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DANILO DOLCI E IL BORGO DI DIO Origini del borgo di Dio Il Centro “Borgo di Dio” fu fondato nel 1952. Il Borgo di Dio è il luogo dove Dolci ha svolto la sua opera di promozione civile, culturale ed educativa sostenendo convegni, seminari di studio internazionali e interventi per lo sviluppo delle zone più depresse. Lì, negli anni, ebbero luogo una lunga serie di seminari organizzati per mettere in con Il progetto Il centro permise di ospitare personalità come Elio Vittorini, Lucio Lombardo Radice, Ernesto Treccani, Antonio Uccello, Eric Fromm, Johan Galtung, Emma Castelnuovo, Clotilde Pontecorvo, Paolo Freire, e tanti altri. Tutti questi sostenitori dell’attività di Danilo Dolci contribuirono alla diffusione e alla sperimentazione di questi laboratori di gruppo, votati alla ricerca e alla creatività, allo scopo di ottenere una formazione onnicomprensiva che nutrisse lo spirito e le menti, formando così una cultura che fosse innanzi tutto presa di coscienza del sé. L’auditorium L’esperienza di Danilo Dolci L’esperienza del Centro fu sicuramente una tra quelle più rilevanti di sviluppo di comunità registrate nell’Italia dell’immediato dopoguerra. Alla costruzione del progetto collaborarono attivamente esponenti di diverse discipline urbanisti-architetti, sociologi, agronomi, economisti, tra i quali Ludovico Quaroni, Carlo Doglio, Bruno Zevi, Edoardo Caracciolo, Giovanni Michelucci, Lamberto Borghi, Paolo SylosLabini, Sergio Steve e altri. Il Centro assunse da subito un ruolo centrale nell’attività condotta da Danilo Dolci, il complesso architettonico “Borgo di Dio” fu lo scenario di un grande risveglio culturale. Dal ‘68 vennero avviati gli studi e le verifiche necessarie per approntare un piano di sviluppo organico della zona: le prime riunioni, gli incontri, i seminari si svolsero proprio nel nuovo Centro. Nel Giugno del 1973 venne inaugurato il nuovo teatro-auditorium avviando nell’area una stagione di grande dinamismo culturale e artistico, rivolto alla diffusione del metodo non violento, della maieutica reciproca e della lotta al banditismo e alla mafia, con lo scopo ultimo di utilizzare strumenti culturali e di coscienza civica per restituire alla popolazione il proprio potere sul territorio, sulle risorse umane e naturali. Il 30 Dicembre1997, con la morte di Danilo Dolci, il “Centro Studi Borgo di Dio” venne abbandon I murales del Borgo Il presente progetto vuole risvegliare LA POESIA Danilo Dolci, nel 1950, decise di abbandonare gli studi universitari. Successivamente si trasferì in Sicilia, dopo aver aderito all'esperienza di Nomadelfia, e promosse lotte non-violente contro la mafia, il sottosviluppo e per i diritti ed il lavoro. Una delle sue armi era sicuramente la poesia. simo rilievo della nonviolenza nel mondo. così guidato. C’è chi insegna lodando quanto trova di buono e divertendo: c’è pure chi si sente soddisfatto essendo incoraggiato. C’è pure chi educa, senza nascondere COMMENTO: Questa poesia è l’assurdo ch’è nel mondo, aperto ad ogni sviluppo ma cercando «… educare non è riempire un vaso, ma è accendere un fuoco.» -Montaigne d’esser franco all’altro come a sé, COMMENTO : CIASCUNO CRESCE SOLO SE SOGNATO Dolci fu un educatore, per la maggior parte della sua vita, inconsapevole. Dolci ci insegna ad auto-educarci: a non reprimerci, a condividere rimanendo individui, ad esplodere e generare idee. A credere in noi stessi, perché molte volte la visione che l’essere umano ha di se stesso non corrisponde alla realtà percepita dagli altri. Molte volte l’uomo sottovaluta e nasconde i propri talenti per paura di dover investire tutte le energie su se stesso, per paura di fallire, per paura di un abbaglio. L’unico modo per “educarci” è smetterla con la presunzione di dover insegnare all’altro una bislacca verità assoluta, per iniziare a sognare se stessi con lucidità e occhio realistico. Danilo Dolci ci insegna che per crescere ognuno, ogni singolo individuo, deve ascoltare l’altro e vedere negli occhi esterni la proiezione della sua capacità interiore, perché “ciascuno cresce solo se sognato”. mezzanotte, ascoltavo a bocca aperta, Dolci, nei primi versi di «Tutti insieme» ci dà una s me ne stavo d'inverno vicino allo scaldino di mia nonna L’autore conclude con la sua personale considerazione che, probabilmente, serve ad invitarc Annunciano di avere ammazzato A sinistra si ha una poesia di Danilo Dolci, ne ignoriamo il titolo, ma, ciò che appare milletrecentoventisette persone, si vantano di averne rovinate di schianto altre diecimila, si gloriano di aver distrutto dighe, industrie “anche per elevare il morale del popolo”, di aver sconvolto undici strade: anacronistici mostri lo sterminio lo chiamano vittoria. era sicuro che le avrebbe messo in pericolo on posso più posso amare più una cosa sola persona - m'è rimorso giare a un affetto