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Diapositiva 1
Sorveglianze e nuovo Piano nazionale della prevenzione Giuseppe Filippetti Ministero Lavoro, Salute e Politiche Sociali Prospettive sull’uso del sistema di sorveglianza PASSI Roma, 17 dicembre 2009 Le malattie croniche Rappresentano – il peso maggiore per il sistema sanitario, l’economia e la società: un peso che aumenta continuamente – una priorità per la sanità pubblica UNA SFIDA POSSIBILE? Se si eliminassero i maggiori fattori di rischio si potrebbero evitare: - l’80% dei casi di malattie ischemiche del cuore, ictus cerebrale e diabete tipo 2 - oltre il 40% dei tumori Per contrastare le malattie croniche è necessaria una strategia di lungo periodo: 1. 2. 3. Ridurre, in modo sistematico, i fattori di rischio Adattare il sistema sanitario alle malattie croniche Adottare un approccio globale che si traduca in interventi trasversali rivolti all’individuo, alla popolazione e al contesto. Il ruolo dei sistemi sanitari: quali azioni? Esercitare l’advocacy: “patrocinare” la salute nelle politiche che il Governo nazionale/regionale adotta, cercando di ottenere il massimo consenso nei confronti di un definito programma di salute Tarare le scelte su prove ed evidenze scientifiche, usando al meglio la conoscenza esistente e generandone di nuova Scegliere gli strumenti regolatori - normativi e finanziari (tassazione, incentivi, vincolo di risorse, ecc.) - più adeguati al raggiungimento degli obiettivi di salute Far leva sulle due principali risorse del sistema salute, le capacità degli uomini e delle donne e la tecnologia Creare una “comunità per la salute” mobilitando forze diverse e attivando alleanze e sinergie in vari ambiti, anche per costruire una cultura condivisa dello stare bene. Il presupposto Alla base delle scelte di policies e della conseguente valutazione di efficacia degli interventi messi in atto (“cultura dei risultati”) ci sono le evidenze, vale a dire informazioni precise, tempestive e territorializzate sulle caratteristiche e sulle dinamiche dei fenomeni di interesse per la salute pubblica. Sorveglianza epidemiologica descrive i fenomeni supporta il momento decisionale consente di misurare i risultati raggiunti Informazione per l’azione Strumento di governance Gli effetti Il Piano nazionale della prevenzione 2010-2012 enfatizza il ruolo della sorveglianza epidemiologica. Con una impostazione nuova e innovativa…. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. graduazione delle priorità (più alta attenzione ai fenomeni patologici di maggior rilievo per la popolazione) evidenza di efficacia (da utilizzare e da produrre) e sorveglianza dei fenomeni (analisi del contesto, profili di salute, monitoraggio, valutazione) focus sulla persona (al centro il cittadino e non l’intervento) ruolo centrale delle Regioni, funzione di stewardship del MS riorientamento dei servizi, sia di quelli nominalmente dedicati alla prevenzione (Dipartimento di prevenzione), sia di quelli prettamente sanitari (Distretti, DSM, SERT, Ospedali), con un’attenzione particolare al ruolo di MMG e PLS messa in sinergia di tutte le risorse e le energie di cui può disporre il Servizio sanitario nazionale ampliamento degli interlocutori (oltre il binomio sistema salute -- cittadino) Gli effetti …. che accentua la linea di continuo che necessariamente deve sempre esistere tra: promozione della salute individuazione del rischio gestione della malattia e delle sue complicanze Azione preventiva sempre meno settoriale e sempre più intersettoriale Visione integrata della malattia e dell’intervento Necessità di approfondire le valutazioni attraverso un uso efficace dei dati Le sfide attuali 1. Governare adeguatamente e razionalizzare la ricchezza (l’”eccesso”) degli elementi conoscitivi disponibili 2. Definire chiaramente le linee strategiche e gli obiettivi della ricerca epidemiologica, delle attività di sorveglianza e dei relativi sistemi informativi 3. Affrontare pragmaticamente la questione del rapporto tra raccolta dei dati e privacy 4. Investire risorse affinché la genesi della conoscenza diventi una funzione vitale all’interno della programmazione regionale e nazionale 5. Ribaltare la vecchia logica del rapporto tra ricerca a programmazione: la prima non può più essere subordinata alle esigenze della seconda ma deve diventare a tutti gli effetti stimolo ed elemento costituente della programmazione stessa. Grazie dell’ascolto