Luigi Pirandello Lettera alla sorella: la vita come «enorme
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Luigi Pirandello Lettera alla sorella: la vita come «enorme
PARTE DODICESIMA CAPITOLO V L’età dell’imperialismo: le avanguardie (1903-1925) Luigi Pirandello, § 2 1 CD160 Luigi Pirandello Lettera alla sorella: la vita come «enorme pupazzata» [Lettere] È una lettera alla sorella Lina, scritta il 31 ottobre 1886. Essa presenta i seguenti aspetti di estremo interesse: 1) la vita è priva di senso, 2) scrivere e studiare è analogamente insensato ma serve come compensazione della frustrazione derivante da tale scoperta, 3) gli ideali che aiutano a vivere sono degli autoinganni o delle illusioni mistificanti, 4) essi sono tuttavia necessari per sopravvivere. Sono concetti che vent’anni dopo, in una lettera a Filippo Surace, saranno ripresi in questi termini: «Chi ha capito il giuoco, non riesce più a ingannarsi; ma chi non riesce più a ingannarsi, non può prendere né gusto né piacere alla vita. Così è». da G. Giudice, Luigi Pirandello, Utet, Torino 1963, pp. 94-95. 5 10 15 La meditazione è l’abisso nero, popolato di foschi fantasmi, custodito dallo sconforto disperato.1 Un raggio di luce non vi penetra mai, e il desiderio di averlo sprofonda sempre di più nelle tenebre dense. [...] Noi siamo come i poveri ragni, che per vivere han bisogno d’intessersi in un cantuccio la loro tela sottile, noi siamo come le povere lumache che per vivere han bisogno di portare a dosso il loro guscio fragile, o come i poveri molluschi che vogliono tutti la loro conchiglia in fondo al mare.2 Siamo ragni, lumache e molluschi di una razza più nobile – passi pure – non vorremmo una ragnatela, un guscio, una conchiglia – passi pure – ma un piccolo mondo sì, e per vivere in esso e per vivere di esso. Un ideale,3 un sentimento, una abitudine, una occupazione – ecco il piccolo mondo, ecco il guscio di questo lumacone o uomo – come lo chiamano. Senza questo è impossibile la vita.4 Quando tu riesci a non avere più un ideale, perché osservando la vita sembra un’enorme pupazzata,5 senza nesso, senza spiegazione mai; quando tu non hai più un sentimento, perché sei riuscito a non stimare, a non curare più gli uomini e le cose, e ti manca perciò l’abitudine, che non trovi, e l’occupazione, che sdegni – quando tu, in una parola, vivrai senza la vita, penserai senza un pensiero, sentirai senza cuore6 – allora tu non saprai che fare: sarai un viandante senza casa, un uccello senza nido. Io sono così.[...] Io scrivo e studio per dimenticare me stesso – per distormi7 dalla disperazione. 1 La meditazione...disperato: in una serie di *metafore, Pirandello definisce la meditazione la percezione del nulla (l’abisso nero), spaventosa e disperante. 2 Noi siamo come...al mare: parte di qui una triplice *similitudine, scandita dall’*anafora e dal *parallelismo. Per quanto si tratti di una lettera privata, lo stile è figurato e scandito da ripetizioni. D’intessersi in un cantuccio: di tessersi in un angolino; a dosso: addosso, grafia lett. 3 Un ideale: ma l’ideale è immediatamente svalutato perché, pur essendo necessario, ha la fragilità della ragnatela, del guscio, della conchiglia. L’immagine ricorda l’“ideale dell’ostrica” di Verga. 4 Senza...la vita: senza l’autoinganno, e senza false certezze, l’insensatezza della vita sarebbe intollerabile. Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese Manuale di letteratura 5 pupazzata: commedia di burattini, in senso spregiativo. 6 vivrai...senza cuore: qui l’autore allude a una vita vissuta senza partecipazione, in uno stato di atonia e di inerzia. 7 distormi: distogliermi. Pirandello non conserverà questa idea per tutta la sua carriera: anzi, farà della letteratura la denuncia dell’assurdità della vita. [G. B. PALUMBO EDITORE]