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PERO - Impresa Verde Arezzo
PERO (Pyrus communis L.) ASPETTI GENERALI Il pero appartiene alla famiglia delle Rosaceae, sottofamiglia delle Pomoideae, genere Pyrus (Pyrus communis L.). Origine discussa. Peculiarità del pero è la produzione via partenocarpica presente in numerose cv, tuttavia è sempre preferibile ricorrere a buone cv impollinatici. L'impollinazione è ovviamente entomofila tuttavia il fiore è poco attrattivo e si preferisce mettere più arnie. Tra i limiti pedoclimatici il principale è la resistenza al calcare, soprattutto con il portinnesto di cotogno; altri limiti sono costituiti dalla resistenza al freddo principalmente ed alla siccità (sempre col cotogno che ha apparato radicale superficiale), qualche problema sorge in casi di carenze nutrizionali. Il pero è un albero vigoroso, di forma piramidale nei primi anni e tendenzialmente globosa a muturità, che può raggiungere un'altezza anche di 15-18 metri anche se, come nel melo si temnde ad avere impianti con densità maggiori di piante per ettaro e quindi anche piante decisamente più nanizzate. Il pero presenta gemme a legno e miste portate da diversi rami fruttiferi, cioè da dardi, lamburde, brindilli e rami misti. Il frutto è un falso frutto detto pomo. Fra le cv, per le quali si rimanda alle Liste di orientamento varietale per una attenta scelta, tra quelle maggiormente coltivate nelle nostre zone si ricordano: Coscia, William, Conference, Abate fetel, Decana del comizio, Kaiser e Passacrassana. È una pianta piuttosto plastica nelle forme di allevamento sebbene si tenga presente che la produzione passi dai brindelli e rami misti i primi anni, alle lamburde. L'evoluzione delle forme di allevamento nel pero è passata da forme in volume come il vaso alla palmetta, al fusetto. L'irrigazione nel pero è fondamentale, ma è bene evitare elevate disponibilità idriche durante l'intensa crescita vegetativa e in postraccoltà, mentre attenzione alla carenza in pre e post fioritura cui seguono fenomeni di stress idrico. È preferibile sempre il sistema a microportata. Tra le avversità ci sono le batteriosi come il colpo di fuoco batterico (OHF), le micosi come il cancro delle drupacee la maculatura bruna e la ticchiolatura. Tra gli insetti ri fa riferimento sostanzialmente a quelli del melo fatta eccezione per alcuni lepidotteri (es.: fillominatori) ma con l’aggiunta della Psilla. Esistono anche altre funginee e fitofagi minori CONCIMAZIONE Pur non essendo una coltura particolarmente esigente di elementi nutritivi il pero deve avere una notevole accuratezza nella gestione degli elementi nutritivi sia per le problematiche produttive che alcune varietà evidenziano (difficoltà a mantenere le produzioni costanti in Abate Fetel e Decana del Comizio) sia per l’intensificazione degli impianti raggiunta anche dal pero negli ultimi anni. Concimazione di copertura Fase di allevamento Nella fase di allevamento delle piante la concimazione deve essere “tarata” in funzione della combinazione d’innesto e della fertilità del terreno. L’obiettivo è quello di formare precocemente la struttura scheletrica delle giovani piante in modo da abbreviare il più possibile il periodo improduttivo. In pratica si considera di somministrare 10-15 grammi di azoto per pianta nel periodo compreso tra aprile e giugno. Fase di produzione In questa fase la tecnica deve mirare ad ottenere elevati livelli produttivi con frutti di buona qualità globale. In particolare per quanto riguarda la gestione dell’azoto la pratica non può prescindere dalla conoscenza della dinamica che tale elemento presenta all’interno dell’albero (ciclo interno dell’azoto). Nel pero in particolare è stato dimostrato che all’inizio della fioritura circa il 90% dell’azoto presente nelle foglie delle lamburde e nei fiori proviene dagli organi di riserva. Questo risultato indica che le fasi di fioritura, allegazione e prima crescita dei germogli dipende principalmente dalla rimobilizzazione, all’interno dell’albero, delle riserve azotate. Successivamente nel corso del periodo vegetativo le foglie diventano i siti di accumulo dell’azoto fino alla fase di caduta autunnale in cui l’azoto accumulato viene trasferito verso le strutture permanenti dell’albero. A livello pratico possiamo anche aggiungere che durante il periodo di rapida crescita dei germogli è bene che le somministrazioni di azoto non siano eccessive. Altre ricerche condotte negli Stati Uniti hanno anche evidenziato che apporti precoci di azoto (pre fiorali) possono aumentare la percentuale di frutti colpiti da marciumi durante la frigoconservazione rispetto ad applicazioni più tardive eseguite nel periodo successivo all’allegagione dei frutticini; ciò è dovuto all’innalzamento del rapporto N/Ca finale nella polpa. Sulla base di quanto riportato si prospettano 2 diverse strategie di concimazione primaverile con azoto. 1)Nei terreni fertili dove si verifica un buon rinnovamento della vegetazione, la concimazione con azoto può essere posticipata alla fase di avvenuta allegagione quando la carica produttiva delle piante appare definita; le dosi indicative sono di 50-60 unità/ha. 2)Nei suoli meno fertili e negli impianti fitti è preferibile applicare una dose contenuta a 20 kg/ha già in corrispondenza della fioritura ed intervenire frazionatamene nel corso della stagione vegetativa (es.30-40 kg di N dopo l’allegagione). Apporto tardivo di azoto Anche nel pero risulta efficace un apporto di azoto dopo la raccolta per i benefici effetti che tale pratica assicura nella fertilità delle gemme a fiore nell’annata successiva; tale somministrazione risulta efficace quando si verifica almeno una delle seguenti condizioni: la dotazione del terreno si presenta bassa (analisi dei nitrati) il pereto ha fornito una elevata produzione sono evidenti i sintomi di uno stato azotato non ottimale. Gli apporti debbono aggirarsi sui 25-30 kg/ha da effettuarsi quando l’apparato fogliare è ancora attivo. La somministrazione può avvenire appena dopo la raccolta per via fogliare con urea tecnica al 2-3%. Altri macroelementi Le unità fertilizzanti di fosforo (P), potassio (K) e magnesio (Mg) da distribuire annualmente vanno definite tenendo presenti la dotazione del terreno e le asportazioni del pereto nel corso dell’anno. Per quanto attiene alle dotazioni del terreno si fa sempre riferimento alle analisi del terreno in modo da guidare la concimazione rispetto a dotazioni insufficienti o, di contro, molto elevate o elevate. Per quanto riguarda le asportazioni si può fare riferimento alla tabella seguente. Asportazione di macroelementi da parte di un pereto in piena produzione Parti dell’albero Azoto (kg/ha o ) Frutti Foglie totale ) 27 87 114 Fosfor Potass io (kg/ha 4 5 9 ) Calcio Magne (kg/ha sio (kg/ha) (kg/ha ) 56 81 137 15 65 80 4 11 15 Per quanto concerne il potassio si consiglia di non superare i 150 kg/ha in quanto in terreni troppo dotati di magnesio e potassio si potrebbe avere un cattivo assorbimento del calcio con l’insorgenza di problemi di conservazione. Il magnesio può essere apportato nella misura di 20-25 kg/ha a partire dalla fase di avvenuta allegazione dei frutticini. Il fosforo viene di norma indicato con una restituzione pari a 50 kg/ha tuttavia come detto in precedenza questa valutazione deve essere fatta in funzione del tipo di terreno e dei dati analitici. Modalità di somministrazione La fertirrigazione Sulla validità e sull’efficacia della fertirrigazione abbiamo già accennato; anche per il pero riportiamo un piano fertirriguo relativo ad un pereto ad alta densità della cultivar Abate Fetel innestata su cotogno C. Le somministrazioni hanno tenuto conto di una buona dotazione di base del suolo e delle necessità della coltura nelle varie fasi fenologiche rispetto ad ogni singolo elemento. Per l’azoto sono stati effettuati interventi più contenuti nelle prime fasi di sviluppo delle piante (fioritura e post-fioritura) e quantità crescenti in corrispondenza delle fasi particolarmente esigenti di questo elemento (tarda primavera-inizio estate). Il fosforo è stato dato precocemente in modo da sfruttare la sua capacità di stimolare gli apparati radicali delle piante mentre potassio e magnesio sono stati dati a partire da giugno. Apporti fertirrigui su pereto in piena produzione Epoca Azoto Fosfor Potass Magne Fertili (N) o (P2O5) io (K2O) sio (MgO) zzanti (2) Da caduta petali a fine maggio(1) Da inizio giugno a fine luglio Da inizio agosto alla raccolta Postraccolta Totale 2,0 2,2 0 0 2,0 2,2 0 0 2,5 2,7 0 0 2,5 2,7 0 0 2,5 2,7 0 0 2,5 0 7,2 0 3,5 0 10,3 0 3,5 0 0 3,0 3,5 0 10,3 0 3,5 0 0 3,0 3,5 0 10,3 0 3,5 0 10,3 0 3,5 0 10,3 0 2,5 0 7,2 0 2,5 0 7,2 0 2,5 0 7,2 0 2,5 0 7,2 0 2,5 0 7,2 0 2,5 2,5 2,5 58,5 0 0 0 12,5 0 0 0 94,7 0 0 0 6 Ureafosfato Ureafosfato Ureafosfato Ureafosfato Ureafosfato Nitrat o di K Nitrat o di K Urea e solfato di magnesio Nitrat o di K Urea e solfato di magnesio Nitrat o di K Nitrat o di K Nitrat o di K Nitrat o di K Nitrat o di K Nitrat o di K Nitrat o di K Nitrat o di K Urea Urea Urea U.F. fertirrigazione ogni 7-10 giorni Urea-fosfato [18N,44P2O5], nitrato di K [13N,46 K2O], Urea [46N], solfato di Mg [16% di MgO] La concimazione fogliare Largamente praticata nel pero risulta efficace nelle seguenti condizioni : stress nutrizionali che richiedono interventi tempestivi e mirati carenza o bassa assimilabilità nel terreno assorbimento radicale rallentato o non pienamente efficiente. Boro (B) e altri microelementi Viene frequentemente apportato per via fogliare in pre-fioritura o piena fioritura in quanto una sua carenza porta a scarsa allegazione e ulcerazioni dell’epidermide.Il boro,così come altri elementi viene scarsamente mobilizzato dal terreno verso i frutti, per questo motivo è preferibile l’apporto fogliare. Un intervento interessante può essere quello di apportare il boro subito dopo la raccolta abbinato ad urea al 2,5%, tale applicazione dovrebbe consentire un accumulo dell’elemento nelle gemme per la ripresa vegetativa. Da sperimentazioni biennali condotte in Emilia Romagna su peri aventi una dotazione normale di boro nelle foglie è risultato del tutto inefficace l’applicazione dell’elemento nelle fasi di “bottoni fiorali” e “fioritura” sulla percentuale di frutticini allegati e sulla produzione finale. La sperimentazione ha dimostrato che l’efficacia si ha solo in casi di accertata carenza. Considerazioni analoghe potrebbero essere effettuate su altri microelementi quali zinco e manganese, soprattutto per quest’ultimo elemento ulteriori ricerche Emiliano-Romagnole hanno evidenziato che, in quegli ambienti, l’ingiallimento fogliare del pero era dovuto non tanto ad una carenza di manganese ma di ferro infatti, somministrazioni di manganese non hanno contribuito affatto a inverdire le foglie clorotiche. Molti terreni della Val di Chiana non sono terreni clorosanti pertanto anche le sommistrazioni di microelementi e di ferro in particolare sono ragionevoli solo in caso di carenza. Irrigazione: La quantità d’acqua da apportare ad un pereto va valutata in ragione dell’andamento climatico, delle caratteristiche del terreno e delle esigenze effettive. Nei nuovi impianti intensivi e con cotogni di debole vigore, i turni irrigui debbono essere molto ravvicinati, anche 3 volte per settimana, specie nel momento più critico dell’accrescimento dei frutti. Appositi strumenti collocati in prossimità dell’apparato radicale a diverse profondità, indicano la situazione idrica del terreno e la conseguente necessità di irrigare. I sistemi d’irrigazione preferiti, anche per il pero, sono quelli microirrigui localizzati a goccia o a spruzzo, con i quali è possibile effettuare anche la fertirrigazione. Una corretta gestione dell’irrigazione permette un miglior controllo ed un rallentamento dello sviluppo dei germogli senza compromettere l’accrescimento dei frutti. Questa tecnica definita del "deficit idrico controllato" viene applicata negli impianti intensivi dove l’apparato radicale è superficiale. Questa tecnica è particolarmente efficace 40-50 giorni dopo la fioritura quando la competizione fra frutti e germogli è particolarmente forte. COLTIVAZIONE NELL’AREA INTERESSATA La coltivazione del pero nell’area oggetto degli interventi ammonta a circa 185 ettari, concentrati quasi nella Valdichiana. Infatti mentre nella porzione di Valtiberina interessata dal progetto di Montedoglio è praticamente assente. All’interno poi della Valdichiana alcuni comuni mostrano una forte presenza di pereti, dovuta alla presenza di una zona storicamente legata a questa coltura. Zona individuata nei comuni di Monte San Savino, Civitella della Chiana, Foiano della Chiana e Arezzo. I dati sono delle coltivazioni sono stati forniti da Artea (Agenzia regionale toscana erogazioni in agricoltura) sulla base delle domande presentate dall’aziende agricole per la richiesta del premio unico aziendale o per la richiesta del gasolio agricolo (gestione UMA). ANGHIARI MONTERCHI SANSEPOLCRO VALTIBERINA totale irriguo asciutto 0,24 0,18 0,06 0,08 0,00 0,08 0,02 0,00 0,02 0,34 0,18 0,16 AREZZO CAST FIORENTINO CIVITELLA VAL DICHIANA CORTONA FOIANO DELLA CHIANA LUCIGNANO MARCIANO DELLA CHIANA MONTE SAN SAVINO VALDICHIANA 18,13 0,26 10,32 0,00 7,82 0,26 75,82 1,52 35,64 1,02 75,82 1,45 35,64 0,02 0,00 0,07 0,00 1,00 1,01 51,47 184,86 1,01 36,60 160,85 0,00 14,87 24,01 VALDICHIANA AREZZO CAST FIORENTINO CIVITELLA VAL DICHIANA CORTONA FOIANO DELLA CHIANA LUCIGNANO MARCIANO DELLA CHIANA MONTE SAN SAVINO TOTALE HA VALTIBERINA 18,13 0,26 75,82 ANGHIARI MONTERCHI SANSEPOLCRO 0,24 0,08 0,02 1,52 35,64 1,02 1,01 51,47 184,86 TOTALE HA 0,34