nce z i one d i F E R R A R A , La te o ria gi ur id ic a del l ’azi e nda , F ir e n ze , 19 42, i l qua le acco s ta l’ is ti tu to d el l’ az ie nd a a quell o d ell’e red i tà. 244 Pe r u n i nqu ad r a me n t o d i que st o is t itu t o v . s upr a in n t . 17 6. 100 2033 245 prevede espressament e che ciascun coerede non può disporre dei singoli beni e dei diritti compresi nell’eredità, neppure nei limiti derivanti dalla corrispondente quota ereditaria. I dati normativi su cui si è fondata questa soluzione ricostruttiva sono stati individuati negl i artt. 719 e 723 cod. civ., i quali si riferiscono all’asse unitariamente inteso e parlano di attivo e passivo dell’eredità, con ciò lasciando intendere che essa riceva un trattamento unitario. Inoltre, anche gli artt. 726 e 727 cod. civ. richiamerebbero il carattere oggettivamente universale della massa ereditaria (e della relativa divisione), in quanto prevedono la necessità che tutti i beni ereditari siano soggetti ad un’unica divisione tra i coeredi stessi 246. La diversità di trattamento (e quindi di str uttura) che le due comunioni riceverebbero dal legislatore sarebbe poi avvalorata, per un verso, dalla loro diversa collocazione all’interno del Codice (libro secondo e terzo) e, per altro verso, dalla presenza di alcuni «“doppioni” normativi: basti citare qui gli artt. 713, 717 cod. civ. al cui contenuto in tema di diritto alla divisione corrisponde l’art. 1111 cod. civ., nonché l’art. 721 cod. civ. cui corrisponde l’art. 1114 cod. civ. sulla questione della non comoda divisibilità del bene» 247. Infine, solo nella materia divisionale ereditaria sarebbero esistenti alcuni istituti, quali quelli sulla sospensione della divisione per volontà del testatore (art. 713 cod. civ.), sulla divisione del testatore (art. 734 cod. civ.), sulla imputazione dei debiti e sul la collazione (art. 724 cod. civ.), che non possono applicarsi in tema di comunione ordinaria e presuppongono per il loro operare una concezione unitaria e non atomistica dell’asse ereditario 248. La presenza di queste norme rappresenterebbe la cartina di tornasole che tra la comunione ordinaria e quella ereditaria 245 Tale d i s p o st o c o sì recita : «Üb er se i ne n A nt ei l a n de n ei nz el n e n Nac h la s sge ge n stä nd e n ka n n ei n Mi te rb e nic ht v e rf üg e n ». 246 Sul c a r at te r e o g ge t ti va men te un iver sa le d el la d ivi si o ne e red i tari a, c fr . B U R D E S E , La d iv i si o n e e r edit ar ia , c it ., p p . 10 7 s s . ; F O R C H I E L L I - A N G E L O N I , D e lla div i si o ne , c it ., p p . 4 4 ss . ; G I A N N A T T A S I O , D e ll e s uc c es si o ni , c it ., p p . 8 s s . 247 Co sì B U L L O , N o mi na et debi ta h er edi tar ia i ps o i ur e n o n d iv id u nt u r , c it . , p . 144 . 248 V . B U L L O , u lt. op . c it. , p. 145 . 101 esisterebbe una sostanziale differenza, poiché solo quest’ultima considererebbe il patrimonio comune omnicomprensivamente ed unitariamente. Per tale ragione e sulla base di tale presupposto, da un lato, si è affermato che l’art. 1103 cod. civ., applicato alla comunione ereditaria, non possa che riferirsi alla disposizione della quota (o di parte di essa) avente ad oggetto l’intera eredità e non i singoli cespiti 249; dall’altro lato, si è negato che la vendita della quota di uno dei beni, rientranti nella massa ereditaria, effettuata da uno solo dei coeredi, possa produrre effetti reali immediati. Invero, prima della divisione ereditaria, il coerede potrebbe vantare solo un diritto sulla sua quota di ere dità (intesa quale universitas) e non sul singolo bene materialmente individuato 250. Peraltro, si osserva che, ai sensi dell’art. 757 cod. civ., ogni erede è reputato solo ed immediato successore di tutti i beni componenti la sua quota e si considera come se non avesse mai avuto la proprietà degli altri; di conseguenza, non potrebbero farsi discendere effetti reali relativamente ad un bene di cui magari poi, stante l’efficacia retroattiva delle divisione, il condividente si dovrebbe considerare come se non ne avesse mai avuto la proprietà 251. 249 L a quo ta a nd r e b be , q u ind i, in te s a qua le fra z io ne a str at ta d el l’ i nte ro as se. V . F O R C H I E L L I -A N G E L O N I , D el la div i si o n e , c it ., p . 2 57 . 250 B U R D E S E , v oc e C om u n io n e e div is i o ne er edi tar ia , i n Enc . gi u r. T rec c ., R o ma , 198 8, V I I, p . 3 , pur d i s t in gue nd o tra qu o ta d el l’ ered ità e qu ot a d el si n g o lo be ne ered ita ri o, affe r ma c he s ol o gl i a tt i d i s p os it iv i re lat ivi al la pri ma p o ss o n o avere effet ti re al i, me n tr e que lli ave n ti og ge tt o la sec o nd a s ol ame n te o b bl iga t ori . A d etta d i que s t o A ut or e , « i si n g ol i c oered i p o s s on o com p iere at ti d is p o si ti vi aven t i effic ac ia i n o r d i ne a ll ’i n t e r o be ne o d i par te d i es s o so l o a lla c o nd iz i o ne ( lega le) che l’u n o o l’ al tr a si an o l or o a sse g na ti i n d i vi si o ne» . L o s te ss o Au t ore , p oi , i n I D . , La div is i o ne er ed ita ria , c i t. , p p . 4 0 s s. , p recis a che l’e ve ntua le att o d i d is p o si zi o ne s ul si n go l o be ne d e ll ’as se a vrà efficaci a im med ia ta s ol o c o n riferi me nt o al le fac ol tà d i u s o, g od ime n t o e d i am mi ni s tra zi o ne d el be ne , ma n o n anc he a lla t it o lar i tà d e ll o s te s s o . In se n s o c o nf or me, v. B U S N E L L I , v oce C om u n io n e er edi tar ia , c it . , p . 2 78, il qua le affer ma c he « ad o gn un o d e i coe red i sp et ta sul l’ i nter a e r e d it à un d ir it t o c o mm isu rat o al la p r o pria qu o ta as tra t ta »; G R A S S O , L’e sp r opr iaz i o n e d e lla q uo t a , Mi la n o, 19 57 , p . 1 52 ; S C H L E S I N G E R , v oce S uc c es si o ni ( diri tt o c iv i le) : part e g e ne ral e , i n N ov i s s. d ig . i t . , X VI I I, To ri n o, 1 97 1, p. 7 62 ; I U D I C A , Imp ug nat iv e c o nt rat tu al i e pl u ral ità di i nte r es sat i , cit . , p. 21 8, n . 65 ; G R O S S O B U R D E S E , L e s uc c e ss i o ni . Part e ge n era l e , i n Tr att. di r. c iv . , d ire t t o d a V A S S A L L I , X II , 1, T ori n o , 197 7, p. 3 81 ; D E I A N A , P ro bl em i e ri f or m a in te ma di div is io n e , cit ., p. 45 6. Co nt ra , ne l se ns o c he c i asc u n par teci pa n te è c o mp ro pr ie tari o p r o q uo ta d i o g ni si n g ol o be ne e r e d i tar i o, c fr . F E D E L E , La c om u n io n e , ci t. , p. 294 ; M O R E L L I , L a c om u ni o n e e la d iv i si o ne er edi tar ia , i n Gi u ri sp ru de nza si st emat ic a di d ir itt o c iv il e e c om me rc ia le , f o nd a ta d a B I G I A V I , T ori n o , 1 986 , p p. 54 s s .; M A G L I U L O , Gl i att i di disp o siz i o ne s ui be n i i nd iv i s i , c it ., p p . 1 19 -12 0; F R A G A L I , La c om u n i o ne , ci t ., p . 119 . 251 I n r e a l tà, ad o pi ni o ne d i B U L L O , N om i na et d ebi ta he r edi tar ia ips o i ur e n o n 102 Infine, accordare immediata efficacia traslativa all’atto in questione consentirebbe di svuotare il patrimonio ereditario (senza giungere ad una formale divisione) a danno dei creditori, aggirando e così vanificando il disp osto di cui all’art. 1113 cod. civ., che legittima quest’ultimi ad opporsi alla divisione compiuta in loro pregiudizio. Di conseguenza, le esigenze di considerazione unitaria dell’asse determinerebbero una giustificata limitazione del principio generale, espresso dall’art. 1103 cod. civ., di libera disponibilità della quota ereditaria. Pertanto, gli atti di disposizione su di un singolo cespite ereditario avrebbero effetti solamente obbligatori e giammai reali 252, atteso che oggetto della comunione ereditaria sarebbe il patrimonio nel suo complesso e non anche i singoli beni che lo compongono 253. L’efficacia reale dell’atto dispositivo sarebbe da ritenersi condizionata all’attribuzione del bene la cui quota è stata alienata, in sede divisionale, al coerede vendi tore, pur in assenza di un’espressa previsione in tal senso nel contratto 254. Quindi, venduta la quota sul div id u nt u r , c i t ., p. 1 56 , «a pr e clud e re la p o s si bi li tà d i alie nare la ti t olar it à pro q u ot a d el s i ng o l o be ne e r e d i tar io è e sse n z ial me nte il d i viet o – sa nci t o neg li art t . 7 26 e 727 c od . c iv . – d i i m p o r r e ai c oe red i u na d i vi si o ne ogg et t iv am e nt e par zi al e e n o n ta nt o il c ar a tte r e r e tr o at t iv o d el la d ivi si o ne e red i t aria ». 252 Ad e c c e z i one d i qu a nt o si d irà p oc he r ig he p iù s ot t o . 253 V. S C H L E S I N G E R , v oce S uc c e s si o ni ( di ri tt o c iv il e) : parte g e ne ra le , cit . , p . 762 ; I U D I C A , Im p ug nativ e c o ntr attu al i e p l ura li tà di i nte r e ssa ti , ci t. , p p . 2 18 ss . ; G R A S S O , L’e sp r opr iaz i o n e de ll a q u ot a , c i t. , p . 15 4. Sec o nd o B U L L O , N omi n a et de bita h e red ita ria ips o i ur e n o n d iv i du n tu r , c it ., p . 15 7, qui nd i, è le cit o c o nc lud ere c he « n o n a p par e … pr i va d i f o nd a me nt o l a te s i c he ravv i sa nel le si tua zi o ni d i c o mu ni o ne ere d ita r ia u na c o nt i to lar ità c .d . a ma ni r iu ni te d ell’ i nte ro pa tri m o ni o ere d itar i o. L a pe c ul iar ità d i tal e ti p o d i co mu ni o ne ri s i ed e, i nfa tt i, … pr o pr i o ne lla circ o s ta n za c he i si n g ol i e le me n ti d el la s tes sa , i s o l ata me n te co n sid era t i, no n s o n o id o ne i a d i ve nir e o gge t t o d i d iri t ti i nd ivid ual me nt e ed at tua lme n te s pet t an ti p r o q u ota a i c oe r e d i» . 254 V. C as s ., 1 8 no ve m bre 197 5, n. 38 71, i n Gi u st . c iv . Ma ss ., 197 5, f asc . 3 ; Cas s. , 2 4 ma gg i o 197 9, n . 300 1, iv i, 197 9, fa sc . 5; Cas s. , 13 a g os t o 19 80 , n . 492 5, iv i, 19 80 , fa sc . 8 ; Ca s s ., 18 mar z o 1 981 , n . 1 609 , iv i, 19 81 , fa sc . 3 ; Ca s s ., 9 g iug n o 198 7, n. 504 2, iv i , 19 87 , fasc . 6 ; Ca ss ., 16 a g os t o 199 0, n. 831 5, iv i , 19 90 , fasc . 8 ; Cas s. , 1 5 fe bb r ai o 2 007 , n. 338 5, iv i , 20 07 , fa sc. 2 . I n tal i pr o nu nce , la ve n d ita d i una qu ota id e a le d i un be ne d e term i na to face n t e par te d i u n'ered ità d e vo lut a a più e r e d i c o st it ui sc e una ve nd i ta c on effe t t o merame n te o b bl iga t ori o e n on im me d ia ta me nte tr a sl at i vo , i n q ua nt o è su b ord i na ta a lla c o nd i z i o ne so s pe ns iv a d ell'a tt r i bu zi o ne d e l b e n e , i n sed e d i d ivi s io ne , all'a lie na n te; per co n ve rs o, la vend it a d i qu ota d e lla e r e d ità – s o g get ta al la prel az io ne ex art . 73 2 cod . c iv. – ha effe t t o i mme d iat ame n te tr a sla ti vo i n qua nt o d eterm i na il tra sfer ime n to a ll'ac quir e n te d e ll 'i nt e r a p os i zi o ne g iur id ica d ell'al ie na nte r is pe t t o all'a s se 103 bene appartenente all’asse, solo nel caso in cui al condividente venga poi attribuito con l’apporzionamento, si verrebbe a creare una comunione ordinar ia tra l’alienante ed il compratore, avente ad oggetto la cosa venduta pro quota. L’unico punto di contatto tra i predetti gli istituti delle comunione ordinaria e quella ereditaria, che condurrebbe ad una loro regolamentazione unitaria, potrebbe porsi sol amente in relazione a due ipotesi. La prima sarebbe data dal caso in cui il bene venduto sia l'unico bene costituente massa ereditaria, nel qual caso, stante l'unicità del cespite, la quota di eredità coinciderebbe necessariamente con la quota di compropri età del bene stesso 255. Ad una soluzione analoga dovrebbe giungersi qualora il venditore -coerede alieni il bene in funzione rappresentativa, ossia come indice espressivo della quota o di parte di essa. Non potrebbe, infatti, dedursi a priori che l'indicazione di beni determinati nel contratto di compravendita costituisca elemento decisivo per escludere l'ipotesi di trasferimento della quota ereditaria o di parte di essa quando tutti gli elementi utili ai fini della interpretazione del contratto consentano, in maniera univoca, di ritenere che la res certa, oggetto della disposizione patrimoniale, sia stata considerata come misura della partecipazione dell'acquirente alla comunione ereditaria, ossia come frazione dell'universum ius del defunto e non come pars quota con riferimento all'esito della divisione 256. In questo caso, non sarà preclusiva al dispiegarsi di un’immediata efficacia traslativa nemmeno l’eventuale mancata indicazione nell'atto del valore della parte di quota ceduta, trattandosi di dato desumibile indirettamente dal raffronto del valore ered ita ri o. 255 Co n la c o n se gue n za , se c o nd o Ca s s. , 1 ° lu g li o 2 002 , n. 95 43 , ci t. , c he i l coered e sa r e b be a nc he sic ur ame n te pr o prie tar i o d ella qu o ta d a ta i n ve nd i ta e p otr eb be d i q ue s ta li b e r ame nt e d is p orre a i s en si d el l'ar t. 1 103 c od . civ ., im met te nd o c o s ì l'ac q uir e n te ne lla c o m pr o prie tà d ella c o sa. So la me nte in ques to cas o po tr à am me t te r si c he l'e ffe tt o tra sla ti v o d e lla qu o ta id e ale d i c o m p ro prie tà n o n ri ma ng a su b or d i na to al l'a sse g na zi o ne a l coered e , i n sed e d i d i vi si o ne ered ita ria , d e l be ne c o m p r ave nd ut o . 256 V . Ca s s. , 7 ag o s to 20 02 , n . 1 188 1, i n G i ust . c iv . M ass . , 2 002 , p. 14 97 . 104 della parte ceduta col valore dell'intera quota 257. Solo in relazione a quest’ultime due ipotesi, potrà prodursi un effetto reale limitato, nell’un caso, alla quota di spettanza dell’alienante sull’unico bene ereditario (che costituisce l’insieme dell’asse ereditario) e, nell’altro caso, alla quota ereditaria complessiva (o ad una parte di essa) relativamente a tutta la massa, poiché oggetto della comunione ereditaria può essere solo il patrimonio nel suo complesso. L’aver riportato, seppur succintamente, questa opinione, che peraltro non è andata esente da critiche 258, consente ora di valutare se le considerazioni unitarie innanzi svolte in tema di comunione ereditaria e le peculiari conclusioni a cui questa corrente di pensiero è giunta possano applicarsi o meno alla comunione ordinaria o se, viceversa, per essa valgano delle regole distinte. Innanzitutto, si deve rilevare come le norme previste nel libro II del Codice che, in virtù del richiamo operato dall’art. 1116 c od. civ. si applicano anche alla comunione ordinaria, concorrono tutte a regolare una vicenda esclusivamente divisionale. Gli artt. 713 e seguenti cod. 257 Di c o nse gue n za , a i f i ni d ell ’e serci z io d el ret rat to succe ss or i o, ex art . 732 c od . c i v. , anc he l ’a l ie n az i o ne in que s ti o ne , in qua n t o pr od u t tiv a d i effett i reali , pur se ave n ti ad o g get t o u n be ne ered i tari o d eter mi n at o , p otr à es sere o gge tt o d e l r e tr a tt o . Se c o nd o C as s ., 2 ag o s to 1 99 0, n . 77 49 , i n F or o it ., Re p. 1 99 1 , voc e D iv is i o ne , n . 20 , su s si s te, i n c as o d i al ie na zi o ne d i u n bene face n te par te d i una c o mu ni o ne e r e d i tar i a, l a pres un z i o ne i u ri s t ant u m c he i co n trae n ti a b bia n o in te s o al ie nar e la qu o ta d e ll’e red i tà e n o n i l si n g ol o be ne. 258 Si è r i le va t o , i nfa t ti , i n pri m o lu o g o, c he l’ ar g ome n to d ell ’eff icac ia retr oa tt iva d e l la d ivi s io n e e r e d i tari a, i mp ie gat o d a que sta teo ria pe r giu s ti ficare la ma nc a ta pr od u zi o ne d i r isu lt at i tra s lat iv i i n re la z io ne ad u n be ne d i pr o v enie n za ere d ita r ia , d ovr e b be va le r e a nc he per ne gare qual si v og lia e ffe tt o r eale i n rela zi o ne al l’ at t o d i d i s p o si zi o ne d i q ual si as i be n e com une , p oic hé è paci f ico c he l’ar t. 75 7 c od . c iv . s i ap pl ica a nc he a lla d i vi si o ne ord i nar ia . V ice versa , l a rico s tr u zi o ne s o pr a r i p or tat a c o nse n te a lla vice nd a circ ola t or ia av en te ad o gge tt o un c e s pi te i n c omu n i one or d i nar ia d i pr od ur re ef fet ti t ra sla ti vi l im it at i al l a quo ta s pe t ta n te al ve nd i t or e , s ot t in te nd e nd o i m pl ici tam en te ( ma se n za m ot ivar e) che l a d ivi si o ne or d i na r ia sar e b be p riv a d i eff icaci a retr oat t iva . I n ol tre , i l ri t enere i l coe r e d e ti t olar e s ol o d e l l a qu o ta d el la m as sa ered itar ia e no n a nc he d el le si n g ole quo te d i c i asc u n be ne c om un e la scia in te nd ere d i co n sid er are l’ ered i tà com e un be ne (i mm ate r ial e ) a sé s ta nte , d a n o n c o nf o nd er si co n i b en i d i cu i è co mp o s ta, n o no s ta nt e l’a s se n za d i un c hiar o d a to n orm at iv o i n ta l se n so . Per u na s in te tic a rico g ni z i one d e lle o bie zi o ni m o s se a ta le ric o str uz io ne si ri ma nd a a B I T O N T O , V e ndi ta di u n b e ne er edi t ari o da pa rt e de l c oe re de , in No tar iat o , 20 03 , p p . 141 s s. I nfi ne , si è r ile va to c he la c o n sid era z i one u ni tar i a d el la ma ss a ered ita ria ( r ec ti u s , l’i m p os s ib il it à d i c o m pie r e at ti d i d i s p o si zi o ne s ui s i ng o li ce s pi ti ave n ti effet ti reali im me d iat i) no n d i pe nd e d a lla c once z i o ne d ella s tes sa qua le c om u ni o ne a ma ni r iu n ite , ma d e ve f ar si r is alir e un icame n te a quan t o d is p o n go n o le nor me relat ive all a d i vi si o ne e r e d itar ia . V . i nf ra qu an t o si d irà nel le n ote ch e se gu o n o. 105 civ. delineano un istituto, quello della divisione, che ontologicamente appare dissimile da quello comun itario, a mente del sol fatto che il secondo è presupposto del primo: un conto è l’oggetto della comunione, un conto è quello della divisione 259. Oggetto di quest’ultima, infatti, non è la comunione, bensì sono i beni in comunione 260; mentre oggetto della prim a sono i diritti sui beni in comune. Nella proprietà solitaria, se più beni appartengono ad un soggetto, quest’ultimo è considerato titolare di una pluralità di diritti pari al numero dei beni che possiede. Non diversamente deve ragionarsi in tema di comun ione ordinaria in cui a ciascun compartecipe spetteranno tante situazioni giuridiche soggettive quante sono le cose comuni. Di conseguenza, il diritto di comproprietà di cui ogni condividente è titolare sarà riferibile ad ogni singolo bene compreso nella massa 261. Quest’ultima, quindi, non può assurgere a centro giuridico indipendente, quale termine unitario di riferimento di una serie invece distinta di rapporti giuridici: oggetto di ogni diritto dominicale è sempre e solo il bene oggettivo a cui inerisce. C i sono tanti diritti quanti sono i beni: ne consegue che la situazione di contitolarità non può che configurarsi naturalmente in relazione a ciascun bene in comune e giammai ad una massa intesa come unità oggettiva a sé stante. I singoli cespiti facenti pa rte di una massa non pèrdono mai la loro autonomia, potendo costituire oggetto di separati atti e rapporti giuridici. Pertanto, se per la comunione ereditaria possono anche astrattamente ipotizzarsi delle esigenze di considerazioni unitaria, queste non pos sono invece essere certamente ammesse in tema di comunione ordinaria 262. 259 M O R A , S c i og li me nt o d el le c om u ni o n e e re dita ria e div is io n e , in T ratt . di r. s uc c . e do naz io n i , d ir e t to d a B O N I L I N I , IV , C om u ni o n e e div i si o ne e r edit ar ia , M il an o , 2 009 , p p. 18 8 ss . 260 T O T I , Co m u ni o n e e ma ss e c om u ni pl u ri me , c it ., p . 3 2 3. 261 G R A S S O , C o m un i o ne l ega le ed e spr op ria zi o ne del la q u ota de l c o ni ug e per s o na lm en te ob bl igat o , i n Riv . di r. c iv . , 1 98 8, I , p. 4 00. 262 I n r e a lt à, an c he p e r la c om u ni o ne ered itar ia f o r ti s o n o i d u b b i c he d i es sa d e b ba d i sc or r e r s i i n te r mi ni un it ari . I n t ale fran ge n te socc or re la d if feren za 106 Questa soluzione pare trovare conforto anche alla luce della diversa applicazione, nella comunione ordinaria, delle anzidette norme poste in tema di divisione ereditaria, in virtù del r ichiamo operato dal disposto di cui all’art. 1116 cod. civ. 263. Queste ultime, infatti, anche a esi s te n te tr a i c o nc e t ti d i c oered i tà e c o mu ni o ne e red i tari a: la p ri ma n o zi o ne att ie ne al f e n o me n o d e l la succ es si o ne a ti t ol o uni ver sale e f a rife ri me nt o a lla circ o s ta n za c he pi ù s o g ge t ti s o n o c hia ma ti a s ucced ere ad u n d e c ui u s (es sa sare b be , in a ltr i te r mi n i, una mod ali tà d el la v oca z io ne i n te sa quale c oe si s t en za d i più c h iama te a ti to l o u ni ve r sale ); la sec o nd a n o zi o ne , i nvece , ri guard a la reale co nt it o lar i tà p r o q u ota d e i d iri tt i pre se n ti nel l’a s s e ered itar i o. Per ta n to , i l pri m o co nc e t t o r a p pr e se nta l ’a nt e c ed e nte l o gic o d el se co nd o i n qua nt o so l o o ve vi è una c oe r e d ità si p ot r à av e r e una c om u ni o ne (a nc h e se n o n sem pre d a ll ’u na d eriva aut om at ic am e n te l ’a ltr a p oic hé p os s o n o d ar si fe n ome n i d i c oered i tà a c ui n o n seg ue u na c omu n io ne e r e d itar ia , c om e nel ca s o d i d i vi si o ne d e l te sta t or e ex art . 734 c od . c iv. ) . D i c o n se gue n za, s o lame n te nel la coered ità la q u ota p o trà es sere rife r i ta a ll ’ u niv er s um i u s def u nc t i, in q ua nt o i nd ic an te il ti t ol o e la mi sur a d ella voc a z i o ne e r e d i tar i a; v ic e ve r s a, nel la co mu ni o ne ered itar ia es sa ra p pre se nt erà la mi sur a d e lla par te c i pa z i o ne d el d iri tt o rea le d i cia scu n ered e su og n i be ne d ell’ as se a i se n si d e l l’a r t. 1 10 1 cod . civ . ( il mi ni m o co mu n d e no m in at ore d ei co nc e t t i d i c oe r e d i tà e d i c omu n i one ered i tar ia sar à a ll ora ra p prese n ta to d al la n o zi o ne d i qu ota c he ne l la pr ima ra pp rese nt erà l ’ og ge tt o d e lla v oca zi o n e ere d ita r ia , me n tr e ne l la se c o nd a c os ti tu irà la mi sura d e lla c o mp ro pr ie tà ex art . 110 1 c od . c iv .) . Pe r ta nt o, la c o mp ro pr iet à d el l’ ered e si d i st in gue d a qu ella d e l com u ni sta o r d i nar io s o la me n te per il d iffer en te t it ol o d i acqu i st o , m a n o n per il co nte nu t o. V. A M A D I O , Co m u ni o ne e app o rzi o na me n to n e lla div is i o ne e re dita ri a ( per u n a rev is io n e c r itic a d e lla t e or ia del la div is i o ne) , ci t. , p p . 237 ss . ; I D ., D iv is i o ne er e ditar ia e c ol laz io n e , c it ., p p. 59 s s .; I D . , Patt o d i fam ig lia e fu nz io n e div is i o nal e , cit ., p. 8 78 . Sulla c o nf ig ur a zi o ne giu r id ic a d e lla c o mu ni o ne e red ita ria e sul co n se gue nt e at t o d i d i s p os i zi o ne d i qu o ta p o ss o n o r i nve nir s i es sen z ial me n te d ue scu ole d i pe ns ie r o : una d i mat r ic e te d esca , sec o nd o cui anc he n el C od ice ci vi le ital ia n o esi s te r e bb e u n p r i nc i p io se c o nd o il qua le il co mu ni st a n o n p ot re bbe d is p orr e d ella p or z io n e id e a le a lui s pe tta n te sui s i ng o li be ni og ge tt o d e lla c om uni o n e (qu ot a c o m p os it a) , e u n a d i trad i zi o ne r oma n is t ica, i n ba se a lla qua le ciasc un par te c i pa n te è r e put at o c om pr o pr iet ari o p ro q u ot a d i o g ni si n go l o be ne com u ne (qu ot a ex re c e rta ). Tr a i s o ste n it or i d e lla sec o nd a, si a n no vera n o, B R A N C A , Co m u ni o ne . C o nd om i ni o ne gli edi fic i , ci t. , pp . 13 4 ss . ; B U S N E L L I , v oce C o mu n i on e er edi tar ia , c i t. , p. 27 8; S C H L E S I N G E R , v oce S uc c es si o ni ( d ir itt o c iv il e) : par te ge ne ra le , cit ., p. 7 62 ; I U D I C A , Im pug na tiv e c o nt rat t ua li e pl ur al ità di i nt er e ss ati , cit ., p. 21 8; G R O S S O - B U R D E S E , L e s u c c es si o ni . Pa rt e ge ne ra le , c it ., p. 38 1; D E I A N A , Pr o ble mi e ri fo rma i n t ema di d iv i si o n e , c i t. , p. 45 6; T O T I , Co m u ni o n e e ma ss e c om u n i p lu ri me , ci t. , p. 24 3 ss . Tr a i so s te ni t or i d ell a pr i ma , v . B U R D E S E , La div is io n e er ed ita ria , ci t ., p p. 41 ss .; F E D E L E , La c om u n io n e , ci t ., p . 29 4; M O R E L L I , La c om u n i o ne e la div i si o n e er edi tar ia , c i t. , p p . 5 4 s s. ; M A G L I U L O , G li atti di disp o siz i o ne s u i b e ni i ndiv i si , ci t ., p p. 1 19 -12 0; B U L L O , No mi na e t deb ita h er edi tar ia ips o i u re n o n div id u nt ur , cit ., p p. 160 s s. ; G R A S S O , C o m u ni o n e l eg al e ed esp r opr i azio n e d e lla qu ot a d el c o ni ug e per s o na lm en te ob bl igat o , c i t ., p . 4 00 . 263 Co me è n o to , i n tem a d i d ivi s i one , si ri n v en go n o d ue c om p le ss i n or m at ivi : il pr im o (c ol loc at o ne l L i br o I I , t i t ol o I V , ar tt . 713 -7 68 c od . ci v. ) relat iv o a lla d i vi si o ne e r e d ita ria ma d i sci p li na nt e i n ge nera le i l fe n ome n o d ivi s or i o ; il se c o nd o ( p o st o nel L i br o I I I, a rt t. 1 111 -11 15 c od . c iv .) r igu ard an te lo sc i o gl ime n t o d e ll a c om u ni o ne o rd i nar i a. L ’ar t. 1 11 6 cod . ci v. d ich iar a ap pl ic a bi li , s e c om pa ti bi li, il pr im o nuc le o d i n or me a nc he al la c o mu ni o ne d i d iri tt i d i f o nt e n o n suc c e ss or ia . Si è , s ul pu nt o , g i us tame n te so t to li nea t o c ome , i n ne ss un a par te d e ll ’ or d i na me nt o d ed ica ta all a co mu ni o ne ered i tar ia, p o s sa rin ve nir si u n e s pr e ss o r in vi o al la d i sc ip li na d ella c om un i on e ord i nar ia. V . 107 volerle interpretare – come si è visto parte della dottrina ha fatto – nel senso di considerare in ambito successorio la massa dei beni come una universitas impongano un oggettivamente simile esito indivisibile, con non riferimento ad sembra una tuttavia massa in comunione ordinaria. L’art. 1116 cod. civ. rappresenta, infatti, una disposizione di chiusura in base alla quale alla divisione delle cose comuni si applicano le disposizioni sulla divisione dell'eredità. Tuttavia, essa contiene una clausola di salvaguardia che consente di rendere inapplicabili o comunque di interpretare in modo conforme alla struttura ed ai principi della comunione ordinaria le disposizion i sulla divisione contenute nel Libro II del Codice qualora siano in contrasto con quanto stabiliscono gli artt. 1100 ss. cod. civ. Si tratta, quindi, di valutare la compatibilità delle singole disposizioni poste in tema di divisione ereditaria rispetto al le norme sulla comunione ordinaria alla luce dei principi e della struttura propri di quest’ultimo istituto. Come più volte ricordato, la regola ermeneutica che presiede la materia risiede nei generali principi dell’autonomia negoziale, della libera circolazione dei beni e di individualità di ogni rapporto giuridico, di cui il più specifico canone della libertà di alienazione della quota, precedentemente alla divisione, è espressione 264. In considerazione di ciò, riguardo all’applicabilità degli artt. 726 e 727 cod. civ., che prevedono la necessità che tutti i beni ereditari siano soggetti ad un’unica divisione tra i coeredi, si deve osservare come tali norme non siano espressione di un principio generale in base al quale le porzioni si devono fare con tutte le cose comuni appartenenti alla massa originaria 265, ma devono essere interpretate nel senso che le A M A D I O , D iv i si o n e er edi ta ria e tec n ic h e app o rzi o nat o ri e. La di sp os izi o n e d e lla q uo ta , c it . , p. 11 . 264 Ne l Cod ic e c i vile i ta lia n o n o n è, i nf at ti , i n seri ta una n orma c o m e quell a pre se nte ne l B .G . B. te d e sc o c he v ieta e s pre s sa men te l’a lie na z i one d ei pr o pri d iri tt i sui si n g ol i be ni d e lla c o mu ni o ne (ered i tar ia ). 265 Co nt ra B R A N C A , C om u n io n e. Co nd o mi n io n egl i ed i fic i , ci t. , p . 13 4. Tale Au to re, i n te m a d i c o mu ni o ne d i f o n te n o n ered ita ria , ri tie ne c he l ’at t o d i d is p o si zi o ne d e l la qu ot a d i un be ne co mu ne s ia i mmed iat ame n te tra s lat iv o ex ar t. 110 3 cod . c i v. , m a oc c or r a d is ti n guere la po s i zi o ne d el c o m prat or e ne lla fase d i 108 porzioni da attribuire a ciascun condividente devono essere formate da beni appartenenti ad una medesima comunione 266. Ciò che tali disposti vogliono regolare (in particolar modo l’art. 727 cod. civ.) è l’ipotesi in cui una massa sia costituita da più beni, ma essi non intendono vietare che uno o più cespiti escano da una stessa comunione. Si tratta, quindi, di norme che assumono forte pregnanza solo nella divis ione ereditaria, unicamente in relazione alla quale si possono porre quelle esigenze di considerazione unitaria che ne imporrebbero un trattamento unitario 267. Ed, infatti, solo in tema di ind iv is i one d e l be ne , d a quel la succe s siv a al l’ ap p or zi o na me n t o . Nell a pr ima , l’ac q uir e n te ac qu is te r e b b e il god ime n t o ed i l c o mp o s se ss o d e l ces p ite , ma n on in ve c e la fac ol tà d i ge st i on e rela tiv ame n te al com ple s s o d elle c os e com u ni. I nfa tt i, qua nd o s ia ne c e s sar i o ge s tire e a m mi ni s trare la ma s sa , a i f i ni d el le d eli be r a zi o n i d i c ui a ll ’a r t. 110 5 c od . c iv. , d ovre b be i n terve ni re s o lo l’a li ena n te , p oic hé «e g li r e sta ne lla s ua vecch ia po s i zi o ne d i com u ni sta , c he evid e n te men te è uni tar ia e ma te r ia lme nt e ind iv is i bi le» . Tu tt avia , il c om pra t ore p otr eb b e in te r v e n ir e , quale i nte r e ss at o , agl i at ti d i a mm in is tra z i one e d i ge s ti o ne che rigu ar d a n o s ol o qu e l c e s pi te d i cu i g li è sta ta a lie na ta la q uo ta . L a d i vi si o ne, p oi , rigu ar d e r à l’ or ig i nar i a i n te r a ma s sa e , per ta nt o , s e il s or te gg io fa c ad ere il be ne alie na t o ne lla p or zi o ne d e l ve n d i t ore, il d ir it t o d ell’ acqui ren te (e la pre esi s ten te com u ni o ne tr a qu e s t’ ul ti mo e gl i al tri c omu n is t i) si c on ver te i n co mu ni o ne c on l’a lie na n te ; me n tr e se il b e ne vie ne as se g nat o a u n s og ge tt o d iver s o , i l c om p rat or e per d e o g ni d ir i t t o sul l’ im mo b ile e la c on ver si o ne i n pr o prie tà su al tr o be ne n o n è p os s ib ile pe r c hé la c o sa ve nd u ta è s ta ta a t tri bui t a ad u n te r zo , c he per d i p iù s i co ns id e r a c o me se ne f o sse s ta to se m pre ti t ola re ( ex ar t. 757 c od . ci v .) . Ed all ’ac qu ir e nte sa r e b be anc he prec lu sa l a po s si bi li tà d i ri pe tere il pre z z o eve n tua lme n te pa ga t o p o ic hé « la c au sa d e l c o ntr at to d i al ie na zi o ne è , f i n o a p ro va co nt r ar ia , l o sc a m bi o d e l pr e z z o c ol d iri t to all a com u ni o ne su ll a s in g ol a co sa» . Tut t ’al pi ù e g li p otr à s ur r o gar si ne lle s om me ot te nu te d al ve nd i t ore a ti t ol o d ivi si o na le , i n a p pl ic a zi o ne a na l og ica (m a, per l’ Au t ore, «e s te ns iva » ) d ell’ art . 282 5, quar t o c o mma , c o d . c i v. C om e è s ta to affe rma to d a F E D E L E , La c o mu n i on e , p. 2 95 , «l a c o mp le ss it à d i que s ta te si e le d iffic o l tà pra t iche a cui e ssa d à lu o go , s op r at tu tt o i n r e la z i o ne alla a s ser ita d i st in z i o ne tra l a ge s ti o ne d i tu tte l e co se com u ni e la ge s ti o ne d e l s ol o be ne c o mu ne che è st at o c om pre s o ne ll ’al ie n az io ne , s on o g ià u n i nd i z i o c h e la s trad a i n tra pre sa n o n è quel la giu s ta ». P eralt ro , o sse r vi am o c ome n o n ab bi a se n s o i mped ire al co m pra t ore d i c hie d ere la ris o lu zi o ne d e l c o ntr at t o d i c om pr ave nd i ta (e la r ipe ti z i one d e l pr ez z o ) qu alo ra il be ne ve nga a s se g na t o ad al tr o c o mu ni st a d iver s o d al l’a lie na n te, p oic hé i n que st o cas o è e v id e nte , a v o le r se g uire qu es t a te oria , il ma nc at o tra sfer ime n to d e ll a ti t olar it à d e l la qu o ta ( pe r altr o c o n e ffet t i ex t u nc i n a p pl ica zi o ne d e ll ’ar t. 7 57 c od . civ. ) . In r e al tà , a nc he s e nel le pre mes se r ic o str utt ive s i affer ma il c o n trari o , que s ta t e s i fi n isc e c o l r e pu tare l a ve nd i ta c o m e co nd i zi o na ta a ll ’e si to d iv i si o nal e, p oic hé g li e ffe tt i tr a sla tiv i p o tra n n o d a vver o pr od ur si u nica me nt e se la co s a alie na ta vie ne a ttr i bui ta al d is p one n te , facend o si d i pe nd ere d al la d iv is io ne l a pr od u zi o ne d e l r i su lt at o tr a sla ti v o. 266 F E D E L E , La c om u n i o n e , p . 2 95. 267 So n o, q ui nd i , le n or me sul la d i vi si o ne ered itar ia , i nte sa c o me d i vi si o n e uni ve r sale ( pi ù c h e la s t r ut tura ste s sa d e lla c o m uni o ne ered i taria ) , ad i mped ire che l ’ar t. 1 10 3 c od . c iv . , po s t o i n te ma d i c om un io ne ord i na ria , p o s sa a p pl icar si anc he in r e la z i one al l’a t to d i d is p o si z io ne d i q uo ta c om p iut o d al c oer ed e su l si n g ol o c e s pi te e r e d it ar i o (a n zic hé su lla ma s sa e red ita ria ). V . A M A D I O , D iv i si o ne 109 divisione ereditaria, in quanto divisione universale, si giustificano le regole imposte dagli artt. 726 e 727 cod. civ., che impongono l’esigenza che tutte le operazioni divisionali siano effettuate con riguardo all’intera massa ereditaria e che le porzioni siano formati con tutti i beni che la costituiscono. Diversamente o pinando, si giungerebbe ad eludere l’applicazione delle norme sul diritto alla prelazione (art. 732 cod. civ.), sull’imputazione dei debiti (art. 724, secondo comma, cod. civ.) e sui prelevamenti (art. 725 cod. civ.): tali disposizioni assumono significato solo in materia ereditaria, ma non si applicano nella comunione ordinaria 268. L’art. 1116 cod. civ. impedirebbe, poi, a fortiori di applicare alla comunione disciplinata dagli artt. 1100 ss. cod. civ. anche le disposizioni previste dagli artt. 719 e 723 cod . civ., i quali si riferiscono unicamente all’asse ereditario (unitariamente inteso) e disciplinano l’attivo ed il passivo dell’eredità. Parimenti dicasi per le norme sulla sospensione della divisione per volontà del testatore (art. 713 cod. civ.), sulla d ivisione del testatore (art. 734 cod. civ.) e sulla imputazione dei debiti pregressi e sulla collazione (art. 724 cod. civ.), norme in cui rilevano i rapporti reciproci tra coeredi. Pertanto, alla luce della regola ermeneutica imposta dall’art. 1116 cod. civ. e degli ordinari principi generali regolanti le vicende circolatorie della comunione ordinaria, non potrà negarsi che il diritto di ciascun comproprietario vada riferito ad ogni singolo bene facente er edi tar ia e t ec nic h e app o rz i o nat or i e. La d isp o siz i on e d e lla q u ot a , c it . , p. 12 . 268 Se si a mme tte s se c h e i l s in g ol o c oered e p o ss a d is p orre d el su o d ir it t o pr o q u ota su c ia sc u n be n e e r e d i tar i o ( i n a p pl ica zi o ne d e ll ’ar t. 11 03 c od . c iv. ) , s i co ns en ti r e b be r o c om p or t ame nt i e lus iv i. Si p en s i a l ca s o i n cui il c oered e a lie ni a ter zi , s i ng ol ar me n te , la s ua quo ta su tu t ti i be ni e red ita ri ( n o n la q uo ta er ed itar ia nel c om pl e s s o) o a ll ’i p ot e si i n c u i u n coe red e, d e bi t ore d e l d e c u i us d i u n a s o mma d a im pu tar e all a p r o pr i a quo ta , al ie ni a ter z i c o n eff icaci a real e i mme d iata le si n g ole qu ote d i sua c om pr o pr ie tà s ui ces p it i ered itar i. Nell a pr ima i p o te si no n si cap isce qua le sar e b be la s or te d e l d ir it t o d i pre la z io ne s pe t ta nte a gli a ltr i c oered i ; nel la sec o nd a , no n s i c om pr e nd e s u qua le p arte d e ll ’a sse po tra n n o es sere effet tua ti d a i c oe r e d i i pr e le vame n ti d i cu i all ’ar t. 7 2 5 c od . ci v. I n ol tre, d iverre b be , i n o g ni c a s o , ir r is o lvi b ile i l c on fli t t o tra il tra sfer ime n t o i m med ia t o d ella c om pr o pr ie t à su l b e ne e d i l d iri t t o s pe tta n t e ad altr o c oered e d i o t t ener ne l’a s seg na z i on e pr e fe r e n z iale i n s ed e d i d iv is i o ne. Per ta nt o , le no rme su lla d ivi si o ne e r e d ita r ia i m p e d isc o n o l ’a pp lic a zi o ne in s ubi ec ta m ate ri a d ell ’ar t. 1 10 3 cod . civ . Tal i c on s id e r a z io n i s o n o tra tte d a A M A D I O , D iv is i on e er ed itar ia e tec nic h e appo rzi o na to ri e . La di sp os i z io n e d el la q u ota , c it ., p p . 12 - 13 . 110 parte della massa. Non sembra, infatti, che per la c omunione ordinaria sussistano quelle esigenze di considerazione unitaria della massa comune che possono esistere in ambito successorio 269. Durante la comunione ordinaria, la situazione giuridica di contitolarità del diritto reale si riferisce ad ogni singolo bene in senso oggettivo, in virtù del già richiamato principio di individualità di ogni rapporto giuridico. La massa comune deve essere, dunque, concepita in termini atomistici, sicché la quota spettante ad ogni condividente verterà atomisticamente su ogn i singolo cespite e le regole fissate dal citato D.P.R. n. 634 del 1973 avranno fini eminentemente fiscali, ma non giuridici. Tale soluzione pare essere avvalorata anche da quanto previsto nelle disposizioni di cui agli artt. 1100 e seguenti del Codice ci vile, le quali – nell’elencare e descrivere le facoltà ed i diritti spettanti al singolo comunista – fanno sempre e solo riferimento al singolo bene comune, la cui sorte non viene mai legata agli altri beni che sono in comunione tra i medesimi comproprieta ri in forza del medesimo titolo 270. Si pensi, a tal proposito, da un lato, al già ricordato art. 1103 cod. civ., il quale è concepito al singolare ossia con riguardo al singolo bene e non si cura di indagare se i condividenti, allorquando dispongono della lo ro quota, sono titolari o meno di altri beni in comune; dall’altro lato, anche all’art. 1102 cod. civ., il quale disciplina l’uso della cosa comune con riferimento ad ogni cespite e non ad una massa unitariamente intesa. Parimenti dicasi in merito all’art. 1104 cod. civ. in cui la rinuncia alla quota, nel caso in cui il partecipante non voglia contribuire alla spese necessarie per la conservazione ed il godimento della cosa comune, ha certamente ad oggetto non la quota riferita alla massa, bensì quella iner ente a quel bene di cui il comunista non si vuole accollare le spese. La nozione di massa comune – in tema di comunione ordinaria – 269 I n r e al tà , i l r i te ne r e la ma ssa e red i tari a quale u n iv e rs ita s i ur is i nsc i nd i bi l e rise n te d e lla c o nfu si o ne c o nce t tuale e si ste n te t ra le n o z i on i d i c o mu n io ne e coe r e d ità . V. qua n to d e t t o s upr a i n n t. 26 2. 270 V . M A G L I U L O , Gl i att i d i dis po si zi o ne s u i be n i i n div i si , ci t. , p . 1 1 9 . 111 assume, quindi, una rilevanza circoscritta solamente al fenomeno fiscale-divisionale, ma non può incidere nella vicenda cir colatoria di quote di beni facenti parte di una comunione ordinaria. Non a caso la genesi di tale concetto è strettamente legata all’ambito fiscale e nasce e si sviluppa in sede tributaria ai fini applicativi dell’imposta di registro nel caso in cui si deb bano attribuire, ex artt. 713 ss. cod. civ., più cose appartenenti pro quota agli stessi soggetti. Perciò, non si vedono valide ragioni per limitare l’autonomia dei contitolari di disporre, come meglio credono, dei loro diritti sui singoli beni comuni, in ossequio ai principi dell’autonomia privata e della libera circolazione dei beni, codificati in subiecta materia nell’art. 1103 cod. civ. In base a questa norma, quindi, la vendita pro quota di un cespite appartenente ad una massa produrrà effetti reali i mmediati ed il trasferente perderà la posizione di comproprietario relativamente a quel bene, subentrando nel suo diritto l’acquirente. Si viene allora a creare una nuova ed autonoma comunione tra gli originari condomini (ad eccezione dell’alienante 271) ed il terzo acquirente, che in quanto comproprietario potrà chiederne lo scioglimento 272. La comunione primigenia, invece, rimarrà in vita tra gli originari contitolari e subirà una modificazione dal lato oggettivo, poiché da questa sarà escluso il cespite alienato. In tal modo, la retroattività della divisione non potrà essere invocata per impedire l’operare della soluzione da noi prospettata: il compratore non correrà più il pericolo di non potersi vedere assegnatario del bene di cui è divenuto contitolare, poi ché, essendo due le comunioni, due conseguentemente dovranno essere le divisioni. 271 I l ve nd i to r e , i nfa t ti , s ul be ne ve nd ut o no n h a più alcu n d ir it t o e , per ta nt o , n o n ha a lc u na ve s te pe r in ter ve nire ne ll a d iv is i on e. 272 L a d ot tr i na c he s i r ic ol l e ga al la trad i zi o ne ger ma nic a, i nve ce, ri te ne nd o che il si ng o l o c o mu ni st a no n p o s sa al ien are il s u o d iri t to c o n rifer ime n t o ad uno s ol o d ei be ni d e lla m as sa e c he, q ui nd i , la vend ita ab b ia eff icac i a s ol o o b bli ga t or ia , a m me t te c h e i c r e d it or i e gl i a ven t i caus a ( ta li sare b ber o a n che gl i acquire n ti d i qu ota d i u n o d e i be ni face n ti par te d i u na ma s sa ) p o ssa n o es ercita re l’a z io ne sur r o ga t or ia e , qui nd i , c hied ere la d i vi si o ne ut en do i ur ib u s d el l or o d ebi t ore o au t or e . V . ad e se m p i o B R A N C A , C om u ni o ne . C o nd om i ni o n eg li e di fic i , ci t. , p. 31 5. I n giur i spr ud e nz a, v . Ca s s. , 3 1 ge n na i o 196 7, n . 28 6, i n F or o it . , Re p. 196 7, v oc e D iv is i o ne , n. 3 7. 112 Si è visto, infatti, che l’art. 727 cod. civ., nell’imporre che le porzioni devono essere formate comprendendo una quantità di mobili, immobili e crediti di eguale natura e q ualità, richiede semplicemente, in tema di comunione ordinaria, che si attui un’unica divisione per ogni massa di beni. Qui le divisioni saranno due, una per comunione, e di conseguenza l’acquirente parteciperà alla divisione che verrà compiuta su quell’un ico bene di cui è divenuto contitolare assieme agli altri compartecipi (ad esclusione del venditore). Ed il pericolo che al compratore non venga assegnata la cosa sarà del tutto identico a quello che corre qualsiasi comunista in sede divisionale, costituen do questo un dato tipico e ineliminabile di ogni divisione 273. Non si potrebbe, poi, per le stesse ragioni, replicare che la vendita in questione, avendo immediata efficacia traslativa pro quota, contrasterebbe con il principio espresso dal brocardo latino nemo plus iuris transferre potest quam ipse non habet . Si è obiettato, infatti, che in tal modo si attribuirebbe al compratore un diritto (o comunque una pretesa) che il suo dante causa non ha, ossia quello di esigere (e magari ottenere), in sede di divisio ne, una porzione materiale del bene alienato (il solo di cui è comproprietario) in virtù del formarsi di una nuova comunione circoscritta a quell’unico cespite, con pregiudizio per gli altri comunisti 274. Al contrario, si è detto, l’alienante, prima della vendita, al pari degli altri comproprietari, non ha alcun diritto a 273 Pe r d e d i pr e gi o , qu i nd i , l ’ ob ie zi o ne sec o nd o la quale , al la st regu a d e l pri nc i pi o d ic h iar a ti vo d e lla d i vi si o ne ( ex a rt . 7 57 cod . c iv .) , s ol o nel ca s o in cu i l’a lie na zi o ne ab b ia ad o g ge t t o l a parte id ea le sul l ’u nic o be ne o sul l’ in tera ma ss a, la quo ta tr ove r à se m pr e una po rz i o ne d i be n i ai fi ni d e ll ’a pp or z i o n ame nt o , men tr e , se q ue l d e te r m i na t o be ne ve nd u t o n on verrà a ttr i bui t o al c o nd i vid e nte alie na n te , s ar e bbe i nc e r ta la sua s or te , per c u i l'e ffe tt o tra sl at iv o d e lla sua alie na zi o ne , t o tale o p r o q uo ta , si verif ic here b be s e e qua nd o il be n e verrà as se g na t o al d is p o ne nte , alme n o i n m is ura s uffi cien te a c o prire l'al ie nat a quo t a sul la ste s s o. V . C as s ., 16 ag os t o 1 99 0, n . 8 31 5, i n Gi us t. c iv . Ma s s . , 1 99 0, fa sc. 8. 274 B R A N C A , C o m u ni o ne . C o nd om i ni o ne gl i ed if ic i , c it . , p . 13 5. Tale Au to re ad o m br a l a se gu e n te e v e n tual it à: i po t iz z and o c he Ti zi o e Ca i o sia n o ti to lar i d i una mas sa c o st it ui ta d a d ue be ni , A e B d i ugu al val ore, o g nu no d i es si p ot re bbe ved e r s i as se g na to in se d e d i d ivi si o ne u n u nic o be ne (a d es . a Ti z i o il be ne A ed a Cai o il be n e B) . V ic e ve r s a, se T i zi o, m a ne nt e c o mm u ni o n e , al ie na a Sem pr o ni o la su a quo ta su l be ne A , Cai o n o n p o trà p iù « s pe rare» d i d ive n ire as se g na tari o d ell’ i nte r o be ne B, p oic h é si sarà f or ma ta c o n Ti zi o u na c o mu ni o ne più r is tre tta ave n te ad o g ge t t o il s ol o be ne B ed all ora que s to d ovr à at tri bu it o a me tà c iasc un o ad e nt r am b i i c ond iv id e n ti . I l be ne A, i n vec e, i n sed e d i d ivi s io ne , verrà att r i bui t o, se m pr e a me tà c ia scu no , a Cai o e Se mp ro ni o . 113 pretendere l’assegnazione di una parte di quel determinato bene, poiché esso rientra in una più ampia massa comune. In realtà, anche se si effettuasse un’unica divisione con riferimento alla massa originaria, tutti i condividenti avrebbero il diritto di vedersi assegnati porzioni in natura di tutti i beni comuni, incluso quello di cui uno di loro ha disposto. Pertanto, alienando una delle cose comuni, il venditore non attribuisce al comprato re alcun diritto maggiore o diverso rispetto al proprio, atteso che la possibilità di esigere, in sede di divisione, una porzione materiale del bene alienato è il medesimo diritto che l’alienante possiede, al pari degli altri comproprietari, ancor prima de lla vendita. Inoltre, a noi sembra che il diritto di ciascun compartecipe di ottenere, in sede di divisione di una massa di beni, un intero cespite piuttosto che una sua porzione materiale possa sorgere, unicamente, nel caso in cui venga effettivamente ch iesta la divisione. Solo quel momento segna il nascere del diritto di ogni condomino a vedersi eventualmente assegnatario di un intero bene della massa. Precedentemente ad esso, ciascun contitolare potrà disporre come meglio crede, ai sensi dell’art. 1103 cod. civ., del suo diritto di comproprietà su ogni singola cosa comune e le «aspettative» relative all’apporzionamento futuro non avranno giuridica rilevanza. In altri termini, in tema di comunione ordinaria, gli artt. 726 -727 cod. civ. imporrebbero solame nte che le porzioni da attribuire in sede di divisione a ciascun condividente siano formate da beni appartenenti ad una medesima comunione (come conseguenza di una situazione di contitolarità in quel momento esistente), ma certamente non che – precedentemente alla divisione – non possano effettuarsi degli atti di disposizione sulle quote relative a ciascun cespite con effetti reali immediati ex art. 1103 cod. civ. Il timore, poi, sollevato da parte della dottrina 275, che la cessione ai terzi della partecipazi one pro quota sul singolo bene possa 275 V. , ad e se m p io , G R A S S O , L’ e spr op ria zi o ne d e lla q u o ta , ci t ., p. 15 4; S A T T A , Al ie naz i o ne d i b en e i n div i s o o di q u ota d i be n e i nd iv i s o e re trat to s uc c e s so ri o , i n Gi ur . it ., 194 9, I , p p. 27 s s. 114 inopportunamente finire per causare una moltiplicazione delle comunioni e, conseguentemente, delle divisioni, non deve essere sopravvalutato. A ben vedere, in primo luogo, tale fenomeno può verificarsi anche in relazion e a vicende che riguardano, in assenza di una massa, anche il singolo bene comune e pur senza la volontà dei comunisti, come ad esempio nel caso di usucapione pro quota di una parte materiale della cosa in comunione. In secondo luogo, l’attribuire efficacia obbligatoria, anziché immediatamente reale all’atto di disposizione in questione, si limiterebbe solamente a procrastinare quella paventata moltiplicazione delle divisioni che tanto ha fatto pensare parte della dottrina. Infatti, in ogni caso, all’esito divisionale, una volta che il cespite comune, un tempo facente parte della massa e la cui quota sia stata oggetto di disposizione, venga assegnato al venditore, quest’ultimo si troverà fatalmente in comproprietà con l’acquirente della quota su quel bene, d ovendosi così dar luogo ad un’ulteriore divisione tra cedente e cessionario 276. Infine, l’opinione che vorrebbe assegnare alla vendita di quota di un bene facente parte di una massa una efficacia traslativa differita e condizionata all’effettivo apporzionam ento di quel bene all’alienante risente, inevitabilmente, dell’influsso del previgente art. 679, ultimo comma, del Codice civile del 1865, il quale – come si è visto – limitava l’effetto della vendita di quota a quella porzione che sarebbe spettata al partecipante in sede di divisione. Viceversa, nell’attuale formulazione, l’art. 1103 cod. civ. è chiaro nell’attribuire un’efficacia reale immediata all’atto di disposizione del diritto di comproprietà avente ad oggetto la cosa comune, a prescindere della sua più beni appartenenza o meno ad una più ampia comunione. Pertanto, alla luce di queste considerazioni, se appartengono a più soggetti in virtù di un medesimo titolo, la regola è che alla pluralità di beni corrisponde una pluralità di diritti e la quota di proprietà spettante sugli stessi ad ogni condividente è riferibile a 276 Que st a e ve n tual it à è st ata ef ficace me n te ri leva t a d a T O T I , C om u n i o ne e mas se c o m u ni pl u rim e , c i t. , p. 33 8. 115 ciascun cespite e non alla massa unitariamente considerata 277. Il compratore, quindi, in virtù degli immediati effetti traslativi discendenti dal negozio, potrà vedersi riconoscere quale ti tolare del diritto di comproprietà sul bene spettante al venditore. 2.5. L’ A T TO D I D ISP O SI Z IO N E D E LLA SI N G O LA Q UO TA S U UN A P A RT E MA TE R IA LE D E L B E N E C O M U N E . Vi è un’ultima ipotesi di disposizione della singola quota di un bene comune su cui occorre porre l’attenzione. Si tratta della vicenda relativa all’atto di alienazione della quota di comproprietà, effettuata da uno dei condividenti, su una porzione materiale individuata del bene comune. Si pensi al caso in cui Tizio, contitolare assieme a Caio di un fondo agricolo, venda a Mevio il suo diritto di (com)proprietà esclusivamente in relazione ad una parte determinata del predio 278. 277 Si se g na la n o, su l pu nt o , d ue te or ie part ic ola ri e mi n ori tar ie c he ha n n o te nta t o d i su pe r ar e , i n te r m i ni ori gi na li ma n o n co nd ivi s ib il i, i l pr o bl ema d i co niu gare l’ im me d ia ta e ffic ac ia tr as lat iva d e lla quo ta c o n la fu tur a d i v is io ne . Seco nd o la pr ima , l’a t to d i c e ss i one d e q u o sare b b e s o tt o p os t o ad u na c o n d iz i on e ris o lut iva im p lic ita o s sia c he ne l la d i vi si o ne i l b ene ve n ga a s seg n at o a l c ed en te. I n ca s o c o n tr ar i o, il c e ss io nar i o pe rd ere b be c on e ffet ti ret ro at ti vi o g ni d ir it t o su l be ne ve nd ut o gl i p r o q u o ta e n o n s i v erif ic here b be il co n s ol id a men t o d el su o d iri tt o d om i nic a le su lla quo ta . V . B R A N C A , C om u ni o n e. C o nd o mi ni o n egl i ed i fic i , ci t. , p p. 13 4 ss . Pe r la se c o n d a, i n ve c e , s i è ten ta t o d i o vv iare a ll ’ «i nc o nve ni en te » d i una ev en tua le ma nc ata a ss e g na z io ne d e l ces p ite i n ca p o al d i s p o ne nte a t t raver so il mecca n is m o d e lla s ur r o ga zi o ne re ale : in a p pl i caz io ne e ste n si va d e ll ’ar t. 28 25 cod . c iv ., i n c a so d i manc ata a tt ri bu zi o ne , il d iri tt o d el l’a cquir en te si tra sfer ire bbe o pe l egi s sui be ni e ffe tt iva me nte as se g nat i al ced e nte . V. F E D E L E , La c om u ni o n e , c it ., p. 302 ; B U R D E S E , La d iv i si o n e , ci t . , p . 44 . I n rea ltà , t ali d u e teor ie n o n pai o n o c o nvi nc e r e d e l tu t to : in en tra m be le i p ote s i ric o st rut ti ve, in fat ti , ma nca u n ’e s pr e s sa pr e vi si o ne d i le g ge f o nd a n te le ste s se. Ne l pri m o c as o, s i in ser isce ne l c o n tr a tt o u na c o ndic io i ur is i cu i effe tt i retr oa t ti vi d are b ber o vit a ad una ser ie d i i nc o nve ni e nt i in te ma d i ci rc ola z i o ne d ei d ir it ti n o n faci lme n te su pera bi li ; ne l se c o nd o c as o, si r i le va c o m e la sur ro ga zi o ne reale sia u n fe n ome n o eccez io na le a m me s s o s ol o ove la le gge l o pre ved a es pre s same n te. V . , sul p un to , le o bie z io n i m o s se d a F R A G A L I , La c om u n i o ne , ci t ., p p . 4 47 s s. 278 I n me r i t o a tal e v ic e nd a, si o s serva co me , ai fi ni d ell a d ete rm in a zi o n e d ella d i sc i p li na a p pl ic a bi le , la d ot tr in a ma gg i ori ta ria ab b ia equi pa rat o l ’i p ot es i d i alie na zi o ne d e lla p o si zi o ne g iur id ic a c he il par te cip an te ha su u na d el le più c o se com u ni a que lla d e l la ve nd i ta d e l pr o pr i o d ir i tt o su u na p or z io ne ma ter i ale d e l be ne co mu ne . I n e ntr a m bi i c a si , e s sa è g iu nt a a ne gare la p os si b il ità c he gli a t ti d is p o si tiv i p os sa n o pr o d ur r e e ffe tt i real i i mme d iat i. V . F E D E L E , La c o mu n i on e , cit ., p . 29 3; B R A N C A , C o mu n i on e . C o nd o mi ni o neg li edi fic i , ci t. , p. 1 37 ; R U B I N O , L a c omp rav e ndit a , c it ., p . 3 81; G R E C O -C O T T I N O , D el la v e ndita , Art . 1 47 0 - 1 547 , i n Co mm . c od . c iv . , a c ur a d i S C I A L O J A - B R A N C A , 1 981 , B ol o g na - R oma , p. 182 . Si d isc o st a, par z ial me n te , d a que s ta s olu z i o ne D E I A N A , P r ob le mi e r if o rma i n tema di 116 Se si ammettesse la produzione di un’immediata efficacia reale da una simile vicenda circolatoria, dovrebbero necessariamente f arsi discendere due rilevanti conseguenze. In primo luogo, si verrebbero a creare due comunioni: una (nuova) tra Caio e Mevio sulla parte del bene alienato, l’altra (originaria) sulla restante porzione di terreno tra Tizio e Caio. Conseguentemente, due do vranno essere le divisioni aventi ad oggetto il fondo. In secondo luogo, si formerebbe un nuovo bene in senso tecnico-giuridico: se prima dell’atto di disposizione il fondo comune costituiva un unico bene, successivamente allo stesso si individuerebbe un cespite in senso oggettivo, prima inesistente, dato dalla porzione di predio oggetto della compravendita. Infatti, in seguito all’alienazione, verrebbe sullo stesso ad insistere un nuovo diritto di (com)proprietà (diverso dall’originario in ragione della parziale diversità dei titolari dello stesso) che condurrebbe ad una sua considerazione in termini unitari, attesa l’accertata idoneità dei diritti reali ad individuare i beni 279. Questi due esiti non appaiono accettabili. Quanto a quest’ultimo, si è visto c ome i diritti reali possiedano l'attitudine ad incidere direttamente sul bene in senso oggettivo, divenendo una caratteristica intrinseca dello stesso, e producano un effetto individuativo. Il carattere dell'inerenza, ossia quell'intimo collegamento con la cosa proprio di ogni diritto reale che fa sì che div i si o ne , c i t ., p p. 447 -4 4 8, i l qual e d i st in gue a s eco nd a c he la ve nd i ta a b bia ad o gge tt o u na qu o ta su u n a p or z i one m ater iale d el be ne c o mu ne ov ver o si r iferi sca ad un o d e i pi ù be ni c o s ti tue nt i l a m as sa . S o lo nel p ri mo ca so , si am m ette ch e p os sa pr od ur si u n e f fe t t o r e ale i mmed ia to l im it at o a ll a qu o ta d i c o m pr o pr ietà sul be ne s pe tt a nte a ll ’al ie n an te . Di c o nse gue n za , il ve nd i t ore e gl i o rig in ar i co nd om in i « p ot r a nn o pr oc e d ere al la d iv is i one d i quel la par te d el f ond o che n o n ha f or ma t o o g ge t t o d i d e l co n tra t to i nter ve nu to tra co nd o mi n o e ter z o ac quir e n te , n o n gi à a lla d ivi si o ne d i tu tt o il f o nd o. L ’ acqui s t o d a pa rte d el te r zo d i un d ir it t o d i c om pr o pr ie tà su u na p or z i one ma t eriale d el f o nd o fa sì c he no n ci tr ovi am o più d i fr o n te ad una co mu ni o ne , be n sì a d ue comu n io n i» . Ne l s eco nd o cas o, i nve c e , que s to Au t or e ne ga c he l ’acqu ire nt e p o ssa d ive n ire c o nt it o l are d el be ne ve nd u t o , p oic hé e g li d ovr eb be at te nd ere l’e si t o d i vi si o na le, i n ra gi o ne d e l risc h io c he , in c a s o c o n t r ar i o, si f orm i una plu ral ità d i c omu n io n i su i si n g ol i be ni al po s t o d i que l la or i g i n a r ia. 279 V . s up ra le c o ns id e r a z io ni s vo lt e nel ca p . I. 117 quest'ultimo circoli col bene divenendo una qualità del medesimo, permette, infatti, di affermare che sono i diritti reali costituiti sulla cosa a renderla giuridicamente da obiettivamente tutte le determinata altre. Appare ed evidente a distinguerla come, salvo eccezioni espressamente ammesse dalla legge, solo al proprietario del bene sia consentito produrre un effetto individuativo, poiché solo questi può disporre del suo diritto di proprietà o costituire su di esso dei diritti reali limitati. Nell’ipotesi di un bene in comunione a più soggetti, posto che l’art. 1108 cod. civ. prevede come regola generale il consenso necessario di tutti i comunisti per compiere atti che incidano sul bene nella sua interezz a, si deve conseguentemente concludere che solo con il consenso di tutti i comproprietari potrà essere individuato un nuovo bene in senso oggettivo. Ciò potrà essere realizzato attraverso la vendita congiunta di una parte del cespite, la costituzione conco rde su una porzione di esso di un diritto reale limitato o l’alienazione comune ad un terzo della quota indivisa avente ad oggetto una parte materiale del bene. Tali vicende circolatorie, però, potranno essere compiute unicamente col consenso di tutti i co mproprietari. Nel caso in esame, invece, viene consentito ad un unico contitolare, senza il preventivo accordo con gli altri, di scindere il cespite originario in due distinti beni, in assenza di alcuna legittimazione in tal senso, così costringendo gli a ltri condividenti a subire gli effetti di un atto individuativo in spregio alla regola posta dall’art. 1108 cod. civ. In secondo luogo, oltre ai rilievi di carattere teorico poc’anzi descritti, una simile vicenda non può considerarsi condivisibile anche sul piano degli effetti pratici. L’asserita illimitata libertà di ciascun comunista di disporre della sua quota di comproprietà su qualsivoglia porzione materiale del bene comune impedisce di fatto agli altri contitolari di compiere un’unica divisione, nonos tante l’unicità originaria del bene ed in violazione del principio di relatività degli effetti del contratto. Infatti, l’atto 118 dispositivo in questione produrrebbe effetti anche nei confronti degli altri comunisti, pur in assenza di un loro preventivo conse nso, costringendoli a tante divisioni quanti sono i negozi di alienazione di quota sulle singole porzioni materiali del bene comune effettuati dal contitolare. Viceversa, nell’ipotesi in cui vi sia una massa di beni, l’ingerenza sull’altrui sfera giuridica non si verificherebbe proprio perché non si può dire – come abbiamo visto – che i comproprietari abbiano un diritto che investe l’intera massa, bensì solamente pro quota su ciascun cespite costituente la stessa. Si pensi al caso in cui un condividente com pia una rilevante serie di alienazioni pro quota a favore di diversi soggetti su singole porzioni materiali della cosa comune: si arriverebbe così ad una scomposizione della stessa in un numero potenzialmente infinito di beni in senso oggettivo e si imporrebbe inopinatamente agli altri condividenti di effettuare tante divisioni (ognuna con un diverso cessionario) quante sono le alienazioni compiute dal loro comunista. Differente è l’ipotesi in cui un condividente disponga pro quota di uno dei beni che ha i n comunione assieme ad altri. In questo caso, sono proprio la pluralità e l’esistenza di più cose in senso oggettivo che consentono al singolo comproprietario di disporre dei diritti che ha su ciascuna di esse. La massa, in altri termini, non può essere considerata un unico bene, in quanto, per definizione, è composta da più beni. Pertanto, il diritto del contitolare avrà ad oggetto ogni singolo cespite e l’eventuale alienazione ch’egli compia del suo diritto non produrrà effetti individuativi poiché invest irà un bene già determinato. In una situazione di comunione di diritti, solo col consenso di tutti i comproprietari potranno compiersi atti dispositivi sull’intera cosa comune. Alla luce di quanto detto, deve considerarsi preclusa ad un contitolare la possibilità di alienare la sua quota di comproprietà su una porzione materiale del bene comune, poiché difetta in capo allo stesso il potere conseguente di effetto disporne. Tale individuativo 119 vicenda potranno circolatoria prodursi ed solo il col consenso di t utti i condividenti. Pertanto, la cessione de qua dovrà considerarsi improduttiva di effetti reali immediati. Il trasferimento del diritto all’effettiva dominicale attribuzione, sarà, in quindi, sede da ritenersi divisionale, al condizionato condividente venditore, della porzione di bene la cui quota è stata alienata, pur in assenza di un’espressa previsione in tal senso nel contratto. 120 C A P I TO LO III L’ A T TO D I D I SP O S IZ I O N E D E L B E N E C O M UN E D A P A RT E D E L SI N G O LO C O MP RO P R IE TA RIO E LA V E N D I TA D I C O S A P A RZ IA L ME N T E A L TR U I 3.1 L A R IC O G N IZ IO N E D E G L I E S IT I IN TE R P RE TA T IV I . Preliminarmente alla trattazione del nucleo centrale del nostro studio, appare opportuno compiere una ricognizione dei risultati dommatici sinora conseguiti. Quest’ulti mi, infatti, rappresentano le premesse da cui origineranno i ragionamenti che seguono e, pertanto, condizioneranno non poco uno dei punti di approdo del nostro scritto che già qui si anticipa: è legittimo invocare l’applicazione dell’art. 1480 cod. civ. all’ipotesi di difetto di legittimazione pro quota del venditore sul bene comune. Ma procediamo con ordine. Riassumendo, si è detto che il legislatore ha impiegato, nel delineare la fattispecie della vendita di cosa parzialmente altrui, il termine «parte» (nella veste di sostantivo e nella forma di locuzione avverbiale), omettendo però di fornire una definizione del concetto di parziale alienità. Pertanto, è parso necessario, per tentare di descrivere e delimitare l’ambito di applicazione dell’anzidetta nor ma, individuare, in primo luogo, alla luce della teoria dei beni, una nozione oggettiva di «parte» di una cosa e, secondariamente, verificarne l’impiego all’interno del Codice civile. Ebbene, dall’analisi condotta sul significato oggettivo di tale concetto è emerso, per un verso, che, in tutte le ipotesi in cui il legislatore ha fatto ricorso a questa espressione, essa, in realtà, è stata impiegata in senso atecnico e, per altro verso, che una nozione oggettiva di parziale alienità non sembra essere d’ausilio all’interprete per individuare la latitudine applicativa del disposto di cui all’art. 1480 cod. civ. 121 Stante, quindi, la necessità di abbandonare la teoria dei beni e di volgere più propriamente lo sguardo, per finalità esplicative della fattispecie, alla teoria dell’oggetto dell’atto, si è giunti alla conclusione che, ai fini ermeneutici, la presenza del termine «parte» all’interno di qualsivoglia norma codicistica, compresa quella di cui all’art. 1480 cod. civ., non può essere d’aiuto per delimitare l’ ambito della fattispecie. In ragione dell’inutilizzabilità del dato oggettivo e di quello letterale, si è dunque spostata l’attenzione sul campo negoziale, in particolare sulla struttura giuridica della comproprietà e sulla relativa nozione di quota. Infat ti, l’opinione assunta in merito a questi istituti condiziona, in modo non irrilevante, la soluzione del problema riguardante la disciplina da applicare all’atto di disposizione dell’intero bene indiviso. Nonostante la difficoltà di pervenire ad una ricos truzione concettuale dell’istituto della comunione ordinaria che riesca, da un lato, a non essere aporetica e, dall’altro, a fornire una spiegazione adeguata della complessità di un fenomeno che vede la titolarità di un diritto, per sua natura esclusivo, n elle mani di più soggetti, si è giunti alla conclusione che nella comproprietà il diritto dominicale di ogni comunista rappresenta un vero e proprio diritto di proprietà. Esso è distinto da quello appartenente al singolo proprietario non tanto da un punto di vista strutturale, quanto sotto il profilo dell’esercizio del medesimo, poiché tale diritto verrebbe ad essere limitato dal concorso con quello degli altri. Così considerando, la quota rappresenta il limite e la misura in cui ogni partecipante può reput arsi titolare del diritto di proprietà. Essa, pertanto, può essere oggetto di disposizione libera ed incondizionata da parte di ciascun compartecipe e l’acquirente del diritto del contitolare subentra con effetto immediato nella medesima posizione giuridic a del suo dante causa. Il principio generale che regola la comunione è, infatti, ai sensi dell’art. 1103 cod. civ., quello della libera disponibilità della quota 122 indivisa da parte del singolo comproprietario, il quale è titolare di un diritto di proprietà nei limiti della quota incondizionato ed esclusivo in relazione ad ogni bene in comune, stante l’indipendenza di ogni situazione giuridica di contitolarità. Analizzando, poi, più nel dettaglio, l’atto di alienazione della posizione giuridica del partecip ante (c.d. alienazione della quota), si è compreso come esso si risolva in un vero e proprio contratto di compravendita, previsto e disciplinato dagli artt. 1470 e seguenti cod. civ. Dal combinato disposto degli artt. 1376 e 1103 cod. civ., in virtù del principio consensualistico, si realizza l’immediata efficacia traslativa dell’atto di disposizione della parte indivisa atteso che tale contratto ha sicuramente ed indiscutibilmente per oggetto il trasferimento della proprietà di una cosa determinata (ossia il bene nei limiti della quota). Si è concluso, dunque, che il diritto dominicale sul cespite pro quota passerà all’acquirente nel momento esatto in cui si perfeziona il negozio di compravendita ed egli subentra nella stessa posizione dell’alienante. È sulla scorta delle osservazioni conclusive qui sommariamente ripercorse, a cui siamo giunti nei capitoli che precedono, che dovrà valutarsi la riconducibilità, alla fattispecie della vendita di cosa parzialmente altrui, della alienazione della cosa in comuni one come interamente propria da parte del venditore. Manca però, a ben vedere, ancora un importante tassello preliminare al nostro studio, costituito dall’indagine storica della fattispecie della compravendita di cosa parzialmente altrui. Si è deciso di affrontarne solamente ora la trattazione poiché appariva opportuno ricostruire preventivamente l’istituto della comunione ordinaria al fine di fornire le basi concettuali per la comprensione della vicenda dispositiva che qui ci interessa. È sulla base delle premesse storiche che seguiranno che si potrà, poi, efficacemente orientare lo sguardo verso il Codice civile attuale. 123 3.2. L' A N A LI S I P A RZ IA LM E N TE S TO R IC A DELLA A LT RU I E C O MP R A V E N D I TA D E LL ’ A T TO DI DI C O SA D ISP O S IZ IO N E D E L L ’ IN TE RO B E N E C O MU N E . La presente analisi storica non si propone l’obiettivo di effettuare una minuziosa ricostruzione dell'evoluzione nei secoli della figura della compravendita tout court, bensì ha il precipuo scopo di indagare come la vendita di cosa parzialmente altrui si sia affac ciata per la prima volta nel panorama giuridico italiano ed europeo ed, in particolare, come la vendita dell’intera cosa comune ad opera di uno solo dei comproprietari sia stata oggetto di studio da parte dei primi commentatori. Nella ricostruzione che se gue si cercherà di evitare di incorrere in due ordini di problemi che usualmente emergono negli studi storici: per un verso, si vuole evitare un’analisi comparativa eccessivamente ampia, atteso che essa non rientra nello scopo del nostro studio e non sarebbe, quindi, giustificata; per altro verso, non si vuole cadere nell'errore opposto e, cioè, compiere un'analisi che, per non essere troppo ampia, finisce col divenire necessariamente superficiale. Sulla base di tali premesse, va rilevato come la ricerca st orica non possa che partire dallo studio della compravendita nel diritto romano ove va, sin dal principio, sottolineato come, in tale ordinamento, la fattispecie in esame sia stata in origine considerata immediatamente produttiva di effetti in ragione dell ’efficacia esclusivamente obbligatoria nascente dalla vendita. Infatti, solo la mancipatio, istituto giuridico arcaico e desueto già in epoca storica, rappresenta un atto traslativo produttivo di un acquisto immediato della proprietà in capo al mancipio ac cipiens, mentre il più comune contratto di emptio-venditio produce effetti unicamente obbligatori 280. Inizialmente, la mancipatio assume la forma giuridica dello 280 Sulla r ic o st r u zi o ne s t or i c a d ella co m pra ve nd i ta, si ved a n o , ad ese mp i o : A R A N G I O R U I Z , I st it uz i o ni di di ritt o r oma n o , Na p ol i, 19 60 , p p. 19 7 ss . ; I D . , La c omp rav e ndit a i n di rit to r oma n o , Na p ol i, 19 54 ; B O N F A N T E , Is tit uz io n i d i di ritt o ro ma n o, T or i n o , 1 94 6; V O C I , M od i di ac q ui st o d el la p ro pri età , Mi la n o, 19 52 , p. 3. 124 scambio immediato (reale) di cosa contro prezzo (o contro cosa). In tal caso, il venditore tras mette al compratore il dominio sulla cosa ( jus quiritium) con la consegna della medesima 281. Solo successivamente, si assiste alla trasformazione della vendita da reale ad imaginaria 282 venditio , senza più la necessità dello scambio attuale delle prestazioni tra i contraenti. Con il fiorire del commercio internazionale iniziano a sorgere nuove esigenze di celerità ed immediatezza che confliggono con il formalismo proprio della mancipatio. Nasce così, verso la fine del III secolo a.C., il contratto consensuale romano di compravendita con il quale le parti si obbligano reciprocamente non tanto a trasmettere la proprietà della cosa (anzi, tale obbligo era vietato), quanto a trasferire la vacua possessio del bene (ossia l’obbligo di far avere il pacifico godimento del bene, il cosiddetto habēre licēre 283), attraverso la consegna della cosa (meramente simbolica in età post -classica e giustinianea), accompagnata dalla garanzia contro l'evizione fino a quando non fosse compiuta l'usucapione. Così chi acquista una res mancipi senza le forme solenni ne acquista il solo dominio bonitario, mentre il dominio quiritario rimane in capo al trasferente 284. Di conseguenza, la proprietà non si trasmette col nudo consenso e si consolida solo tramite l’usucapione. Il fatto che la emptio-venditio comporti esclusivamente l'insorgere di una mera obligatio dandi 285 ha come conseguenza evidente la 281 So l o l a ma nc ipat io po te va ave re c ome og ge tt o le r e s ma nc ipi e, c i oè, i pra edia i n ita lic o s ol o , le s e r vi tù pred ial i ru s tic he , gli sc hia vi , gli a ni mal i d ome s tic i d a tir o e d a so ma . D i ve r sa me n te, se la c o sa vend u ta era n ec ma nc i p i per il tra sfe r ime n to d e lla pr o p r ie tà er a nece s sar ia la f or ma d ell a i n i u re c es si o o d el la tradi ti o. 282 L 'e ffic ac e e sp r e s si o ne è d i Ga i o, I nst ., I I , p. 41 . 283 Se c o nd o i l d ir it t o r om an o, d all a ve nd i ta s or g evan o per il vend i to re unic ame n te g li ob b li g hi d i c o n seg nar e la co sa e d i gara n tir ne i l p o s ses s o , men tre per il c o m pr a tor e d i pa ga r ne il pre z z o . 284 Tut ta via , i l n ud u s j u s Q ui rit iu m era un d ir it t o tra n si t ori o p oic hé e s s o d ur ava f i nta n t oc hé n on si fo s se ve rif icat a l ’ usuca p io ne d e l d om i ni o ci vi le com p iu ta i n f av or e d e l p os se s s ore bo n it ari o , al quale era n o c o mu nque g aran ti ti tut ti i va n ta gg i mate r ia li pr o pri d e lla pr o pr ietà ( com e, ad e se m pi o, il d ir it t o d i g od e r e d e l la c o sa, d i a lie narl a, e tc .) . C o n G iu st i nia n o , p o i, ve n ne a b ol it a la pr o pr ie tà qu ir i tar ia, fac e nd o ve ni re me n o i l d uali sm o e si s te nte ne l p eriod o pre c e d e n te . 285 L 'e sp r e s s io ne è d i G ai o, Ins t. , I I I , p . 13 5 sec o nd o il qu ale l' o b bl ig o d e l 125 legittimità nel diritto romano della vendita di cosa altrui o parzialmente altrui 286, atteso che il venditore non si obbliga a trasferire la proprietà della cosa, ma solo a far avere al compratore il possesso pacifico del cespite 287. Fintantoché l'acquirente non abbia usucapito la cosa, essa rimane di proprietà dell'alienante o del terzo. Le convenzioni, infatti, non possono trasferire il dominio sul bene , avendo effetti esclusivamente obbligatori 288. Diverso ragionare, invece, s’impone con riferimento ai negozi ad effetti reali ( mancipatio) aventi ad oggetto una res aliena: in tal caso, essi sono considerati nulli. Pertanto, ad eccezione di quest’ultimi, la vendita di cosa altrui era ammessa e riconosciuta come perfettamente valida ed efficace: scriveva Ulpiano, infatti, che « rem alienam distrahere quem posse, nulla dubitatio est, nam emtio est emtio est et venditio; sed res emtori auferri potest ». Risulta interessante a questo punto notare come, per lo meno fino all'età repubblicana, con riferimento ai beni nella proprietà di più persone, sia consentito al singolo comunista alienare l'intero cespite, spettando ad esso la pienezza del potere e, quindi, la le gittimazione sulla cosa. La forma di comunione che consente un simile esito è costituita dal consortium erctum non citum , il quale si instaura automaticamente alla morte del pater familias tra i suoi eredi. Ogni comproprietario può da solo non soltanto com piere gli atti di godimento e di gestione della cosa comune, ma può anche disporne per l'intero, salva la possibilità di interposizione di un veto ( ius prohibendi) da parte degli altri partecipanti 289. È, inoltre, possibile vend it ore s i r id uc e va e sc lu si va m e nte all a c on s eg na d el la c o sa, i n m od o d a gara n tir ne il p o sse s s o. 286 V. Di g. , 18 ,1 , L . 28 ( Ul p. ) ove si af ferm a che « r e m ali e na m di str ahe re q u e m po ss e n u lla d ubit ati o es t: na m e mpti o e st et v e ndit i o: s ed re s emp to ri a uf er ri po te st ». Da ci ò d eriva c he , f i n o a qua nd o il c o mp r at ore n o n s ia evit t o d al pr o prie tar i o d el be ne , egl i n o n p o tr e bbe a gir e c on tr o il ve nd it ore per far valere i l d if ett o d i leg it ti ma zi o ne d e l su o d a nt e c au sa . 287 Ne l d ir it t o r o ma n o i l ve nd i t ore d i c o sa a ltr ui n o n è te nu t o a far a vere l a pr o pr ie tà d e l be ne alie n o al c om pra t ore o vver o ad acquis tare l a pr o pri et à d ella co sa a ltr ui a lie na ta pe r p oi tr a sfe r ir l a al l’ acqui ren te. 288 Da qu i i l fa m o so p as s o, tra dit io n ib u s e t us uc ap i o nib u s d o mi ni a r er u m n o n n udi s p ac ti s t ra ns f er u nt u r. 289 Pe r i giur i st i c la s sic i , i nfa t ti , du o r um v el p l uri u m in so li du m d om in i um es se n o n p ot est . V. G U A R I N O , voc e C om u ni o n e ( di r . r om an o) , i n E nc . d ir ., V I I I, Mi la n o , 196 1, n . 4 , p p. 23 6 ss . 126 costituire una forma di comproprie tà convenzionale tra estranei anch'essa retta dall'anzidetto principio della c.d. proprietà plurima integrale di matrice romana. È solo con la fine dell'età repubblicana che nascono, da un lato, la communio come è intesa in senso moderno e, dall’altro, l' idea della parziarietà, in base alla quale a ciascun comunista spetta sulla cosa in comune unicamente una porzione ideale del bene e solo su di essa egli può compiere atti di disposizione. In questa communio, il partecipante non è più titolare dell'intero bene, ma soltanto di esso nei limiti di una quota ideale (pars quota). Unica eccezione ammessa in epoca giustinianea a tale regola è costituita dalla manumissio 290 effettuata da uno solo dei comproprietari di uno schiavo, la quale libera interamente quest'ul timo (atteso che evidentemente non si può essere liberi pro quota ), ma obbliga il condomino agente a risarcire agli altri comunisti il danno subìto sulla base delle quote di spettanza. In tal modo, l’immediata efficacia della vendita di cosa comune ad oper a di un solo partecipante viene meno, poiché ciascun condomino è considerato titolare del bene unicamente nei limiti della quota ideale a lui spettante. È solo in età post -classica, sotto Costantino, che nelle compravendite immobiliari viene effettivamente obliterata la necessità della traditio del bene per il passaggio della titolarità del medesimo, consentendo il trasferimento della proprietà della cosa già con lo scambio del semplice consenso tra i contraenti stipulato in forma scritta (senza dover ricor rere alla mancipatio, alla in iure cessio o alla traditio) e facendo venir conseguentemente meno quella distinzione tra atto traslativo della proprietà e negozio obbligatorio di compravendita che aveva fin ad allora imperato 291. 290 È un o d e i mod i d i li be raz i one d a lla sc hia vi tù. I n pa rt ico lare , è l'a tt o co n c u i i l pr op r ie tar i o d i u n o sc h iav o c o nced e a ll o s tes s o la li bert à , att r i bue nd og li la q ual ific a d i l i bert o . 291 Si d ist i ng uo n o , in fa tt i, nel le is ti tu z io n i giu s ti n ia nee d ue d iver si t i pi d i vend it a: l'a n tic o c on tr a t t o c o n se n suale ( v e nd iti o s i n e sc r ipti s ) ed il nu ov o c o ntr a t t o in sc r ipt is c he a s sume un'ef ficac ia sem pre più im med i ata me n te tr asl at iv a att r ave r s o u na tra dit io f ic t a . V. I nst . , II I , D e e mpt io n e e t v e n dit io n e . 127 Anche sotto la scuola di Bolo gna e dei glossatori ci si allontana ulteriormente dal sistema romano classico della compravendita ed, in particolare, dalla transferuntur. In regola tal traditionibus modo, perde et non sempre pactis più domina valore, rerum ai fini perfezionativi del neg ozio, la traditio del bene, la quale non viene più ritenuta indispensabile per il trasferimento del dominio sulla cosa, a condizione che i contraenti lo dichiarino espressamente. Parimenti, nel diritto medioevale (italiano e francese) continua ad acquistare sempre minor rilevanza l’elemento materiale della consegna del cespite, essendo bastevole, ad esempio, la mera consegna delle chiavi dell’immobile (peraltro non necessaria allorché il compratore sia già titolare sul bene di un diritto personale di godimento, essendo sufficiente la tradizione consensuale della cosa per il verificarsi dell’ interversio possessionis ). In tal modo, muta il modo di intendere la funzione ricoperta dal contratto di compravendita: essa non consiste più nel consegnare un bene nell a sua entità materiale, bensì risiede nel trasferimento del diritto di proprietà 292. Vengono, così, poste le basi per quel principio consensualistico che, prima con Grozio 293 (ed i giusnaturalisti) e poi con Pothier 294, trova pieno accoglimento nel diritto moder no: la vendita, con il semplice scambio del consenso tra le parti, trasmette sempre ed immediatamente la proprietà del bene venduto al compratore. La compravendita moderna, dunque, a differenza di quella romana, è un contratto con efficacia reale e, cioè, essenzialmente traslativa della proprietà giacché non occorre altro se non il semplice consenso 292 L ’ac qui s tar e l a c o sa è i l pr o pri o e ver o o bb ie tt i vo d e ll ’at t o c he co m pie il co m pra t or e . C o sì P A C I F I C I -M A Z Z O N I , T ratta t o de ll a v e nd ita , XI I , i n I l C odic e c iv il e ital ia n o c om me nt at o , To r i n o , 19 29 , p. 20 8. 293 Pe r t ale Au t or e , la pr o prie tà si tr as me tte per leg ge d i nat ura c o n i l sem p lice c on se n s o. Cfr . G R O Z I O , D e j u r e b el li ac pac is , A ms terd a m , 170 4, I I, ca p. XI I , p p. 339 s s . I n par t i c ol ar e , c o me s ot t ol in eat o d a i c om me nt at or i e tr ad ut to ri d ella sua o pe r a, e g li r it e ne v a c he i l tra sferi me nt o d el p o sse s s o d i s giu nt o d a l d iri tt o d i pr o pr ie tà sul la c o sa f o s se i nu ti le ( « la p o s se s si o n se u le éta n t f o rt i n ut i le » ). 294 Se c ond o P O T H I E R , Tra i té d u c on trac t d e v e nte , Pa rig i, 17 81 , n . 4 81 e s s. , «la v e nt e es t u n c o ntr at par le q ue l l ' u n de s c o nt rac ta nt s , q u i e st l e v e nd e ur , s 'o bl ig e e nv er s l'a ut r e de l u i fa ir e av oi r li bre me n t, a ti tr e de p r opr iét air e, u n e c ho se , p o ur le p ri x d'u n e c erta i ne s om me d'a rg e nt , qu e l 'a ut re c o nt rac ta nt , q ui e s t l' ac het e ur , s' ob lig e réc ipr o q u em en t de lu i pa ye r » . 128 perché il compratore divenga titolare del bene 295. Logica conseguenza di tale assunto non può che essere la tendenziale incompatibilità della vendita di una cosa altrui (e parzialmente altrui) rispetto al sistema appena delineato: infatti, se la compravendita ha come effetto precipuo quello di trasferire statim il dominio sull'oggetto compravenduto, è evidente che se il venditore non è titolare del diritto dominica le sul bene non potrà discorrersi di vera e propria vendita. Per tali ragioni, il Code Napoléon all'art. 1559 296 dichiara la vendita di cosa altrui nulla: la vendita non può che essere stipulata da colui il quale è proprietario del bene 297. È sulla scia di queste considerazioni che il Codice civile italiano del 1865, chiaramente ispirato al modello francese 298, per un verso, accoglie il principio consensualistico d'oltralpe e, per altro verso, sancisce con la nullità la vendita di cosa altrui. Infatti, l'art. 14 48 cod. civ. prescrive che « la vendita è perfetta fra le parti, e la proprietà si acquista di diritto dal compratore riguardo al venditore, al momento che si è convenuto sulla cosa e sul prezzo, quantunque non sia seguita ancora la tradizione della cosa né sia pagato il prezzo » 299. Specularmente, l'art. 1459 cod. civ., sotto il capo intitolato « Delle cose che non si possono vendere », stabilisce che « la vendita della cosa 295 A tale c ar a t te r e r eale , si acco m pa g na pur se mp re un ’eff icaci a ed un co nte nu t o o b bli ga t or i o i n qua n t o i n ca p o a lle p arti na sce un a se rie d i o b bli g h i cor r e lat i, qu ali que ll i d e l pa ga me nt o d el pre z z o ( per i l co m pra to re ), d el la co ns e g na d e lla c osa e d e l la g ara n zia pe r i vi zi e l ’e vi zi o ne ( per i l ve nd it ore ) . 296 L ’ar t . 159 9 d e l Cod e Na po lé o n recit a: « la v e n te de la c h os e d’a ut r ui es t n ul l e: e ll e pe ut d o n ne r li e u à de s do mma ge s - i n té rêt s , lo r s q ue l ’ac he te u r à ig n o ré q ue la c ho s e f ut à a utr u i » . I l pr e s id e nt e d e lla C or te d i Ca ss a zi o ne d i Par ig i, Tr o nc het , u n o d ei quat tr o gr and i g iur i s ti fac e n ti par te l a co m mi ss i o ne i ncar icat a d i red igere il Cod ic e , d e fi nì ad d ir it tur a la c om pr ave nd i ta d i c o s a al trui « rid ic ul e ». 297 In c i ò c on s is te la ma g gi or d iff ere n za, qu ind i, co n il d ir it t o ro ma n o e anc he c o n t ut te q ue ll e le gi sla z i on i o ve la ve nd i ta n o n tra sfer isce i mm ed ia t ame nte la pr op r ie tà, ma ge ne r a s ol ta nt o u n' ob b li ga zi o n e d el ve nd it ore d i fa r a vere al com pr at or e il p ac if ic o po ss e s s o d el b ene . 298 A l par i d i al tr i c od ic i, com e que ll o o la nd ese , p or to g he se, me s sica n o e arge nt i n o, ol tr e al na p ol e ta n o e al l’a l ber ti n o (a rt . 16 06 ). A l co n trar i o, il cod ice par me nse ( ar t . 14 06 ) e q ue ll o e s te nse ( art . 14 85 ) d ich iara va n o v alid a l a ve nd i ta d i co sa a ltr ui. 299 L a ve nd i ta , qui nd i, dov ev a tra sfer ire la pr o prie tà . Si t rat ta d i un'a p pl ic a zi o ne d e l pr i n c ip i o s ta bi li t o i n vi a ge nera le ne ll' art . 1 125 c od . civ . i n ba se al qua le « ne i c o n tr a tt i c he h a n n o pe r o g get t o la tra sla z i one d e lla pr o prie tà o d i al tr o d i r i tt o , la p r o pr i e tà o i l d i ri tt o si tr as me tte e s i acq ui sta per effe tt o d e l co ns e n s o le gi t ti ma me n te ma nife s tat o e la c os a rima ne a r i sch i o e p erico l o d ell'ac q uir e n te , qua nt un q ue n o n ne si a se gu it a la t rad i zi o ne ». 129 altrui è nulla: essa può dar luogo al risarcimento dei danni, se il compratore ignorava c he la cosa era d'altri. La nullità stabilita da questo articolo non si può mai opporre dal venditore ». Silente rimaneva il Codice in merito alla fattispecie della vendita di cosa parzialmente altrui in quanto essa dovevasi farsi rientrare nel generale divieto di cui all’anzidetto art. 1459 cod. civ. La vendita di cosa d’altri viene così dichiarata nulla poiché «priva di scopo» la compravendita (il cui fine è trasferire immediatamente il dominio), essendo in contrasto con l’effetto reale e con la natura dell a medesima 300: l’esistenza attuale del bene all’interno del patrimonio del venditore costituisce un requisito essenziale della vendita 301. Il legislatore del 1865, al fine di tutelare il compratore ignaro dell’altruità del bene, ha quindi elevato a requisito d i validità l’appartenenza della cosa al venditore (concedendo il rimedio dell’invalidità al solo acquirente, sia esso in buona o mala fede 302). Tale divieto non trova però accoglimento nel Codice del commercio del 1882, nel quale all'art. 59 viene, invece, a mmessa la vendita di cosa altrui a prescindere che l’acquirente conosca od ignori di aver comperato una cosa d’altri. Si legge, infatti, in tale norma, che «la vendita commerciale della cosa altrui è valida. Essa obbliga il venditore a farne l'acquisto e l a consegna al compratore, sotto pena del risarcimento del danno ». Tali due disposti (l'art. 1459 cod. civ. e l'art. 59 cod. comm.) sono stati oggetto di approfondita analisi (che ha dato luogo a numerosi dubbi aventi ad oggetto la reale portata delle due fattispecie) da parte di numerosi Autori, i quali – sulla base di 300 Se c o nd o C A R I O T A – F E R R A R A , I ne g ozi s ul p atr im o ni o a lt r ui , Pad ov a, 193 6 , p. 2 65 , è c e r t o c he la i n valid it à d e l ne g o zi o s i col leg a s tret ta me nte c o n l a nat ura tra sla ti va d e lla ve nd i ta. 301 L ’e ss e r e a lie n o l’ o gge t to d el n eg o zi o è u n o st aco l o p er ma ne nte a l tra pa ss o d e l d o mi n i o ne l c o m pr a to re . C o sì D E R U G G I E R O , Ist it uzi o n i di diri tt o c iv il e, II I , Me s s in a - Mi la n o, 19 35 , p. 31 6. 302 Si tr a tta , qu i nd i , d i u n ’i p ote s i d i nu lli tà rela ti va. V. C A R I O T A -F E R R A R A , I ne goz i s u l patr im o ni o al tr ui , c it ., p p. 3 03 s s . I termi n i « bu o na o m ale fed e» im pie ga ti d al le gi s lat or e (e qui d i segu it o a nc h e ne l te st o ) n o n i nd ica n o u na valu ta zi o ne o gge t tiv a d e l c om p or ta me nt o d e i co n t raen ti , be ns ì se m pl icem e nt e che in c o ncre t o le par ti c o n fid ava n o o me no sul la esi s ten z a in ca p o al ced e nt e d el d iri tt o d i pr o pr ie tà sul b e ne c o mp r ave nd u t o. 130 un’interpretazione sistematica delle anzidette norme – hanno per lo più ridimensionato la portata apparentemente così tranchant del divieto contenuto nel Codice civile 303. Infatti, ancorché la legge parli espressamente di «nullità» del contratto avente ad oggetto una cosa aliena, a detta di tale ricostruzione, deve in realtà preferirsi un'interpretazione che, sebbene non letterale, appare maggiormente conforme ed armonizzata con l'allora sistema civilistico. La fattispecie prevista dall’art. 1459 cod. civ. delineerebbe un caso di semplice annullabilità del negozio dacché la menzionata «nullità» della compravendita può essere fatta valere solo dal compratore ed è posta nel suo esclusivo interesse 304. 303 Sul pu n to , va d a to c o nt o d i un ’ o pi ni o ne , anc orc hé i s ola ta, in ba se all a quale s e b be ne se m br i a pr i ma v i sta c he i d ue d i s p os ti su mme n z io n at i sa n cisca n o d ue r e go le d ia me t r al m e n te o p p os te , es si d ev o n o es sere nece ss ar iame n te co nc i lia ti . Pe r ta nt o , i n q ue s t’ o tt ica, l’ art . 1 459 c o d . civ . d i sci p li nere b be i l cas o i n cui ve nga a lie na t o un b e ne cert o e d et erm in at o , me nt re l’a rt . 59 c od . com m . reg ole r e b be il d iv e r s o c a s o d el la ve nd i ta d i c o se fun gi b ili o fac en ti par te d i u na ma ssa . Pe r ta nt o , que s ti d ue d is p os ti d i ver gere b b ero u nica me nte sul la d iv ersi tà d i az io ne c on c e s sa al l’ac q uir e nte : la nu ll ità i n mate ria civ ile , la r i so lu zi o ne i n am bi t o c om me r c i ale . V. S T O L F I , D ir itt o c iv il e , I c o nt ratt i s pec ial i , I V , Tor i n o, 19 34 , p. 16 8. 304 In tal se ns o , v. G I A N T U R C O , D e lla v e ndit a , i n Ope re gi u ri dic h e , I II , R om a , 194 7, p. 389 ; T A R T U F A R I , D e lla v e ndi ta e d el r ipo rt o , i n Il c odic e di c o mme rc i o c om me nt at o , a c ur a d i B O L A F F I O - V I V A N T E , To rin o , 1 93 6, p p . 1 86 s s. ; D E R U G G I E R O , C on tra tti s p ec ia li , Me s si na -M ila n o , 193 4, p. 119 ; D E G R E G O R I O , V e ndi ta , e s tr . N uov o D ig. ital . , T ori n o , 19 40 , p . 9 0 9; R A M E L L A , La v e ndit a n el d ir itt o mod e r no , I, Pa rt e ge n e ral e , Mi la n o, 192 0, p p . 1 52 - 15 3, i l qua le re pu ta c he si t rat ti d i sem p lic e a n nu lla b i li tà d e l c o n tra tt o la cu i cau sa s ta nel l'i m po s si b ili tà giu ri d ica d i far ac qu is tar e la pr o pr ie tà nel co m pra t ore d e lla co sa e , qu i nd i , d i c o nf erire a l co nt r at t o que ll'e ffic a c ia r e ale c he c o st it ui sce l a sua c arat ter is tic a e sse n z i ale. Ne co ns e gue c h e se , d a u n lat o , i l c o mp rat ore p u ò r in unc iare all 'a zi o ne d i n ull it à (r ec ti u s , a n nu lla bi li tà ), d a ll'a ltr o la t o la ve nd ita c i vile pu ò es sere « s an ata » quand o il ve nd it or e d ive n ti pr o p r ie ta ri o d el la c o sa ve nd u ta ov ver o il ter z o ti t olar e d ell a ste s sa «r at ific h i » i l c o nt r att o . Va , per al tr o, ri leva to c ome tale i m po s ta zi o ne n o n sia a nd a ta e se nte d a c r iti c he , a nc he au to rev ol i . V ., ad e sem p i o, G O R L A , La c omp rav e ndit a e la pe rm ut a , To ri n o, 19 37 , pp . 23 4 -2 35 , i l qua le, p arte nd o d a ll a pre me s sa c he ne lla ve nd i ta d i co sa al trui – a l par i d i o gn i a ltr a ve nd i ta – si è d i fro n te ad u n c o n tr a tt o c he ge nera l' o b bl iga z i o ne d i d are , r it ie ne c he ne lla vend it a d i c os a d ’al tr i n on ve n ga me n o l'a s pet t o o b bl ig at or i o ti pic o d i og n i com pr ave nd i ta , ma ta le att o tr as la tiv o s are bb e i mp o s si bi le (e , q u i nd i, n ull o) per d ife t t o d i le g it ti ma zi o ne . Ne d i sce nd e , a s uo d i re, c he l'a z io ne d i nu ll i tà o d i an nul la bi li tà d i c ui al l'a r t. 14 59 c od . ci v. al tr o n o n sare b be c he u na com u ne az io ne d i r i s olu z i one d e l c o n tra tt o per i nad em p i men t o : l a nu lli tà s i r ifer i reb b e, i n tal m od o , al s ol o a tt o t r a sla ti v o co n il c o ns egue n t e immed ia to i nad e m pi me nt o d el co nt r at t o n o n p ote nd o il ve nd i t ore tra sfer ire il d o mi n io sul la c o s a. Tale rico s tr u zi o ne tr o ve r e b be c o nfe rma , se m pre a d e t ta d i tale Aut ore , ne l s p eculare art . 1 553 c od . c iv . , p o st o i n tema d i pe rm uta d i c o sa d 'a l tri , c h e pa rla es pr e ssa me n te d i «r i s olu zi o ne » d e l c o n tra tt o ne l cas o i n cu i i l per mu ta nte n o n s i a ti t olar e d e l be ne pe r m u tat o . D i co n se gue n za, l ' unic a d iffer en za tra l a vend it a 131 Inoltre, si ammette generalmente la possibilità che il negozio possa essere convalidato ad opera del venditore quando questi divenga proprietario del bene prima che il compratore domandi l’annullamento del contratto ovvero nel caso in cui il reale prop rietario ratifichi l’operato dell’alienante. Si è sottolineato come, fintantoché non viene annullato il negozio di acquisto, quest’ultimo continui a produrre gli effetti propri del contratto di compravendita (obbligo di consegna della cosa, di garantire pe r l’evizione, etc.) poiché, come si è detto, non di nullità radicale bensì di annullabilità bisogna discorrere con riferimento all’ipotesi in esame. Essendo, dunque, sul piano degli effetti, il negozio annullabile uguale a quello valido, da ciò consegue che finché esso non è oggetto di annullamento, non solo produce gli effetti obbligatori, ma allo stesso modo non possono dirsi nemmeno preclusi quelli reali: in un tempo successivo alla stipula, può quindi realizzarsi l’efficacia reale propria della comprave ndita qualora il venditore sia, nel frattempo, divenuto titolare della cosa ovvero vi sia stata la ratifica da parte del vero proprietario 305. civi le e q ue ll a c om me r c i ale r i s ie d e r e b be nel m o m en to i n cu i p os s o n o e s se re fat te valere le sa n zi o ni pe r l'i n ad e m pie n za e , ci oè , im m ed iata me n te nel l’u n ca s o ov ver o in u n tem p o suc c e s siv o ne l l’a l tr o. A nc he a t ale i mp o s ta zi o ne s on o s tate riv ol t e alcu ne o b ie zi o ni , s ia pe r c hé i n net t o c on tra s t o c o n la le tte ra d ell a le gge , s ia perc hé n o n te r r e b be c o n to c he , ne l l’ im p o st a zi o ne d el Cod ice civ ile prev ig en te, la vend it a e r a d ic hiar ata me nt e i nte sa ( ai s en s i d ell ’a rt. 1 12 5 cod . civ . ) co me ne go z i o ad effe tt o r e a le im me d ia to . Pe r a ltr o , a nc he am m ette nd o ch e l ’ar t. 1 45 9 c od . ci v. d eli nei u na i p ote si d i r is o lu zi o ne c o ntr at tua le, tale pre vi si o ne r i su ltere b be ple o na s tic a i n v ir tù d e lla pr e se nz a d ella n orm a ge nera le i n te ma d i inad em pi me n to d e i c o n tr a tt i bil ater ali ( prec is a men te , l ’ar t. 11 65 c od . civ .) . Un ’ o bb li ga zi o ne d i d ar e , o ss ia d i r e nd ere pr o prie tari o , n on è c on fi gura bi l e nel la com pr ave nd i ta c od ic is ti c a se c ond o C A R I O T A - F E R R A R A , I n eg ozi s ul p atri m o ni o altr u i , c it ., p p . 27 7 -2 78 . Du nque , la ve nd ita d i c o sa al tru i sare b be a n nu ll abi le e n o n ri s ol ub ile . Ne l lo s te s s o se n s o si è es pr es sa l a d o t tri na all or a d om i na nt e, v. C U T U R I , D el la v e ndit a, d el la c e ss i o ne e de l la pe rm ut a , in D ir itt o c iv i l e ita lia n o sec o nd o la dott ri na e l a gi ur i spr ud e nz a , a c ur a d i F i ore, XI I , Na p ol i, 1 89 1, p p. 2 4 s s .; P A C I F I C I M A Z Z O N I , T ratta to de l la v e ndit a , c it ., p . 210 ; C H I R O N I , I stit uz i o ni d i d iri tt o c iv il e , II , To ri n o, 1 912 , p . 12 8. Con tr o la nul li tà d ell a vend i ta d el la co sa a ltru i ( o par z ial me nte d ’a lt r i ) v . anc he Ca ss ., 8 mar z o 19 40, i n F o r o i t. , R ep . 19 4 0, v oce Co m u ni o ne , n . 1 09. 305 I n t ale se ns o , v . C A R I O T A -F E R R A R A , I n eg ozi s u l patri m o ni o a ltr u i , c it . , p . 287 , i l qu ale pe r al tr o, p e r un ve r s o, nega c he l a ve nd i ta c ivi le p o ssa c o nce pir s i com e ob b li ga to r ia e , c o n se gue n te me nte , per a lt ro vers o , c he p o ssa s or gere i n cap o al ve nd i tor e l’ o b bl iga z i o ne d i rend e re pr o prie tar i o il c o mp rat ore d el be n e altr ui ( tu tta vi a, pe r ta le Au to r e , n on o s ta nte l’a s s en za d i u na siff at ta ob b li ga zi o ne , qual ora l ’a lie na n te d i ve n ga ne l fr at te mp o pr o pr i etari o si at tua im med ia t ame nte , se n za l a ne c e ss it à d i un se c o nd o at t o d i t ras feri men t o , l ’eff icaci a t ras la ti va d el la 132 Pertanto, se da un lato, per tale tipo di vendita, non è esclusa, sempre e comunque, un’efficacia traslativa (essa è, in realtà, solamente sospesa), dall’altro lato è pur sempre vero che nella materia civile il compratore può sempre chiedere l’annullamento anche se gli era stata consegnata la cosa ed anche se era a conoscenza che essa apparteneva ad altri, non dovendo egli attendere la rivendica da parte del vero titolare 306. Giova, peraltro, ricordare come l’allora giurisprudenza riconoscesse la validità della vendita di cosa altrui se ricostruita come promessa del fatto del terzo, a condizione che il vero proprietario ratificasse poi la vendita ovvero acconsentisse, espressamente, a cedere il bene compravenduto 307. In queste ipotesi, non doveva applicarsi l’art. 1459 cod. civ., bensì l’art. 1129 cod. civ. 308 (in tema di promessa del fatto del terzo) con la conseguente vali dità dell’atto. Nella vendita commerciale, invece, in caso di mancata attuazione dell’effetto traslativo o di mancata consegna del bene entro il termine pattuito, il compratore può domandare la risoluzione del contratto per inadempimento ed, in ogni caso, il risarcimento del danno 309. com pr ave nd i ta a fa vo r e d e ll’ acqui ren te ). 306 Giac c hé al tr i me nt i il c o mp rat ore sare b be es p o st o al peric ol o d i perd er e sia la c o sa c he i l pr e z z o ne l ca s o i n cui il ve n d it ore s ia d i ve nu to m edi o t em po r e in s ol ve nte . C o sì S T O L F I , D iri tt o c iv il e , I I , T ori n o, 192 6, p . 1 69 . Tale o p i ni o ne n o n è cond iv is a d a G O R L A , L a c omp rav e n dita e la pe rm ut a , cit . , p. 2 34 , per i l qua le, al la luce d e l la an z id e t ta p e c uliar e ric o st ru zi o ne d e ll ’i st it ut o d all o s te ss o p r o p os ta , s ol o i l c o m pr a t o r e i g n ar o pu ò d oma nd are la ris ol u zi o ne d el c o ntr att o d i com pr ave nd i ta d i c o sa al tr ui , al tri me nt i es s o s ar ò ris olu b ile nel t erm i ne fi ss at o ( o fis sa nd o ) d al le par ti pe r l 'ad e m pi me nt o . 307 Cfr . A p p . T or i n o , 5 o tt o bre 1 870 , i n G iu r . to r. , 18 70 , p . 42 ; Ca ss . To r i n o, 5 ma g gi o 18 70 , in G i ur . to r. , 18 70 , p. 3 66, sec ond o la qua le «a t tes oc h é se bb e ne d i r e g o la ge ne r a le ne s su n o p o s sa o b b li ga rsi o st ip ulare in pr o pr i o no me fuor c hé pe r se me d e s im o, è per ò lec i to o b bl iga r si ve rs o u n a ltr o pr ome t te nd o il fat t o d i u na te r za p e r s o na, so t t o pe na d e i d a n ni a car ic o d i c olu i c he si è o b bli ga t o e c he ha p r ome s s o la ra tif ica , che , ci ò s ta nte , s i pu ò n o n s ol o pr ome t te r e c he i l pr o pr i e tar i o d i u na c osa l a ve n d erà ad un ter z o, ma be n an che vend e r e l a c o sa a lt r ui , c o n pr o mes sa c he la ve nd i t a s arà r at ific ata d al pr op rieta ri o … a tte s o c he que s ta d i s po s i zi o ne n on i mp i nge co n que lla d ell ’ar t. 16 06 d el l o ste s s o C od ic e (c iv ile a l be r ti n o ) c he d ic h iara nu lla la ve nd ita d ell a c os a al tr ui» . 308 Tale n or ma c o sì rec ita : « pu ò t alu n o o b bli gar si ver so u n al tr o pr ome t te nd o il fa tt o d i una te r za per s o na . Tale pr ome s sa d à s o lta n t o d i rit t o ad ind e n ni tà ve r s o c olu i c h e si è o b bl iga t o, o c he h a pr o me ss o la rat ifi ca d e l te rz o , se que s ti r ic u sa d i ad e m p ie r e l ’ o bb li ga zi o ne » . 309 Ci ò i n a pp lic a z i o ne d el l ’ar t. 116 5 c o d . ci v. al q u ale n on d er og a l ’ar t. 59 cod . c om m . Ne ll a ve n d ita ci vile , i nvece , il com pr at ore pu ò d om a n d are i l risa r c i me nt o d e l d a n n o s ola me nte nel c as o i n c ui egl i i g no rava c he l a co sa era 133 Va segnalata, infine, un’ulteriore opinione volta a restringere maggiormente la portata della norma di cui all'art. 1459 cod. civ. 310. Si è rilevato, infatti, come il significato potenzialmente radicale di questo disposto non vad a esasperato, poiché esso non deve essere interpretato in senso assoluto, ma alla luce di quanto prescrive l’anzidetto art. 59 cod. comm., nei confronti del quale, altrimenti, la prima norma sarebbe in netta contrapposizione. Invero, secondo questa ricostruzione, nel sistema delineato dal Codice del 1865, la compravendita non avrebbe come suo elemento essenziale il trasferimento immediato della proprietà della cosa: il carattere reale della stessa non verrebbe meno nell’ipotesi in cui il venditore si obblighi a trasferire la titolarità del bene al compratore in un momento successivo alla conclusione del contratto. Andrebbe, dunque, ridimensionata la portata apparentemente restrittiva della norma di cui all’art. 1459 cod. civ.: essa va intesa nel senso che la vendita di cosa altrui è nulla unicamente nel caso in cui le parti abbiano inteso trasferire la proprietà della cosa già al momento dello scambio del consenso 311. Diversamente, qualora i contraenti abbiano contezza, fin dall’inizio, dell’altruità del cespi te, sorgerà in capo all’alienante l’obbligo di procurare l’acquisto al compratore del bene ed il negozio così concluso avrà piena validità, non venendo colpito dalla sanzione di cui all’art. 1459 cod. civ. 312. La vendita di cosa dichiaratamente altrui viene così accostata alla figura della vendita di cosa futura la quale è, appunto, espressamente ammessa nel Codice del 1865. Pertanto, la contraddizione esistente tra quanto dispongono gli artt. 1459 cod. civ. e 59 cod. comm. risulta essere più apparente che d ’al tri a i se n si d e l l’ar t . 1 459 c od . ci v. (i n a p plic a zi o ne d el pri n c ip i o q u i c u lpa s ua dam n um s en tit dam n u m s e nt ir e n on v id et ur ) . 310 Ci si r ife r i sc e alla te s i e spre s sa d a D E G N I , Le zio n i di di ritt o c iv i l e , L a c omp rav e ndit a , Pad ov a, 1 935 , p p . 79 s s. I n se n s o co nf or me, v . anc he G A S C A , Tr attat o de ll a c o mp ra - v e n dit a c iv i le e c o m me rc i al e , T ori n o, 19 14 , p. 45 9. 311 D E G N I , L ez i o ni di dir itt o c iv il e , La c om prav e nd ita , ci t. , p p. 80 -81 . 312 «B is o g na, q ui nd i , r i te ne r e che la d i sp o si z i on e co nte nu ta nel l o ar tic ol o 145 9 cod . c iv . s ia im pr e c isa , p oc o c hia ra, n on già che a b bi a v olu t o s ta bi lir e sem pre la im p o s si bi li tà d i ve nd e r e la c o sa a ltr ui ». Co sì , D E G N I , ul t. op . c i t. , p . 8 0. 134 sostanziale. In entrambi i casi, infatti, la vendita di un bene certo e determinato, che non faccia parte del patrimonio del venditore, è annullabile solamente qualora il compratore sia all’oscuro dell’altruità dello stesso: nella vendita civile l’acquirente ignaro potrà chiedere l’annullamento immediatamente fino al momento in cui il venditore non è divenuto titolare della cosa; nella materia commerciale, non potrà invece domandarsi l’annullamento prima dell’acquisto della cosa da parte del venditore entro i l termine pattuito 313. È sulla scorta delle considerazioni che precedono che già sotto l’impero del Codice civile previgente numerosi Autori si sono interrogati circa la sorte della vendita effettuata a nome proprio da parte di uno solo dei comproprietari d el bene. Premesso, per un verso, come la vendita di una quota astratta del bene sia espressamente contemplata nel previgente art. 679 cod. civ. 314 e sia, quindi, valida e, per altro verso, come non esista nel Codice civile del 1865 una fattispecie dedicata appositamente alla vendita di cosa parzialmente altrui, la stragrande maggioranza degli interpreti ha ricondotto la vendita di cosa comune, effettuata dal singolo comunista, alla fattispecie della vendita di cosa altrui e, per tale ragione, l’ha considerat a annullabile (o nulla) su istanza del 315 compratore . Il punto di partenza del ragionamento di fondo seguito da tali 313 Ne g li s te ss i te r m i ni , v . D E G N I , ult . op . c it . , p. 81 . 314 Tale n or ma , te stu al me nt e, st ab il iva c he «ci as cun par teci pa n te ha la pie na pr o pr ie tà d e l la sua quo ta e d ei rela ti vi fru t t i. Eg li pu ò li ber ame n te a lie nare , ced e r e e d ip o te c ar e tale quo ta , ed anc he c o st it uir e altr i ne l g od ime n t o d i es sa, se n o n si tr a t ti d i d ir i t ti pe r s o nal i . L ’ef fet t o d e ll ’al i ena zi o ne o d el l’ i po teca s i l im ita a que lla p or zi o ne c he ve r r à a s pet tare a l pa rtec i p an te ne lla d ivi s io ne » . Pe rta nt o , nel si ste ma p r e vi ge n te , l ’e ffe tt o tr as la tiv o s i veri ficava s ol o i n re la zi o ne a quel l a p or zi o ne a s se g na ta a l ve nd i t ore c o n la d i vi si o ne ed il neg o zi o d i al ie na zi o ne d el la quo ta p r od uc e va e ffe t ti o b bli ga t ori . Ta n t’è c he n ella fa se d iv is i o nale i n te rven iva l’a lie na n te -c o mpr o pr ie t ar io . 315 I n tal se n s o, v . G O R L A , La c o mp rav e n dita e la pe rm uta , c it ., p . 241 ( il quale per ò, c o me si è d e t t o, d isc orre i n t al ca s o più p recis ame n te d i r i so lu bi li tà d el l a com pr ave nd i ta ); L U Z Z A T T O , La c om pr op ri età ne l di ritt o it al ia n o , T or i no , 1 90 8, I , p. 127 ; C U T U R I , D e lla v e nd it a, d el la c e ss io n e e d el la pe r mu ta , ci t. , p. 10 9; G A S C A , T ratta to del la c o mpr a - v e nd ita c iv i le e c o mm erc i al e , ci t. , p . 483 . Co nt ra , v . C A R I O T A -F E R R A R A , I n eg oz i s u l pat ri m o n i o alt r ui , c it ., p p. 319 -32 0; R A M P O N I , D e lla c om u n io n e di p r op ri età o c omp r opr ie tà , Na p ol i - To r i n o, 192 2, p . 10 79 ; D E G N I , Lezi o ni d i di rit to c i v il e , La c omp rav e ndit a , c it . , p. 82 ; P A C I F I C I -M A Z Z O N I , T ratt ato de ll a v e nd ita , ci t ., p . 2 18. 135 Autori è rappresentato dalla carenza in capo al venditore del diritto oggetto della vendita e, cioè, della proprietà intera sul bene: si è, in altri termini, in presenza di un difetto di legittimazione pro quota sul cespite. Ciò che i contraenti volevano alienare al momento della conclusione del contratto era il diritto dominicale sull’intera cosa e non, invece, il solo diritto di condominio ( id est, la quota spettante al venditore). Nella vendita del bene comune, si è inteso trasferire, infatti, un cespite che, per una parte ideale, è cosa certamente altrui. Pertanto, l'alienante ha venduto come proprio un bene di cui non era interamente titolare e, quindi, in ultima analisi, una cosa che spettava, pro quota, anche ad altri e della quale era sprovvisto del potere di disporre. Conseguentemente, secondo tale opinione, la compravendita in questione dovrebbe ricondursi alla fattispecie disciplinata dall'art. 1459 cod. civ. ed il contratto potrà essere immediatamente annullato su istanza del compratore. D’altra parte, lo stesso art. 679 cod. civ. stabilisce che l’effetto dell’alienazione della quota si limita a quella porzione che verrà a spettare al partecipante nella divisione, con ciò lasciando intendere che la vendita di quota avrebbe solo effetti obbligatori, producendosi apporzionamento quelli divisionale. reali Pertanto, solo è con estranea l’effettivo all’impianto previgente la possibilità che la vendita di una cosa comune produca effetti reali immediati prima della divisione. Parimenti dicasi nell’ipotesi in cui venga alienato un bene specifico facente parte di una comunione. È il caso, questo, ad esempio, in cui Tizio, proprietario di una quo ta pari a un quarto del valore dell’intero podere, alieni uno dei quattro lotti di cui il predio è composto. Anche in tale ipotesi, dovrebbe ritenersi invalida ( rectius, annullabile) la compravendita, poiché Tizio non risulta essere proprietario di quello specifico lotto, ma unicamente della quarta parte ideale dell’intero podere: la porzione specificata resta pur sempre in comproprietà, nonostante l’intervenuta compravendita, e continua a far parte della massa indivisa. Nell’ipotesi di vendita di 136 beni comu ni specificati, l’alienazione sarà pertanto valida solamente nel caso in cui essa sia esplicitamente condizionata al fatto che la cosa venduta venga a assegnata all’alienante al momento della divisione 316. Diverso condizionino ragionare s'impone, espressamente invece, l’efficacia allorquando della vendita le p arti all’esito divisionale, ossia al fatto che la cosa comune oggetto del contratto perverrà nel patrimonio del cedente al termine della divisione (c.d. alienazione dell’esito divisionale) . È necessario però, in primis, che il compratore abbia piena contezza dello stato di comunione del bene e, secondariamente, che risulti esplicita la volontà dei contraenti di sospendere l'efficacia dell'alienazione sino al termine all’effettivo apporzionamento. In caso contrario, infatti, vigente il Codice civile del 1865, qualora la cosa venga trasferita senza subordinare l'effetto reale agli esiti della divisione, il contratto non sarebbe di per sé valido poiché l’alienante non è legittimato a disporre dell’intero cesp ite 317. Sul punto, si è precisato, al fine di preservare la validità dell’accordo, in ossequio al principio di conservazione del contratto, che nel caso in cui entrambi contraenti siano «in mala fede» (ossia conoscano che la cosa era comune ed abbiano cionon ostante voluto concludere una vendita in cui l’alienante viene inteso quale proprietario esclusivo del bene), opererebbe una conversione del contratto in guisa da attribuire ad esso i medesimi effetti che avrebbe avuto se fosse stato pattuito subordinando espressamente l’effetto 316 Cfr . Ca s s. R o ma , 5 n ov emb re 19 06 , i n Leg ge , 19 6, p. 2 302 ; Ca s s. R o ma , 17 ma gg i o 188 7, i n L egg e , 188 8, I, p. 7 . I n d o t tri na , G A S C A , ult . op . c it ., p p. 4 84 485 ; G O R L A , L a c omp rav e nd ita e la pe rm ut a , ci t. , p . 24 1; L U Z Z A T T O , La c om pr opr iet à n el d ir itt o ita li a no , c i t ., p . 15 2. P ari me nt i, se nel l a vend it a civ ile la c os a altr ui è st ata d e d o t ta ne l c o n tr a t to c ol pa tt o c he il ve nd i t ore l’ac qui ste rà d a l ver o ti t olare per p oi t r as fe r ir la a l c o m pr a t ore, que st a pa ttu i zi o ne pr od urr à i l med es im o effet t o d i que ll o pr e v is t o d al l e gi sla t ore nel la d i sp o si z io ne c o nte nu ta nel l’ar t . 59 cod . com m . 317 I n t al se ns o , v . G A S C A , Trat tat o d el la c omp ra - v e n dita c iv il e e c o mm erc ial e , cit ., p. 45 9; P A C I F I C I -M A Z Z O N I , Tr attat o d el la v en dita , p. 2 13 ; L U Z Z A T T O , La c omp r opr ie tà n el di rit to it al ia no , c it . , p. 1 53, i l qu al e rep uta c he l’ef fet t o tr asl at iv o n o n r e tr oa gi sc a al m o me nt o d el la co nc lu si o ne d el co ntr at t o ne ll ’i p ote s i i n cui la co sa al ie nat a, a ll ’e si to d e lla d i vi si o ne , s ia spe t ta ta al ve nd i to re. I n ta l c as o, la pr o pr ie tà s pe tta al l’ac qu ir e n te d al gir o n o d e ll ’at t rib uz i o ne a l s uo c a us am dan s e , per ta nt o , val id i r i ma n g o n o tu tt i quei pe si , d i quals ia si gen ere, c he su ll a cos a ha n n o p os t o, m edi o t em po r e , i c o nd om in i. 137 reale agli esiti divisionali. Il negozio originario, in questo caso, rimane invalido, ma «il diritto per fini sociali avrà sostituito alla volontà manifestata una diversa volontà e darà al contratto gli effetti medesimi che il contratto stesso avrebbe prodotto se l’alienante avesse venduto … subordinando l’efficacia contrattuale agli esiti incerti della divisione» 318. Si ammette, inoltre, che l’invalidità della vendita di cosa comune possa essere sanata (o, meglio, convalidata) in nume rose ipotesi. Si pensi ai casi in cui i comproprietari ratifichino la vendita, rinuncino alla rivendicazione (facendo così usucapire il diritto di proprietà sulla cosa in capo all’acquirente 319) o compiano un atto con il quale convalidino, in qualsiasi modo, il contratto (ad esempio, donando le loro quote al venditore ovvero facendo in modo che a questi, in sede di divisione, sia attribuito il bene), ovvero all’ipotesi in cui si riunisca nella medesima persona la qualità di venditore e quella di proprietario (ad esempio, per successione mortis causa) 320. In questi esempi, il compratore diviene comunque titolare della cosa e non ha più da temere la rivendica da parte del vero proprietario del bene. Conseguentemente, egli non ha più interesse a far valere l’invali dità del contratto che non può, quindi, essere più richiesta. Va, infine, rilevato come esista una diversa e, per certi versi, opposta ricostruzione della fattispecie in esame, secondo la quale la vendita della cosa comune, come propria, da parte del singo lo comproprietario non deve essere ricondotta alla fattispecie di cui 318 Co sì L U Z Z A T T O , u lt . o p . c it ., p . 1 27 , il quale c o nt i nua a ffer ma nd o che «avre m o a ll or a c he l ’o r d in a me n to g iurid ic o c ol lo ca (qu as i per u na “ fic ti o j ur is „ ) una vend i ta e ve n tuale e futur a al p o st o d i un c o nt rat t o, es se n zia lme n te d iver s o, che , per sé ste s s o, è i nva lid o e sc om par e» . 319 L ’a vve nu ta u suc a p i one d el be ne i n ca p o al l’ acq uire nte se , d a u n lat o , im ped i sce a que st i d i far d ic h iar ar e la nu ll ità d el co nt rat t o, d al l’a ltr o n o n es on era il ve nd i to r e d a og ni r e s po n sa b ili tà ne i c o nfr o nt i d e l ver o ti t olare d e lla cas a giacc hé il c o m pr a to r e è ve nu t o i n p o s ses s o d el la med es im a i n vir tù d el ne go z i o co nclu s o c o n l ’ al ie na nte . Que s t’u lt im o , qu ind i, be n po trà e s sere c o nve nu to i n giud i zi o d al p r o pr ie t ar i o c he s i è vis t o s p og lia re d el be ne i n vir tù d ell ’i n ter venu ta usuca p io ne pe r o t te ne r e il r i sar c i men t o d el d a nn o su bi t o, par i al val ore d el be ne (e n o n a l p r e z zo d e lla c o m pr ave nd i ta ), « p oic hé d i quel v al ore e n on d i que l pre z z o il pa tr i m on i o d e ll’ an t ic o pr o prie tar i o fu d imi nu i to » . Co s ì P A C I F I C I M A Z Z O N I , T ratta to de l la v e ndit a , c it ., p. 220 . 320 G A S C A , T ratta to de l la c om pra - v en dita c iv i l e e c o mm erc i ale , c it ., p p . 4 61 -46 2. 138 all’art. 1459 cod. civ. Taluni Autori 321, infatti, hanno proposto una interpretazione differente, rispetto a quella tradizionalmente accolta, che privilegia le ragioni della validità del c ontratto. Il dato fondamentale di differenziazione di questa posizione dottrinale risiede nell’attribuzione al contratto, in cui uno dei comproprietari abbia disposto della cosa comune in modo puro e semplice con effetto non subordinato all’esito della di visione, di un effetto reale limitato alla quota della cosa di proprietà del venditore. Si ritiene, in altri termini, che l’alienante, avendo la piena disponibilità della porzione ideale del bene a lui spettante, possa trasferire validamente all’acquirente la proprietà sulla medesima. Diversamente, invece, accade con riferimento alle quote della cosa di cui sono titolari gli altri comproprietari: la vendita è certamente irrilevante nei confronti di quest’ultimi. Tale corrente di pensiero ha, quindi, ritenut o valido il contratto relativamente alla quota spettante al contitolare, mentre con riferimento alla porzione ideale aliena ha applicato i principi che informano la fattispecie dell’evizione parziale di cui al previgente art. 1492 cod. civ. 322. Pertanto, la vendita non potrà essere annullata se non per la parte di cosa (ossia la quota ideale) che è altrui, sempreché il compratore non dimostri che aveva interesse ad ottenere la proprietà dell’intero bene, nel qual caso egli potrà ottenere la risoluzione 323 ovvero l’annullamento per errore sostanziale 324 del negozio di acquisto. In caso contrario, il contratto non sciolto o non invalidato varrà come alienazione tout court, anziché della cosa comune, della quota di spettanza all’alienante 325. Naturalmente, all’acquire nte sarà 321 V. C A R I O T A -F E R R A R A , I n eg ozi s u l pat ri mo n i o al tr ui , cit . , p p . 31 9 -3 20 ; R A M P O N I , D e lla c o m u ni o n e di pr op ri età o c om pr op ri e tà , ci t ., p p . 1 078 -1 079 ; D E G N I , Lez i o n i di di ritt o c iv i le , L a c om prav e ndi ta , ci t. , p. 82 . 322 Tal e n or ma sta b ili sce c he «i l c o mp rat ore , se h a s of fert a l ’ev i zi o ne d i una par te d e lla c os a, e q ue s ta par te è rela ti vame n te al tu tt o d i t ale e nt ità che n o n avre bb e c o mp r at o i l tu tt o se n za la par te co l pi ta d all ’evi z i o ne, pu ò fare s cio gl ier e il c o nt r at t o d i ve nd i ta ». 323 Co sì pe r R A M P O N I , D e lla c om u n i on e d i pr op ri età o c o mpr o pri età , ci t ., p. 107 9. 324 Co sì p e r P A C I F I C I -M A Z Z O N I , Tr attat o d e lla v e nd ita , cit ., p . 218 . 325 I n m od o par zi al me nte d iff orme d a que sta i mp o s ta zi o ne , s i c oll oca 139 consentito ottenere il risarcimento del danno, in applicazione del principio previsto dall’art. 1459 cod. civ., qualora egli ignori che la cosa era d’altrui pro quota. Tale impostazione trova chiaramente ispirazione, come si è detto, nella discip lina prevista in tema di evizione parziale (art. 1492 cod. civ.) ove viene stabilito che qualora la parte colpita dall’evizione sia, relativamente al tutto, di tale entità che il compratore non avrebbe acquistato il tutto senza la sua parte, egli può far s ciogliere il contratto. Se, invece, l’acquirente decide di tenere in vita il negozio, potrà chiedere ed ottenere una riduzione proporzionale del prezzo pari al valore della parte evitta secondo la stima al tempo dell’evizione. La soluzione che privilegia la conservazione del contratto è stata poi applicata anche al caso in cui venga alienata una porzione materiale facente parte di una comunione. La vendita non sarà annullabile a priori, bensì si dovrà attendere la divisione al fine di verificare se, all’esito della stessa, quella porzione è stata fatta rientrare o meno nella parte spettante al venditore: nell’un caso, la vendita sarà efficace, nell’altro invece invalida 326. La ricostruzione da ultimo descritta dimostra come, pur sotto C A R I O T A - F E R R A R A , I n eg oz i s u l pat ri mo n i o al tr u i , c it ., p p . 32 0 - 321 , il qu ale rile va com e la po s si b ili tà d i im pu g nare la ve nd i ta d i c os a al trui pri ma ed ind i pend e n te me nte d a l r i sul ta t o d e ll a d iv is i o ne d i pe nd a e sse n z ial me nte d a l m od o d i in te nd e r e la p o si zi o ne c he si d à a l co nd o mi n o ris pe tt o al la c osa c o mu ne: « se, in fat ti , si r i tie ne c he e g li si a pr op r ie tari o , s ot t o c o nd i zi o ne , d el l’ i nte ra c o sa, d eve ad o tta rs i, se n z’ al tr o, la s olu z i o ne c he ab b iam o a c col ta pel c as o in cu i i l ve nd i t ore è pr o prie tar io s o tt o c o nd i z io ne s o sp en s iva d el l a co sa, c i oè la s olu z io n e d ella valid it à d e l c o ntr at t o. Se , a l c o ntr ari o , si pe n sa c he il co nd o mi n o n o n a b b ia a ltr o d iri tt o c he il d ir i t t o at tu ale d i c o nd om i ni o, l a co sa co mu ne è, ri s pet t o a l ui, c osa altr ui … A n o s tr o avv is o, il c ond o mi n o è p o te n zi al men te pr o prie tar io d ell’ i nte ra co sa; e gl i ha u n d ir i tt o l i mi tat o pe r effe t to d e l co nc or so d e gl i al tri c o nd o mi ni , ma d est i na to a d ive n tar e e s c lus iv o c o n eff icacia ret roa tt iva , ove ne lla d ivi s io ne la co sa gli ve n ga a t oc c ar e pe r i nter o . Dat o il c arat tere d ich iara ti v o c h e ha la d ivi si o ne ne l d ir i t to n o str o , i l ve nd i t o re pu ò c o ns id erar si , f in d al pri m o mo me n to , pr o pr ie t ar i o , s ot t o c o nd i zi o ne s o spe n si va, d i tu t ta la c o sa ». C o nf or me al tes t o, i nve c e , D E G N I , Lez i o n i di di rit to c iv i l e , La c om prav e nd ita , ci t. , 82 , c h e rile va com e d i ve nd i ta d i c os a altr u i d e ve parla rs i ne ll ’ i p ot es i che i l co nd o mi n o v end a la co sa c om un e a me n o c he n o n si p o ssa p ro var e che il c o m pra to re l ’a vreb be acqui st ata a nc he i n par te . 326 «Sic c hé su lla val id i tà o a n nul la bi li tà d el la v e nd i ta si p o trà d ec id ere s ol ta nt o al lo r c hé sar à c o mp iu ta la d iv is i one , i n a p pl ica zi o ne d e ll ’ar t. 6 79 Cod ice civ. » . C o sì D E G N I , u lt. o p . c it ., p . 82. 140 l’impero del Codice del 1865, il quale non solo dichiarava nulla la vendita di cosa altrui, ma taceva del tutto di fronte all’ipotesi di vendita di cosa solo in parte di altri, si sia ciò nonostante giunti, per altre vie – da parte di alcuni Autori – non solo a riconoscere piena legittimità all’atto di alienazione di un bene alieno, ma anche a salvaguardare gli effetti di un atto dispositivo dell’intero cespite compiuto da uno solo dei partecipanti, attraverso un’applicazione analogica della disciplina dettata in tema di evizione parziale. 3.3. IL C O D IC E A T TU A L E . LA V E N D I TA DI C O SA A L T RU I : RIC O S TR U Z IO N E TE O RIC A E D A MB I TO D E L LA F A T T ISP E C I E . Dopo i contrasti che l’interpretazione dell’art. 1459 cod. civ. del 1865 e dell’art. 59 cod. comm. del 1882 aveva suscitato negli interpreti dell’epoca, l’attuale Codice civile proclama la validità della vendita di cosa altrui e dedica un disposto specifico all’ipotesi di compravendita di cosa parzialmente d’altri. La vendita di cosa interamente d’altri non è nulla, né annullabile 327 (come, si è visto, si affermava, con varietà di opinioni, vigente il Codice del 1865), ma è pienamente valida ed efficace (salvo che per alcuni effetti): stabilisce, infatti, l’attuale art. 1478 cod. civ. che «se al momento del contratto la cosa venduta non era di pr oprietà del venditore, questi è obbligato a procurarne l'acquisto al compratore». Tale norma altro non è che un riflesso della decisione assunta dal legislatore del 1942 di disciplinare normativamente la c.d. vendita obbligatoria: l’art. 1476 n. 2 cod. civ . annovera, tra le obbligazioni principali del venditore, anche quella di far acquistare al compratore la proprietà della cosa se l’acquisto non è effetto immediato del contratto. Profondo è, quindi, lo iato che separa l’impostazione del nuovo Codice rispe tto a quella del precedente ove non si rinveniva un 327 Ovvi ame n te c i ò n o n t o gli e che p os sa e sse rl o p er altre ra gi o ni d iver s e d al d ife t t o d i le g i tt ima z i o ne d el ve nd i t ore . 141 disposto che regolasse espressamente l’ipotesi della vendita obbligatoria. In virtù di questa specifica previsione, appare evidente come, conseguentemente, non potesse non predicarsi la validità della compravendita di cosa non appartenente al venditore 328. 328 I n te r m in i n on d i ss im i li, d e fi ni sc o n o la ve nd i t a d i c osa al trui c o me fat ti s pecie d i ve nd i ta o b bl ig at or ia: R U B I N O , La c omp rav e ndit a , c it ., p p. 30 9 -3 10 ; G R E C O -C O T T I N O , D el la v end ita , A rt. 147 0 - 1 547 , i n C omm . c o d. c iv . , a cura d i S C I A L O J A -B R A N C A , 1 98 1, B ol o g na - R oma , p . 134 ; C A V A L L O - B O R G I A , Pr of il i gi ur idic i de lla v e ndi ta di c os a alt r ui , M ila n o , 19 7 2, p p. 1 7 s s .; L U M I N O S O , La c omp rav e ndit a ( c or s o d i d i ritt o c iv i le) , T ori n o , 1 99 8, p . 222 . I n p art ic olar e, p oi , R U B I N O , ult . op. c it . , p. 3 10, me t te i n r is al to c o me il fa tt o succe ss iv o c he c o nse n te il tra sfer ime n t o d e l d ir it to d om i nica le, a nch e se è ra pp rese n ta t o d a u n a tt o d e l vend it ore , n o n è c o n fi gu r ab ile c ome ne go z i o d i d is p o si zi o ne a str at t o ( n o n sor ge mai , in al tr i t e r m in i, u n’ o b bli ga z io ne d i d are in s en so t ecn ic o e , ci oè , d i c om p iere un neg o zi o d i tr a sfe r ime nt o c o n e ffe tt o rea le; no n a cas o , fo rse , il l eg is la to re ha im pie ga t o ne ll ’ar t . 14 7 6 n . 2 c od . ci v. il te rmi ne «far acqui s tare » an zic hé «tr as me tte r e » ). A nc he l a ve nd it a o b bl ig at or ia, in fat ti , ha n atu ra d i c o ntr at t o co ns en sua le ad e ffe t ti t r asl at iv i (se p pur d i fferi t i) e l ’a t to o il fa tt o s u cces siv i atte n g o n o n o n a lla f ase d i fo r ma z i one d e l c o ntra tt o , be n s ì a quel la e secu tiv a. V. C A P O Z Z I , D e i si n go li c o nt ratti . C om prav e nd ita, rip o r to , pe rm uta , c on tra tt o e sti mat or io , so mm i ni str az i o ne , l oc az io n e , I, M il an o , 19 88 , p . 82 . C o ntr a , so t t o l’ im per o d el Cod ice prev ig en te c fr . G O R L A , La c o mpr av e nd ita e la pe rm uta , ci t. , p. 23 4; s ot t o i l Cod ice att uale , c fr . D A L M A R T E L L O , La pr est azi o ne n el l’ ob b ligaz i o ne d i dar e , i n R iv . t rim . di r. e pr oc . c iv . , 1 94 7, p p. 2 14 s s . Qu es ti u lt im i d u e Au to r i , n o n d i ver sa m en te d a quan t o a c c ad e ne l d i r i tt o te d e sc o, affe rma n o la co esi s ten z a d i d ue d i st i nt i ne go z i: un o mera me n te o b bl ig at or i o , c he i m p o ne al ve nd it ore l ’ ob b li g o d i tra sfer i re ed al com pr at or e q ue ll o d i ac qui sta r e, ed u n o d is p os i tiv o c he d e te rmi na i l tra sfer ime n to . Vi è , p o i, c hi ha v i st o nel la ve nd ita o b bl iga t ori a un a fa tt is pec ie tra sla ti va c om p le s sa a f o r ma zi o ne pr o gres s iva , fi ne nd o c os ì per d ecla s sar la ad u n fat t o gi ur id i c o c he c o n c or r e c o n, gl i at ti o f att i s ucces s ivi , a real i z zare l a fat ti s pecie . C fr . G A Z Z A R A , La v e ndit a obb liga to r ia , M ila n o , 1 957 , p p. 1 10 s s. ; M A R T O R A N O , T ut e la d el c omp rat o re pe r i v izi d e lla c os a , Na p ol i, 195 6, p p . 8 1 s s ., i l quale r ile v a c ome n e lla ve nd it a ob b li ga to ria l ’ og ge tt o sare b be anc or a par z ial me nte i nd e te r mi n at o. C o nt ra , B I A N C A , La v e ndit a e la p er m uta , i n T r att. di r. c iv ., d iret t o d a V A S S A L L I , VI I , t. I , T ori n o, 1 99 3, p p. 3 ss . e 99 , il qua le s o tt o li nea com e, i n r e al tà , l’ o gge tt o d e l la ve nd i ta, i n te s o quale i n sie me d ei risu lt at i pr og ram ma ti , s ia g ià c om p iut ame n te d ete r mi na t o a nche ne lla vend ita o b bli ga t or ia ; v . sul pu nt o a nc he G R E C O -C O T T I N O , D el la v e n dita , ci t. , p. 1 1, nt . 1 7. Al tri , i nve c e , ne ha n n o s c or t o la na tura d i ne go z i o co nd i zi o na to a l verif ic arsi d e l fat t o o a t to suc c e s si vi : v . C A R I O T A -F E R R A R A , I n eg ozi s ul pa t r im o ni o a ltr u i , cit ., p. 246 ; D E M A R T I N I , Pr o fi li del la v e nd ita c om me rc ia le e del c o nt rat to e sti mat or i o , Mi la n o , 195 0, p . 22 0. C o ntr a , R U B I N O , La c om prav e ndi ta , c it ., p . 30 0; M I R A B E L L I , I si n go li c o ntr atti , A rtt . 147 0 - 1 76 5 c .c . , i n C om m. c od . c iv . , I V, 3 , T or in o , 19 91 , p . 13 , n t. 5 3; B I A N C A , La v e ndi ta e l a pe rm uta , ci t ., p p . 8 2 s s. , i qua li r ile va n o c om e d alla co nclu s io ne d e l c o n tr a t to s or ga n o c o mu nque d elle o b bl iga z i o ni a ca rico d el vend it ore e , pe r ta n to , gl i e ffe t ti n o n p o ss o n o d i rs i s o s pes i; ta n t’è ch e la ve nd i ta a term i ne e que lla s os pe n siv ame n te co nd i zi o nat a, be nc hé d ia n o lu o g o ad un d ifferi me n to d e ll ’e ffe tt o tr as la tiv o , n o n a ssu rg o n o a parad ig ma d i v end i t a o b bli ga t or ia pr op r i o p e r c hé è d if feri ta l’ in t era eff icacia d el ne g o zi o . Di co ns egue n za , la te or i a pi ù c o n vi nc e n te a p pare e ss ere quel la d e l ne g o zi o ad effe tt i reali d iffe r it i: l ’i mme d ia t a e ffic ac ia tra sl at iva è d ifat t i u n cara t tere n or m ale, ma n o n es se n zia le , d e lla c o mp r ave nd i ta . C o nf orm e men te , cfr . Ca ss ., 25 m a rz o 1 954 , n. 85 7, i n F or o i t. , Re p . 195 4 , vo c e V e n dita , n. 1 46. Ov via me nte , per la vend it a o b bli ga t or ia , n o n sar à i nv oc a b ile la tu tela p o st a d all ’ar t. 29 32 c od . ci v. , p oic hé pri ma d e l l’a t to c he d e v e c o m pie re l ’a lie na n te per la p rod uz i o ne d e ll ’ effet t o 142 La fattispecie disciplinata dall’art. 1478 cod. civ. rappresenta il paradigma tipico di alienazione in cui il trasferimento del diritto dominicale, in ragione della carenza di legittimazione sulla cosa in capo al trasferente, non si verifica al momento del perfezionamento del negozio con il semplice consenso manifestato dalle parti, ma viene differito in un momento successivo in occasione del verificarsi di un atto o di un fatto posteriori (similmente accad e, ad esempio, con l’individuazione nella vendita di genere, o con la scelta nella vendita alternativa) 329. Sorge, quindi, in capo al venditore l’obbligo di procurare al compratore l’acquisto del diritto di proprietà sulla cosa (o comunque del diritto vendut o), nello stato giuridico e di fatto che essa aveva al tempo della conclusione del contratto 330. La vendita tra sla ti v o la c o sa n o n è i n c o nd i zi o ne d i pa s sare al co mp rat ore , me n tre d o p o tale att o e s sa g ià a p par tie ne aut oma t icame n te al la s fera g iurid ica d el l’ac quir en te i n vir tù d e l l’ or ig i nar i o ne g o zi o o b bl iga t ori o . I n t al se ns o , v . C as s ., 21 mar z o 1 987 , n. 28 27 , i n G iu r . it ., Re p. 19 87 , v oce V e ndit a , n . 47 . I n o g ni ca s o , s i s o tt o li nea com e la ve nd i ta ob b li ga t or i a s ia pur sem pre u n n eg oz i o t ras la ti vo p o iché , pur se l’eff e t t o d e l tr a sfe r i me n to d e l d ir it t o d i pr o pri età no n è im med ia t o, es so si ver if ic a suc c e s siv ame n t e in ra gi o ne d el l’ or i gi nar i o c on tra t t o d i vend it a, n o no s ta nt e a tale r isu l ta to si perve n ga a ttr aver s o u n at t o o u n fat t o po ste ri ori . Tale c o n tr a tt o p o tr à , qu i nd i , e s sere i m med ia ta me nt e t ras cri tt o p o ich é fa p arte , i n o gn i c a so , d i que i «c o n t r at ti c he tr asf eri sc o no la pr o prie tà d i be ni i m mo bi li », a i se ns i d e ll ’ar t. 2 643 n. 1 c od . ci v. I n se n so c o nf or me, v . R U B I N O , La c omp r av e ndi ta , cit ., p. 31 7; N A T O L I , La tra sc riz i o ne , D e lla t ut el a de i diri tti , s ub art . 26 43 , i n Co mm . c od . c iv . , T or i n o, 195 9, p p. 27 s s. ; M A R I C O N D A , La tra sc r izi o n e , i n T rat t. dir . c iv . , d ire t t o d a R E S C I G N O , T or i n o , 19 97 , X I X, p p. 8 1 s s. ; D E M A R T I N I , Pr o f ili de lla v e ndit a c om me rc ia l e e de l c o nt ratt o e sti mat o ri o , c it ., p. 16. I n giur is pr ud en z a, v . Cas s . , 31 mag gi o 19 71 , n. 16 37 , in Gi u st . c iv . Ma ss ., 19 71 , fa sc . 2 ; Ca s s. , 8 ot t o br e 197 3, n. 2 52 0, iv i , 19 73 , fa sc . 3; Ca ss . , 10 lu gl io 1 98 6, n. 44 97 , i n Riv . n ot ., 1 987 , p . 121 6; Ca ss ., 21 lu gl io 20 09, n . 169 21 , i n Gi u st. c i v . Mas s . , 20 09 , fa sc. 7 - 8; Cas s . , 10 mar z o 1 997 , n . 2 126 , in Gi u r. it . , 19 98, p. 648 , co n n ot a d i M A G R Ì . 329 Tale at t o o fat t o c he c o n sen te i l verif icar si d el t rasfer im en t o d el d iri t to pu ò a ve r e l a nat ur a pi ù vari a: un at t o ne go z i ale (e s . l a i nd i vid u a zi o ne nel la vend it a d i g e ne r e ) , n o n ne go z iale ( es . la sce lta n ella ve nd i ta al ter na tiv a) , un fat t o na tur a le (e s . l a ve nu ta ad e si s te n za d ei fru tt i nel la vend i ta d i co sa fut ura ), un a t to d i un o s ol o d e i c o n tr ae n ti , o d i e ntr am bi , o d i u n te r zo , o d i u na d e lle p arti e d i un t e r zo , u n a tt o a l qual e il ve nd i t ore ri ma ne e st rane o (ad ese m pi o nel la vend it a alte r na t iva c o n sc e l ta s pe t ta n te a l c o mp rat or e), u n a t to c he c o n s en te i l tra sfe r ime n to d e l d ir i tt o d al pat ri mo n i o d el l’a lie n an te a que ll o d e ll ’acqu ire nt e (e s . la c om pe r a d e ll a c os a d e l te r z o ne lla ve nd i ta d i c o sa a ltru i) o vver o c he c o nse n te l’ac q ui st o d e ll a pr o pr ie t à i n ca p o a l c o m prat ore se n za il veri ficar s i d el sud d e tt o tra sfe r ime n to (e s . l ’i nd uz io ne d el ter z o ad alie nare la c o sa d ire tt ame nte all ’ac qu ir e nte o i l pr oc u r ar e l’u suca p i one i n cap o al co m pra to re) . V . R U B I N O , La c omp rav e ndit a , c it . , pp . 31 0 -3 12 . 330 Il c he c om p or te r à i l s or gere i n ca p o al v end it or e d i o b bl ig hi p o si ti vi o ne gat iv i ( od a nc h e e ntr a mb i) v ol ti a fa r c o nse gu ire i l d ir it t o a l c om pr at ore ( si pe ns i al l’ o b bl ig o d i n o n alie nare a ter zi i l be ne o vver o a quel lo d i co m pi ere att i co ns e r va ti vi sul la c o sa) . Si ri tie ne c he , i n t ale fase , po s sa e s sere a p pli cata l a 143 obbligatoria (e quindi anche quella di cosa altrui) risulta essere un contratto che si perfeziona anteriormente al prodursi dell’effetto reale 331. Ciò premesso, si rileva come la fattispecie delineata dall’art. 1478 cod. civ. possieda notevoli affinità con altre ipotesi negoziali dalle quali però deve essere tenuta distinta. Pertanto, prima di esaminarne gli effetti, è opportuno fissarne qui anzitutto gli estremi ed i requisiti. Deve anzitutto escludersi che di vendita di cosa altrui (o parzialmente altrui) possa discorrersi nei casi in cui la cosa non esista o sia extra commercium o qualora, nonostante l’altruità del cespite oggetto del negozio, si verifi chi immediatamente l’acquisto del diritto. Ci si riferisce, perspicuamente, nell’un caso, alla vendita di cosa futura o nulla (se il bene è inalienabile) 332; nell’altro caso, alle ipotesi di acquisto a non domino del diritto, previste dagli artt. 1153 (per l e cose mobili, in ragione del possesso e della buona fede), 534 (per gli acquisti a titolo oneroso ed in buona fede dall’erede apparente) e 1415, primo comma, cod. civ. (per gli acquisti compiuti in buona fede dai terzi dal simulato alienante) 333. Tuttavia, possono ipotizzarsi dei d isc ip li na po s ta i n te ma d i ne g o z io c ond i zi o na t o ed , i n s pec ial m od o, l ’ar t. 13 58 cod . civ . (i l ve nd i t or e d e ve c om p or tar si sec o nd o bu o na fed e ) . V . C A P O Z Z I , D ei si ng o li c o nt ratt i , c it . , p. 10 2. 331 Dive r sa me nte op i na nd o, si d ov reb be ri te nere c he ci si tr ov i d i fro n te ad una vi ce nd a ne go z iale i n fi er i ( od a f or ma zi o ne p ro gre s si va) i n ragi o n e d ell’ i nd ete r m in ate z za d e l l’ og ge tt o d el co n tra tt o . Cfr. M A R T O R A N O , L a t u tel a d e l c omp rat o re p er i v iz i d e lla c os a , c it ., p p. 81 ss ., per il q uale il prece t t o ne g o zia le, c o n riferi me nt o a lla f i nal it à d e l ne g oz i o, a p pare nece ss aria me n te i nc om p let o i n quan t o, d a u n pu nt o d i vi st a d el co n te nut o ti pic o d el la reg o lame nt a zi o ne, ma nc here bb e la d e te r m in az io ne d e ll ’o g get t o d el tr asfer ime n t o. I n real tà , l ’ o gge tt o d ella co m pr a ve nd i ta, i n te s o c ome i n sie me d ei risul ta ti pr ogr am ma ti , è già com p iu tame n te d e te r mi na t o a nc he ne lla ve nd i t a o b b li gat or ia . V. B I A N C A , L a v e ndit a e la pe rm uta , c it ., p p. 3 s s. e 99 e qua n t o ri p or tat o s up ra in n t . 3 28 . 332 Ci si d e ve c hie d e r e c os a accad a q ual ora la c o sa si a c om merci ab ile , m a n ul li u s (e s. i l pe sc e c he ve r r à pe sc a t o) . I n que st o c as o , sec o nd o R U B I N O , u lt. op. c it. , p. 33 6, la ve nd it a è d i c o sa fu tura . 333 Ta nt ’è , i nfa tt i, c he , i n tal i cas i, l’ acquir en te , una v o lt a o t ten uta la pr o prie tà d e l la c o sa , n o n pu ò g ia mma i ch ied ere la ris olu z i o ne d el co n t rat to d i com pr ave nd i ta , at te so c he l ’ar t . 14 79 , pr im o com ma, c od . c iv. , c o nced e al com pr at or e ig n ar o d e ll ’a ltr u it à d e l ce s pi te d i i n voca re t ale tu tela a co n d iz i on e che , n el fr at te mp o , i l v e n d i t or e n o n g li ab b ia pr ocura t o l ’acqu i st o d e l be ne. I l com pr at or e sar à , p oi , c o mu nque , te nut o al ver sa men t o d el pre z z o (c he i n se gui t o , pre su mi bi lme n te , il ve nd it or e i m pie g herà per ri sa rcire i d a n ni a l ver o pr o p rieta ri o d el be ne) . V. R U B I N O , L a c o mpr av e nd i ta , c it ., p p . 326 -32 7; M E N G O N I , R is o l ubi lità del la v e nd ita di c osa a ltr u i e ac q u ist o « a n o n d o mi n o », i n Riv . di r. c o mm ., 1 94 9, I , p . 290 . C o ntr a , c fr . G R E C O -C O T T I N O , D el la v en dita , cit. , pp . 1 70 - 17 1; B I A N C A , La 144 casi di acquisto a non domino che, invece, devono essere ricondotti alla vendita di cosa altrui. Si pensi, a tal proposito, alla doppia alienazione (la prima non trascritta e la seconda trascritta per prima) compiuta dal venditore; o, ancora, alla vicenda in cui l’alienante immetta nel possesso di un bene altrui il compratore che poi acquista la proprietà per usucapione (art. 1161), incorporazione (art. 935), unione o commistione (art. 939) o per specificazione (art. 940) 334. Il punto fondamentale è che ogniqualvolta il compratore riesca ad ottenere il trasferimento della proprietà sul bene al tempo della conclusione del contratto si è al di fuori dall’ambito di operatività della norma in commento. Pertanto, se il contratto di acquisto del cespite da parte dell’alienante viene risolto, annullato, revocato o rescisso, si esulerà dalla fattispecie in esame in quanto il venditore ha effettivamente alienato una cosa propria e, quindi, il suo avente causa non potrà chiedere la risoluzione del contratto nemmeno qualora sappia che il titolo di acquisto del suo dante causa potrebbe essere, ad esempio, annullato (al più, in questo caso, egli potrà sospendere il pagamento del prezzo solo se ricorrono i presupposti previsti dall’art. v e ndit a e la p erm u ta , c it . , p p. 738 -7 39 , il q uale r ile va co me , ne ll ’i p o tes i d i a cquis t o a n o n d o mi n o , il s od d i sfa c ime n to d ell ’i n tere s se d el co m pra t ore n o n p o s s a es sere co ns id e r a t o i nte gr a le . I n fat ti , se è pu r ver o che l ’acqu ire nte p otre b be op p orre il su o ac qu is t o al ve r o t it ola r e d el be ne i n ra gi o n e d ella sua bu o na fed e , tut ta via egl i n o n sa r à s od d i sf at t o c o m ple ta me nte nel su o i nt eres se , « p oic hé l ’a cquis t o co ns e gu it o c o n la b uo na fed e è pr oce s sua lm en te me n o cert o d el l’a cquis t o pr og r am ma t o ne lla ve nd ita » , es se nd o f o nd a t o su d i un eleme n t o d i n o n sicura ver if ic a pr oc e s suale . Di c o ns egue n za , il co m pra t ore p o trà ch ied ere la ri s olu z i o ne d el c o ntr at t o d i ac qui s t o d e l be ne . Na tural me n t e, ne ss un d u b bi o i n mer it o all a ris o lu bil it à d e ll a ve nd i ta so rge qu al ora i l c om pr at ore s ia d i ve nut o ti t ol are d el be ne pe r u na c au sa i nd i pe nd e nte d a l fat t o d el v end i t ore (ad e s. l ’acq uir en te ha rice vu t o il be ne pe r d o na zi o ne , per succe ss i one mort i s c au sa , a t it o lo d i legat o , etc. ). I n ta l c as o , e g li n o n sar à co s tret t o al pa g ame nt o d el pre z z o. Cf r. G R E C O C O T T I N O , D el la v e ndit a , c it ., p . 17 1. Sul tem a, s i è es pre s sa a nc he l a C or te d i Cas sa zi o ne (Ca s s ., 6 d ic e mb r e 1 988 , n . 66 26 , i n Gi us t. c iv . Ma s s . , 1 98 8, f a sc. 12 ), st ab ile nd o c he «i n te ma d i ve nd i ta d i c ose m o bi li , qua nd o il ve nd it or e si s ia pr oc ur a t o la c o sa i n m od o il leci t o (fur t o , r icet ta zi o ne et s im il ia ) o co mu nq ue no n d im o str i d i av e r e i gn o r at o se n za c o lp a ( ne p p ure lieve ) l a sua pr o v enie n za d eli ttu o sa , n o n t r o va a p pl ic a zi o ne la d isc i pl in a d egl i art . 14 78 e 1 479 c od . c iv . (ve nd i ta d i c o sa al tr u i) , c he h a co me p resu p p o st o i l co m p o r tame n t o le cit o d i en tr am be le p ar t i c o n tr a e n ti , ed il co m pra t ore i n bu o na fed e, ave nd o ri cevut o co sa d ive r sa d a que lla p att ui ta, ha d ir it t o al la ri s olu z io ne d el c o nt rat t o in ba se agl i or d i na r i pr in c i pi i n ma teria d i i nad e mp ime nt o a nu lla rile va nd o c he a b b i a acqui st at o la pr o pr ie tà d e lla c o sa i n bas e al d i sp o st o d e ll' art . 1 15 3 c od . ci v. ». 334 V . R U B I N O , La c o mpr av e n dita , ci t. , p p. 31 0 - 312 . 145 1481 cod. civ. 335). Insomma, la perdita del bene in capo al venditore, successiva alla conclusione del contratto ma con effetti retroattivi, che importa una ridefinizione ed una caducazione degli effetti dell’atto di provenienza del bene acquistato dal dante causa del compratore, non consente l’applicazione degli artt. 1478 ss. cod. civ. poiché l’acquirente ha comunque ottenuto il diritto sul bene per effetto del semplice consenso. La vendita di cosa altrui non ricorre, inoltre, allorquando il venditore spenda il nome del r appresentato, pur in assenza del potere rappresentativo. In presenza di una contemplatio domini priva dell’anzidetto potere, si esulerà dall'ipotesi in esame: si applicheranno, in tal caso, le norme specificatamente previste in tema di rappresentanza senza potere (artt. 1398 e 1399 cod. civ.). Presupposto indefettibile, infatti, affinché si configuri una vendita di cosa altrui risiede nella affermazione che il venditore agisca per sé 336. All’opposto, nell’ipotesi in cui lo stipulante concluda il contratto in nome proprio ma per contro altrui, in quanto gestore d’affari del proprietario o mandatario senza rappresentanza, si ricade nella fattispecie di cui all’art. 1478 cod. civ. (se si tratta di beni immobili; per i mobili, invece, l’acquirente diverrà subito p roprietario degli stessi) 337. Nel caso in cui, poi, le parti, nell’individuare l’oggetto del contratto di compravendita, indichino erroneamente gli estremi di un bene appartenente ad altri (es. numeri catastali inesatti), si dovrà applicare la disciplina pos ta dagli artt. 1427 seg. cod. civ., sempreché i contraenti non siano caduti entrambi in errore (c.d. bilaterale), nel 335 I l c om pr at or e p u ò so s pend ere i l pa ga me nt o d el pre z z o qua nd o h a ragi o ne d i te me r e c he l a c o sa o u na par te d i e ss a po s sa e s sere ri ve nd i cata d a ter zi , sa lv o c he i l ve nd i t or e p r e s ti id o nea gara n zi a. A l d i fuor i d i que sta i p ote s i, i l com pr at or e n o n p o tr à a v vale r si né d ell ’ar t. 14 82 cod . civ . (d a to ch e la c o s a n o n è grav ata d a a lc u n v i nc ol o ), né d al l’a rt . 1 46 0 c od . civ. ( p oi ché no n su s si s te anc or a alcu n i nad e m pi me n t o d e l ve nd it or e d a e ccep ire ). V. R U B I N O , u lt. op . c it . , p p. 33 3 334 . 336 R U B I N O , u lt. op. c it . , p p . 336 -33 7; B I A N C A , La v e ndit a e la pe rm ut a , ci t. , p p. 72 6 - 727 . S i c o n se nta il r i ma nd o a nc he a M A Z Z A R I O L , Il di fet to di c o n t emp lat io dom i ni ne ll a c omp rav e ndit a: la c o nt rat tazi o n e s u c os a a ltr u i , i n D ir itt i , 20 08 , V I I I, pp . 73 ss . 337 R U B I N O , u lt . op. c it . , p . 3 37. 146 qual caso il consenso si sarà egualmente formato. Su discute se la vendita di cose generiche ed, in particolare, la c.d. vendita allo scop erto, ossia la vendita a termine di beni generici che non sono di proprietà del venditore, esuli dal paradigma della vendita di cosa altrui, presupponendo quest’ultima unicamente il trasferimento di una cosa individualmente determinata. L’opinione preferibile appare quella che afferma l’estraneità di questa fattispecie alla norma in commento, poiché non si dà luogo, in questo caso, ad un giudizio di titolarità o non titolarità delle cose. Quest’ultime, infatti, – quantunque appartengano o meno all’alienante – non divengono, in ogni caso, di proprietà del compratore al momento della conclusione del contratto a prescindere dalla loro titolarità 338. Anche la figura della promessa del fatto del terzo, pur presentando considerevoli affinità con quella in commento, se ne differenzia profondamente: nell’istituto di cui all’art. 1381 cod. civ. il venditore non si assume l’obbligo di acquistare la cosa dal terzo, bensì di farla vendere direttamente da costui al compratore -promissario, escludendo così dal contratto qual sivoglia effetto reale 339. È, poi, da escludersi che la perdita successiva del diritto in capo al compratore, a causa di un vincolo gravante sulla cosa, possa integrare l’ipotesi in esame, atteso che quest’ultima presuppone che il diritto appartenga ad altr i «al momento del contratto». Tale precisazione conferma, quindi, la diversità concettuale esistente tra la vendita di cosa altrui e talune vicende evizionali le quali postulano, invece, un trasferimento immediato della proprietà sulla cosa che poi viene caducato. Devono, inoltre, estromettersi dalla fattispecie di cui all’art. 1478 338 I n tal se n s o, v. B I A N C A , La v e nd ita e la p er mu ta , ci t. , p p. 72 7 -7 28 ; M E S S I N E O , Ma n ual e di di r itt o c iv il e e c omm e rc ia le , I I I , I , Mi la n o, 1 965 , p . 60 ; L O R D I , D el la v e nd ita , i n C om m. c o d. c iv . , d i ret t o d a D ’ A M E L I O -F I N Z I , I I, 1 , F ire n ze , 1 94 7, p. 25 ; C A P O Z Z I , D ei si ng ol i c o n trat ti , ci t. , p . 1 06 ; G R E C O -C O T T I N O , D el la v en dita , cit ., p . 1 64 . C o nt ra , R U B I N O , La c o mpr av e nd ita , ci t ., p . 3 53 . 339 C A P O Z Z I , D ei s in g ol i c o nt ratt i , ci t. , p . 10 7. In i p ote s i d i pr om es sa d e l fat t o d e l te r z o , i l ve nd i t or e sarà se m pre te nut o a d ind en n i z zare i l pr om i ss ari o per il m anc at o ac qui st o (i n q uan t o ga ra nte ) , me n tre n ella ve nd it a d i c o sa al tru i n o n v i sarà l ’ o bb li g o al p ie n o r i sar c ime n to d e l d an n o se priv o d i c ol pa ( sa lv i i d iri tt i ai rim b or si e d al le r e st itu z i o ni ). 147 cod. civ. tutte quelle ipotesi in cui il bene venduto risulti limitato da diritti di terzi, nel qual caso si assisterà ad una limitazione solamente qualitativa e non quantitativ a del diritto. Si applicheranno allora gli artt. 1482 (vendita di cosa gravata da garanzie reali o da vincoli) e 1489 cod. civ. (vendita di cosa gravata da oneri o da diritti reali o personali non apparenti). Rimane, infine, da analizzare il rapporto esist ente tra la vendita di cosa altrui e la garanzia per evizione. Che tali due fattispecie siano strettamente legate tra loro appare difatti evidente, posto che le norme di cui agli artt. 1483 e 1484 cod. civ. rinviano, quanto alla disciplina applicabile, ris pettivamente a quelle di cui agli artt. 1479 e 1480 cod. civ. 340. Occorre, a tal proposito, distinguere le varie ipotesi in cui può verificarsi l’evizione posto che il confronto che deve compiersi può effettuarsi in relazione ad una particolare vicenda evizionale. Si fa qui riferimento al caso della cosiddetta evizione rivendicatoria, ossia a quella in cui viene giudizialmente accertato che il compratore non ha mai acquistato (in tutto o in parte) il bene vendutogli perché questo appartiene ad un terzo. Qualo ra, invece, l’acquirente si vede in seguito privato del diritto sulla cosa trasferita (diritto che è effettivamente entrato nella sua sfera giuridica) in ragione della sopravvenuta espropriazione ovvero per una causa retroattiva ed opponibile al compratore , si è al di fuori, per quanto sinora detto, della fattispecie della vendita di cosa altrui. Solo l’evizione rivendicatoria può essere, quindi, veramente accostata alla figura in esame: in questo caso, quel che si perde non è il diritto (mai realmente tras ferito), ma tutt’al più «l’illusione di aver acquistato» 341. 340 L a d i sc i pli na t r a le d ue fi gure a p pare per fet tame n te s pecu lare , a d eccez io ne d i qu an t o d is p o ne i l se c ond o c o m ma d ell’ art . 148 3 c od . civ . , il qu ale preci sa c he il ve nd i to r e d e ve , i n o ltre , c orr is p o nd ere al c om pra t ore il v al ore d ei frut ti che que st i si a t e n u to a r e s ti tui re a c o lui d al quale è ev it t o, le s pe se che e gl i ab bi a fat te pe r la d e nu n zia d e lla li te e quel le che a b bia d ovu t o ri m b or sar e all'a t to re. T ale pr e v is i o n e è c oe r e n te c o n l’ i po te si eviz i o nale , i n cui l ’acqu i ren te è co stre t t o a s ub ir e mag g i or e s bo r s i ri s pe tt o a lla vend it a d i c o sa al tru i i n se ns o str et t o: e s sa , qu i nd i , n o n r e nd e affa t t o d i ver sa l a d i sci pl i na e si s te nte tr a le d ue fa t ti s pecie . 341 C os ì R U B I N O , La c o mpra v e ndit a , ci t. , p . 6 50 . C fr. anc he R U S S O , Ev iz i o ne e gara nz ia , Pe r u gia , 1 986 , p p. 78 s s. , il qu ale r il eva c ome d i ev i zi o ne s i p o s sa 148 L’effetto produrranno che sarà, tutte e comunque, tre le ipotesi sempre il evizionali medesimo: anzidette il mancato trasferimento del diritto in capo al compratore per effetto della vendita. La situazione soggettiva dell’evitto è equivalente a quella del soggetto che non ha acquistato ab origine il bene perché altrui. Così precisati i confini delle fattispecie, si comprende la scelta del legislatore di equiparare la disciplina codicistica prevista per la garanzia per evizione e la vendita di cosa altrui: essa si giustifica in ragione del fatto che tali due figure, a ben vedere, non tratteggiano due ipotesi diverse, bensì due fasi cronologicamente successive di una medesima vicenda: il mancato trasfe rimento del diritto poiché appartenente ad altri 342. Si avrà allora vendita di cosa altrui sino a quando viene in rilievo solo l’alienità della cosa, nella fase statica del rapporto; mentre si avrà garanzia per evizione qualora, in questa situazione, interve nga il fatto nuovo dell’evizione 343. Le norme di cui agli artt. 1483 ss. cod. civ. troveranno, dunque, applicazione dopo che par lar e n o n s ol o i n c a so d i ma nca t o ac qui s to d el d iri t t o i n ca p o a l c o m p rat ore , ma, i n se n s o la t o, a nc he in tu tte que lle i p o tes i i n cui u n ter z o fa valere sul be ne un d ir it t o d ive r s o d a qu e ll o d o mi ni cale c he i nci d e sull a p o ss i bil i tà d i g o d ime n to d ell o s te s s o . A d e t ta d i que st o A ut ore , i nfa tt i, la leg ge ric hied e c he l’e vi zi o ne o pe r i n e l se n so d i pr o v oc are u no s qui li bri o ne ll’ as se tt o d eg li i ntere s si che il co nt r at t o a vr e bb e d ovu t o r e a li z zare e, qui nd i , l’e leme n to p at o lo gi co d ell ’ evi zi o ne n o n a nd r e b be c o lt o c o n r ifer ime n t o a l d i ri tt o o g get t o d e l c o nt rat t o, ma i n rela zi o ne a lla ut ili tà c he la pr ev is i on e c on tra t tual e te nd eva ad a s sicur are. 342 Co sì R U B I N O , La c o mpra v e ndit a , c it ., p. 325 . 343 V . R U B I N O , ult . op . c it. , p . 64 7, il qua le r ile va c he le vere d iffere n ze d i d isc ip li na tr a le d ue f at t is pe c ie ri guard a n o e sse n zi al men te l a d iver sa im p or ta n za che i n q ue ste d ue fa s i ha l o s ta to d i bu o na o ma la fed e d el c om pr at ore al mo me n to d e lla c o nc lu si o ne d el c o n tra tt o . Pri m a d ell ’evi z i o ne, l’ac quir en te i n mala fe d e (c o ns ape v ole d e ll’ al trui tà d el ce s pi te ) ha a pr op ria d i s p o si zi o n e rimed i lim it at i (a r t . 14 78 c od . c i v. ), me ntre d o p o, se i n b uo na fed e , pu ò eserc it are quelli pre v i st i d al l’a r t . 1 479 c od . civ . I nvece , av ve nu ta l ’ev i zi o ne, il c o m pra to re ha d iri tt o a q ue s t ’ul ti mi r i me d i (i n v ir tù d el r i nvi o o pera t o d al l’a rt . 1 483 c od . c iv .) anc he se g ià al la c o nc lu s io ne d e l c o n tra tt o sa pev a che l a co sa a p par te nev a ad u n ter z o o c he e r a gr a vat a d a vi nc oli id one i a d ete rmi nar ne p oi l ’e s pr op ria zi o ne o che i l su o ac qu is t o po te v a ve nire re tr oa tt iva me nt e me no (i n q ues t o ca s o, p erò , s i è vi st o c he si e sul a d alla f at ti s pecie d e lla ven d it a d i c o sa al tru i) . Ta le affe r m a zi o ne r i sul ta c or r e tt a a co nd i zi o ne c he l ’evi z i o ne (i n cas o d i m a la fed e d ell’ ac qui r e n te ) s i c om p i a d o p o i l ter mi ne fi s sat o d al le par ti per l’ac qui st o d e l d iri tt o , po s t o c he – pr i ma d el l o s cad ere d el l o s tes s o – il vend it or e d ev e es sere co ns id e r a t o, sa lv o pr ova c o ntr aria , a nc ora in gra d o d i ad e m pier e esa t tam en te. I n se ns o c o nf or me , v . R U S S O , Ev izi o n e e ga ra nzia , ci t ., p p. 2 38 - 23 9; c o ntra , ne l se n so che d o p o i l f at t o e v i zi o nale s are bb e i ni n flue n t e il pre gre s s o sta t o s og get ti v o d ell’ ac qui r e n te , c fr . R U B I N O , ul t. op . c i t. , p. 64 7. 149 sia intervenuta l’evizione del bene 344. La rilevanza del difetto di legittimazione in capo all’alienante si riscontra, dunque, sia nell a vendita di cosa altrui, sia nell’evizione: cambia, però, nelle due ipotesi il ruolo svolto dal soggetto titolare del diritto dedotto nel contratto. Nel primo caso, egli assumerà una rilevanza unicamente negativa, di detentore della titolarità del diritto ; nel secondo, invece, l’alienità del diritto darà luogo ad evizione solo quando il terzo la faccia valere, con una propria azione positiva, costringendo il compratore a riconoscerlo proprietario o richiedendo un accertamento giudiziale 345. Definito così l’ambito applicativo delle norme di cui agli artt. 1478 ss. cod. civ. 346, va rilevato come il legislatore abbia preveduto due ipotesi di compravendita di cosa altrui: una fisiologica, disciplinata dall’art. 1478 cod. civ., ed una patologica, tratteggiata dal disposto successivo. Ciò che accomuna tali due disposti risiede nella inesistenza attuale di una situazione giuridica soggettiva in capo al cedente: il diritto dominicale sull’intero bene di cui si vuole il trasferimento. Nella prima di tali due fattispecie , si è di fronte ad un compratore che scientemente stipula un contratto di acquisto di un cespite che egli sa non essere di proprietà del venditore. In tal caso, l’art. 1478, primo comma, cod. civ. non fa altro che riportare quanto previsto nell’anzidetto art. 1476 n. 2 cod. civ.: il venditore è obbligato a procurare l’acquisto della cosa al compratore 347. Il secondo comma, 344 Os s ia d o po l ’ac c e r tam e nt o d el d iri tt o c o n se gue nt e al l’e s per ime n t o d i un ’a zi o ne d a par te d e l te r z o che fa va lere d irit ti sul la co sa , d o p o il rico n o sci me nt o s p o nt a ne o d e l d ir it t o d el ter z o a d o pera d el c o mp rat ore (se m pre che n o n su s si s te sse r o r a gi o ni suf fici en ti ad i m p ed ire l ’ev iz i o ne) o i n se gui t o al ven ire me n o, c on e ffe t ti r e tr oa t tiv i, d el t it o lo i n vir tù d el quale i l ve nd i to re ha acqui st at o il d ir it t o: l ’e vi zi o ne , qu i nd i , ra p pre s en ta, nei li mi ti a n z id e t ti , u n o sv ilu p p o d e l la ve nd it a d e lla c o sa a lt rui . 345 Co sì R U S S O , Ev iz i o ne e g ara nzi a , c it ., p . 54 . 346 A p par e e v id e nte c he qu an t o d e tt o i n re la zi o ne a i ca si i nd i vid u at i i n cui n o n si a p p lic a l a d isc i pl i na p o s ta i n te ma d i com pra ve nd i ta d i c os a altru i, nec e ss aria me n te var r à a n c he r e la tiv ame n te al la n o rma d i cui all ’ar t . 1 480 c od . civ . 347 È pr in c i pi o or am ai p r e s s och é pac ific o i n d o t tri n a ed in giu ri s prud e n z a che i l ve nd it or e ad e m p ie la sua o b bli ga z io ne , ex a rt. 14 78 c od . ci v. , « i n og ni c as o in cu i il c o m pr a t o r e a c quis ta il be ne mercé la co o pera z i o ne es se n zi ale d el vend it ore s te s so , d i gui s a c he no n l’ avre b be a cqu is ta to se n za t ale c o o pera zi o ne , e purc hé n o n si a so t to p o s t o a ul te r i or i e s b ors i r is p ett o al pre z z o c o n tra ttu a lme n te prev i st o p at tui t o , o c o m unque m ag gi or i o ner i» . Co sì R U B I N O , La c o mpra v e ndit a , 150 poi, chiarisce, onde evitare fraintendimenti circa il tempo e le modalità dell’acquisto, che l’acquirente diviene proprietario del bene altrui nel momento in cui il cedente ne diviene proprietario 348. Pertanto, viene obliterata la necessità di un successivo atto di trasferimento della cosa dal venditore al compratore 349. Si rammenta, a tal proposito, come, con riferimento all’ipotesi fisiologica, venga in rilievo non tanto il profilo della legittimazione a disporre del bene in capo al venditore, quanto quello della (mancanza della) titolarità del diritto. Il primo aspetto è, infatti, estraneo ai negozi ad effetti obbligatori, per i quali la reg ola non è quella del principio della legittimazione a disporre, ma quella dell’inefficacia degli effetti dell’atto rispetto ai terzi di cui all’art. 1372, secondo comma, cod. civ. Viceversa, il profilo della legittimazione emerge cit ., p . 351 . I n se n s o c o n for me, v . C A P O Z Z I , D ei s in go li c o n trat ti , ci t ., p p . 1 01 - 102 ; B I A N C A , La v e ndit a e la p er m uta , ci t. , pp . 7 33 -73 4; G R E C O -C O T T I N O , D e lla v e ndit a , cit ., p. 1 71 ; M I R A B E L L I , I si ng o li c o n trat ti , cit . , p . 55. I n g iuri s prud e n za , v. Cas s. , 24 ot t o br e 197 8, n . 480 1, in Gi u st . c iv ., 19 79 , I, p . 492 , e in R iv . n ot . , 19 79 , p. 10 2; Cas s. , 16 n ove m br e 197 3, n . 3 058 , in Gi u st . c i v ., 19 74, I , p . 1 279 ; C as s. , 1 5 ot t o br e 19 75 , n . n . 328 9 , in G i ur . it . , Re p. 1 975 , voce V e nd ita , n . 42; Ca ss . , 14 feb br a i o 19 80 , n. 111 6, i v i, Re p . 1 980 , ste s sa v oc e, n . 5 8; Ca ss ., 18 fe b bra io 198 6, n. 96 0, iv i , Re p. 19 86 , st e s sa v oce , n . 4 3; Ca ss ., 2 feb br ai o 1 99 8, n . 984 , i n G i us t. c iv ., 1 99 8, I, p. 3 193 , c o n n o ta d i B U T A ; Ca ss . , se z. u n ., 1 8 ma gg i o 2006 , n . 116 24 , in V ita no t . 2 006 , II , p . 80 2; Ca s s. , 26 giu g no 2 00 6, n. 1 475 1, i n G iu st . c iv . Ma ss ., 20 06, fasc . 6 , se c o nd o la qua le « ne l ca so d i vend ita d i co sa a ltr ui , l' o b bli g o p os t o a c ar ic o d e l ve nd it or e d i pr ocurare a l co m p rat ore l'ac qui st o d e lla pr o prie tà d ella c o sa pu ò e s se r e ad e mp iu t o s ia med ia nte l'ac quis t o d el la pr op rie tà d e lla c o sa d a p ar te sua, c o n l 'au t om at ic o tra pa ss o al c o mp rat ore , s ia med ia n te ve nd i ta d ire t ta d e ll a c o sa s te s sa d al ter z o a l c o mp rat ore , purc hé ta le tra sfer ime n t o a b b ia luo g o i n c o n se gue n za d i una a tt ivi tà sv ol ta d al lo ste s s o ve nd i to re ne ll'a m bi t o d ei su oi r a p po r t i c o n il pr o pr ie tar i o e che que s t'ul ti mo m an ife s ti , i n m od o c hia ro e ineq uiv oc o , la vo l o ntà d i ve nd ere il be ne al c om p rat ore ; e l'eve n tua le d i ri t to al la ris o lu zi o ne d e l c o ntr at t o e all 'eve n tuale ri sarc i men t o d e l d a n n o s pet ta si a al com pr at or e c he i g n or i l' altr ui tà d ell a co sa sec on d o la prev i si o ne d ell' art . 147 9 cod . c iv . , s ia a l c om pr at or e c he ne si a c o nsa pe v o le (a rt . 1 478 cod . c iv .) . P eralt ro , me n tr e in que s t'u lt ima ip o te si i l co m pra t ore d eve at te nd ere la scad e n za d el term i ne c on ve n zi o nal me nt e s ta bi li t o o f i ss at o d a l gi ud ice per l' ad em pi me nt o d e l vend it or e , ne ll' i p ote si c o ns id era ta d al l'ar t. 1 47 9 cod . ci v. l'ac quire n te p uò ag ire il lic o et i mm edi at e pe r la ri s ol uz i o ne, sa lv o c he, pri ma d e lla d o ma nd a d i ris o lu zi o ne , la s it ua zi o n e sia st ata sa na ta c o n l' acqui st o d el d iri tt o d a p arte d el vend it or e o c o n la ve nd i ta d ire tta me n te effe ttu ata d al ter z o a fa v ore d e l com pr at or e » . 348 Il c he si ve r if ic a, ad e s em p i o, q ual ora il ve nd it ore succed a qu ale ered e al ti t ola r e d e l d ir i t t o ovve ro nel l’ i p ote si d i s o prav ve nut a leg it ti ma zi o ne co ns e gue n te ad u n ac qu is t o d el d iri t to i nt er v iv o s ed a ti t ol o o ner os o d al ver o pr o pr ie tar i o. 349 Cas s. , 9 mar z o 194 9, n . 469 , i n G i ur . C a s s. c iv . , 1 949 , I, p . 42 7, c o n n ot a di DE MARTINI. 151 nella vicenda patologica p oiché le parti vogliono si produca immediatamente un effetto reale, il quale però viene inibito in ragione appunto della carenza di legittimazione in capo al venditore 350. Il diritto alla risoluzione del contratto ed all'eventuale risarcimento del danno spet ta al compratore (in applicazione dei principi generali fissati dagli artt. 1218, 1223 e 1453 cod. civ.) che, pur consapevole dell’altruità del cespite, non abbia ottenuto la proprietà dello stesso alla scadenza del termine fissato dal contratto o in sua assenza dal giudice, entro il quale il venditore deve procurarsi la titolarità del bene venduto, salvo che quest’ultimo non provi che il suo inadempimento sia stato determinato da impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile 351. All’opposto, l’art. 1479 cod. civ. disciplina l’ipotesi in cui l’acquirente sia ignaro dell’altruità del bene e le parti abbiano inteso stipulare una vendita con effetti reali immediati, rimasti tuttavia inattuati per il mancato trasferimento del diritto al t empo della conclusione del contratto in ragione dell’inesistenza attuale della situazione giuridica soggettiva (diritto di proprietà) in capo al cedente 352. Qualora ciò accada, la legge consente al compratore di 350 V . M E N G O N I -R E A L M O N T E , v oce D isp o siz i o ne ( at to di) , i n E nc . d el di r . , Mi la n o, 196 4, X I I I, p . 1 9 2. 351 Se c o nd o Cas s ., 29 se t t e mb re 2 000 , n . 1 295 3, i n C o nt ratt i , I , 200 1, p . 244 , c on n o ta d i R O M E O , «i l d ir i t t o d i c hied e re la ris o lu zi o ne d el c o n tra tt o n on è precl us o a ll'ac q uir e n te c o ns ap e v ole d el l'a lie ni tà ( o p ar zia le al ien it à) d el la co sa al mo me n to d e lla c o nc lu si o ne d e l c o n tra tt o , es se n d o ta le d iri t t o ric ond uci bi le all a ma nca ta a ttu a zi o ne d e l l' e ffe t t o t r as la t i vo , c ioè all' in ad em p ime n to d i u n a d elle o b bli ga z io n i pr in c i pal i e d e s se n zia li d el ve nd i t or e, ov ver o q uell a d i far ac quis tare al c om pr at or e la pr o pr ie tà d e lla c o sa o il d ir it t o, co sì co me pre scr ive l'ar t. 14 76 , n. 2 , c od . c iv . Tu tta via , il d ir i t to d ell 'acq u ire nt e co n sa pev o le d el l'al tru i tà d e lla co sa ve nd u ta a lla r i so l uz io ne e d al r isa rci me nt o d e l d a n n o è s ub o rd in at o all'a vve nu t o d e c or so d i un te r m i ne ( fi s sat o d a l co nt rat t o o d al gi ud ice ) en tr o il quale i l ve nd it or e d e ve pr oc ur ar s i la ti t ola ri tà d el be ne ve n d ut o » . I n me rit o a lla nece ss aria i mp uta b il ità d e ll’ i nad e mp ime n t o, v . i n f ra i n n t. 35 3 . 352 M I C C I O , Gar a nz ia pe r ev i z io n e e v e n dita ob bl igat o ria , in F o r o i t . , 1 952 , I, p p . 123 9 s s. I n se n so c o nf or me , v . Ca ss ., 25 ge n na io 1958 , n . 18 9, i n G i ur . it ., Re p . 195 8, v oc e V e n dita , n . 1 03, la qu ale ric o n osce c he « nel ca s o d i ve nd i ta d i co sa altr ui s ti pu la ta ne ll ’i g n or an za d e l c o m prat or e che la co sa n o n era d i pro pr i età d el vend it ore , a ve nd o le par ti v o lut o c he il tra sfer im en to avve n is se im med ia t ame nte , com e effe tt o d e l p ur o e se m p lic e c o n se ns o , il com pr at ore è leg it ti ma to all a ris o lu zi o ne , p e r i l ma nc a to c on se gui me n to d eg li effet ti real i» . Di c o n se gu en za , a be n ved e r e , l’ar t . 1 479 c od . c iv . n o n d i sci p li na u n’ i p ote si d i ve nd it a o b b l iga t oria (p o ic hé ma nc a l’ e ffe tt o r e ale d if fe r i t o) , m a d i ve n d ita ex ar t. 147 0 c od . c iv . i n cui rima ne , pe r ò , i na t tuat o l ’e ffe tt o r e ale , a cau sa d i un d ife t to d i leg i tt ima z i o ne d e l 152 chiedere l’immediata risoluzione del contratto per inadempimento 353 vend it or e . V. M I R A B E L L I , I nt or n o al la v e ndit a di c os a a ltr u i , i n V i ta n ot ., 1 958 , p. 265 . C o nt ra , G A Z Z A R A , La v e nd it a obb li gat or ia , ci t. , p. 20 2, sec o nd o i l q uale l a vend it a d i c o sa al tr u i è cara tte ri z za ta «d al l a as s ol uta irr ile va n za, per la quali fic a z io ne d e l l’a t to , d e lla c o n o sce n za, o men o, d a par te d i u n o o e nt ram bi i co nt r ae nt i» d e l la n o n a p par te ne n za d ella c o sa al vend it ore . I n real tà , il p un to i n com u ne d e ll ’ar t. 147 9 c od . c iv . co n il d i s p os t o preced e nte r i sied e so lame n te nel l’e s pr e s so r ic o n osc im e n to d e lla val id i tà ed eff icacia d e l co n tra t to s ti p ulat o in d ife t t o d i le g it t ima z i o ne . I n meri t o a ll ’i gn ora n za d e l c om pra t or e circa l’a p par te ne n za ad a ltr i d e l be ne , si ri t iene c he su ll o s te s so n o n s orga alcu n o nere d i d i li ge nte c o n tr ol l o d e lla ti t ola ri tà d e lla co sa i n ca p o al su o d an te c au sa. U na vo lta c he que s t’u lt im o a b bia d i ch iara t o che il be ne g li a p par tie ne , il c om pra t ore pu ò d ir si i n bu o na fe d e . Di ver sam en te occ orre ragi o nare ne ll ’i p ote s i i n cui al mo me n to d e l c o n tr a t to , in re la zi o ne al si g nif ic at o d ell ’ offer ta c o nt rat t uale, il be ne ap pa r iv a d i un te r z o su lla ba se d i un giud i z io n orma lm en te d i li gen te . I n ta l cas o, i l n e go z i o sar à s ti p ulat o c ome ve nd i ta d i c o sa a l trui ex ar t. 14 78 cod . civ . V . B I A N C A , La v e ndi ta e l a p e rm uta , ci t ., p . 7 49 . 353 Si d i sc u te se sia ne ce s sa ria l ’i m put a bil it à d el l’ in a d emp i men t o a ti t ol o d i col pa i n c a p o al ve nd it or e c os ì co me p revi s t o ex art . 12 1 8 cod . civ . (c o lp a che s i pre su me , ma be n p otr à e s se re e sclu sa a t trave rs o id o nea p ro va ) ovve ro s e l’ar t . 147 9 c od . c iv . pr e sc i n d a d al requis i to so g ge tt iv o e tra tte g gi u n’i p ot es i d i res p on sa b il ità o g ge t ti va (se n za c ol pa ) d el l’ alie na nt e, si mi le a quel la pre vi sta i n tema d i p r o me ss a d e l fat t o d e l ter z o. Ne l pr im o se n s o, s i è es pre ssa cor r e tt ame n te la d o tt r i na mag gi or it aria : A U L E T T A , La ri s ol uz i o ne p er i nad emp ime n to , Mi la n o, 1 94 2, p. 361 ; M A I O R C A , Il c o ntr att o. Pr o f ili d i di sc ip li n a ge n er al e , To ri n o, 198 1, pp . 27 0 s s. ; D A L M A R T E L L O , v oce Ri s ol uz i on e de l c o nt ratt o , i n N ov is s. D ig. it . , To r i n o, 196 9, XV I , p . 128 ; B I A N C A , La v e ndi ta e la p er m uta , ci t. , p p . 744 s s. ; M I R A B E L L I , I nt o r n o al la v e ndit a di c os a alt r ui , ci t ., p p. 262 s s. Acc o gl ie la s eco nd a o pi ni o ne R U B I N O , La c o mprav e ndi ta , c it . , p . 3 58 . L a giu ri s prud e n za m ag gi ori tar ia rit ie n e c he i l ve nd i t or e p os sa pr o vare la n on i m pu ta bi li tà d el l’ i nad em p i men t o : v . Cas s. 2 0 mar z o 1 980 , n . 185 3, i n Gi u st . c iv . Ma ss ., 1980 , fa sc. 3 ; Cas s ., 1 5 mar z o 198 2, n . 1 67 6, i n Gi u st . c iv ., 19 82 , I, p . 1 51 3; Ca ss . 14 ma gg io 19 83 , n. 3 328 , i n Gi us t. c iv . M as s . , 198 3, fa sc . 5 ; Ca s s. 18 ma g gi o 1 985 , n. 30 58 , i n Gi u st . c i v . Mas s ., 198 5, fa sc . 5 ; Ca s s. , 11 o tt o bre 2 001 , n . 12 410 , i n Giu st . c iv . Mas s ., 2 001 , p . 173 3 , sec o nd o la qua le « il d ir i tt o a lla r is o lu zi o ne d el co n tra tt o ed a ll'e v en tuale risa r c i me nt o d e l d a n n o spe t ta no n s ol ta nt o a l com pra t ore (o a l pr o mi tte n te com pr at or e ) c he i g n or i l'al trui tà d el bene , sec o nd o la pre vi si o ne d ell' ar t. 14 79 cod . c i v. , ma a nc h e a l c o m pra t ore ( o a l pr o mi tte n te c o m pra to re) c he si a co ns a pe v ole d i ta le a lt r u ità , in a p pl ica zi o ne d e i p rinc i pi ge nera li fi s sa ti d a gli ar t. 121 8, 1 22 3 e 14 53 c od . c iv. , qua l ora sia scad u t o il term i ne fi s sat o d a l c on t rat to o d al g iud ic e , e nt r o il q u ale il ve nd i t ore d eve p rocura rs i la t i t ol ari tà d el be ne vend u t o , sa lv o c he il ve nd i t ore (o il pr o mi t ten te vend it ore ) n o n pr ovi ch e il su o inad e m pi me n to sia sta t o d e te rm i na to d a i m po s si b ili tà d el la pre s ta zi o ne d e riva n te d a c au sa a lui no n i mp u ta bi le» . I n a s se n za d i c o lpa , si po trà se m pre c h i ed ere la ris o lu zi o ne d e l c o n tr a tt o per i m p os si b il ità s o p ravve nu ta d el la pre st az i o ne ( il tra sfe r ime n to d e l d ir it t o ) d e r iva n te d a cau sa n o n im pu ta b ile all ’a lie na n te. Ca ss . , 25 n ove mb r e 19 76 , n. 44 49, i n G iu r . it ., Re p. 19 7 6, v oce V e nd ita , n. 128 , o sser va che , in og n i c as o , la r is olu z i o ne ha lu o g o in c o n segue n za d el ma ncat o a cquis t o , ind i pe nd e n te me nte d all a c o lp a d el ve nd i t ore. V a s ot t ol i neat o co me , i n d ot tr i na, n o n s ia no ma nc a te pe r ple s si tà i n meri t o al l a prev i si o ne d i u n’ i p o tes i d i ris o lu zi o ne pe r i nad e m pi me nt o nel la ve nd i ta d i co sa al trui (v ., f ra tut t i , M E N G O N I , Ri s ol ub il ità de l la v e ndit a d i c os a a ltr u i e a c q ui st o «a n o n d o mi n o », c it ., p p . 278 s s . pe r il qua le tale n or ma d e li neere b be u n a res p o n sa bi li tà prec o n t rat tuale d ell’ ali e n an te , a c ar a t te r e e c c ez io na lm en te o bie t ti vo , per a ver po s t o i n e s s ere una vend it a tr as la tiv ame n te i ne ff icace ; i n se n so par zi alme n te c o nf or me, v. R U B I N O , La c omp rav e ndit a , c i t. , p p . 360 s s. , sec o nd o il qua le il fo nd a me nt o d el la ri so l uz io ne ris ie d e ne l ma nc a to tr a sf e r ime n t o i m med ia t o d e ll a pr op rie tà per effe t to d el pur o 153 se, nel frattempo, il venditore non gli abbia fatto acquistare la proprietà della cosa 354. La concessione di tale rimedio è coerente con e se mp lic e c o n se n s o m ani fe s ta t o d a lle par ti e n o n per l’ in ad em pi me nt o d i un ’o b b li ga zi o ne d i pr oc ur ar e l ’ac qu is t o d e l d ir i tt o a l c o mp rat ore ) . In fa tt i, d ue s on o i pr of ili d i c o n tr a st o c he tale v icend a ri s ol u tiv a pre se ntere b be r i spe t to al la ge nerale d i sc ip li na c od ic i st ic a: i n pri m o lu o g o, n o n s are b be p o ss i bi le la fis sa z i one d i u n te r mi ne giud i z iale d i ad em p ime nt o ; i n sec o nd o lu og o , i l d an n o risa rci bi le è lim it at o al so lo i n te re s se ne gat iv o. Tut ta via , si è ri ba tt ut o ch e l’a s se nz a d i u n te r mi n e è c oe r en te c o n la t ip o lo gi a d i i nad e mp im e nt o i n ques ti o ne , p o ic hé il ve n d it or e n o n le gi tt im at o è già in ad em p ien te a pre sci nd er e d al ter mi ne , e c he , c o mu nque , il le gi sla t ore n o n ha prev is t o i n que st o ca s o un ’i p ote s i d i r i s olu zi o ne aut o mat ic a d e l c o nt rat t o ( ben pu ò, q ui nd i , l’ac quire nte se l o vo r r à fi s sar e al ve n d it or e u n ter mi ne d i ad e mp im en t o) . Sul pu n to , v. Cas s. , 24 mar z o 1 98 1, n . 1 72 7, in Gi u st . c iv . Ma ss ., 19 81 , fasc . 3, la qu ale ha s ta tu it o c he «i n ca s o d i v e nd it a o d i pr ome s sa d i ve nd i ta d i co sa al tru i, il c om pr at ore o i l pr om i ss ar i o, in bu o na f e d e , n o n h an n o so l o la facol tà d i c hied er e, a nor ma d ell'ar t . 1 47 9 c od . c i v. , la r i s olu z io ne d el c on tra tt o n o n a ppe n a ve n ga n o a co n osce n za d e ll' ali e n it à d e lla c o sa, sa lv o c he nel frat tem p o la si t ua zi o ne n o n s ia st ata sa na ta c on l'ac qu is to d e l d ir i t t o d a par te d el ve nd i to re, m a an che q uella d i s os pe nd er e i l pa ga me n t o d e lle ul ter io ri rate fi n qua nd o il ve nd it or e o i l pr om it te n te n on s i sia pr oc ur a t o l a pr o prie tà d ella c o sa o ab b ia d a t o, alme n o , valid e gar an z ie a tale r igua r d o , se n za c he s ia nece ss aria la f is sa z io ne d i un term i ne pe r l' ad e m p ime n to , a n or ma d el l'ar t. 1 18 3 cod . c iv ., d al mo me nt o che in cas o d i ve nd i ta o p r o m e s sa d i ve nd i ta d i c o sa altr ui, nell 'i p ote s i d i c ui all' art . 147 9 cod . c i v. , l 'i nad e m pi me nt o si veri fica ne l mo me n to i n cui si è c o mp iu t o l'at t o d i s po s it iv o d e ll a c o sa al tr ui f acend o la p as s are co me co sa pr op ria » ( in se ns o co nf or me , v . Ca ss ., 1 2 m ar z o 1 984 , n . 16 84 , i n G iu st . c iv . Ma ss ., 1 984 , fa s c. 3 -4 ) . I n ol tre, n o n se m br a c he le r e s ti tu z io n i ed i ri mb or s i previ s ti a fav ore d ell’ acqui r e n te e qui val ga n o ad un ri sarc ime n t o d el s ol o i nte res se nega t iv o ch e pre se nta u n a mb it o p iù am pi o (c om pre n si vo a nc he d el p reg iud i z i o c he l a par te su bi sce pe r i l r i tar d o ne lla s ti pu la zi o ne d i u n va lid o acq ui st o ) e p res up p o ne u n giud i zi o d i c o l pa ( me n t r e le r e st itu z i o ni e i ri mb or s i pre sci nd o n o d a es so i n quan t o s o n o se m pr e d ov ute ) . V. sul pu nt o B I A N C A , La v en dita e la p er m uta , cit. , p. 744 ; G R E C O -C O T T I N O , D el la v e ndit a , c it . , p. 17 3. 354 Pe r altr o , s i s ot t ol i n e a c om e, a nc he all ’i p o te si ris o lut iva i n que s ti o ne, vad a a pp lic at o i l d is p o s t o d i c ui a ll ’ar t. 1 45 5 cod . civ . che pre ved e la n on scar sa im p ort a nz a d e ll ’i nad e m p ime n to c o me requi s it o per ot te nere la r is o lu zi o ne d el ne go z i o. D i c o nse gue n z a, a nc he al c o m pra to r e ig nar o p o trà e s sere pre clus a la p os s ib il it à d i r ic hie d e r e l’i m me d ia ta r i so lu zi o ne d ella ve nd i ta qu al ora e gl i d e bb a atte nd e re s o lo u n b r e vi ss im o te r mi ne per il v erifica rs i d el l’e ffet t o tra sla ti v o , sem prec hé nat ur al me nte n o n ab b ia i ntere s se a d ive nire i mme d ia tame n te ti t olar e d el be ne . Si pe ns i, ad e se m p i o, al ca s o i n cui il vend i t ore a lie ni u na d e lle d ue co se su c ui d e ve a nc or a e ffe t tuar e la sce l ta ( ne l la ve nd i ta a lter na ti va ) o vver o al cas o i n c ui e gl i ve nd a un be ne sul qua le, i n brev i ss im o te mp o , c om p irà l’u suca p io ne . L ’ar t . 147 9 c od . c iv. , nel co n se n t ire la ri s olu zi o ne i mmed iata d el co nt rat t o, ha i n r e a ltà v olu t o s ola me nte im ped ir e l’a p pl ica bi li tà d i un d i s po s t o che , i n as se n za d i tale p r e vi si o ne , a vre b be p o tu t o es sere in v oca to d a l ve nd i t ore : l’ar t. 11 83 c od . c i v. V . R U B I N O , La c omp rav e nd ita , c it ., p p. 331 -3 32 , il quale, com u nque , affe r ma c he «fi n anc o qua nd o per l’acq ui st o d e l ve nd it o re d eve sem p lice me nte sc ad e r e u n te r mi ne , n on s i pu ò e sclud e re i n m od o a s s olu to c he tal vo l ta la si tua zi o ne pe r s on ale d e l c o m p rat ore , e la lu ng he z za d el ter mi ne anc ora d a tra sc or r e r e , si an o ta li d a gi us ti ficare u na r is o lu zi o ne im med i ata » . Ne l se n so d el tes t o, v . a nc he G R E C O -C O T T I N O , D e lla v e n dita , ci t ., p. 17 1; B I A N C A , La v en dita e la per m uta , c it ., pp . 74 6 -7 47 , i l q uale r i leva c ome l ’ev en tuale i na t tua zi o ne d e ll ’ effet t o reale per c aus a n on i m p uta bi le a l ve nd it ore im p lic hi c he s i d e b ba a p pl i care la d isc ip li na c od ic i s tic a pe r im p o ss i bil it à so pr avve n uta ; pert an t o, qual or a i l ma nca to 154 la ratio a cui è informata la norma di cui al primo comma dell'art. 1479 cod. civ. che, mirando a tut elare l'interesse del compratore all'acquisto della proprietà ossia alla realizzazione degli effetti reali traslativi del contratto, ravvisa l'inadempimento del venditore nel fatto stesso di alienare come propria una cosa altrui, all'insaputa dell'acquiren te, e ciò in quanto già al momento della conclusione del contratto il venditore non è in condizione di consentire il conseguimento a favore dell'acquirente degli effetti reali del contratto; tant'è che, ove il venditore riesca a far acquistare la suddetta proprietà all'acquirente, dopo la conclusione del contratto, e prima della domanda di risoluzione, tale azione non è più esperibile. In altri termini, il contratto che l’art. 1479 cod. civ. assoggetta alla caducazione degli effetti non è una vendita obblig atoria come accade nell’ipotesi fisiologica di cui all’articolo precedente, ma un negozio ad effetti reali programmaticamente immediati. D'altra parte, ciò non toglie che, nonostante l’inadempimento, il compratore, che abbia un interesse all’acquisto, poss a intimare al venditore una diffida ad adempiere, ossia a procurargli la proprietà della cosa venduta, senza dover preventivamente stipulare un'apposita convenzione con il venditore per la fissazione di un termine, poiché l'inadempimento si verifica nel mo mento stesso in cui l’alienante pone in essere l'atto dispositivo della cosa altrui facendola passare per propria 355. Nulla si oppone, infatti, a consentire al compratore di agire per l’adempimento dell’obbligazione di procurare l’acquisto del diritto di cui agli artt. 1478 cod. civ. e 1476 n. 2 cod. civ. 356. tra sfe r ime n to ( n o n i m p uta bi le) s ia s o l o p ar zi ale, i l c o nt rat t o d ovrà es sere reg ola t o d al l’ ar t . 1 46 4 c od . civ . c o n l a c on se g uen za c he il c o m pra to r e p ot rà ot te ne r e la r is o lu zi o ne s ol o se pr ova d i n o n a vere u n a p pre z za bi le i n tere sse all ’ad e m p ime n t o p ar zia l e . I n o gn i ca s o, qua l or a la ri s olu z io ne n o n po ss a p iù es se r e c h ie sta i n r a gi o ne d e l pr ocura t o acqui s t o, n o n è precl us a al co m pr at ore la d om a nd a d i r i sar c ime n to d e l d a n n o per i l ri tard o . 355 V. Ca s s. , 12 m ar z o 198 4, n . 1 694 , i n Gi u st . c iv . Mas s ., 1 984 , fa sc. 3 -4 . Sec o nd o le r e g ole c o m uni , qu i nd i , il c o m pra t ore p otr à ri s ol vere i l c o ntr at t o med ia n te d o ma nd a g iud i zi ale o vver o med ia nte d i ffid a ad ad e m pie re ( ex a rt. 1 454 cod . c iv. ) o anc or a a vva le nd o si d i u n ’eve nt uale clau so la ri s olu ti va es pre ss a ( e x art . 1 45 6 c od . c i v. ) e p o tr à se m pre o p p orre i n v ia d ’ecce zi o ne l’ i n ad em p ime n to d el ve nd i t or e ( ex ar t. 146 0 c od . c iv .) . 356 L U M I N O S O , La c o mp rav e n dita , ci t ., p . 22 5. Ci si è chie s ti se i l c o mp rat ore 155 Nel caso in cui venga domandata la risoluzione, il venditore che ignorava, non colposamente 357, l’altruità del bene dovrà restituire l’intero prezzo eventualmente ricevuto e ciò anche se la cosa, consegnata al compratore, sia diminuita di valore o si sia deteriorata, anche se per un fatto del compratore 358, a meno che questi non abbia ricavato un utile dal bene, nel qual caso dovrà corrispondere al venditore una somma pari all’arricchimento ottenuto. Oltre a ci ò, l’alienante dovrà, poi, comunque, rimborsare all’acquirente le spese ed i pagamenti legittimamente fatti per il contratto (si pensi ai costi notarili) e le spese necessarie ed utili fatte per la cosa (ed anche quelle voluttuarie se in mala fede; come ad esempio per abbellimenti, miglioramenti, etc.). In caso di colpa o dolo del venditore, ossia qualora questi p os sa c h ie d e r e a nc he la c o n se g na d e l be ne. Se co nd o u na pr o nu ncia ri sale n te, l’acq uire n te sar e b be le g it ti ma to a p rete nd er la p oic hé il c o ntr at t o è valid o ed efficace d al lat o o bb li ga to r i o ( v. Ca s s. , 25 ge n n aio 1 95 8, n. 1 89 , i n Gi u st. c iv . Ma ss ., 195 8, fa sc . 2 ). In v e c e , pe r C as s ., 2 1 mar z o 198 7, n. 2 82 7, iv i, 1 98 7, fasc . 3, il c o mp rat or e n on pu ò ot te ne r e c oe rci ti vame n te ques t o r is ul t at o . S i è r ileva t o , in fat ti , c o me , am me tte nd o la le g it ti mi tà d i u na s i mile ric h ies ta , i l giud ice sare b be co stre t t o ad in ti mar e al v e nd i t or e d i c om me ttere u n i llec it o e, c i oè, d i c o n s eg nare una c os a c he n o n gl i ap par tie ne e su cu i n o n h a alcun d i ri tt o . V . D E R U G G I E R O , Co nt ratt i spec ia li , c i t. , p p. 11 8 ss .; R U B I N O , La c o mp rav e nd ita , c it ., p. 35 9. Vice ver sa, se c o nd o B I A N C A , La v e ndit a e la p e rm uta , ci t ., p . 75 6, n t . 4, sarà amm i ss i bile u na d o ma nd a d i c ond an na d el ve nd it ore al l’e secu zi o ne d el c o nt rat t o ed anc he , qu i nd i , all a c o n se g na d e l be ne , ma t ale d oma nd a n o n sa rà su sc ett i bile d i esec uz i o ne f or za ta n o n t r at ta nd o si d i ri la sci o c he pre su p p on ga il d i rit t o d i res ti tu zi o ne o u n d ir i tt o r e ale sul be ne . 357 L a r e sp o n sa bi li tà r i sar c it ori a ex art . 14 79 c od . civ. pre sci nd e , i nfa tt i , d alla c ol pa d e l ve nd i t or e , c o n c i ò d i s ti n gue nd os i d all a re s p on sa b il ità i n c o ntr ahe nd o . V. G R E C O - C O T T I N O , D el la v e ndit a , ci t. , p. 173 ; R U B I N O , La c omp rav e ndit a , c it ., p . 3 6 0, nt . 2 2. Sec ond o M E N G O N I , Ri s ol ub il ità d e lla v e ndit a di c os a alt r ui e ac q ui st o «a n o n d o mi n o », c i t. , p. 2 82, la n orm a d eli nee reb be u n a res p on sa b il ità pr e c o nt r at tuale o b bie tt iva . I n rea lt à, ap p are p iù co rret t o ra vvi sar e un ’i p ote s i d i s pe c i ale r e s po n sa b ili tà c o ntr at tua l e per i na ttu az i o ne d ell ’ effet t o reale c he sar à og ge tt iv a pe r qua n t o c o ncer ne la p o ss i bil it à d i c hie d ere la ris o lu zi o ne d e l c o ntr at to e d i rim b or si c o n le res ti tu zi o ni c o n seg uen ti , e s og ge tt iva ( pr e su p po ne n d o a lme n o l a c ol pa ) i n rela zi o ne a l ri sar ci men to d e l d an n o. V . L U M I N O S O , L a c om prav e ndi ta , c it . , p . 225 e q u a nt o d e tt o in nt . 3 53 . Perta n t o, l’i nc i so i ni zi al e st ab il it o d a ta le n or ma ( « sal v o i l d i sp o s t o d ell’ art . 122 3» ) d e ve i n te r pr e tar si ne l se ns o « sa lv o il cas o c he d e b ba a p plic a rsi ta le n orm a» c he pr e su p p o ne l a c o lp a d e l d e b it ore . In o gn i ca s o, si s o tt o li nea c o me s ia d el tut t o i ni nf lue nt e c he il ve nd it ore sia o me n o con sa pe vo le d ell a alie n i tà d ell a co sa ai f i ni d e l la po s s ib il ità pe r i l c om pra t or e d i agir e per la ri s ol uz io ne , rilev and o ta le fa tt o a i s o li e ffe t ti d el ri sarc ime n t o d el d a n n o . V . L U M I N O S O , u lt. op . c it ., p . 223 . 358 Il c o m pr a to r e , in fat t i, r ite nev a ch e la c o sa f o s s e pr o pria ed è, qu i nd i , se n za c ol pa . 156 conoscesse o non potesse non conoscere l’altruità del cespite, egli sarà tenuto a risarcire, oltre le voci suddette, anche l’interesse positivo e, cioè, l’interesse che il compratore aveva a conseguire effettivamente la cosa, ai sensi dell’art. 1223 cod. civ. Tale norma prescrive la piena risarcibilità sia delle perdite subite (danno emergente), sia del mancato guadagno (lucro cessante). Naturalmente , il risarcimento per i danni che non siano conseguenza immediata e diretta dell’inadempimento sarà richiedibile solo in caso di dolo del venditore 359. L’azione diretta a far valere i rimedi di cui all’art. 1479 cod. civ. si prescrive nel termine ordinario di dieci anni ( ex art. 2946 cod. civ.) che decorre dalla conclusione del contratto 360. Restano, infine, da esaminare gli effetti della vendita della cosa altrui nei rapporti esterni fra i contraenti ed il vero proprietario. Di fronte a quest’ultimo, il cont ratto interceduto tra venditore e compratore è una res inter alios acta e, come tale, non può avere alcuna efficacia. Quindi, il titolare del diritto di cui si vuole il trasferimento non ha alcun obbligo né di alienare la cosa al venditore, né tanto meno di consegnarla al compratore, restando in lui integro e salvo il diritto dominicale. 359 Pe r t an t o , pe r r ia s sume re , i l r i sarci me nt o d el d a n n o i nco n trerà t al i l im it i: in c a s o d i a sse n za d i c o l pa , vi sarà u na re sp o n sa bi li tà li mi ta ta al le v oci p r evi ste d all ’ar t. 14 79 c od . c i v. ; in pre se n za d i co l pa, risarc ib il ità i n te grale ai se ns i d ell’ ar t . 1 22 3 c od . c iv . ; i n ca s o d i ma la fed e, ri sarc i bil i tà i n teg rale , ol tre all ’ul ti m o c o mma d e l l’ar t. 14 79 cod . civ .; i n cas o d i d ol o , r is arci b ili tà i nt egra l e anc he d e i d a n ni i m pr e v e d ib il i. V. G R E C O -C O T T I N O , D e lla v e ndit a , ci t. , p. 1 75 ; L U M I N O S O , La c o mpr av e n dita , cit ., p. 2 25 . L a par ti p o tra n n o an che i n ser i re una clau so la d i e s o ne r o d a ll a r e s p o ns ab il it à, tut ta via en tr o i l im it i sta b ili t i d all ’ar t. 122 9 c od . c iv ., il qu ale d ic hi ara nul l o og n i p at ti c he e sc lud e o lim i ta pre ve n ti va me n te la r e s p o n sa bil i tà d el d eb it or e per d ol o o co l pa grave . 360 V . B I A N C A , La v e ndi ta e la p e rm uta , c it ., p p . 7 56 -75 7, il quale s pec ific a che , qua lor a l ’al ie ni tà d e lla c o sa sia s ta ta d ol o sa men t e occu lt ata d al ve nd it ore , la pre sc r i z i one d e c or r e d al m om en t o d e lla sco per t a d ell ’i n ad em pi me n to ai se n s i d ell’ ar t . 2 941 , n. 8, c od . c iv. Cfr. Ca ss ., 6 d ice m bre 1 97 8, n. 57 73 , i n Gi u st. c iv . Ma ss ., 19 78 , fa sc . 4 . 157 3.4. L A V E N D I TA DI C O SA P A RZ IA LM E N T E A L T RU I : L ’ IP O TE S I TR A D IZ IO N A L M E N TE C O N D IV I SA . Ciò premesso in merito alla vendita di cosa totalmente altrui, andiamo ora ad esami nare, nelle sue linee di fondo, la fattispecie di vendita di cosa parzialmente altrui. In particolare, l’analisi che segue si concentrerà sulla vicenda che chiamiamo «condivisa», che vede il venditore proprietario solamente di una porzione materiale del be ne compravenduto (ad es. vendita di un terreno da parte del proprietario esclusivo di una sola porzione dello stesso) ovvero, in ipotesi di vendita cumulativa 361, titolare di uno solo (o più) tra i beni alienati (ad esempio, vendita di più appartamenti da pa rte del titolare esclusivo di uno solo di essi). Si tratta di due situazioni relativamente alle quali nessuno dubita che l’art. 1480 cod. civ. sia chiamato a regolare. Pertanto, si descriverà ora l’operatività della norma in commento senza toccare il probl ema relativo alla definizione della nozione di «parziale alienità» sottesa a questa disposizione 362 e si limiterà volutamente il campo d’indagine alla fattispecie che sicuramente, per concorde opinione della dottrina e della giurisprudenza, tale disposto contempla. 361 Co n r ife r i me nt o a ll ’i p o t e si d e lla c o sid d e t ta ve nd ita cu mu lat iva , si r ile va com e – a ffi nc hé e s sa p o ss a d ar si – r is ul ti nece s s ari o c he la p lural it à d ei be ni s ia d ed o tta in u n u nic o ne g oz i o e che le par ti a b bia n o i n tere sse a c o n s id erare uni tar ia me n te l ’o g ge t t o d e ll’ at t o c o me se s i tra tta s se d i u n ’u n ica c os a. U til i i nd ic i per ri te ne r e i l ne g o z io u nic o p ot r e b ber o e s sere i nd i vid ua ti ne ll ’u nic ità d e l pre z z o o ne l ra pp or t o d i ac c e s s or ie tà e s is te n te tra i b eni c o nte s tual me n te alie na ti . V . R U B I N O , La c o mprav e nd ita , c i t. , p. 1 38 . In c as o c o nt rari o , t an ti sar an n o i c o ntr at ti quan ti i be ni ve nd ut i e n o n p otrà p iù a ll ora d isc orrer s i d i ve nd i ta d i co sa par z ial me nte al tr ui , be n s ì d i ve nd i ta t ota lm en te a ltru i ex ar t. 14 78 cod . c i v. c o n riferi me nt o al c e s p ite al ie n at o ap pa rte ne n te ad altr i. L a vo l o ntà d ei co nt rae nt i sv ol ge , qui nd i , u n r u ol o ba si lar e : è in ba se al la s tes sa ed al l’ i nter es se per seg ui to d alle par ti c he d e te r mi na te e nt ità o g get ti ve ve n g o n o i n r ilie v o ai f i ni d e ll ’ unic i tà d el rap p or t o. Ne i ne g o zi giur id ic i le par ti p o s s o n o co n sid e rare un it aria me nt e d ue « be n i », a pr e sc i nd e r e d a lla l or o a p par te nen z a, i n qua n to d ive n go n o og get t o d i un'u n ica v ic e nd a c ir c ola to r ia i n r a gi o ne d ell a l or o c o n sid era z i on e u ni t aria ad o pera d e i c o ntr ae nt i. Pe r ta nt o , se d a u n pu n t o d i vi sta d ell a te or ia d e i be n i, nel la com pr ave nd i ta d i c o sa p ar z ial me nte a ltr ui ( i po te s i co nd i vi sa ), po s s o n o d el ine ars i, in se n s o te c nic o , d ue « c o se » , d a u n pu n t o d i vi sta d el c on tra t to ( e d el su o o gge tt o ) e d e l l'i n te r e sse pe r se g ui t o d al le pa rt i, p uò ri sc on tar s i la pre se nz a d i un unic o ben e , que l l o a p pu nt o s ul quale i co n trae n ti pr o gra mm at icam en te v o gli o n o che ef fet ti va me n te si p r o d uc a l'e f fe t t o tra sla ti v o. 362 Tale p r o b le m a ve r r à aff r o nt at o ne i para graf i c he seg uo n o . 158 Così chiariti i limiti dell’analisi che segue, giova ripetere quanto prevede il Codice all’art. 1480, il quale recita: «se la cosa che il compratore riteneva di proprietà del venditore era solo in parte di proprietà altrui, il compratore può chiede re la risoluzione del contratto e il risarcimento del danno a norma dell'articolo precedente, quando deve ritenersi, secondo le circostanze, che non avrebbe acquistato la cosa senza quella parte di cui non è divenuto proprietario; altrimenti può solo otten ere una riduzione del prezzo, oltre al risarcimento del danno». Alla luce del dettato normativo, due sono i presupposti essenziali per il funzionamento della fattispecie. In primo luogo, appare evidente come l’art. 1480 cod. civ. codifichi una peculiare ip otesi «patologica», di parziale inattuazione dell’effetto reale, in cui il compratore ignora che il bene compravenduto è solo «in parte» di proprietà dell’acquirente 363. È perciò necessario che dalla conclusione del contratto origini sempre e comunque un effetto traslativo, ancorché parziale, ossia che il compratore, al momento del perfezionamento del negozio, divenga in ogni caso titolare di una situazione giuridica soggettiva spettante al venditore. A fronte di tale parziale inattuazione dell’effetto reale, la legge prevede un intervento riequilibratore del giudice del sinallagma delle prestazioni dedotte nel contratto attraverso la riduzione del prezzo ad opera del magistrato. Sotto questo profilo, si deve rilevare come la previsione di cui all’art. 1480 co d. civ., che consente al compratore di (chiedere e) ottenere la proprietà anche solamente di una «parte» della cosa (quella di cui il venditore è titolare), rappresenti esplicazione di un principio generale posto in tema di inadempimento dei contratti sina llagmatici, in base al quale viene 363 Tale no r ma d e sc r ive u n ’i p ote s i d iver sa d a que lla prev is ta d a ll ’art . 1 478 cod . c i v. p oic hé , me n tr e in que st ’u lt ima si a ss is te ad un’ i nes is te n za at tua le d i u na si tua zi o ne g iur id ic a s og g e tt iva ( il d iri t to d i pr o pr i età sul bene ) i n ca p o a l c ed en te, in que lla or a i n c om me nt o , i nvece , il r is ul tat o tras la tiv o ri su lt a s ol o i n p arte ina t tua t o in qu an t o n o n vi è u na le gi tt ima z i o ne co m ple ta ( ma so l o par z iale ) d ell’ ali e n an te su ll ’o g ge t t o d e l c on tra t t o. Si r ima n d a, su tale que st io ne , a q uan t o si d irà i n se gui t o ne l § 3 .6 . 159 sempre concessa la possibilità al contraente «fedele», di fronte all’altrui parziale inadempimento, di chiedere non solo la risoluzione del contratto, ma anche la conservazione del rapporto e la contestuale riduzione del prezzo 364. In secondo luogo, si osserva come l’art. 1480 cod. civ. disciplini solamente la vicenda che vede il compratore in buona fede poiché, come espressamente stabilisce tale norma, il «compratore riteneva» che la cosa fosse «di proprietà del venditore» 365. In caso di conoscenza della parziale altruità del cespite 366, si applicherà, relativamente alla parte di cui il venditore non è titolare, la fattispecie di cui all’art. 1478 cod. civ. e, pertanto, il venditore sarà obbligato a procurare al compratore la p roprietà della porzione di bene altrui. Invece, in relazione alla parte materiale spettante all’alienante, sempre in ipotesi di mala fede dell’acquirente, si verificherà l’automatico trasferimento del diritto dominicale su di 364 Tale pr i nc i pi o n o n c o n o sce ecce zi o ne a lcu na e d is p ira l a d i sci p li na d i mo lt e n or me c od ic i st ic h e sia i n te ma d i ve nd i ta (s i pe ns i, ad e se m pi o , a gli art t . 148 4 e 14 89 c od . c i v. , ol tr e a ll ’ar t. 148 0 i n qu est i o ne) , sia in te ma d i ap pa lt o , loc az i o ne , aff it t o o c o n tr a tt o d ’ o pera . Per u n ap pr of o nd i me nt o su l pu nt o , si rin via a qua n t o si d ir à i nf ra ne l c ap . I V, § 4 .2 . 365 Ne l se n s o c he la ve nd i t a d i c o sa par zi al me nte al trui co n c o n o sce n za d el com pr at or e n o n r ie ntr a ne ll a pa t tui z io ne d i cui all ’ar t. 1 48 0 cod . civ. , v . M I R A B E L L I , I nt o r n o al la v e ndit a di c osa a lt r ui , ci t. , p . 26 9, n t. 43 ; I D ., D e i si ng o li c o ntr atti , c i t ., p . 6 5; R O M A N O , V e nd ita. C o ntr att o est ima to ri o , i n T ratt . d ir . c iv . , d iret t o d a G R O S S O -S A N T O R O -P A S S A R E L L I , Mi la n o, 19 61 , p. 88 ; F E D E L E , La c om u ni o n e , i n T ratt . d ir . c iv . , d i r e t t o d a G R O S S O -S A N T O R O -P A S S A R E L L I , I I I, 5 , Mi la n o, 1 96 7, p. 260 ; B I A N C A , La v e nd ita e la per m uta , c it . , p . 77 8, i l quale s ot t ol ine a c he « se la pa r zi al ità d e lla c o sa o d el d irit t o ri s p o nd e al la pr evi si o ne ne go z iale , sia m o al d i fu or i d e lla n o zi o ne d i ve n d ita d i co sa pa rz ial me n t e altr ui: p oic hé i n tal c as o il ve nd it or e alie n a s o l o ci ò d i c ui effe t tiv ame n te d is p o n e». C os ì anc he Ca s s ., 2 9 lu g li o 1 9 52, n . 2 378 , i n F o r o it ., Rep . 1 95 3, v oce V e nd ita , n. 14 6; Cas s. , 16 fe b br a i o 1 953 , n . 38 3, i n G i ur . i t. , 1 95 3, I, p . 315 ; C as s ., 28 n ove m bre 198 1, n. 6 355 , i n F o r o it . , 198 2, I, p. 7 03 ; Cas s ., 12 ap rile 1 98 3, n. 2 575 , in R iv . gi ur . ed il . , 1 983 , I , p. 93 6. Si pr e c i sa a nc ora u na vo lta c he , i n tem a d i ve nd i ta d i co sa a ltr ui o par z ial me nt e al tr u i, s i i m pie ga n o i te rm in i « bu on a o m a la fed e » d ell’ acqui r e n te i n u n’ac c e zi o ne d i vers a ris pe t t o a quella n or ma lme n te usa ta. C o n tal i l ocu zi o n i s ’i n te nd e r ife r i r s i al l o s ta t o d i co n o sce n za od i g nor a nz a d ell’ acqui r e n te in me r it o alla a l tr ui tà d e l ces p ite com pr ave nd u t o. L a b uo n a fed e , qui nd i , è s o lo que l la so g ge t ti va e ne «es ula o g ni i d ea d i c orret te z za e sc or rette z z a ed og ni i n te n zi o ne d i le d e r e la p os i zi o ne d el ter z o pro pr iet ari o » (c o sì R U B I N O , La c omp rav e ndit a , c i t. , p . 3 43) , ma d eve e ss ere i n tes a quale «c red e nz a n ell’ al trui leg it ti ma zi o ne » (c o sì B E T T I , Te o ria g e ne ra le d el le obb lig azi o ni , M ila n o , 195 3 -5 5, p . 69) . 366 Si pe n si al c a s o i n c ui Ti zi o ve nd e a Ca i o, c he co n o sce la veri tà , d ue ap par ta me nt i d i c u i so l o un o è d i su a pr op rie tà, se n za nul l’ al tr o ag g iu ng ere ne l co nt rat t o. 160 essa, raffigurandosi come comp ravendita ex art. 1470 cod. civ. Non sarà, in tal caso, allora possibile per il compratore avvalersi dei due rimedi alternativamente previsti dall’art. 1480 cod. civ. ed, in particolare, di quello risolutorio. Si potrà allora discutere se, in questa situa zione, ci si trovi di fronte ad un unico contratto con una pluralità di oggetti ovvero a tanti contratti quanti sono i diversi oggetti. In quest’ultima ipotesi, poi, ci si dovrà interrogare se i contratti siano tra loro eventualmente collegati o reciprocam ente condizionati nell’interesse di uno o di entrambi i contraenti 367. È chiaro come sia estremamente difficile fissare dei criteri assoluti per distinguere le singole fattispecie: sarà una questione eminentemente interpretativa della volontà dei contraenti, risolvibile di volta in volta a seconda del singolo caso concreto. Probabilmente, tra gli indici più significativi della unicità o pluralità di contratti possono annoverarsi la previsione di un prezzo unitario ovvero il legame di accessorietà che lega i d ue diritti o le due cose. In ogni caso, a prescindere dall’esistenza di uno o più negozi, deve escludersi che qualora manchi fra i due oggetti una connessione, nel senso che il mancato trasferimento di uno di essi non riduce l’interesse delle parti alla v endita dell’altro, l’eventuale mancato acquisto da parte del compratore del bene alieno non legittimerà quest’ultimo a chiedere la risoluzione del contratto. In tal modo, qualora, successivamente, il venditore non adempia la sua obbligazione (omettendo di procurare l’acquisto della parte aliena al suo dante causa), l’acquirente potrà ottenere una riduzione del prezzo complessivo, ossia una parziale risoluzione del contratto (limitatamente alla parte altrui) 368, oltre al risarcimento del danno. 367 Sul pia n o d e l l'au t o n om i a ne g o zia le n o n v'è d u b bi o c he , i n pre se n za d i più c o se o g ge t t o d i t r at tat ive , i so g get ti d e l co nt rat t o po s s o no d ar vi ta a tan ti aut o n om i e d is ti nt i c o n tr att i, qua n te s o n o le co se d a tras ferire , ma p os s o n o an che st ab il ir e d i s ti pu lar e u n unic o c o n tra tt o , ra p pre s en tat o d a u na plu ral ità d i co s e co ns id e r a te u n i ta r ia me nt e . Il ric or s o a lle re g ole erme neu tic he d i cu i a g li ar t t . 136 2 s s . c od . c iv . pe r me t te r à d i accer tare l'effe t ti va v ol o n tà d e i c o ntra en ti . 368 I n m od o p ar zia lme n te n o n c o nf orm e al te s to , v. Cas s ., 29 mar z o 199 6, n. 28 92 , i n G i us t. c iv . Ma s s . , 1 996 , p. 45 9, sec o nd o cui « ne l ca s o d i ve nd i ta d i co sa 161 Tuttavia, ben potrebbe accadere che le parti abbiano, espressamente, inteso alienare il complessivo cespite condizionando la vendita all’acquisto da parte dell’alienante della proprietà integrale dello stesso. Si tratta di una vendita condizionata all’effettiva attribuzione in capo al compratore anche di quella porzione che è altrui 369. Anche in questo caso siamo al di fuori del perimetro par z ial me nte a ltr ui , il c o mp r at or e pu ò c hied ere l a ris ol u zi o ne d el co n tra t to s ol o se, qua nd o l o ha c o nc lus o , ig n ora va c he la co sa n o n era d i pr o pri età d el vend it ore e p o s sa r ite ne r si , se c o nd o le ci rco s ta n z e, c h e n o n avre b be acqui st at o i l be ne se n za que l la p ar te d i c ui è d ivenu t o pr o p rieta ri o; per ta nt o , in m anca n za d ell'u na o d e ll' al tr a d e l le pr e d e t te c o nd i zi o ni , i l com pr at ore pu ò s o lo c hie d ere la rid u zi o ne d e l p r e zz o a i se ns i d e ll' art . 14 80 c od . civ. ». I n ta l ca s o , i giu d ici d i leg it ti mi tà pa i on o ne ga r e la p o ss i bi li tà per il co m pra to re, n o n ig nar o d e ll a par z iale al tr ui tà d e l c e s pi te , d i ot te nere la r i s olu z i o ne d el c o ntra t t o qual ora l’i nad em pi me nt o d e l ve nd i t or e n o n sia d i scar sa im p or ta n za. L ’ or ien t ame nt o d om i na nte d e ll a C or te d i Ca ss az i o ne a Se z io n i Un ite am met te l ’e s peri b i lit à d el rimed io r i s olu t or i o a pr e sc i nd e r e d a ll o st at o s o gge t tiv o d e l c om pra t ore : « ne lla vend it a d i c o sa al tr ui , … i l d i r i tt o a ll a ri s olu z i o ne d el c on tra t t o ed a ll' even tua le risa rci me nt o d e l d a nn o s pe tta n on s ol ta nt o al c o mp rat ore c he i gn or i l'al t ruit à d el be ne, sec o nd o la pr e v i si o ne d e l l'ar t. 1 47 9 cod . c iv. , m a a nche al c om pr at ore c he sia c o n sa pe v o le d i tal e a ltr u it à, in a pp lica z i o ne d ei p ri nci p i ge nera li fi s sa ti d a gl i art t. 1 21 8, 1 223 e 1 45 3 c od . c iv ., i n re la zi o ne al l' art . 147 6 n. 2 c od . c iv ., qual ora , scad u t o i l te r m i ne (fi s sa t o d a l c o nt rat t o o d a l giu d ice) e n tr o il q uale il ve nd i t ore d eve pr oc ur ar s i l a ti to lar ità d e l be ne ve nd u t o, il vend it ore med e s im o n o n su per i la pr esu n z io ne d i c o l pa ne l l 'i nad e m pi me nt o , f or ne nd o la pr ova c he lo s t es so si a d eterm i na to d a i mp o s si bi li tà d e l la pre st a zi o ne d eriva n te d a cau sa a lui n o n im pu ta bi le » (c o sì C as s ., s e z . u n. , 1 5 mar z o 198 2, n. 16 76 , i n G i ust . c iv . , 19 82, I , p . 151 3; ne ll o st e s s o se ns o , v. anc he Ca ss . , 2 9 se t te mb re 2 000 , n . 1 295 3, i n Co nt ratt i , 200 1, p. 24 4 c o n n ot a d i R O M E O ; Ca s s. , 11 o tt o b re 200 1, n . 12 410 , i n G i u st. c iv . Ma ss ., 2 001 , p . 1 733 ) . T ale p os i zi o ne, a n o str o avvi s o , a p pare e s te nd i bi l e anc h e alla fa t ti s pe c ie d e l la ve nd i ta d i c o sa pa rz ia lme nt e alt rui c o n mal a fe d e d el com pr at or e : in ve r o, d e d uc e nd o ne l neg o z io l ’i n t ero be ne ( pur c o n o sce nd o la sua par z iale al ie n i tà) , i c o n tr ae nt i ha n n o vo lu t o i n te nd ere d i c o ns id erar l o, sa lv o pr ova c o ntr a r ia , u n u nic u m i n sci nd i bile , ave nd o i n tere s se a co n se guire i l tra sfer ime n to d e ll o ste s s o n e ll a sua in tere z za . Per ta nt o , a nd rà tu te lat o l ’i n tere sse , meri tev o le d i pr o te zi o ne , d e ll ’ac qui re nte d i ot te ne re la pie na pr o pr iet à su l ces pi te o gge tt o d e l ne g o zi o , ac c or d a nd o gli l’a z i on e d i ri s olu z io ne d e l co n tra tt o ex art . 145 5 c od . c iv . C o nt ra , v . B R A N C A , C om u n i o ne . C o n dom i ni o n eg li edi fic i , c it . , p p. 13 1 ss . , seco nd o il quale s e al v e nd it ore vi ene a s seg na ta u na p or zi o ne d i b ene , an zic hé l ’i nte r a c o sa, il c om pr at or e , i n ma la fed e , n o n pu ò c hied ere la r i so l uz io ne p oic hé «sa pe va c he p o te va r e s tar gl i s ol ta n t o una par te e tut ta via ha acq uis ta t o ugua lme n te : ar g. ex ar t. 1 480 ». I n r e al tà, a be n ved ere, ta le Au to re, se p pur s emb ra d isc o st ar s i d a lla n os tr a o pi n i on e , fi ni sce s o st a n zia lme n te per a b bracci arla i n quan t o at tr ib ui sc e al c o m p r at or e la p o s si bi li tà d i avva ler si d ei ri med i prev i st i d all ’ar t. 1 48 0 c od . c i v. , t r a c ui que l la r is o lut or i o. Sul pu nt o , v. B I A N C A , La v en dita e la p er m uta , c it ., p. 78 2, nt . 2, c he ha s o tt o li nea t o co me la so lu zi o n e d a no i acco lta si a c o nf or me al la d isc i p l i na p os ta i n tem a d i evi zi o ne par zi ale : l’ ar t. 1 48 4 cod . civ . c o nse n te , i nfa t ti , al l’ac quire n te c o ns ape vo le d el per ic ol o d i e vi z io ne d i ot te nere la r is o lu zi o ne (s alv o se m pre i l g iud i z i o sul la n on sc ars a i m p or ta n za d ell’ i nad e mp ime n t o) . 369 Ve r r à qui , u nic a me n t e , tra t tat a l’ ip o te si i n cui il ve nd i t ore s i a pr o prie tar i o d i un a p or z io ne m ate r ial e d el be ne . Diver sa me nte , la fa t ti s pecie in cui l’ ali en an te sia ti t ola r e d i una q u ota id eale d ella c o sa verrà an ali z z ata ne i 162 applicativo della norma in esame. È necessario però, in primis, che il compratore abbia piena contezza dello stato di parziale alienità d el bene e, secondariamente, che risulti esplicita la volontà dei contraenti di sospendere l'efficacia dell'alienazione al futuro acquisto della porzione d’altri. In questa ipotesi, in caso di mancato avveramento della condizione, ci si deve chiedere se se sia consentito al venditore provare che il compratore avrebbe, comunque, acquistato la cosa senza quella parte materiale di cui non è divenuto proprietario, costringendo così l’acquirente ad ottenere unicamente una riduzione del prezzo 370. In altri termini, si farebbe rientrare la vendita condizionata nella pattuizione prevista dall’art. 1480 cod. civ. In realtà, nel caso sopra prospettato, il compratore non potrà essere costretto ad acquistare solo la parte del bene di cui il venditore era titolare poiché ci si trova di fronte ad un normale mancato avveramento della condizione. Tale considerazione appare veritiera se risulta evidente dal testo del contratto che si sia voluto subordinare la vendita all’effettivo acquisto in capo al compratore dell’intera cos a, atteso che qui è evidente l’interesse delle parti di attuare un trasferimento integrale del bene 371. Tuttavia, potrebbe ritenersi che, qualora ciò non traspaia con chiarezza, sia preferibile, come rilevato in precedenza, ritenere che l’acquirente acquisti immediatamente la porzione di bene spettante all’alienante e che il compratore abbia la possibilità di agire per la risoluzione del contratto in assenza di alcun collegamento tra i singoli negozi o di alcuna connessione tra i due beni sotto il profilo del l’interesse all’acquisto. Venendo, ora, all’ipotesi tipica, disciplinata dall’art. 1480 cod. civ., di inconsapevolezza in capo all’acquirente dell’appartenenza ad para gr a fi c he se gu o n o, a i qua li s i r ima nd a a nc h e i n re la zi o ne al pr o b lem a d ell a d ed uc i bil it à in u na c o n d iz i on e d i un requ is it o esse n zi ale al tr as feri m en to d el d iri tt o ( os s ia l a t it o lar i tà d e ll o ste s s o i n c a po al l’a lie na nte ) . 370 I n ta l se n s o , C A P O Z Z I , D ei si ng o li c o ntr atti , ci t ., p p. 108 -1 09 ; M A G L I U L O , Gli att i d i d isp o siz i on e s ui be n i i nd iv i si , in R iv . n ot . , 1 995 , p . 134 ; A p p. L e cce, 3 1 mag gi o 19 58 , i n Gi u r. it . , Re p . 195 9, v oce V e ndi ta , n . 8 7. 371 L ’i n te gr ali tà d e ll ’at tr ib u zi o ne pr o mes sa è q uell a a cui i l ve nd i t ore si è ex pr e ss is v e rbi s i m pe gn at o . 163 altri di una porzione del cespite, il legislatore stabilisce che il compratore può chiedere la risoluzione dell’intero contratto, oltre ai rimedi risarcitori sopra descritti di cui all’art. 1479 cod. civ., unicamente quando deve ritenersi, secondo le circostanze del caso concreto, che non avrebbe acquistato la cosa senza quella parte di cui non è divenuto proprietario 372. Altrimenti egli potrà ottenere esclusivamente la riduzione proporzionale del prezzo, verificandosi una risoluzione parziale del contratto, limitata alla parte del bene appartenente ad altri 373. Viene così operata, in ossequio al pri ncipio di conservazione del negozio, una limitazione del normale potere di un contraente in un contratto sinallagmatico di richiedere la risoluzione dello stesso poiché tale potere, a rigore, sarebbe spettato a prescindere dalla prova anzidetta, ma dimostrando solamente la non scarsa importanza dell’inadempimento ( ex art. 1455 cod. civ.). Qui, invece, si è fatto applicazione di un criterio che più che essere somigliante a quello stabilito dall’art. 1455 cod. civ., si avvicina a quello prescritto in tema di nullità parziale. L’art. 1419, primo comma, cod. civ. stabilisce, infatti, che la nullità parziale di un contratto importa la nullità dell’intero contratto solo se risulta che i contraenti non lo avrebbero concluso senza quella parte del suo contenuto che è colpita da nullità. L’art. 1480 cod. civ. sembra porre, 372 Si tr a t ta d i u n c r i te r i o , a pr im a v i sta , d i s tam p o s ubie t ti vo c he ha s p in t o par te d el la d o t tr i na a r it e ne r e c he occ orra ric o s t ruire la pre su mi bi le v ol o nt à d el si n g ol o c o m pr a to r e ( R U B I N O , u lt. op. c it ., p. 3 75 e i n n t. 46 ) ; a lt ri, i n vece, ha n n o afferm at o c he b i s o g na fa r e r ife r i me nt o a lla pre su mi bi le v ol o n tà d i u n co m pra t ore «med i o» ( L O R D I , D e lla v e ndit a , c i t. , p. 28 ) ; a ltr i anc ora h an n o s o st en ut o che la valu ta zi o ne d e ll ’i m po r ta n za d e lla ma nca ta at tua z io ne d e ll ’effe t t o tr as la ti vo vad a com p iu ta i n r e la zi o ne a l l’i n t e r e s se d el c o m pra to re ri sul ta nte d al c o n te n ut o d el co nt rat t o ( M I R A B E L L I , I si ng o li c o nt ratt i , ci t ., p . 61 ). Sec o nd o B I A N C A , La v e ndit a e la p e rm uta , c it . , p. 7 79 , o c c or r e pr oced ere sec o nd o le n or me d i in ter pre ta z io ne d el co nt rat t o (a r t t. 136 2 s s . c od . c iv . ) . Per ta nt o , ad esem pi o , s e il c om pr at ore n on repu tav a c he la c o sa e r a d ’ al tr i qua nd o, i nv ece, d a l si g nif ica t o o b iet ti vo d ell’ im pe g n o a ssu n t o d all ’al ie na nte tra s pari va co n c hiare z za c he l a c o sa era (d ic hi ara tame n te ) a ltr ui , c i si tr ov erà d i fr o nte ad un’i p o te si d i err ore in tes o com e v i zi o i nva lid a n te d e l ne g o z io e n o n d i fr o n t e all a fa t ti s pecie d i cu i a gli ar tt . 147 8 s s . c od . c iv . 373 V. R U B I N O , L a c o mpr a v e ndit a , ci t ., p . 37 5. Il leg is la tor e h a, qu i nd i , prev i st o u na pr e su n zi o n e d i sc ind i bi li tà d e l c o n t rat to , p o ich é n o n p o ne a caric o d el co m pr a t or e , c he in te nd e i n voc are la r i so lu zi o ne par zi ale d el ne g o zi o , l’ o nere d i d i mo s tr ar e c h ’e gli avr e b be ac q ui sta t o la c o sa a nc he se n za que lla p arte . 164 quindi, una limitazione diversa rispetto alla normale possibilità di risoluzione di un negozio per inadempimento di una delle parti poiché fonda il potere risolutorio più che su di un elemento obbi ettivo (la non scarsa importanza della prestazione ineseguita 374), su di un dato soggettivo (la volontà dell’acquirente di acquistare la cosa pur senza quella parte che appartiene ad altri) 375. Il venditore potrà, quindi, dimostrare che il compratore avrebbe acquistato la cosa senza la parte d’altri e costringerlo, così, a pagare il prezzo proporzionalmente diminuito; oppure, viceversa, egli potrà anche dimostrare l’opposto. Tuttavia, è d’altro canto vero che tale norma consente anche al compratore, se lo desi dera e ne ha interesse, di dimostrare che avrebbe concluso il contratto anche senza quella parte altrui e di divenire, quindi, proprietario della porzione del bene 374 L a giur is pr ud e n z a mag g ior it aria ha a ffer mat o c he l'ar t. 14 55 cod . c iv . p o ne u na r e go la d i p r o p or zi o na li tà i n vir tù d el la quale l a ri s olu z io ne d e l vi nc ol o co nt r at tua le è c ol le g ata un icame n te a ll' in ad em pi me nt o d e lle o b bl ig a zi o ni c h e ab bi an o u na no te v o le r il e van z a ne ll'ec o n om ia d el rap p ort o , per l a cui val u ta zi o ne occ or r e te ne r c o nt o d e ll'e si ge n za d i ma n te nere l'equil i bri o tr a pre s ta z io n i d i eguale pe s o, talc hé l 'i m p or t a nz a d ell' i nad em p im en to n o n d eve es sere i nt esa in se ns o su bie t tiv o , i n r e la zi o ne a lla s ti ma c he la p arte cred itr ice a b bia p o t ut o fare d el pr o pr i o i nte r e s se vi ola t o , ma i n se ns o ob ie tt iv o i n re la zi o ne al l'at t itud in e d ell'i nad e m pi me nt o a tur bar e l 'equi li br io c o n trat t uale ed a reag ire s ull a ca usa d el co nt r at t o e su l c omu ne i nt e n t o ne go z iale ( v. Ca s s. , 1 3 fe b bra i o 1 990 , n . 104 6, i n Gi us t. c iv . Ma ss . , 19 90 , fa sc . 2; Ca ss . , 23 mar z o 1 9 91, n . 3 156 , i n Gi u st. c iv . Ma ss . , 199 1, fa sc . 3 ; Ca ss ., 29 se t tem br e 19 94, n . 79 3 7, i n G i ust . c iv . M as s . , 1 994 , p . 116 9; Ca s s. , 28 mar z o 1 995 , n . 36 69 , i n Gi u st . c i v . Ma s s . , 19 95 , p . 71 0; C as s. , 26 lug li o 200 0, n. 98 00 , in Gi u st. c iv . Ma ss . , 2 00 0, p . 163 2) . Al tra g iur is p rud en z a p o ne l’ac c e n t o su lla f i d uc ia che si po s sa a nc ora nut rire s ul fu tur o corre tt o com p or ta me nt o d e l la pa r te i nad e m pie nt e (v . Ca s s. 2 3 fe b brai o 1 98 1, n. 107 8, i n Gi us t. c iv . M as s . , 198 1, fa sc . 2 ; Ca s s. , 1 7 l ug li o 19 79, n . 418 7, i n G i us t. c iv . Ma s s . , 197 9, fa sc . 7 ). Se c o nd o Cas s. , 28 m ar zo 2 00 6, n . 70 83 , i n G i ust . c iv . Mas s ., 20 06 , fasc . 3 (i n se n s o c o nf or me , v . a nc he Ca s s. , 7 fe b bra io 2 00 1, n . 17 73 , in G iu st . c iv . Ma ss ., 20 01 , p. 22 4) , ne l valu tare la n o n sc ar sa i m p ort a nz a d el l'i nad e m pi m en to , i l giud ic e d e ve ave r e r i gua r d o a ll' i ntere s se d e ll'a lt r a pa rte val uta te at tra vers o d i u n d upl ic e c r it e r i o : i n pr im o lu og o , sul la ba se d i u n pa rame tr o o gge t ti vo , at t raver so la ve r if ic a c he l' in ad e m p i me n t o ab b ia i nci s o i n m i sura a p pre z za bile nel l'ec o n om ia com p le ss iva d e l r a p por t o (i n a stra t t o, pe r l a sua e nt i tà e , i n c onc ret o , i n re la zi o ne al pr e giud i zi o e ffe tt iva m e n te causa t o al l'al tr o co n trae nt e) , sì d a d ar lu o g o ad un o squi li br i o se n si bi le d e l s ina lla g ma c o ntra t tual e; i n se co nd o l uo g o, l'i n d a gi ne va com p le t ata me d i an te l a c o n sid era z i one d i e ven tua li ele me n ti d i c arat tere s og ge tt iv o, c o n si s te n ti ne l c o mp or ta me nt o d i entr am be le par ti (c ome u n atte g gia me n to i nc ol pe v ol e o u na te mpe s ti va r i par az io ne , ad o pera d e ll' un a, e u n rec ip r o c o i nad e m pi me n t o o u na pr otr at ta t ol ler an za d ell' al tra ), che po s sa n o, i n rela zi o ne al la par tic ol ar i t à d e l cas o , at te nuar e il gi ud i zi o d i grav it à, n o no s t an te la rile v an z a d e l la pr e st a zi o ne ma nca ta o r itard ata . 375 Na tur al me n te , i n que s t o ca s o, s i d eve presc i nd ere d all a ric o n o sci bi li tà per il ve nd i t or e c he i l c o m pra t ore a vre b be a cquis ta t o o me n o la c o sa s ol o par z ial me nte se ave s se s a pu to d el l’a ltr ui tà. 165 compravenduto spettante al venditore. La dimostrazione più evidente che egli avrebbe acquist ato lo stesso risiederà nella richiesta dell’acquirente di riduzione del prezzo. Sotto il profilo degli interessi, l’art. 1480 cod. civ. tutela, in altri termini, anche (e forse soprattutto) l’interesse del compratore alla conservazione del contratto, ossi a ad essere riconosciuto titolare, comunque, di un diritto sulla cosa. È questa, ad avviso di chi scrive, la vera ratio sottesa al disposto in commento: quest’ultimo rappresenta un presidio dell’interesse dell’acquirente a non veder frustrata la possibilità di divenire, in ogni caso, proprietario di un diritto sul bene. Risulta, in altri termini, necessario assicurare che l'interesse del compratore alla sostanziale conservazione degli impegni assunti non sia eluso da fatti ascrivibili al venditore 376. L’art. 1480 cod. civ. presuppone, infatti, per la sua applicabilità, che si possa verificare, al tempo della conclusione del contratto, un effetto reale, ancorché limitato, ed è questo effetto che deve essere tutelato. L’interesse del compratore si pone, sul pian o del bilanciamento degli interessi in gioco, in una posizione primaria di meritevolezza di tutela rispetto a quella del venditore, poiché la fattispecie codificata dall’art. 1480 cod. civ. prevede un acquirente in buona fede ed un alienante, nella stragra nde maggioranza dei casi, consapevole dell’inganno. Deve, pertanto, tenersi in maggiore considerazione l’interesse del primo a conseguire, comunque, un risultato traslativo seppur parziale, conservando così, almeno in parte, gli effetti del negozio, in ossequio ai principi di conservazione del contratto e di protezione della buona fede. La tutela dello stato soggettivo del compratore, a cui è finalizzata la disciplina prevista dall’art. 1480 cod. civ., non può dunque che condurre ad un’interpretazione del p recetto negoziale de quo che tenga in maggiore considerazione la presumibile volontà del compratore, più che quella del venditore, il quale sarà tenuto a sopportare le conseguenze del suo inganno. Occorre, pertanto, soprattutto avere 376 Cfr . Ca ss . , 1 4 m ar zo 19 8 6, n . 1 741 , i n Gi u r. it ., 1 986 , I, p . 6 73 . 166 riguardo a quella che, in concreto, sarebbe stata la volontà di quel determinato acquirente 377. Indice evidente della determinazione volitiva del compratore del bene sarà rappresentato dalla eventuale sua richiesta di accertamento della proprietà della cosa (e di consegna della medesima) nei limiti del diritto di cui il trasferente è titolare e di riduzione del prezzo. La ratio sottesa all’art. 1480 cod. civ. rappresenta una dato fondamentale da tenere a mente nella risoluzione della vexata quaestio relativa alla reale portata del la fattispecie in esame a cui si darà risposta nei paragrafi che seguono. 3.5. L E RA G IO N I O ST A T IV E A LL ’ A P P L IC A B IL I TÀ D E LL ’ A R T . 1480 COD. C IV . A LL ’ A TTO D I D ISP O S IZ IO N E D E L L ’ I N TE RO B E N E C O MU N E I N D IF E T TO D I LE G I TT I MA Z IO N E P RO Q UO T A D E L V E N D I TO RE . Secondo l’impostazione tradizionale, la vendita di un bene comune, come interamente proprio, da parte di uno solo dei contitolari deve essere equiparata alla vendita di cosa totalmente altrui. Va, innanzitutto, evidenziato come i motivi addotti per supportare tale tesi risentano o, meglio, rappresentino il riflesso condizionato degli approdi interpretativi involgenti le questioni descritte nei capitoli precedenti. Ci si riferisce, in particolar modo, alle questioni inerenti al significato da attribuite all’impiego del termine «parte» all’interno dell’art. 1480 cod. civ., alla configurazione della natura giuridica dell’istituto della comproprietà, alla nozione di quota indivisa ed agli effetti del relativo atto di disposizione. Tuttavia, le ragioni asseritamente osta tive all’applicabilità dell’art. 1480 cod. civ., all’atto di disposizione del bene comune in difetto di legittimazione pro quota del venditore, formano un coacervo di riflessioni per lo più di tipo sillogistico e solo apparentemente persuasivo. 377 I n tal se n s o, v. R U B I N O , La c omp rav e n dita , c it ., p . 3 75 . 167 Venendo al nucleo centrale del problema, uno dei primi motivi che hanno indotto gli interpreti ad equiparare la vendita di cosa comune alla vendita di cosa interamente altrui risiede nell’impiego ad opera del legislatore, nel delineare la fattispecie di cui all’art. 1480 cod. civ., delle locuzioni «parte» ed «in parte». L’uso di tali espressioni, sulla base di un’interpretazione perspicuamente letterale delle stesse, ha fatto ritenere che il disposto in questione si riferisca unicamente al caso in cui venga alienato p er intero un bene di cui il venditore è proprietario solo di una porzione materiale 378. La scelta legislativa di avvalersi di questi due lemmi ai fini descrittivi della fattispecie è stata percepita, quindi, come sintomatica della chiara riferibilità dell’ar t. 1480 cod. civ. soltanto all’ipotesi di vendita di una cosa in comunione pro diviso. Di conseguenza, a detta di questa opinione, fintantoché permane lo stato di comunione pro indiviso, ove la cosa è di tutti e le sue parti materiali non spettano singola rmente a nessun condividente, la porzione appartenente al venditore, in realtà, non può dirsi esistente e, quindi, il contratto non sarebbe idoneo a produrre effetti reali immediati 379. Ne consegue che, in ragione dell’impossibilità che si attui alcun trasfe rimento del diritto dominicale su di un bene determinato (o porzione di bene, che dir si voglia) e della buona fede del compratore, si applicherà allora l’art. 1479 cod. civ. che contempla l’ipotesi di inattuazione completa dell’effetto traslativo. Gli eff etti reali potranno essere al più subordinati alla circostanza che il bene oggetto di disposizione venga attribuito in sede di divisione 378 V . G R E C O - C O T T I N O , D el la v e nd ita , c it ., p. 1 82; R O M A N O , V e ndi ta. Co nt ratt o e sti mat or i o , c it ., p . 88 ; R U B I N O , La c o mp rav e nd ita , ci t ., p . 3 79; F R A G A L I , La c om u n io n e , i n T ratt . di r . c iv . c omm . , d iret t o d a C I C U -M E S S I N E O , X I II , 2 , Mi la n o, 197 8, p p . 4 90 s s . ; F E D E L E , La c om u n io n e , ci t ., p . 260 ; B R A N C A , Co mu n i on e . Co nd o mi ni o n eg li ed if ic i , i n Co mm . c od . c iv . , a cura d i S C I A L O J A -B R A N C A , L ibr o I II. D el la p r opr ie tà. A rt. 110 0 - 11 72 , B ol o g na - R oma , 198 2, p . 13 8, il q uale a fferma , es pre ssa me n te , c he «ta le ar t ic ol o, p arl and o d i c o sa par z ial me nte al tru i, allud e sicur ame n te a u na po r z i o ne ma te r iale , c ome si evi nce se n o n al tr o d al l e par ole “quel la par te d i c u i n on è d ive nu t o pr o prie tar i o ”, e perci ò n o n è e s te n si bi le a occ hi c h iu si a lla ve nd i ta d i c o sa a pp arte ne n te ad a lt r i pr o i ndiv is o pr o p art e ». 379 G R E C O -C O T T I N O , D el la v e ndit a , ci t ., p. 182 , seco nd o i qua li «s i n o a ch e perd ur a l o s ta t o d i i nd ivi si o ne , la fe t ta a nc ora n on e s is te e pare i ne vit ab ile l’a s si mil a zi o ne d e l ne g o zi o al la ve nd it a d i co s a t o tal me nte al tru i» . I n se n s o co nf or me , v. M I R A B E L L I , I s i ng ol i c on tra tti , ci t ., p . 62. 168 all’alienante. Pertanto, chi vende un bene comune, di cui è solo contitolare, dispone, in realtà, di un bene che non gl i appartiene del tutto. Tale soluzione appare, a maggior ragione, tanto più vera se si accoglie l’opinione di quanti ritengono che il diritto di proprietà sulla cosa comune sia nella titolarità dell’ente comunione e non del singolo partecipante. La collettività, infatti, sarebbe qualcosa di distinto dalla somma atomistica dei condividenti: in questa prospettiva, il bene comune appartiene al nuovo soggetto giuridico ed i singoli comproprietari non sono titolari di tutta la cosa, ma soltanto di porzioni di e ssa che però non si conoscono e che, dunque, non possono essere oggetto di trasferimento. Pertanto, si è affermato che «chi, come me, pensa che sia proprietario l’ente comunione, dovrebbe vedere nel rapporto una vendita di cosa, se non totalmente altrui, certo non propria e perciò ritenere applicabile l’art. 1479 che accorda il potere di risoluzione senza l’alternativa consentita dall’articolo seguente» 380. Tuttavia, anche qualora non si aderisca alla teoria ricostruttiva che scorge nella comunione la struttu ra della personalità giuridica, si è rilevato come la cosa nel suo insieme non appartenga, in ogni caso, in toto, al disponente e, pertanto, pur essendo giuridicamente individuabile la quota sul tutto spettante al venditore, non lo sarebbe la parte concreta, idonea a costituire, almeno essa, oggetto di immediato trasferimento 381. Peraltro, si è detto che la stessa natura dichiarativa della divisione, in base alla quale ciascun condividente si considera come se non avesse mai avuto la proprietà dei beni a lui non assegnati, sembra suggerire una soluzione della vicenda analoga a quella qui prospettata come l’unica realizzabile: potendo perdere il venditore, retroattivamente, all’esito divisionale che lo ha visto non assegnatario della cosa, il diritto di proprie tà sulla stessa, egli, al tempo della 380 Co sì B R A N C A , C om u ni o n e . C o nd om i ni o n eg li edi fic i , c it ., p . 1 39 . 381 G R E C O - C O T T I N O , D e ll a v e ndit a , c it ., p. 182 . 169 conclusione del negozio dispositivo, non poteva conseguentemente che aver venduto un bene totalmente altrui. Diversamente opinando, si rileva che il compratore ingannato sarebbe improvvidamente obbligato ad attendere l ’esito della divisione affinché il rapporto sia regolato una volta per sempre, dato che non si verificherebbe né si potrebbe verificare immediatamente alcun effetto reale 382, in ragione dello stato di pendenza e di «precarietà» immanente al regime comunitari o. Atteso che un simile esito non appare ragionevole, non resterebbe che applicare l’art. 1479 cod. civ. alla fattispecie in esame. Né si potrebbe ritenere che il contratto così concluso si converta in un negozio condizionato all’evento della divisione, poiché le parti non avevano né previsto, né concordato l’apposizione di una simile clausola 383. D'altra parte, si è detto, stante la completa inattuazione dell’effetto reale, anche se si ammettesse che il compratore possa chiedere la riduzione del prezzo, egli poi correrebbe il rischio – nel caso di indivisibilità della cosa e di attribuzione della stessa ad altro condividente diverso dal venditore – di non vedersene assegnata alcuna, rendendo di fatto inaccettabile un simile risultato. Infine, si è considerato 384 come, a ben vedere, sussista un’ulteriore ragione ostativa all’invocabilità dell’art. 1480 cod. civ. alla fattispecie de qua: prima dell’avvenuta divisione, rimarrebbe indeterminato l’oggetto del contratto, in quanto sarebbe incerto se al compratore spetti, alternativamente, una parte della cosa, l’intero bene o, ancora, nessun cespite. Si verificherebbe, quindi, un differimento ineluttabile nella determinazione dell’oggetto dedotto nel contratto ed il negozio si considererà in itinere sino al momento in cui la divisione non avrà fatto chiarezza in merito all’oggetto stesso, determinandolo e consentendo così la produzione di effetti reali. Negata così – a detta di questa opinione – l’applicabilità dell’art. 1480 cod. civ. alla vendita di cosa comune come i nteramente propria 382 B R A N C A , C o mu n i o ne . C o n dom i ni o n eg li edi fic i , ci t. , p . 1 39. 383 B R A N C A , ul t. op . c i t . , p. 139 . 384 F R A G A L I , La c om u ni o n e , c it ., p . 4 45 . 170 da parte del singolo comproprietario, al cessionario non più ignaro dell’altruità del bene non rimarranno che due strade: potrà chiedere, immediatamente, la risoluzione del contratto, in applicazione del primo comma dell’art. 1479 cod. c iv., ovvero, in alternativa, potrà, per un verso, attendere che il venditore si renda acquirente delle quote di cui gli altri comproprietari sono titolari o, per altro verso, aspettare che il cedente divenga assegnatario del bene dopo aver chiesto la divisione 385. Nel caso in cui il compratore opti per quest’ultima scelta, si aprirà la strada ad una crestomazia di ipotesi che meritano di essere trattate separatamente. Innanzitutto, la cosa comune, in seguito alla divisione, potrebbe essere assegnata interamen te al venditore. In questo caso, si ritiene che il compratore divenga direttamente, all’esito divisionale, titolare del diritto sul bene, per effetto dell’apporzionamento della cosa nella sua interezza a favore dell’alienante, senza bisogno che quest’ultim o, assegnatario dell’intero cespite, compia alcun negozio di trasferimento 386. Infatti, come si è precedentemente sottolineato, in ragione dell’originario contratto di compravendita di cosa (totalmente) altrui, ormai perfezionato, l’acquirente diviene titola re del bene nel 385 Il c om pr a t or e , d ifa tt i, sec o nd o que s ta i m po s ta zi o ne , n o n acqu is ta nd o, in r e al tà, alc u n d i r i tt o d al ve nd i t ore e n on d ive ne nd o c o n se gue nt eme nt e (c om ) pr op r ie tar i o d e l la c o sa, n o n sa reb be l eg it ti mat o a c hied e r e l o sci o g lime n t o d ella c omu n io ne , le g i tt i ma zi o ne che i n vece co n t inue re bbe a s pe t tare all ’ alie na n te s ot t o il c ui im pu ls o d ovr à e seg uir si la d iv i si o ne. Il c o m pra t ore, ve nu to a co n osc e n za d e ll ’a ltr u i tà d e l c es p ite , a s seg ner à d u nque a l ve nd it ore un ter mi ne p er chie d e r e , se p os s ib ile , lo sci o gl ime n t o d el la com un i o ne e l ’a sse g na zi o ne d ell’ i nte r o be ne al lo s te s s o. Per ta n to , i n que st o c as o, l a n or male o b bl iga z i o ne d el vend it or e d i pr oc ur ar e l’ acqui s t o si arri cch i rà d i u n nu ov o me z z o d i ad e m pi me nt o , d a t o d a ll ’ as se g na z i on e d el bene i n sed e d i d ivi si o ne . V. F E D E L E , La c om u ni o n e , c i t. , p . 259 . Tu tta via , pa rte d ella d o t tri na am me tte che il com pr at or e p o ss a e se r c it ar e l’a z i one surr o ga t oria e, qui nd i , c hied ere la d iv is io ne . V. B R A N C A , C o m u ni o ne . C o nd om i ni o n eg li e di fic i , ci t. , p. 31 5; F E D E L E , ult . o p. c it . , p . 259 . I n g iur i s pr ud e n za , v. C as s ., 31 ge n nai o 196 7, n . 28 6, i n F or o it ., Re p. 19 67 , voc e D iv i si o n e , n . 37 . 386 Cfr . B R A N C A , C om u ni o n e . C o nd om i ni o n eg li edi fic i , cit ., p . 1 40 ; R U B I N O , La c omp rav e ndit a , c it ., p p. 37 9 -3 80 , il qu ale per ò d i s ti n gue l ’i p ote s i n or ma le (q uella in cui il c om pr at or e a t te n d e so la me nte l a d iv is i o ne ) d a quell a i n cui e gli , nel frat te m p o , p r e te nd e i l c o mp o s se ss o ed i l g od i me n to d e lla c o sa al vend i to re . I n t al cas o, a d e tt a d i que s t o Au to re, l ’acqu ire nt e ri n uncerà taci ta me nte a l d i rit t o d i chie d e r e la r i so lu zi o ne q ual ora l a c os a ve n ga a ss e g nat a s o lo i n par te al su o d a n te causa , ma n te ne nd o s ola me n te i l d iri t t o ad o tte n ere una rid uz i o ne d el p r ez z o. I n mer i t o a qu e s ta p o si zi o n e , v . i n fr a i n qu es t o para g ra fo . 171 momento in cui il venditore ne consegue la proprietà. Al compratore saranno, dunque, in questa evenienza, precluse sia l’azione di risoluzione, sia quella di riduzione del prezzo, avendo egli conseguito il risultato traslativo promesso. Secondariamente, per converso, può darsi l’ipotesi opposta in cui all’alienante non venga a spettare, in seguito alla divisione, né interamente né in parte, il cespite comune. A tal punto, al compratore non rimarrà che chiedere la risoluzione del contratto di acquisto per inadempimento del venditore dell’obbligo di trasferire la proprietà della cosa, oltre l’eventuale risarcimento del danno, ai sensi del secondo comma dell’art. 1479 cod. civ. In terzo luogo, infine, potrebbe accadere che, in sede divisionale, venga assegnata al cedente solamente una porzione materiale della cosa. Il compratore che abbia allora atteso lo scioglimento della comunione potrà, se ne ha interesse, acquistare la parte spettante al venditore, salva la riduzione del prezzo della comprav endita 387. Si applicherà, in altri termini, in questa vicenda, il meccanismo previsto dall’art. 1480 cod. civ. Invero, in questo caso, all’esito della divisione, l’alienante è divenuto titolare di una parte materiale del bene e, quindi, si realizzerà, seppur in un tempo differito rispetto alla conclusione del contratto di vendita, la fattispecie descritta dall’anzidetta norma. Pertanto, sino alla divisione troverà applicazione l’art. 1479 cod. civ.; dopo la divisione, si applicherà, invece, l’art. 1480 cod. civ., a condizione che il venditore sia divenuto assegnatario di una parte materiale del bene comune 388. Giova, infine, per completezza, riportare la peculiare presa di posizione di alcuni autorevoli interpreti 389, i quali – pur negando che l’art. 1480 cod. civ . possa essere invocato nel caso in cui un 387 M I R A B E L L I , I si ng o li c o nt ratti , c it . , p. 62 ; B R A N C A , C om u n i o ne . C o nd o mi ni o n egl i edi fic i , c it ., p . 140 . 388 G R E C O -C O T T I N O , D el la v e nd ita , c it ., p. 18 2; R U B I N O , La c o mprav e nd ita , cit ., p . 3 79 . 389 Ci s i r ife r i sc e a B R A N C A , C om u ni o n e. C on do mi n i o n egl i e di f ic i , ci t. , p p. 1 40 141 ; F R A G A L I , La c o mu n io n e , p . 4 92 ed a ll a ric o str u zi o ne effe t tua ta, se p pur in term i ni pr o ba bi li s tic i, d a R U B I N O , La c omp rav e ndit a , ci t ., p . 3 80 . 172 compartecipe venda al terzo, come propria, la cosa comune – sostengono che nulla impedisce al cessionario di «accontentarsi di una riduzione del prezzo e del risarcimento» 390 del danno, chiedendo al venditore il compossesso ed il godimento del bene nei limiti del suo diritto di comproprietà. Infatti, sarebbe «chiaro, con ciò, che egli considera la vendita quale alienazione del diritto del suo dante causa» 391. In tal modo, la compravendita di cosa totalmente altrui diviene vendita del diritto di comunione e la decisione dell’acquirente (formalizzatasi nella richiesta del compossesso e della riduzione del prezzo) «trasforma il contratto in vendita della quota astratta del venditore» 392. Tale ricostruzione appare incoerente. Il punto di partenza, che costituisce poi il limite, di questa teoria è rappresentato dall’impossibilità di applicare l’art. 1480 cod. civ. alla vicenda negoziale che qui interessa. Sulla base di questo presupposto, va valutata l’affermazione secondo cui la decisione assunta dal compratore, non più ignaro dell’altruità del bene, di chiedere la riduzione del prezzo senza attendere la divisione comporterebbe l’applicazione, anziché dell’art. 1479 cod. civ., del disposto successivo: ebbene, tale scelta dell’ acquirente, a voler essere coerenti con l’anzidetta premessa, non potrebbe condurre all’applicazione di una fattispecie diversa, ossia quella della vendita di cosa parzialmente altrui, che si è esclusa ab origine. Tali due norme configurano, infatti, due ipotesi diverse, aventi presupposti dissimili e da cui promano effetti anch’essi distinti 393. Tale ricostruzione sembra, quindi, in contraddizione con l’affermata e presupposta inapplicabilità, al caso di specie, dell’art. 390 Co sì B R A N C A , C om u ni o n e . C o nd om i ni o n eg li edi fic i , c it ., p . 1 40 . 391 Co sì B R A N C A , u lt . op. c it ., p . 1 40 . 392 Co sì R U B I N O , La c o mpra v e ndit a , c it ., p. 380 . 393 Bas ti pe n sar e c o me ne ll ’u n cas o si c o n se nt a, s ol ame nte e c o mu nque , l a ris o lu zi o ne d e l c on tr a t t o e gi am mai la rid u zi o n e d el pre z z o; me n tre, n ell’ al tr o cas o, la r is o lu zi o ne sia su b ord i na ta a lla pr ov a che i l c om pra t ore n o n avre bb e acqui st at o l a c os a se n za que lla p arte a pp arte ne n te ad a ltr i, co n la c o ns e gue n za che , i n c a s o d i r is p o st a ne ga ti va, a ll ’acqui ren te n o n s pe tte rà c he u na r id u zi o ne d el pr e z z o. I ns o m ma, qui d ue s o no l e fat ti s p ecie e d iver se s o n o le ip ote s i d isc ip li na te , sia i n r e l az i o ne a i pres up p o s ti , s ia a vut o a ri guard o a g li ef fet ti . 173 1480 cod. civ. Una volta che si è negato che il disposto in esame contempli l’ipotesi in cui il venditore è titolare di una quota ideale del cespite ed una volta ritenuto, conseguentemente, che al compratore, per i motivi anzidetti, non possa essere trasmessa immediatamente la quota spetta nte al venditore, non si vede poi come sia consentito, al contrario, sostenere che l’acquirente possa, ciò nonostante, invocare l’applicabilità dell’art. 1480 cod. civ. Delle due l’una: o tale disposto, nel descrivere la sua fattispecie applicativa, ricomp rende anche il caso in cui ci si trovi di fronte ad una comunione pro indiviso, oppure esso si riferisce, unicamente, all’ipotesi di un difetto di legittimazione, in capo al venditore, di una pars quanta dell’intero bene. Non è dato capire come possano com binarsi tra loro queste due contrastanti soluzioni, prima affermando l’applicazione solo dell’una e poi consentendo a certe condizioni l’applicabilità anche dell’altra norma, senza incorrere in un ragionamento aporetico. 3.6. IL R E A LE C O N C E T TO « P A RZ I A L E DI A LI E N IT À » CON RIF E R I ME N TO A L L ’ O G G E T TO D E LL ’ A TTO E , P IÙ I N P A RT IC O LA R E , A L L ’ O G G E T TO DEL C O N TR A T T O DI C O MP R A V E N D I TA DI COSA P A RZ IA LM E N TE A L T R U I . Il dato sicuro di partenza per l’analisi del concetto di «parziale alienità» sotteso alla fattispecie in esam e risiede nella constatazione che la costruzione concettuale della nozione di «parte» in senso oggettivo di un bene e, più in generale, la teoria dei beni non possono dirci molto sulla portata applicativa di tale concetto. La compravendita di cosa parzial mente altrui involge, infatti, delle questioni ermeneutiche che riguardano unicamente la configurazione dell’oggetto del negozio e, più in generale, le teorie dei diritti sui beni: l’art. 1480 cod. civ. fa riferimento ad una situazione in cui sono i diritti e non le cose ad essere immediatamente coinvolti. Si è detto che nella compravendita ciò che viene trasferito dal dante causa all’avente causa è il diritto reale che cade sulla cosa e non, 174 invece, la cosa in sé e per sé considerata: il primo costituisce l’oggetto immediato del contratto, la seconda è oggetto immediato solo del diritto, ma non del negozio traslativo 394, in quanto la circolazione di beni è, in realtà, circolazione di diritti. Anzi, è l’esistenza oggettiva del bene a rappresentare il presuppos to affinché possa attuarsi quel trasferimento immediato del diritto sulla cosa che è contemplato come effetto naturale della compravendita dal combinato disposto degli artt. 1376 e 1470 cod. civ. Pertanto, occorre rivolgere lo sguardo all’oggetto dell’atto e non alla teoria dei beni per comprendere il significato del concetto di «parziale alienità» a cui fa riferimento l’art. 1480 cod. civ. Il problema della definizione dell’oggetto del contratto, come categoria concettuale, è stato al centro di grandi disc ussioni dommatiche fortemente dibattute in dottrina 395 ed è stato risolto, a seconda delle opinioni, ora guardando alla cosa 396, ora agli interessi regolati 397, ora alla prestazione 398 od all’oggetto della stessa 399 dedotti 394 R U B I N O , La c omp rav e ndit a , ci t ., p p . 7 5 s s . 395 Il pr o ble ma d e l la d ef in i zi o ne d el l’ o gge t to d i un c o ntr at t o è s ta t o affr on ta t o d a nume r o s i Au to ri se nz a g iu ngere a d un’ o p in i o ne co nd iv isa . Ta nt ’è che t alu ni ha n n o ad d i r i ttu r a s o s ten ut o l ’i nu ti li t à d ella teo ria d e ll ’o g ge tt o : v. G O R L A , La t e or ia d e ll ’o gg e tto d e l c on tra tt o ne l di ri tt o c o nti n e nta le , i n J us , 1 953 , p p. 28 9 ss . ; I R T I , D i sp o siz io n e te st ame nt ari a rim e ssa a ll ’a r bit r io al tr ui , M ila n o, 1 967 , p p. 1 28 ss . A lt r i, i n ve c e , ha n n o s o tt o li nea t o il li mi ta to r ilie v o che t ale te o ria pu ò as sume r e ne l m o nd o g i ur id ic o : v . B E T T I , Te o ri a ge n era l e d el n eg ozi o gi ur idic o , i n Tr att . d ir . c iv . , d ir e t t o d a V A S S A L L I , T or i no , 19 50 , p. 2 3 7 ; B I O N D I , Le s e r v it ù , i n Tr att . di r. c iv . e c om m . , d iret t o d a C I C U - M E S S I N E O , M ila n o , 19 67 , p . 26 3; S C O G N A M I G L I O , D e i c o nt ratti i n g e n era l e. D is po si z io n i p re li mi na ri . D e i re q u i sit i d el c o ntr att o ( a rtt. 13 21 - 135 2) , i n C om m. c od . c iv ., a cura d i S C I A L O J A - B R A N C A , Bo l og na -R o ma, 1 97 0, p. 353. Per u n’ an al is i ge n erale su ll ’ og ge tt o d el c o nt rat t o, v. , ad e se m pi o, A L P A , v oc e Ogg ett o de l n eg ozi o gi u rid ic o , in E nc . g i ur . Tr ec c . , XX I V, Ro ma , 1 991 , p p . 1 s s. ; C A T A U D E L L A , S u l c o n te n ut o de l c o ntra tt o , M ila n o, 19 74, p p . 32 s s .; Z E N O - Z E N C O V I C H , Il c o nte n ut o d el c o ntr att o , in I c o ntr atti in g e n era le , d iret t o d a A L P A - B E S S O N E , I II , I re q ui si ti d el c o ntr att o , in Gi ur . s is t. d ir . c iv . c om m . , fo nd a ta d a B I G I A V I , To r i n o, 1 99 1, p p . 72 7 s s. ; G A B R I E L L I , Il c o nt e n ut o e l ’o gg ett o , i n T ra tt . dir . priv . , d ir e t t o d a R E S C I G N O , I c ont rat ti , I , Il c o ntr att o i n ge n er al e , To ri n o, 1 99 9, p p. 64 1 s s. ; I D . , S to ri a e dog ma d e ll ’ ogg ett o d e l c o ntr atto , i n R iv . di r . c iv . , 2 00 4, I , p p. 328 s s. 396 V . M E S S I N E O , Il c o nt ratt o in g e ne ra le , I, i n T ratt . dir . c iv . e c om m . , d iret t o d a C I C U -M E S S I N E O , Mi la n o, 1 968 , p . 13 5; I D ., v o ce Co ntr att o , i n E nc . de l dir ., I X, Mi la n o, 19 61 , p . 8 36 ; S T O L F I , Te o ria de l n eg oz io gi ur idic o , P ad o va , 1 96 1, p p . 1 4 - 16 ; F E R R I , I l n eg oz i o g i ur idic o , Pad o va , 2 001 , p p. 15 2 s s. 397 V . B E T T I , Te o ria ge n er al e del n eg oz io gi u rid ic o , c it . , p p. 23 0 ss . 398 Rite n g on o c he l ’o g get t o d el co ntr at t o s ’id e n tif ic hi c o n il su o co n te nut o , in te s o c o me i n sie me d e l le r eg ole pred is p o s te d a lle par ti : I R T I , v oce Ogg ett o de l n eg oz i o g i ur idic o , i n N ov i ss . D i g. it ., X I, 19 68 , T or i n o, p p . 7 99 s s .; S C O G N A M I G L I O , 175 nel negozio. A prescindere dalle specific he ricostruzioni teoriche sviluppate in subiecta materia , può rilevarsi in esse una comune tendenza di fondo rappresentata da una sostanziale «dematerializzazione concettuale» dell’oggetto dell’atto, attraverso una valorizzazione del suo profilo rappresentativo o descrittivo 400. L’oggetto viene per lo più considerato nella sua accezione ideale, non essendo più concepito come un’entità reale del mondo esterno, bensì piuttosto come la rappresentazione che le parti negoziali compiono rispetto ad una certa entità naturale. Ciò che nel negozio e nella sua formazione viene primariamente in rilievo non è la cosa in sé considerata, ma i particolari rapporti relativi ad essa (la cosa «dovuta» o «promessa») 401. Ritenere imprescindibile l’aspetto materiale dell’oggetto de l contratto finirebbe col privare di oggetto 402 tutti quegli accordi in cui sono solo i diritti (od i rapporti) a rappresentare il termine di riferimento dell’attività negoziale delle parti, in assenza di un D ei c o ntra tti i n g e ne ra le . D isp o siz io n i pr el im i nar i. D ei re q ui sit i de l c o n trat to ( a rtt . 132 1 135 2) , ci t. , p p. 3 51 s s. ; C A R R E S I , I l c o nt e n ut o d el c o ntr att o , i n Riv . d ir . c iv . , 196 3, I , p p. 3 65 ss .; B I A N C A , D ir itt o c i v i le , I I I , Il c o n trat to , Mila n o , 20 00 , p p . 320 s s. Al tri , in vece, d i st i ngu o n o i l c o nt e n ut o ( nel se n so d i re g ola me nt o ne g o zia le v ol ut o d ai co nt rae nt i) d a ll ’o g ge t t o, in te s o quale ele me n to d e l co n trat t o e co s ti tui t o d al be n e d ed o tt o ne l la pr e st a zi o n e : S A C C O , I l c o nt e n ut o d el c o ntr att o , i n I l c o nt ratt o , i n Tr att. dir . c iv . , d ir e tt o d a S A C C O , II , T or i n o, 19 93 , p p. 22 s s. 399 Id e nt if ic a no l ’o g ge t t o d el co n tra t to c o n l’ o gg ett o d e lla pre s ta zi o n e d ed o tta ne l ne go z i o, o s s ia c o n i l bene : C A R I O T A F E R R A R A , I l ne g ozi o g i ur idic o ne l dir itt o p riv at o ita li a no , Na p ol i, 19 48 , p p. 57 8 ss .; F E R R I , Ca usa e tip o ne lla te or ia d el n eg ozi o gi u rid ic o , M ila n o , 196 6, p p. 1 78 s s .; G A L G A N O , I l n eg ozi o gi u ri dic o , i n T rat t . dir . c iv . e c o mm ., d ir e tt o d a C I C U - M E S S I N E O , M ila n o, 20 02 , p p. 12 1 s s . 400 Tale pr oc e s s o d i pr o gr e s siv a id ea li z za z io ne d e l l’ og ge tt o d e l ne go z i o è st at o per c e pi t o d a G A B R I E L L I , S to ria e d ogma d el l ’ ogg ett o d el c o ntr att o , ci t ., p. 345 . Co nt ra , cf r . M E S S I N E O , I l c o nt ratt o i n ge n er al e , ci t. , p. 1 35 ; I D . , vo ce C o nt ratt o , ci t . , p. 8 3 6; S T O L F I , T e or ia del n eg oz io gi u rid ic o , ci t . , pp . 1 4 - 16 ; F E R R I , Il n eg ozi o gi ur idic o, c i t ., pp . 15 2 s s ., se c o nd o i qual i l’ o gg ett o d el co n tra t to sare b be quel be ne c he c o st itu i sc e i l p un to d i r iferi me n to o g ge tt iv o (ad e s. la c o sa ed i l pre z z o nel la c o mp r a ve nd i ta ) d e gli s pe c ific i i n tere s si d i cui, at tra ver so il co n tr att o , si in te nd e d i s p or r e . L ’ og ge tt o sar e b be c os ì co m pre n siv o ol tre c he d el le c os e, a nche d i tut te que l le ut il ità , anc he in co rp or ali , ch e po s s o no c o st itu ire i l pun t o o gge tt iv o d i r i fe r i me nt o d i u n i n te r e sse . 401 Pe r ta nt o , u no ste s s o b e ne (ad e se mp i o un im mo b ile ) p uò v en ire i n rilie v o s o t to l’ as pe tt o d e ll’ a pp arte ne n za a s s olu ta ( pr o prie tà , ve nd ita ) o lim it ata me n te al su o g od ime n to (l oca zi o ne , co m o d at o, etc . ). C o sì R U S S O , V e ndi ta e c o n se n s o tra sla tiv o , i n C om m. c od. c iv . , f o nd a t o d a S C H L E S I N G E R e con ti n uat o d a B U S N E L L I , S ub a rt . 1 470 , Mi la n o, 201 0, p . 13 . 402 Si r ic or d a c he l ’o g ge t to c o s ti tui sce u n requi si t o es se n zia le d i og n i co nt rat t o ex ar t. 13 25 c o d . c i v. 176 collegamento con un’entità del mondo esterno 403. Quando i contraenti dispongono di diritti o si limitano ad accertare l’esistenza di rapporti, non assume rilievo alcuno la cosa, atteso che né i diritti né i rapporti non possono essere considerati beni o cose 404, stante la diversità concettuale esistente tra t ali due nozioni. Ne consegue che l’oggetto dell’atto «guarda» al regolamento contrattuale nel momento dinamico, in senso ideale, costituendo la rappresentazione programmatica del bene ricostruita secondo la comune intenzione dei contraenti 405. In relazione, poi, al più specifico profilo della compravendita, possono astrattamente venire in rilievo tre diversi oggetti della stessa. Essi sono dati dalla cosa o dal bene che costituisce l’oggetto del diritto trasferito, dal trasferimento del diritto verso il pag amento di un prezzo e dal diritto che viene trasferito verso il corrispettivo di un prezzo 406. Quanto alla prima definizione, si sono già evidenziate le ragioni per le quali la cosa nella sua concreta esistenza non può essere considerata oggetto immediato de l contratto. Tuttavia, è pur vero che, in alcune disposizioni codicistiche, il bene materiale venduto viene in evidenza prima ed anche al posto del diritto insistente sullo stesso: si pensi, ad esempio, alle norme previste in tema di vizi della cosa (artt. 1490 ss. cod. civ.) od alla garanzia sulle qualità promesse (art. 1497 cod. civ.). In queste disposizioni, l’entità materiale viene percepita come costituente l’oggetto proprio della compravendita. Si tratta, però, di ipotesi specifiche che non possono es sere elevate al rango di 403 Si pe n si, ad e se m p i o, a ll ’o g get t o d i u n pat t o d i n o n c o nc orre n za. 404 V. S C O G N A M I G L I O , I nt erp re tazi o n e d el c o nt ratt o e i nt er e ss i d ei c o ntr ae nt i , Pad o va, 19 92 , p . 2 75 ; F U R G I U E L E , V e ndi ta di «c os a f ut u ra» e a spe tti d i te or ia d el c o ntr att o , Mil an o , 197 4, p. 1 35 ; I R T I , D isp o siz i on e t es tam e nta ria r im es sa al l ’arb it ri o altr u i , Mi la no , 19 67 , p . 1 29; G A B R I E L L I , S to ri a e d ogm a de ll ’ ogg ett o de l c o nt rat to , cit ., p. 3 34; M I R A B E L L I , D ei c o ntr atti i n ge n er al e , i n Co m m. c od . c iv . , T or i n o, 19 80 , p . 1 74 . Ne c o n se gue c he i c ar atte r i pr o pr i d e ll ’o g get t o, os s ia la p o ss i bi li tà, lice it à , d ete r m i na te zz a o d e te r mi na bi li tà , d o vra n n o e s sere r iferi ti al la pr os pe tta z i o ne d ella c o sa c he i c o ntr ae n ti ha n n o c o mp iu to ne l ne g oz i o e n o n al la c o sa s te ss a. 405 I R T I , D isp o siz i on e t e stam e nta ria r im es sa a l l’a rbi tr io a ltr u i , c it . , p. 14 0. 406 R U S S O , V e ndit a e c o n s en s o tra sla tiv o , ci t. , p. 22 . 177 regola generale 407 posto che, se davvero così fosse, si dovrebbe conseguentemente escludere che il negozio con cui si trasferisce la titolarità di un mero diritto di credito possa essere disciplinato dall’art. 1470 cod. civ. Si deve, quindi, guardare alle ultime due sopraccitate definizioni per individuare l’oggetto del negozio de quo. Le stesse possono, a ben vedere, dirsi equivalenti, poiché – pur se con parole parzialmente difformi – descrivono un medesimo concetto 408. Il vero è allo ra che è il diritto trasferito verso il corrispettivo di un prezzo a costituire l’oggetto primario ed immediato del contratto di compravendita 409. Il bene viene in rilievo solo come oggetto mediato del contratto poiché costituisce l’oggetto immediato del sol o diritto di cui si vuole il trasferimento, così come è configurato in via programmatica dalle parti nel negozio. È chiaro che, in termini generali, può dirsi che sia l’oggetto ideale (diritto sulla cosa), sia quello materiale (la cosa) caratterizzano entrambi la vendita, ma in realtà solo il primo ne costituisce il vero oggetto, proprio perché ad essere compravenduti ed a circolare sono i diritti e non i beni 410. Così premesso in merito alla vendita tout court, analizziamo ora l’oggetto del contratto previs to dall’art. 1480 cod. civ. Questa fattispecie contempla un’ipotesi in cui le parti deducono nell’atto un'unica situazione giuridica soggettiva (il diritto dominicale su un bene) di cui vogliono il trasferimento, sul presupposto che questa 407 L a d iffic ol tà c o nc e tt ual e d i ind i vid ua re una n o z io ne id ea le ge nera le d i o gge tt o d e l c o ntr at t o è sta ta d a m ol ti s o tt o li nea ta, a tte s o c he ris ul t a ard uo tr ovare u na d e fi ni z i on e d i o gg e t t o d ell ’a tt o c he p os sa c o m piu ta me nte d e cli nar s i in tut te le fa tt i spe c ie n o r ma tiv ame n te pre vi s te e che p o ss a co sì ric o m pr end erl e tut te . V. G O R L A , La te o ri a de ll ’ ogg ett o d e l c o n trat to n el dir itt o c o nt in e nta l e , c it . , p. 29 5. 408 Che s i par li d i «d ir i tt o tra sfer it o » o d i « tra sfe rime n t o d i u n d ir it t o » vers o i l c or r i s pe tt iv o d i un pr e z z o se m bra e s sere una d i s ti n zi o ne li ng ui st i ca, più che c o nce ttu ale . 409 V. R U B I N O , La c o mpr av e nd ita , c it ., p p. 7 5 - 76 . Per ta nt o , se l ’u sufru t tuar io e il nud o p r o pr ie tar i o , in u n un ico d ocu me nt o, a lie na n o cia scu n o il pro pr i o d iri tt o su ll a c o sa all a s te ss a pe r s o na co n tr o il c or ris pe tt iv o d i u n pre z z o s i ha n n o d ue ve nd i te c ol le g ate ma d is ti n te . 410 Il be n e v ie n e i n r il ie v o c o me ra p pre se nt a zi o ne id eale d e lle p art i, o s sia com e be ne d ov ut o . I n o g ni c a s o, il be ne real e, i nt es o qu ale p or zi o ne d el la real t à este rn a su lla quale i nc i d o n o g li effe t ti d e l co nt rat t o, s i p o ne qua le term i ne este rn o r i s pe t t o a l c o ntr att o , c he d o vrà e s sere s ola me n te i nd icat o d al le par ti ne l ne go z i o ( o g ge t t o d e l r a p p or t o ) . V . B I A N C A , I l c on tratt o , ci t. , p . 3 21 - 32 2. 178 appartenga interamente al venditore: essi si rappresentano un diritto (od un risultato traslativo) relativo ad un bene configurato come appartenente in toto all’alienante e ne desiderano la cessione integrale. Si parlerà, a tal proposito, di cosa «dovuta» o «promessa» 411, per fare riferimento non al bene in senso oggettivo di cui i contraenti vogliono il trasferimento, ma al bene globalmente (ed idealmente) dedotto nel contratto, sul quale le parti configurano il risultato traslativo atteso 412. In questa fattispecie, il vendi tore risulta essere titolare di un diritto che non abbraccia tutta la cosa oggetto della situazione giuridica soggettiva dedotta nel contratto. Nella vicenda de qua, vengono, quindi, in rilievo due diverse situazioni giuridiche soggettive: una di spettanza all’alienante, l’altra nella titolarità di un terzo, anche se nella dimensione programmatica del (diritto sul) bene voluta dalle parti la situazione giuridica soggettiva era unica. È questo, quindi, il meccanismo descritto dalla norma in commento: si tratta, nella sostanza, di un particolare caso di vendita, in senso lato, cumulativa in cui il compratore è all’oscuro del fatto che nel contratto sono stati, in realtà, considerati in modo unitario due diritti insistenti sull’unica cosa oggetto del programma negoziale, uno dei quali (si scopre essere) appartenente a persona diversa dal venditore. L’oggetto della vendita non è, quindi, rappresentato da un’unica situazione giuridica soggettiva di cui l’alienante è legittimato a disporre. Pertanto, il concetto di «parziale alienità» sotteso all’art. 1480 cod. civ. si riferisce ad una vicenda in cui la situazione giuridica soggettiva di cui si vuole (nella dimensione programmatica) l’integrale trasferimento spetta, giuridicamente, in parte ad altri. E tale giuridic a spettanza a terzi non guarda all’oggetto del diritto, ma al diritto stesso ed in esso si esaurisce. Ne consegue che, nel caso di specie, la cosa in 411 Dis t in gue giu s tame n te t ra « be ne reale » ( ne l se n s o d i o g get t o effe tt iv o d ella c o m pr ave nd it a sul quale si p rod uc on o g li e ffet ti real i) e «be ne pr o mes s o » (o s si a d i be ne c os ì c o me i n te so d ai c on trae n ti ne l pr og ram ma c o n tr att uale ) L U M I N O S O , L a c o mp rav e n d ita , T ori n o , 1 99 8, p . 5 8) 412 Que s t’u lt im o p otr à all o ra esse re co st i tui t o d a una o più c o se i n se n so tec nic o- giu r id i c o . 179 senso oggettivo viene in rilievo se non come termine esterno di riferimento del contratto, come oggetto me diato dello stesso e da essa si prescinde per una valutazione del concetto di «parziale alienità» 413. Quel che importa è che il compratore abbia voluto acquistare il diritto interamente insistente su quella cosa dedotta nel negozio come spettante in toto al dante causa 414 e poi si scopra che la stessa è oggetto di più diritti appartenenti a diversi titolari. Che poi tali diritti si identifichino in due diritti dominicali pieni ed esclusivi aventi ad oggetto in realtà due beni oggettivamente distinti, formanti l’intera cosa «dovuta» a cui s’intendeva inerisse la situazione giuridica soggettiva originariamente dedotta nel contratto, ovvero che si identifichino in due diritti di comproprietà aventi ad oggetto quell’unico bene in senso oggettivo al quale fa riferim ento il diritto pattiziamente costituente l’oggetto del negozio, nulla cambia. Il meccanismo previsto dall’art. 1480 cod. civ. è il medesimo in entrambe le fattispecie: si configura, infatti, un risultato traslativo in cui non vi è la legittimazione comple ta dell’alienante in relazione al bene «dovuto» o «promesso». Il presupposto fondamentale per l’applicazione del disposto in esame è sempre dato dalla esistenza di due diverse situazioni giuridiche soggettive (spettanti a soggetti distinti) sul bene globalmente dedotto, in via mediata e programmatica, nel contratto. Non potrà allora non rilevarsi come l’ipotesi tradizionalmente condivisa della vendita di cosa parzialmente altrui, costituita dalla vendita di una pluralità dei beni in senso oggettivo dedotti in un unico negozio, non differisca, sotto questo profilo, da quella della vendita di un unico bene comune, come interamente proprio, da parte del singolo comproprietario. In entrambi i casi, infatti, si realizza la fattispecie di cui all’art. 1480 cod. c iv.: sia nella vendita cumulativa che in quella di cosa comune, vengono dedotte nel contratto due 413 Si è d e tt o , i nfa t ti , c he la te or ia d ei be n i no n p uò r ilev are ai fi ni d ell a com pr en s io ne d e ll a la ti tu d ine a pp lica t iva d e lla n or ma i n c o mm en t o. 414 E sul la qua le s i r ite nev a che l’a lie na n te aves se u n’ i nte gra le leg it ti ma zi o ne . 180 situazioni giuridiche soggettive inerenti a quell’unica cosa «dovuta» di cui i contraenti volevano programmaticamente il trasferimento; solo che, guardando all’oggetto del rapporto, nell’un caso esse hanno come termine esterno di riferimento due beni oggettivamente individuati, costituenti congiuntamente l’intero bene «promesso», ossia quello di cui il compratore vuole il trasferimento; nell’altro caso, invece, le due situazioni giuridiche soggettive ineriscono a quell’unico bene in senso oggettivo dedotto in via mediata e programmatica nel contratto. In entrambi i casi, l’oggetto dell’atto non è, pur sempre, rappresentato da un unico diritto di cui l’alienante possa disporre. Il concetto di «parziale altruità» sotteso alla norma di cui all’art. 1480 cod. civ. va, quindi, inteso con riferimento alla diversa appartenenza di una delle due situazioni giuridiche soggettive inerenti al bene dedotto nel contratto e co stituenti il suo oggetto unitario. Pertanto, a mente dell’art. 1480 cod. civ., la «parte di cui non è divenuto proprietario» il compratore, a cui fa riferimento la norma in esame, si identifica con la situazione giuridica soggettiva estranea alla sfera del venditore ed appartenente al terzo, la quale, assieme a quella spettante al cedente, abbraccia tutta la cosa «promessa» e considerata dai contraenti unitariamente nel negozio. Sia che il diritto alieno inerisca ad un bene in senso oggettivo diverso da quello appartenente al venditore, sia che esso abbia ad oggetto un unico bene, di cui il venditore è contitolare nei limiti della quota, quella parziale efficacia traslativa che l’art. 1480 cod. civ. presuppone come necessaria per la propria applicazione pot rà, in ogni caso, realizzarsi e l’acquirente diverrà proprietario del diritto spettante all’alienante. Si ricorda, infatti, che sussiste la generale attitudine della quota ad essere immediatamente ed incondizionatamente oggetto di un atto di trasferimento avente effetti reali istantanei, in virtù di quanto dispone l’art. 1103 cod. civ. Si è evidenziato in precedenza 415 come, nella vicenda traslativa di una parte ideale di un bene, l’acquirente del diritto del contitolare 415 Ci si r ife r is c e a qu an t o a fferma t o nel ca p. I I . 181 subentri, con effetto immediato, nella medesima posizione giuridica del suo dante causa. Il principio generale che regola la comunione è, infatti, quello della libera disponibilità della quota da parte di ogni comproprietario, il quale vanterà sul bene, nei limiti della sua porzione ideale, un diritto di proprietà incondizionato ed esclusivo 416. In tal modo, l’efficacia reale dell’atto dispositivo della quota, come prescritto dallo stesso art. 1103 cod. civ., non è condizionata o limitata dalla futura divisione del bene comune. Ne deriva che anch e nell’ipotesi in cui vi sia un difetto di legittimazione pro quota in capo al venditore, di cui il compratore è all’oscuro, quest’ultimo diverrà titolare del diritto spettante al cedente e potrà chiedere la risoluzione del contratto, ai sensi dell’art. 14 80 cod. civ., oltre al risarcimento del danno a norma dell’articolo precedente, quando deve ritenersi, secondo le circostanze, che non avrebbe acquistato il bene senza il diritto appartenente ad altri di cui non è divenuto titolare, sulla cosa dedotta nel contratto; altrimenti egli potrà solo ottenere una riduzione del prezzo, oltre al risarcimento del danno 417. 416 Salve nat ur al me nte le a ut oli mi ta z i on i che a ll'e se rci zi o d i que st a fac ol tà p os s o n o d e r iv ar e d alla v ol o n tà d e l le par ti i n tere s sa te, nel se n s o che i c o n d om i ni p os s o n o v i nc o lar si a n o n d i s p or r e d e lle pr o pr ie quo te se n o n i nd ivi sa m en te ed in sie me . V. Ca ss . 5 a pr i le 199 0, n . 2 81 5, i n G i ust . c iv . Ma ss . , 1 990 , f asc . 4 . 417 L o st at o d i c o mu ni o n e pr o i nd iv i so (a n z iché pr o d iv is o ) d el ce s pi t e com pr ave nd u t o as su me r à par tic ol are rile va n za in meri t o all ’i nd a gi ne r elat iva all ’i mp or ta n za d a at tr ib u ir e al ma nca t o acqu is t o d ella c o sa nel la sua i n ter ez za d a par te d e l c o m pr a tor e a c ui l ’ar t . 1 48 0 c od . ci v. ri col leg a l a p o ss i bil it à d i a vvale rs i d el ri med i o r is o lut or i o. L a v ol o nt à d el l’acq uire n t e d i acqu is tare la c o sa p ur se n za quella par te c he a p par t ie ne ad a lt ri sarà , i nfa tt i, d i cert o , p iù d if fic ilme n te pr ova b ile lad d ove i l c o mp r at or e n o n p os sa d iv enire ti t ol are esc lu si vo d i alcu n be ne. È e vid e n te c he ne l c aso i n c ui que s t’u lt im o d iven ga c on ti t ol are d i una co sa , egl i co rr e i l r i sc hi o d i n o n v e d ers i a s seg na t o a lcu n ces p ite all ’e si t o d el la d ivi si o ne ; me n tr e , se d ivie ne ti t ola re e sclu si v o d i al me n o u n be ne, egl i fa se n z’a lt ro sa lv o il su o ac qui st o . Per ta n t o, l’ i nt eres se ad es sere ric o n osc iu t o com u nque q uale t it o lar e d i u n d ir it t o sul la c o sa d ed o t ta nel c o ntr at t o a ss umer à mag gi or e pr e gn an z a se ta le d ir it t o r is ul ta e s sere u n d iri tt o d i pr o pr ietà t o ut c o u rt e n o n d i c om pr o pr ie tà . Una v ic e nd a in cui , pu r i n pre se n za d i u n o s tat o d i com u ni o ne d e l be ne , il c om pr at or e p otre b be e sse re «co s tre tt o » a su bi re l’a cquis t o d ella par te id e ale s pe t ta nt e al v e nd it ore (c o n c o nt es tua le rid u z i one d e l pre z z o) p otr eb be p or si ne l c a s o in c u i il val ore d e lla qu ot a a pp arte ne n te ad al tri sia d el tut t o irri s or i a ( s i pe ns i, ad e se m pi o , ad u na qu ot a d ell ’u n per mi lle su l b ene ). I n ques t o cas o , l ’ac qu ir e nte p otr à d o ma nd are f acil men te l a d iv is i o ne i n na tura d el be ne o l’a s se gn a zi o ne in via e sc lu si va d e ll o st es s o se n za ti m o re d i n o n v ed ersel o att ri bui t o e g li e ve n tua li c o st i r e la ti vi a tale pr o ced ura p o tra n n o far si r i en trare tra le v oc i d i d a nn o d i c ui e g li ha , c omu nq ue, d i rit t o ad ot te nere il ri sa rc ime n to . 182 È evidente che la vicenda circolatoria in cui viene in applicazione il disposto in commento riguarda il caso in cui la due situazioni giuridiche soggettive siano rappresentate da due diritti dominicali (sia essi pro quota od esclusivi): l’art. 1480 cod. civ., infatti, parla espressamente di «proprietà altrui». Tuttavia, ben può accadere che sul bene programmaticamente «dovuto» insistano diritti diversi da quello di proprietà. Si pensi al caso in cui un nudo proprietario alieni ad un terzo in buona fede il bene concesso in usufrutto od al caso in cui il titolare di una cosa gravata da servitù ne disponga senza menzionare la presenza della stessa: si tratta di vicende in cui si configura un risultato traslativo che vede l’alienante non completamente legittimato a disporre del godimento del bene così come dedotto nel contratto 418. Queste ipotesi vengono espressamente regolate dall’art. 1489 cod. civ., il qual e stabilisce che, nel caso in cui la cosa venduta sia gravata da oneri o da diritti reali o personali non apparenti 419, si applicherà – per rinvio – la disciplina prevista dall’art. 1480 cod. civ. 420. La norma di cui all’art. 1489 cod. civ. delinea, quindi, un caso in cui il trasferimento programmato della proprietà esclusiva di un bene non viene a realizzarsi poiché si scopre che sullo steso insistono due situazioni giuridiche soggettive, una delle quali (quella diversa dal diritto dominicale) non è nella tito larità dell’alienante 421. È evidente, quindi, il trait d’union che accomuna le due vicende circolatorie in questione e Tut ta via , i n que s ta i p o t e si , il c om pr at ore p otr à pur se m pre d im o s tra re ch’e gl i ave va i n te r e s se , pe r i pi ù vari m o ti vi , a d ive ni re immed ia tame n te u nic o ti t olare d ell’ i nte r o c e s pi te . Pe r c o n ver so , è d i t ut ta evid e n za c he la pr ova pri nc i pe d ell’ o p p o st o in te r e s se a d ive nire , i n o g ni ca s o , t it o lare d el d iri t to su l be ne , anc or c hé par zi al me nte , r is ied erà nel la ric h ies ta f or mula ta d a ll ’acqu ir en te d i d imi nu z i o ne d e l pr e z z o . 418 Ne l n e g o zi o d i c o m pr avend i ta, i nfa t ti , i l be n e era st at o c o n sid er at o com e a p par te n e n te in m o d o pie n o ed esc lu siv o all ’ alie na n te. 419 Os sia ne l c a s o i n cui il co m pra to re si a i n b uo na fed e ri s pe tt o al l a pre se n za d e gl i s te s si . 420 Par ime n ti d i c as i, c o me già si è i n preced e n z a rilev at o , per q ua nt o co nc e r ne l’ ar t . 14 84 c od . c iv. i n te ma d i evi z i one par z iale ove , anc he qu i, vi è un es pr e ss o r im and o al le no r me sul la ve nd it a d i c o sa par z ial me nte al tru i. 421 È e v id e nte c he l ’ar t . 14 89 c od . c iv . n o n trat te gg ia u n’ ip o te si d i ve nd i t a d i c o sa ( par z ial me nte ) a l tr ui i n sen s o st ret t o. Tu t tav ia, la si tua z i one g iuri d ica d el be ne e le c o nse gue n ze r e lat iva me nte ag li e ffe tt i s o n o d el tu tt o an al o gh e. 183 la ratio sottesa alle stesse appare la medesima. Non a caso il trattamento che il legislatore ha loro riservato coincide perfettamente. 3.7. S EGU E : DELL’ART. LE 1480 ( U L TE RIO R I ) RA G IO N I D E LL ’ A P P LI C A B I LI T À C O D . C IV . A LL A V E N D I T A D I C O SA C O M UN E C O ME IN TE RA ME N T E P RO P RI A . Sulla base delle premesse concettuali sopra descritte, analizziamo ora più nel dettaglio le ulteriori ragioni che possono a ddursi per ovviare alle obiezioni mosse da parte della dottrina e della giurisprudenza, tese a negare la legittimità della sussunzione della fattispecie oggetto di studio nella norma di cui all’art. 1480 cod. civ. La prima e più evidente smentita delle con siderazioni ostative all’applicabilità dell’art. 1480 cod. civ. alla vicenda de qua risiede nella indimostrata e presupposta coincidenza tra il vocabolo «parte», inserito in tale disposto, ed il concetto di porzione materiale di un bene. Si tratta di un’affermazione del tutto aprioristica posto che gli Autori che pervengono a sostenere l’asserita equivalenza semantica tra i due concetti, in realtà, non giungono a dimostrarla. La possibilità di ricorrere ad un’interpretazione letterale della norma 422 per defi nire e delimitare l’ambito della fattispecie viene, dunque, data per assodata quando, invece, tale non è. Si è visto 423, infatti, come il legislatore abbia, in generale, impiegato l’espressione «parte» in modo polisenso, adoperandolo sovente anche per richiamare il concetto di quota indivisa. Ne consegue, quindi, che l’uso polivalente del termine in questione impedisce di accordare ad esso un significato circostanziato per il sol fatto che sia presente all’interno di una precetto legislativo. In altri termini , è da escludere che possa essere ammessa un’interpretazione esclusivamente letterale di tale vocabolo, nel senso di conferire automaticamente ad esso il significato di «parte materiale di un bene» senza prima aver 422 Che d i i nte r pr e ta z io ne let terale si tra t ti a p pa re evid e nt e p o iché i l term i ne «p ar te » le t te r a lm e n te d i ve r ge d a que ll o d i «qu o ta ». 423 Ci si r ife r is c e a qu an t o r ip or ta t o s up ra ne l ca p . I. 184 interpretato, nel suo complesso ed in mod o sistematico, la fattispecie che questo concorre a descrivere 424. Tale considerazione non può, quindi, non valere anche in relazione all’art. 1480 cod. civ., ove il legislatore ha impiegato tre volte, a fini esplicativi, il termine «parte». Ebbene, appare evidente come il ritenere che la presenza di tale espressione linguistica costituisca, sic et simpliciter , la ragione per escludere dall’ambito di operatività della norma in commento la fattispecie della vendita di cosa indivisa risulti essere del tutto in giustificata 425. L’uso del lemma «parte» non può rappresentare, quindi, il fondamento normativo per desumere la portata dell’art. 1480 cod. civ. ed un eventuale suo richiamo per restringere surrettiziamente il campo di applicazione della fattispecie alla sol a comunione pro diviso appare mistificante. Insomma, quel che è certo è che la presenza di tale termine non è di per sé sufficiente per descrivere la latitudine applicativa di qualsivoglia disposto codicistico e tantomeno di quello in esame. Pertanto, da e sso occorre prescindere per fondare una ricostruzione ermeneutica dell’ambito della fattispecie che non esponga il fianco a critiche giustificate. Secondariamente, priva di pregio risulta essere l’obiezione secondo cui, fintantoché permane lo stato di com unione, non può dirsi esistente alcuna parte del bene in comune appartenente al venditore. Infatti, una porzione, ancorché ideale, della cosa è senz’altro individuabile ed essa è nella libera disponibilità dell’alienante, ancor prima del verificarsi della futura divisione. Ciascun comunista è comproprietario del cespite in relazione alla sua quota e, quindi, a ciascun condividente sarà consentito disporne con effetti reali immediati come meglio crede. 424 Se p oi , d iv e r s ame n te o p ina nd o , d av ver o co s ì f os se, l’a rt . 14 80 c od . civ . altr o n o n r a pp r e se n te r e b be c he u na f or ma mer ame nte d esc ri tt iva pe r d eli neare que lla par t ic ola r e v ic e nd a c ir c ol at or ia in cui s o n o d ed o tt i ne l c o ntr at t o d i vend it a d ue be ni in c o mu ni o ne pro d iv i s o d i cu i ap p ar tie ne ad a ltr i; vicev ers a , a ta l e d is p o st o va ac c or d a ta un a vale n za p iù pr o pri ame n te g iur id ica . 425 Par ime n ti d ic a s i ne l l’ i p ot es i i n cui d all ’u s o che d i tale ter mi ne è s ta t o fat t o al l’ i nte r n o d e ll ’ar t. 148 0 c od . ci v. s i v o les s e ricav are u n arg o me nt o anc h e s ol o a c o nfe r ma d e ll a no str a t es i. 185 A ben vedere, l’anzidetto rilievo risente innegabilment e degli esiti a cui sono giunti i sostenitori della teoria della soggettività giuridica della rappresenterebbe comunione 426. la misura A della detta di questi, partecipazione la dei quota singoli comproprietari all’ente comunione, solo al quale spetta la pro prietà individuale del bene comune. I condomini, quindi, non potendo essere reputati immediatamente proprietari del cespite, sarebbero titolari di un diritto avente ad oggetto la partecipazione pro quota al soggetto giuridico comunione, rispetto al quale l a cosa altro non sarebbe che il bene referente di secondo grado. Di conseguenza, gli stessi non potrebbero, in alcun modo, disporre del bene in quanto appartenente ad un soggetto giuridico terzo rispetto a loro. Senza voler qui ripercorrere le considerazio ni che ci hanno resi convinti a non ritenere fondata una simile ricostruzione dell’istituto della comproprietà – per la cui analisi si rimanda a quanto già detto in precedenza 427 – va rilevato come, una volta che ci si sia spogliati da tale esito interpretat ivo, non sussistano ragioni sufficienti per ritenere precluso un effetto traslativo discendente dall’atto di chi dispone interamente di un bene in comunione. Difatti, una volta che ci si discosti dalla teoria che scorge nella comunione la struttura della p ersonalità giuridica, si dovrà conseguentemente ritenere giuridicamente individuabile e liberamente disponibile la quota sul tutto spettante al venditore. Pertanto, stante la neutralità dell’impiego semantico del lemma «parte» nell’art. 1480 cod. civ., non potrà non trovare applicazione la regola generale prevista dall’art. 1376 cod. civ., quand’anche il comproprietario alieni la piena proprietà del bene comune. Il principio consensualistico, infatti, non soffre limitazioni per il sol fatto che un soggetto, anziché essere titolare di una cosa in modo pieno ed esclusivo, lo sia nei limiti 426 No n a c as o , i nfa t ti , u n o d eg li Au t ori c he ha s os te nu to la tes i d el la ina p p lica b ili tà al la ve nd i ta d i c os a c om un e, c o m e i nter ame n te pr o pri a, d ell’ art . 148 0 cod . c iv. è B R A N C A , i l qua le ha acc ol t o l ’ id ea c he il be ne in c o m uni o ne ap par te ng a ad un e nte c ol l e t ti v o. V . B R A N C A , C om u n io n e . C o nd o mi ni o n eg li ed if ic i , cit ., p p . 6 s s. Pe r l’a na li s i d i tale te or ia si ri ma nd a a qua n to d et t o nel c ap . I I. 427 V . le c o n sid e r a zi o ni c o mp iu te nel c ap . I I. 186 di una quota indivisa. L’immediato risultato traslativo a cui mira l’art. 1480 cod. civ. potrà, quindi, conseguirsi anche se quella «parte» di bene, di cui non è proprietari o il venditore, risulta essere una porzione ideale. Il ritenere irrealizzabile qualsiasi effetto reale dall’atto di chi aliena interamente una cosa in comunione rappresenta il retaggio concettuale della disciplina dell’atto di disposizione della quota così come prevista dal legislatore del 1865. Il secondo comma del l’art. 679 stabiliva, infatti, che l’effetto dell’alienazione della quota si limitava a quella porzione che sarebbe spettata al partecipante nella divisione, restringendo in tal modo gli effetti dell’atto dispositivo a quella parte materiale del bene comune che, all’esito divisionale, sarebbe stata assegnata al condividente. Similmente, vigente il Codice del 1942, il negozio di alienazione dell’intero bene da parte del comproprietario finisce per essere da questi Autori inteso come condizionato all’effettiva attribuzione all’acquirente di una parte materiale della cosa, facendosi dipendere l’efficacia traslativa del contratto dall’esito divisionale, come se il trasferimento de quo non possa produrre un risultato reale immediato. Tuttavia, tale modo di ragionare conduce a non tenere in debito conto quanto detto sopra in merito agli effetti immediatamente reali prodotti dall’atto di disposizione di quota ed alla libera disponibilità della stessa. Pertanto, ogni argomentazione che limiti, condizioni o neghi questo risultato traslativo non appare meritevole di pregio. Di conseguenza, perde di valore qualsivoglia considerazione che contesti l’applicabilità dell’art. 1480 cod. civ. alla fattispecie in esa me sulla scorta di una supposta impossibile inattuazione dell’effetto reale: quell’incompleto risultato traslativo che la norma sulla vendita di cosa parzialmente altrui presuppone potrà predicarsi di esistenza anche nell’ipotesi di cosa in comunione pro indiviso. In tal caso, al compratore spetterà comunque una situazione giuridica soggettiva avente ad oggetto il bene dedotto nel contratto. Ne consegue che il reputare la quota spettante al venditore 187 inidonea a costituire oggetto attuale di un immediato tr asferimento ed il far dipendere l’efficacia traslativa del negozio dall’esito divisionale conduce ad un errore tanto sul piano normativo, quanto su quello logico. In relazione al primo, va sottolineato come tale ragionare, per un verso, ingiustificatament e non tenga in considerazione quanto dispongono gli artt. 1103 e 1376 cod. civ., che non riproducono il previgente art. 679; per altro verso, esso sopravvaluti la reale portata della vicenda divisionale. Infatti, all’efficacia dichiarativa della divisione non deve essere assegnato un peso determinante nell’analisi della fattispecie in esame. Il significato dell’atto di disposizione del bene comune nella sua interezza è da cogliere essenzialmente con riferimento all’attuale contitolarità. Diversamente opinan do, si finirebbe col ritenere la quota solo quale «misura della partecipazione di ciascuno alla futura divisione» 428, il che però non appare, per i motivi già analizzati in precedenza, accettabile. Il fatto che, ai sensi dell’art. 757 cod. civ., ciascun cond ividente debba essere considerato titolare ex tunc, ossia sin dal momento del sorgere della comunione, solamente dei beni assegnatigli, nulla toglie al fatto che, fino a quando la divisione non venga effettuata, il compratore diviene subito proprietario pro quota del bene 429. Inoltre, a ben vedere, da un punto di vista logico, un ragionamento che sopravvaluti la valenza dell’art. 757 cod. civ. finisce erroneamente per valutare gli effetti di una situazione attuale (l’atto di disposizione del bene comune) all a luce di un evento futuro e, per certi versi incerto, costituito dalla futura divisione. La retroattività di quest’ultima è, invero, una finzione e lo stato di comunione è una realtà esistente e produttiva di effetti. Solo guardando all’immanente stato di indivisione può, dunque, davvero cogliersi l’essenza della fattispecie in esame. 428 Co sì G U A R I N O , v oc e C o mu n i on e ( Pr em e ss e g e ne ra li e pr i nc ip i r o ma ni sti c i) , i n E nc . d ir ., V I I I , M ila n o , 1 961 , p. 25 1. 429 Se n za c o n sid e r ar e , pe r al tr o, c he l’ef ficac ia d ic h ia rati va -r etr oa t tiv a d ell a d ivi si o ne è s ta ta o gge tt o d i pr of o nd a ri vi si ta z io n e e d i cr it ica n o n i n giu s t ifica ta . Si ved a qua n to r i p or tat o , sul p u nt o , nel ca p . I I. 188 La circostanza, poi, che all’esito della divisione il compratore non ottenga il bene nella sua interezza e, in ipotesi di beni indivisibili, financo una parte materiale dello stesso, nulla toglie al fatto che un effetto reale si sia pur sempre realizzato. Peraltro, se si desse davvero peso a tale eventualità si dovrebbe ritenerla rilevante anche nell’ipotesi disciplinata dall’art. 1103 cod. civ. Viceversa, la legge considera possibile e lecito, annoverandolo tra i casi espressamente consentiti 430, che il cessionario di una quota possa non ottenere alcun diritto su una porzione materiale della cosa all’esito della divisione che lo vede partecipe. Pertanto, se questa evenienza è no rmalmente ammessa in tema di vendita di quota, non si vede perché essa dovrebbe essere considerata determinante ed ostativa in ipotesi di vendita di un bene indiviso (come interamente proprio) ove, si è visto, si realizza comunque un normale trasferimento del diritto dominicale nei limiti della quota. Insomma, l’eventualità futura che il cespite venga assegnato a persona, in tutto od in parte, diversa dall’acquirente non autorizza a ritenere che l’atto di disposizione dell’intero bene comune da parte del si ngolo comproprietario non abbia efficacia traslativa immediata relativamente alla quota di sua spettanza 431. Peraltro, si deve osservare che, anche qualora in sede di divisione il cessionario non consegua alcuna porzione materiale del bene, egli non Nell’eventualità in subirà cui alcun venga ingiustificato attribuito l’intero depauperamento. bene ad altro condividente, il compratore otterrà ciò nondimeno un conguaglio in denaro, espressione dell’equivalente economico della sua quota determinato sulla base de l valore del bene 432. Pertanto, il rischio che il compratore non si veda assegnata alcuna cosa è, in primo luogo, il rischio tipico di ogni comunione e come tale non può assurgere a 430 Si pe ns i a qua n t o d i s p o ne l ’ar t. 72 0 c od . c iv . in te ma d i d iv is i one d i im mo b il i no n d iv is i bi li i n na tura . 431 I n se ns o c o nf or me a l te st o , si è o s serva t o c he «la p o s si bi li tà d e lla d ivi si o ne e d e l l’ inc e r ta vic e nd a d ell ’a s seg na z i o ne n o n e sclud e l a p arz ial it à d ell’ at tr i bu z i o ne tr a s lat i va al m o me nt o d e l co n tra tt o e l ’a ttu ali tà d e ll ’i ne sat t o ad e m pi me nt o d e l ve nd it o r e » . C o sì B I A N C A , La v e n dita e la p er m uta , ci t. , p. 7 77. 432 V . Ca s s. , 2 8 m ar z o 2 001 , n. 45 18, i n G i us t. c iv . M ass . , 2 001 , p. 61 4; Cas s. , 15 ma gg i o 1 998 , n. 491 0, i n G i ust . c iv . Ma s s . , 1 998 , p. 10 48 . 189 motivo ostativo dell’applicabilità dell’art. 1480 cod. civ.; in secondo luogo, esso è compensato dall’esistenza di un principio generale secondo cui il mancato apporzionamento in natura deve essere bilanciato dall’attribuzione di un’equivalente somma di denaro in sostituzione della parte materiale del bene comune che sarebbe spettata al contitolare escluso 433. Gli artt. 720 e 2825, quarto comma, cod. civ. appaiono espressione di tale regola generale, poiché in entrambi i casi si prevede che al comproprietario, sacrificato nel proprio diritto alla quota in natura, debba essere assegna to, a titolo di compensazione della perdita subita, il valore corrispondente in denaro. Perciò, la natura giuridica e gli effetti propri della divisione e gli esiti del futuro apporzionamento non possono assurgere a valide ragioni per escludere l’applicabi lità dell’art. 1480 cod. civ. Alla stessa conclusione occorre giungere in relazione all’ultima delle obiezioni che sono state mosse contro la ricostruzione da noi accolta. È stato affermato che, fintantoché non si verifica la divisione, sarebbe indetermina to l’oggetto del contratto di compravendita del bene comune, in quanto sarebbe incerto se all’acquirente spetterà tutta la cosa, parte di essa o solamente un conguaglio in denaro. Solo all’esito dell’apporzionamento, stante l’effetto retroattivo della divisione, si potrebbe conoscere la parte del bene di cui il venditore è titolare e che, quindi, verrà a spettare al compratore. Questa affermazione non appare condivisibile sotto molteplici aspetti. Innanzitutto, siffatto ragionare, a ben vedere, risulta an ch’esso il riflesso di una determinata concezione della vicenda traslativa della quota intensa quale condizionata all’esito divisionale. Sono percepibili, anche qui, infatti, gli echi del previgente art. 679 cod. civ. 1865, nella parte in cui prevedeva che l’effetto dell’alienazione si limitava a quella porzione che sarebbe spettata al partecipante alla comunione nella divisione; con ciò quasi a ritenere che, manente 433 M A G L I U L O , G li atti di di sp os izi o n e s u i b e ni i ndiv is i , cit ., p . 1 26 . 190 communione, l’oggetto della compravendita fosse ancora parzialmente indeterminato od incert o ed il negozio si dovesse considerare in itinere. In realtà, la vendita di quota comporta il passaggio della (com)proprietà della cosa al compratore per effetto della semplice manifestazione del consenso delle parti e, di certo, non costituisce un negozio a formazione progressiva, con effetti meramente preliminari. D’altra parte, l’art. 1103 cod. civ. prevede espressamente che la quota indivisa di un bene possa divenire oggetto immediato di un contratto di compravendita istantaneamente produttivo di effet ti reali. La parte ideale di una cosa, quindi, può essere dedotta in un contratto poiché ha un contenuto definito. L’oggetto della vendita, inteso quale insieme dei risultati programmati 434, è infatti già compiutamente determinato anche nella vendita di quot a. Non si esige, quindi, per il prodursi dell’effetto traslativo che avvenga la futura divisione proprio perché l’oggetto su cui si verifica il trasferimento della proprietà è già determinato ed è costituito dal diritto sul bene in comunione spettante al venditore. Quest’ultima è un bene attualmente valutabile economicamente, al pari di una parte materiale della cosa, tant’è che il rimedio della riduzione del prezzo, contemplato nell’art. 1480 cod. civ., potrà accordarsi in virtù di questa sua suscettibilit à di valutazione economica. Di conseguenza, perspicuamente, nessuna indeterminatezza sussiste in merito all’oggetto del contratto, proprio perché questo, nei negozi che trasferiscono la proprietà su una cosa, si identifica con il diritto sulla cosa stessa, sia esso pro quota o nella sua interezza 435. Tale oggetto, così definito, non risulta essere incerto neanche nell’ipotesi di vendita di cosa comune come interamente propria, in quanto sia il bene che la quota rappresentativa del diritto di proprietà sul ben e non possono ritenersi indeterminati. Peraltro, la libera disponibilità della quota ideale del partecipante non potrebbe essere ostacolata neppure 434 Cfr . B I A N C A , L a v e n dita e l a p erm u ta , ci t. , p p. 2 ss . 435 V . G I T T I , R eg o lam e nt o, Pr ob le mi de ll ’ ogg ett o , i n Tr att. de l c o nt ratt o , d ire t t o d a R O P P O , I I, M ila n o , 2 0 06, p p . 1 1 ss . 191 dalla eventuale indeterminatezza della misura del diritto del comproprietario sulla cosa comune, poiché socc orre, in tal caso, la previsione di cui all’art. 1101, primo comma, cod. civ., secondo cui le quote si presumono uguali 436. Venuta, quindi, meno anche l’ultima delle obiezioni sollevate, non può più dirsi esistente alcun ostacolo di ordine logico o normativo per escludere l’applicabilità della fattispecie della vendita di cosa parzialmente altrui, disciplinata dall’art. 1480 cod. civ., all’ipotesi in cui un condomino proceda all’alienazione dell’intera cosa come se questa fosse di sua esclusiva proprietà, in ragione della affermato reale concetto di «parziale alienità» sotteso alla norma in esame 437. Va, d’altronde, rilevato come la soluzione da noi prospettata finisca per essere maggiormente coerente con la ratio propria dell’art. 1480 cod. civ. e con il princi pio generale di conservazione del contratto. Si è detto, infatti, che la norma in esame tutela anche (e forse soprattutto) l’interesse dell’acquirente ad essere riconosciuto, comunque, titolare di una parte, sia essa materiale o ideale, della cosa compravenduta. È questa, a nostro avviso, la vera esigenza che soddisfa il disposto in commento, il quale dà attuazione al generale principio di conservazione del negozio giuridico (codificato anche nell’art. 1419 cod. civ.). Occorre, in pratica, tenere sempre con to della prestazione eseguita dal venditore e della misura in cui essa vale a soddisfare l’interesse del compratore 438. Si ribadisce che l’art. 1480 cod. civ. rappresenta un presidio dell’interesse dell’acquirente a non veder frustrata la possibilità di dive nire, in ogni caso, proprietario di un diritto sul bene. Risulta, dunque, necessario assicurare che l'interesse del compratore alla sostanziale conservazione degli impegni 436 V . Ca s s. , 5 a pr il e 1 990 , n. 28 15 , i n Gi u st. c iv . Mas s . , 1 99 0, f asc . 4. 437 Ac c o lg o n o l’ o pi n io ne d a n o i a s su nt a, i n d o tt ri na , D E I A N A , Pr o bl em i e ri fo rma i n t ema di d iv i si o n e , i n R iv . di r. c o mm ., 194 6, p . 45 1; B I A N C A , L a v e nd ita e la per m uta , c i t. , p p . 77 7 ss . ; C A P O Z Z I , D ei si ng o li c o ntra tti , ci t. , pp . 1 09 - 110 ; B U R D E S E , La d iv i si o n e er edit ar ia , i n T ratt . d ir . c iv ., d ire tt o d a V A S S A L L I , XI I , 5 , To ri n o, 1 98 0, p. 5 6; M A G L I U L O , G li at ti di d is po si zio n e s u i be ni i ndiv is i , c i t ., pp . 1 3 2 ss . 438 V . B I A N C A , La v e ndita e l a pe rm uta , c it ., p . 778 . 192 assunti, espressione del generale principio di conservazione degli effetti del contratto, non sia eluso da fatti ascrivibili al venditore. Una simile tutela appare certamente realizzabile solo se si ammette che il compratore possa, comunque, essere riconosciuto proprietario della parte ideale del bene di cui il venditore è contitolare, salvo quando debba ritenersi, secondo le circostanze, che egli non avrebbe acquistato quella cosa senza le quote di cui non è divenuto proprietario, spettanti agli altri condomini. Ci si potrebbe, infine, chiedere se possa esistere un interesse contrario, giuridicamente apprezzabile, in capo al venditore od agli altri comproprietari a che la cosa sia venduta per l’intero. Da un punto di vista fattuale, potrebbe certamente venire in rilievo, da un lato, una preferenza soggettiva dell’alienante a vendere solam ente l’intero bene ed impedire così che un terzo gli subentri nella comunione e, dall’altro, un interesse degli altri condividenti a non far entrare in comunione un soggetto estraneo 439. Tuttavia, a ben vedere, non sembra che questo contrario interesse risulti essere tutelato da alcun disposto codicistico. Si pensi a quanto dispone l’art. 1103 cod. civ.: tale norma prevede la libera disponibilità della quota, senza alcun riferimento alla situazione od agli interessi, magari opposti, degli altri comunisti 440. Lo stesso art. 1480 cod. civ., poi, non ne fa affatto menzione del possibile contrario interesse del venditore di non vedere trasferito il suo diritto parziale sul bene dedotto nel contratto, al pari delle norme poste in tema di evizione parziale (art. 1484 cod. civ.) o di cosa gravata da oneri o da diritti di godimento di terzi (art. 1489 cod. civ.): anzi, tali disposti prendono a riferimento, unicamente, l’interesse del compratore a poter divenire, comunque, proprietario di un diritto sul bene, pur limitato o parziale che sia, e giammai si menziona quello dell’alienante. Né potrebbe argomentarsi diversamente a mente di 439 Si pe n s i a l c a s o d i un a com u ni o ne ord in aria f or mat a d a so g get ti le ga t i tra lo r o d a u n v i nc ol o d i par e n tela . 440 Si r ic or d a, i nfa tt i, c he su ss i ste la ge nerale at t itud in e d el la qu o ta a d es se r e im me d ia ta me nte e d i nc o nd i z i o nat ame nt e o gge tt o d i u n att o d i tra sfe r ime n to . 193 quanto dispone l’art. 1507, terzo comma, cod. civ., il quale – nel caso di vendita congiuntiva di cosa indivisa in cui si attribuisce il dir itto di riscatto a ciascun condividente – prevede che il compratore possa opporsi ad un riscatto parziale pro quota da parte di solo alcuni dei comproprietari. Come si vede, tale norma non consente ai contitolari di vanificare l’esercizio del diritto di ri scatto da parte degli altri, ossia non pone ostacoli alla libera ed incondizionata circolazione della quota, bensì consente all’acquirente – che aveva originariamente acquistato un tutto unico – di non vedersi restringere la proprietà ad una sola quota ed a non vedersi imporre, se vuole altrimenti 441, uno stato di comunione. Ne consegue che contrario interesse non sembra possa giuridicamente rilevante dirsi esistente alcun o apprezzabile per l’ordinamento, in capo al disponente od agli altri comproprietari, affinché il primo non disponga come meglio crede od alieni ad altri la sua quota di titolarità sul bene. Può, quindi, ammettersi, in linea di principio, che la latitudine del concetto di «parziale alienità» di un cespite, ai fini dell’applicazione della dis ciplina di cui all’art. 1480 cod. civ., vada intesa non in senso oggettivo, vale a dire solo con riferimento all’ipotesi in cui la titolarità sia limitata ad una porzione materiale del bene venduto (pars quanta), ma in senso giuridico, comprendente il caso di difetto di legittimazione pro quota indivisa sulla cosa trasferita in capo all’alienante. Simili riflessioni inducono, quindi, a rileggere la norma di cui all’art. 1480 cod. civ. in modo difforme da quanto è stato sinora, tradizionalmente, in parte, co mpiuto. 3.8. G L I E S I TI A P P L I C A T IV I E LE F A T T I SP E C IE IP O T IZ Z A B I LI . Alla luce delle conclusioni a cui siamo giunti, appare ora opportuno effettuare una ricognizione delle molteplici fattispecie che 441 L ’e se r c i z io d e l r i sc a tt o par z iale è , i nfa tt i, d e l tu tt o leg i tt im o in l ine a d i pri nc i pi o. Tu t tav ia , se l o d e s id e r a, i l c om pr at ore p otr à o p po rs i ex ar t . 1 50 7, ter z o com ma , c od . c i v. 194 possono venire in rilievo, aventi ad oggetto l’atto di dis posizione di un bene in comunione pro indiviso a più persone. Si concentrerà, in particolar modo, l’attenzione sulle possibili vicende circolatorie in cui il bene venga alienato per l’intero da uno solo dei contitolari. Possono darsi le seguenti ipotesi. a) Innanzitutto, la vicenda più semplice e di più facile soluzione è naturalmente quella in cui tutti i comproprietari, d’accordo tra loro, alienano ad un soggetto l’intero bene comune. Atteso che l’unanimità dei consensi, ai sensi dell’art. 1108, terzo co mma, cod. civ., costituisce il presupposto necessario affinché si realizzi l’effettivo trasferimento immediato del diritto di proprietà dell’intera cosa, il compratore diverrà titolare del bene nella sua integrità, sul quale, quindi, cesserà d’esistere uno stato di comunione. Unica eccezione a tale principio è costituito dalle disposizioni particolari contenute nel Codice della navigazione, ove l’art. 264 dispone che, su domanda di tanti comproprietari che rappresentino almeno la metà dei carati (o delle quote dell’aeromobile 442), il tribunale, sentiti i dissenzienti, può autorizzare con decreto la vendita della nave (o dell’aeromobile) all'incanto, salvo che ricorrano gravi e urgenti motivi, nel qual caso l'autorizzazione del tribunale può essere data anche s u domanda di tanti comproprietari che rappresentino almeno un quarto dei carati. b) Può, poi, verificarsi che il comproprietario venda al compratore, consapevole dello stato di comunione del bene, l’intero cespite sospensivamente condizionando però, in mo do espresso, l’efficacia della compravendita al fatto, futuro ed incerto, che la cosa venga a lui assegnata (in tutto od in parte) in sede di divisione (c.d. alienazione dell’effetto divisionale o dell’esito divisionale) 443. Il 442 L ’ar t . 872 c od . na v. sta bi li sce , in fa tt i, c h e quand o l’ aer om o bi le ap par tie ne pe r qu ote a più pe rs o ne , s i a p pl ica n o gli ar tic ol i d al 25 9 al 264 d e l Cod ic e d e l la na vi ga zi o ne . 443 Si tr at te r à d i u na c o nd i zi o ne c.d . mi s ta, p oic hé d i pe nd erà i n par te d a l c as o ( l’e si t o d iv is i o nale ) , i n par te d al f at t o d el ter z o (i l t it ol are d ell a rest an te p or zi o ne , id e a le o mate r i ale , d e l be ne) e a nc he d a l la v ol o n tà d e l ve nd it ore . 195 contratto, in questo caso, non avrà effetto se non quando si avvererà la condizione dedotta, al cui verificarsi l’acquirente diventerà titolare ipso iure del bene, ai sensi dell’art. 1478, secondo comma, cod. civ. 444. Pertanto, in capo al venditore non sorgerà immediatamente l’obbligo di consegnare la cosa al compratore e quest’ultimo non dovrà pagarne subito il prezzo. Secondo l’opinione prevalente 445 si è di fronte ad un’ipotesi di condizione volontaria o, per lo meno, di condicio iuris 446. Sul punto, vi è però chi ha osservato che essenzi ale nella condizione sarebbe il carattere della estrinsecità, nel senso di estraneità della stessa alla perfezione ed esecuzione del contratto 447. Pertanto, in un negozio traslativo non si potrebbe tecnicamente dedurre in condizione un requisito (la titolari tà del diritto del venditore) che, pur non risultando essenziale per la validità del contratto, lo sarebbe per il trasferimento del diritto, che a sua volta costituisce un effetto essenziale dei contratti traslativi. Difatti, «se poi il venditore acquista il bene dal terzo, anche ora il trapasso al compratore ha luogo ex nunc, non retroattivamente come invece dovrebbe avvenire se si trattasse di condizione» 448. Di conseguenza, i sostenitori della natura non condizionale in senso tecnico di una simile convenz ione ritengono che essa dovrebbe 444 B R A N C A , C o mu n i o ne . C o n dom i ni o n eg li edi fic i , ci t. , p . 1 38. 445 V. V I T A L I , D el la c om u n io n e de i b e ni , II , To ri n o, 1 886 , p. 525 ; C O V I E L L O , La q u ot a i nd iv i sa e il div i et o di e spr op riaz i o ne f orza t a , i n G i ur . i t . , 19 03 , IV , p. 94 ; L U Z Z A T T O , La c o mpr op ri e tà n e l di ritt o ita lia n o , ci t. , p. 99 ; R A M P O N I , D el la c o mu n i on e di p ro pr iet à o c omp r opr ie tà , c it ., pp . 10 5 0 e 10 71 ; S A L I S , L a c om u ni o n e , i n Tr att. dir . c iv ., d i ret t o d a V A S S A L L I , I V, 2 , T ori n o , 193 9, p p. 1 00 s s .; B R A N C A , C o mu n i on e . Co nd o mi ni o neg li e di fic i , c i t. , p . 1 33 . L a g iur is prud en za am met te la co nd i zi o nal it à d ella ve nd i ta e d , an z i, r i t ie ne c he qu al ora i l ve nd i t ore alie n i il d iri t to per in ter o a l ter z o a c o n o sc e n za d e ll a p ar zia le ti t olar it à al tr ui si d e b ba pres umere che la vend it a sia s ta ta f at ta a lla c o nd iz i o ne s os pe n si v a d ell a fu tura a ttr i bu zi o ne d e l be ne a l ve nd i t or e . V . Ca s s. , 21 o t t ob re 1 96 5, n . 2 171 , in F or o it ., 1 966 , I , p. 1 363 ; Cas s. , 30 lu gli o 19 65 , n. 137 0, i n Gi u st. c iv . , 19 66, I , p . 1 37 ; Ca s s ., 14 ot t o br e 197 0, n . 2 03 2, i n Mas s . gi ur . c iv . , 1 970 , p . 1 075 . 446 Si pa r la c o mu ne me n te d i c o ndic i o i ur is a ll orq u and o è la leg ge c he fa d ipe nd ere l ’e ffi c ac ia d e l c o nt r at t o d a un p art ic ola re eve nt o fut uro ed i ncer to . 447 Pe r una br e ve si n te s i d e lla que st i o ne, si ri ma nd a a B I A N C A , D ir itt o c iv i le . Il c o ntr att o , I I I , M il an o , 2 000 , p p. 54 3 -5 44 . 448 Co sì R U B I N O , La c o mp ra v e ndit a , ci t. , p p. 3 53 e 3 81. I n se n s o co n fo rme , v. F R A G A L I , La c om u ni o n e , pp . 488 -4 89 ; F E D E L E , L a c o mu n i o ne , ci t ., p . 2 59 . 196 essere considerata o quale clausola di esonero da responsabilità 449 o quale pattuizione attributiva del diritto di recesso ex art. 1373, primo comma, cod. civ. o, ancora, al pari di una promessa condizionata di vendita (riass umibile nella formula: «mi impegno a venderti la cosa se l’acquisterò») 450. Per altri, invece, essa darebbe inizio ad un processo negoziale a formazione progressiva e, pertanto, se l’assegnazione divisionale non avviene, non tanto l’alienazione non avrà effe tto, quanto la fattispecie non si concreterà 451. In realtà, la dottrina e la giurisprudenza dominanti hanno avuto modo di chiarire come la condizione costituisca di regola un elemento accidentale del negozio giuridico, come tale distinto dagli elementi essenziali astrattamente previsti per ciascun contratto tipico; tuttavia, in forza del principio generale della autonomia contrattuale previsto dall'art. 1322 cod. civ. – dal quale deriva il potere delle parti di determinare liberamente, entro i limiti imposti dalla legge, il contenuto del contratto anche in ordine alla rilevanza attribuita all'uno piuttosto fattispecie che all'altro astrattamente degli disciplinata elementi – i costitutivi contraenti della possono legittimamente decidere di prevedere come event o condizionante (in senso sospensivo o risolutivo dell'efficacia) elementi interni al programma negoziale, come la futura assegnazione del bene al venditore 452. 449 Tu tta via , R U B I N O , La c om prav e ndi ta , ci t. , p. 354 , a vver te c o me u na sif fat ta pa ttu i zi o ne s o gg i ac e r eb be , pu r se mp re, al l a prev is i o ne d i cui all ’ar t . 122 9, pri m o c om ma, c od . c i v . e , per ta n to , n on sare b be i nv oca b ile i n ca s o d i d ol o o col pa gr a ve d e l ve nd it or e (s i p en s i al ca s o i n cu i q ues t’u lt im o n o n te n ti ne mme n o d i ac qu is tar e il be ne o n o n ac ce t ti u n pre z z o r ag i o nev o le d el le a ltru i qu o te) . 450 V. R U B I N O , La c omp rav e nd ita , c it ., p p. 35 3 e 381 ; F E D E L E , La c o m u ni o ne , cit ., p . 2 59 . 451 F R A G A L I , La c om u ni o n e , p p. 48 8 -4 89 . 452 Si so t t oli ne a, in fa tt i, c o me la d o t tri na p iù a tte n t a ( i n pr imi s , v . A M A D I O , La c o nd iz i o ne d i i nad em pim e nt o. C o nt rib u to a ll a te o ria del n eg ozi o c o n dizi o na to , Pad o va, 199 6; ma a nc he ex m ult i s c fr . C A P O Z Z I , D ei s i ng ol i c o ntra tti , c it ., p. 3 7; D I M A J O , L’e s ec uz i o ne de l c o ntr att o , Mi la n o, 196 7, p p . 1 77 ss .; L E N Z I , I n t ema di ad e m pim e nt o c om e c o nd iz i o n e: am mi ss ibi l ità, q ua li fic az io n e e di sc i pli na , i n Riv . n ot ., 1 986 , p p . 87 ss . ) e la giur i sp r ud e n za più r e c e n te (v. ad e se mp i o C as s. , 1 6 fe b bra i o 1 983 , n . 1 181 , in R iv . n ot . , 19 83 , p . 48 1, c o n n ota d i M A R M O C C H I ; Cas s. , 24 fe b bra io 198 3, n . 143 2, i n Gi u st. c iv . Ma ss . , 19 83 , fa sc . 2; Ca s s. , 8 a g o st o 19 90 , n . 8 05 1, i n Gi u st. c iv . Ma ss ., 19 90 , fa sc . 8 ; Ca s s ., 12 o tt o bre 19 93 , n. 10 074 , i n Gi u st. c iv . Mas s ., 199 3, p . 146 1; Ca s s. , 24 n ove m br e 2003 n. 1 78 59 , in Gi us t. c iv . , 20 04 , I , p . 93 5, c o n n o ta 197 Pertanto, ammessa la possibilità di dedurre in un contratto una simile condizione, va rilevato co me a tale fattispecie sarà applicabile la disciplina prevista dagli artt. 1353 ss. cod. civ. ed, in particolare, dagli artt. 1358 e 1359 cod. civ. Per un verso, quindi, è imposto al venditore, pendente la condizione, il dovere, sanzionato con l’obbligo al risarcimento del danno, di comportarsi secondo buona fede. Il disponente è di conseguenza tenuto a compiere tutte le attività dalle quali può dipendere l’avveramento della condizione 453 e la violazione dell'obbligo di comportarsi in modo da conservare integ re le ragioni dell'altra parte, darà luogo a responsabilità contrattuale 454. Per altro verso, in base all’art. 1359 cod. civ., la condizione si considererà avverata qualora sia mancata per causa imputabile, a titolo per lo meno di colpa 455, alla parte che avev a interesse contrario all’avveramento. Pertanto, nel caso in cui l’alienante non si sia diligentemente adoperato per far acquistare al compratore il bene altrui, il contratto si considererà comunque produttivo di effetti e si tradurrà in un’impossibilità d i adempimento per causa imputabile al venditore, con la conseguente invocabilità da parte del compratore del rimedio della risoluzione del contratto e del risarcimento del danno 456. d i G I A C O B B E ; Ca s s. , 15 n ove m br e 200 6, n. 24 29 9 , i n R iv . n ot . , 2 00 7, p . 12 06, c o n n ot a d i R O M O L I ) ab b ia n o r i te n ut o susc et ti bi li d i es sere d ed o t ti i n c o nd i z io ne eleme n ti i n te r ni a l pr o gr a mma ne g o zia le, c o m e ad ese mp i o u na pre s ta zi o ne co nt rat tua le e d il su o ad e mp im e n t o. 453 V . Ca s s. , 2 g iug n o 199 2, n . 6 676 , in Gi u r. it ., 19 9 3, I , 1 , p. 13 08 . 454 Si pe n si , ad e se m p i o, a l cas o in cu i i l ve nd i t or e si r ifiu ti d i c hied er e l’a s seg na z i on e a su o fav or e d e l be n e in sed e d i d ivi si o ne ovve ro n o n accett i d i versa re a gli al tr i c o mu ni s ti , a ti t ol o d i co n gua gl i o, un pre z z o d e lle l oro qu ot e c he ap pa ia ra gi o ne v o le . 455 V. Ca ss ., 27 fe b br ai o 1 980 , n. 137 9, i n G iu st . c i v . M as s . , 1 98 0, f asc . 2 ; Cas s. , 17 se tte m br e 198 0, n . 5 291 , in A rc h. c iv . , 198 0, p . 100 3; Ca ss . , 1 3 lu gl i o 198 4, n . 41 18 , i n Gi u st. c iv . Ma ss ., 19 84 , fa sc. 7; Cas s. , 1 3 a pr ile 1 98 5, n . 246 4, in Gi us t. c iv . Ma s s. , fa sc . 4 . 456 Si pr e c is a, su l pu n to , c he par te d e lla g iur is prud e n za h a neg at o l’a p pl ica bi li tà d e ll ’ar t . 1 359 c od . ci v. i n ca s o d i ma nca t o a vvera me n to d i u na c o ndic io i ur is , ma c io n o n o st an te è g iu nt a, per al tre vie, a lle m ed es ime c o nc lus i on i es pre sse ne l te s t o. Si è r i te nut o , d i fat ti , c o mu nqu e ap p lica bi le l’ar t . 1 358 c od . civ . e, per ta nt o , qua nd o il c o nt r at t o è rima s t o ine ffic ace per il m anc at o av ver ame nt o d ella c o nd i zi o ne pe r c a usa i m pu ta bil e ad un p arte , s i è co n se nt it o a ll ’al tra d i chied e re l a r is o lu z i o ne d e l ne g o z io ed il ri sarc i men t o d e l d a n n o per v i ola z i o ne d ell’ o b bl i go d i c om p or t ar si se c o nd o bu o na fed e sanc i to d a t ale d i s po st o . V . Cas s. , 4 ma r z o 19 87 , n. 225 5, i n Gi u st . c iv . Ma ss ., 198 7, fas c. 3; Cas s ., 5 f eb brai o 198 Il compratore potrà, poi, intervenire nella divisione, ai sensi dell’art. 1113 cod. civ., il quale conferisce tale potere ai creditori e gli aventi causa da un partecipante. Si è già avuto modo di vedere come il disposto il questione impieghi una formula vaga («aventi causa») per descrivere i legittimati a partecipare alla divisio ne, lasciando così all’interprete il compito di chiarirne la portata. È certamente vero che, prima dell’esito divisionale, il compratore non acquista alcun diritto sul bene in comune, ma sarà titolare di una mera aspettativa di diritto giuridicamente tutel ata dagli artt. 1353 ss. cod. civ. 457. Tuttavia, non può dirsi non esistente un forte interesse dell’acquirente ad intervenire nella divisione, atteso che questi ambirà a far ottenere l’assegnazione al venditore del bene oggetto di disposizione. Tale interesse non pare affatto diverso da quello che ha portato il legislatore a prevedere espressamente, in sede divisionale, l’intervento dei creditori del partecipante alla comunione. Anche i creditori non sono titolari di alcun diritto sul bene comune; ciò nonost ante essi hanno un’aspettativa di conseguire il soddisfacimento del proprio credito sul patrimonio del debitore -comunista. Pertanto, la locuzione «aventi causa» non dovrà essere interpretata in senso strettamente letterale, ma dovrà ricomprendere tutti col oro che hanno un’aspettativa giuridicamente tutelata al conseguimento del bene in comunione. Di conseguenza, dovrà essere chiamato ad intervenire nella divisione anche l’acquirente dell’esito divisionale 458. Nell’ipotesi in cui la condizione, anziché essere sospensiva, sia prevista dalle parti come risolutiva, v’è da chiedersi se il compratore, manente communione, divenga immediatamente titolare della quota del diritto di proprietà spettante al venditore. In tal modo, quest’ultimo verrebbe estromesso dalla co munione e l’acquirente perderebbe con 198 2, n . 6 75 , iv i, 19 82 , fa sc . 2; Ca s s. , 1 0 m ar z o 1 9 92, n . 287 5, iv i , 1 99 2, fas c. 3 . 457 Eg li , qui nd i, n on sare b be, in se n so tec nic o , un att uale a ven te cau sa d el com u ni sta . 458 In se n so c o nf or me, v. F E D E L E , La c om u n io n e , p. 2 83 ; B U R D E S E , L a div i si o ne e red ita ria , c i t. , p . 39 ; M A G L I U L O , Gl i att i di d isp o siz i on e s ui b e ni i nd iv i si , cit ., p p. 13 0 -1 31 . C o nt ra , v. B R A N C A , C o mu n i o ne . Co nd o mi ni o n eg li e di fic i , cit ., p p. 292 s s. I n gi ur i s pr ud e n za , v . Ca s s. , 1 4 o tt o bre 197 0, n . 2 032 , c it . 199 effetti retroattivi il proprio diritto pro quota qualora la condizione non si avveri. Si pensi, a tal proposito, al contratto con cui Tizio aliena a Caio, non ignaro dello stato di indivisione, l’intero bene di cui è comproprietario, sottoposto espressamente alla condizione risolutiva della mancata assegnazione al venditore, all’esito divisionale, della cosa nella sua interezza. Ci sembra che la soluzione tesa a riconoscere un seppur limitato effetto reale nascente dal contratto sia aderente alla volontà dei contraenti, i quali, apponendo espressamente una condizione risolutiva, hanno voluto il prodursi immediato di tutti gli effetti derivanti dal negozio, tra cui anche quelli traslativi. Pertanto, in tale caso, si veri ficherà l’istantaneo trasferimento del diritto del disponente a favore del compratore, posto che in questa vicenda le parti sono entrambe consapevoli dello stato di comunione del bene. c) In modo parzialmente difforme occorre ragionare nell’ipotesi in cui un compartecipe venda tutta la cosa comune ad un terzo che è al corrente della verità, senza altra pattuizione aggiuntiva nel contratto e senza prevedere la partecipazione degli altri comunisti all’atto 459. Si pensi al caso in cui Tizio, dopo aver premesso di essere comproprietario del bene, lo venda a Caio nella sua interezza e nel contratto manchi una previsione volta a subordinare l’efficacia dell’atto alla futura divisione. Due, in questo caso, sono le soluzioni astrattamente ipotizzabili: si può immaginare che, nonostante l’assenza di una clausola espressa, sia implicita la volontà delle parti di condizionare l’efficacia della compravendita alla futura assegnazione del bene all’alienante 460, 459 Ne l qua l c a s o , p otr e b b e s or gere il d u b bi o c he i si ng o li co m pr o pri e tar i co st itu i sc a n o u n’ un ic a par te c o mp le ss a e le l or o d i ch iara z i on i d i ve nd i ta si fo nd a n o in u n'u nic a v ol o nt à ne g o z iale . I n tale ip o te si , s i d ov rà d i sc orr ere d i p os s ib ile i nva lid it à o i ne si ste n za d el co n tra tt o per i ne si ste n za d el la vo l on t à for ma ta si i n c a p o ad u n a par te c on tra t tuale s o g get ti va men te c om p le ssa . I n ta l se ns o , cfr . Ca s s. , se z . un ., 8 lu gl io 1 99 3, n . 74 81 , i n N uov a g i ur . c iv . c o mm ., 19 94 , p. 35 1. Pe r un a p iù st r in ge n te a nal is i d i tale ind iri z z o giur is pr ud en z iale , s i rima nd a a qua n t o si d ir à ne l c a p. I V, § 4 .4 . 460 I n q ue s t o c a s o l’a lie na zi o ne avrà eff icacia mer ame nte o b b li ga to ria . I n 200 ovvero si può ritenere che l’acquirente divenga immediato proprietario della quota spettante al venditore. A nostro parere, non sussistono valide ragioni per discostarci dalle conclusioni a cui eravamo giunti in precedenza sul punto in merito all’ipotesi che abbiamo definito condivisa. L’aspetto fondamentale da tenere a mente consiste nella equivalenza, ai fini normativi e di regolamentazione della fattispecie, tra l’ipotesi in cui una porzione materiale del bene compravenduto sia in parte altrui e quella in cui una quota del bene oggetto di disposizione appartenga ad altri. Pertanto, a maggior ragione, anche in questo caso, potranno valere le considerazioni, a cui si rimanda, che si sono tratte in precedenza in relazione alla vendita, con mala fede del compratore, di cosa di cui una parte materiale era d’altri 461. Stante la suddetta equivalenza, anche da questo contratto potrà conseguire un immediato effetto traslativo relativo alla quota spettante al venditore - comproprietario 462. tal se n s o , v. Ca s s. , 21 o t to br e 196 5, n. 2 171 , i n F or o it . , 196 6, I, p. 1 363 ; Cas s . , 30 lu gl i o 19 65 , n . 1 37 0, in Gi u st. c iv . , 19 66 , I , p. 137 ; Ca ss . , 14 o tt o bre 1 970 , n. 203 2, i n Mas s . g iu r . c iv ., 1 970 , p. 10 75 . 461 V . s up ra § 3. 4. 462 Di d iv e r s o a vvi s o si p o ne la giur is pr ud en z a mag gi or i taria , la q ual e rit ie n e c he l'al ie na zi o ne c he il c om pr o pr ieta ri o faccia d el s uo d ir it t o, sec o nd o l'am p ia fac o ltà r ic o n osc iuta gl i d a ll'ar t . 1 103 c o d . ci v. , no n se m pre d e term i n i l'i ng r e s s o d e l l'ac qu ir e nte ne ll a co mu ni o ne . I nfa t t i, s o l o se l'a lie na z i one r igua rd a la quo ta o u na fr a z i one d e lla quo ta , l'acqu ire nt e prend erà aut o ma tica m en te in tut t o o i n par te il p o st o d el l'al ie na nte , qua le su o succ e s s ore p art ico lare ; all ’o p p o st o , d i ve r sa è la s olu z io ne se il c om pr o pr ietar i o, a n z ic hé s p o gl iar s i d ell a quo ta , d i s po n ga d i u n s i n go l o d eter mi n at o be ne. I n que st' ul ti m o ca so , sec o nd o la rico s tr u zi o ne e ffe ttua ta d alla Su prem a C or te, ave nd o l'a lie na z io ne effi cac i a o b bli ga t or ia , d e lla c omu ni o ne c o n ti nuer à a far p arte il d i sp o ne n te, p o te n d o il d i lui ave n te c au sa s ol ta nt o avvale rs i d ei d ir it t i acc ord a ti gl i d al l'ar t. 1 11 3 cod . c iv . Cfr . , i n tal se n s o , Cas s . , 16 ag o st o 1 990 , n . 83 15, i n Gi u st . c iv . Mas s ., fasc . 8; Cas s. , 2 9 n ove m br e 19 9 6, n . 1 062 9, iv i, 1 99 6, p . 162 5. Il ra gi o na me nt o seg ui to d alla C or te d i Cas sa z io ne n o n a pp are co nd i vi si bi le, p oic hé s i fo nd a s u d i un as su nt o c he – a b bia m o vi st o – ri su lta e s sere er rat o: la C or te m o tiv a il pr o pri o co nv inc im e n t o su l p r e s u p p os t o che il f o nd ame n t o d i que st a d iver si tà d i d isc ip li na ris ie d a , ex ar t . 757 c o d . c i v. , nel pr i nci pi o d ich iara ti v o d el la d i vi si o ne, al l a str e gu a d e l qua le og n i c o nc orre nte d iri t t o, a nc h e se d eri va to d a at ti d i s p os it iv i com p iu ti d ur an te la vi t a d ella c omu n io ne , n o n pu ò c he r iver sar s i s ui be ni as se g na ti ne l la d i vi si o ne . « Talc hé , me ntre nel pr i mo ca s o i l tra sfer ime n t o avv ie ne co n l'al ie na zi o ne in qua nt o la qu ot a o la sua f raz i one t ro vera n n o sem pre un a p or zi o ne d i be ni , i n i p o te s i equi vale n te , ne ll'a lt r o ca so è in vece i ncer ta l a s orte d el s i ng ol o be ne , pe r c ui l'ef fet t o tra sla ti vo d e lla sua a lie na z i one , t ota le o pr o q u ota , si ve r if ic a se e qu and o il be ne ve n ga as se g nat o al d is p o ne nte , al men o i n mi sur a su ffic ie nte a c o pr i r e l' alie na ta qu ota s u lla s tes s o » ( co s ì e s pres s ame nte 201 d) Può, poi, verificarsi il caso in cui un condomino alieni l’intero bene ad un compratore igna ro della carenza di legittimazione pro quota del suo dante causa. Si è già avuto modo di vedere come, a tale vicenda, potrà trovare applicazione l’art. 1480 cod. civ. Traiamo, quindi, le dovute conseguenze, in termini applicativi, da questa fattispecie. Naturalmente, tale contratto non può rendere proprietario dell’intera cosa il compratore, poiché l’art. 1108, terzo comma, cod. civ. subordina l’efficacia reale dell’atto di disposizione sull’intero bene comune al consenso di tutti i partecipanti. Tuttavia, il compratore diverrà immediato successore del diritto di proprietà pro quota sulla cosa spettante al venditore. Egli, in altri termini, diventerà comproprietario del bene e potrà domandare il compossesso ed il godimento della cosa (nei limiti del diritto del venditore e di quelli imposti dall’art. 1102 cod. civ.), oltre la riduzione del prezzo 463 ed il risarcimento del danno ex art. 1223 cod. civ., se deve ritenersi, secondo le circostanze, che avrebbe acquistato il diritto sulla cosa anche senza le porzion i ideali spettanti agli altri condividenti. Peraltro, si sottolinea come, qualora il venditore si renda nel frattanto acquirente delle restanti quote, il compratore, che non abbia già Cas s. , 16 ag o st o 19 90 , n. 831 5, c i t. ) . Va r ilev at o com e l ’i m p os ta zi o ne se g uita d a i giud ici d i le gi tt im ità se mb r i at tr i bu ire un pe s o ed u na vale n za ecce ss iv i a l fen o men o d iv is i o nale , g i ud ic a nd o u n eve n t o at tu ale ( l o s ta t o d i c o mu ni o ne ) al la luce d i un o fu tur o e d inc e r t o (la d i vi si o ne ). In ol tre , be nc hé ne lle pre mes se l a Cor te d ia c or r e tt ame n te att o d e l l’i m med ia ta eff i cacia tra s lat iva d e lla ve nd i ta d i quo ta , que st o a s su nt o vi e ne o bl ite r at o a ll orqu and o si tra tta d i ra gi o nare i n meri t o alla al ie na zi o ne d i u n be ne c o mu ne nel la su a i n t erez za c on c o no sce n za d a p arte d el co mp r at or e d e l su o sta t o c o mu ni tari o . I l p un to è c he n o n esi s t o n o i nd ic i n orm at ivi o d i si s te m a pe r e sc lud ere l ’equi vale n za , ai fi ni d i reg o lame nt a zi o n e d ella fa tt i spe c ie , tr a il c as o i n cu i una p or zi o ne ma ter iale d el bene com pr ave nd u t o si a i n p ar te d ’a lt r i e quel lo in cui una qu o ta d el l’ i nter o be ne com u ne, og ge t t o d i d i s p o si zi o ne , ap par te n ga ad altr i. D at o c he le d ue fat ti s pecie d evo n o tr ov ar e u gua le r e g ola me nta z i o ne, n o n s i ved e p erc hé ad e n tra m be n o n p otr à a p pl ic ar si il pr i nc i pi o d a n oi s o pra e s pre s s o. In se n s o c o nf or me a l tes t o, v . F E D E L E , La c om u n io n e , c i t. , p. 26 0. 463 B I A N C A , La v e n dita e la per m uta , cit ., p . 781 , ril ev a come , i n ques t o ca so , n o n p otrà ave r s i u na d im inu z i o ne d el p rez z o ne lla s tes sa m isu ra i n cui d im inu i sc e il va l ore d e l l’ at tr i bu z i o ne p oic hé , ge nera lm en t e, il val or e co m mercia l e d i un d iri tt o d i c o m pr o pr ie tà è in fe r i or e a q uel lo c he è il ra p p ort o tra l’ i nter o d i rit t o e la qu o ta. 202 domandato la riduzione del prezzo ovvero la risoluzione del contratto (se ve ne sono i presupposti), diverrà ipso iure titolare dell’intero bene e dovrà pagare, integralmente, la somma pattuita. Quanto, poi, ai rapporti tra i precedenti condomini ed il compratore, la situazione sarà identica a quella che si sarebbe avuta nell’ipotesi in cui il venditore -comunista avesse alienato all’acquirente, ex art. 1103 cod. civ., la quota di sua spettanza. Pertanto, l’alienante verrà estromesso dalla comunione e non avrà più alcun diritto di partecipare alla futura divisione, poiché egli s arà terzo rispetto al bene. Naturalmente, al compratore non sarà preclusa la possibilità di dimostrare che non avrebbe acquistato la cosa senza quelle quote di cui non è divenuto proprietario. Nel qual caso, egli sarà legittimato a chiedere la risoluzione dell’intero contratto, oltre il risarcimento del danno, a norma dell’art. 1479 cod. civ., facendo così venire meno il suo acquisto pro quota sul bene. e) Si potrebbe, inoltre, ipotizzare il caso in cui il venditore alieni ad un compratore, che non conos ce la verità, una quota del diritto di proprietà sul bene maggiore rispetto a quella di cui è effettivamente titolare. Si pensi ad un contratto in cui Tizio, premesso di essere titolare di una quota pari ai due terzi del diritto di proprietà su di una cosa, venda a Caio tale parte ideale del bene, nonostante egli sia titolare solamente della quota di un mezzo. Tale fattispecie non assume, a nostro avviso, colore diverso rispetto a quella descritta nell’ipotesi precedente. In entrambi i casi, si realizza una vicenda sussumibile nel disposto di cui all’art. 1480 cod. civ.: qui l’interesse dell’acquirente è quello di divenire comproprietario di un bene per una porzione ideale maggiore di quella effettivamente trasmessa dal suo dante causa. Pertanto, attesa l’immediata efficacia traslativa del contratto relativamente alla quota di cui l’alienante è contitolare, l’acquirente diventerà ipso iure comproprietario del cespite per una parte ideale pari a quella 203 spettante al venditore ed egli potrà chiedere la risoluzi one del negozio di acquisto se dimostra che non avrebbe acquistato quella quota del bene senza la porzione ideale di cui non è divenuto proprietario. Altrimenti potrà ottenere solamente una riduzione del prezzo della compravendita ed il risarcimento del da nno, in applicazione dell’art. 1480 cod. civ. f) Un’ulteriore ipotesi può porsi con riferimento ad un contratto in cui l’alienante trasferisca ad un terzo la proprietà di una cosa che risulta essere, per una porzione materiale, di sua esclusiva spettanza e, per l’altra parte, in comune 464. Dato che devono ritenersi equivalenti le ipotesi di titolarità limitata ad una parte materiale e giuridica del bene, si applicherà anche in questo caso la disciplina descritta negli esempi precedenti. Sul bene programmatic amente dedotto nel contratto, anche in questo caso, l’alienante non possiede una legittimazione completa. Per cui, se il compratore è in mala fede, si verificherà, ex art. 1470 cod. civ., l’immediato trasferimento del diritto di proprietà relativamente alla parte materiale ed alla pars quota appartenenti al venditore. Quest’ultimo, dal canto suo, sarà obbligato, ex art. 1478 cod. civ., ad acquistare le rimanenti quote dagli altri condividenti, procurando così l’acquisto della cosa al compratore. Si potrà di scutere se, in tal caso, ci si trovi di fronte ad un unico contratto con una pluralità di oggetti ovvero a tanti contratti quanti sono i diversi oggetti. Varranno anche qui le considerazioni già svolte in precedenza per regolare la vendita di cosa dichiara tamente in parte altrui. Viceversa, qualora l’acquirente sia in buona fede, troverà applicazione l’art. 1480 cod. civ. e, pertanto, si verificherà una produzione di effetti traslativi in progressione: immediati, per quanto concerne la pars quota e quanta di titolarità del trasferente, e differiti 464 Si pe n si a l c a s o i n c u i Ti z io ali e n i u n rus t ic o ed il r ela ti vo fo nd o circo s ta n te ad u n te r z o n o no s ta nt e eg li a bb ia la pr o prie tà e sc lus iva , u n ic ame nte , d el p red i o e sia t it ol ar e d i u n d ir it t o i n c o mu n io ne c o n a ltr i re lat iva m en te al fab br ica to . 204 per le quote spettanti agli altri comproprietari nel caso in cui il venditore si renda nel frattanto 465 acquirente delle restanti parti ideali della porzione di cespite in comune (sia direttamente, sia tramite la divisione ed il successivo apporzionamento), salva sempre la possibilità per il compratore di risolvere immediatamente il contratto dimostrando che non avrebbe acquistato la cosa senza quella parte (ideale) di cui non è divenuto proprietario. Ci si potrebbe interrogare se al cessionario in buona fede sia consentito mantenere, in ogni caso, la proprietà sulla porzione materiale del bene e chiedere la risoluzione del contratto relativamente alla sola parte della cosa in comune. Un simile esito potrebbe ammetter si laddove si ritenesse che i contraenti abbiano inteso stipulare, in realtà, due diversi contratti tra loro non collegati (o collegati nell’esclusivo interesse del compratore): uno relativo alla parte di cui il cedente è titolare esclusivo, un altro rigua rdante la porzione comune. Si applicherà allora, in relazione al primo negozio, il disposto di cui all’art. 1470 cod. civ. ed, in relazione al secondo, quello contemplato dall’art. 1480 cod. civ. Se dal programma contrattuale non emerge con chiarezza ques ta distinzione 466, deve presumibilmente ritenersi che unico sia il contratto ed unico il (diritto sul) bene che si è inteso programmaticamente compravendere, con la conseguenza che il ricorso alla norma di cui all’art. 1480 cod. civ. dovrà farsi con riferime nto all’intero cespite e gli effetti reali si produrranno relativamente a tutti i diritti, sia essi spettanti per l’intero o pro quota al venditore, in ragione della già citata equivalenza tra l’ipotesi di limitata titolarità materiale e giuridica della co sa. g) Si pensi ora ad una vicenda circolatoria del bene comune in cui, data una massa di beni (ossia una comunione ordinaria su più 465 Os sia pr im a c he l’a cqui ren te d o ma nd i la r is o lu z io ne o la rid u zi o ne d e l pre z z o e d il r is ar c i me nt o d e l d a n n o. 466 Un i nd ic e i n tal se ns o p ot re bbe , ad ese m pi o , es s ere d at o d alla pre se n za nel c o nt r at t o d i u n pr e z z o n o n u ni tar io e d all ’a sse n za d i a lcu n le g ame d i acce s s or ie tà tr a i d ue be n i. 205 cose tra gli stessi soggetti derivante da un medesimo titolo 467), uno dei comproprietari venda l’intera proprietà di uno di essi ad un terzo che conosce la verità. È questo il caso, ad esempio, in cui Tizio, comproprietario assieme a Caio di due appartamenti (acquistati in virtù di un medesimo titolo) per la quota di un mezzo ciascuno, vende a Sempronio, che è al corrente dello stato di comunione, la piena proprietà di uno di questi immobili, senza null’altro aggiungere nel contratto. Potrà Sempronio conseguire da questo negozio l’immediata titolarità della quota di un mezzo sull’appartamento dedotto nel contratto o dovrà attend ere l’esito divisionale? Abbiamo già avuto modo di chiarire che il partecipante ad una comunione (ordinaria) composta da più beni può disporre del diritto di comunione che ha su una delle cose comuni, conservandolo sulle rimanenti. Vige, infatti, il genera le principio dell’indipendenza di ogni situazione giuridica di contitolarità, per cui – si è detto – la vendita pro quota di un cespite facente parte di una massa produce effetti reali immediati ed il trasferente perderà la posizione di comproprietario relativamente a quel bene, subentrando l’acquirente nel suo diritto. Attesa, quindi, la possibilità che un comproprietario ha di alienare la sua quota relativamente ad uno dei beni comuni, sembra preferibile ritenere che, in assenza di una espressa volontà dei contraenti di subordinare l’effetto traslativo alla effettiva assegnazione di quel bene al venditore in sede di divisione (c.d. alienazione dell’esito divisionale), dal negozio in questione possa prodursi l’immediato trasferimento del diritto di compro prietà sulla cosa spettante al venditore 468. In tal caso, si verrà conseguentemente a 467 V . qua n t o d e t t o s upra ne l ca p. I I , § 2 .4 . 468 Co nt ra , v . F E D E L E , La c om u n io n e , cit ., p p. 2 93 - 29 7, il qu ale ne ga c he, s e l’a lie na zi o ne d e ll ’i n te r a c o sa è a vve nu ta se nz a la su bo rd i na zi o ne d e lla su a efficac ia a ll ’e ffe t tiv o a p p or zi o na me nt o i n ca p o a ll’ alie n an te , i l c o m pra to r e p o s sa acqui st are pe r in ta n t o la c om pr o prie tà sul be ne tra sfer it o , arg o me nta nd o ex art . 282 5 c od . c i v. D ive r sa me n te d al la s olu z i on e d a n o i acc o lt a si p o ne an che M A G L I U L O , Gl i atti di d i sp os iz i o n e s ui b e ni i nd iv i si , cit. , p p . 11 9 -1 23 , il qu ale pur amme t te nd o , i n l i ne a g e ne r a le , la fac ol tà d el par teci pa n te d i d i s p orr e d ella pr o pria q uo ta sul si n g o lo be ne , affer ma c he d eve far si lu o g o c omu n que ad un ’u nica d ivi s io ne d e lla ma ssa , n o n co s ti tue nd o si d ue se para te c o mu ni o ni tra gli ori gi n ari c o nd i vid e n ti . I n que s to ca s o, il c es si o nar io po trà p artec i p are al la 206 creare sul cespite trasferito una nuova comunione tra i restanti comunisti (ad esclusione dell’alienante) ed il compratore, mentre sui restati beni continuerà a valere quel la originaria. In ragione, quindi, dell’inapplicabilità al caso di specie dell’art. 1480 cod. civ., stante la conoscenza che ha il compratore dell’appartenenza ad una massa del bene alienato, si applicherà, come similmente si è sostenuto per la vendita del l’intera cosa comune con mala fede dell’acquirente, la fattispecie di cui all’art. 1478 cod. civ. relativamente alla parte ideale di cui il venditore non è titolare, con la conseguenza che quest’ultimo sarà obbligato a procurare al compratore la proprietà delle quote altrui 469. All’opposto, in relazione alla quota spettante all’alienante, si verificherà l’automatico trasferimento del diritto dominicale su di essa in capo all’acquirente, raffigurandosi come compravendita ex art. 1470 cod. civ. 470 Si tratterà, quindi, di un’ipotesi speculare a quella che abbiamo già trattato sopra. h) Può accadere, inoltre, che il compartecipe venda uno dei beni facenti parte di una massa comune ad un compratore questa volta d ivi si o ne d e l l’ i nte r a ma s sa qua le «a ve nte cau sa d a un p artec i pa nte » i n ba se all’ art . 111 3 c od . c iv . Pe r ta nt o , pr o segue ta le Aut ore , «s e il be ne og ge tt o d i d i s po si z io ne vie ne as se g nat o al l’ ali e na n te, la si tua z io n e d i com pr o prie tà va n tat a d a l ces si o nar i o r i su lte r à d e fi ni tiv ame n te co n s ol id at a … Qua lor a i nvece i l be n e o gge tt o d i d is p o si z io ne v e n ga as se g na to ad u n d i v ers o co nd iv id en te i l ces si o nari o per d e o g ni d ir i t to s ul b e ne ced u t o gli pr o q u ot a » . I n se n so c on tra ri o a l t est o , si col l oc a n o a nc he G R E C O - C O T T I N O , D e lla v e n dita , cit ., p . 18 2, n o nc hé R U B I N O , La c omp rav e ndit a , c i t ., p. 3 8 1, i l quale par la d i ve n d ita «c ond i zi o na ta men te altru i» , d at o c he n o n s i sa a nc or a, al m o me nt o d el la ve n d ita , se l a co sa c om une t occ herà in pr o pr ie tà al ve nd i t or e . B R A N C A , C om u n io n e . Co n dom i ni o neg li edi fic i , ci t. , p p. 1 34 135 , i nve c e , pu r e sc l ud e nd o che d a t ale c on tr att o p os sa n o s or gere i mmed iat i effe t ti r e a li , c o n se n te al c om pr at ore d i i nter ve nir e, i n qua nt o i n tere s sat o , agl i at ti d i amm i ni st r a zi o ne e d i ge s ti o ne c he ri guard i n o s ol o quel be ne ve nd u to e d anc he, a f ort i or i , all a d i vi si o ne . 469 In t al c a so , il ve nd it or e no n po trà pr ocurare l ’ acqui st o al c om pr at or e d elle p or zi o ni id e al i s ul b ene c o m pra vend ut o s pet ta n ti a gl i al tr i co mu ni st i chie d e nd o l ’as se g na zi o n e i n sed e d i d ivi s io ne d ell ’i n ter o be ne e pa g and o ai com pr o pr ie t ar i u n c o n g uagl i o i n d enar o , p o ic h é – verifica t os i l’e ffe tt o reale co ns e gue n te al la c o nc l us io ne d el c o ntra t t o – l’al i ena n te sarà e sclu s o d al la nuo va com u ni o ne ave n te ad o g ge t t o i l be ne ve nd u t o e , per ta nt o , n on p o trà c h ie d ere l o sci o gl ime n t o d e l la ste s s a i n qua n t o te r zo ri s pe tt o ad es sa . Il ced en te , qui nd i , d ovr à r e nd e r si d ir e tt o ac quir e nte d el le par ti id eal i alt rui , se n za p ote r av val ersi d el mec c a ni s mo d iv i si o nale . 470 Si è già a vut o m od o d i ved ere co me pe r l a com un i o ne ered i tari a sem br an o vale r e d e l le r e g ole d iver se. Cfr . qu an t o d ett o s up ra nel ca p. I I , § 2. 4. 207 ignaro dello stato di comunione. Basti pensare al caso in cui Tizio, comproprietario assieme ad altri di più immobili acquistati in virtù di un medesimo titolo, alieni a Caio (all’oscuro della verità) l’intera proprietà di uno di essi, conservando però il suo diritto sugli altri. Occorre chiedersi se l’atto di disposizione che il partecipante fa su una delle cose comuni appartenenti ad una massa possa qualificarsi, in senso lato, come vendita di cosa parzialmente altrui. Quel che è certo è che, in questo caso, la cosa non appartiene interamente al venditore, po iché egli non è titolare di alcuna entità materiale autonoma della stessa. Però essa non può nemmeno dirsi completamente d’altri, in quanto sul bene il disponente vanta un diritto dominicale ancorché pro quota indivisa . Il punto è capire se vi è una qualche attitudine del contratto di compravendita così concluso a produrre degli effetti reali immediati, ancorché parziali e limitati alla quota. A tale interrogativo può essere data risposta positiva se si tiene a mente quanto dianzi abbiamo osservato in meri to all'indipendenza di ogni situazione giuridica di contitolarità ed alla conseguente possibilità per ogni contitolare di alienare il suo diritto su uno dei beni facenti parte di una comunione 471. Abbiamo concluso, infatti, che dall’atto di disposizione di u n singolo cespite da parte di un condividente si possono produrre effetti reali immediati, relativamente alla quota di comproprietà su quel bene, poiché oggetto di contitolarità tra i proprietari non è l’intero patrimonio, inteso come universitas, quanto individualmente le singole cose che lo compongono. Pertanto, stante l’idoneità di questo contratto a realizzare il trasferimento immediato del diritto dominicale pro quota indivisa sul bene alienato, si deve ritenere applicabile l’art. 1480 cod. civ. alla fattispecie in esame. Di conseguenza, l’acquirente in buona fede potrà chiedere la risoluzione del negozio se dimostra che non avrebbe acquistato la cosa senza quella parte ideale di cui non è divenuto proprietario. In 471 V ., a nc or a u na v o lt a, le c o ns id era z io n i sv ol te s up ra nel c ap . I I, § 2 .4 . 208 caso contrario, egli diverrà titolare della quota sul bene alienato, ottenendo una contestuale riduzione del prezzo, salvo sempre il diritto al risarcimento del danno. In questo caso, si verrà a creare una nuova comunione tra il cessionario ed i comunisti (ad eccezione del venditore) sul cespi te compravenduto, mentre l’originaria comunione non avrà più ad oggetto quest’ultimo bene. Questa soluzione risulta essere conforme alla ratio ed alla disciplina dell’art. 1480 cod. civ., soddisfacendo l’esigenza dell’acquirente di divenire, comunque, tito lare di un diritto sulla cosa venduta, tenendo conto della prestazione eseguibile (ed eseguita) dall’alienante e della misura in cui essa è idonea ad appagare l’interesse, meritevole di tutela, del compratore. i) Diverso, invece, è il caso in cui il compa rtecipe venda ad un terzo una porzione materiale dell’unica cosa comune. Nonostante questa vicenda sia sovente stata trattata dalla dottrina e giurisprudenza in modo analogo alla fattispecie precedente, riteniamo che essa vada regolata diversamente poiché da essa non può farsi discendere un effetto traslativo immediato, nemmeno parziale. Abbiamo possibilità per visto, un infatti, che condividente deve di considerarsi alienare la sua preclusa la quota di comproprietà su una porzione materiale del bene comune , poiché difetta in capo allo stesso il potere di disporne, stante l’impossibilità per un comunista di produrre effetti individuativi di un nuovo bene in senso oggettivo in assenza del consenso degli altri contitolari ed in ragione della impossibilità di c ostringere quest’ultimi ad un numero potenzialmente infinito di divisioni 472. Pertanto, dato che l’art. 1480 cod. civ. presuppone necessariamente per la sua applicazione che possa prodursi un effetto reale immediato – ancorché parziale – dalla semplice conc lusione del contratto, ne consegue che non si potrà applicare alla vicenda de qua tale disposto e dal negozio nasceranno solamente effetti obbligatori. 472 V . qua n t o d e t t o i n s ub iec ta mat er ia ne l § 2 . 5 d e l ca p. I I . 209 In questo caso, infatti, non può effettivamente dirsi esistente, fintantoché perdura lo stato di comunio ne, la porzione materiale appartenente al venditore e, di conseguenza, il contratto sarebbe inidoneo a produrre effetti traslativi istantanei. Prima della divisione, risulta impossibile conoscere quale parte materiale spetti all’alienante. Dovrà, quindi, c onseguentemente distinguersi a seconda che il compratore sia in buona o in mala fede. Nel primo caso, atteso che il contitolare ha disposto di un bene che, di certo, non può dirsi proprio e che dal suo atto non può farsi discendere alcun risultato traslati vo immediato neppure limitato, la fattispecie sarà regolata dall’art. 1479 cod. civ. e l’acquirente potrà chiedere l’immediata risoluzione della contratto 473, oltre il risarcimento del danno. Invece, in ipotesi di conoscenza da parte del compratore dello sta to di indivisione del bene, la compravendita dovrà essere considerata quale alienazione dell’esito divisionale e, pertanto, l’acquirente dovrà attendere che quella porzione materiale vendutagli venga attribuita al suo dante causa all’esito della divisione. Qualora ciò accada, egli diventerà titolare della medesima ipso iure per effetto dell’originario atto dispositivo (ex art. 1478 cod. civ.); in caso contrario, potrà domandare la risoluzione del contratto per inadempimento dell’obbligo del venditore di procurare l’acquisto del bene al compratore, oltre sempre il risarcimento del danno. 3.9. I L D A TO G IU RI S P RU D E N Z IA LE R E L A TI V O A L LA V E N D I TA D I UN B E N E C O MU N E C O ME IN T E RA ME N T E P RO P RIO . Si cercherà ora, brevemente, di fornire un quadro d’insieme delle decisioni assunte dalla Corte di Cassazione, in merito alla questione inerente la disciplina da applicare all’atto di disposizione di un bene comune, da parte del singolo comproprietario, a favore di un terzo 473 Salv o c he , ne l f r at ta n t o, il ve nd it ore n o n ab b i a ot te nu t o il c o n sen s o d egl i al tr i c om pr o pr ie ta r i al tr as feri me nt o p ro q u ota d el su o d iri t t o av en te ad o gge tt o que l la p or zi o ne mate r ia le d el be ne c o mu ne. 210 che ignora lo stato di comunione 474. Va rilevato, sin da l principio, come la Suprema Corte abbia tenuto, in relazione alla fattispecie in esame, un atteggiamento non univoco e non abbia mai provveduto ad effettuare una ricostruzione teorica della vicenda che possa dirsi, realmente, completa. Ciò premesso, si osserva che parte della giurisprudenza 475, d’accordo con la dottrina tradizionale, ha inteso il concetto di «parziale alienità» in senso restrittivo, ossia ritenendo che esso possa riferirsi unicamente a due ipotesi: quella in cui una porzione materiale del bene venduto appartiene ad altri e quella in cui sono dedotti nel contratto due o più beni di cui uno non sia di proprietà del trasferente (c.d. vendita cumulativa). Di conseguenza, solo a queste fattispecie i giudici di legittimità hanno considerato applic abile il disposto di cui all’art. 1480 cod. civ.; per converso, in caso di alienazione di un bene sul quale il venditore sia titolare di una mera pars quota, la Suprema Corte ha ritenuto di dover sussumere tale vicenda nella norma prevista dall’art. 1479 c od. civ., equiparando la vendita di cosa comune a quella di cosa totalmente altrui. Interessanti, in tal senso, appaiono, fra molte, alcune sentenze dalle quali possono evincersi, in modo più chiaro rispetto ad altre, i motivi addotti a supporto di siffatt a ricostruzione che meritano un breve commento. In una primissima statuizione, si è affermato che «se deve ammettersi che l’ipotesi in cui il compratore, ignorando la comunione, abbia inteso acquistare l’intera cosa e il venditore abbia venduto la 474 Ne l p ar ag r af o p r e c ed e n te s i è già fa t to ce n n o alle d eci si o n i giud i zia li as su nte , d i v ol ta i n vo l ta, d all a C or te d i C as sa zi o ne in mer it o a lle m o lte pl ici vice nd e c ir c o la to r ie c he p os s o n o id e al men te in ter es sare u n be ne i n c o m pr o prie tà . Res ta or a d a a nal i z zar e i l c o n ten ut o d el le s ta tui z io n i gi ur i s prud e n zia li a v en ti ad o gge tt o il te ma c e n tr a le d e l n os tr o s tud i o , o ss ia la vend i ta d i u n be ne c om un e, com e i n te r a me n te pr o pr i o, d a par te d i u n s i ng o l o co nt it o lare . 475 V. ex m u lti s Ca s s. , 1 6 f eb brai o 19 53, n . 3 83 , i n Gi ur . it , 1 953 , I, 1, p . 315 ; Ap p . Mi la n o, 8 fe b br a io 19 55 , i n F o ro it ., Rep . 1 95 5, vo ce V e n dita , n. 88 ; Cas s. , 1 2 fe b br a io 19 58 , n. 43 1, in V ita n ot ., 19 58, p . 2 020 ; Ca s s. , 1 0 f eb brai o 195 9, n . 41 1, i n Gi u st . c iv . Ma ss . , 1 95 9, p . 14 6; Ca ss . , 2 4 o tt o bre 1 978 , n . 4 801 , i n Gi us t. c iv ., 19 79, p . 4 9 2, c o n n o ta d i C O S T A N Z A ; Ca ss . , 28 n ove m bre 1 981 , n . 635 5, i n F or o i t . , I, 1, p . 70 3 e in Riv . g i ur . e di l . , 19 82 , p. 66 2; Ca ss ., 12 apr il e 198 3, n . 2 57 5, i n R iv . g i u r. edi l ., 19 83 , p. 936 . 211 cosa comune come se fosse interamente propria, non rientri esattamente nella disciplina dell’art. 1480 cod. civ., che ha come presupposto l’appartenenza della cosa al venditore e ad altri soggetti pro diviso, non può, peraltro, negarsi che, anche in questo caso, si verta in materia di vendita di cosa parzialmente altrui ed il compratore, non potendo ottenere, finché la comunione perdura, la proprietà esclusiva di alcuna parte determinata della cosa, possa chiedere subito la risoluzione del contratto» 476. Appare sing olare come, in questo caso, i giudici abbiano effettivamente definito l’atto dispositivo quale vendita di cosa parzialmente altrui; tuttavia, sulla base del (pre)concetto che la «parziale alienità» vada riferita solamente all’ipotesi di alienazione cumulat iva, essi abbiano qualificato la fattispecie come vendita di cosa interamente altrui. Anche in una successiva pronuncia, pur ribadendo che la vendita di cosa comune come interamente propria è vendita di cosa parzialmente d’altri, si è ritenuto che non si applichi ciò nonostante l’art. 1480 cod. civ.: «quando si dice … che la vendita di cosa appartenente per una o più quote indivise ad altri non ricade nella previsione dell’art. 1480 cod. civ., che disciplina invece il caso in cui una parte materiale della cosa venduta sia di altri, si intende soltanto dire che a questo caso non si applica quella limitazione di tutela del compratore che è contenuta nella seconda parte della norma … Con questo chiarimento risulta evidente che non vi è alcuna contraddizione fra l’affermata esclusione dell’applicabilità dell’art. 1480 cod. civ. … e la affermazione che si tratta per sempre di vendita di cosa parzialmente altrui» 477. In altre statuizioni, invece, si è impiegato un diverso sintagma per definire la fattispecie in esa me. Si è parlato, a tal proposito, di alienazione di cosa «proporzionalmente altrui»: «qualora il compratore, ignorando la comunione del bene vendutogli, abbia inteso acquistare la cosa comune come se fosse interamente propria del 476 Co sì Ca s s. , 1 2 fe b br a io 195 8, n . 4 31 , ci t . 477 Co sì Ca s s. , 2 4 ot t o br e 1 978 , n. 48 01 , ci t . 212 venditore, si versa in ma teria di vendita di cosa proporzionalmente altrui, onde lo stesso compratore, non potendo ottenere, finché perdura la comunione, la proprietà esclusiva di alcuna parte determinata della cosa, può subito chiedere la risoluzione del contratto, la quale in ta le ipotesi, come in quella di buona fede del compratore contemplata giustificazione nell'art. 1479 nell'inadempimento del cod. civ., venditore trova la all'obbligo sua di trasferire subito il diritto, come effetto immediato del puro e semplice consenso» 478. In una successiva pronuncia, poi, si è precisato che «il caso del venditore che abbia alienato allo stesso compratore, come interamente propri, più immobili, di cui alcuni a lui appartenenti solo in comunione con altri soggetti, è da distinguere dall'ipote si del venditore che abbia alienato la cosa comune come interamente propria, poiché, mentre in tale ipotesi l'acquirente, non potendo ottenere, finché perdura la comunione, la proprietà esclusiva di alcuna parte determinata della cosa, può subito chiedere la risoluzione del contratto, giustificata in siffatta situazione, come in quella di buona fede del compratore contemplata dall'art. 1479 cod. civ., dall'inadempimento totale del venditore all'obbligo di trasferire il diritto, come effetto immediato del pu ro e semplice consenso, nel caso suindicato – da inquadrare nella vendita di cosa parzialmente altrui, disciplinata dall'art. 1480 cod. civ., data l'appartenenza dei beni compravenduti a più persone pro diviso e, conseguentemente, l'inadempimento solo parz iale del venditore all'obbligo predetto – l'acquirente, diversamente da quanto dispone l'art. 1479 citato, è legittimato alla risoluzione del contratto esclusivamente quando si configuri, in relazione all'economia complessiva della convenzione , l'essenzialità dei beni da lui non acquistati, ai sensi del summenzionato art. 1480 cod. civ.» 479. Dalle sentenze anzidette, si evince come la giurisprudenza di 478 Co sì Ca s s. , 1 2 a pr i le 1 98 3, n . 2 575 , c it . 479 Co sì Ca s s. , 2 8 n ove mb re 198 1, n . 6 35 5, c i t. 213 legittimità abbia fondato il proprio convincimento, essenzialmente, su due presupposti. In primo luogo, si è predicata l’asserita equivalenza tra il concetto di «parziale alienità» e la sola situazione in cui una porzione materiale del bene alienato appartiene ad altri. Tuttavia, dalla lettura congiunta sia delle massime, che delle ragioni espresse nella parte motiva di tali pronunce, emerge come la predetta affermazione risulti essere, più che altro, una indimostrata petizione di principio, non oggetto di reale approfondimento. In secondo luogo, si è considerata l’asserita indeterminatezza del risultato traslati vo (motivata sul presupposto che prima della divisione non sarebbe possibile conoscere quale parte spetti al venditore) un elemento impediente l’applicabilità dell’art. 1480 cod. civ., poiché tale disposto – come si è visto – presuppone sempre che un effet to reale, seppur limitato, si realizzi. Da quanto sopra riportato, emerge quindi che l’accoglimento dell’idea, secondo cui il concetto di «parziale alienità» non può che riferirsi ad un’ipotesi in cui venga trasferito un bene di cui una porzione materiale appartenga ad altri, è avvenuto in modo del tutto acritico, senza pervenire ad un reale approfondimento delle asserite ragioni che militerebbero a favore o contro una simile soluzione. È proprio, ricostruttiva di forse, tale in ragione configurazione giurisprudenza più recente 480 della denunciata giuridica che fragilità parte della ha considerato applicabile l’art. 1480 cod. civ. all’atto di disposizione del bene comune, a favore di un terzo che ignora la verità, in difetto di legittimazione pro quota in capo al venditore. Si è, infatti, affermato che «la norma dell'art. 1108, terzo comma, cod. civ., secondo cui è necessario il consenso di tutti i partecipanti alla comunione per gli atti di alienazione o di costituzione di diritti reali sul fondo comune, si l imita a stabilire che l'alienazione o la costituzione di un diritto reale da parte di un 480 V ., ad e se m pi o , C as s ., 27 g iu gn o 1 983 , n . 44 05, i n Gi u st . c iv . M as s. , 198 3, fa sc . 6; Cas s ., 2 3 ot t o br e 19 84 , n . 5 386 , iv i, 1 98 4, fa sc . 10 ; Ca ss . , 12 ge nn ai o 200 5, n. 3 87, iv i , 2 00 5, fa sc. 1 ; Tri b . Bri nd i si , 26 ge n na i o 2 00 5, i n Gi u r. me rit o , 2 005 , p. 26 35 . 214 comproprietario pro indiviso non produce effetto nei confronti degli altri partecipanti alla comunione, ma non esclude che il contratto, concluso dal comproprietario, possa valere come vendita della propria quota, ovvero come vendita di cosa parzialmente altrui, ai sensi dell'art. 1480 cod. civ.» 481. Più recentemente, infine, in un’altra sentenza 482, si è ribadito che «deve ritenersi compresa nella disciplina dell'art. 1480 cod. civ., sia la vendita per intero di una parte materiale della cosa di cui l'alienante assuma di essere proprietario ( communio pro diviso); sia l'ipotesi di vendita da parte di un comproprietario, di una cosa di proprietà comune pro indiviso … essendo disciplinata dall'art. 1479 cod. civ. la vendita di un bene interamente (e non parzialmente) di proprietà altrui». Pur nella asciuttezza di quest’ultime pronunce, si rileva come la Suprema Corte faccia discendere dal contratto in questione degli effetti reali immediati, limitatamente alla porzione ideale di proprietà spettante all’alienante, in virtù dell’applicazione del principio di libera disponibilità della quota disciplinato dall’art. 1103 cod. civ. Si tratta, certamente, come abbiamo visto, di un argo mento giustificativo senz’altro corretto. Tuttavia, quel che sorprende è che, in tutte le decisioni giurisdizionali aventi ad oggetto la vicenda circolatoria de qua, la giurisprudenza non abbia mai compiuto una vera ed approfondita operazione ricostruttiva dell’intera fattispecie. Ciò che manca è una visione d’insieme della questione, la quale è stata sempre trattata sommariamente e senza realmente optare per una soluzione che tenga conto di tutte le ragioni a sostegno dell’una o all’altra ricostruzione. Che la giurisprudenza di legittimità non abbia ben approfondito la portata del disposto di cui all’art. 1480 cod. civ. emerge con evidenza in due, seppur isolate, pronunce. 481 Co sì Ca s s. , 2 3 ot t o bre 1 984 , n. 53 86 , ci t . 482 V . Ca s s. , 1 2 ge n na i o 2 00 5, n . 3 87, i n G i us t. c iv . M ass . , 2 005 , fa sc . 1 . 215 Nella prima 483, la cui motivazione merita di essere ampiamente riportata, si è stabili to che «per effetto del contratto di vendita, in virtù del principio consensualistico, si opera il trasferimento della quota (artt. 1101, comma primo, e 1376 cod. civ.). La comunione sull'intera cosa subisce una mera modificazione soggettiva. L'alienazione produce ope legis l'immediato trasferimento del diritto in comunione, per cui l'acquirente, fin dal perfezionamento del consenso, viene a trovarsi immediatamente, nei confronti degli altri partecipanti alla comunione, nella stessa situazione in cui si tro vava l'alienante ... Poiché per effetto della vendita della quota, nel patrimonio dell'acquirente è già entrata la proprietà della cosa venduta, appunto nei limiti della quota, l'obbligo in capo al venditore di acquistare la cosa altrui, per trasferirne la proprietà all'acquirente, non si giustifica. Perciò, la norma di cui all'art. 1478 cod. civ. non si applica. D'altra parte, nella vendita di cosa comune, l'alienazione ha per oggetto l'intera cosa in comunione, in ragione della quota, e non è limitata a parti o porzioni di essa. La differenza della vendita di cosa comune rispetto alla ipotesi di vendita di cosa parzialmente altrui, dunque, nasce dalla circostanza che l'art. 1480 cod. civ. contempla la vendita di cosa divisa in parti, non in quote (ideali). Il proprietario di una parte, che trasferisce l'intera cosa, trasferisce la porzione di cui è proprietario ma, poiché intende trasferire anche le residue parti, che appartengono ad altri, nei riguardi di queste e del compratore assume la stessa posizione regolata dall'art. 1478 cod. civ.: vale a dire, l'obbligazione di procurare l'acquisto … L'ipotesi di vendita di cosa comune ad opera di uno solo dei partecipanti alla comunione, quindi, va regolata in base ai principi generali in materia di vendita ed in tema di comunione, senza possibilità di fare riferimento alle norme specifiche riguardanti la vendita di cosa appartenente in tutto o parzialmente a terzi estranei al contratto». Ne consegue che, secondo questa pronuncia, il compratore potrebbe agire per l a risoluzione 483 Ci si r ife r isc e a Ca s s. , 1 2 n o vem bre 19 97 , n. 111 54, i n F or o it . , 1 99 8, I , p. 83 4, co n n o ta d i S C O D I T T I . 216 dell’intero contratto ex art. 1453 cod. civ., provando la non scarsa importanza dell’inadempimento, ovvero potrebbe conservare la titolarità della quota ideale trasmessagli dal venditore e domandare la riduzione del prezzo se, nel frattanto, quest’ultimo non sia riuscito a fargli acquistare l’integrale proprietà del bene 484. Tale ricostruzione, che indubbiamente ha il pregio di riconoscere la produzione di immediati effetti traslativi dall’atto dispositivo in questione, risente indubbiamente del l’impostazione tradizionale secondo cui l’art. 1480 cod. civ. contemplerebbe, unicamente, l’ipotesi in cui la cosa appartiene ad altri pro diviso. Si è tentato, quindi, ad opera della Suprema Corte, di ovviare a tale (asserito ed ancora una volta indimostrato) limite strutturale della fattispecie, attraverso il ricorso alle regole generali previste in tema di vendita e di disposizione della quota. In tal modo, si è nella sostanza scisso il contenuto dell’originario negozio in due atti dispositivi: uno avent e ad oggetto la quota, regolato dall’art. 1103 cod. civ., e l’altro avente ad oggetto le parti ideali altrui, disciplinato dall’art. 1478 cod. civ. Si tratta, però, a ben vedere, di una ricostruzione artificiosa, frutto di un malinteso di fondo che viene d ato come presupposto (ossia l’asserita equivalenza tra il termine «parte» ed una porzione materiale del bene trasferito), con un atteggiamento quasi fideistico. La verità è che anche questa pronuncia, al pari delle altre, omette di fornire un’adeguata gius tificazione del motivo secondo cui all’interno del concetto di «parziale alienità» non possa ricondursi la vicenda circolatoria di un bene appartenente a più soggetti per quote indivise. Ulteriore segno evidente che la fattispecie di cui all’art. 1480 cod. civ. non è stata oggetto di esatta comprensione ad opera della 484 In se n s o a nal o g o, si è afferma t o che « la ve nd ita d i c os a co mu ne pr o in div i s o, e ffe tt uat a d a u na c o m par teci pe s ol itar io , p otr à sem pre vale re , nell a pr o spe t ti va d i ma s si ma util i z za zi o ne d ell a pr o gram ma z io ne neg o z iale , co me alie na zi o ne , d a p ar te d e l ve nd it ore , d el la pr o pr ia quo ta id ea le (a rt . 11 03 c od . c iv .) e, pe r la qu ot a – pur e i d e ale – d i pr o pr iet à alie na , p o trà d ar lu o g o al d overe , a caric o d e l ve nd i t or e , d i far ne c on se gui re la t it ola ri tà all ’acq uire n te, a ten or e d ell’ ar t . 1 47 8 c od . c iv .» (c os ì Ca s s. 10 mar z o 1 9 81 n. 134 1, i n R iv . n ot ., 198 2, p . 908 e d i n F or o it ., 19 82 , I , p. 50 8) . 217 Corte di Cassazione è fornito anche da una recentissima sentenza 485. Il caso da cui essa origina è dato da un atto di alienazione avente ad oggetto un alloggio posto su due piani, il cui annesso locale di deposito è risultato, poi, essere d’altri. In tale vicenda, i giudici hanno stabilito che «nel caso in cui il compratore di un fondo agisca nei confronti del venditore per ottenere la riduzione del prezzo, oltre al risarcimento del danno, sul pr esupposto che una parte dell'immobile venduto risulta di proprietà di un terzo, si configura un'ipotesi di evizione parziale, conseguente disciplinata inapplicabilità dall'art. del termine 1480 di cod. civ., prescrizione con la annuale previsto dall'art. 1 541 dello stesso codice, avente riguardo unicamente alla diversa ipotesi di cui all'art. 1538, e cioè al caso in cui si accerti che il fondo oggetto della compravendita abbia una estensione minore da quella dichiarata dai contraenti». È di tutta evidenza come il richiamo compiuto all’istituto dell’evizione parziale sia del tutto incongruo poiché, nella vicenda fattuale da cui è originata la pronuncia, non si verifica alcuna ipotesi evizionale: il compratore, infatti, non vede venir meno parte del suo acquisto in ragione dal diritto che un terzo vanta sul bene trasferito ed il terzo non agisce, in questo caso, per essere riconosciuto quale reale titolare della parte (che gli spetta) oggetto dell’atto di compravendita. Semplicemente, al cessionario è stata al ienata una cosa appartenente, per una porzione materiale (ossia il locale di deposito), ad un terzo: si tratta unicamente di un’ipotesi in cui difetta in capo al disponente la legittimazione su parte del bene compravenduto. La fattispecie, quindi, doveva e ssere più correttamente regolata, in modo diretto, dall’art. 1480 cod. civ. e non, invece, in via mediata, come pretende la pronuncia in esame, per il tramite del richiamo compiuto dall’art. 1484 cod. civ. al disposto relativo alla vendita di cosa parzialmente altrui. Ancora una volta, quindi, la Corte di Cassazione ha dato dimostrazione di non avere piena contezza della portata e 485 Ci si r ife r i sc e a Ca s s. , 4 n ove m bre 20 09 , n . 23 343 , i n Gi u st . c iv . Ma ss ., fasc . 1 1. I n s e n s o c o nf or me , v. a nc he C as s ., 25 g i ug n o 1 980 , n . 3 99 4, i n iv i, 198 0, fasc . 6 . 218 della valenza della norma di cui all’art. 1480 cod. civ. 219 220 C A P I TO LO IV LA C O N T RA T TA Z IO N E P R E L I MI N A R E SU C O SA P A RZ IA L ME N TE A L T RU I 4.1 I L C O N T RA TTO P RE LI M IN A RE D I C O M P RA V E N D I TA : C E N N I SUL LA N A T U R A G I U RID IC A E S U G L I E F F E TT I . Lo scopo che la seguente analisi si propone non risiede nell’effettuare un ampio studio in tema di contrattazione preliminare, sia perché esula dal nostro precipuo campo d’indagine, sia in quanto richiederebbe uno spazio ben più ampio di quello proponibile in questa sede. Si vuole e si deve qui limitare il nostro disc orso alle varie fattispecie ipotizzabili in relazione ad un contratto preliminare che abbia ad oggetto una cosa in comunione ordinaria fra più persone e che venga sottoscritto da uno solo dei comproprietari. Appare però necessario, al fine di inquadrare co mpiutamente le vicende circolatorie che andremo ad analizzare, ripercorre brevemente gli esiti dommatici a cui sono giunti la dottrina e la giurisprudenza in materia di contrattazione preliminare, in special modo con riferimento alla promessa di vendita ed in relazione al rapporto intercedente tra preliminare e definitivo, con particolare riguardo alla possibilità di ammettere, in sede di giudizio ex art 2932 cod. civ., un’esecuzione specifica di un contratto parzialmente difforme quanto all’oggetto rispetto al preliminare. Ciò premesso, si rileva come la natura giuridica del preliminare abbia suscitato, sin dal principio, notevoli difficoltà negli interpreti. A ciò ha contribuito sicuramente lo scarso spazio consacrato a tale figura dal legislatore, il qua le ha dedicato ad essa pochissime norme, in parte presenti ab origine nel Codice civile 486, in parte inserite 486 Si pe n s i ne l C od ice civi le al l’ art . 1 351 su ll a for ma , al l’ art . 2 93 2 sul l’e se c u z i one s pe c if ic a d e ll’ o b bl i go d i c o ntr arre ed all’ar t. 2 652 , pr im o com ma , n. 2 r e la ti v o alle d o ma n d e r igua rd a nt i at ti s og ge tt i a tra scr i zi o ne tr a i q uali si 221 successivamente tramite alcune leggi speciali 487. In via generale, può dirsi che il contratto preliminare è un negozio per mezzo del quale una parte ( preliminare unilaterale) od entrambe (preliminare bilaterale) si obbligano ad addivenire alla stipula di un successivo contratto (definitivo) 488. Alla luce di questa ampia nozione, molto si è discusso in merito all’esatto inquadramento giuridico della fatti specie 489. Le soluzioni proposte sulla natura di tale istituto, che qui ripercorreremo schematicamente, non sono scevre di conseguenze in termini pratici poiché, come si vedrà meglio in seguito, l’adesione ad una teoria ricostruttiva piuttosto che ad un’altr a influenzerà in modo non irrilevante le scelte di fondo riguardanti il tipo di reazione accordabile al promittente acquirente in caso di inadempimento del promittente venditore, i limiti dell’intervento giudiziale nel contratto definitivo in sede di giudizio ex art. 2932 cod. civ. ed il problema della difformità tra il contenuto del preliminare e quello del definitivo 490. Secondo l’opinione tradizionale e più risalente 491, col preliminare an n over an o an c he le d o ma nd e ex ar t. 29 32. 487 Ci si r i fe r i sc e al d .l . 6 9/ 19 96 c on ver ti t o i n le gge n. 30/ 1 99 7 che ha in tr od ot t o l’ar t . 2 64 5 bis c od . c iv . re lat iv o alla tra scr i zi o ne d e l c o ntr at t o pr el im i nar e e l ’ar t . 27 7 5 bi s c od . ci v. i n te ma d i pr iv ile gi o s pecia le s ui be n i im mo b il i d e d ot ti ne l pr e lim i nar e i n i p o tes i d i ma nca ta e secu zi o ne d e ll o ste s s o; n o nch é al d . lg s. 122/ 2 005 c he p reved e u na f or ma d i tu tel a d el p ro mi tte n te acquire n te d i u n i mm o b il e d a c o s trui re nel c as o i n cui fal li sca il c o s t rut to re pr om it te n te ve nd it or e . 488 S A C C O , I l c o ntr att o , i n T ratt . d ir . c iv ., d ire t to d a V A S S A L L I , T ori n o, 1 975 , p. 68 0. 489 Pe r una d is am i na ge ne r a le d el pr ob le ma rela ti va alla na tura giu rid ic a d el prel im i nar e e d a i s uo i r ap p or ti c ol d e fi ni ti v o, c fr. ad ese m pi o C H I A N A L E , Co nt ratt o p r el imi n ar e , i n D ig. di sc . p riv . , s ez. c iv . , I V , T or i no , 1 98 9, p. 27 6; G A B R I E L L I -F R A N C E S C H E L L I , C o ntra tt o pr el im i nar e ( diri tt o c iv i le) , i n E nc . gi u r . T rec c ., IX , R o ma, 19 88 , p p . 1 s s .; S P E C I A L E , Il c o nt ratt o p re li mi na re , i n G i ur . s is t. d i r. c iv . e c om m . , fo nd a ta d a B I G I A V I , I c o nt ratt i i n ge n er al e , d iret t o d a A L P A - B E S S O N E , I I I, I re q ui si ti d el c o ntra tt o , To r in o , 19 92 , p p . 28 1 s s. ; P A L E R M O , C o nt ratt o pr e lim i nar e , Pad o va, 1 99 1, p p. 1 s s .; R I C C I U T O , La f or mazi o n e pr ogr e ss iv a de l c o nt ratt o , i n Trat t. dei c o nt ratt i , d ir e t to d a R E S C I G N O , I, I c o ntr atti i n ge n era l e , a cura d i G A B R I E L L I , To ri n o, 1 99 9, p p. 1 51 ss .; R A S C I O , Il c o ntr att o pr el imi na r e , N ap o li , 19 67 , p p . 1 s s. ; P I N O R I , S u ll ’i de nt ità di c o nt e n ut o tra c o n trat to p re li m in ar e e s e nt en za c o stit u tiv a e x art. 293 2 C od ic e c iv i le , i n N u ov a gi ur . c iv . c om m . , 199 3, p p. 87 3 ss . 490 L ’i nd a gi ne c he se g uirà, pe r o vv ie ra gi o ni , s i c o nce ntre rà prev ale n te me n te sul c o n t r at to p r e li mi n are d i ve nd ita . 491 V. , ex m ul ti s, F O R C H I E L L I , Co n trat to p re li mi na r e , in N ov i ss . D ig . it ., I V , To ri n o, 19 59 , p. 68 6; C A R I O T A - F E R R A R A , Il n eg ozi o g i ur idic o n e l di rit to priv at o ital ia n o, Na p ol i, s .d . , p. 252 ; T A M B U R R I N O , I v i nc ol i u ni lat era li ne lla f or maz io n e d e l 222 le parti assumono unicamente un obbligo di facere ossia di prestare il consenso alla stipula del contratto definitivo. Il preliminare, quindi, esaurisce in ciò il proprio scopo ed il programma degli interessi perseguito dalle parti viene disciplinato nel solo definitivo al quale il preliminare è fondamentalmente estraneo. Da q uest’ultimo, quindi, non deriva alcun obbligo di natura sostanziale, ma solo una prestazione di fare. A tale orientamento, se n’è frapposto un altro di segno opposto, tendente a svalutare il ruolo del definitivo, ritenendo lo stesso un mero atto dovuto di adempimento del preliminare 492 o, al più, avente la sola funzione di documentare l’accordo raggiunto all’atto di stipulazione del preliminare 493. Quest’ultimo, dunque, in quest’ottica, finisce per ricoprire un ruolo principe nella definizione del contenuto regolamentare voluto dai contraenti, in quanto fonte primaria, se non esclusiva, dell’intera vicenda negoziale e finanche dei relativi effetti reali, relegando il contratto definitivo a mera esecuzione di quanto previsto nel precedente atto 494. In una posizione non dissimile, si pongono anche coloro che attribuiscono al definitivo la sola funzione traslativa ossia quella di rendere attuale il precetto negoziale previsto nel preliminare attraverso la realizzazione dell’effetto reale voluto dalle parti 495. Il c o ntr att o , M ila n o , 1 95 4 , p p. 69 s s .; F R A G A L I , D ei c o ntr atti i n ge n era l e , i n C o mm. c o d . c iv ., d ir e tt o d a D’ A M E L I O -F I N Z I , Lib r o d el le o bbli gazi o ni , S ub a rt. 132 1 - 13 52 , Fire n ze , 19 48 , pp . 406 ss . ; M E S S I N E O , Co nt rat to pr eli mi na r e , i n E nc . d el dir ., X, Mi la n o, 196 2, p . 1 66 , s e c o nd o i l qual e il pre li mi nare pr od uce un e ffe tt o «d i ind o le e s se n zi al me n te for male e s tru me nt ale: l’ o b bl iga z i on e (d i na tura str e t ta me n te pe r s on ale ) a st i pulare fra le m ed esi me par ti , un f utu ro al tr o co nt r at t o – e s s o, sì , pr o v vi st o d i c o nte nu t o e d i e ffet ti s os ta n zia li (ec on o mici ) », a d iffe r e n za d e l pr e l im i nar e . 492 V ., ad e se m p i o, R E S C I G N O , I nc apac ità n at ura l e e a de mpi me nt o , Na p oli , 195 0, p p. 1 17 - 11 8, nt . 82; R A V À , Ca us a e rap pr es e nta nza i n di ret ta n e ll ’ac q ui st o , i n Banc a b or sa , 1 952 , p. 27 0; 493 Cfr . M O N T E S A N O , C o ntr atto p r el imi na r e e se nt e nza c os tit ut iv a , Na p ol i, 1 95 3 , p p. 1 s s .; M I R A B E L L I , Pe r u n a ri e lab or azi o ne de lla n ozi o n e di c o nt ratt o p re li mi na re , i n V ita n ot ., 195 8, p . 1 ; A M O R O S O , L ’ ef fe tt o neg oz ia le d e lla s e nt en za c ost it utiv a , i n R iv . dir . c omm . , 1 965 , I, p. 2 29 . 494 Il c o n tr a tt o d e fi ni ti v o, qui nd i , a ssu me la c o n figu ra zi o ne d i un at t o tra sla ti v o a c a usa e s te r na si mi le a l pag ame n t o t ras lat iv o. 495 V. G I O R G I A N N I , C on tra tto p re li mi na re , e sec uz io n e in fo rm a sp ec if ic a e f o rma del ma nda to , i n Gi u st. c iv . , 196 1, I , p. 64 ; S A T T A , L’e s ec uzi o ne sp ec i fic a de ll ’ o bbli go di c o nc l ud er e u n c o nt ratt o , in F or o it ., 19 50 , I V, p . 7 0. Si è ril eva t o c ome al d e fi ni tiv o 223 preliminare di vendita sarebbe, pertanto, una vendita obbligatoria ed esso costituirebbe la vera fonte delle attribuzioni patrimoniali finali 496. In una diversa prospettiva 497, da ritenersi preferibile, si è rilevato come dal preliminare nasca non tanto e non solo un mero obbligo formale di stipulare un successivo negozio 498, quanto soprattutto un’obbligazione di contenuto sostanziale, intesa quale obbligo di fare ciò che è possibile per realizzare il programma negoziale sancito nel preliminare 499 e, cioè, nel caso di p romessa di vendita, per realizzare il trasferimento della proprietà del bene così come programmato dalle parti 500. In quest’ottica, il definitivo non viene alla luce quale semplice n o n si p ot r e bbe d i sc o no sc e r e i n t ot o u na vale n za ne g o zia le au t o no ma se d a es s o d isce nd o n o a nc he e ffe t ti o b bli ga t ori ( be n c hé p os sa a vvic i nar si ad u n mer o a tt o tra sla ti v o c o n f un z i on e s ol ut or ia nel ca s o d i co nt rat t o pre li mi nare a d effe tt i an tic ip at i) . Cfr . su l pu nt o C H I A N A L E , I l pr el im i na re d i v e ndi ta im m obi lia r e , i n Gi u r. it. , 19 85 , I , p p. 6 82 ss . e 697 - 69 8, i l qua le ri tie ne che il d e fi ni ti v o s ia f or ni t o d i una d o p pi a c au sa ( s o lv e n d i e v e n dit io n is ) . 496 G A Z Z O N I , Il c o nt ratt o p r el imi n ar e , i n Tr att . di r. pr i v . , d ire tt o d a B E S S O N E , IX , T ori n o , 1 99 8, pp . 1 1 ss . ; I D . , Ba bb o Nata le e l’ obb li go d i da r e , i n Gi u st. c iv ., 199 1, I, p . 28 9 6 ; M A R I C O N D A , I l paga me nt o t ra sla tiv o , i n C o nt r. e im pr ., 19 88, p p. 740 s s. 497 V. B I A N C A , Os se rv az io n i s ul l’ obb li g o pr el im i nar e d i v e ndit a , in S tu di i n o n o re di S c ad ut o , Pad o va, 19 70 , I, p . 139 ; B E N A T T I , Il paga me nt o c o n c o se al tr ui , i n R iv . tri m. di r. p roc . c iv . , 19 76 , p p. 4 66 s s .; C A M P A G N A , I «n eg oz i di att uazi o n e» e la ma ni fe staz io n e d e ll ’i nt e nt o n eg oz ia l e , Mi la n o, 19 59 , p p . 1 93 s s. 498 Se i c o ntr ae nt i si o b bl ig as ser o d avve ro ad un mer o c o nt rah er e , n e co ns egu ir e b be c he il pr e l imi na r e d i ve nd i ta d i co s a alt r ui d ovre b be o bb li ga re all a st i pula z i on e d i un a ve n d ita d i c o sa a lt rui , i l c h e – co me ved re mo i n se gui t o – per ò n o n è . 499 « Il pr e l im i nar e … o b b l iga le p art i n on s ol ame nt e al la pres ta z io ne d e l co ns en s o ma a nc he a lle pr e st a zi o ni che que s t o c o nse n s o im p lica . C i ò pe r al tr o n o n escl ud e c he i l c o n t r at to d e f i ni tiv o si s ta bi li sca co me f on te e sclu si va d el rap p or t o c o ntr at tua le . Il c o n tr a tt o d efi n it iv o è in fat ti d e st in at o a s o st i tuire i l ti t ol o pr ovv i so r i o d e l p r e li mi nar e » . C os ì B I A N C A , D ir itt o c iv i l e , I I I, Il c o ntr at t o, Mi la n o, 200 0, p p . 1 89 -19 0. 500 L a giu st ific az i o ne d e ll ’e ffet t o reale si ri nv ie ne, per ò, pur sem pre , n ell a causa pr o pr ia d e l d e f i n iti v o, i l quale n on è u n mer o at t o s o lv e nd i c au sa ma co st itu i sc e u n c o n tr a tt o i n se ns o p ro pr i o. V . S A C C O , I l c o nt ratt o , ci t ., p. 6 83 . Ta nt ’è c he l ’ar t. 13 76 c od . c i v. , e s pre s same n te , d efi ni sce c on tra t ti quei ne g o zi che ha n n o pe r o g ge t t o i l tr a sfe r ime n to d el la pr o pr ietà d i u na c os a d e term i n ata . V. anc he C H I A N A L E , I l pr el imi na r e di v e nd ita im m obi l iar e , ci t ., p. 6 97 , il qua l e per ò p o ne s ull o s te ss o p ia no l a c aus a pr op ria d e l d ef in iti v o ( c a usa v e nd iti o ni s ) e l a c au s a so lv e ndi , al par i d i R A S C I O , I l c o nt rat to p r el imi n ar e , cit ., p. 17 4. Tale d iver s o m od o d i in te nd e r e i r a p p or ti t r a pr e li mi nare e d efi n it i vo a s sume par tic o lare ri leva n za nel c as o in c ui si d e b ba n o c o ns id e rare i ra p p ort i tra un pre li mi nar e vi z i at o ed i l succe ss iv o d e fi ni ti v o: n e l pr i m o ca s o, que st ’ul ti mo s are b be c omu n que val id o p oic hé i v i zi d e l pr e l im i nar e n o n si rive rbe rere b ber o sul d efi ni t iv o i n qu an t o i n es so t ro va s pa z io l im ita t o la c a u sa s o lv e nd i (cfr . G A B R I E L L I , I l c o ntr att o p re l imi na r e , Mi la n o, 19 70 , p p. 15 2 s s. ); ne l se c o nd o ca s o, i nve ce, e s send o il d efi n it iv o for ni t o d i u na d o p pia c aus a, e s s o su bir e b be l’ i nflue n za d el prel im in are, pe r cui se le par ti aves ser o s ti pu la t o il d e fi ni ti v o s ola me nte i n qua n to c o nv in te d i es ser ne o b bl iga te 224 atto di adempimento, bensì risulta permeato da una causa propria ed è configurabile quale negozio autonomo volto, in special modo, al controllo delle sopravvenienze 501. Come abbiamo accennato, dall’accoglimento dell’una o dell’altra delle teorie sopraccitate, discendono conseguenze diverse in relazione alle possibilità di reazione d el contraente «fedele» nel caso in cui la controparte contrattuale non voglia prestare il proprio consenso alla stipula del definivo ovvero risulti, in senso lato, inadempiente sotto il profilo degli obblighi assunti col preliminare. Ciò risulta particolarmente evidente se focalizziamo l’attenzione sulla promessa di vendita immobiliare nel caso in cui siano presenti difformità materiali o giuridiche sul bene. Accogliendo l’impostazione tradizionale, appare chiaro come, in ipotesi di un bene non conforme all e caratteristiche pattuite e di rifiuto alla stipula del definitivo nel termine previsto, al promittente acquirente si profilino solamente due rigide alternative: chiedere la risoluzione del contratto per inadempimento ovvero avvalersi della sul la ba se d i u n pr e l im i n ar e p oi rive la to s i ad es e mp i o nul lo , i l d efi n it iv o sare b be a sua v o lta in val id o p o i c hé no n s orre tt o d a lla causa s olu t oria (cfr . S A C C O , Il c o ntr att o , c i t. , p. 68 9; C H I A N A L E , u lt. o p. c it . , p . 6 98) . I n rea l tà, quel che è cert o è che n o n si pu ò at tr i bu i r e all a fu n zi o ne s ol ut or i a d el d ef i ni tiv o , c he se n z’ al tr o esi s te , u na r i le va n za e c c e ss iva p o s t o c he, d iver sa men te o pi na nd o , si f i nire b be per co ns id e r ar e u n d e fi n it iv o c on te ne nt e un re g ola me nt o qua li ta ti vame n te d iv ers o d a que ll o p r o gr a m mat o ne l pr e li mi na re alla stre gu a d i un ad em pi me nt o i ne sat t o . Tut ta via , be n s i pu ò qua lifi c are u n d ef i ni ti vo co me u n ad e m pi men t o par zi ale s e es so d i ve r ge qua n ti ta t iva me nte d al prel im in are. V . G A B R I E L L I , Co nt ratt o pre li mi na re , i n R iv . di r . c iv ., 1 993 , II , p. 2 30 . L a gi uris pr ud en z a ma gg i ori tar ia ved e nel d e fi n it iv o l’ un ic a f o nte re go la trice d el n uov o a sse t to so s ta n zia l e d eg li in te r e s si v o lu to d al le p a r ti e , per ta nt o , no n c o n feri sce ri leva n za a lle d iv erge n ze co nte nu ti s tic he tr a i d ue ne go z i, a l p iù i mp ie ga nd o le c ome i nd ici per l’i n te r pr e ta zi o ne d e lla v ol o n tà d e lle p art i e s pre ss a nel d efi n it iv o . V. e x m ult i s Cas s. , 4 a pr i le 1 987 , n . 3 278 , i n Gi u r. it . , 1 98 8, I , 1, p . 81 6; Ca ss . , 28 a pri l e 198 9, n. 19 93 , i n F o r o it . Rep ., voc e C o ntr att o i n ge n er e , n . 3 06. 501 G A B R I E L L I , I l c o n trat to pre li mi na re , ci t ., p p. 16 4 ss . , sec o nd o i l qua le la d is s oc ia z i on e te m p or a le tr a il m ome n t o i n cui s i pr o gra mma u n cer t o a s set t o d i in te r e s si e que ll o i n c u i l o si i n tr od u ce c o n se nt e d i veri ficare m edi o te m po re la pre se n za d e i pr e s up p o s t i r i te nut i e s se nz ial i, po t end o c o sì le par ti – i n cas o d i lor o m anc an z a al te mp o d el d efi ni ti v o – im ped ire l a na sci ta d eg li effe tt i in i zia lme n te v o lut i. I nfa tt i, la fu n z io ne c he il pr elim i na re nel la ma gg io ra n za d ei casi a ss o lve r i sie d e ne l c o n se nt ire ai c o n trae n ti d i valu tare la c on ve nie n za d ell’ affar e , o g ge t t o d e l tr a sfer ime n to d el d efi n i tiv o , i n ba se ad u n suc ces siv o ad e gua t o c on tr ol l o i n or d ine a i pre su pp o s ti c o ns id erat i f o nd am en ta li (co me , a d esem p i o, l’a s se n za d i vi z i ma teri al i o g iurid ici su l la c os a) pr ima d i a s sume re d egl i o b bli g hi fi na li . 225 tutela di cui all’art. 2932 cod. civ. 502, accettando indiscriminatamente il contratto nei termini promessi dalla parte renitente. Tertium non datur, atteso che, per un verso, dal preliminare nasce una mera obbligazione di facere che non può che condurre alla stipula di quel contratto e, per altro verso, che i rimedi, alternativamente previsti dagli artt. 1492 e 1489 cod. civ., devono considerarsi attinenti al solo programma negoziale contemplato nel definitivo 503. Secondo questa teoria, quindi, il promittente compratore può giovarsi, unicamente, di rimedi di tipo negativo o sanzionatorio e non, invece, di quelli di segno conservativo o positivo. L’inadeguatezza delle soluzioni applicative scaturenti da una simile impostazione appiano palesi, posto che essa finisce per assicurare al promittente alienante un’indubbia posizione di vantaggio rispetto alla sua controparte contrattuale, consentendogli di fatto di sottrarsi agli effetti del proprio inadempimento, in contrasto con le 502 Si tr at ta d i u n me c c a n i sm o d i pr od u zi o ne g iud i zi ale d eg li effe t ti d i u n ne go z i o. Que s t o d is p o st o pr e ve d e la p o s si bi li tà che la par te n o n i nad e mp ie n te ot te n ga, i n lu og o d e l c o n tr a tt o n on c o ncl us o , u na se nte n za c he pr od uce g li effet ti d i que st ’u lt im o su l pr e su p p os t o d el ri tard o d el pr om it te nte al la st ipu la e d ell’ o ffer ta o e se c u zi o n e d e ll a c o nt ro pre s ta zi o n e a nco ra e si g ib ile d a pa rte d e l co nt rae nte «fe d e le ». S i tr a tta d i u n’ i p ote si d i esecu zi o ne in fo rma s peci fica d ell’ o b bl i go d i c o nc lud e r e un ne go z i o ed e ssa a pp artie ne al n over o d e lle se nt en ze co st itu t ive d i c ui al l’ ar t. 2 908 c od . civ . p oic h é reali z za que gli ef fet ti che i co nt rae nt i v ole v an o pr od ur r e a se gu it o d el succe s si vo sca mb i o d ei co n se n si . Ta le st atu i zi o ne d i s pie ga i pr o pr i e ffe tt i ex n u nc , o ss ia d al m o me nt o d e l su o pa ss ag gi o in giud ica to . V . ex mu lt is Cas s. , 16 fe b bra i o 20 06 , n. 6 90 , i n D ir e gi u st . , 2 006 , p . 46; Ca s s. , 19 m ag gi o 2 0 05, n. 1 060 0, i n G i ust . c iv . M as s . , 20 05 , fasc . 5; Cas s. , 4 lug li o 2 003 , n. 1 05 64, iv i, 2 003 , fa sc . 7 - 8. E ss a, pert a nt o , p o s sied e u na d o p pia na tura : d a u n l at o , è u n a tt o giu ri sd i zi o na le e, d all ’al tr o, è a nche f on t e d i u n rap p or t o c on tr a t tuale . V . R O P P O , I l c o ntra tt o , M ila n o, 20 01 , p. 67 1. 503 Pe r ta nt o , l’ ar t . 29 32 c od . c iv . im p orre b be u na mer a ri pr od u zi o ne mecca nic a d e l c o nte nu to d e l prel im i nare . I n cas o d i vi zi , i l pr o mi tte n te com pr at or e n on a vr à all or a al tr a scel ta che c hie d ere la ris ol u zi o ne d el co ntr at t o p oic hé l ’e ve n tua le pr e se n za d e g li ste s si d eve e s sere qua lif icat a, sec ond o quest a pr o spe t ti va, c ome o r d i na r io i nad e m pi me nt o co n tr att uale , a s s og ge tta t o alle reg ol e d i cui a g li ar t t. 145 3 ss . c od . c iv . (i ncl us a la nece ss i tà d i valu tare il p ro fil o d el l a col pa d e l ve nd i t or e c he , in ve c e , è e scl us o d a l c am po d ’i nd a g ine ne ll ’ar t . 14 92 cod . civ . , n o nc hé q ue ll o d e lla « n o n sc ars a i m po rta n za » d el l’ in ad em p ime nt o ) . V . Cas s. , 25 o t to br e 1 957 , n . 4 11 3, i n G i ur . sic ., 195 7, p . 806 ; C as s ., 25 ge nn ai o 196 3, n. 5 0 i n F or o it ., 196 3, I, p. 147 5; C as s ., 30 d ice m bre 19 69 , n . 40 81, iv i, 196 9, I, p. 1 20 3; Ca s s. , 24 ge n nai o 1 97 3, n. 2 22 , in Gi u st . c iv . , 19 73 , I , p . 178 1. Peral tr o, i n que s t’ o tt ic a, n o n si è am me ss o ne m men o che i l c om pra t ore p o ss a chied e re i l r is ar c i me nt o d e l d a n n o i n ra gi o ne d e l l a d i ff orm it à d el be ne r i s pet t o a quan t o pr e vi st o ne l pr e li mi nar e , p oic hé i n tal m o d o – d i f at t o – s i ot terr eb be lo ste s s o ri su lta t o pr op r i o d e ll’ ac ti o q ua nti mi n o ri s . Cfr. C as s ., 9 ge n nai o 196 1, n . 109 2, i n F o r o i t. R ep . , v o c e V e nd ita , n . 27; Ca s s. , 24 no v em bre 1 971 , n . 3 430 , in Gi ur . i t . , 1 972 , I , p. 16 30 . 226 più elementari esigenze equitative 504. Infatti, un’in terpretazione così restrittiva conduce ad attribuire al futuro venditore la possibilità di far risolvere il contratto a suo piacimento a causa di difformità a lui ascrivibili, col solo obbligo al risarcimento del danno. Da altra prospettiva, sia che si ac colga l’opinione di chi vede nel definitivo un mero negozio solvendi causa , sia che si attribuisca allo stesso – come appare maggiormente preferibile – una causa propria volta al controllo delle sopravvenienze ed una relativa indipendenza dal preliminare, non potrà non accordarsi al promittente acquirente una tutela ben più adeguata in virtù dei parziali effetti sostanziali nascenti da quest’ultimo negozio. Si vengono così ad ampliare le obbligazioni gravanti sul promittente venditore, il quale deve compie re tutto ciò che è possibile (e richiedibile) per dare attuazione all’assetto degli interessi fissato nella promessa di vendita. Ne consegue che, oltre all’obbligazione principale di prestare un proprio futuro consenso, il promittente dovrà anche attivarsi per fare in modo che il programma finale sia satisfattivo per entrambe le parti. Quanto alla natura, alla portata ed alla valenza dell’obbligazione complessiva a cui si vincolano le parti (e, prima di tutto, il promittente venditore) si dirà meglio in se guito, in special modo con riferimento alla possibilità per il futuro compratore di ottenere una tutela di segno satisfattivo. Quel che preme qui innanzitutto verificare è, in special modo, la possibilità per il promittente acquirente, in caso di inadempi mento dell’obbligo gravante sul futuro venditore di dare attuazione all’assetto degli interessi fissato nella promessa di vendita, di esperire, in via cumulativa, non solo l’azione di cui all’art. 2932 cod. civ., allorché il promittente venditore si rifiut i di prestare il proprio futuro consenso, ma in ipotesi di difformità qualitative o quantitative del bene di richiedere anche la riduzione del prezzo, salvo che si tratti di 504 C os ì L I P A R I , P re li mi na re di v e nd ita , v izi de ll a c o sa e t ut ela d el pr o mi ssa ri o ac q ui r e nte , i n Gi u st . c iv ., 1 994 , I I, p . 5 14 . 227 inesattezze incompatibili con la pretesa alla conservazione del contratto 505. La verifica della possibilità per il promittente acquirente, in sede esecutiva, di fronte ad una difformità materiale o giuridica del bene promesso in vendita, di poter egualmente pretendere il trasferimento dello stesso, chiedendo contestualmente una riduzione del prezzo, risulterà di non scarsa importanza poiché, in caso di risposta positiva, si giunge a relativizzare il principio di identità contenutistica tra preliminare e definitivo, il quale – se rigidamente inteso – non consentirebbe al futuro compratore, nelle primarie fattispecie oggetto di studio, né di chiedere l’esecuzione specifica dell’obbligo di concludere il contratto limitatamente alla quota di spettanza del comproprietario che ha stipulato l’atto, né di ottenere la riduzione proporzionale del pr ezzo, conservando in vita l’originario rapporto attraverso una tutela di tipo restitutorio, volta a ripristinare l’originario equilibrio sinallagmatico turbato 506. 505 Spe tte r à, qu ind i, a l l’i n ter pre te d i st i ngue re i casi in cu i le s op rav ven ie n z e n o n e s pr e ss ame n te c o nt em pl at e d ai c o nt rae nt i nel ne go z i o as sur ga no a fa tt i r e a lme nt e id o ne i a g ius ti fica re un lo ro rif iut o a s ti pu lare i l co nt rat t o d e fi ni ti v o (i l c he ac c ad rà qua nd o la si tua zi o ne d i fa t to o d i d irit t o im ped i sce c he gl i e ff e t ti d e lla se n t e nz a rea li z zi n o il r is ul tat o d e l c o ntr at t o d efi ni tiv o , c ome ad e se mp i o ne l c a s o d i s o prav venu ta d is tru z i one d el b ene o d i sua ma nc a ta c o st r u zi o ne . V . B I A N C A , Il c o nt ratt o , c it ., p p . 1 89 - 19 0) d a que ll i i n cu i es se n o n giu s tif ic hi n o u n r i fiu t o a c o ntra rre e co ns en ta n o l ’e s peri me nt o d i u n rimed io d i se g no r e s ti tut or i o -c o n serva ti v o v ol t o a ri sta b il ire l’e q uili br i o co nt rat tua le . A ta l fi ne , i n li ne a ge nera le, si d eve pre met te c ome p os sa n o r ileva re tut te q ue ll e c ir c o s ta n ze c he le gi tt imere b ber o le par ti ad u n o sci o gl ime nt o d el vi nc ol o qu al or a e s s o f o ss e già s ta t o i n tr od ot t o i n via d ef i ni ti va. 506 D I M A J O , La tu te la c iv i l e de i dir itt i , i n P r obl em i e met od o de l di ritt o c iv il e , I I I, Mi la no , 2 003 , pp . 3 1 9 s s. , se c o nd o i l quale «c o n il r imed i o res ti tu t ori o n on si ha r ig ua rd o al d a nn o ( né im p or ta c he d a n n o pa tr im o nia le sia si p rod o t to ) ma a lla so la a lt eraz i o ne d i u na s i tuaz i o ne d i fa tt o e/ o di dir itt o , a lte ra zi o ne c he occ orre rimu o ver e , r i sta b ile nd o l a si tua z io ne or ig i naria e co n ci ò ri pr is t in and o il vig ore d elle n or me » e la r e st it uz io ne p o trà avere per o gge tt o a nch e « un a so m ma c he corr is p o nd a a lla d im in u zi o ne pa tr i m o nia le su b it a» . Ta le A ut ore , po i, s o tt o li nea che , i n ba se al pr i nc i pi o d i e ffe tt ivi tà c he ca ra tter i z za i l n os tr o ord i na men t o , « ove l ’e se r c i z io e / o la s od d i sfa z io n e d e l d iri t t o ve n ga d a al tri i n v ari o m od o co nt ras ta t o, s ia su l pi an o d e l fa t t o c he su quel l o d el d iri tt o , il ti t ol are d e l d ir it t o d eve ( p ote r ) g od e r e d i me z z i (d i tute la ) che gli c o nse n ta n o d i rea gire a ll a vi ola z i one » , i l c he è q ua n to s i v uo le qu i d i m o str a r e. 228 4.2. L’ IP O T E SI D I D I F F O RM I T À TR A IL C O N TE N U TO D E L C O N T RA TTO P RE LI M IN A RE E Q U E LLO D E L C O N TR A T T O D E F IN IT IV O N E L L A F A SE E S E C U T IV A : I L R I ME D IO D E L LA R ID UZ IO N E D E L P RE Z Z O . La possibilità di accordare al futuro compratore, nella fase esecutiva dell’obbligo di concludere il contratto, delle misure di carattere restitutorio risulta essere il frutto no n solo di una certa configurazione giuridica attribuita al contratto preliminare, ma anche (e forse soprattutto) di un ripensamento della portata del principio di intangibilità del preliminare. Secondo l’orientamento tradizionale 507, si escludeva che il giudice, in sede di emissione di una sentenza ex art. 2932 cod. civ., potesse effettuare alcuna variazione contenutistica od alcun intervento riequilibratore rispetto a quanto prefissato dalle parti nel contratto preliminare. La regola che presiedeva il suo ag ire doveva essere quella della assoluta immodificabilità di quest’ultimo, di talché la sentenza costitutiva che tenesse luogo del negozio non concluso doveva riproporre il medesimo assetto d’interessi previsto e voluto dai contraenti, dovendo ricorrere al momento della decisione giudiziale tutte le condizioni giuridiche, con i relativi presupposti di fatto, che consentissero alla stessa di rispecchiare integralmente quanto stabilito dalle parti in sede di preliminare, sia sotto il profilo soggettivo (identità dei contraenti) che sotto quello oggettivo (identità del contenuto). Ne conseguiva che, in presenza di un bene qualitativamente o quantitativamente difforme dalle previsioni negoziali, non potesse 507 V . Ca ss ., 1 fe b br ai o 1 9 93, n. 1 219 , i n Co n trat ti , 10 03 , p . 2 69 ; Cas s ., 2 ag os t o 19 90 , n . 774 9, i n Gi us t. c iv . Ma ss . , 199 0, fa sc. 8 ; Ca ss . , 24 g iug n o 1 983 , n . 434 2, i n F o r o. it . R ep ., 1 983 , v oce C on tra tt o i n g e n er e , n . 2 66 ; Ca s s. , 9 d i cem bre 198 2, n . 637 0, iv i, 19 82 , v oce c i t. , n. 1 36 ; Ca s s. , 24 ma g gi o 198 0, n. 34 12, iv i, 198 0, v oc e c it ., n . 13 6; Cas s. , 24 fe b bra io 1 97 9, n . 12 24 , iv i, 1 97 9, v oce c it ., n . 158 ; C as s ., 6 ge n na io 1 979 , n . 3 7, i n Gi u st . c iv . Re p . , 197 9, v oce O bbl ig azio n i e c o ntr atti , n. 13 7 ; Ca s s. , 2 0 ge n nai o 197 6, n . 1 67, i n G i ust . c iv ., 19 76, I , p. 917 . In se ns o n o n d is si mi le , v . i n d o ttr i na M I C H E L I , D e ll ’e sec uz i o ne f orza ta , i n C o m m. c od . c iv ., a c ur a d i S C I A L O J A -B R A N C A , S u b art . 293 2 , Bol o g na - R oma , 19 57 , p. 5 33 ; B U S N E L L I , D e ll ’ es ec uz i o n e fo rz ata , i n C om m. c od . c iv ., T or i n o, 1 98 0, p. 2 50 . Cfr. p oi gli A ut or i c i ta ti d a L E O , Co nt rat to pr el im i nar e di v e nd ita e t ut e la d el pr om is sa ri o ac q ui r e nte , i n Ra ss . d ir . c iv ., 198 6, p . 757 . 229 cumularsi alla pronuncia resa ex art. 2932 cod. civ. alc un’altra statuizione accessoria volta ad adeguare il sinallagma delle prestazioni alle mutate condizioni materiali o giuridiche della cosa. Il ritenere che il rapporto costituito in forza dell’art. 2932 cod. civ. dovesse essere perfettamente identico, sia sotto il profilo degli elementi soggettivi che di quelli oggettivi, a quello che sarebbe sorto col definitivo non concluso, conduceva evidentemente ad accordare al promittente venditore un ingiustificato vantaggio, poiché egli era in grado sottrarsi a suo piacimento all’osservanza degli obblighi assunti, potendo far sorgere nel bene promesso in vendita vizi tali da indurre il futuro acquirente ad optare per la risoluzione del contratto, col solo obbligo di risarcire il danno 508. In ragione dell’esigenza di su perare questo inconveniente evidentemente iniquo, si è quindi fatta strada una diversa soluzione ermeneutica volta ad infrangere il dogma dell’intangibilità del preliminare tradizionalmente inteso, relativizzandolo nella sostanza. È certamente vero che il giudice, in ragione dei principi dell’autonomia privata e della libertà del volere, non può, di norma, sostituire la propria volontà a quella dei contraenti manifestata nel contratto. Tuttavia, la regola dell’immodificabilità della volontà negoziale deve essere intesa cum grano salis , non in modo assoluto, ma in senso relativo, consentendo alla sentenza che tiene luogo del contratto non concluso di realizzare l’assetto complessivo degli interessi realmente perseguito dalle parti. Al giudice, in altri termi ni, deve essere permesso un intervento riequilibrativo delle opposte prestazioni, in modo da ovviare alle lesioni del sinallagma derivanti da difformità giuridiche o materiali del bene rispetto a quanto pattuito nel preliminare, sempre però nell’interesse delle parti quale risulta dal 508 Ta le e ve ntu ali tà , p oi , r i s ulta va va n tag gi o sa e f req uen te ne l ca s o i n cu i il pr om it te n te ve nd i to r e , n e lla fa se succe s si va all a s ti pul a d el pre li mi nare m a pri ma d ella scad e n za d e l te r mi ne pe r la co nc lu si o ne d el d efi n it iv o , a ves se tr o vat o un altr o s og ge tt o i n te r e s sat o al l’ ac qui s t o e d i sp o n ib i le a ver sare u n pre z z o m agg i o re , tale d a far r i te ne r e più c o nve ni e n te es p or si a lla ris olu z i one ed al la ric h ies ta d i risa rci me nt o d e l d a n n o c he pr e st ar e i l fu tur o c o n se ns o . 230 regolamento contrattuale 509. Di conseguenza, a fronte del parziale inadempimento di un contraente, l’altro potrà, contestualmente e cumulativamente all’azione ex art. 2932 cod. civ., avvalersi dei rimedi previsti dal legislatore, in generale, per i contratti a prestazioni corrispettive – tra i quali rientra, in particolare, quello della riduzione del prezzo – al fine di ricostituire l’equilibrio sinallagmatico. In tal modo, nonostante la presenza di difformità del bene, il promi ttente acquirente sarà legittimato a pretendere, comunque, il suo trasferimento ed ottenere una contestuale diminuzione proporzionale del prezzo in ragione del minor valore della cosa promessa. Le argomentazioni addotte a sostegno del superamento del dogma dell’intangibilità e della concessione di un rimedio di tipo restitutorio sono molteplici, ma una in particolare merita una compiuta trattazione 510. 509 I n t al se ns o si s o n o es pre ss i, ex mu lt is , M A C A R I O , Ga ra nz ia p er v izi e d es ec uz i o n e c o attiv a de l pr e li mi nar e ret ti fic at o , i n F or o it . , 19 85 , I, p p. 16 97 ss . ; L E O , Co nt ratt o p re li mi na r e di v e ndit a e t ut el a de l pr o m is sar i o ac q uir e nt e , c it ., p . 76 4; M A Z Z A M U T O , L ’e s ec uz i o n e f o rzata , i n T ratt . di r. p riv . , d iret t o d a R E S C I G N O , XX , T ut ela d ei dir itt i , T or in o , 198 2, p p . 3 31 s s .; D I M A I O , La t ut e la c iv il e d e i di ri tti , ci t. , p p. 337 s s. ; B I A N C A , I l c o ntr att o , c it ., p p . 18 7 s s .; R U B I N O , La c omp rav e n dita , i n Tr att . dir . c iv ., d i r e t t o d a C I C U -M E S S I N E O , XX I I I , Mil an o , 19 71 , p . 42 ; G A Z Z O N I , E q uità e au to n o mia p riv at a , Mi la n o, 1 97 0, p. 1 61 ; S P E C I A L E , Co n trat to p re li mi nar e e in te se pr ec o n trat t ual i , Mi la n o, 199 0, p . 46 ; D E M A T T E I S , L a c o nt ratt azi o ne pr e lim i nar e ad e ff ett i a nt ic ipa ti , Pad o v a, 1 99 1, p p . 8 0 s s. ; I D . , I l c o ntra tt o p re li mi na re e l ’e s ec u zi o ne ant ic ipa ta de l de fi ni tiv o , i n I c ont ratt i i n ge n era le , a cura d i A L P A - B E S S O N E , G iu r. si st. c iv . e c om m . , I I I , i n I r e q ui si ti d el c o ntr att o , T ori n o , 19 91 , p p . 33 8 s s. ; B I G L I A Z Z I G E R I , D i rit to c iv il e , I I I, Obb lig azi o ni e c o ntr atti , T ori n o , 198 9, p p. 2 97 s s .; S A C C O , Il c o nt ratt o p re li mi na r e , i n Tra tt. d ir . pr iv . , d ire tt o d a R E S C I G N O , X , T ori n o , 19 82 , p p. 3 7 s s .; L E O , C o nt ratt o pre li mi na re d i v e nd ita e t ut ela d e l pr om is sa ri o ac q ui re n te , c it ., p p. 76 4 ss . 510 De i te n ta ti vi d i su per a men t o d e l pr i nci pi o d i perfe t ta si m metr ia tra pre l im i nar e e d e f i ni tiv o att raver s o la c o nce s si o ne al pr o mi tte n te acq uire nt e d ell’ a zi o ne d i r id u z io ne d e l pre z z o s o no st at i com p iu ti a nc he at trave r s o alt re pr o spe t ti ve d ive r se d a q ue lla c he o ra pr o p orre m o, le qual i, a tte si gl i an gu st i e, per c e r t i a s pe tt i, d ive r si am b it i d i que s to s t ud io , n o n p o s so n o qui es sere ripe r c o r se e f fic ac e me n t e . Sia suff icie n te d ir e che, sec o nd o u na certa im p os ta z io ne , la le gi tt im az io ne d el fu tur o co m pr at ore ad agir e per la rid uz io n e d el pr e z z o tr o ve r e b be f o nd a men t o n el pri nci p i o ge ner ale d i c o nse rva z io ne d el co nt r at t o ( v. B I A N C A , D i ritt o c iv il e , 5, La re sp o n sab ili tà , Mi la n o, 1 99 4, p p. 3 25 s s .) ; sec o nd o a ltr a o pi n i on e , invece , d ovre b be a p pli cars i al cas o d i s pecie , in vi a ana l og ic a, l’a z i o ne q ua n ti mi n o ri s pr evi s ta per la co m prave nd it a (v . L I P A R I , Pr el im i nar e di v e ndi ta, v iz i del la c os a e t ut el a de l pr o mi ssa ri o ac q ui r e nte , ci t. , p p. 503 s s. e 559 s s .) . Pe r un a d is am ina ge nerale d e lle ar g om en ta zi o ni p os te a s o ste g n o d ella n o n i nta n gi b ili tà d e l pr e l imi na re, si ri n via a L I P A R I , u lt. op . c it ., p p. 5 22 ss . ed agli Au to r i c ol à c i ta ti . Pe r u n a p pr of o nd i me nt o d ell e te orie p o s te a s o ste g n o d e lla 231 Oltre alle ragioni già individuate sul piano equitativo, relativamente agli effetti inaccettabili che la re gola della perfetta corrispondenza contenutistica rigidamente intesa tra i due negozi condurrebbe, si deve sottolineare, da un punto di vista sistematico, come, in generale, ad una parte di un negozio sinallagmatico, di fronte all’altrui parziale inadempim ento, sia sempre consentito non solo richiedere la risoluzione del negozio, ma anche mantenere in vita il rapporto ed ottenere un riequilibrio delle prestazioni. Si tratta di una regola valida per tutti i negozi a prestazioni corrispettive, desumibile dalla presenza di numerose norme codicistiche tendenti ad accordare al contraente «fedele» la possibilità di domandare giudizialmente l’adattamento della propria prestazione, attraverso lo strumento della riduzione del prezzo, a fronte di uno squilibrio del si nallagma imputabile o meno alla controparte. Si pensi, ad esempio, a quanto dispone l’art. 1464 cod. civ. in tema di impossibilità parziale, il quale concede al contraente la cui prestazione sia ancora del tutto possibile di ottenere una riduzione della stessa proporzionale al valore di quella altrui divenuta in parte oggettivamente impossibile; ovvero si considerino le disposizioni di cui agli artt. 1484 e 1489 cod. civ., che consentono all’acquirente di ottenere la proprietà del bene nonostante, da un la to, l’avvenuta evizione parziale dello stesso e, dall’altro, la presenza di oneri o diritti reali o personali non apparenti che ne diminuiscono il libero godimento, accordando alla parte «fedele» una riduzione proporzionale del prezzo; od, ancora, si pensi a quanto abbiamo visto prevedere l’art. 1480 cod. civ., nonché a quanto dispone (con le dovute distinzioni) l’art. 1492 cod. civ. sui vizi della cosa venduta 511. Al di fuori della vendita, si osservino anche le norme di cui agli artt. es peri b ili tà d e ll ’a zi o ne d i r id u z i on e d el p re zz o i n sed e d i giud i zi o ex ar t. 29 3 2 cod . c iv ., c fr . P L A I A , V iz i d el b e ne p r om es s o i n v e nd ita e tu te la d el p r om is sa ri o ac q ui r e nte , i n M o no gra fi e d i C on tra tt o e Im pr es a , seri e d iret ta d a G A L G A N O , Pad o va, 200 0, p p . 6 9 s s . 511 Il r ife r ime n t o a que s t’u lt im o d i s p os t o va p erò p reci sa to : qui l o squi li br i o tr a le d ue p r e st a zi o ni n o n su s si st e ri s pet t o a qua n to pat tu it o , be ns ì ris pe tt o a q ua n to «ga r a nt it o ». V. P L A I A , V izi d el b e ne pr o me s so i n v e n dita e tu tel a del pr omi s sar i o ac q ui re nt e , c i t. , p . 1 56 . 232 1668 (appalto), 2226 ( contratto d’opera), 1578 (locazione) o 1622, 1623 e 1636 (affitto) cod. civ. Si tratta di ipotesi in cui, a fronte ad un parziale inadempimento imputabile o meno ad una parte, l’altra ha la facoltà di chiedere comunque l’esecuzione della prestazione ancora possibile a fronte di una riduzione del prezzo pattuito. Non varrebbe, sul punto, obiettare che nel nostro Codice sembrerebbero essere presenti delle ipotesi di risoluzione automatica del contratto che non consentirebbero alla parte di conservare il rapporto a fronte della prestazione ineseguita, ma ancora possibile. Ci si riferisce, ad esempio, alla disciplina posta in tema di termine essenziale: l’art. 1457, secondo comma, cod. civ. prevede, infatti, la risoluzione automatica («di diritto») del negozio. Tuttavia, il primo comma consente, pur sempre, al contraente di esigere l’esecuzione della prestazione inadempiuta a condizione che ne dia notizia all’altra parte entro tre giorni dallo spirare del termine. In tutte queste vicende, quindi, una parte è legi ttimata a mantenere in vita il contratto e ad esperire l’azione di riduzione del prezzo; più in particolare, poi, in tema di compravendita, all’acquirente viene riconosciuta la titolarità del diritto sul bene, nonostante la presenza di difformità materiali o giuridiche sul medesimo o nonostante l’eventuale parziarietà del diritto stesso (si pensi, ad esempio, a quanto dispongono gli artt. 1480 e 1484 cod. civ.). Di fronte a tali ipotesi, il legislatore ha correlativamente attribuito al giudice il potere di riequilibrare il sinallagma delle prestazioni, consentendo allo stesso di ridurre la controprestazione dovuta dal contraente che agisce per la conservazione del rapporto, alla luce di un principio generale che domina la materia contrattuale, in base al quale lo squilibrio esistente tra le prestazioni di un contratto sinallagmatico deve comunque poter essere recuperato, anche se il fatto che lo ha determinato ha origine antecedentemente la 233 stipulazione del contratto 512, in ragione della protezione che l’ordinamento appresta al contraente «fedele». Tale soluzione appare rispettosa anche del principio di conservazione del contratto 513. Tuttavia, il richiamo a questo canone deve essere inteso correttamente poiché esso non può assurgere a vera fonte del rimedio res titutorio concesso al futuro compratore in sede di esecuzione specifica dell’obbligo di contrarre. Fondare, infatti, esclusivamente su tale regola generale la possibilità di accordare al promittente acquirente, di fronte alla presenza di vizi materiali o giuridici sul bene, la riduzione del prezzo, espone il fianco a due critiche che appaiono fondate. In primo luogo, si osserva come nelle ipotesi codicistiche sopraccitate l’azione di riduzione del prezzo si accompagni, pur sempre, a quella di risoluzione de l negozio, la quale non può dirsi sussidiaria alla prima, né certamente di tipo conservativo; in secondo luogo, se davvero si concedesse a tale principio una valenza fondamentale, si giungerebbe all’inconveniente di dover riconoscere al promittente vendito re la possibilità di impedire la richiesta di scioglimento del contratto formulata dal promittente compratore, attraverso l’offerta di una riduzione del prezzo, imponendo così allo stesso di accettare il trasferimento del bene, ancorché difforme 514. Si potrebbe, però, obiettare che un conto è discorrere di adempimento parziale della prestazione divenuta oggettivamente impossibile ed altro contro è disciplinare l’ipotesi in cui il parziale inadempimento sia imputabile alla parte. Solo nel primo caso, infatti, potrebbe rinvenirsi una specifica disposizione del Codice (l’art. 1464) che assegna al contraente la possibilità di conservare l’originario rapporto e di correggere lo squilibrio creatosi, riducendo la controprestazione interamente possibile; nel secondo caso, invece, 512 Si pe n si a qua n t o d i s p o ng o n o le n orme su ll’ e vi zi o ne par zia le e su lla pre se n za d i one r i o d ir i t t i d i g od i me nt o a ltru i su ll a co sa. V. P L A I A , u lt. op . c it. , p . 158 . 513 Ric hia ma ta le pr i nc i p io per g iu st ifi care i l rimed i o re s ti tut or i o i n ques ti o ne B I A N C A , D i ritt o c iv il e , c i t. , p. 32 5. 514 P L A I A , u lt . op . c it . , p . 16 2. 234 l’art. 1181 cod. civ. prescrive unicamente che il creditore può rifiutare un adempimento parziale, anche se la prestazione è divisibile, salvo che la legge disponga altrimenti. Pertanto, si potrebbe ritenere che il legislatore abbia previsto, in via generale, la conservazione del programma contrattuale e la sua riduzione ad equilibrio solo nelle ipotesi di impossibilità oggettiva parziale della prestazione. Viceversa, in tema di inadempimento imputabile, non sarebbe possibile una caducazione parziale quanto all’oggetto 515, poiché «il contratto sarebbe unico e l'impossibilità di restituire l'oggetto nel suo stato originario escluderebbe la risoluzione non solo quando l'impossibilità sia totale, ma anche quando sia parziale, non essendo più possibi le l'esatta rimessione in pristino» 516. In realtà, questo ragionare conduce ad un errore tanto sul piano logico, quanto su quello sistematico. In relazione al primo aspetto, si sottolinea, per un verso, come l’asserita unità del programma negoziale si rivel i più un apodittico presupposto che l’esito di un ragionamento complessivo volto a verificare la capacità di un parziale adempimento di soddisfare funzionalmente l’originario regolamento d’interessi stabilito dalle parti nel preliminare. Per altro verso, l ’escludere la risoluzione parziale in ragione dell’impossibilità di restituire l’oggetto nel suo stato originario finisce per trasformare gli effetti della stessa in suoi requisiti, con un’inversione logica non accettabile. Inoltre, concedere al solo contraente la cui controprestazione risulti in parte oggettivamente impossibile l’eventualità di conservare il contratto ex art. 1464 cod. civ., finisce per attribuire, paradossalmente, maggiore tutela al contraente responsabile di una violazione contrattuale, rispetto a chi responsabile non è 517. In relazione al secondo aspetto, si precisa che qui non si è inteso dare applicazione in via analogica dell’art. 1464 cod. civ. all’ipotesi di 515 Salv o c he i l c o ntr a t t o si a ad e secu zi o ne c o n ti nua ta o per iod ica ( nel qual cas o tr ova ap p lic a z i one l' ar t . 14 58 , pri m o c o mma , cod . ci v. ). 516 Co sì Ca s s. , 2 9 a pr i le 1 99 1, n . 4 762 , i n Gi u st . c iv . Ma ss ., 19 91 , fa sc . 4 . 517 Co sì D E P O L I , Ri so l uzi o n e pa rzia le de l c o nt ratt o p r el imi n ar e d i c o mp rav e n dit a e l e si o ne de l l’ e q ui lib ri o c o nt ratt ua le , in N u ov a g i ur . c iv . c o mm ., 19 94 , p. 49 4. 235 parziale inadempimento imputabile della prestazione, ma si è fatto discendere il rimedio della riduzione del prezzo da un principio generale di cui l’art. 1464 cod. civ. risulta essere una, peraltro non unica, espressione. Si riafferma, infatti, come numerosi siano i contratti tipici che ammettono la parziale risoluzione del rappo rto e la contestuale revisione dello stesso in termini riequilibrativi per fatto imputabile ad una parte. Si pensi non solo alle disposizioni in tema di vendita già ricordate sopra, ma anche a quelle poste in tema di appalto, di contratto d’opera, di locaz ione o d’affitto, in cui si consente la riduzione della somma pecuniaria dovuta (a titolo di prezzo, fitto, canone) a fronte di una alterazione dei termini dello scambio sinallagmatico in ragione di un inadempimento imputabile e parziale 518. La ratio che accomuna tali disposizioni è sempre la medesima. Queste norme paiono essere manifestazione di un principio generale secondo il quale sarebbe sempre consentita la rivedibilità e la conservazione del rapporto negoziale il cui equilibrio è stato leso, attraverso una riduzione del prezzo 519. Questa regola, quindi, sarebbe utilizzabile in chiave integrativa nelle vicende non espressamente regolate dalla legge e farebbe parte di quei «principi generali dell’ordinamento giuridico dello Stato» che l’art. 12 delle prele ggi prevede come applicabili in assenza di una precisa disposizione disciplinante la fattispecie. Pertanto, sia che la prestazione sia divenuta oggettivamente in parte impossibile (nel qual caso si applicherà direttamente il disposto di cui all’art. 1464 c od. civ.), sia che lo squilibrio tra le due prestazioni origini da un fatto imputabile, deve essere sempre concessa la riequilibrio possibilità del al sinallagma, contraente attraverso «fedele» una di ottenere diminuzione un del 518 Pe r ta nt o , si os se r va c o m e la rid uz i o ne d el pre z z o no n s ia u no str ume n t o esclu s iv o d e l c o n tr at t o d i ve nd i ta, m a piu t t o st o u n r imed i o a cara t tere p iù ge nerale p r e vi s t o pe r tut t i i c o n tr a tt i a pre st a zi o ni corr is pe t tiv e. 519 Ci ò, l o si r i bad isc e , i n vir tù n o n ta nt o d i u n’e s te ns i o ne a na lo gi ca d ell’ art . 14 64 c od . c iv . , qua nt o d el l’e si s te n za d i tale pri nc ip i o reg ola n te i co nt rat ti s i nal lag ma tic i. 236 corrispettivo pecuniario do vuto 520: l’azione di riduzione del prezzo finisce così per assurgere a rimedio generale di tutela contrattuale non circoscritto alla sola vendita ed esso può cumularsi a quello esecutivo previsto dall’art. 2932 cod. civ., il quale non esaurisce le tutele off erte al promittente «fedele». E ciò a prescindere che il preliminare preveda o meno degli obblighi accessori ulteriori (ad esempio, consegna anticipata della cosa, obbligo di trasferire il bene con determinate caratteristiche, etc.) 521, posto che tale princi pio opererà indiscriminatamente con riferimento a tutti i contratti sinallagmatici. Di conseguenza, in caso di difformità materiali o giuridiche sul bene promesso, la parte acquirente potrà ottenere (od eccepire) la risoluzione del negozio se le sopravven ienze, nel frattempo sopraggiunte, possano considerarsi idonee a giustificare un suo rifiuto a stipulare il contratto definitivo 522. Oppure, nel caso in cui voglia tenere in vita il rapporto, essa potrà domandare al giudice, in sede di giudizio ex art. 2932 cod. civ., di emettere una sentenza che tenga 520 Pe r u na più a pp r o f ond ita d i sam i na sul l’a rg o me nt o , cfr . G E N T I L I , La ri so l uz i o n e par z ial e , Na p ol i, 1 990 , p p . 1 s s. ; L U M I N O S O -C A R N E V A L I -C O S T A N Z A , Ris o l uz i o n e p er i nad em pim e nt o , i n C o mm . c od. c iv ., a cura d i S C I A L O J A -B R A N C A , Bo l og na -R o ma, 1 99 0, pp . 10 s s .; P L A I A , V iz i de l be ne p r om es s o i n v e ndi ta e t ut ela d el pr omi s sar i o ac q ui re nt e , c i t. , p p. 15 5 ss . 521 Si fa , i n que s t o c a so , r if erime n t o al c .d . pre li mi n are ad effe tt i a n tici pa t i o pr e l im i nar e c o mp le ss o. Sul la na tura giu rid ic a d i t ale ti p o c o ntr at tu ale s i è d isc u s s o a lu n g o in d ot t r in a e n o n è qu i il ca so d i e sam i nare la que st i on e. C i si lim it a a r i le var e c o me , d i r ecen te , le Se zi o n i U ni te d el la C or te d i Ca s s az io ne (Ca s s. , se z. u n. , 27 m ar z o 200 8, n. 7 930 , i n Gu ida a l di r. , 200 8, p. 1 9) ab bi an o affe r m at o c he la pr e v is i o ne e l'e secu z io ne a nt ici p ata d e lla tr adit i o d e lla r es e/ o d e l pa gam e n t o, anc he t ota l e , d el pre z z o n o n sia n o affa t t o, d i per se ste s si , inc o m pat i bi li c o n l' i nt e n to d i st ip ulare un co nt rat t o so l o prel im i nare d i com pr ave nd i ta . In ta l mod o , le pa rt i ma n ife st an o e c o ncre tame n te re ali z za n o esclu s iva me nte l' i nte n t o d ' a nt ici pare no n gli e ff et ti d el c on tr att o d i com pr ave nd i ta – pr o pr i o pe rc hé t ali effe t ti ra p pre se nta n o quel ri su lt at o cu i le par ti s te sse n o n h an n o i n te s o , a l mo me n to , per ve n ire – ma s ol o q uelle pres ta zi o ni che d e l le ob b li ga zi o n i na sc e nt i d al la c om pra ve nd i ta c os ti tu isc o n o l' o g get t o, o s si a la c on se g na d e l la c o sa e d il pa gam en t o d el pr ez z o . Per ta nt o , a d e tt a d el le Sez i on i Un ite , d ove nd o e sc lud e r e in re i ps a che le pa rt i in te nd a n o real i zz are q uals ia si effe t t o d e l d e f i ni tiv o , ai fi ni d e lla s ol uz i o ne d ella que s ti o ne i n e s ame, va r a vv isa ta la p r e se n za d i d ue co n tra t ti c o lle ga ti ed acces s or i, ra p prese n ta ti , qua nt o alla c o nc e s s io ne d e l l'u ti l iz za z i o ne d ella r e s d a pa rte d el pr o mi t ten te ve nd it ore al pr om it te n te ac quir e n te , d a un co m od at o e, qu an t o all a corre s p o ns i o ne d i s om me d a p ar te d e l pr o mi t te n te acq uire n te a l pr om it te nte ve nd i t ore, d a u n mu tu o gra tui t o. Pe r u n a p pr of o nd i me nt o , v. P L A I A , V izi de l be n e pr o me s so in v e ndit a e tut el a d el pr om is sa ri o ac q u ir e nte , c it ., p p . 1 39 s s. 522 Si pe n si a d e lle d iff o rmi tà a s so lu tame n te m i ni mal i e, qui nd i , n on realme n te inc id e nt i sul l’ e quil ib ri o si na lla gm at ic o d elle pre s ta zi o ni g lo ba lme n te in te s o. 237 luogo del contratto non concluso e di effettuare un intervento volto a modificare il sinallagma delle prestazioni per ricondurlo ad equilibro. Naturalmente, tale eventualità potrà ammettersi solamente nel caso in cui i contraenti non abbiano, espressamente od implicitamente, disciplinato nel preliminare le conseguenze da ricollegare al verificarsi delle sopravvenienze e sempre che ciò risulti essere nell’interesse delle parti, quale risulta dal regolamento contr attuale. La modificazione ad opera del magistrato del contenuto dell’accordo (consistente nella riduzione del prezzo) non deve essere vissuta, in questa ipotesi, come un inammissibile attentato alla libertà del volere dei contraenti. All’opposto, sarebbe c ontrario allo spirito liberale il non accordare tutela alla parte che la invoca ex lege e che, correttamente, intende rispettare il programma negoziale, il quale – lo si ricorda – ex art. 1372 cod. civ., ha forza di legge fra le parti. Se la presenza delle difformità giuridiche o materiali incide non già sull’essenza del bene o, in assoluto, sulla destinazione della cosa all’uso che ne farà il promittente acquirente, non si determina alcuna trasformazione dell’oggetto pattuito in un aliud e, pertanto, la statuizione giudiziale non avrà un contenuto diverso da quello convenzionale 523. È, infatti, vero che la sentenza ex art. 2932 cod. civ. non può operare il trasferimento di un bene, sostanzialmente ed essenzialmente, diverso da quello sul quale si è formato il consenso delle parti, ma non basta qualsiasi difformità a rendere oggettivamente differente il bene pattuito. Solo se il vizio è di tale e vasta portata da incidere sulla sua struttura o funzione o sulla possibilità di destinare in assoluto la cosa all’us o considerato, il giudice verrebbe a modificare o sostituire la volontà delle parti espressa nel preliminare. Viceversa, in presenza di vizi non sostanziali ed incidenti solamente sul valore del bene, non si assisterà ad alcuno stravolgimento del programma contrattuale voluto dai contraenti ed il giudice potrà operare un riequilibrio delle prestazioni alla luce delle difformità 523 V . Ca s s. , 4 g iug n o 197 9, n . 3 172 , in F o r o i t . , 1 980 , I, p . 1 098 . 238 lamentate e del conseguente minor valore del cespite 524. Tale potere giudiziale, nella promessa di vendita, si traduce nella possibilità per il magistrato di ridurre il prezzo pattuito, adeguandolo alle sopravvenienze intervenute. E questo intervento giudiziale deve ritenersi legittimo e doveroso in quanto assicura che l’interesse di una parte alla sostanziale conservazione degli impegn i assunti non venga eluso da fatti ascrivibili all’altra. Invero, la pretesa di una rigorosa corrispondenza tra bene promesso in vendita e bene oggetto della domanda di esecuzione condurrebbe, in ipotesi di difformità, all’esito paradossale di precludere, per effetto della sola ingiustificata opposizione del promittente venditore, il trasferimento ope iudicis della proprietà della cosa a favore del promittente acquirente magari anche disposto ad accettare i vizi senza pretendere adeguamenti economici, con un’evidente eterogenesi dei fini. Si verrebbe, così, per un verso, a favorire il futuro alienante che, già inadempiente nell’approntamento del bene, rifiuti inoltre di trasferirlo nonostante l’offerta in misura integrale della controprestazione inizialmente pattuita e, per altro verso, si giungerebbe a negare adeguata protezione proprio alla parte «meritevole» 525. Si rileva, a tal proposito, come legittimare il promittente acquirente ad esperire l’azione di riduzione del prezzo non confligga con il principio di irrilevanza del valore delle prestazioni in un contratto 526. È noto, infatti, che l’eventuale squilibrio tra due 524 No n va le , i nfa tt i, o bi etta re che , i n que st o mod o , il pre li mi nare si att ue r e b be a c o nd i zi o n i d ive r se d a quel le pat tu it e giacc hé sare b be ver o l ’ in ver so . V. D I M A I O , La t u te la de l pr om is sa ri o - ac q u ir e nte ne l pre li mi na re d i v e ndit a: la r i duz io n e del pr ez z o q ua le ri me di o spe c ific o , i n Gi u st. c iv . , 198 5, I, p p . 1 63 7 -1 63 8. 525 In fa tt i, «ac c or d a nd o al pr o m it te n te ali en an te d i mod if icare ex u n o la te r e e d isc r e zi o na lme n te la pr o pria pre st a zi o ne «re ale» , ma n te ne nd os i o vvi ame nte im mod if ic a bil e que lla «f or male » d e l f utur o c o ntr ahe r e , si c on s eguire b b e esa tta me n te il r i sul ta to d i un c o n tra tt o d ef i ni tiv o aven te u n c o nte nu t o d i v ers o d a que ll o st atu it o d a lle pa r ti nel pre li mi nar e (e te ro ge nes i d ei f i ni !) » . C o sì L E O , Co nt ratt o pr el im i nar e d i v e n dita e t ut el a d el pr om is sa ri o ac q u ir e nte , c it ., p . 764 . 526 Aff e r ma l ’e s i ste n za d i tal e c on d iv is i bi le re g o la g ene rale i n tema d i co nt r at ti la d o ttr i na ma g gi or i tar ia . V . , ad e sem p i o, C A R I O T A -F E R R A R A , I l n eg ozi o gi ur idic o n el di ritt o pr iv at o ital ia n o , Na p ol i, 19 60 , p p . 2 27 s s. ; M E S S I N E O , Il c o ntr att o in ge n e re , i n T ratt . d ir . c iv . e c o mm ., d ire tt o d a C I C U e M E S S I N E O , I , Mi la n o, 19 73 , p. 749 ; S C A L F I , C or ri sp ettiv ità e al ea n e i c o nt ra tti , Mi la n o, 1 960 , pp . 67 s s .; C A T A U D E L L A , S u l c o nt e n ut o d e l c o ntra tt o , M ila n o , 196 6, pp . 303 s s .; O S T I , v oce Co nt ratt o , i n N ov i ss . D ig. i t ., I V , T or i n o, 195 9, p p . 489 -49 1. 239 prestazioni in un negozio sinallagmatico non consente al giudice di ridurlo ad equilibrio se non nei casi espressamente previsti dalla legge della rescissione per lesione ultra dimidium, del contratto concluso in stato di bisogno e della risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta. Al di fuori di queste ipotesi, è precluso al magistrato di porsi quale arbitro e garante dell’equilibrio delle prestazioni, posto che i principi della libertà negoziale e del volere impediscono qualsiasi integrazione del contenuto dell’accordo eteronoma rispetto alla volontà dei contraenti. In linea generale, è certamente vero che non si può affidare al giudice un ruolo (ed un potere) che non gli compete, ossia quello di custode e garante dell’equivalenza delle prestazioni, in spregio al principio dell’autonomia privata. Tuttavia, in questo caso, il giudice si limiterebbe solamente a riequilibrare il rapporto alla l uce di un parametro predeterminato in toto dai contraenti. La riduzione del prezzo dovrà avvenire, infatti, in modo speculare alla proporzione tra le due prestazioni fissata dai contraenti nel preliminare: pertanto, ad esempio, se la cosa è affetta da un v izio che ne riduce il valore della metà, il promissario acquirente potrà richiedere la riduzione del prezzo pari alla metà di quello pattuito, a prescindere che l’importo concordato fosse o meno corrispondente al valore di mercato del bene 527. In questo sens o, quindi, può accordarsi al giudice il potere di riequilibrare le prestazioni dedotte nel contratto preliminare. Naturalmente, dovrà valutarsi, caso per caso, in sede di giudizio ex art. 2932 cod. civ., se il rifiuto opposto dall’altro contraente di addivenire alla stipula del definitivo sia fondato su mutamenti accaduti o particolari circostanze giustificanti la caducazione completa degli effetti dell’atto preliminare in quanto costituenti cause in invalidità, scioglimento od inefficacia del contratto o, comunque, su sopravvenienze tali da far mutare, in modo sostanziale ed essenziale, l’oggetto del contratto. Se così non fosse, non possono negarsi al 527 V. P L A I A , V iz i d e l be n e p ro me s s o i n v e nd ita e t ute la del p r om is sa ri o ac q ui re nt e , cit ., p p. 165 s s. , il qu ale r ile v a c o me s i es uli , i n q ues to ca s o , anc he d a ll ’i p ot es i d i corre z io ne d e l c o n te n ut o d i u n c o ntr at t o per ra g i o ni d i equ ità o bu on a fed e. 240 giudice quei poteri di adeguamento del contenuto del negozio, atti a stabilizzare il regolamento pattizio alterato 528. Ciò chiarito, occorre ora affrontare un’ultima questione relativa alla anticipabilità delle tutele offerte al promittente acquirente. In ordine al momento in cui può essere accordata al futuro compratore la possibilità di reazione in presenza d i difformità materiali o giuridiche sul bene, deve ritenersi, in linea generale, che essa possa attribuirsi solamente nel momento in cui viene a maturare il diritto alla stipula del contratto definitivo, a meno che nel frattempo non sia siano già verificat i dei fatti tali da far ritenere impossibile un futuro altrui esatto adempimento 529. Se è vero che nascono dal preliminare obblighi strumentali al raggiungimento del risultato programmato, tuttavia, fino al tempo fissato per la conclusione del definitivo, il promittente venditore deve essere considerato, in linea di principio e salvo prova contraria, ancora in grado di adempiere esattamente. La conclusione di un contratto preliminare complesso, in cui si preveda, ad esempio, la consegna anticipata del bene e /o il pagamento del prezzo anteriormente al passaggio del diritto di proprietà sul 528 Si pr e c i sa c he , s ot t o il pr ofi l o d el t i t ol o g iu st ifi cati v o d ella ric h ies ta d i rid u zi o ne d e l pr e z z o e d e l su o ad e gua me nt o all ’effe tt iva c on s is te n za fi sica e giur id ic a d e l b e ne , la d om a nd a i n que st i o ne ( in prese n za d i vi z i giu rid ici o mate r ia li su l be ne ) no n v a qual ifi cat a c ome ga ra n z ia sp ecif ic a ex ar t t. 14 89 e 14 90 cod . c iv ., p o st o c he qu e st ’u lt im i s i rife ri sc on o alla s ola ve nd i ta d efi n iti va e pre su p po n g o n o l’ a pp ar te ne n za i n ca p o al c o m pra to re d el d ir i tt o d om i nica le su ll a co sa. Pe r ta n t o, s o l o se l e d iffo rm ità si a p pale sa n o o ve n g on o sc ope rte d o p o la st i pula d e l d e f i ni tiv o o d op o la sen te n za c he tie ne lu og o d el c on tra tt o no n co nc lu s o , p o tr a n n o e s pe r ir s i i ri med i pre vi s ti d a lle no rme i n que s ti o ne . Qual or a ne a b bia n o ti z ia pr i ma , i l pr o mi t ten te c o m prat or e p ot rà le gi t ti mame n te r i fiut ars i d i ve r s ar e , a l te m p o d e l d efi ni ti vo , l ’i nt ero pre z zo pa ttu i to . Per ò , se i n que ll ’ oc c a si o ne e gl i l o pa ga in tera me nt e, n o n p o tr à p iù a vva ler si d i a lcu n ri med i o, p os t o c he l’ ar t . 149 1 c od . ci v. e sc lud e l a gara n zia per i vi z i c o n osc i uti d al com pr at or e e l ’ar t. 1 48 9 c od . civ . si r iferi sce ai s oli o neri o d iri t ti reali o per s on al i « n o n a p par e n ti ». 529 Si pe ns i al l’ i p ote si i n cu i il fut ur o c om pra t ore sc o pra la pre se nz a d i vi zi sul la c os a pr im a d e ll a st ip ula d e l d efi ni ti v o. I n ques t o ca s o, be n p otr à il pr om it te n te ve nd it or e a tt ivar s i per el im i narl i p rima d e ll a d at a fi s sa ta per la co nc lu s io ne d e l d e f i ni ti v o. Tut ta via , se in ba se al le circ os ta n ze d el ca s o c o ncre to tale e ve n tual it à sar à pr e c lus a (s i c o n sid er i, ad ese m pi o , l a pre se n za d i v i zi ine li mi na bi li in a s s olu t o o n e l ter mi ne pa tt ui to pe r la s ti pul a; i l ver ifica rs i d i una , par z iale o t ota le , d i s tr u zi o ne d ella c o sa n o n p iù ri co st itu i bi le; i l rifiu t o od iner z ia d el pr o mi t te n te ve nd it or e d i ri parar e te m pe st iva me nt e la c o sa , et c.) , i l pr om it te n te ac qu ir e nt e p ot r à rea gi re i mmed ia tam e nt e. 241 cespite, pone dei problemi ulteriori. In questa ipotesi, infatti, potrebbe nascere un contenzioso circa la conformità della cosa a quella oggetto della convenzione prelimina re prima ancora della stipula del definitivo, posto che il promittente acquirente otterrebbe anzitempo la detenzione di un bene che risulterebbe viziato o sarebbe costretto ad effettuare il pagamento anticipato del prezzo in relazione ad un bene avente un valore inferiore rispetto a quello pattuito in ragione delle difformità presenti. Occorre, a tal proposito, distinguere il caso in cui sia prevista la corresponsione anticipata del prezzo da quello in cui venga pattuita la consegna anticipata della cosa. Quanto alla prima ipotesi, va rilevato come sia certamente vero che solo la data fissata per la conclusione del definitivo segni il sorgere dell’obbligo a cui è pattiziamente tenuto il promittente venditore; tuttavia, ancor prima di questo momento, potreb be ipotizzarsi un suo inadempimento, il che si verifica se il promittente acquirente fornisce prova, in base alle circostanze proprie del singolo caso concreto, che il promittente venditore non sarebbe, oggettivamente, in grado di adempiere esattamente al tempo fissato per la stipula del contratto traslativo. Sarà, quindi, necessario effettuare un giudizio prognostico, volto a verificare l’attitudine del futuro alienante ad ottemperare regolarmente a quanto si era obbligato nel preliminare. Pertanto, dovrà verificarsi la capacità del medesimo, in caso di presenza di vizi sul bene, di poterli materialmente rimuovere per tempo o, in ipotesi di difformità giuridiche, di poterle eliminare entro il termine finale. In caso di risposta negativa, il compratore potrà sospendere il pagamento del prezzo 530 o chiedere la risoluzione del contratto (oltre, in questo caso, alla restituzione di quanto già eventualmente versato). V’è da chiedersi, invece, qualora egli voglia conservare il contratto, se possa agire anzitempo ex art. 2932 cod. civ. e chiedere subito il riequilibrio 530 L a s o sp e n s io ne d e l pa ga men t o d el pr ez z o p o trà per ò acc ord a rs i qua lo ra quan t o pa ttu it o c o me a n tic ip a zi o ne s ia su peri ore al d i mi nu it o v al ore d e l be ne i n ragi o ne d e lle d iff or mi tà . 242 del rapporto: non sembra che, in questo caso, possa trovare applicazione l’art. 1186 cod. civ. (perdita del beneficio del termine), atteso che qui non si ha riguardo allo stato di insolvenza del promittente venditore, né alle garanzie date o promesse. Ne consegue che il futuro compratore dovrà, comunque, attendere la data fissata per il definitivo per ottenere una tutela di tipo restitutorio. Quanto alla seconda ipotesi, in relazione alla consegna antici pata di una cosa viziata, vale quanto appena detto sopra, pur con le dovute precisazioni. In questo l’oggettiva attitudine venditore, ma dovrà caso, o meno valutarsi non verrà in rilievo all’adempimento anche del l’incidenza unicamente promittente del vizi o, a prescindere dalla sua eliminabilità per tempo, in relazione alla possibilità di godimento anticipato del bene da parte del promittente acquirente. Se il vizio è tale da rendere sostanzialmente incomodo per il futuro compratore – detentore anzitempo de lla cosa – il godimento della stessa 531, allora egli potrà chiedere la risoluzione del contratto qualora debba ritenersi che l’anticipata consegna del bene rivestiva per il promittente acquirente, nell’assetto degli interessi perseguito dalle parti, primaria importanza, tale da giustificare la caducazione non solo del contratto accessorio di comodato 532, ma anche dell’intero rapporto a cui esso è collegato. Un problema a sé, che involge delle questioni in parte diverse e parallele a quelle per cui fino ad ora s i è discusso, risulta essere quello relativo alla possibilità per il promittente acquirente di esperire delle tutele di segno satisfattivo (e, segnatamente, l’azione di esatto adempimento) in presenza di vizi materiali della cosa. Ci si è chiesti, 531 Si pe n si al la pr e sen z a d i vi zi m ater ial i p art i col arme n te i nte n s i (ad esem p i o, c o p io se i nfi lt r a zi o ni d ’ acqua , peric o l o d i cr ol lo d el la st rut tura , e tc. ) od anc he a d e lle d if f or m it à giurid ic he ta li d a n o n rend ere p os si b ile i l g od ime n to pie n o d e l be ne (c o me a d e sem p i o la pre se n za d i co m pr o prie tar i d el la c o sa c he n o n pe r me t ta n o al p r o mi tte n te acq uire n te i l l i ber o g od i men t o d e lla s tes sa ) . 532 Co sì l o qual ifi c a no la S ezi o n i U ni te i n C as s ., 2 7 mar z o 2 00 8, n . 79 30 , cit ., le qua li – c o me si è vi st o – d e fi ni sc o n o i l co nt rat t o prel im i nare ad effet ti an tic ip at i c o me u n c o nt r at t o c ol lega t o , ri sul ta nte d a lla c o m bi na z io ne d e l co nt r at t o pr e l im i nar e c o n u n c om od a t o ( per qu an t o ri guard a la p os i zi o ne d el d ete nt or e d e ll ’i mm o bi le ) e c o n u n mu tu o gr atui t o (pe r qua n to ri g uard a la p os i zi o ne d e l pr om it te nt e ve nd i to re a cu i v ie ne a nt ici pa t o i l pre z z o) . 243 infatti, se possa accordarsi al futuro compratore l’azione di condanna del promittente venditore all’eliminazione delle difformità. Le opinioni espresse in letteratura sul punto sono varie e non possono essere purtroppo approfondite in questa sede perché condurreb bero assai lontano 533. Si rileva, in ogni caso, come tale questione esuli, 533 Sia c o n se nt it o li mi tar si a rip or tare sc hem at icame nt e le o p i ni o ni e sp res s e in d ot tr in a i n me r i t o a tale que st i o ne. Pre m es so c om e la qua si u na ni me giur is pr ud e nz a d i le gi tt i mi tà e la d o t tri na mag gi ori tar ia neg hi n o al c o m p rat ore la p os s ib il it à d i o t te ne r e una c o nd a nn a d el ve nd i t o re alla ri pa ra zi o ne d ell a co sa ( s i rima nd a , a ta l f in e , p e r un a pp ro f ond ime n t o , a nc he a lla luce d e lla nu ov a d isc ip li na c o n sum e r i st ic a , ad A M A D I O , D if ett o d i c o nf o rmi tà e t u te le si na l lag matic h e , in R iv . di r. c iv ., 20 01 , p p. 8 63 s s .) , in tema d i co nt rat ta z io ne prel im in a re vi è, in vece, c h i r i tie ne c he i l r ime d i o d e lla c o nd a n na all’ esa t t o ad em p ime n t o sare b be es peri b ile ne l l’ i po te si d i c o n tr a tt o pre li mi nare c.d . c o mp le ss o o ad effet t i an tic ip at i (i n que s t o c as o, sa r e bbe f or se pre feri bi le pa rl are d i «c o nt rat t o prel im i nar e a t ute le an ti c ip ate » ): d al pre li mi nare c.d . p ur o n o n po tre b be, infa t ti , mai na sce r e u n’ o b bli ga z i o ne d e l pr o mi t te nte al ie na n te d i me tter si in c o n d iz i on e d i tr as fer ir e u na c o sa c or r is p o nd e nte al le cara t teri s tic he pa tt ui te, o b b l i ga zi o ne in vece pr e se nte ne l pr e lim i nar e ad effe tt i a n ti cip at i ( v. L E N E R , C o m men t o a Cas s. , 28 n ove m br e 197 6, n . 44 78 , in F or o it ., 1 977 , I , p . 669 ) . Vi è, p o i, ch i – ved end o ne l p r e li mi n ar e la nas c i ta no n ta n t o e n o n s o l o d i u n mer o o b bli g o for male d i s t i pu lar e u n suc c e ss iv o ne g o zi o , qua nt o s o pra t tut t o d i u n o b bl ig o d i na tura s o st an z iale d i far e tu tt o c i ò c he è p os si b ile per real i z zare il pr o g ramm a ne go z iale sa nc it o ne l pr e lim i nar e e , ci oè, ne l cas o d i pr ome s sa d i ven d ita , d i reali z zare i l tr a sfe r ime n t o d e lla pr o prie tà d e l be n e co s ì c om e pr og ram ma t o d a lle par ti – re put a c he u n r i me d i o s at is fat ti v o sar à a ll ora e spe ri bi le i n o g ni cas o d i ine sa t tez z a mat e r ia le d e l be ne v is t o c he l ’o b b li ga zi o ne s o s ta n zia le a cui è te nu t o il pr o mi tte n te ve nd i to r e r ic om pr e nd er eb be a nc h e il m od o d ’e sse re d el la co sa ed im p orre b be all o ste s s o d i as sic ur are la real i z za zi o ne d i u n ri sul ta t o tr asl at iv o fi nale c o nf or me a q ue ll o pr og ram ma t o ( v . L U M I N O S O , Ri s o luz i o n e pe r in ade mpi me n to , i n C o mm . c od . c iv . , a cura d i S C I A L O J A -B R A N C A , B o lo g n a -R om a, 199 0, p . 3 6; G A Z Z O N I , Ma n ua le di d ir itt o p riv a to , Na p oli , 200 6, p . 8 83 ; Cas s. , 1 ot t o bre 19 97 , n. 9 560 , i n C or r. gi u r . , 199 8, p. 5 59) . Sec ond o al tra pr os pe tt iva , in vece, s ol o ne l c a s o i n c ui il c o nt r at t o prel im in ar e ab bia ad o gge t t o un im mo b ile d a co st ruir e , i l pr om it te nt e c o m pr a t ore p otre b be chied e re l ’es at t o ad e mp ime n to p oic hé il ne g o zi o in que st i on e no n sa re bbe u n v ero e pr o pr i o prel im i nar e, be ns ì un a pp al to o, al più , u n c o n tr a tt o at i pic o d el ge nere d o ut fac i as e sar à al l or a ap pl ica bi le qua nt o d i s p o ne l ’ar t. 1 668 c od . civ . ( v. L I P A R I , Pr e lim i nar e di v e ndit a, v izi d e lla c o sa e t u te la d e l p ro mi ss ar io ac q ui re nt e , ci t. , p. 59 6; C A B E L L A -P I S U , G ara nzi a e r esp o n sab il ità ne l le v e ndit e c o mm erc ial i , Mi la n o, 198 3, p. 183 ) . V i è, p oi , ch i ritie ne che l ’a zi o ne d i e sa t to ad e mp i me n t o pre su pp o n ga nece ss aria me nte u n o b b lig o d e l pr om it te n te ve nd it or e d i f ac e re ul ter io re r is pe tt o a que ll o c he no rma l men te s i as sume c on la s ti pu la d i u n pr e l im i nare . Sare b be, qui nd i, nece s sari o che i l pr om it te n te a lie na n te si a te nu t o a b or igi n e ad u n f are (i l c he s i ve rif ica qua nd o egl i n on si p o ne qual e me r o fut ur o tra sfere nt e d el be ne ma a nc h e quale co str ut t or e d e ll o s te ss o ) po s to c he un a co nd a n n a all’e li mi na z io ne d ei v i zi (o s sia ad un far e ) è r ic h ie d i b ile so lo se or i gi nar iame n te vi è un ob b li g o i n tal se n so (v . P L A I A , V iz i d e l be n e p ro me ss o i n v e nd ita e t ute la d el pr om is sa ri o ac q ui re n te , ci t. , p p. 12 8 ss . ). Si r ile v a, in fi ne , c o me se c o nd o a ltr a d ot tr i na d e b ba neg ars i che i l prel im i nar e p o s sa e s se r e sa n z io na t o c o n la co nd a n na all ’el im i na zi o ne d ei v i z i p oic hé an c he ne l pr e li mi nar e d i ve nd i ta d i u n be ne d a c os tru ire l’ed ific az io ne d e l be ne c os ti tu ir e b be u n o b bli g o stru me n tale ris pe tt o a l t ras feri me n to d e ll a pr o prie tà e n o n p o tr e b be d ar e ad i t o ad un’ au to n o ma a zi o ne i n gi ud i zi o ( v. C A S T R O N O V O , La c o nt ratt az io n e imm o bil ia re abit ativ a , i n J us , 1 986 , p . 5 4, il quale in 244 sostanzialmente, dal nostro precipuo campo d’indagine poiché l’azione satisfattiva non risulterebbe giammai esperibile nell’ipotesi centrale del nostro studio, relativa alla promessa di vendita di un bene in comunione, posto che in questa fattispecie non sarebbe richiedibile al promittente venditore un esatto adempimento 534: egli, infatti, nulla potrebbe fare contro gli altri comproprietari del bene, non intervenuti nell’atto, che risult ano terzi estranei alla vicenda negoziale. rela zi o ne al la n atur a d e gli o b bl ig hi in te gra ti vi str ume n tal i ric hi ama M E N G O N I , Obb lig az i o ni d i r is u ltat o e d obb li gazi o ni di mezz i ( S tud i o c ri tic o) , i n Riv . d ir . c om m. , 195 4, I, p. 37 0) . Si r ip or ta , in fi ne , un ’ul ti m a op i ni o ne, sec o nd o l a quale l’ac c or d a r e l ’a zi o ne d i e sa tt o ad e m pi me nt o a l p ro mi tte n te acqu ire n te fi nire b be « par ad o ss al me nte » pe r c o nc ed ere , i n cas o d el la prese n za d i vi zi mate r iali sul ces pi te , u na mag g io r e t u te la al c e s si o nar i o nel la pr o mes sa d i ve nd i ta, pi utt o s to che ne l la ve nd i ta d e f i n iti va , es se nd o que st a le gat a al la ri gid a al ter nat iva tra az io ne r e d i bi to r ia o q u a n ti mi n or i s . D I M A I O , La t ut ela d e l pr om is sa ri o - ac q ui r e nte n el pre li mi na re di v e ndi ta: la r id uz i o ne de l p rezz o q ua l e r ime di o spec if ic o , c it ., p . 1 6 39. Per un a pp r o f ond ime n t o su lla que st i one re lat iva a l la p o ss i bil i tà d i co nced ere un rime d io d i se gn o p o si ti v o o sa ti sfa tt iv o a l pr om i tte n te acq uire n te, si ri m and a a P L A I A , u lt. op . c it . , p p . 8 6 s s. So t t o il pr of i l o d el d at o g iuri s prud e n zi ale , si r ile va com e la C or te d i Ca s sa zi o ne , a par ti re d al 1 97 6, a b bia r ic on o sc iut o a l pr o mi ss ari o acquir e n te la p os s ib il it à d i e s per ire, cu mul at iva m en te co n l ’a z io ne d i esec uz io n e s pe c if ic a d e l pr e l im i nar e , un ’a zi o ne d i c o nd a n na d el pr om i tte n te ve nd i t ore all ’e li mi n az i o ne d e i v i zi . V . ex mu lt is Ca s s. , 28 n ove m bre 19 76, n. 44 78 , in F or o it. , 1 977 , I, p . 6 69 ; Ca s s. , 9 a pri le 1 980 , n. 22 68 , i n G i ust . c iv . Ma ss . , 19 80 , fasc . 4 ; Cas s. , 23 a pr ile 19 80 , n. 267 9, i n G i us t. c iv . , 1 98 0, I , p. 27 54 ; Ca s s. , se z. un ., 2 7 feb br a i o 19 85 , n . 17 20 , in F or o i t . , 19 85 , p . 1 6 97; C as s ., 6 n ov em bre 198 7, n. 822 0, i n R ep . G i ur . i t . , 198 7, v oce Obb li gazi o n i e c o nt ratt i , n . 257 ; C as s. , 1 4 n ove m br e 19 88 , n . 61 43 , iv i, v oce ci t ., n. 342 ; Ca ss . , 17 n ove mb re 19 9 0 , n . 11 126 , in Gi u st. c iv . , 1 991 , I, p . 275 1, c o n n ota d i I A N N A C C O N E . Da un a c om pu l sa zi o ne d ei c asi c o nc r e ti d a c ui or i gi na n o le pred et te s en ten ze , emer g o n o d ue li nee d i fo nd o. I n pr im o lu o g o, le fatt is pec ie o g get t o d el giud i z io d e lla Ca s sa zi o ne ved o n o qu a si s e m pr e u n pr o mi t ten te ve nd i t ore che si era i m peg na t o anc he a co str uir e i l be n e pr o me s s o. I n sec o nd o lu o g o, l’a zi o ne d i e sa t to ad em pi m en to ex art . 1 453 c od . c iv . v ie ne c o nce ss a n on s o l o cumul at iva me nte al l’e ser ciz i o d i que lla d i e se c u zi o ne s pe c ific a , ma a nc he i n via a u to n o ma , d ura n te l o sv ol g ime n to d el pr e li mi na r e se tr a tt as i d i prel im i nare c om p les s o ( o a d effe tt i – r ec ti u s , t utele – an tic ip at i) . L ’a n tic i pa bil i tà d e ll a tu tela pri ma d el term i ne fi ss at o per la s t i pul a d el d efi ni tiv o , a n o s tr o av vi s o, no n è d a c o nd i vid er s i per le ra gi o n i g ià e s p o ste , p os t o che i l fu tur o al ie na nte i n t ale l as s o d i tem p o – a me no c he n o n s o pra gg iu ng a un ’o g ge t ti va i ne tt i tud i ne all’ ad em p ime n t o esa t to – d eve repu tar si in gr ad o d i eseg uir e e sa tt ame n te la p r e s ta zi o ne a cui s i è o b b lig at o c ol pre li mi nare . P eralt ro , la s olu z io ne d a n o i pr o p os ta sem bra t ro vare c o nfer ma ed es sere coere n te co n quan t o le Se z i o ni U n ite (Ca ss . , se z . u n. , 1 8 ma gg i o 20 06 , n . 1 16 24, i n F or o it . , 200 7, p . 3 30 ) ha n no r e c e nt e me n te sta b ili t o in mer it o a lla i nv oca b i li tà d a p arte d e l futur o c om pr at or e d e ll ’a r t. 147 9 c od . ci v. i n te ma d i prel im i nare d i c o sa ( n o n d ich iar a ta me nte ) a ltr u i: i n que s t o ca so , l a Su pre ma C or te ha d ec is o c he la bu on a fed e d e l pr om it te nte a c quir e nte n o n le gi t ti ma, in o g ni ca s o, la ri s ol uz i o ne d el co nt r at t o pr i ma d e lla d ata i n c ui vie ne a ma t urare i l d ir it t o al la st i pul a d el d efi ni tiv o . V. qua n to s i d ir à sul pu n t o i n fr a nel § 4 .3 . 534 L ’a zi o ne d i e sa tt o ad e mp im en t o pre su pp o ne , i nfa t ti , la p os s ib il it à d i chie d e r e i n v ia c oa t tiv a l’ad e m pi me nt o che , i nve ce, ma nc here b be nel ca s o i n cu i un c o mp r o pr ie t ar i o pr o me t ta d i al ien are u n be n e che ha in c o mu ni o ne c o n al tre per s on e . 245 Chiariti così gli ambiti d’indagine ed alla luce dei risultati dommatici a cui siamo giunti, può quindi dirsi, in conclusione, che, a prescindere dall’assunzione di particolari obbligazioni di predisposizione del bene o di consegna anticipata dello stesso assunte dal promittente alienante, l’offerta da parte di quest’ultimo di una cosa che presenti difformità fisiche o giuridiche viola il sostanziale impegno traslativo a cui si era obbligato nel preliminare lo stes so futuro venditore ed abilita la controparte ad utilizzare i rimedi concessi dalle norme e dai principi generali in tema di contratti sinallagmatici della risoluzione del contratto e della riduzione del prezzo, poiché l’art. 2932 cod. civ. non esaurisce a ffatto la tutela del promittente acquirente contro l’inadempimento altrui. Anche la giurisprudenza di legittimità più recente 535 ha inteso in modo sempre meno stringente ed assoluto il principio dell’immodificabilità della regolamentazione preliminare, in sp ecial 535 I l nu o vo i nd ir i z z o gi u r is prud e n z iale ha pre s o avv i o c o n la se n te n za d ella C or te d i Ca s sa zi o ne d e l 28 n o vem bre 1 9 76 n . 447 8, ci t. , ed è s tat o po i co nfer ma to d a C as s ., 5 a g os t o 1 97 7, n . 3 56 0, i n F or o it . , 19 77 , I, p . 246 2 ; Ca s s. , 23 a pr ile 198 0, n . 267 9, iv i, 19 81 , I, p . 178 ; C as s ., 16 d icem bre 19 81 , n. 667 1, i n F or o it. Rep . , 19 81 , v oc e Co nt ratt o i n ge n er e , n . 1 67 ; Cas s. , 2 8 ma g gi o 1 983 , n. 36 92, iv i, 198 3, voc e c it . , n. 2 63. I n se n s o op p o s to , p erò , s i s o n o es pre s se: C as s. , 30 d icem bre 196 8, n . 4 081 , in F o r o it ., 19 69 , I , p. 120 3; C as s ., 20 ge nn ai o 197 6, n . 167 , iv i , 19 76 , I , p . 10 02 ; Cas s ., 5 giu g n o 19 79 , n . 317 9, in Gi us t. c iv ., 1 98 0, I, p . 183 ; Ca s s. , 24 ma gg i o 19 80, n . 34 12 , i n F or o it . R e p ., 198 0, voc e C o ntra tt o i n g e ne re , n. 1 36 ; C as s ., 9 gi ug n o 19 81 , n. 3 722 , iv i , 19 8 1, v oce V e nd ita , n. 3 1; Cas s. , 9 d icem bre 1 98 2, n . 63 70 , iv i, 198 2, v oce C o nt ratt o in ge n er e , n . 13 6, le qua li ha n n o in te s o rig id am e n te il pr i nc i p io d e l la co rri s p ond e n za tra prel im i nare e d efi ni tiv o . A r is o lve r e il c o ntr a s t o , ne l se n s o d i c o nse n ti re al la se nte n za c os ti tu iva d i riequi li br ar e le pr e st a zi o ni d e d o tte i n ra gi o ne d ella pre se n za d i d if for mi tà mate ria li o g iur i d ic he su l be ne , s o n o i n terve nu te le Se z io n i U n ite c o n Ca s s. , se z . un ., 2 7 fe b br ai o 198 5, n . 1720 , i n F o ro it . , 1 985 , p. 16 97, le qua li s on o st ate po i seg ui te d al la s uc c e s s iva giur is pr ud en z a i nte rve nu ta s ul pu nt o . V. ad esem p i o Cas s. , 1 ot t o br e 199 7, n . 956 0, c i t. ; Ca s s ., 20 ma gg i o 1 997 , n . 4 459 , in R iv . g i ur . edi l. , 199 7, I , p . 88 9; Ca s s. , 1 8 giu g n o 1 996 , n . 5 6 15, i n C o rr . g i ur ., 19 97 , I , p. 48 . Si è o sse r va t o c o me le S e zi o n i Un i te ab b iam o c o sì , im p lic ita me n te, om o l o gat o i l co nt rat t o pr e li mi nar e ad «u n c omu ne co n tra t to o b bli ga t ori o , c o n c ui le par ti s i pr ome t t on o pr e s ta zi o n i più c he c on se n si ». V . D I M A I O , L a t ut ela de l p r o mis sa ri o ac q ui r e nte n e l pr e li mi na re d i v e nd ita : l a r id uzi o n e d el prezz o q u al e r im edi o sp ec i fi c o , ci t. , p p. 1 639 s s. U n al tr o Au to r e , p oi , ha ri leva t o co me la Su prem a Co rte , ap pl ica nd o d i fat t o a fav or e d e l pr o mi tte n te c om pra t ore le s an zi o n i pr o pr ie d i ob b li ga zi o ni na sce nt i pe r le g ge d al c on tr a t to d ef i ni tiv o , se n za nea nc he d i s ti n gu ere tra prel im i nar e ad e ffe tt i an tic ip at i e puri , a bb ia i n tal m od o fa tt o cad ere q uals ia s i p os s ib il it à d i d is ti n gue r e il pr e l im i nare ese gu ib i le ex art . 293 2 cod . civ . d a un d efi ni tiv o ad e ffe tt i p i ù o me n o par z ial me nt e d ifferi ti . V. M O N T E S A N O , La se nt e nza e x a . 293 2 c .c . c ome ac c erta me n to c os tit u tiv o d el l’ e q uiv al e nza tra c o ntr att o pre li mi na re e c o nt ratt o de fi n itiv o ad e ff ett i di f fe rit i? , in Ras s. di r. c iv . , 1 98 7, p p . 2 39 ss . 246 modo con riferimento alla tutela da accordare al promittente acquirente sotto il profilo strettamente oggettivo 536. Tale tutela non è stata più circoscritta, infatti, alla rigida alternativa tra risoluzione per inadempimento ed accettazione del contrat to definitivo nei termini del tutto corrispondenti a quanto previsto nella promessa di vendita, ma si è riconosciuta al promittente compratore una difesa allargata dei propri interessi anche attraverso la concessione di rimedi di tipo restitutorio (e satisfattivo), oltre che sanzionatorio. In particolare, la Corte di Cassazione, di fronte a dei casi in cui erano stati dedotti nella promessa di vendita dei beni che risultavano poi viziati o gravati da vincoli o da oneri limitativi del libero godimento, ha concesso al futuro acquirente il diritto di chiedere la conclusione del contratto ex art. 2932 cod. civ. con proporzionale adeguamento della propria prestazione, pur contro la volontà del venditore. Si è, in altri termini, attribuito al giudice il compito di ridurre il prezzo dovuto in modo proporzionale alla diminuzione del valore del bene a causa della difformità lamentata 537. Pertanto, in virtù di una progressiva interpretazione elaborata dalla giurisprudenza in materia di promessa di vendita, le difformità che già in fase di preliminare dimostrano di incidere sul regolamento definitivo sono state ritenute fondanti un inadempimento del preliminare stesso e, se rimediabili, è stata considerata miglior tutela del promittente acquirente la conservazione del con tratto, 536 Tut tav ia , anc he s ot t o il pr ofi l o s o gge t tiv o , s i è amme s sa – i n cas o d i plu r al ità d i pr o mi tte n ti v e nd i t ori i nt erve nu ti – l ’e secu zi o ne s peci fica i n d a n n o d i un o s ol o d i e ss i. V . C as s. , 5 no vem bre 1 980 , n . 593 8, i n G i ur . it . , 1 98 1, I , 1 p . 165 3. 537 A c o nd i zi o ne , n atu r al me nt e, c he i l v i zi o giur id ic o o ma ter iale n o n f o ss e già n o to al c o mp r at or e al te m p o d ell a c onc lu si o ne d el pre li mi nare . S i rico rd a per ò c ome p ar te d e lla giur i sp rud e n za c on t in ui tu t to ra a c o n sid era re n o n ap pl ic a bi le que s ta tu te la alla c on tra t ta zi o ne pre li mi nare i n q ua nt o es sa fi nire b be , in d e f i ni ti va, pe r a ltr e v ie , per ric o n o scere la c o nf igur ab il it à d ell a gar an zi a per vi zi ( ma te r ia li o g iur id i c i) i n tema d i co n tra t ta zi o ne pre li mi na re, gar an zi a c he in ve c e pr e su p p one l ’av v e nu t o t ras feri me nt o d ell a pr o pr iet à. Cfr . Ca s s. , 22 l ug li o 199 3, n. 8 200 , i n F or o i t. Re p. , 19 93 , vo ce Co n t ratt o i n ge n e re , n . 44 8; C as s. , 22 ag os t o 1 98 8, n. 83 38 , i n Co rr . g iu r ., 1 99 8, p . 11 5 5; Ca s s. , 1 4 n ove mb re 1 988 , n. 614 3, i n V ita n ot . , 19 88, p . 11 76 ; Ca s s. , 6 n ove mb re 1 98 7, n. 82 20 , in Gi ur . it . , 198 8, I, p. 760 . C o nt ra , pe r ò v . ad ese m pi o Ca s s. , 24 n ove mb re 19 94 , n . 999 1, i n F or o it ., 19 95, I , p . 3 263 . 247 garantendone anche l'esatto adempimento 538. È stata così accolta la domanda del promittente compratore di ottenere, assieme alla esecuzione in forma specifica dell'obbligazione di contrarre, la riduzione del prezzo, indipendentemente dalla circostanz a che il preliminare preveda o meno effetti anticipati e senza il rispetto dei termini di decadenza stabiliti per la garanzia per vizi 539. In particolare, poi, sono stati ritenuti dalla Corte di Cassazione applicabili al preliminare di vendita gli artt. 153 7 e 1538 cod. civ. sulle azioni speciali immobiliari 540, l’art. 1481 cod. civ. sul pericolo di rivendica 541, oltre agli artt. 1482 e 1489 cod. civ. in tema di difformità giuridiche del bene 542 ed all’art. 1480 cod. civ. in caso di promessa di vendita di cosa parzialmente altrui 543. I giudici di legittimità sono, quindi, giunti a sostenere che, nel caso in cui un bene promesso in vendita presenti vizi o difformità che non lo rendano oggettivamente diverso 544, per struttura e funzione, ma incidano solo sul suo valore o vvero su secondarie modalità di godimento, il promittente acquirente, a fronte dell'inadempimento del promittente venditore, non resta soggetto alla sola alternativa della risoluzione del contratto o dell'accettazione senza riserve della cosa viziata o difforme, ma può esperire l'azione di esecuzione specifica dell'obbligo di concludere il contratto definitivo, chiedendo, contestualmente e cumulativamente, la riduzione del prezzo, tenuto conto che una pronuncia del giudice, che tenga luogo del contratto 538 V . Ca s s. , 2 8 n ove m br e 1 976 , n. 44 78 , i n F o r o it . , 197 7, I , p. 66 9; Ca ss . , 9 apr ile 1 980 , n . 22 68 , i n Gi us t. c iv . Ma s s . , 19 80 , f asc . 4; Ca s s. , 23 a pr ile 1 980 , n . 267 9, i n G i us t. c iv . , 198 0, I , p. 27 54 ; C as s ., 6 n ov emb re 1 98 7, n . 822 0, i n Gi ur . it . Rep ., v oc e O bbl igaz i o ni e c ont ratt i , n. 2 57 ; C as s ., 14 n ove m bre 19 88 , n . 6 143 , iv i , 198 8, v oc e c i t ., p . 3 42 . 539 V . Ca s s. , 2 0 m ag gi o 19 9 7, n . 4 459 , c it . 540 Cas s ., 29 mar z o 298 2, n . 193 2, ci t. 541 Ca ss ., 8 fe b br ai o 19 71 , n . 731 , i n F or o it ., 1 97 1, I , 161 6 c o n n o ta d i FIORINO. 542 Cas s ., 7 a pr ile 198 6, n . 239 8, i n G i ur . it . , 19 87 , I , p. 67 4. 543 Cas s. , 7 a pr ile 1 98 6, n . 239 8, c it . Sul pu n t o, si r ima nd a a q ua nt o si d i r à in fr a nel § 4. 4. 544 L ’im p o s si bi li tà d i i nv o c are l’a p pl ica zi o ne d el l’ art . 293 2 cod . ci v. s i rin vie ne sia ne l c a s o in c ui le s o pra vve nie n te g i us tif ich i n o la i nva lid a z i o ne o l a ris o lu zi o ne o l’ i ne ff ic ac i a d e l c o n tr a tt o pr eli mi na re, sia qua l ora il be ne pr ome s s o in ve nd ita sia d i ve r so in m od o s o sta n z iale d a quell o d i cui s i v uole i l tra sfer ime n to , c o me ac c a d e ne ll ’i p ote si d i a li u d pr o a li o . 248 non concluso, fissando un prezzo inferiore a quello pattuito con il preliminare, configura un legittimo intervento riequilibrativo delle contrapposte prestazioni, volto ad assicurare che l'interesse del futuro compratore alla sostanziale conservazione degli i mpegni assunti non sia eluso da fatti ascrivibili al promittente alienante 545. Alla luce, quindi, delle argomentazioni teoriche sopra esposte e dei relativi risultati applicativi a cui è giunta la giurisprudenza di legittimità, può oggi dirsi che il principi o della necessaria precisa corrispondenza contenutistica tra contratto preliminare e contratto definitivo è stato superato ed è da intendersi in senso relativo, essendo consentiti uno «sfasamento» oggettivo tra i due negozi e l’attribuzione di misure a car attere restitutorio al promittente acquirente. 4.3. L A C O N T RA TT A Z IO N E P R E L I MI N A RE SU C O SA A L T R UI : LE P RE ME S SE E SS E N Z IA LI . Sulla scorta degli esiti ermeneutici a cui siamo sinora giunti, si può allora, più precisamente, concentrare l’attenzione sul contr atto preliminare di vendita di cosa altrui, il quale rappresenta il paradigma tipico del preliminare di vendita obbligatoria, in cui il promittente venditore si obbliga a far acquistare al promittente acquirente la proprietà di quanto dedotto nel prelimina re. Da quest’ultimo, quindi, non sorge l’obbligo di stipulare un futuro negozio a sua volta obbligatorio, bensì grava in capo al promittente alienante l’obbligo di stipulare un contratto definitivo ad immediata efficacia reale 546 o, comunque, di procurare l ’acquisto della 545 V. Ca ss ., se z . u n. , 2 7 feb bra i o 19 85 , n. 17 2 0, ci t . Par ime n ti , si è rite nu t o c he , n e ll a ve nd i ta c o n r iser va d i u sufru t to , ove i l pr o mi tte n te ve nd i t ore mu oia pr i ma d i c o nc lud e r e il d efi n it iv o , il pr om i t te nte c o mp rat ore p o ss a ot te nere co nt r o g li e r e d i u na s e n te nz a c he sa nci sca il tr a sfer ime n t o d el la pie n a p ro prie tà d el be ne pr o me ss o . V . C as s. , 10 d ice m bre 19 93 , n. 1 21 55 , in G i us t. c iv ., 199 4, I, p. 29 31 . 546 L a d iffe r e n za in te r ced e nt e tra la c o nclu si o ne d i un c o n tra tt o ex ar tt . 147 8 -1 47 9 c od . c iv . e d u n pr e li mi nare d i ve nd i ta d i c os a al tru i v a i nd ivid u ata ne l fat t o c he s ol ame n te ne l pr i m o ca s o il c o m pra t or e pu ò d i ve nire i m med ia t ame nte 249 proprietà del bene promesso in vendita. Invero, in generale, abbiamo visto come il preliminare di vendita obblighi le parti alla conclusione di un contratto definitivo traslativo (inteso quale risultato finale perseguito dai contraenti), pi ù che alla prestazione di un mero consenso. Si rileva come il legislatore non abbia espressamente disciplinato, da un punto di vista sostanziale, tale fattispecie in alcun disposto ti t olare d e l b e ne i n se gui t o al l’ac qui s to c o m pi ut o d al v end it ore , men tre ne l sec o nd o c as o è ne c e s sa r io un ul teri or e a t to tr asl at iv o aff i nc hé ci ò ac cad a. I n pa s sat o si e r a r i le va ta l’ i nu til i tà (e la c o n seg uen t e in val id i tà ) d el la c o ntr a tta z i o ne prel im i nar e d i c o sa al tr ui d a t o c he , si af ferma va, es sa av reb be c o nd o tt o al l a co nclu s io ne d i un c o n tr att o , a sua v ol ta , nu ova me n te o b bli ga t ori o . V . R U B I N O , La c o mp rav e nd ita , c it ., p . 38 s s. ; S A T T A , L’ e sec uz io n e fo rzat a , i n Tra tt. di r . pr iv . , d iret t o d a V A S S A L L I , V X, T or i n o , 196 3, p p. 28 1 ss .; D E M A R T I N I , Pr o f ili d el la v e ndit a c o mm erc i al e e d e l c o nt ratt o e st imat o ri o , M ila n o , 19 50 , p p . 37 s s. ; G I O R G I A N N I , Co nt ratt o pr el im i nar e, e s ec u z io n e i n f o rma sp ec i fic a e f or ma d e l ma nd at o , c i t. , p. 69 . In realt à, que sta pur aut or e vo le o pi n io ne no n t ie ne i n d e bi t o c o n to c he co n la pr ome s sa d i ve nd i ta d i un be ne a lie n o le par ti n o n i nte nd o n o s ti pu l are u n succe ss iv o c o n tr a tt o d i c o sa a ltr ui ( se c o sì f os se , sare b be f or se evid e n te l’ i nu til i tà d i tal e ag ir e ) , be n s ì v og l io n o c o nc lud ere u n ne go zi o d ef i ni tiv o c he t ra sfe risc a la pr o prie tà d e lla c osa . D’ altr a par te, l o ste s s o ar t. 29 32 c od . ci v. , c he c o nse n t e l’e secu zi o ne s pe c i fic a d i u n ne g o zi o, f a rifer ime n t o, ge ner i came nte , all ’o b b li ga zi o ne d i c on c lud e r e u n «c o ntr at t o» , se n za nul l’ al tr o a gg iu n gere o preci sa re. Pe r t a nt o , sta n t e l’ i nc on te st ab ile am p ie z za d i tale l ocu z io ne , n o n si pu ò n o n ri tene r e c he l ’e se c u zi o ne sp e cif ica d el l’ o b bl ig o d i c o nclud ere u n c o nt rat t o p os sa r ife r ir s i t an t o a ne g o z i ad effe tt i rea li, q ua nt o a que ll i ad effet ti o b bli ga t or i . Ta nt ’è c he s ol o il se c o nd o c o mm a d ella n or ma i n c om me n to tra t ta , nel l o spe c if ic o , d e i c o nt r at ti c he ha n no p er o gge t t o i l tr as feri me n to d el la pr o prie tà d i u n a c o sa d e te r m i na ta o la c o s ti tu z io ne o i l tra sfer ime n t o d i al tr o d iri tt o , c o n c i ò la sc ia nd o i nte nd e re c he il pri m o co mm a si ri feri sca a tut ti i co nt rat ti i n ge ne r a le , i nd i pe nd e n teme n te d al t ip o d i e ffet t i pr od o tt i. Sen za co nt are, p o i, c he ne lla pr a s si è a s s olu ta me nte d iffu sa ed acce t ta ta la s ti pul a d i co nt rat ti pr e li mi nar i d i loc a z i o ne o d i c os a f utura . V. , s ul pu nt o , G A Z Z O N I , Tr asc riz io n e de l pr el im in a re e obbl ig o di dar e , i n Riv . n ot . , 19 97 , I, p p. 20 s s. ; C H I A N A L E , Il p r el imi n ar e di v e nd ita i mm ob il iar e , c it ., p . 67 4; P E S I R I , I l c o ntr att o pre li mi na re d i v e ndit a di c o s a altr u i , i n N ota riat o , 199 9, p p . 477 ss . I n g iuri s pr ud en za , cfr. C as s ., 30 o tt o br e 1 958 , n. 35 61 , i n F or o p ad . , 19 59 , I, p . 7 96 ; Ca ss . , 21 feb bra i o 19 86 , n. 10 52, i n G i ur . it ., 19 86 , I, p . 67 4; Ca s s ., 7 a pri le 19 86 , n . 23 98 , iv i, 1 98 7, I, p. 6 74 . Ri te n go n o c he il prel im in are d i vend i ta d i c o sa al tru i p os sa co nd urre a nc he a lla s ti p ula d i u n c o n trat t o d ef i ni ti v o d i ve nd it a d i c o s a alt rui : F O R C H I E L L I , v oc e C on tr atto p re li mi na re , i n Nov is s . D ig. it . , I V, T or i no , 1 959 , p . 687 ; B I A N C A , La v e ndi ta e la p er m uta , cit . , p . 69 2; D ’ A M I C O , B rev i a n n ot azio n i i n tema di pr el im i nar e di v e nd ita d i c os a a ltr u i , i n G i ur . it . , 198 0, I, p . 483 ; G A B R I E L L I , Co nt ratt o pr el im i nar e , c i t. , p. 23 2. I n r eal tà , c ome si è acce nn at o s o pra , l ’es i t o a c ui si gi un ger e b be a m me t te n d o u na s im ile im p o sta z i o ne sare b be f or se i n acce tta b ile . Si te ng a, a t al p r o p o si t o, in at te n ta co n sid er a zi o n e l’a spe t t o rimed ial e d ell ’i nt era vice nd a : s i pe ns i al c as o i n c u i u na par te si r i fiut i d i s ti pu lare i l prel i mi nare ; l’a ltr a sar e b be al l or a c o s tr e t ta a r i vo l gers i al g iud ice per ot te nere u na se n t en za ex art . 29 32 c od . c i v. c h e te ng a lu o g o d el c o n tra tt o n o n c o nclu s o ; que st ’ul ti ma st atu i zi o ne , a su a v ol t a, n o n p o tre bb e che pr od urre e ffet ti e sc lu si vame n te o b bli ga t or i , p or t and o ad una d up lica z i o ne ple o n as tica d e l m o me nt o o b bl iga t ori o che n o n par e , a be n ve d e r e , so r r e t ta d a u n i n tere s se meri tev ol e d i tu tela . 250 codicistico, in linea con la già segnalata ritrosia dell’attuale Codice a regolare il contratto preliminare in genere 547. Spetta, quindi, all’interprete il compito di individuare la disciplina applicabile, valutando come ed in che modo le norme poste per la vendita di cosa altrui di cui agli artt. 1478 ss. cod. civ. possano regolam entare il caso della promessa di vendita di un bene alieno, nei limiti della compatibilità con il carattere meramente obbligatorio di questa. Anzitutto, in ordine alle modalità di adempimento dell'obbligazione assunta dal promittente venditore di una cosa altrui, si ammette ormai comunemente come essa possa essere indifferentemente adempiuta dal futuro alienante, sia acquistando il bene dal terzo e ritrasmettendolo poi al promittente acquirente, sia facendo partecipare il terzo all’atto di acquisto 548, sia facendo alienare il bene direttamente dal reale proprietario 549, senza necessità di un doppio (e costoso) trapasso 550. L’art. 1478 cod. civ. – relativo al contratto definitivo di vendita di cosa altrui, ma applicabile per analogia anche al preliminare – dispone, infatti, che il venditore «è obbligato a procurarne l'acquisto al compratore», il che ben può avvenire anche facendo sì che il terzo, al quale il bene appartiene, lo ceda egli stesso direttamente al compratore 551. 547 V. A Q U I N O , P re li mi na r e di v e ndit a di c o sa alt r ui e a demp im e nt o , i n C o nt ratt i , 200 5, p . 6 86 . 548 V . Ca s s. , 14 fe b br ai o 19 80, n. 11 16 , i n F o r o i t. R ep . , 198 0, v oce V e nd ita , n. 51 ; C as s ., 13 o tt o br e 1 975 , n. 32 89 , iv i, v oce ci t ., n . 3 1. 549 V . Ca s s. , 6 lu gl i o 19 84 , n. 39 62 , i n Gi u r. it ., 19 84 , I, 1, p . 159 2 c o n n ota di FERRARO. 550 Tut tav ia, par te d e lla giu ris prud e n za r it ie ne che i l pro mi t te nte acqu ire n te sia o b bl ig at o a st i pul ar e c o n i l ter z o s ol o se al mo me n to d e lla c o nc lu si o ne d el pre l im i nar e (od anc he in se gu it o ) sia st ata a t tri b uita pa t ti zi ame n te al su o d a nte c ausa la fac o ltà d i ad e mp iere i n q ues t o m od o . I n ca s o co n trar i o, i l fut ur o com pr at or e p o tr à le gi t ti mame n te ri fiu tar si d i s o t to scr ivere il d ef i ni tiv o c ol re ale pr o pr ie tar i o in qua n t o ta le c om p or ta me nt o es uler eb be d a quell i ric hied i b il i ex art . 117 5 c od . c iv . n e ll ’a m bi t o d el la c .d . c o o pera z io n e nel l’ ad em p ime n to . V. Cas s. , 5 lug li o 1 990 , n. 705 4, i n G iu st . c iv . M as s . , 1 9 90, f asc . 7 . Al tra par t e d ella giur is pr ud e nz a, i n ve c e , ha neg at o l a nece s si tà d i un ’a p p os it a co n ven z i o ne i n t al se ns o , ne l c as o i n c ui i l pr om i t te n te acquire n te s ia a co n osce n za d e ll ’al tr uità d el ces pi te al m o me nt o d e ll a st ip ula d el prel im i nar e. V . Cas s ., 1 a g os t o 1 995 , n . 843 4, i n G i us t. c iv . Mas s . , 19 95 , p . 14 63 ; Ca ss . , 2 5 ge n nai o 1 980 , n. 6 09 , in G i ur . it. , 1 980 , I , p. 11 84 ; Ca s s ., 12 mar z o 19 8 4, n . 1 69 4 , i n Arc h . c iv . , 1 985 , p. 36 6. 551 Ta le s olu zi o ne è st ata fat ta p ro pr ia d all a pr evale n te e p iù rece n t e giur is pr ud e nz a d i le g it ti mi tà. V. ex mu lt is Ca s s. , se z. u n ., 1 8 ma gg io 2 006 , n . 116 24 , i n F or o it . , 20 07 , p . 330 c o n n ota d i T O M A R C H I O ; Ca ss ., 2 4 n ov emb re 251 Né varrebbe obiettare che l'identità del ve nditore non è indifferente per il compratore, il quale potrebbe risultare, in tal modo, meno tutelato relativamente all'evizione ed ai vizi. Invero, posto che – come abbiamo sottolineato – oggetto del preliminare non è solo e tanto un facere, ma da esso nasce anche un, ancorché futuro, obbligo di realizzare il programma negoziale, che costituisce il risultato pratico avuto di mira dai contraenti, la conclusione del definitivo, pe r tali profili, non assorbe né esaurisce gli effetti del preliminare, il quale, in questo caso, continua a regolare i rapporti tra le parti, sicché il promittente alienante resta responsabile per le garanzie di cui si tratta. Pertanto, il terzo, pur essendo formalmente parte del contratto di vendita, dovrà essere qualificato come mer o solvens ai sensi dell’art. 1180 cod. civ. e non acquisterà la qualifica sostanziale di venditore, la quale rimane in capo al promittente alienante 552. È necessario, però, che quest’ultimo abbia apportato causalmente un contributo materiale o giuridico affinché il reale proprietario addivenga alla stipula del definitivo con il promittente compratore, concorrendo eziologicamente al raggiungimento del risultato traslativo avuto di mira dalle parti 553. Il terzo, quindi, non assume alcun obbligo diretto 200 5, n. 2 47 82 , in F o ro i t. M as s . , p . 1 774 ; Ca ss . , 5 n ove m bre 20 04 , n . 21 179 , i n F or o it . R ep ., 2 004 , vo c e V e nd ita , n. 56 ; Ca ss ., 2 7 no vem br e 2 001 , n . 1 5 035 , in Gi us t. c iv . Mas s ., 20 01 , p. 20 23; Ca s s. , 23 feb br ai o 20 01, n. 26 56 , iv i, 2 001 , p . 3 0 8 ; Cas s. , 6 o t to br e 2 00 0, n . 13 330 , i n F o r o i t. R ep . , 2 001 , v oce V e ndi ta , n. 4 7. I n ta le pr o spe t ti va, si avve r te c he la s ol u zi o ne d a n oi p ro p os ta , acc ol ta d a lla d o ttr i na e d alla g iur is pr ud e n za mag gi or i tar ie , r isu lt a es sere un rif le ss o d ell a co nce zi o ne d e l prel im i nar e i n te s o qua le fo n te d i o b bl ig h i s ia d i f are che d i d are , p oic hé e ss o n o n vi nc ola le p ar t i ad u n «n ud o e d a n od i n o c o ntr ahe r e » (c o sì C H I A N A L E , Il p r e lim i nar e di v e nd ita i mm ob ili ar e , c it . , p . 67 6) , m a al tra sferi men t o d el d iri tt o rea le s ul be n e q u ale effe t to f i nale d e lla c om pr a ve nd i ta . V . D E L L A C A S A , Pr e lim i na re d i v e nd ita di c os a al tr u i e r esp o n sab il ità del pr o mitt e nt e a li e na nte , in D an n o e re sp ., 19 99 , p. 1 228 . 552 L ’a tt o tr a il te r z o ed il p ro mi t te nte a cquire nte « n o n è un a com pr ave nd i ta , ma ne a n c he u n ne g o zi o a str at t o: è un ne g o zi o s o lut or i o, la cui causa è pe r c i ò s olv e ndi c a u sa . C o n es s o il p ro pr ie t ari o ad em pie u n o b bl ig o altrui , cioè d el ve nd i t or e : s i tr att a qu ind i d i u n ad e m p ime n to d el ter z o , l ’ o bb li ga zi o ne d el ve nd i t or e v ie ne ad e m piu ta d a u n ter z o (l ’u nic o, fra tut t i i ter zi , c he p ot re bbe ad em pier la )» . C o sì R U B I N O , La c o mpr av e nd ita , ci t ., p . 3 45 . 553 De ve s e m pr e e ss e r c i u n nes s o d i d er iva z i one c a usal e tra il d ef in it iv o ed il prel im in ar e . V . Ca s s. , 2 fe b br ai o 1 998 , n. 984 , in G i us t. c iv . , 19 98 , I , p . 31 93 ; Cas s. , 18 fe b br a i o 19 86, n. 96 0, i n F or o it . R ep . , 198 6, v oce C o nt ratt o i n g e ne re , n . 151 ; Cas s ., 1 4 fe b br a i o 1 980 , n . 111 6, i n V it a n ot . , 1 98 0, p. 55 3. L ’o b bl i ga zi o ne d i far d i ve nir e il p r o mi t te n te c om pr at ore t it o lare d e l ben e pr ome s s o i n ve nd ita p uò 252 nei confronti del promittente acquirente in quanto egli non è parte del preliminare ed è parte solo formale del definitivo e contro di lui non potranno essere esperiti i rimedi che la legge riconosce al compratore contro il proprietario che cede un bene (questi dovr anno, infatti, rivolgersi nei confronti del promittente alienante) 554. Esiste un ulteriore profilo problematico da analizzare relativo alla compatibilità delle norme poste in tema di vendita di cosa altrui con il carattere meramente obbligatorio della promes sa di vendita. Ci si è chiesti se la distinzione tra l’ipotesi fisiologica e quella patologica, prevista dal Codice, possa predicarsi anche con riferimento alla contrattazione preliminare su cosa altrui 555. In realtà, in questo ambito, sembra sia indifferent e lo stato di conoscenza dell’altruità della cosa in capo al promittente compratore al tempo della conclusione del contratto. Si nega, infatti, oramai comunemente, che questi possa domandare, ai sensi dell’art. 1479 cod. civ., la risoluzione del negozio pr ima della data fissata per la stipula del definitivo, anche nel caso in cui fosse in buona fede ossia ignorasse il difetto di legittimazione del diritto sul bene del proprio eseg uir si at tr a ve r s o d ive r se m od ali tà : i l ve nd it ore pu ò acq ui sta re i l ben e d a l reale pr o pr ie tar i o e , q ui nd i , r i tr a sfer irl o c ol d e fi ni ti v o al c om pra t ore ; i l te rz o ti t olare d ella c o sa p uò ve nd e r e d ir e t ta me nte a l co m pra t ore la s tes sa ; i l ve nd i t o re pu ò far s i r ila sc i ar e d a l pr o p r ie ta ri o d e l be ne u na p rocura ir rev oca bi le a v end ere ; in fi ne , si pu ò ip o ti z za r e un acqu i st o d e l d iri t t o i n cap o al pr o mi tt en te acq uire nte co n sac r if ic i o d e ll a p o si zi o ne d el te r zo ti to lare , il che si ver ific a nei ca s i in cui que s t’u lt i m o pe r d a la ti t ola r i tà d el be ne i n vir tù d i un acqui s t o a t it o lo or igi n ari o effe t tua t o d al pr o mi tte n t e c o mpr at ore gra z ie al c o ntr i bu to c aus ale a p p or t at o d al futur o a lie na n te . S i pe n si a ll ’i p ote s i i n cui que st ’ul t im o t ras feri sca il p o sse s s o d ella c o sa m o bil e al tr u i al pr om it te n te c om pr at ore i n bu on a fed e ( ex a rt. 11 53 cod . c i v. ) ov ve r o a lle i p ot e s i i n cui ques t ’ul ti m o d ive n ga ti t olare d el c es pi te per usuc a p io ne a b br e vi at a o in vi rtù d i q ua nt o d i sp o ne l’ar t . 5 34 cod . c iv . i n tema d i acqui st i d a ll ’e r e d e a p par e n te . Si d isc ute , tut ta via , se i n re la zi o ne a que s t ’ul ti me si tua zi o n i i l pr om it te nte ac quire n te p os sa co mu nque c h ied ere la ri s ol u zi o ne d el co nt r at t o po s t o c he il su o ac qu is t o a p par ire bbe men o « s olid o o sicur o » r is pe tt o a que ll o c o ns e gue n te al la t r as mi s si o ne v ol o n tari a d el d iri t to d a p arte d e l t it ola re o d el p r o mi t te nte ve nd i t or e . Si ri nv ia a qua n to d et t o sul p un t o nel ca p. I I I, § 3.3 . 554 Si r ile va, i nfi ne , c o me l ’ amme t tere la p os s ib il ità che il re ale pr o pr ieta ri o d ella c o sa c onc lud a d ir e tta me n te i l d ef i ni ti vo co n il pr o mi tte n te acq uire nte co nd uc e , sul pia n o pr at ic o , ad u n n o tev o le r is par mi o p o ic hé è evid e n te c h e im p or r e u n d o p pi o tr a sf e r ime n t o s i gn ific he reb be d up licare le s pe se no tar ili e l e im p os te d i r e gi st r o . 555 Come si è r ic or d at o so p ra, i nfa tt i, le n orme p os t e per la ve nd i ta d i co s a altr ui p o ss an o e s se r e u til i z za te per r icav are la d is ci pl in a d el la pr o me ss a d i vend it a d i u n be ne a lie n o s ol o nei li mi ti d e lla l o ro c o mp at ib il it à c on il c arat tere esclu s iva me nte o b bl i gat o r io d i qu es ta . 253 dante causa 556. Si rileva, infatti, come il disposto di cui all'art. 1479 cod. civ. , che consente al compratore in buona fede di chiedere immediatamente lo scioglimento del rapporto, sia coerente solo con la natura di vendita definitiva nell'intenzione delle del negozio parti, a a cui esplicare si riferisce, destinato, quell'istantaneo e ffetto traslativo che è stabilito dall'art. 1376 cod. civ., ma è impedito dall'altruità della cosa. Tale altruità, invece, non incide sul sinallagma instaurato nel contratto preliminare, il quale ha comunque efficacia soltanto obbligatoria, essendo quella reale differita alla stipulazione del definitivo; sicché nessun nocumento, fino alla scadenza del relativo termine, ne deriva per il promittente acquirente. Dall'art. 1479 cod. civ., pertanto, non può desumersi che il futuro acquirente sia abilitato ad agi re immediatamente per la risoluzione – e quindi ad opporre l' exceptio inadimpleti contractus – se l'altra parte, nel momento in cui vi è tenuta, è comunque in grado di fargli ottenere l'acquisto del bene 557. Si precisa, infine, come in ipotesi di inadempime nto del preliminare di cosa (completamente) altrui, il promittente acquirente 556 L ’i m p o ss i bil it à pe r il fu tur o c o m prat or e d i ot te n ere, a nc he se i n b uo na fed e, la r i so lu zi o ne im me d ia ta d e l pre li mi nare è c oere nte c o n qua n t o ab b iam o d ett o s o pr a i n me r i t o a l la p os s ib il ità d i rea zi o ne d el pr o mi tte n te ac quire nt e, i n pre se n za d i d iff or mi tà m ate r i ali o gi urid iche sul be ne, l a quale p uò a ttr i b uirs i, i n via ge nera le , s ola me nte n e l mo me n to i n cui v ie ne a matur are il d ir it t o all a st i pula d el c on tr a t to d e fi n it iv o. 557 In t al se n s o, si è e s pr e s sa la g iuri s prud e n za mag gi or i taria tra cui , ad esem p i o, v. Ca s s. , se z . u n. , 18 ma g gi o 200 6, n. 1 162 4, ci t. ; C as s ., 6 o tt o b re 20 00 , n. 1 333 0, i n C o ntra tti , 20 01, p. 81 2; Ca s s. , 3 0 ge n nai o 19 97 , n . 9 25 , in C o r r. gi u r . , 199 7, p. 67 8; Ca s s. , 2 9 g e n nai o 199 3, n . 11 48 , i n F or o it . , 1 993 , I, p. 14 67 . Co nt ra , cfr. C as s ., 18 fe b br ai o 1 986 , n. 96 0, c i t. ; Ca s s. , 10 mar z o 1 999 , n . 2 091 , in C or r. gi ur ., 200 0, p . 83 ; B I A N C A , La v e nd ita e la p er m uta , cit ., p. 14 7, sec o nd o il quale i l pr om it te n te a lie na n te sa r e b be gi à d a su bi t o i na d emp ie nte i n qua n t o «m anca n t e d ell’ at ti tud ine a ll ’ad e mp i me n t o » . S i p o tre b be r o p erò , for se , i p ot i z zare d ei casi i n cui i l pr o mi tte n te ve nd i t or e p o s sa c o n sid erar s i i nad e m pie nt e ri s pe tt o al l’ o b bli g o d i pr ocur ar e l ’ac qui s t o d e l c e sp it e pr ome s s o i n ve nd i ta già pri ma d e l term i ne fis sa t o pe r la c onc lu si o n e d e l d e fi ni ti v o, co me a d ese m pi o ne ll ’i p ote s i i n cui la co sa ne l fr at te mp o pe r i s c a; me nt r e n o n sem br a che se i l rea le pr o pr ieta rio d el be ne ne g hi e s pr e ss ame n t e l’i n te n zi o ne d i c on se n tire i l tr asf eri me nt o d el d irit t o d om i nica le al pr o mi tte nt e c o m pra t ore, q ues t’ ult im o p os sa per tale mo ti v o ris o lvere stat im il c o nt r at to . Pe r un a d i sa mi na su t ale que st i o ne e, pi ù i n ge nera le, d el « se » e d e l «qua nd o » p o ss a c o nfi gurar s i u n i nad emp i men t o a nt e d i em , s i r ima nd a a Z A C C A R I A , L a t ut el a d e l p ro mit te nt e c om pra to re i n bu o na f ed e d i u na c o sa a l tr ui , i n S tud i um i ur is , 2 00 0, p p . 7 90 ss . 254 non possa invocare la tutela di cui all’art. 2932 cod. civ. qualora il futuro venditore non sia divenuto nel frattempo titolare del bene ovvero qualora, pur essendolo diventato, la cosa sia uscita dal suo patrimonio prima della stipula del definitivo: la sentenza in questione non potrebbe tenere luogo del contratto non concluso proprio perché esso dovrebbe intercorrere tra il promittente compratore ed il reale proprietario, il qua le però è terzo estraneo alla vicenda negoziale 558. 4.4. I L C O N TRA T TO P RE LI M IN A RE D I V E N D IT A D I UN B E N E I N C O MP RO P R IE TÀ : L E F A T T ISP E C I E IP O T I Z Z A B I LI . Alla luce delle anzidette premesse essenziali in tema di contrattazione preliminare e di promessa di vendi ta di cosa altrui, si può ora volgere lo sguardo al nucleo centrale del problema, aggiungendo un ulteriore grado di complessità ad una vicenda che si è visto essere già particolarmente articolata in termini ricostruttivi: si analizzerà il caso in cui venga dedotta nel preliminare una cosa spettante in comproprietà a più persone ed il contratto venga sottoscritto da uno solo dei contitolari. La parziale alienità del bene promesso in vendita apre, infatti, le porte ad una pluralità di ipotesi che meritano di essere trattate separatamente e che possono dispiegarsi a seconda di come si intersechino tra loro gli elementi oggettivo e soggettivo della fattispecie. In particolare, sotto il profilo oggettivo bisogna distinguere il caso in cui il bene comune venga con siderato nel contratto nella sua interezza (vendita c.d. congiuntiva) da quello in cui venga in rilievo 558 L a g iur i s pr ud e n za , i n pa s sat o , i n u na p ro nu n cia i s ola ta , ha r ite nu t o amm i ss i bile , i n que s t o c as o, l’e secu z i one s pec i fica d el pre li mi nare a l fi ne d i pr od ur r e g li e ffe tt i d i u n c o n tra tt o d efi ni t iv o d i ve nd i ta d i c o sa al trui . V. Ca s s. , 20 o t to br e 195 8, n. 3 65 1 , i n F o ro pa d . , 19 59 , I , p . 796. Tale p os i zi o ne è s t ata po i d a sub i to a b ba nd o nat a. I nfa tt i, u n s im ile es it o n o n pare acce tt a bile , i n pri mo luo g o, p o ic hé d up lic a fu til me n te il m ome n t o o b bl ig at or io ed , i n sec o nd o lu o g o, pe r c hé n o n se m br a c or r i s po nd er e al la e ffet ti va v ol o n tà d e i c o ntra en ti , i q uali ne l d efi ni tiv o v ole va n o s e n z ’al tr o u n c o n tra tt o i mmed iat ame n te tra sla ti v o d e lla pr o pr ie tà . V ., ad e se m pi o , Cas s ., 1 1 d icem bre 1 99 2, n . 13 12 1, i n Gi u r. it . , 199 8, p . 649 ; Ca s s. , 30 o tt o br e 19 91, n . 116 37 , i n F o r o it ., 199 2, I , p. 18 19 . 255 come somma delle quote spettanti ai singoli comproprietari (vendita c.d. separata). Sul piano soggettivo, bisogna poi differenziare l’ipotesi in cui il preliminare venga sottoscritto da uno solo dei condividenti con la previsione della partecipazione di tutti gli altri da quella in cui un solo comproprietario sia parte sostanziale del negozio senza che sia previsto l’intervento degli altri. Vediamo ora come questi quattro elementi si combinano tra loro e quali fattispecie possono concorrere a realizzare 559. a) La vicenda più semplice è quella che vede dedotto nella promessa di vendita un bene comune inteso quale somma delle singole quote spettanti ai compro prietari ed il preliminare è predisposto in modo che tutti i condividenti vi debbano partecipare 560. In questo caso, è evidente che il contratto è solo apparentemente unitario: non di unico negozio deve parlarsi, bensì di più contratti ognuno avente ad ogge tto il diritto dominicale nei limiti della quota spettante a ciascun contitolare. Il prezzo allora o sarà espresso in relazione a ciascuna parte indivisa del bene o potrà essere indicato anche per l’intero, ma è chiaro che, in questa seconda ipotesi, l’unitarietà dello stesso sarebbe solo apparente, poiché in realtà i contraenti hanno voluto concludere tanti preliminari quanti sono i comproprietari ed il prezzo sarà «frazionato» sulla base dell’entità e del valore delle singole quote. Il problema che qui si pone riguarda il caso in cui alcuni comunisti si rifiutino di prestare il proprio consenso nel preliminare 559 Si pr e c i sa c h e , se d a u n pu nt o d i vi s ta te or ic o le si n g ole i p o tes i p o s s on o d is ti n guer si ab ba s ta n za ne tta me n te, d a u n pu nt o d i v i sta p rat ic o, s ta nte la p ol ied rica c o nf or ma zi o n e c he p uò as su mere nei fat ti u n c o ntra t t o, sarà ard uo il com p it o d e l giu r i st a c he vo gli a su s sum ere un pa rtic ol are d o cume n t o pre l imi na re nel l’u n a o ne l l’a ltr a fat ti s pe c ie . C os ti tu irà, qu i nd i, u na que st i one e mi ne n t eme nte in ter pre ta tiv a d e ll a v ol o nt à d e ll e pa rt i la r ic ond uz io ne d e l s i ng o lo c as o co ncre to in un a d e l le pr i nc i pal i fi g ur e c he a nd rem o ad i nd iv id uare . 560 Il ne g o zi o p o tr e b be e ss e r e red at t o in que st i ter mi ni : «P r em es s o c he i l b e ne appart i en e a T iz i o , Cai o e S emp r o ni o pe r la q uo ta di x c iasc u no , Tizi o , Cai o e S e mpr o ni o , c iasc u n o r e lativ am e nte al la q u ota d i s ua s pet ta nza , pr om ett o n o di v e nd er e a M ev i o, c he ac c etta , i l di ritt o d o mi nic al e s u l be n e ne i l im iti d e lla lo r o q uo ta pe r i l p rezz o d i x ». A nul la ri le ve r à, i n que s t o c a so , l o s ta t o s o gge t tiv o d e l pr o mi tte n te ac quire nte p oic hé , e ss e nd o il ne g o z io c o s ì pr ed i s p o st o , que s t’u lt im o n o n p o trà c he e ss ere a co n osce n za d e ll o s ta t o d i c o mu ni o ne d el bene . 256 e, di conseguenza, lo stesso venga sottoscritto solo da alcuni di essi. In assenza condizioni, di qualsivoglia sospens ivamente o convenzione che risolutivamente, espressamente l’efficacia del contratto alla mancata partecipazione di tutti nell’atto, due sono le fattispecie ipotizzabili. Si può, da un lato, ritenere che i vari negozi siano tra loro collegati (nell’interesse di entrambi i contraenti) e , pertanto, venuta meno la partecipazione di uno dei comproprietari all’atto, al futuro acquirente non resterà che invocare la sola risoluzione del contratto. Dall’altro lato, se il collegamento negoziale risulta essere posto nell’esclusivo interesse del p romittente compratore, questi potrà domandare, oltre lo scioglimento del vincolo ex art. 1453 cod. civ., anche l’esecuzione specifica ai contitolari che si rifiutano di prestare il consenso nel definitivo (ma che lo abbiano ovviamente manifestato nel preliminare), attraverso il trasferimento, ai sensi dell’art. 2932 cod. civ. 561, del loro diritto dominicale sul bene. In questo caso, la mancata sottoscrizione da parte di uno dei condividenti e la conseguente mancata conclusione di uno dei contratti non si rip ercuoterà sugli altri, per cui il promittente acquirente potrà pretendere la stipula del contratto definitivo dai comproprietari intervenuti, relativamente alle quote di cui gli stessi sono titolari. Va chiarito, però, che in tale ipotesi non si potrà parl are di esecuzione parziale di un unico contratto, ma di integrale esecuzione di alcuni dei distinti contratti contenuti in un unico documento. b) La seconda fattispecie astrattamente ipotizzabile contempla il caso in cui sia previsto l’intervento di tutt i i comproprietari nell’atto (che poi viene sottoscritto da uno solo di essi) ed il bene venga considerato unitariamente. 561 L ’u ni la te r al it à o me n o d ell ’i n tere sse al c o lle g ame nt o ne g o zia le d ovr à es se r e o gge t t o d i valu ta z io ne ca s o per ca so e p o t rà tro vare d eg li i nd i ci ri vela t ori ad e se m pi o ne l la pr e vi si o ne d i u n pre z z o u ni tar i o, ne lla ( scar sa ) e nt it à d el l e quo te d ei n o n i nte r ve nu ti a ll ’a t to , e tc . 257 Al fine di inquadrare compiutamente questa ipotesi, appare opportuno analizzare una vicenda per certi aspetti simile che è stata oggetto di una pronuncia a Sezioni Unite della Corte di Cassazione 562. Quest’ultima ha dichiaratamente risolto – nei termini che seguono – un contrasto, dalla stessa evidenziato e descritto, in ordine agli effetti del contratto preliminare di vendita così definit o: «ove alla promessa di vendita di un bene, unitariamente considerato, non abbiano aderito tutti i comproprietari, il contratto preliminare non è concluso e deve considerarsi un’esecuzione comunque parziale invalido, fra senza promissa rio che sia acquirente ammissibile e chi, fra i comproprietari, abbia prestato il proprio consenso». A detta del Supremo Collegio, la stessa soluzione «vale nell’ipotesi in cui il consenso sia stato invalidamente prestato da alcuno dei comproprietari o sia stato prestato per essi da un falsus procurator». Ed, infatti, la controversia decisa dalla pronuncia in commento originava proprio da un accordo preliminare sottoscritto da un solo coerede che agiva in veste anche di rappresentante (senza poteri) degli altri: in particolar e, il documento era stato firmato dal promittente venditore sul bordo della terza pagina con la dicitura «per sé e per gli altri eredi» e in calce alla quarta pagina con l’aggiunta «e eredi». Successivamente, gli altri contitolari si erano rifiutati di procedere alla stipula del definitivo. Prima di valutare la bontà della soluzione proposta dalle Sezioni Unite, appare preliminarmente opportuno riassumere i discordanti precedenti citati dalla Suprema Corte nella sentenza in commento. In alcune decisioni pr egresse, la promessa di vendita di un bene comune da parte di un solo comproprietario era stata tratteggiata come una particolare ipotesi di inefficacia relativa del contratto 563, nel senso che soltanto l'acquirente avrebbe potuta farla valere e non anche i promittenti venditori validamente intervenuti nell'atto, i quali si riteneva non avessero un interesse giuridicamente apprezzabile a 562 Ci si r ife r is c e a C as s ., se z . u n. , 8 lu gl io 19 93 , n. 7 481 , ci t . 563 A me n o c he la ve nd i ta no n f o sse sta ta e sp re s s ame nte c o nd i zi o na ta al co ns en s o d i t ut ti i c om pr o pr ie tar i. 258 che la cosa fosse venduta per intero, cosicché nei loro confronti il preliminare diveniva azionabile ex art. 2932 cod. civ. 564. Una posizione in un certo senso simile era stata assunta anche da altre sentenze in campo tributario 565, le quali avevano affermato che, con riguardo ad un contratto avente ad oggetto la vendita di una cosa comune indivisa, ma sottoscritta da uno soltant o dei comproprietari che non aveva speso il nome degli altri, non era invocabile la figura del negotium in itinere, trattandosi invece di una vendita che, pur risultando inidonea a produrre l'effetto traslativo dell'intero bene – in ragione dell’incomplete zza delle firme – poteva tuttavia determinare il trasferimento della quota del solo sottoscrittore, qualora l'acquirente non avesse fatto valere la totale inefficacia dell'atto nei propri confronti. In altre differenti statuizioni, invece, la Corte di Cas sazione aveva statuito che, qualora un contratto preliminare avente ad oggetto un immobile indiviso non fosse giunto a perfezione a seguito della mancata accettazione della relativa proposta da parte di tutti i comproprietari promittenti venditori, si assi steva all'impossibilità, da un lato, di pretendere, attivamente o passivamente, la sua esecuzione specifica limitatamente ad una soltanto delle quote di comproprietà in cui risultava frazionata la proprietà dell'intero immobile e, dall’altro, che potesse procedersi ad una realizzazione soltanto parziale del risultato globale che le parti volevano conseguire con la formazione del preliminare. In tal caso, mutando l'entità di una delle prestazioni, avrebbe dovuto, correlativamente, modificarsi anche la controprestazione pattuita e tale modifica, essendo l'equilibrio fra le prestazioni una scelta autonoma delle parti, si riteneva non avrebbe 564 Cfr . Ca s s ., 1 6 no ve m br e 196 2, n. 31 17 , i n F or o it . , 19 63 , I, p. 12 66 ; 1 7 mag gi o 19 65 n . 94 1, i n F or o it ., 19 65 , I, p. 20 13 ; Cas s. , 24 a pri le 1 981 , n . 245 7, i n F or o it . Re p . , 198 1, v oc e V e ndi ta , n. 23 ; Ca ss ., 1 4 ag o s to 1 986 , n . 504 7, i n Gi u st. c iv . Mas s . , 198 6; C as s ., 9 n ove m bre 1 98 8 n . 3 0 29, i n F o r o it . R ep . , 1 98 8, v oce Co nt ratt o i n g e ne re , n . 33 4. Si ri leva c o me, i n qu este pr o nu nce, si d i sc or reva d i ine ffic ac ia r e la t iva d e l l’a tt o , at te so c he, p er l o p iù, s i tra t tava d i cas i in cui i l com pr o pr ie t ar i o ag iva pe r sé e per g li al tr i, pu r i n a sse n za d i p o teri rap pr e se nt at iv i. 565 V. Ca ss ., 5 mar z o 19 91 , n. 23 13 , i n G i us t. c iv . Ma s s . , 1 991 , fa sc . 3 ; Ca s s. , 5 ma g gi o 1 98 8, n . 3 32 7, i n R as s. im p . , 1 98 8, p . 1 04 6. 259 potuto essere attuata dal giudice, in quanto la sentenza costitutiva prevista dall'art. 2932 cod. civ. doveva necessariam ente riprodurre, nella forma del provvedimento giurisdizionale, in luogo del contratto definitivo non concluso, il medesimo assetto di interessi assunto delle parti quale contenuto nel preliminare, senza possibilità alcuna di introdurvi modifiche 566. Una posizione, in un certo modo, intermedia era stata assunta in un’altra sentenza 567 in cui si era affermato come non potesse essere elevato a regola generale il principio secondo il quale il comproprietario sottoscrivente un contratto di vendita di un immobile unitariamente considerato, in assenza degli altri comproprietari, esprime implicitamente la volontà di vendere la propria quota e non ha interesse ad eccepire il mancato perfezionamento del negozio. Si trattava, infatti, di un semplice criterio di massima, che avrebbe dovuto essere verificato e controllato nei singoli casi, in quanto il contratto poteva essere sottoscritto dalle parti nel comune presupposto o meno dell'adesione successiva degli altri contitolari del bene. Nella indagine diretta ad accertare la reale volontà dei contraenti, oltre che dell'elemento letterale, si era quindi rilevato come si dovesse tener conto della proporzione delle rispettive quote, in quanto il principio favorevole alla tesi del compratore era stato applicato prevalentemente nei casi in cui la quota del comproprietario non aderente alla vendita era di scarsa entità, nonché del comportamento successivo delle parti e di ogni altro eventuale elemento utile ai sensi degli artt. 1362 ss. cod. civ. La Suprema Corte, a Sezioni Unite, di fronte a tali precedenti opposte soluzioni, ha fatto proprio – come si è ricordato – l’orientamento teso a negare che il promittente compratore, qualora 566 V. ex m u lti s Ca s s. , 2 4 fe b brai o 197 9, n . 1 224 , i n Gi ust . c iv . Ma ss ., 197 9, p. 54 1; Ca s s ., 1 4 no ve m br e 1 97 9 n . 5 922 , i n F or o it . R ep ., 197 9, voc e C o nt ratt o i n ge ne r e, n. 178 ; Ca s s. , 22 apr i le 1 981 n . 23 63 , i n Gi ust . c iv . M as s . , 1 981 , p. 896 ; Cas s. , 29 ge n nai o 198 3, n. 77 49 , i n Gi u st. c iv . , 1 983 , I, p . 1 47 4; Ca ss ., 2 ag o st o 199 0, n . 74 49 , i n Gi ur . i t ., 19 91 , I , p. 12 20 ; Ca s s. , 1 feb br ai o 1 99 3 n . 1 219 , i n F or o it ., 19 93, I , p . 1 459 . 567 Cas s ., 18 se tte m br e 199 1, n . 9 749 , i n Gi u st . c iv . Ma ss ., 19 91 , fa sc . 9 . 260 uno dei comproprietari conservare il rapporto non e sottoscriva domandare il preliminare, l’e secuzione possa specifica del contratto, ex art. 2932 cod. civ., ai soli partecipanti intervenuti nell’atto e rifiutatisi, poi, di stipulare il definitivo. Tuttavia, nel supportare tale soluzione la Cassazione ha introdotto due elementi di novità 568: il primo rela tivo all’impostazione generale del problema, il secondo afferente alla conseguente diversità, rispetto al passato, delle argomentazioni poste a sostegno della soluzione proposta. A tale risultato, infatti, la Corte è giunta non tanto facendo propria una pa rticolare argomentazione giuridica sollevata nelle anzidette tesi contrastanti a supporto delle opposte opinioni (nella specie fondate preliminare), sulla quanto questione negando dell’intangibilità tout court che o alcun meno del contratto (preliminare) si sia formato. Ha affermato, infatti, il Supremo Collegio che, nel caso in cui il consenso non sia stato manifestato da tutti i comproprietari, non di inefficacia, ma di inesistenza del contratto (per mancato perfezionamento del suo iter formativo) si deve parlare, non essendosi formata la volontà di una delle parti. Quando, infatti, «l'oggetto di una promessa di vendita sia un bene in comunione, di regola le parti considerano tale bene come un unicum inscindibile e non come somma delle singole quote che f anno capo ai singoli comproprietari» e correlativamente questi ultimi costituiscono un'unica parte complessa, per cui «le loro dichiarazioni di volontà di voler promettere in vendita la cosa comune non hanno autonomia, ma si fondono in un'unica volontà neg oziale (quella della parte promittente venditrice)» 569. Ne consegue che, quando una di tali dichiarazioni manchi, non si 568 Ta li e le me n ti so n o s t ati eff icacem en te rile va ti d a D O G L I O T T I , S u l pre li mi na re di v e n dita di u n be n e c om u n e da pa rt e d i a lc u ni d ei c o mpr op ri eta ri : q u es tio n e di fatt o o d i di ri tt o? , i n N u ov a gi ur . c iv . c om m . , 1 99 4, p . 358 . 569 Co s ì Ca s s. , se z . u n ., 8 lu g li o 19 93 , n . 7 48 1, c it . A be n ved ere, t al e reg ola e r me ne u tic a – c o sì c o me i n te sa d al la C as sa zi o ne – n o n sem bra i nve s tire s ola me nte il c o n tr a tt o pr e lim i nare , be ns ì ri gua rd a il perfe z i on ame n t o d i q uals ia si att o d i s p os it iv o d e l b e ne c o mu ne in cui ve n ga a lie na t o c om e u n u n ic u m in sc i nd i bile , a pr e sc ind e r e d all ’eff icaci a at tr i bui t a all o s tes s o (i mmed iat ame nte tra sla ti va o s ol o o b bli ga t or i a) . V . L A R O C C A , C o n tratt o p re li mi na re e gi u ri spr ud e nza : ri fl es si o n i c r itic h e , i n F or o i t ., 19 93 , I. p . 2 45 8. 261 forma la volontà di una delle parti del contratto preliminare, il quale, quindi, non viene a giuridica esistenza. Si giunge, conservazione così, del a ne gare rapporto, al senza promittente fare leva sul acquirente la principio di corrispondenza tra preliminare e definitivo che tanto aveva dato a pensare alla giurisprudenza pregressa. Si afferma, infatti, che «una volta chiarito che la ven dita non si è conclusa o è invalida, da un lato, non è configurabile un interesse alla sua esecuzione parziale da parte del promissario acquirente (per mancanza del diritto su cui tale interesse si dovrebbe fondare) e, dall’altro, il comproprietario promittente venditore che ha espresso il suo consenso non oppone un semplice interesse contrario (giuridicamente apprezzabile o meno) alla sua richiesta di esecuzione parziale, ma invoca la insussistenza stessa del diritto vantato dalla controparte». Tenuto cont o dei ragionamenti compiuti dalle Sezioni Unite, due sono i rilievi che possono essere mossi alla decisione in commento. In primo luogo, si sottolinea come il caso concreto da cui origina l’enunciata massima rappresenti una fattispecie ben diversa da quell a della vendita di cosa altrui o parzialmente altrui. Infatti, nella vicenda sottoposta al giudizio della Suprema Corte, uno dei comproprietari sottoscriveva il documento preliminare in proprio e spendendo anche il nome degli altri, in assenza però di una valida procura. Si è visto in precedenza, come, affinché si configuri una vendita di cosa altrui, sia necessario che il venditore agisca per sé, altrimenti in presenza di una contemplatio domini invalida troveranno applicazione le norme poste in tema di rappresentanza senza poteri (artt. 1398 e 1399 cod. civ.) 570. Pertanto, risulta improprio il riferimento, in questo caso, alle fattispecie relative alla vendita di cosa altrui, dovendosi, invece, più propriamente regolare la vicenda in termini di inefficacia d ell’atto in relazione alle quote aliene, con l’obbligo per il comproprietario di risarcire il danno ex art. 1398 cod. civ. 571. Quindi, a voler essere 570 V . qua n t o d e t t o s upra ne l ca p. I I I, § 3 .3 . 571 È n o to , i n fat ti , c o me i n seg na la ma nua li st ica , c h e il c o nt rat t o c o nclu s o 262 rigorosi, rispetto al caso concreto sottoposto all’attenzione del Collegio, incongrui appaiono essere sia il principio di diritto enucleato nella citata massima, sia il richiamo che la Cassazione ha compiuto a dei precedenti giurisprudenziali che, invece, poco hanno a che fare con la vicenda di cui essa era stata investita 572. La Suprema Corte, quindi, è andata al di là della fattispecie particolare sulla quale era stata chiamata a pronunciarsi ed ha colto l’occasione per allargare lo spettro della sua indagine, giungendo così a definire una regola ermeneutica generale valevole – a suo dire – in tutti i casi in cui si disponga di un bene comune (globalmente inteso). In secondo luogo, si rileva come i ragionamenti posti a sostegno della citata massima appaiono senz’altro formalmente ineccepibili, qualora se ne accolgano le premesse, poiché è evidente che, di fronte ad una dichiarazione complessa, la mancanza anche di una sola delle volontà che la costituiscono, inficia e rende tamquam non esset il consenso dell’intera parte. Tuttavia, a nostro modo di vedere, le premesse da accogliere per concordare con il ragionamen to svolto dalla Corte sono due: esse riedono non solo nella considerazione unitaria del bene (come affermato dalla stessa Cassazione), ma anche e in egual misura nella previsione della partecipazione all’atto di tutti i comproprietari. Nella fattispecie co ncreta da cui origina la pronuncia in esame non era previsto che ogni comunista manifestasse il proprio consenso nel documento preliminare, poiché uno di essi agiva come (sedicente) rappresentante degli altri. Tuttavia, ad avviso di chi scrive, il canone ermeneutico enunciato dai giudici di legittimità può essere accolto solo se nel documento negoziale vi è la previsione della sottoscrizione di tutti i condividenti 573. È evidente, infatti, come, solo in questo caso, d al fa l s us p r oc urat o r d e ve r ite ner si val id o ma i neff i cace. V. ad e se m pi o S A N T O R O P A S S A R E L L I , D ott ri n e g en e ral i de l di rit to c iv il e , Na p ol i, 2 00 2, p p. 2 90 -29 2 ( i l quale par la d i «e ff ic ac i a s o s p e sa » at te s o c he il ne g o zi o c o sì c o nclu s o pu ò esse re rati fic a t o) ; T R A B U C C H I , I stit uz i o ni d i d iri tt o c iv il e , P ad ov a, 20 01 , pp . 144 s s . 572 In mo lt i d e i p r eced en ti ci tat i d al la Su pre ma C orte , i nfa tt i, il com pr o pr ie t ar i o i nt e r ve nu to n o n effet tua va alc una c o n te mpl ati o d omi n i , ma ag iva com e se f os se il pr o pr ie t ar i o e sclu si v o d el be ne . 573 Si pe n si ad u n a tt o c o sì c o nge n ia to : «La pa rt e v en dit ric e ( T izi o , Ca io e 263 difficilmente possa negarsi che i compropri etari formino una parte soggettivamente complessa, per cui la mancata manifestazione di volontà espressa da uno di essi farà venir meno la volontà di tutta la parte. Sotto questo profilo e solo di fronte ad un contratto preliminare predisposto per la parte cipazione di tutti i condividenti, risulta corretto il ragionamento seguito dal Supremo Collegio, 574 secondo cui, «di regola» , quando i contraenti non fanno riferimento alle singole quote del cespite ma alla cosa comune globalmente intesa, si deve ritenere c he gli stessi abbiano considerato il bene come un «unicum inscindibile e non come somma delle relative quote» 575 e che, di conseguenza, i comproprietari formino un’unica parte contrattuale. In assenza, però, della predisposizione del documento negoziale affinché tutti i contitolari lo sottoscrivano, riteniamo che si esuli dall’ipotesi in esame e non possa più, di conseguenza, condividersi il canone ermeneutico tratteggiato dalle Sezioni Unite. Non sembra, infatti, che sia possibile riconoscere la presenza di una manifestazione volitiva unitaria nel caso in cui uno solo tra i comproprietari sottoscriva l’atto, per sé (relativamente alla propria quota) e spendendo (senza avere il potere) il nome degli altri (con riferimento alle altre parti ideali), ovvero nel c aso in cui uno solo di essi vi partecipi e non si preveda il parallelo consenso altrui. Nella prima ipotesi, come si è già detto, si farà applicazione delle norme poste specificatamente in tema di rappresentanza; nell’altra, ci si troverà di fronte ad una fattispecie diversa da quella in esame e che analizzeremo poco oltre alla lettera c). Vi è, quindi, la necessità di ridurre la portata, potenzialmente S emp r o ni o) pr o met te d i al i e nar e a lla p art e ac q ui re nt e ( Mev i o) , c h e ac c ett a, l’ i nt er o b e ne c om u n e x per i l pr ez z o u n i tari o di y . S ott o sc r iv o no i l c o ntr att o la pa rte v e ndit ric e ( Tizi o , Cai o e S e mp ro n i o) e la par t e ac q ui re nt e ( M ev i o) ». 574 L a C or te a mme tt e , q ui nd i , u na pr o va c o nt rari a . A d et ta d ei giud ici d i leg it ti mi tà , u na d i ve r s a vo l on tà d e i c on trae n ti p otr eb be e mer gere, co n «va l ore d ecis iv o », n e l c as o i n c ui ne l d ocu me nt o i l be ne n o n ve n ga i n ril iev o uni tar ia me n te o vve r o q u alo r a i l pr e z z o ven ga «f r az io na t o ». Per cu i l ’i n ter pre te, a vo ler seg uir e il r ag i on am e n to d e ll a Ca s sa zi o n e , d i fro n te ad un c on tra t to i n cu i la co sa si a d e sc r i t ta c o me u nic u m e vi sia u n pre z z o u n it ari o , i n a sse n za d i d iver s e clau so le, d ov r e b be r ite ne r e ine si s te nte que ll ’acc or d o, per ma nca n za d ell a v ol o n tà d i u na par te c o ntr at tua le . 575 Co sì te s tual me n te Ca s s. , se z. u n. , 8 lu gl io 19 93 , n . 7 481 , c it . 264 estesa, del principio espresso dalla Corte di Cassazione. Il nostro sistema civilistico, come si è visto , tende a favorire la sopravvivenza del contratto, attraverso vari mezzi tecnici (conversione, convalida, riqualificazione, esatto adempimento, riduzione del prezzo, etc.), e lo stesso art. 1367 del Codice civile impone un primario criterio interpretativo del volere dei contraenti: « nel dubbio, il contratto o le singole clausole devono interpretarsi nel senso in cui possono avere qualche effetto , anziché in quello secondo cui non ne avrebbero». Un’impostazione come quella seguita dal Supremo Collegio – se accolta acriticamente – appare perciò poco conforme ai principi generali dell’ordinamento, primo fra tutti quello di conservazione del contratto. Sembra, dunque, che una soluzione che conduce a radicale inesistenza il negozio 576 vada adeguatamente circoscritt a nei presupposti al fine di evitare che, in via interpretativa, si pervenga a risultati contrari alla linea del Codice civile di vero e proprio favore per la sopravvivenza del contratto. Un’interpretazione in termini di inesistenza del negozio, infatti, s e non correttamente intesa e circoscritta, finirebbe per impedire la sanatoria ed anche la ratifica dell’accordo (in caso di falsus procurator) 577, ossia la conservazione del negozio. Appare, dunque, necessario che il canone ermeneutico proposto dalle Sezion i Unite sia limitato a fattispecie effettivamente patologiche e che non operi in tutte quelle ipotesi che, seppur di confine, presentano caratteri differenti e non sussumibili nella fattispecie da noi tratteggiata. Pertanto, se la cosa viene venduta per l ’intero e non vi è l’espressa previsione del consenso di tutti i comproprietari, qualora solo uno di essi sottoscriva l’atto, o si ricade nella vendita di cosa comune da parte del singolo condividente (ossia in un’ipotesi del tutto 576 Si t r at te r e b be , c ert a men te , d i u na s o lu zi o ne mo lt o c o m od a per l’i n te r pr e te i l qua le , ne l d ub bi o , s arà nel la so s ta n za e se nt at o d a ll ’i nd a gare la reale vo l on tà d e i c o n tr ae n ti e sul la b ase d i ta le re g ola pre su nt iva c o n sid e rerà il pr om it te n te ve nd i t or e c ome par te c om p les sa , ri te nend o c o ns egue n te me nt e n o n for ma to s i m ai a lc u n c o nt r at to . 577 V . Tr i b. Fe r r ar a , 11 se tt emb re 2 006 , in O bbl . e c o nt r . , 2 00 8, p . 3 30 . 265 diversa 578), o si versa in tema di rappresentanza senza poteri e, cioè, in un’ipotesi non coincidente con quella della promessa in vendita del tutto da parte di un comunista 579. Il caso del falsus procurator trova, infatti, una disciplina specifica che descrive, espressamente ed ex lege, il contratto così concluso in termini di inefficacia e non di invalidità o di inesistenza dell’atto. Dunque, se nell’ipotesi di preliminare di vendita stipulato da un comproprietario si verifica il caso in cui uno dei condividenti non sia «ben rappres entato», esso deve trovare disciplina nelle disposizioni sulla falsa rappresentanza di cui al capo VI del titolo sul contratto in generale. Il negozio sarà allora validamente concluso e si potrà, al più, discutere se l’inefficacia, per mancanza di valida p rocura, debba riguardare l’intero contratto ovvero solo le posizioni dei falsi rappresentati. Certamente, atteso che la vendita riguarda il bene nel suo complesso, il promittente venditore non potrà imporre al compratore un acquisto, ex art. 2932 cod. civ., solo della quota di sua spettanza, pena un mutamento inaccettabile, in danno del futuro acquirente, dell’assetto degli interessi scaturito dalla promessa di vendita del tutto. V’è da chiedersi, però, se il promittente acquirente, che ignorava il difetto di legittimazione del suo dante causa, possa comunque pretendere, al tempo del definitivo, il trasferimento della parte ideale di cui quest’ultimo è proprietario, chiedendo una contestuale riduzione del prezzo. Non viene in aiuto, in questo caso, quanto dispone l’art. 1480 cod. civ. poiché, come si è visto, non di vendita di cosa (parzialmente) altrui può qui parlarsi. Potrebbe porsi il dubbio che, così ammettendo, si venga a mutare arbitrariamente l’oggetto del contratto e l’assetto degli interessi voluto dalle parti, atteso che nel negozio preliminare il cespite comune era stato considerato unitariamente e non come somma delle singole quote. Potrebbe, però, obiettarsi che così come si consente l’emissione di una sentenza costitutiva ex art. 2932 cod. civ . su di un 578 Que l la d i c ui al la le t t. c ) c he si a nal i z zerà in se gu it o. 579 A pr e sc ind e r e d all a pr e vi si o ne d ell a par tec ip a zi o ne o me no d i tu tt i g l i altr i c o nd i vid e nt i ne l c o n tr a tt o . 266 bene parzialmente difforme, rispetto a quello previsto nel preliminare, in ipotesi di vizi materiali o giuridici sulla cosa, altrettanto potrebbe ammettersi nel caso di specie, posto che non di assoluta diversità quanto all’oggetto potrebbe qui discorrersi, stante il trasferimento del diritto sul medesimo bene dedotto nel contratto, ancorché nei limiti di una quota. In realtà, in assenza espressamente un simile esito, di una norma quest’ultima che legittimi soluzione pare contrastante con la conf igurazione del risultato traslativo atteso e voluto dai contraenti, tale da mutare, forse sostanzialmente, l’assetto degli interessi fissato col preliminare. L’inefficacia colpirà allora probabilmente l’intero contratto, non potendosi – in base alla disciplina del falsus procurator – ottenere l’efficacia del negozio pro quota. La tesi del negozio in itinere, così come descritta dalle Sezioni Unite, va quindi intesa in modo corretto. È solo in presenza dei presupposti dell’unitarietà del bene e della previsi one della partecipazione di tutti i condividenti che può desumersi, in via interpretativa, la presenza di una parte soggettivamente complessa. In questo caso, può allora convenirsi con il Supremo Collegio, in merito ai «criteri per stabilire, in presenza di un unico documento predisposto per la vendita di un bene comune per intero, se esso contenga un unico contratto (con una parte soggettivamente complessa) o se, invece, contenga più negozi ognuno dei quali ha ad oggetto una quota del bene»: in tal caso, « assumono valore decisivo (in favore della ricorrenza della prima ipotesi) le indicazioni dell’oggetto del contratto come un bene unitario e soprattutto la previsione di un prezzo globale» 580. In presenza di questi indici e dei presupposti anzidetti, il futur o compratore non potrà dunque esperire un’azione ex art. 2932 cod. civ. in ragione dell’inesistenza del contratto 581. 580 Co sì e s pr e s sa me nte Ca ss ., se z . u n. , 8 lu gl i o 1 993 , n . 7 481 , c it . 581 Par te d e l la d ot tr in a, n el co mme n tare la ci ta ta se nte n za d e lle Se z io n i Un ite , ha r il e v a t o c ome que s t’u lt im e a b bia n o , ne lla s o sta n za , e leva t o a l r an g o d i una pr e s un z i o ne in se ns o te c nic o l ’e nu ncia ta reg ola er me neut ica ( la pre s un zi o n e 267 c) Si può, poi, immaginare il diverso caso in cui nell’atto intervenga uno solo dei comproprietari, senza la previsione della partecipazione degli altri, che promette di vendere l’intero cespite comune ad un compratore all’oscuro 582 dello stato di comunione sul vie ne d e fi ni ta c o me «u n ’ ar g ome n ta zi o ne l o gica , f att a d a lla le g ge o d al g iu d ice, pe r me z zo d e l la q uale è p o s si bi le i nd urre l’ es is te n za o i l mod o d ’e s sere d i u n fat t o ig n ot o pa r te nd o d a lla c o n osc e n z a d i u n fat t o n ot o ». Co s ì T R A B U C C H I , I sti tuz io n i di d ir itt o c iv i le , c it ., p. 2 3 6) . C o me ha aff erma t o P A R D O L E S I , i n n o ta a Ca s s. , se z . un ., 8 lug li o 1 99 3, n. 74 84, i n F o r o it ., I, 19 93, p. 245 6, «c iò c he le pre ced en t i pr o nu nce aff id ava n o ad una pr ud e n te ric og n i zi o n e ermene ut ica, sec o nd o l e rego le trad i z i on ali ex a r t . 1 362 ss . c .c . , v ie ne ele va to a pre su n zi o ne, ne lla s o st a n za i u ri s et de i u re , p o s to c he , pe r sup e r ar l a, occ o rre d im o str are d i es sere al c os p ett o d i “u n d ocume n t o f or mul at o i n m od o t ale c he r i sul t i i n e ss o la r i pr od u zi o ne d i più co nt rat ti p r e li mi na r i in ba se a i qua li o g nu n o d ei c om pr o pri etar i si im pe gn a esclu s iva me nte a ve nd e r e la pr o pr ia qu ot a al pr om i ss ari o acq u ire nte ” , o ss ia d i una f at ti s pe c ie r ad ic a lme nt e d ive r sa » . U n a ltr o A ut ore, p o i, ha e vid e n zia t o c ome la s te s sa pr e me s sa d a c ui or i gi na la re g ola er men eut ica in que st i one ap pa ia im pr o pria . L a Ca s sa zi o n e in t ale sen te n za ha d ed o tt o d al la c o ns id era zi o ne ne l c o nt rat t o pr e l im i nar e d e l be ne i n c omu n i one com e u n c om pl es s o u ni tari o la co nf or ma zi o ne s og ge tt iv ame nte c o m ple s sa d i u na par te ne g o zia le. Tu tt av i a, a be n ved ere, a d e tt a d i que st a o pi ni o ne , u n s im ile cri te rio a vre b be p o tu t o al più valer e n o n ta nt o ne l c a m p o d e lla c o n tr a tt a zi o ne prel i mi nare , qu an t o ne l ca s o d i u na vend it a a c u i le par ti v og li o no r ic o lle gare e ffet ti t rasl at iv i i mmed ia ti . I ve r i i nd ic i d ell’e s is te n za d i u na par te s o g get ti vame n te com p le ssa i n un c o nt r att o d i com pr ave nd i ta a ve n te a d og ge tt o u n be n e c o m une p otre b ber o t rar si n o n ta n t o d all ’i nd ole un it ar ia d e l d ir i tt o s pe tta n te a p iù per s on e, q ua nt o e ve ntu a lme n te, ol tre c he d all a si tua z i o ne d i c on ti t ol ari tà d el bene , a nc he d all a im med ia ta efficac ia r e ale at tr ib ui t a al c o ntra t t o ste s s o. Cfr . S C O D I T T I , « Qui d iur is » n el l’ ip ot es i di pr o me s sa d i v e ndit a p riv a de l c o ns e n s o di tu tti i c om pr op ri eta ri ? , i n F or o it . , 199 3, p . 32 68 ; I D . , V e nd i ta e p re li mi na re pr iv i d el c o n se n s o di t u tti i c o mpr op ri et ari : u n gioc o deg li sp ec c h i f ra d u e t e si , i n F o r o it ., 19 98 , I, 1 , p p. 83 4 ss . I nver o , s ol o nel cas o in cui s i vu o le c he l’a t t o pr od uc a e ffe tt i rea li i st a nt a nei c o n r ifer ime n t o a l l’i n ter o be ne p o tr e b be p r e d ic ar s i d avve r o la nece ss it à d el la pa rtec i pa zi o ne d i t ut ti per la pr od u zi o ne d e l l’e f fe t t o tr a sla ti v o per se gui t o d ai con trae n ti , co sì c o me preved e l’ar t. 1 108 , te r z o c o mma , c od . c iv . Tale no rma ri chied e reb be , in fa tt i, il c o nse n s o co ng iu nt o d i tut ti i c o m pr o pr ie tar i s ol o per l’ im med ia ta eff icaci a tra sla ti va d ell a vend it a in or d i ne al l’ i nte r o c e s p ite . I n al tri term i ni , se c o nd o ques ta i m p os ta zi o ne , l’a s seri t o pr e su p p os t o d e lla val id i tà ( rec t i us , es is te n za ) d e l prel im i nare , c o s ti tui t o d alla nec e s s ità d e l c o ns e n so d i tut ti i c o nd iv id e n ti , p ot re bbe r ico n o scerc i come esi s ten te so l o at tr i bu e nd o al la p r o me ss a d i ve nd ita u n effe t t o rea le i st a nt a neo , effet t o che i nv e c e ma nc a ne l pac t um d e c o nt rah e nd o . Salv o, na tural me n te, c he no n si ad eri sca a que lle c or r e nt i d i pe n sie r o c he ne ga n o l a natu ra s ola me n te o b bl i gat or ia d el pre li mi nar e (r i te ne n d ol o pr od u tt iv o d i ef fe tt i real i a nc orc hé d if fer iti ) ed att ri bui sc o n o a l d e f i ni ti vo la s o la f un z i o ne d i d ocu me ntar e l ’acc ord o ra gg iu nt o all ’at t o d i s ti pu la zi o ne d e l p r e l im in are. V . qua n t o es p os t o s upr a nel § 4. 1. 582 Se il pr om it te n te c o m p r at ore è in mala fed e , o ss ia c on o sce l o s ta t o d i com u ni o ne d e l b e ne , v e r r à d e d o t to ne l c on tra tt o , d a u n la t o, l’ o b bl i g o d el pr om it te n te ve nd i to r e d i alie n ar e la p ro pr ia qu ot a (pr o me ss a d i vend it a d i co sa pr o pria ) e , d all ’a ltr o , qu e ll o d i ac qu i sta re le par t i id ea li al ie ne per p oi t r asfer irle al co m pr a t or e o , c omu n que , d i far d ive nir e ques t’u lt im o ti t olare d e ll ’i nt e ra co sa com u ne ( pr o me s sa d i ve nd i ta d i c osa t o tal me nte altr ui ). C i si tr over à, i n a ltr i term i ni , d i fr o nte a d ue ne g o zi , per c ui sarà c o nse n ti ta l ’esec uz i o ne i n f or m a s pecif ica d e l pr im o i n c a s o d i i nad e m pi me nt o d el l’ o b bli g o ex art . 14 78 co d . c iv. 268 bene 583. Occorre chiedersi cosa accada nel caso in cui il promittente compratore richieda l’esecuzione specifica del contratto, ex art. 2932 cod. civ., limitatamente alla quota del condividente che ha sottoscritto il preliminare (in assenza della legittimazione di quest’ultimo in ordine alle restanti quote al tempo fissato per il definitivo e di una pattuizione che subordini il suo futuro consenso all’acquisto dell’intero cespite) 584. Alla luce del concetto di parziale alienità a cui siamo giunti, sotteso all’art. 1480 cod. civ., devono considerarsi equivalenti le ipotesi in cui il promittente venditore sia titolare di una pars quanta sulla cosa da quello in cui gli appartenga una pars quota. Ne consegue che la norma in commento non potrà non essere chiamata a regolare anche la fattispecie in esame. Non si potrà obiettare, a tal proposito, che la pretesa difformità esistente tra l’oggetto de l preliminare (bene nella sua interezza) e quello della sentenza costitutiva (quota del bene) precluderebbe as su nt o c ol se c o nd o ne g o zi o ( a me n o che i d ue c o ntr at ti n o n d eb ba n o i nt end er s i tra l or o c olle ga ti ne l l’ i nt e r es se d i u na o e ntr am be le part i, il c he ap par e pre su mi bi le a tte sa la c o n sid e r az i o ne u ni tar ia d el c es pi te) . 583 Il ne g o zi o p o tr e b be e s s ere red at t o in que st i ter mi ni : « Tiz io pr o met te di v e nde r e a M ev i o, c h e ac c etta , l’ i nte r o b e ne pe r i l p r ezzo d i x » . 584 L a giur is pr ud e n za si è d ivi sa sul pu nt o . Per u n a par te, p ot rà tr o vare ap pl ic a zi o ne l ’ar t. 1 480 c od . c iv .: cfr , ad es e mp i o, C as s ., 6 g iu gn o 1 98 9, n. 2 74 9, in G i us t. c iv . M as s . , 1 989 ; Cas s. , 14 mar z o 19 86 , n . 1741 , i n G iu r . it . , 1 986 , I, 1, p. 673 ; Ca ss . , 7 ap r ile 198 6 , n . 23 98 , iv i , 19 86 , I , 1, p. 6 74 ; Ca ss ., 2 5 ma g gi o 19 84 , n. 322 8, i n M as s. F o ro it . , 1984 ; Ca s s. , 5 n ov e m bre 1980 , n. 267 9, in F o r o it . , 19 81 , I, p . 177 ; Ca s s ., 11 fe b br aio 19 89 , n. 95 0, i n R iv . gi ur . e di l . , 1 981 , I , p. 58 7 ; Ca s s. , 16 n o ve m br e 1 962 , n . 31 17, i n F or o it ., 1 96 3, I, p. 1226 ; Ca ss ., 1 7 ma gg i o 196 5, n . 941 , in iv i , 19 65 , I , p. 201 3; Ca s s. , 1 8 gi u g n o 197 5, n . 24 38 , i n R ep. Gi ur . it . , 197 5, v oc e V e ndit a , n. 2 0; Ca s s. , 24 a pri le 19 81 , n. 2 457 , iv i , v oce O bbl ig azio n i e c o ntr atti , n . 18 9. Pe r a l tr a p arte , i nvece , i l pr om i ss ari o acqu ire nte n o n p uò ot te ne r e i l tr as fe r i me nt o e x ar t . 29 32 c od . c iv. , no n p ote nd o l a s en ten z a co st itu t iva r e a li z zar e u n r ap p or to giu rid ic o d ive rs o d a quel l o pr evi s t o e vo lut o d alle par ti : v. Ca ss ., 3 m ar z o 1 95 0, n. 519 , i n R ep . F o r o it ., 1 95 0, v oce V e n dita , n . 99; Ca s s. , 29 ge n na io 1 983 , n . 8 22 , i n G i us t. c i v ., 19 83 , I , p. 1 474 ; Ca ss . , 1 4 n ove m br e 19 79 , n . 5 922 , i n R ep. Gi ur . it . , 19 79, voce Es ec uzi o n e f orz ata , n. 7 9; Cas s. , 9 d ic e m br e 1 982 , n. 67 30 , i n Ma ss . F ot o it . , 1 982 . I n d ot tri na , ol tre a gl i Au to r i già c i tat i e c he a nd r e mo a ci tare , v. ex m u lti s C A R B O N E , C o n se n s o tra slat iv o pr o q u ota n el la v e nd ita d i c os a c om u n e da pa rte di un o de i c omp r opr ie tar i , i n Co r r. gi u r . , 199 8, p p. 44 s s. ; S T A G N O -D ’ A L C O N T R E S , A nc or a in te ma d i e sec uz i o ne sp ec ific a ex art. 2 932 di un p re li mi na re di v e ndi ta d i c os a pa rzia l me nt e a lt ru i: i l imi ti n ei pi ù rec e nti or ie n tam e nti d e lla S up r ema Co rt e , i n Gi u st. c iv . , 1 996 , p p. 145 9 s s .; L E P R I , V e nd ita di c os a c om u n e da pa rt e d i a lc u ni s o lta nt o de i c omp r op ri et ari : la n u ov a gi u ri spr u de nz a r it or na all ’a nt ic o ? , i n N uov a gi u r . c iv . c om m . , 1 99 2, p p . 4 53 ss . 269 l’ammissibilità di chiedere l’esecuzione in forma specifica 585. Da un lato, infatti, l’art. 1480 cod. civ., applicato alla contrattazione preliminare, finisce per ammettere un simile esito; dall’altro, si è già dato atto di come la dottrina e la giurisprudenza abbiano nel tempo ridimensionato il dogma della perfetta identità contenutista tra preliminare e definitivo, ritenendo che l’eventuale difformità oggettiva possa ritenersi ostativa alla pronuncia di una sentenza costitutiva solo se sostanziale ed essenziale rispetto a quanto prestabilito dalle parti. Si è detto anche che esiste un principio generale in base al quale lo squilibrio esistente tra le p restazioni di un contratto sinallagmatico deve poter essere recuperato, attraverso lo strumento della riduzione del prezzo e del riequilibrio del rapporto tra le reciproche prestazioni. Ciò è appunto quanto lo stesso art. 1480 cod. civ. prevede: nella vendita definitiva, infatti, il compratore può, se ne ha interesse, pretendere di veder accertato l’avvenuto acquisto di quella parte del bene di cui il venditore era titolare ed ottenere una contestuale riduzione del prezzo. Parimenti, in ipotesi di contratta zione preliminare, il promittente acquirente potrà chiedere il trasferimento di quel diritto spettante al promittente venditore. La ratio normativa su cui si fonda l’art. 1480 cod. civ. è evidente: essa consiste nell’esigenza, per un verso, di tener conto della prestazione eseguita (od eseguibile) dal venditore e, per altro verso, di soddisfare l’interesse del compratore a divenire, comunque, titolare di un diritto su un bene, pur limitato che sia, attribuendo correlativamente allo stesso la possibilità di vedere diminuito il prezzo 586. Il presupposto applicativo dell’art. 1480 cod. civ. sarà il medesimo sia nel caso di vendita definitiva che di promessa di vendita: l’oggetto delle stesse, in entrambi i casi, non è rappresentato da un’unica situazione giuridic a 585 Si tr a t ta p ur se m pr e d i un d iri tt o d o mi n icale , s o lo c he i n que s t o ca s o è lim it at o ad u na quo ta ( o gge tt o d el c o ntr at t o p reli mi nare d i c om pra ve nd i ta è , in fat ti , pur se m pr e u n d ir i tt o d i pr o prie tà : s i tra tter à d i u n d ir it t o su l b ene , «m i no re» qua n t o a ll ’am pie z za d e l c on te nu t o, ma n o n c o m ple tame n te d iver s o ris pe tt o a que ll o d i pr o pr ie tà ). C on tra , G A B R I E L L I , C o nt ratt o p re li mi na re , cit ., p. 239 -24 0, i l quale par l a d i « pr e s ta z io ne qua li ta ti va men te d i vers a: tr as feri m en to d i una s itua z i o ne so g ge t ti va d i c om pr o pr ietar i o, a n z i ché d e lla pr o pr ietà esc lu si va» . 586 B I A N C A , La v e nd ita e l a p er m uta , ci t. , p. 77 8. 270 soggettiva di cui l’alienante possa interamente disporre, bensì da un bene (inteso come cosa di cui i contraenti vogliono programmaticamente il trasferimento) in cui esistono due situazioni giuridiche soggettive appartenenti a persone diverse. L’oggetto del contratto configura, in altri termini, in ambedue le ipotesi, un risultato traslativo in cui non si rinviene una piena legittimazione del disponente in ordine al bene dedotto nel negozio. D ovrà conseguentemente ammettersi l’eseguibilità parziale del pr eliminare, ai sensi del combinato disposto degli artt. 1480 e 2932 cod. civ., al fine di tutelare le ragioni del promittente compratore senza privare di significato l’impegno negoziale fissato col preliminare stesso 587. Non avrebbe, infatti, senso accordare al solo compratore la tutela di segno restitutorio prevista dall’art. 1480 cod. civ. 588 (espressione dei principi generali posti in tema di contratti a prestazioni corrispettive) e negare, invece, tale eventualità al compratore promittente. La possibilità di ottenere l’esecuzione della prestazione ancora eseguibile e la contestuale riduzione del prezzo rappresenta, infatti, un principio generale in tema di contratti sinallagmatici 589, di cui l’art. 1480 cod. civ. appare espressione. Un diversa soluzione finireb be per attribuire al promittente venditore una posizione di ingiustificato vantaggio 590, il quale si esporrebbe al rischio del solo risarcimento del danno, e frustrerebbe nel contempo il legittimo interesse del promittente acquirente a 587 M A S U C C I , Pr el im i nar e di v end ita di b e ne pa rzia lm e nt e alt r ui ed es ec uzi o n e in fo rm a s pec i fic a pa rz ia l e: il p u nt o d el l e S ez i o ni U n it e , i n Gi ur . it . , I, 19 94 , p. 89 4. 588 O ss ia c o n se n tir gl i d i d i ven ire ti t ol are d i u na pa rte ( mate ria le o id ea le ) d el b e ne e d ot te ne r e u na c o nte s tua le rid u z i o ne d el pre z z o . 589 V . le c o n sid e r a zi o ni sv o lte s up ra nel § 4. 2. 590 Ri le va , e f fic ac e me n te, P A R D O L E S I , i n n o ta a C as s. , se z. u n. , 8 l ug li o 199 3, n . 748 4, c i t. , p . 245 7, che , i n tal c as o , ne gare a l f utur o c om pr at ore la p os s ib il it à d i e s pe r ir e l ’a zi o ne ex art . 2 932 c od . civ. e d i ch ied ere l a co n tes tua le rid u zi o ne d e l pr e z z o « s pia n a l a str ad a a lla tr a sf or ma zi o ne d e lla pr om es sa d i vend it a d i un be ne i nd i vi so in tra p p ola d i a bo li ca per po te n zi ali ac quir en ti . A com pr o pr ie t ar i mal i zi o si ba ste reb be , i n fat ti , e vi ta re che q ualcu n o d i l or o a d erisc a alla pat tu i zi o ne pe r fr uir e d ei va nt ag gi d i u na p ro me s sa, nei fa tt i, ill u so ry , pie na me nt e d is p o ni b ile ove , ne ll ’i n te rva ll o d i t emp o ri s pe tt o al la s ti p ula d el d efi ni tiv o , n o n si pr o s pe tt in o offer te p iù c o n ven ie nt i, ma c ome scri tta sul ba g nas c iu ga se u na qua lc he so pr avve n ie n za sc hiud e i l varc o a nu ove e più pr ofi c ue o pp or tu n ità » . 271 vedersi, comunque, ric onosciuto proprietario di un diritto sul bene. Ci si potrebbe, però, anche qui chiedere se possa esistere un interesse contrario, giuridicamente apprezzabile, in capo al promittente venditore od agli altri comproprietari a che la cosa sia venduta per l’intero 591. A tale interrogativo abbiamo già fornito risposta nel capitolo che precede 592 ed abbiano ritenuto che non sembra che questo contrario interesse risulti essere tutelato da alcun disposto codicistico. In quest’ottica, la soluzione da noi proposta appare rispettosa dei principi generali dell’ordinamento e di quanto contempla l’art. 1480 cod. civ., oltre che del reale assetto d’interessi perseguito dalle parti nel regolamento negoziale sancito nel preliminare. Perciò, conformemente a quanto dispone l’art . 1480 cod. civ., qualora il promittente venditore non intenda concludere il definitivo, il promittente acquirente potrà chiedere la risoluzione del contratto (ed il risarcimento del danno) qualora deve ritenersi, secondo le circostanze, che non avrebbe ac quistato il bene senza i diritti dominicali pro quota appartenenti agli altri condividenti. In caso contrario, egli potrà ottenere (o subire) l’esecuzione specifica parziale ex art. 2932 cod. civ., limitatamente alla parte ideale di effettiva spettanza al promittente alienante, con una contestuale riduzione del prezzo, oltre il risarcimento del danno 593. La possibilità per il futuro compratore di agire ex art. 2932 cod. civ. nei confronti del solo promittente venditore dovrà escludersi nei casi in cui venga a pposta una condizione, espressa o anche sotto 591 A c o nd i zi o ne c he , l o si r ipe te , ci ò n o n c os t itu i sca i l co n te nu to d i un a es pre ssa pa t tui z io ne , c o nd i z io n an te i l c on se n s o d i cia scu n co m pr o prie tari o a quell o d e gl i a ltr i. 592 V . s up ra c ap . I I I, § 3. 7. 593 Il g iud ic e sa r à, qui nd i, c hia ma t o a r iequ ili br are i l rap p or t o c o ntr at tua le , st ab ile nd o la d i mi nu z i on e d e l pr e z z o d ella c om p rave nd i ta i n rela z io ne a l l’e n ti tà ed al val or e d e l d ir it t o d i pr op r ie tà tra sfer it o n ei l im it i d e lla qu ota , c o sì co m e d is p o ne l’ ar t . 14 80 c od . c iv. S i è già s o tt o li nea t o in prec ed en z a co me tale po tere d el m ag is tr a t o d i i n te r ve n ir e su ll ’en t ità d i u n a d ell e pre sta z i o ni d ed ot te ne l co nt rat t o al la luc e d e l le s op r av ve nie n ze n on ra p pre se nt i u n v ul n u s ai pri nc i pi li beral i d e ll ’au to n o mia pr i va ta e d e lla l ibe rtà d el v ole re, ma c o s ti tui sca u na faco lt à già c o nc e s sa gl i d a n ume r o se n or me d i d i ri t t o p os i tiv o ( tra cui q uella i n esa me) . 272 forma di presupposizione, in favore di quest’ultimo che militi nel senso di subordinare il suo futuro consenso all’acquisto delle quote altrui. d) Un’altra fattispecie ipotizzabile può farsi discendere, sul pi ano soggettivo, dalla presenza di uno solo dei comproprietari nell’atto (senza la previsione della partecipazione degli altri) e, sul piano oggettivo, dalla considerazione del bene promesso in vendita quale somma delle singole quote facenti capo a ciascun condividente 594. In questo «frazionata» caso, del stante cespite la considerazione dedotto nel non contratto, unitaria, il ma promittente acquirente è a conoscenza che la cosa appartiene al promittente venditore solo in relazione alla sua quota e che, per l e restanti, è d’altri. Ne consegue che il futuro venditore, deducendo espressamente nel negozio dei diritti alieni (le parti ideali altrui), si pone nei confronti di questi alla stregua di chi promette di alienare una cosa interamente altrui; viceversa, co n riferimento alla quota a lui spettante, egli promette di vendere un diritto proprio. Pertanto, il preliminare in questione sarà solo formalmente unitario poiché, in realtà, sarà composto da distinti negozi, eventualmente collegati: una promessa di vendi ta di cosa propria (art. 1470 cod. civ.) e una promessa di vendita cosa totalmente altrui (art. 1478 cod. civ.) 595. 594 Il ne go z i o p o tr e b be es sere red a tt o in q ues ti te rmi ni : «P re me s so c o me i l be ne app art e nga i n c o mu n i o ne a T izi o , C ai o e S em p ro n i o, T izi o pr o met te di v e nde r e a M ev i o, c h e ac c e tta, l a s ua q u ota di c o mpr op ri età s u l c e s pi te e d a nc h e q u el le s pet ta nt i a Cai o e S e mp ro n i o, pe r i l p rez z o d i x c ia sc u na ». 595 In se n so c o nf or me al t e st o , v. P E R R E C A , B rev i no te i n te ma di p re li mi na r e di c os a i nd iv i sa , i n Riv . gi ur . sa rda , 2 00 3, p . 1 9. C o ntra , c fr. D O G L I O T T I , S u l pre li mi na re di v e n dit a di u n be n e c om u n e da pa rt e d i a lc u ni d ei c o mpr op ri eta ri : q u es tio n e di fatt o o di dir itt o ? , c it . , p . 357 , s eco nd o il qua le «l ’i st it ut o , cui occ orre r ifer i rsi per co nfi gur ar e t ale f at ti s pe c ie , è se n za d u b b io la pr ome s sa d e ll ’ ob b li ga zi o ne d el ter z o» . In r e a l tà, si t r at ta d i u na ri co s tru zi o ne ar tif ici o sa ed i nu t ilme n te com p le ssa , c he n o n ti e ne tra l ’al tr o c on t o d el fat t o che – sec o nd o la giur is pr ud e nz a d i le g it ti mi tà – per d ir si effe t tiv ame nte su ss is te n te una pr ome s s a d el fat t o d e l te r z o oc c orre u na pa t tui z io ne i n ta l se ns o e sp l ici ta ed ineq uiv oc ab ile , me ntr e ne l c a so d i s pec ie e s sa sare b be d e l tut t o s ot ti n tes a. V . Cas s. , 8 mar z o 1 98 0, n. 1 556 , i n G i ust . c iv . Mas s ., 198 0, f asc . 3 ; Ca s s. , 16 f eb brai o 273 A seconda della presenza o meno di un collegamento negoziale unilaterale o bilaterale tra i due contratti, che sarà oggetto di un giudizio interpretativo fondato sul singolo caso concreto e demandato al giudice, il promittente acquirente potrà chiedere, in caso di inadempimento del promittente venditore, la risoluzione del contratto o l’esecuzione in forma specifica del negozio. A sua volta, in caso di rifiuto del futuro compratore di addivenire alla stipula del definitivo relativo alla quota di spettanza del promittente alienante, quest’ultimo potrà convenire in giudizio la sua controparte contrattuale per ottenere una sentenza che tenga luogo d el contratto non concluso ed il giudice accorderà una riduzione del prezzo in ragione del parziale risultato traslativo raggiunto. e) Si può, infine, ipotizzare il caso in cui un solo comproprietario concluda il preliminare ed assuma l’impegno di procurar e il consenso degli altri comunisti al tempo del definitivo 596. Si tratta di una fattispecie che, in realtà, esula dal nostro campo d’indagine in quanto non configura una vendita né di cosa altrui, né di cosa parzialmente aliena 597. In tale ipotesi, viene prop riamente in rilievo l’obbligazione del fatto del terzo ex art. 1381 cod. civ., con la quale, per definizione, un soggetto si obbliga a che un terzo tenga un dato comportamento, positivo o negativo, stipulando o non stipulando un negozio giuridico, assumendo un’obbligazione, rinunziando ad un diritto, astenendosi da un acquisto, etc. 598. Nella promessa del fatto del terzo, il comportamento del terzo costituisce l’oggetto del contratto, mentre nella vendita di cosa altrui oggetto del negozio è il trasferimento del diritto alieno ed il fatto del 197 8, n . 75 7, iv i , 197 8, f asc . 2 ; n o nc hé C H E R U B I N I , La pr om e s s a d el fa tt o d el te rz o , Mi la n o, 199 2, p p . 1 s s . 596 Op pur e a ssu ma l ’i m pe gn o d i pr ocurare i l con se n s o d egl i alt ri co nd i vid e n ti al la d i vi si o n e pe r far si p oi a s se gn are il bene pr o me ss o i n ve nd ita . V . Cas s. , 24 fe b br ai o 200 4, n . 3 638 , i n C o nt ratt i , 20 04, p p . 772 s s ., c o n n o t a d i D I CLEMENTE. 597 V . le c o n sid e r a zi o ne a ta l p ro p o si t o sv ol te s upr a n el ca p. I I I , § 3 .3 . 598 B I A N C A , D i rit to c iv i l e , c it ., p . 1 14 . 274 terzo rappresenta, al più, un mezzo di adempimento. È evidente la distanza che separa allora questa vicenda da quella oggetto di studio, diversità che ben si coglie soprattutto in tema di contratto definitivo ove il vendi tore promittente non si assume l’obbligo di acquistare la cosa dal terzo, ma di farla vendere direttamente da costui al promissario -compratore, escludendo così qualsivoglia effetto reale dal contratto. In caso di mancato acquisto in capo al promittente acq uirente dell’intero bene, sarà allora possibile accordare a quest’ultimo un indennizzo, secondo le regole previste dall’art. 1381 cod. civ. 275 276 I N D IC E B IB LIO G RA F I C O A LLA RA , Dei beni, Milano, 1984 A L PA , voce Oggetto del negozio giuridico , in Enc. giur. Trecc., XXIV, Roma, 1991 A M A D I O , Comunione e apporzionamento nella divisione ereditaria (per una revisione critica della teoria della divisione) , in D E L LE M O N A C HE (a cura di), Tradizione e modernità nel di ritto successorio, Padova, 2007, pp. 248 ss. I D ., Difetto di conformità e tutele sinallagmatiche , in Riv. dir. civ., 2001, pp. 863 ss. I D ., Divisione ereditaria e collazione , Padova, 2000, pp. 47 ss. I D ., Divisione ereditaria e tecniche apporzionatorie. La disposizione della quota , Relazione inedita, 2010 I D ., Funzione distributiva e tecniche di apporzionamento nel negozio divisorio, in Quaderni della Fondazione Italiana per il Notariato , Milano, 2008, pp. 28 ss. I D ., Letture sull’autonomia privata , Padova, 2005, pp. 147 ss. I D ., Patto di famiglia e funzione divisionale , in Riv. not., 2006, pp. 879 ss. A M A T I , Divisione di beni provenienti da più comunioni , in Il fisco, 1987, pp. 162 ss. A M O R O S O , L’effetto negoziale della sentenza costitutiva , in Riv. dir. comm., 1965, I, p. 229 A N D RE O LI , Le pertinenze, Padova, 1936, pp. 267 -268 A Q U I N O , Preliminare di vendita di cosa altrui e adempimento , in Contratti , 2005, p. 686 A RA N G I O R U I Z , Istituzioni di diritto romano , Napoli, 1960 I D ., La compravendita in diritto roman o, Napoli, 1954 A RM A T I , La disciplina tributaria della divisione , in Successioni e donazioni, a cura di R E S C I G N O , II, Padova, 1994, pp. 395 -396 A RN D T S , Trattato delle Pandette , trad. it., a cura di S E RA FI N I , I, Bologna, 1877, pp. 256 ss. 277 A U LE T T A , La risoluzione per inadempimento , Milano, 1942, p. 361 A U R I C CH I O , La individuazione dei beni immobili , Napoli, 1960 A Z Z A R I T I , La divisione, in Tratt. dir. priv., diretto da R E S CI G N O , VI, Torino, 1982, p. 417 B A RA L I S -P O D E T T I , La nuova disciplina tributaria delle mas se plurime nel Testo Unico dell’imposta di registro , in Riv. not., 1988, pp. 610 611 B A RA S S I , Diritti reali e possesso , Milano, 1952, I, p. 151 I D ., I diritti reali nel nuovo codice civile , Milano, 1943, p. 226 I D ., Proprietà e comproprietà , Milano, 1951, p. 103 B A RA T T A , La divisione e il nuovo diritto di famiglia , in Vita not., 1976, pp. 261 ss. B A RA T T A , Una necessaria riforma tributaria in materia di divisione di beni di diversa provenienza , in Riv. not., 1953, pp. 487 ss. B A RB E RO , Il sistema del diritto privato, Torino, 2001, p. 455 B E L FI O RE , Interpretazione e dogmatica nella teoria dei diritti reali , Milano, 1979, pp. 155 ss. B E N A T T I , Il pagamento con cose altrui , in Riv. trim. dir. proc. civ ., 1976, pp. 466 ss. B E S T A , I diritti sulle cose nella storia d el diritto italiano, Milano, 1964, pp. 20 ss. B E T T I , Istituzioni di diritto romano , Padova, 1942, I, p. 426 I D ., Teoria generale del negozio giuridico , in Tratt. dir. civ ., diretto da V A S S A L LI , Torino, 1950, p. 237 I D ., Teoria generale delle obbligazioni , Milano, 1953-55, p. 69 B I A N CA , Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 2000 B I A N CA , La vendita e la permuta , in Tratt. dir. civ ., diretto da V A S S A L LI , VII, t. I, Torino, 1993 B I A N CA , Osservazioni sull’obbligo preliminare di vendita , in Studi in onore di Scaduto, Padova, 1970, I, p. 139 B I G L I A Z Z I G E RI , Usufrutto, uso e abitazione , in Tratt. dir. civ. e comm., diretto da C I C U -M E S S I N E O , Milano, 1979 I D ., Diritto civile , III, Obbligazioni e contratti , Torino, 1989, pp. 278 297 ss. B I O N D I , I beni, in Tratt. dir. civ., diretto da V A S S A L LI , Torino, 1956, pp. 6 e 16 I D ., Le servitù, in Tratt. dir. civ. e comm. , diretto da C I CU M E S S I N E O , Milano, 1967, p. 50 B O N E L LI , I concetti di comunione e di personalità nella teoria delle società commerciali , in Riv. dir. comm., 1903, pp. 299 ss. B O N FA N T E , Corso di diritto romano, II, La proprietà, Milano, 1968, p. 3 I D ., Istituzioni di diritto romano , Torino, 1946 B O N I L I N I , I legati, sub art. 652, in Comm. Cod. civ., diretto da S CH LE S I N G E R , Milano, 2001, pp. 223 ss. B O RT O LU Z Z I , Sulla natura giuridica delle partecipazioni societarie (forma societaria, comunità e istituzione) , in Vita not., 2000, p. 1617 B RA N CA , Comunione. Condominio negli edifici , in Comm. cod. civ., a cura di S C I A L O JA -B R A N CA , Libro III. Della proprietà. Art. 1100 1172, Bologna-Roma, 1982 I D ., Fondo servente e luogo di esercizio , in Riv. trim. dir. civ. , 1952, pp. 578 ss. I D ., Le servitù prediali , Art. 1027 – 1099, in Comm. Cod. civ., a cura di S CI A LO JA -B RA N CA , Bologna-Roma, 1987, pp. 8 ss. B RE T O N E , I fondamenti del d iritto romano, Le cose e la natura , Roma-Bari, 1998, p. 186 B U L LO , Nomina et debita hereditaria ipso iure non dividuntur. Per una teoria della comunione ereditaria come comunione a meni riunite, Padova, 2005, pp. 116 ss. B U RD E S E , Considerazioni in tema di diritti reali , in Riv. dir. civ., 1977, pp. 307 ss. I D ., La divisione ereditaria , in Tratt. dir. civ., diretto da V A S S A L LI , XII, 5, Torino, 1980, p. 56 I D ., Manuale di diritto privato romano , Torino, 2000, pp. 348 -9 B U S N E L LI , Dell’esecuzione forzata , in Comm. cod. civ., Torino, 1980, p. 250 279 I D ., L’obbligazione soggettivamente complessa, Profili sistematici , Milano, 1974, pp. 460 ss. I D ., voce Comunione ereditaria , in Enc. del dir., Milano, 1961, VIII, p. 280 B U S O N I , Il problema delle masse plurime , in Nuova giur. civ. comm., 2000, pp. 17 ss. C A B E LLA -P I S U , Garanzia e responsabilità nelle vendite commerciali , Milano, 1983, p. 183 C A M PA G N A , I «negozi di attuazione» e la manifestazione dell’intento negoziale, Milano, 1959, pp. 193 ss. C A N D I A N , voce Massa ereditaria e divisione, in Dig. disc. priv. (sez. civ.), XI, Torino, 1994, pp. 216 -217 C A PO Z Z I , Dei singoli contratti. Compravendita, riporto, permuta, contratto estimatorio, somministrazione, locazione , I, Milano, 1988, p. 82 C A PU R RO , La divisione in presenza di comunioni plurime, in Il fisco, 1991, pp. 6331 ss. C A RB O N E , Consenso traslativo pro quota nella vendita di cosa comune da parte di uno dei comproprietari , in Corr. giur., 1998, pp. 44 ss. C A RI O T A F E R RA RA , Il negozio giuridico nel diritto privato italiano , Napoli, 1948, pp. 578 ss. I D ., I negozi sul patrimonio altrui , Padova, 1936 I D ., Il negozio giuridico nel diritto privato italiano , Napoli, s.d., p. 252 C A RL U C CI , Natura giuridica della comunione legale , in Il nuovo diritto di famiglia. Contributi notaril i, Milano 1975, pp. 17 ss. C A RN E LU T T I , Appunti sull’accertamento negoziale , in Riv. dir. proc. civ., 1940, pp. 21 ss. I D ., Personalità giuridica e autonomia patrimoniale nella società e nella comunione, in Riv. dir. comm., 1913, I, pp. 86 ss. C A RR E S I , Il contenuto del contratto, in Riv. dir. civ., 1963, I, pp. 365 ss. C A RU S I , Osservazioni in tema di comunione ed efficacia dichiarativa 280 della divisione , in Riv. dir. comm., 1948, pp. 372 ss. C A S A D E I , La prelazione del coltivatore nei casi di non perfetta coincidenza fra il bene trasferito e il fondo coltivato , in Riv. trim. dir. proc. civ., 1970, p. 1365 C A S T RO N O V O , La contrattazione immobiliare abitativa , in Jus, 1986, p. 54 C A T A U D E LLA , Sul contenuto del contratto , Milano, 1974, pp. 32 ss. C A V A LLO -B O RG I A , Profili giuridici della vendita di cosa altrui , Milano, 1972 C H E R C H I , voce Parte di cosa, in Dizionario pratico del dir. priv. , Milano, 1937 -1939, p. 135 C H E R U B I N I , La promessa del fatto del terzo , Milano, 1992 C H I A N A LE , Contratto preliminare, in Dig. disc. priv., sez. civ., IV, Torino, 1989 I D ., Il preliminare di vendita immobiliare , in Giur. it., 1985, I, pp. 682 ss. C H I RO N I , Istituzioni di diritto civile , II, Torino, 1912, p. 128 C I CU , La natura dichiarativa della divisione nel nuovo codice civile , in Riv. trim. dir. e proc. civ. , 1947, pp. 7 ss. C O CO , Crisi ed evoluzione nel diritto di proprietà , Milano, 1965, pp. 207 ss. C O M PO RT I , Contributo allo studio del diritto reale , Milano, 1977, pp. 174 ss. C O M PO RT I , Diritti reali in generale , in Tratt. dir. civ. com m., diretto da C I CU -M E S S I N E O , continuato da M E N G O N I , Milano, 1980, pp. 135 ss. I D ., Relazione introduttiva , in AA.VV., La proprietà nella Carta Europea dei diritti fondamentali , a cura di C O M PO RT I , Atti del Convegno di Studi – Siena 18-19 ottobre 2002, pp. 4 ss. I D ., voce Servitù (diritto privato) , in Enc. dir. , XLII, Milano, 1990, pp. 279 ss. C O S T A N T I N O , Contributo alla teoria della proprietà , Napoli, 1967, pp. 11 ss. 281 I D ., I beni in generale, in Tratt. dir. priv. , diretto da R E S CI G N O , VII, 1, p. 9 C O V I E L LO , La quota indivisa e il divieto di espropriazione forzata , in Giur. it. , 1903, pp. 249 ss. C U T U RI , Della vendita, della cessione e della permuta , in Diritto civile italiano secondo la dottrina e la giurisprudenza , a cura di Fiore, XII, Napoli, 1891 D’A M I C O , Brevi annotazioni in tema di preliminare di vendita di cosa altrui, in Giur. it., 1980, I, p. 483 D A LM A RT E L LO , La prestazione nell’obbligazione di dare , in Riv. trim. dir. e proc. civ., 1947, pp. 214 ss. I D ., voce Risoluzione del contratto , in Noviss. Dig. it., Torino, 1969, XVI, p. 128 D'A M E LI O , Dei beni, in Comm. cod. civ., diretto da D'A M E LI O F I N Z I , Libro delle proprietà , Firenze, 1942, p. 9 D E M A RT I N I , Profili della vendita commerciale e del contratto estimatorio, Milano, 1950, pp. 37 ss. D E M A RT I N O , Dei beni, in Comm. Cod. civ., diretto da S CI A LO JA B RA N CA , III, Della proprietà, Bologna -Roma, 1976, p. 1 D E M A T T E I S , Il contratto preliminare e l’esecuzione anticipata del definitivo, in I contratti in generale , a cura di A L PA -B E S S O N E , Giur. sist. civ. e comm., III, in I requisiti del contratto , Torino, 1991, pp. 338 ss. I D ., La contrattazione preliminare ad effetti anticipati , Padova, 1991, pp. 80 ss. DE POLI, Risoluzione parziale del contratto preliminare di compravendita e lesione dell’equilibrio contra ttuale, in Nuova giur. civ. comm., 1994, p. 494 D E R U G G I E R O , Contratti speciali, Messina-Milano, 1934, p. 119 I D ., Istituzioni di diritto civile , III, Messina-Milano, 1935, p. 316 D E G N I , Lezioni di diritto civile , La compravendita , Padova, 1935, pp. 79 ss. D E I A N A , Problemi e riforma in tema di divisione , in Riv. dir. comm., 282 1946, p. 472 D E L LA CA S A , Preliminare di vendita di cosa altrui e responsabilità del promittente alienante , in Danno e resp., 1999, p. 1228 D I M A I O , La tutela del promissario -acquirente nel preliminare di vendita: la riduzione del prezzo quale rimedio specifico , in Giust. civ., 1985, I, pp. 1637 ss. I D ., L’esecuzione del contratto , Milano, 1967, pp. 177 ss. I D ., La tutela civile dei diritti , in Problemi e metodo del diritto civile , III, Milano, 2003, pp. 319 ss. D O G LI O T T I , Sul preliminare di vendita di un bene comune da parte di alcuni dei comproprietari: questione di fatto o di diritto? , in Nuova giur. civ. comm ., 1994, p. 358 D O S S E T T O , Teoria della comunione , Padova, 1948, pp. 16 ss. I D ., voce Comunione (dir. civ.) , in Noviss. Dig. it., III, Torino, 1959, pp. 859 ss. F A L Z E A , La condizione e gli elementi dell'atto giuridico , Milano, 1941, pp. 300 -301 I D ., voce Accertamento (teoria generale) , in Enc. dir., I, Milano, 1958, pp. 209 -211 F E D E L E , La comunione, in Tratt. dir. civ., diretto da G R O S S O S A N T O RO -P A S S A RE L L I , III, 5, Milano, 1967, p. 4 I D ., Sulla nozione di massa ai fini dell’applicazione dell’imposta di registro agli atti che riproducono lo scioglimento della comunione , in Riv. not., 1991, pp. 1178 -1179 F E R RA RA , Teoria delle persone giuridiche , Napoli, 1923, p. 465 I D ., Trattato di diritto civile italiano , Roma, 1921, p. 733 F E R RI , Causa e tipo nella teoria del negozio giuridico , Milano, 1966, pp. 178 ss. I D ., Dai codici della proprietà al codice dell’impresa , in Europa e dir. priv., 2005, p. 415 I D ., Il negozio giuridico , Padova, 2001, pp. 152 ss. F O RC H I E L LI , Contratto preliminare , in Noviss. Dig. it., IV, Torino, 1959, p. 686 283 I D ., L’effetto “dichiarativo” della divisione , in Studi in on ore di F. Santoro Passarelli , Napoli, 1972, pp. 337 ss. I D ., voce Contratto preliminare, in Noviss. Dig. it., IV, Torino, 1959, p. 687 F O RC H I E L LI -A N G E L O N I , Della divisione, in Commentario al cod. civ., a cura di S C I A L O JA -B RA N CA , II, Delle successioni (artt . 713768), 2ª ed., Bologna -Roma, 2000, p. 688 F O RM I CA , voce Divisione nel diritto tributario , in Dig. disc. priv. (sez. comm.) , V, Torino, 1995, pp. 97 ss. I D ., Dei contratti in generale , in Comm. cod. civ., diretto da D’A M E LI O -F I N Z I , Libro delle obbligaz ioni, Sub art. 1321-1352, Firenze, 1948, pp. 406 ss. I D ., La comunione, in Tratt. dir. civ. comm. , diretto da C I CU M E S S I N E O , XIII, Milano, 1973, p. 323 F RA N C E S CH E L LI , L'oggetto dei rapporti giuridici , in Riv. trim. dir. proc. civ., 1957, p. 59 F U RG I U E LE , Vendita di «cosa futura» e aspetti di teoria del contratto , Milano, 1974, p. 135 G A B R I E LL I , Contratto preliminare , in Riv. dir. civ., 1993, II, pp. 230 ss. I D ., Il contenuto e l’oggetto , in Tratt. dir. priv., diretto da R E S CI G N O , I contratti, I, Il contratto in generale, Torino, 1999, pp. 641 ss. I D ., Il contratto preliminare , Milano, 1970 I D ., Storia e dogma dell’oggetto del contratto , in Riv. dir. civ., 2004, I, pp. 334 ss. G A B R I E LL I -F RA N CE S C H E L L I , Contratto preliminare (diritto civile) , in Enc. giur. Trec c., IX, Roma, 1988 G A G L I A RD I , Contrasti nell’interpretazione dell’art. 48 della legge di registro, in Giust. civ., 1960, I, p. 531 G A LG A N O , Il negozio giuridico , in Tratt. dir. civ. e comm ., diretto da C I CU -M E S S I N E O , Milano, 2002, pp. 121 ss. G A M B A R O , Della proprietà edilizia in generale , in Tratt. dir. priv., 284 diretto da R E S CI G N O , VII, Torino, 1982, pp. 484 ss. I D ., La proprietà, in Tratt. dir. priv., a cura di I U D I CA -Z A T T I , Milano, 1990, p. 96 G A S CA , Trattato della compra -vendita civile e commerciale , Torino, 1914 G A Z Z A RA , La vendita obbligatoria , Milano, 1957 I D ., voce Divisione ereditaria (dir. priv.) , in Enc. del dir., XIII, Milano, 1964, pp. 429 ss. G A Z Z O N I , Babbo Natale e l’obbligo di dare , in Giust. civ., 1991, I, p. 2896 I D ., Equità e autonomia priva ta, Milano, 1970, p. 161 I D ., Il contratto preliminare , in Tratt. dir. priv., diretto da B E S S O N E , IX, Torino, 1998 I D ., Manuale di diritto privato , Napoli, 2006 I D ., Trascrizione del preliminare e obbligo di dare , in Riv. not., 1997, I, pp. 20 ss. G I A N N A T T A S I O , Delle successioni, in Comm. cod. civ., sub art. 758 c.c., III, Torino, 1980, p. 161 G I A N T U R CO , Della vendita, in Opere giuridiche , III, Roma, 1947, p. 389 G I O RG I A N N I , Contratto preliminare, esecuzione in forma specifica e forma del mandato, in Giust. civ., 1961, I, p. 64 I D ., Contributo alla teoria dei diritti di godimento su cosa altrui , Milano, 1940, pp. 148 ss. I D ., voce Diritti reali, in Noviss. Dig. it., Torino, 1968, p. 752 I D ., voce Obbligazione , in Noviss. Dig. it., XI, Torino, 1968, pp. 81 ss. G I T T I , Regolamento, Problemi dell’oggetto , in Tratt. del contratto , diretto da R O P P O , II, Milano, 2006, pp. 11 ss. G O R LA , La teoria dell’oggetto del contratto nel diritto continentale , in Jus, 1953, pp. 289 ss. G RA S S O , Comunione, in Tratt. dir. priv., diretto da R E S CI G N O , Torino, 1982, p. 529 285 I D ., L’espropriazione della quota , Milano, 1957, p. 152 G R E CO -C O T T I N O , Della vendita, Art. 1470 -1547, in Comm. cod. civ., a cura di S CI A L O J A -B RA N CA , 1981, Bologna -Roma G RO S S O -B U RD E S E , Le successioni. Parte generale , in Tratt. dir. civ., diretto da V A S S A LL I , XII, 1, Torino, 1977, p. 381 G U A RI N O , voce Comunione (Premesse generali e principi romanistici) , in Enc. dir., VIII, Milano, 1961, pp. 246 ss. I E V A , L’ambito applicativo dell’art. 192, 3 comma c.c ., in Rass. giur., 1984, I, p. 247 I RT I , Disposizione testamentaria rimessa all’arbitrio altrui , Milano, 1967, p. 129 I D ., voce Oggetto del negozio giuridico , in Noviss. Dig. it., XI, 1968, Torino, pp. 799 ss. J A N N E L LI , La proprietà costituzionale , Camerino, 1980, p. 171 L A R O C CA , Contratto preliminare e giurisprudenza: riflessioni critiche , in Foro it., 1993, I. p. 2458 L E N E R , La comunione, in Tratt. dir. priv., diretto da R E S C I G N O , VIII, Torino, 1982, pp. 249 -250 L E N Z I , In tema di adempimento come condizione: ammissibilità , qualificazione e disciplina , in Riv. not., 1986, pp. 87 ss. L E O , Contratto preliminare di vendita e tutela del promissario acquirente, in Rass. dir. civ., 1986, pp. 757 ss. L E P RI , Vendita di cosa comune da parte di alcuni soltanto dei comproprietari: la nuova giurisprudenza ritorna all’antico? , in Nuova giur. civ. comm ., 1992, pp. 453 ss. L I PA RI , La comunione tacita familiare (spunti di riflessione) , in Riv. dir. agr., 1972, I, p. 1053 I D ., Preliminare di vendita, vizi della cosa e tutela del promissario acquirente, in Giust. civ., 1994, II, p. 514 L O RD I , Della vendita, in Comm. cod. civ., diretto da D’A M E LI O F I N Z I , II, 1, Firenze, 1947, p. 25 L O RE N Z O T T I , L’avviso ai contitolari nell’espropriazione dei beni indivisi, in Temi romana, 1980, p. 729 286 L U M I N O S O , Accessione e altre vicende delle cose nella comunione legale , in Riv. not., 1985, pp. 775 ss. I D ., Divisione e sistema dei contratti , in Contratto di divisione e autonomia privata , Atti del Convegno di Santa Margherita di Pula, in I Quaderni della fondazio ne italiana per il notariato , p. 16 I D ., La compravendita (corso di diritto civile) , Torino, 1998 I D ., La tutela aquiliana dei diritti personali di godimento , Milano, 1972, pp. 201 – 211 I D ., Risoluzione per inadempimento , in Comm. cod. civ ., a cura di S CI A LO JA -B RA N CA , Bologna -Roma, 1990, p. 36 L U Z Z A T T O , La comproprietà nel diritto italiano , Torino, 1908, pp. 17 ss. M A CA RI O , Garanzia per vizi ed esecuzione coattiva del preliminare rettificato, in Foro it., 1985, I, pp. 1697 ss. M A G LI U LO , Gli atti di disposi zione sui beni indivisi , in Riv. not. , 1995, pp. 108 ss. M A I O R CA , Il contratto. Profili di disciplina generale , Torino, 1981, pp. 270 ss. M A N Z O N I , Imposta di registro e divisione dei beni comuni provenienti da titoli diversi , in Giur. it., 1960, I, p. 812 M A R I C O N D A , Il pagamento traslativo , in Contr. e impr., 1988, pp. 740 ss. I D ., La trascrizione, in Tratt. dir. civ., diretto da R E S CI G N O , Torino, 1997, XIX, pp. 81 ss. M A RT O RA N O , Tutela del compratore per i vizi della cosa , Napoli, 1956, pp. 81 ss. M A S I , Dei legati, sub art. 652, in Comm. Cod. civ., a cura di S CI A LO JA -B RA N CA , Bologna -Roma, 1978, pp. 49 ss. M A S U C CI , Preliminare di vendita di bene parzialmente altrui ed esecuzione in forma specifica parziale: il punto delle Sezioni Unite , in Giur. it., I, 1994, p. 894 M A Z Z A M U T O , L’esecuzione forzata , in Tratt. dir. priv., diretto da R E S CI G N O , XX, Tutela dei diritti, Torino, 1982, pp. 331 ss. 287 M A Z Z A RI O L , Il difetto di contemplatio domini nella compravendita: la contrattazione su cosa altrui , in Diritti, 2008, VIII, pp. 73 ss. M E N G O N I , Conflitto tra locatori e possessori successivi , in Riv. trim. dir. civ., 1948, pp. 700 ss. I D ., Obbligazioni di risultato ed obbligazioni di mezzi (Studio critico) , in Riv. dir. comm., 1954, I, p. 370 I D ., Risolubilità della vendita di cosa altrui e acquisto «a non domino», in Riv. dir. comm., 1949, I, p. 290 M E N G O N I -R E A LM O N T E , voce Disposizione (atto di) , in Enc. del dir., Milano, 1964, XIII, p. 192 M E S S I N E O , Contratto preliminare, in Enc. del dir., X, Milano, 1962 I D ., Il contratto in generale, I, in Tratt. dir. civ. e comm ., diretto da C I CU -M E S S I N E O , Milano, 1968, p. 135 I D ., La natura giuridica della comunione fra coniugi , Roma, 1920, p. 151 I D ., Manuale di diritto civile e commerciale , II, Milano, 1962, pp. 76 ss. I D ., voce Contratto, in Enc. del dir., IX, Milano, 1961 M E S S I N E T T I , voce Oggetto dei diritti , in Enc. dir. , XXIX, 1979, p. 808 M I CC I O , Garanzia per evizione e vendita obbligatoria , in Foro it., 1952, I, pp. 1239 ss. M I CH E L I , Dell’esecuzione forzata , in Comm. cod. civ., a cura di S CI A LO JA -B RA N CA , Sub art. 2932, Bologna -Roma, 1957, p. 533 M I N E RV I N I , Divisione contrattuale ed atti equiparati , Napoli, 1990, pp. 59 ss M I N U S S I , Comunione e divisione, Napoli, 2003, p. 55 M I RA B E LL I , Dei contratti in generale , in Comm. cod. civ., Torino, 1980, p. 174 I D ., Intorno alla vendita di cosa altrui , in Vita not., 1958 I D ., L’atto non negoziale nel diritto privato italiano , Napoli, 1955, pp. 197 ss. I D ., Per una rielaborazione della nozione di contratto preliminare , in 288 Vita not., 1958, p. 1 I D ., voce Divisione (dir. civ.) , in Noviss. Dig. it., VI, Torino, 1964, p. 35 M O CCI A , Riflessioni sull’idea di proprietà , in Riv. trim. dir. proc. civ ., 2008, pp. 28 ss. M O N T E S A N O , Contratto preliminare e sentenza costitutiva , Napoli, 1953 I D ., La sentenza ex a. 2932 c.c. come accertamento costitutivo dell’equivalenza tra contratto preliminare e contratto definitivo ad effetti differiti?, in Rass. dir. civ., 1987, pp. 239 ss. M O RA , Il contratto di divisione , Milano, 1995, pp. 87 ss. I D ., Scioglimento delle comunione ereditaria e divisione , in Tratt. dir. succ. e donazioni, diretto da B O N I LI N I , IV, Comunione e divisione ereditaria, Milano, 2009, pp. 188 ss. M O S CO , Onerosità e gratuità degli atti giuridici con particolare riferimento ai contratti , Milano, 1942, p. 149 N A T O L I , La proprietà, Milano, 1976, p. 14 I D ., La trascrizione, Della tutela dei diritti, sub art. 2643 , in Comm. cod. civ., Torino, 1959, pp. 27 ss. O P PO , Adempimento e liberalità , Milano, 1947, p. 249 O S T I , voce Contratto, in Noviss. Dig. it., IV, Torino, 1959, pp. 489-491 P A C I F I C I -M A Z Z O N I , Trattato della vendita , XII, in Il Codice civile italiano commentato, Torino, 1929 P A L E R M O , Comproprietà ed usi civici , in Giur. agr. it., 1960, p. 534 I D ., Contratto preliminare, Padova, 1991, pp. 1 ss. P E RE G O , Sub art. 652 , in Tratt. dir. priv., diretto da R E S C I G N O , Torino, 2004, p. 236 P E RL I N G I E RI , Introduzione alla problematica della proprietà , Napoli, 1974, pp. 51 ss. P E RO Z Z I , Saggio critico sulla teoria della comproprietà , in Scritti giuridici, I, Milano, 1948, pp. 440 ss. P E R RE CA , Brevi note in tema di preliminare di cosa indivisa , in Riv. 289 giur. sarda, 2003, p. 19 P E S I R I , Il contratto preliminare di vendita di cosa altrui , in Notariato, 1999, pp. 477 ss. P E T RO N E , Multiproprietà. Individuazione dell’oggett o e schemi reali tipici, Milano, 1985, pp. 63 ss. P I A Z Z A , voce Compascolo, in Noviss. Dig. it., III, Torino, 1959, pp. 719 ss. P I N O , Contributo alla teoria giuridica dei beni , in Riv. trim. dir. proc. civ., 1948 P I N O R I , Sull’identità di contenuto tra contr atto preliminare e sentenza costitutiva ex art. 2932 Codice civile , in Nuova giur. civ. comm ., 1993, pp. 873 ss. P LA I A , Vizi del bene promesso in vendita e tutela del promissario acquirente, in Monografie di Contratto e Impresa , serie diretta da G A LG A N O , Padova, 2000 P O LA C CO , Delle successioni, II, Milano-Roma, 1937, p. 234 P U G LI A T T I , La proprietà e le proprietà , in La proprietà nel nuovo diritto, Milano, 1964, pp. 146 ss. I D ., Trascrizione immobiliare , I, Messina, 1945, pp. 75 ss. I D ., voce Beni (teoria generale), in Enc. dir., Milano, 1959 I D ., voce Cosa (teoria generale) , in Enc. dir., XI, Milano, 1962 P U G LI E S E , voce Diritti reali, in Enc. del dir., XII, Milano, 1964, pp. 755 ss. R A M E L LA , La vendita nel diritto moderno , I, Parte generale, Milano, 1920 R A M PO N I , Della comunione di proprietà o comproprietà , NapoliTorino, 1922 R A S CI O , Il contratto preliminare , Napoli, 1967 R A V A G LI , L’imposta di registro sulle divisioni , in Vita not., 1957, pp. 169 ss. R E S CI G N O , Manuale del diritto privato italiano , Napoli, 1975 I D ., Per uno studio sulla proprietà , in Riv. dir. civ ., 1972, I, pp. 24 ss. 290 R I CCA , voce Individuazione, in Enc. dir., XXI, Milano, 1971, pp. 176–177 R I CC I U T O , La formazione progressiva del contratto , in Tratt. dei contratti, diretto da R E S C I G N O , I, I contratti in generale, a cura di G A B R I E LL I , Torino, 1999, pp. 151 ss. R O D O T À , Proprietà (Diritto vigente) , in Noviss. Dig. it., XIV, Torino, 1967, p. 144 R O M A N O , Vendita. Contratto estimatorio , in Tratt. dir. civ., diretto da G RO S S O -S A N T O RO -P A S S A R E L LI , Milano, 1961, p. 88 R O P PO , Il contratto, Milano, 2001 R U B I N O , La compravendita , in Tratt. dir. civ. e comm ., diretto da C I CU -M E S S I N E O , XXIII, Milano, 1971 I D ., L'ipoteca immobiliare e mobiliare , Milano, 1956, p. 167 R U S S O , Vendita e consenso traslativo , in Comm . cod. civ., fondato da S CH LE S I N G E R e continuato da B U S N E LL I , Sub art. 1470 , Milano, 2010 S A CC O , Il contenuto del contratto , in Il contratto, in Tratt. dir. civ. , diretto da S A C CO , II, Torino, 1993, pp. 22 ss. I D ., Il contratto preliminare , in Tratt. dir. priv., diretto da R E S CI G N O , X, Torino, 1982 S A LI S , La comunione, in Tratt. dir. civ., diretto da V A S S A L LI , IV, 2, Torino, 1939 I D ., nota a sentenza della Corte di Cassazione, sez. un., del 18 ottobre 1961, n. 2224, in Riv. giur. ed., 1963, I, p. 30 S A N T O RO -P A S S A RE L L I , Dottrine generali del diritto civile , Napoli, 2002, p. 208 I D ., Istituzioni di diritto civile , Napoli, 1944 I D ., La transazione, Napoli, 1975, pp. 32 ss. I D ., Proprietà privata e Costituzione , in Riv. trim. dir. e proc. civ ., 1972, pp. 953 ss. S A T T A , Alienazione di bene indiviso o di quota di bene indiviso e retratto successorio, in Giur. it., 1949, I, pp. 27 ss. I D ., Beni e cose nell'esecuzione forzata , in Riv. dir. comm., 1964, p. 291 350 I D ., L’esecuzione forzata , in Tratt. dir. priv., diretto da V A S S A L LI , VX, Torino, 1963, pp. 281 ss. I D ., L’esecuzione specifica dell’obbligo di concludere un contratto , in Foro it., 1950, IV S A V I G N Y , Le obbligazioni, trad. it., Torino, 1912, I, pp. 288 ss. S CH LE S I N G E R , voce Successioni (diritto civile): parte gen erale, in Noviss. dig. it., XVIII, Torino, 1971, p. 762 S CI A LO JA , Diritto Romano. Proprietà , Roma, 1909, pp. 715 ss. S CI A LO JA , L'actio ex stipulatu in caso di evizione parziale e la l. 64 D. de evictionibus 21, 2 , in Arch. giur., 1883, p. 184 I D ., Teoria d ella proprietà nel diritto romano , Roma, 1928, I, pp. 432 ss. S CO D I T T I , «Quid iuris» nell’ipotesi di promessa di vendita priva del consenso di tutti i comproprietari? , in Foro it., 1993 I D ., Vendita e preliminare privi del consenso di tutti i comproprietar i: un gioco degli specchi fra due tesi , in Foro it., 1998, I, 1 S CO G N A M I G LI O , Dei contratti in generale. Disposizioni preliminari. Dei requisiti del contratto (artt. 1321 -1352), in Comm. cod. civ., a cura di S CI A LO JA -B RA N CA , Bologna-Roma, 1970, p. 353 S CO G N A M I G LI O , Interpretazione del contratto e interessi dei contraenti, Padova, 1992, p. 275 S CO Z Z A FA V A , I beni e le forme giuridiche di appartenenza , Milano, 1982, pp. 375 ss. I D ., voce Comunione, in Enc. giur. Treccani , Roma, 1988, p. 2 S CO Z Z A FA V A -B E LLA N T E , Beni, proprietà e diritti reali , I beni, in Tratt. dir. priv. , diretto da B E S S O N E , III, 1.1, Torino, 2007, p. 8 S CU T O , Il legato di cose non esistenti nel patrimonio del testatore con particolare riguardo al legato di cosa altrui , in Riv. dir. civ., 1916, pp. 17 ss. S E G RÉ , Corso di diritto romano. La comproprietà e la comunione degli altri diritti, Napoli-Torino, 1922, pp. 45 ss. S PE CI A LE , Contratto preliminare e intese precontrattuali , Milano, 292 1990, p. 46 I D ., Il contratto preliminare , in Giur. sist. dir. civ. e comm., fondata da B I G I A V I , I contratti in generale , diretto da A L PA -B E S S O N E , III, I requisiti del contratto , Torino, 1992, pp. 281 ss. S T A G N O -D’A L CO N T R E S , Ancora in tema di esecuzione specifica ex art. 2932 di un preliminare di vendita di cosa parz ialmente altrui: i limiti nei più recenti orientamenti della Suprema Corte , in Giust. civ., 1996, pp. 1459 ss. S T O L FI , Diritto civile, II, Torino, 1926, p. 169 I D ., Teoria del negozio giuridico , Padova, 1961, pp. 14 -16 T A G LI A PI E T RA , L'individuazione giurid ica dei beni immobili , in Riv. dir. civ., 1990, II T A M B U R R I N O , I vincoli unilaterali nella formazione del contratto , Milano, 1954, pp. 69 ss. T A RT U FA RI , Della vendita e del riporto , in Il codice di commercio commentato, a cura di B O LA FF I O -V I V A N T E , Torino, 1936, pp. 186 ss. T O T I , Comunione e masse comuni plurime , Milano, 2009 T RA B U CC H I , Istituzioni di diritto civile , Padova, 2001 V E N E Z I A N , Dell'usufrutto, dell'uso, dell'abitazione , in Il diritto civile italiano, diretto da F I O RE e B R U G I , Napoli -Torino, 1936, II, pp. 142 ss. V I G N E R I , Scioglimento della comunione legale fra coniugi e apertura della successione, riflessi sulla divisione , in Vita not., 1975, II, pp. 989 ss. V I T A LE , Comunione e società , in Riv. dir. comm., 1965, I, p. 391 V I T A LE V I , Della comunione dei beni, I, Torino, 1884, p. 10 V I T A LI , Della comunione dei beni , II, Torino, 1886, p. 525 V O CI , Modi di acquisto della proprietà , Milano, 1952 W I N D S CH E I D , Diritto delle pandette , trad. it., a cura di F A D D A B E N S A , I, Torino, 1925, pp. 595 ss. Z A CCA RI A , La tutela del promittente compratore in buona fede di una cosa altrui , in Studium iuris, 2000, pp. 790 ss. 293 Z E N O -Z E N CO V I CH , Il contenuto del contratto , in I contratti in generale, diretto da A L PA -B E S S O N E , III, I requisiti del contratto , in Giur. sist. dir. c iv. comm., fondata da B I G I A V I , Torino, 1991, pp. 727 ss. 294