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Alimentazione dei conigli in accrescimento
Alimentazione dei conigli Produzione di varie tipologie di carne (tonnellate) in Italia nel 2008 (fonte FAO, 2010) Carni suine 1.606.013 Carni avicole 1.100.923 Carni bovine 1.056.912 Carni cunicole 240.000 Carni equine 24.565 Produzione di carne di coniglio (tonnellate) nell’anno 2008 (fonte FAO, 2010) Cina 660.000 Venezuela 481.000 Italia 240.000 Spagna 74.161 Egitto 69.840 Francia 51.400 Resto del mondo 265.854 • Il coniglio è un erbivoro monogastrico stretto. • Le fermentazioni della fibra avvengono nel cieco. • Ha la capacità di aumentare l’efficienza di utilizzazione proteica e l’ingestione di vitamine attraverso la ciecotrofia. Fermentazioni cecali • Acido acetico: 70-85 % • Acido butirrico: 8-20 % • Acido propionico: 3-10 % Recupero azoto Vitamine B “gruppi” di alimentazione • • • • • Fattrici (nelle varie fasi produttive); Svezzamento; Accrescimento; Finissaggio; Maschi e rimonta. I fabbisogni energetici • Mantenimento: 100 kcal ED/kg PM; • Accrescimento: 5 kcal ED/g di accrescimento; • Per la produzione di latte, bisogna ricordare che la fattrice produce 200 g di latte/d, con un valore calorico di circa 2000 kcal ED/l. Si stima un fabbisogno energetico di circa 3.2 kcal ED/g di latte. • I fabbisogni della gravidanza sono considerati come quelli di accrescimento, tenendo conto dell’aumento in peso della fattrice. Fabbisogni proteici • Mantenimento: 3 g PD/kg PM/d. • Accrescimento 180 g PG/kg peso vivo • Lattazione: 150 g PD/kg (l’efficienza delle PD in proteine del latte è 0.78). • Meglio sarebbe parlare di rapporto PD/ED che deve essere tra 11.5 e 12.5 g/MJ nelle fattrici e tra 10.5 e 11 nei conigli in accrescimento. Il livello di fibra Per ridurre problemi digestivi nel coniglio in accrescimento e mantenerne le performances di crescita bisogna quindi • fornire adeguate quantità di fibra rispettando quattro • punti: • Minima quantità di lignina e cellulosa (ADF) ≅ 20% • Adeguato rapporto lignina/cellulosa (≅ 1:2) • Rapporto DF/ADF =1,2 (DF = emicellulose e pectine) In generale: considerare sempre la capacità di ingestione. Fabbisogni fibra Lattazione FG 13-14 Svezzamen Ingrasso to 16-18 14.5-15.5 NDF 30-33 35-40 32-35 ADF 15-17 18-20 17-18 ADL 4-4.5 5-6 4.5-5 Esigenze proteiche Fattrici Allattanti svezzam Ingrasso allattanti +gravide ento PG 18 19 16 16 Met+cist 0.6 0.6 0.6 0.6 Lisina 0.95 0.75 0.80 0.85 Il problema del deficit energetico della fattrice • La fattrice che allatta e contemporaneamente porta avanti una nuova gravidanza va, inevitabilmente, incontro ad un deficit energetico quantificabile, in 30 giorni di allattamento, come circa 2900 kcal, corrispondi a circa 327 g di grasso corporeo. • Questo evento non può essere bypassato ma bisogna solo cercare di tenerlo sotto controllo per evitare di depauperare troppo la fattrice e compromettere le successive gravidanze. Tentativi di controllare il deficit energetico • Ritmo semi-intensivo (interparto 42 gg, perdita energetica circa 1700 kcal – 95 kcal/g); • Fino a 20 gg dopo il parto, impiego di mangimi con 2700 kcal di ED e 19 % PG. • Mangimi grassati? • Svezzamento precoce dei coniglietti. Alimentazione fattrici da rimonta • Dallo svezzamento a 10 – 12 settimane: 2300 kcal ED/kg; 15.5 % PG; • Da 10 – 12 settimane al primo accoppiamento: 2000-2100 kcal ED/kg; 16 % PG; 17-18 % FG. Mangimi utilizzati nella pratica • Mangime fattrice: dalla seconda metà della gravidanza a 20 gg di lattazione; • Mangime svezzamento: da 20 a 45 – 55 giorni di età; • Mangime da ingrasso: da 45 – 55 gg ad età di macellazione. Piani alimentari utilizzati • Il periodo che va dallo svezzamento alla macellazione normalmente viene suddiviso in due fasi – Fase di accrescimento (svezzamento - 42/5056d) – Fase di ingrasso con relativo finissaggio (42/50-56 d – macellazione) Lo svezzamento • Può essere regolato in funzione del ritmo riproduttivo della fattrice; • In genere l’età di svezzamento adottata con la produzione ciclizzata è tra 32 e 35 gg; • Svezzamenti precoci (28 o anche 21 gg) vengono utilizzati per consentire il recupero delle condizioni corporee della fattrice ma non hanno effetti positivi sul peso dei coniglietti allo svezzamento. Post-svezzamento • Questa fase è molto delicata e risente principalmente – dall’età di svezzamento – Dall’alimentazione praticata prima dello svezzamento Post-svezzamento (evoluzione del consumo di alimento) • Il coniglietto inizia ad avvicinarsi alla mangiatoia della madre intorno al 16°-18° d • Fino al 21° d il consumo è irrilevante • Dal 22° al 28°-30° d il consumo aumenta (1020 g), ma nel computo dell’ingestione totale (latte + mangime) è il latte a rappresentare la quota maggiore Post-svezzamento • Allo svezzamento il coniglio subisce uno shock alimentare che può portare anche ad una iperingestione • Anche in questo caso molto dipende dall’età di svezzamento, dall’alimentazione solida presvezzamento, dalla disponibilità di latte svezzamento (evoluzione della capacità digestiva) • Nel coniglio alimentato con solo latte il pH dello stomaco è compreso tra 5 e 6.5. Soltanto dopo lo svezzamento si porterà sui normali valori compresi tra 1 e 2. • L’amilasi pancreatica è molto scarsa prima dei 24 giorni di vita, in seguito aumenta e raggiunge i valori da adulto dopo 6-7 settimane • L’impianto della flora ciecale cellulosolitica inizia con il consumo di alimento solido (18-20 d) e raggiunge la massima attività tra le 7 e le 9 settimane (104-107 batteri/grammo) • L’attività degli enzimi batterici cellulosolitici rimane bassa tra le 4 settimane e i 3 mesi di vita, mentre gli xilanolitici ed i peptinolitici aumentano la loro attività rapidamente. Svezzamento • Con lo svezzamento (che comporta la separazione del coniglietto dalla madre), il coniglio passa da un’alimentazione prettamente liquida (latte) ad una esclusivamente solida (mangime) • In questo passaggio normalmente avviene anche il cambio di mangime (da alimento per fattrice ad alimento svezzamento) • Non tutti i coniglietti arrivano allo svezzamento nelle medesime condizioni (età, consumo di latte, consumo di mangime,ecc) Post-svezzamento (consumo di mangime) • Il consumo di mangime varia in funzione dell’età • A parità di età di svezzamento (30d), il consumo aumenta se diminuisce la disponibilità di latte (nidiate numerose, coniglie non gravide, condizioni ambientali, ecc.) Effetto gravidanza sul consumo di alimento Coniglie gravide Latte ingerito g/d/nidiata (20-28d) 170,9 Coniglie non gravide 207,6 Mangime ingerito 91,8 g/d/nidiata (20-28d) pH cont. Ciecale (28d) 5,70 72,9 AGV totali mmol/l 52,2 43,6 C3/C4 0,39 0,63 6,24 Effetto numerosità della nidiata sul consumo di alimento (18-28 d) Nidiata 10 sogg. 22,2 Latte ingerito g/d/con. Mangime ingerito 6,6 g/d/con. Incremento g/d/con. 16,2 Peso a 28 d g 471,7 Nidiata 5 sogg 30,1 3,4 21,0 527,2 Alimentazione allo svezzamento • Il mangime per i conigli subito dopo lo svezzamento deve sicuramente soddisfare le esigenze nutritive, ma deve allo stesso tempo tener conto delle capacità digestive del soggetto • Il mangime pertanto deve avere le seguenti caratteristiche – Amido non più del 15% (e altamente digeribile, orzo, pisello) – Giusto apporto di fibra (che deve garantire il transito intestinale) – Giusto rapporto proteine/energia Relazione PD/ED per conigli in accrescimento PD (g/Mcal ED) PG (g/Mcal ED) Autore 43 61 Fraga et al. 43 61 De Blas et al. 44 62 Lebas Caratteristiche del mangime svezzamento-accrescimento • In pratica un mangime con 2400 Kcal di ED dovrebbe avere 10,8% di PD pari a circa 15,4 di PG • La proteina, inoltre, deve essere di buona qualità, deve contenere nella giusta proporzione tutti gli aminoacidi essenziali. • Aumentare il livello proteico della dieta per coprire i fabbisogni in aminoacidi essenziali può portare a conseguenze negative. • Aumenta, infatti, il livello di azoto ammoniacale nel cieco con incremento del pH e proliferazione di patogeni (clostridi) Mangime svezzamento • Nella pratica, molti allevamenti somministrano questo tipo di mangime già una settimana prima dello svezzamento • Questa strategia evita ai coniglietti lo stress da cambio di alimento allo svezzamento • Di contro penalizza la coniglia che riceve un alimento non adeguato alle elevate esigenze nutritive ancora presenti • Questo problema potrebbe essere superato con l’adozione di una gabbia che prevede un sistema di alimentazione separata tra madre e piccoli. Alimentazione separata madre-nidiata • Questo sistema, applicato su una gabbia con altezza di 60 cm che presenta una piattaforma grigliata di 30 cm a 32 cm di altezza, si basa sulla presenza di 2 mangiatoie: una posta in alto (bordo inferiore a 32-34 cm) per la madre, l’altra in basso per i piccoli con accesso impedito alla madre. • Questo sistema messo a punto presso la stazione sperimentale dell’ITAVI di Rambouillet (Francia), tuttavia, non dato risultati certi e, quindi, dovrà essere verificato ulteriormente Razionamento • Dopo lo svezzamento per evitare una eccessiva ingestione di alimento (con rischio di enteropatie) molti autori hanno provato a somministrare l’alimento in quantità razionata • Anche per questa strategia, i risultati ottenuti non sempre sono univoci. Risultati Razionamento (Gidenne) Svezz.-54 d Ad libitum 90% 80% 70% 60% R.S. (mortalità) % 22,6 (10,2) 25,8 (14,2 16,7 (5,5) 10,8 (5,4) 9,5 (2,8) Peso Macellaz. 2468 2422 2373 2340 2279 R.S. (mortalità) % 9,2 (6,3) 9,3 (5,8) 10,7 (7,4) 14,1 (10,1) 11,8 (9,4) 54 d – macellaz. Risultati Razionamento (Nizza et al) Ad libitum Raz. al 90% Peso a 84 d 2755.3 2732.2 Incremento/d 40.02 39.54 ICA 3.88 3.40 Mortalità 22.6 18.7 Alimentazione ingrasso • In questa fase che inizia intorno al 42-50° d (età svezzamento, età macellazione, ecc.) l’alimentazione ha come obiettivo quello di: – Favorire l’incremento giornaliero con ICA contenuti – Ottenere carcasse idonee per la commercializzazione – Contenere i costi di alimentazione Alimentazione ingrasso • In questa fase l’alimentazione viene effettuata ad libitum • In effetti nelle produzione del coniglio pesante (2,7-2,8 kg) una moderata alimentazione razionata può essere effettuata (migliora l’ICA e riduce il contenuto in grasso) Alimentazione ingrasso • Nei soggetti macellati a pesi inferiori (2,3-2,4 kg) l’alimentazione viene effettuata ad libitum con diete ad alto contenuto energetico • In alcuni casi si può prevedere anche una leggera grassatura delle diete (2-6%) • La grassatura deve rimanere a livelli bassi per mantenere buona la qualità del pellet e per non peggiorare le caratteristiche della carcassa alimentazione e qualità della carne • L’alimentazione può influenzare – l’adiposità della carcassa – La quantità e la qualità dei lipidi intramuscolari – La stabilità del grasso – La conservabilità della carne – Il contenuto proteico e aminoacidico – Il contenuto in minerali Influenza del livello alimentare • Un ritmo di crescita lento (dovuto ad una ingestione energetica pari a circa l’85%) favorisce lo sviluppo dei tessuti a maturità precoce (pelle, apparato digerente, ossa) e ritarda quello dei più tardivi. • I muscoli e soprattutto il tessuto adiposo che sono a maturazione tardiva risultano al contrario meno sviluppati Influenza del livello alimentare • La restrizione alimentare riduce – L’adiposità – Il rapporto muscolo/osso – La resa alla macellazione (maggiore incidenza dell’intestino sia per un maggior tempo di ritenzione, sia perché gli organi digestivi sono a maturità precoce) Inoltre la composizione corporea presenta maggiori contenuti di acqua e ceneri e livelli inferiori di proteine e grassi. La restrizione alimentare può peggiorare la succosità e il sapore della carne. Influenza della grassatura sulla qualità della carcassa • Una modesta grassatura sembra non influenzare le caratteristiche della carcassa • Quando la grassatura è più spinta (8-9%) aumenta l’adiposità della carcassa e secondo alcuni autori variano anche altri parametri – Riduzione del rapporto lunghezza/circonferenza della carcassa – Aumento del tenore lipidico intramuscolare dell’arto posteriore Influenza della grassatura sulla qualità della carne • La natura del grasso aggiunto alla dieta influenza la composizione acidica della carne, il suo sapore e le caratteristiche tecnologiche • La composizione insatura degli acidi grassi della carne di coniglio deriva in maggior misura dalla dieta ed in particolare dall’acido linoleico (C18:2), presente in cereali e farine di estrazione, e dall’acido linolenico (C18:3), presente nell’erba medica. • Da non sottovalutare comunque l’azione svolta dalla microflora del cieco Influenza della grassatura sulla qualità della carne • Normalmente gli acidi grassi a breve e media catena carbossilica vengono catabolizzati per scopi energetici • Quelli a lunga catena vengono direttamente depositati nel tessuto adiposo • gli acidi grassi esogeni possono modificare l’attività degli enzimi lipolitici. Per tale motivo il profilo acidico della carne di coniglio non rispecchia esattamente quello delle fonti alimentari Influenza della grassatura sulla qualità della carne • Tuttavia diete arricchite con acidi grassi polinsaturi forniscono carni con contenuti più elevati dei suddetti AG. • Particolare interesse è stato attribuito all’arricchimento della carne con PUFA n-3 • Da ricordare comunque che un elevato livello di insaturazione può pregiudicare la stabilità ossidativa della carne se non si ricorre ad una contemporanea integrazione di antiossidanti • Inoltre la presenta di acidi grassi insaturi rende il grasso può untuoso Nuove frontiere in coniglicoltura: il problema degli antibiotici • Utilizzati a scopo: terapeutico, profilattico, auxinico. • In generale: a scopo profilattico impiegati in generale durante l’accrescimento. • A scopo auxinico durante il finissaggio. • Dal 01.01.2006 gli antibiotici a scopo auxinico sono stati vietati dall’Unione Europea. • La coniglicoltura si è adeguata ma resta l’uso di antibiotici a scopo preventivo. • Sono in fase studio sostanze alternative agli antibiotici da utilizzare durante l’accrescimento. • Risultati poco convincenti dei probiotici, estratti di piante, enzimi. • Migliori risultati forniscono i prebiotici e, tra essi i mannano-oligosaccaridi sono da preferire. I mannano-oligosaccaridi (MOS) • Sono sostanze glucidiche (mannosio) estratte dalla parete cellulare di Saccharomyces cerevisiae; • Una buona parte di batteri patogeni (tra cui E. coli e S. tiphymurium) posseggono delle fimbrie, dette di tipo 1 i cui recettori permettono l’adesione alle cellule epiteliali che rivestono la mucosa dell’intestino. • Tali recettori sono specifici per il mannosio. • I MOS, quindi, bloccano i recettori e rendono i patogeni incapaci di legarsi alla parete intestinale. • Migliorando lo stato sanitario dell’apparato digerente si rafforza il sistema immunitario ad esso associato con effetti positivi sulla resistenza degli animali allo stress. • Inoltre, i MOS agiscono anche come promotori della crescita aumentando la lunghezza dei villi intestinali e la profondità delle cripte (aumenta la digeribilità degli alimenti). • In prove sul campo confrontando diete senza integrazioni, con antibiotici e con MOS, non si sono trovate differenze tra queste ultime due che hanno fornito effetti migliori sull’accrescimento rispetto alle prime, almeno in condizioni “normali”. • In caso di eventi particolarmente stressanti (episodi enterocolitici) sembrano invece rispondere meglio i MOS.