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noi andiamo al fast-food

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noi andiamo al fast-food
NOI ANDIAMO AL FAST-FOOD
“Negli ultimi quindici anni sono avvenuti radicali mutamenti nella società
italiana” ha detto Gabriele Calvi, ordinano di psicologia sociale dell'università di
Pavia, durante il convegno
«Mangiar domani» organizzato dal Touring Club e dai ristoranti del Buon Ricordo,
«sono aumentati il reddito, l'istruzione e il numero di chi lavora lontano da casa,
la donna ha assunto nuovi ruoli, c'è stata una evoluzione demografica, è nato un
nuovo concetto del tempo: tutto questo ha cambiato le abitudini alimentari degli
italiani.» [...]
Alla nevrosi della fretta, aggiungiamo quella delle diete. Non si mangia più
per il piacere di mangiare, ma per raggiungere tre precisi tra guardi: salute,
bellezza, efficienza. Ottenendo talvolta - scherzo ironico dei succhi gastrici
- risultati completamente opposti. Il professor Andrea Strata,
cattedratico di scienze dell'alimentazione a Parma, ha fornito una cifra
impressionante: il venti per cento dei giovani d'oggi tende all'obesità. In
Emilia Romagna, gli ultimi anni hanno visto raddoppiarsi il numero dei diabetici.
Sono le malattie del benessere. […]
Una ricerca fatta a Milano, Verona, Trieste e Napoli, per conto del Cnr, dal
professor Dino Gaburro, ha stabilito che 1120 per cento dei tredicenni non smaltisce
le calorie ingurgitate. Che fare allora? Sostituire alla cucina domestica quella dei
fast-food? Gaburro ha respinto il giudizio indiscriminatamente negativo che
taluni danno di questa alimentazione veloce, venuta da Oltreoceano. Ha rilevato però
che essa eccede in calorie, grassi, sale, e scarseggia di vitamine e di fibre.
Uno studente in sala ha osservato: «Noi andiamo al fast-food non perché siamo
entusiasti dell'hamburger o del panino, ci andiamo perché conta poco, e v'é maggior
libertà di comportamento che nella trattoria tradizionale. Perché la cucina italiana, perché
gli osti non offrono ai giovani cibi italiani, a poco prezzo? Il fast-food ci allontana dalle
nostre tradizioni, rappresentando una cultura estranea alla nostra. Dateci un pasto
«italiano» rapido e economico, e noi abbandoneremo l'hamburger:» [...]
Resta da aggiungere che i giovani amano la paninoteca` anche perché si sentono più
integrati nel gruppo dei coetanei che in quello dei familiari.
da Cesare Marchi, Quando siamo a tavola.
La differenza è di ordine stilistico: le forme con ‘vi’ appartengono a un registro sostenuto. Inoltre, come
osserva Luca Serianni nella sua grammatica (VII.51), in molte espressioni è possibile solo ‘ci’; non si
può dire, per esempio, *vi conto, *ve l’ho con te, *vi restammo male, ecc. Semanticamente, non sussiste
differenza tra c’è e v’è.
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