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Slides sulla critica di Friedman e sulle aspettative razionali

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Slides sulla critica di Friedman e sulle aspettative razionali
1
Keynesiani vs Neoclassici
KEYNESIANI
Mercati
NEOCLASSICI
Concorrenza imperfetta
(inefficienza)
Concorrenza perfetta
(efficienza)
Funzionano male:
(i) dai prezzi segnali distorti;
(ii) reazioni ritardate;
(iii) squilibri persistenti;
(iv) aggiustamento lento.
Funzionano bene:
(i) dai prezzi segnali precisi;
(ii) reazioni tempestive;
(iii) squilibri temporanei;
(iv) aggiustamento rapido.
Politiche economiche
Servono (i) per realizzare subito Sono inutili (perché i mercati
il pieno impiego, (ii) per
fanno da soli), e sono controstabilizzare l’economia, (iii) per producenti (perché
guadagnare efficienza.
destabilizzano l’economia).
Modello Neoclassico e fatti stilizzati
2
ATTEGGIAMENTO METODOLOGICO:
non conta il realismo delle
ipotesi (trade-off tra realismo e semplicità); conta la capacità
di spiegare i fatti.
Fatti stilizzati da spiegare (e che i modelli keynesiani spiegano):
1.
1.
1.
1.
1.
1.
La disoccupazione;
Le fluttuazioni della disoccupazione;
Le fluttuazioni del prodotto nazionale (il ciclo economico);
La domanda: la moneta ha effetti reali (non è neutrale);
Prezzi prociclici (la scheda AS crescente);
Prezzi e salari vischiosi (la curva di Phillips);
Questi fatti stilizzati non sembrano in accordo con le ipotesi
dei neoclassici (agenti razionali e mercati efficienti).
Modello neoclassico: poco accordo con i “fatti
3
stilizzati”
Il modello è perfettamente coerente con le ipotesi dei neoclassici:
1. I mercati funzionano bene (ipotesi di market clearing);
1. I soggetti sono razionali (guardano solo ai prezzi relativi);
Ma difetta nell’accordo con i fatti stilizzati:
dell’elenco della slide precedente, dà conto solo del primo, la
disoccupazione, che però è solo volontaria.
Il modello può essere “aggiustato” per trovare un accordo con i
fatti 2 e 3 (fluttuazioni) introducendo un disturbo stocastico
(supply shock) nella domanda di lavoro.
Ma questo non risolve il problema del mancato accordo con gli
altri fatti stilizzati, quelli decisivi (anche per i neoclassici).
Il Monetarismo e le correzioni di Friedman
4
Il modello neoclassico “puro” (anche integrato con supply
shocks)
• non dà conto del comovimento tra prodotto nazionale e domanda aggregata e della non neutralità della moneta (fatto n. 4);
• non ha una AS crescente (fatto n. 5);
• non dà conto della curva di Phillips, ossia della apparente
vischiosità di salari e prezzi (fatto n. 6).
Friedman propone due correzioni al modello (coerenti con
l’impianto generale neoclassico):
1. Il mercato del lavoro determina il salario nominale w, anche se
imprese e lavoratori si regolano su quello reale;
1. Le imprese conoscono p (è il prezzo del loro prodotto), mentre
i lavoratori non lo conoscono (è la media dei prezzi del
paniere di beni del loro consumo) e perciò devono prevederlo.
Modello monetarista e modello keynesiano
5
Diversità tra il modello monetarista e quello keynesiano:
(i) il mercato del lavoro del modello keynesiano presenta
disoccupazione involontaria (nel breve periodo); quello del
modello monetarista è sempre in equilibrio di pieno impiego;
(ii) il pieno impiego yL rappresenta per i keynesiani il punto di
arrivo (ed è inefficiente); per il modello monetarista rappresenta
la situazione normale (ed è efficiente);
(iii) nel modello keynesiano la AS si sposta verso la posizione di
lungo periodo seguendo l’aggiustamento (lento) dei salari; nel
modello monetarista seguendo la correzione delle aspettative.
Modello AD-AS e aspettative adattive
6
Supponiamo che l’economia sia descritta dal modello monetarista
e che inizialmente si trovi nel punto di incontro tra ADV e ASV : c’è
pieno impiego (y = yL) e p = p0 . Il policy maker (keynesiano) vuole
portare l’economia in y = y1 e perciò sposta la AD nella posizione
ADN. La domanda di lavoro aumenta e perciò sale il salario
nominale. Sale anche l’offerta di lavoro e
perché p = p0 . Nel periodo
p
ADN
successivo, però, l’aspettativa
ASL
AS3
verrà corretta (avremo pe = p1 );
pL
AS2
p2
ASV la AS si sposterà nella posizione
ADV
p1
AS2 , il prodotto scenderà al
livello y2 e i prezzi saliranno al
p0
livello p2. E così via: alla fine
0
yL y3 y2 y1
y
avremo ancora y = yL ma p = pL .
I monetaristi e la politica economica
7
Per loro è inutile (o peggio, dannosa):
(i) non serve a raggiungere il pieno impiego perché il mercato ci
pensa da solo: in assenza di shock si ha spontaneamente y = yL; se
ci sono shock (per esempio spostamenti di AD) avremo sì y ≠ yL ,
ma avremo sempre n = ns (ossia piena occupazione).
(ii) per lo stesso motivo, non serve a stabilizzare l’economia: le
fluttuazioni (il ciclo economico) sono la conseguenza delle
reazioni ottimali al cambiamento dell’ambiente da parte di
soggetti razionali; la politica economica non può fare di meglio
(ma può peggiorare le cose);
(iii) tanto meno ha senso spingere l’economia oltre yL (che del resto è efficiente). L’economia tende a tornare a yL, con l’unico
risultato di un livello dei prezzi più alto.
Le aspettative e la curva di Phillips
8
Quella keynesiana è
 t  P t  u L  u t 
W
dove ε rappresenta la velocità dell’aggiustamento di w; u ≠ uL
implica disoccupazione involontaria e uL rappresenta il NAIRU.
Quella monetarista è
P t  1 uL  u t   P et
dove β dipende da tecnologia e preferenze, ut è sempre di
equilibrio e uL rappresenta il tasso naturale di disoccupazione.
Quella keynesiana è sbagliata: per correggerla ci va aggiunto P et.
In pieno impiego, quando c’è inflazione, il salario nominale deve
crescere come l’inflazione per mantenere costante il salario reale.
Perciò, quando si ha u > uL si ha ∆w < ∆pe (il salario reale atteso
diminuisce); e accade il contrario quando si ha u < uL.
La curva di Phillips “corretta”
La correzione col termine di aspettativa P et è necessaria per
entrambi gli approcci: va fatta sia che si adotti la spiegazione
keynesiana (salari vischiosi) sia che si adotti la spiegazione
monetarista (market clearing con aspettative sbagliate).
Nell’approccio keynesiano uL rappresenta il tasso di
disoccupazione di equilibrio (il NAIRU). In entrambi i casi
rappresenta il tasso di disoccupazione quando l’aspettativa di
inflazione è corretta.
∆p
Perciò uL non rappresenta più l’intercetta con l’ascissa. In corrispondenza
di uL l’ordinata della curva è ∆pe (come
∆pe
si ricava dalla formula ponendo ut =
uL). La curva di Phillips passa per uL
uL
e
solo quando ∆p = 0.
9
u
10
La curva di Phillips e la politica economica
Quando aumenta ∆pe la curva di
w− p
ND
Phillips si sposta in alto.
Perciò non può essere sfruttata dalla
politica economica per scegliere
l’inflazione ottimale ∆p*.
Se il policy maker ci prova (vedi FIGURA
sotto), il mercato del lavoro è in equilibrio con aspettative sbagliate: il maggior
salario nominale viene interpretato erroneamente dai lavoratori come un maggior salario reale (vedi FIGURA sopra).
In t + 1 l’aspettativa viene corretta, la
curva di Phillips si sposta in alto e si
u
torna a uL, ma con ∆p > 0.
NS
nF
nL
n
∆p
∆p*
uL
u*
Aspettative razionali
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Un difetto delle aspettative adattive: sono inefficienti perché
usano una sola informazione (la storia passata della variabile).
Le aspettative razionali (AR) non hanno questo difetto.
Secondo AR il valore atteso è l’aspettativa matematica condizionata a tutta l’informazione disponibile. Questa è costituita da:
(i) Le serie storiche di tutte le variabili;
(ii) Le distribuzioni statistiche delle variabili;
(iii) Le relazioni tra le variabili, ossia il modello rilevante.
Dobbiamo prevedere il consumo alla data t. Poniamo
che la funzione del consumo sia (modello rilevante):
  cY t1   t dove ε è white noise (distribuzione statistica).
Ct  C
t
  cY t1 , dove si sfrutta la conoscenza del
Il valore atteso è C et  C
valore di Yt−1 (serie storica) e la proprietà statistica che Eεt = 0.
ESEMPIO.
Il modello AD-AS con aspettative razionali
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Lucas propone di utilizzare le aspettative razionali, invece delle
aspettative adattive, per risolvere il modello AD-AS. Il modello
risultante è noto come “nuova macroeconomia classica” (NCM).
La NCM utilizza una versione stocastica del modello AD-AS.
Il modello e la politica economica
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Il modello afferma che il prodotto può scostarsi dal livello di
steady state yL solo per due cause:
(i) la realizzazione di un disturbo;
(ii) uno scostamento tra politica economica effettiva e politica
economica previstam. t  met  0
Solo la parte imprevista della politica economica ha effetti reali
Come viene prevista la politica economica? Con una policy rule,
cioè con un modello del comportamento del policy maker :
m t  f    t
dove f  è la parte sistematica della policy rule , mentre µ t è un
white noise che ne rappresenta la parte casuale e imprevedibile.
La politica prevista è l’aspettativa razionale della policy rule :
m et  f 
La proposizione di inefficacia
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Nella versione neoclassica del modello AD-AS
la componente sistematica delle politiche economiche
non ha effetti reali; l’unica componente che ha tali effetti
è quella non prevista; ma se valgono le aspettative razionali
l’unica componente non prevista è quella imprevedibile.
Incoerenza temporale: Barro e Gordon
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La presenza dell’inflazione attesa ∆pe impedisce che il trade-off
tra ∆p e u descritto dalla curva di Phillips possa essere sfruttato
dalla politica economica per ottenere stabilmente u* < uL.
POLITICA OTTIMALE (ex ante). Annunciare ∆p = 0. Se il pubblico
crede all’annuncio, i contratti verranno realizzati con ∆pe = 0.
L’idea è di realizzare un equilibrio con u1 = uL e ∆p1 = 0.
Se però il pubblico si comporta così (e perciò fissa ∆pe = 0 per un
periodo), per il policy maker diventa ottimale, ex post,
∆p
rinnegare l’annuncio e portare la disoccupazione
(sia pure per un solo periodo) a u1 < uL, con
un’inflazione ∆p1 > 0 (vedi GRAFICO).
∆p1
La politica ottimale ex ante non
rispetta la coerenza temporale
u
u
u1
L
(è time inconsistent).
Inflazione di equilibrio
∆p
∆p*
∆p1
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Per il pubblico non è razionale credere all’annuncio ∆p = 0:
una politica temporalmente incoerente non è credibile.
Quale annuncio è credibile? Anche l’annuncio ∆p = ∆p1 non
sarebbe credibile perché, come mostra il GRAFICO, è anch’esso
temporalmente incoerente.
L’unico annuncio credibile è quello che il policy maker
non ha motivo di rinnegare nel periodo successivo.
Nel GRAFICO è ∆p = ∆p*, dove la
curva di indifferenza è tangente
alla curva di Phillips rilevante in
C*
corrispondenza di uL (non ci sono
punti con una perdita inferiore).
C1
Il livello ∆p* è il tasso di
uL
u
inflazione di equilibrio.
C
0
Ridurre l’inflazione
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Come si può ridurre l’inflazione? Ci sono due strade principali:
(1) Limitare la capacità del policy maker di rinnegare il proprio
annuncio “legandogli le mani” (commitment); ma il commitment
deve essere effettivamente vincolante; per il policy maker deve
essere impossibile (o troppo costoso) tornare sui suoi passi.
(2) Visto che, dei tre parametri rilevanti da cui dipende ∆p*, due
(uL e ε ) riflettono le caratteristiche dell’economia, ma il terzo (λ )
riflette le preferenze del policy maker, si può cercare di abbassare
il valore di λ. Come si può ottenere questo risultato?
Reputazione, delega, indipendenza
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Non basta che il policy maker annunci che per lui è aumentata
l’importanza della lotta all’inflazione (appunto che ∆λ > 0). Dato
il suo interesse a rinnegare gli annunci, non verrebbe creduto.
REPUTAZIONE. Se non viene creduto subito ma si comporta lo
stesso in conformità col nuovo valore di λ, il policy maker si
costruisce gradualmente una reputazione. Alla fine la sua loss
function diventa credibile.
DELEGA.
Il governo può delegare la gestione della politica
monetaria a un banchiere centrale il cui valore di λ sia
conosciuto (e sia maggiore del suo).
INDIPENDENZA.
Se il banchiere centrale deve prendere ordini
dal governo il valore di λ rilevante resta quello del governo.
Perciò è necessario che il banchiere centrale sia indipendente.
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