15. ghiandola mammaria - Università degli Studi di Urbino
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15. ghiandola mammaria - Università degli Studi di Urbino
GHIANDOLA MAMMARIA Carattere sessuale secondario femminile e fonte di alimentazione per il neonato. Nel maschio rimangono sempre in forma rudimentale. Sono sede di una malformazione neoplastica in 1 donna su 10. Donna adulta giovane, sporgenza arrotondata all’interno della fascia superficiale, prevalentemente nella parte anterosuperiore del torace. Forma e dimensioni dipendono da fattori genetici, razziali, dietetici, età, numero di gravidanze, menopausa. Possono essere sferiche, coniche o variamente pendule, piriformi o magre e piatte. Nella donna adulta la base si estende verticalmente, dalla II alla VI costa e orizzontalmente dal margine mediale dello sterno alla linea ascellare media lateralmente. Porzione superolaterale si prolunga verso l’ascella. Fascia superficiale del tronco si divide per racchiudere la mammella, forma i foglietti anteriore e posteriore. Estensioni posteriori di tale fascia collegano la mammella alla fascia pettorale che fa parte di quella profonda. Solco inframammario, zona di aderenza del sistema fasciale alla parete toracica. E’ posta sopra la fascia pettorale che ricopre i muscoli: Grande pettorale Dentato anteriore Obliquo esterno e la sua aponevrosi Tra mammella e fascia profonda→ SPAZIO RETROMAMMARIO → contenente connettivo lasso → da un certo grado di movimento alla mammella. Carcinoma mammario in stato avanzato può invadere i muscoli e far si che la mammella vi aderisca. Anche piccole propaggini ghiandolari possono invadere i muscoli. Le ghiandole mammarie si trovano nel tessuto adiposo del tessuto sottocutaneo del petto. Ogni mammella termina anteriormente con una sporgenza conica: CAPEZZOLO. La sua forma è variabile: cilindrica, arrotondata, emisferica, schiacciata, in base a fattori ormonali, evolutivi. Posizione variabile, nelle donne dipende dalle dimensioni e dalla forma delle mammelle. Il capezzolo può andare incontro a eversione, difficoltà durante l’allattamento. Eversione o inversione congenita dei capezzoli colpisce il 3% della popolazione femminile. Solitamente è una condizione bilaterale. La maggior parte dei casi è ombelicata il capezzolo è retratto sotto la superficie areolare. Questa condizione è dovuta alla mancata proliferazione del tessuto mesenchimale, che non riesce a spingere fuori il capezzolo. I restanti casi sono dovuti all’invaginazione del capezzolo. Questa situazione può causare mastiti e difficoltà di allattamento. Ci può essere correzione chirurgica. Il capezzolo è circondato da una regione chiamata AREOLA, di colore rosa scuro e di aspetto granulare. La cute del capezzolo e della circostante aureola ha forma irregolare, contiene inoltre numerose ghiandole sudoripare e sebacee che si aprono direttamente in superficie. Punto in cui i dotti ghiandolari confluiscono per aprirsi all’esterno. La secrezione oleosa funge da lubrificante protettivo e facilita l’allattamento del neonato. Le ghiandole sono spesso visibili nelle donne gravide come piccoli rilievi: TUBERCOLI DI MONTGOMERY, disposti in cerchio lungo il margine dell’areola. Altre ghiandole areolari si ingrandiscono durante la gravidanza e l’allattamento come tubercoli sottocutanei. Le ghiandole sebacee dell’areola sono prive di follicoli piliferi. Cute di capezzolo e areola ricca di melanociti. Aumento di pigmentazione dal 2° mese di gravidanza. Parenchima ghiandolare diviso in lobi formati da ghiandole tubulo alveolari e tessuto connettivo. I dotti lobulari convergono a formare un solo DOTTO GALATTOFORO per ogni lobo. L’unità lobulare è la componente funzionale e può dar luogo a lesioni maligne primitive. Vicino al capezzolo i dotti si espandono a formare 15-20 SENI GALATTOFORI che si aprono in ogni capezzolo. Sistema dei dotti circondato da connettivo denso che suddivide i lobi e i lobuli, formando il LEGAMENTO SOSPENSORE DELLA MAMMELLA. Uno strato di connettivo lasso separa la ghiandola mammaria dai muscoli pettorali. Vascolarizzate da rami dell’arteria ascellare, dall’arteria toracica e da alcune intercostali. Nella ghiandola mammaria a riposo il sistema dei dotti prevale sulle cellule secernenti. Le dimensioni sono dovute più al tessuto adiposo di quello ghiandolare. In gravidanza inizia lo sviluppo della ghiandola mammaria grazie all’azione della prolattina e dell’ormone della crescita prodotti dall’adenoipofisi e dell’ormone lattogeno placentare prodotto dalla placenta. I dotti galattofori si dividono per mitosi e iniziano a comparire cellule secernenti. Fine del 6° mese ghiandola mammaria completamente sviluppata, produzione del secreto, accumulato nei dotti. Suzione del capezzolo → emissione di latte, ossitocina rilasciata dall’ipofisi → contrazione muscolatura liscia dei dotti e dei seni galattofori → emissione del latte. Importante il drenaggio linfatico in clinica. Esso è responsabile del trasporto di metastasi. Principale drenaggio dalla rete cutanea. I rami hanno estesa ramificazione e non hanno valvole. L’occlusione da parte di una massa tumorale, può portare ad un flusso retrogrado. Flusso linfatico parallelo ai principali affluenti venosi, raggiunge i linfonodi attraverso un’estesa rete di capillari linfatici periduttali e peritubulari, la maggior parte confluisce nel gruppo ascellare. Linfatici cutanei attraversano il grande pettorale per raggiungere i vasi che provengono dal parenchima profondo, poi terminano nei linfonodi sottoclavicolari. Linfatici della mammella sinistra confluiscono nel condotto toracico e nella succlavia. A destra i linfatici si immettono nella vena succlavia destra una parte dei linfonodi del lato mediale viene drenato dai linfonodi toracici interni. Linfonodi ascellari ricevono più del 75% della linfa proveniente dalla mammella. Vi sono 20-40 linfonodi, raggruppati in pettorali, sottoscapolari, centrali e apicali. In base alla relazione con il muscolo pettorale inferiori (sotto al muscolo), centrali (dietro al muscolo), superiori (tra il margine superiore del piccolo pettorale e il margine inferiore della clavicola. Cancro della mammella patologia frequente, in particolare nelle donne in menopausa. Tumori della mammella maschile 1% di tutti i casi di cancro mammario, possono interessare il tessuto oltre il limite alveolare. Originano dall’epitelio dei lobuli o dei dotti, poiché si accrescono e si infiltrano, possono portare ad una reazione del tessuto fibroso. Le masse della mammella possono essere benigne o maligne. Masse maligne possono riportare segni clinici dell’infiltrazione delle strutture adiacenti. Si forma una massa dura e irregolare, retrazione cutanea, fissazione muscolare, infiltrazione cutanea ed edema della cute soprastante (aspetto a buccia d’arancia). Le donne colpite da tumore al seno che camminano regolarmente almeno un’ora alla settimana hanno maggiori possibilità di sconfiggere la malattia rispetto a quelle che non fanno alcun esercizio fisico. Secondo uno studio recente, molte donne riducono le loro probabilità di sopravvivenza cessando qualsiasi forma di attività fisica dopo la diagnosi. Polimastia (mammelle soprannumerarie) e politelia (capezzoli soprannumerari) possono svilupparsi in maschi e femmine, in qualsiasi punto delle creste mammarie (linee immaginarie che dall’ascella vanno al pube). Il tessuto mammario può non svilupparsi del tutto (amastia) oppure si sviluppa il capezzolo, ma non il tessuto mammario (amazia). Lo sviluppo soprannumerario della mammella si verifica nel torace, solitamente, sotto la mammella normale (90% dei casi), ma anche sotto l’ascella (5%) o nella regione addominale (5%). La politelia è comune nei maschi e si verifica nell’1% delle donne. Alla nascita mammella con soli dotti galattofori, ma non alveoli. Fino alla pubertà limitata ramificazione dei dotti e leggero ingrossamento della ghiandola mammaria che riflette la crescita di stroma fibroso e tessuto adiposo. Dopo la pubertà, gli estrogeni ovarici, stimolano i dotti che si ramificano e alle loro estremità si sviluppano piccoli ammassi solidi di cellule poliedriche granulose, che precedono gli alveoli. Gli estrogeni favoriscono anche il differenziamento degli adipociti, che portano all’ingrossamento della mammella. Durante il ciclo mestruale si verificano cambiamenti nel tessuto mammario. Fase follicolare (3-14) lo stroma diventa meno denso. Fase luteale (15-28) aumento della densità stromale i dotti hanno lume aperto e producono secreto, insieme a cellule epiteliali di sfaldamento. Proliferazione massima al 26° giorno, poi si ha una riduzione del sistema duttale. 28° giorno apoptosi delle cellule epiteliali. Il flusso sanguigno aumenta a metà ciclo, nella seconda metà del ciclo aumenta il contenuto di acqua. Dopo la menopausa i lobuli e i dotti vanno incontro ad atrofia e il tessuto ghiandolare viene sostituito da tessuto adiposo. Si riduce il contenuto cellulare e diminuiscono le fibre.