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Chris Bellamy, Guerra assoluta. La Russia sovietica

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Chris Bellamy, Guerra assoluta. La Russia sovietica
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Benvenuti, Francesco: Rezension über: Chris Bellamy, Guerra
assoluta. La Russia sovietica nella seconda guerra mondiale, Torino:
Einaudi, 2010, in: Il Mestiere di Storico, 2011, 1, S. 107,
http://recensio.net/r/822bcefc46333ebde53298c6ee48a319
First published: Il Mestiere di Storico, 2011, 1
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i libri del
2010 / 1
107
Chris Bellamy, Guerra assoluta. La Russia sovietica nella seconda guerra mondiale, Torino,
Einaudi, 840 pp., € 30,00 (ed. or. London, 2007)
Il perdurante interesse per la partecipazione sovietica alla seconda guerra mondiale
deriva dalla circostanza che essa richiese a questo paese, già sottoposto a prove terribili
dalla rivoluzione bolscevica e dai suoi sviluppi, uno sforzo di mobilitazione, determinazione e sopportazione senza precedenti nella storia. L’a. si fa scrupolo di ricordare che lo
stalinismo ha improntato delle proprie pulsioni, ossessioni e deplorevoli finalità, in Urss
e in Europa orientale, anche gli anni di questa grande epopea (il trattamento riservato
dall’Urss ai popoli baltici, a quelli caucasici, a quello polacco all’inizio e alla fine della
guerra; quello inflitto dalle truppe sovietiche alle donne tedesche; la negligenza per le
perdite umane del proprio esercito, qui minuziosamente ricostruite). L’apertura degli archivi sovietici gli consente di precisare ulteriormente le dimensioni di tali efferatezze. Ma
gli archivi (e un senso comune storiografico, stabilitosi da tempo anche in Occidente)
confermano anche un’altra faccia della verità: quella di un gruppo dirigente politico e
militare capace di imparare dagli errori e dall’esperienza dello scontro con il nemico, di
dare prova di un’alta (insospettabile, si direbbe) professionalità militare nella pianificazione ed esecuzione delle operazioni di guerra e infine, progressivamente dotato di talento
logistico. Prezioso si rivela l’uso che Bellamy fa delle memorie di alcuni comandanti sovietici, come Zhukov e Rokossovskii, oggi restaurate nella loro integralità. Egli dà conto
anche di aspetti del conflitto germano-sovietico non puramente militari: la diplomazia
sovietica dal Patto del 1939 all’invasione; la partecipazione dei civili, con le sue luci e le
sue ombre; quella delle combattenti sovietiche, ingente e importante; il ruolo delle truppe
del pur famigerato Nkvd (la polizia politica) nell’assicurare alcuni successi dell’Armata
rossa; l’azione del partigianato nelle zone dell’occupazione tedesca. Infine, egli argomenta fondatamente contro vecchi e nuovi luoghi comuni della letteratura storico-militare:
l’attacco tedesco del giugno 1941 non fu un attacco «preventivo» contro un imminente
attacco sovietico alla Germania; prima di Stalingrado, la svolta della guerra cominciò a
profilarsi già nella battaglia di Mosca del dicembre 1941; Leningrado assediata cominciò
ad aver ragione dell’accerchiamento tedesco fino dai primi mesi del 1942. Parte del valore
del libro risiede nella sintesi e nella rielaborazione del lavoro del maestro di Bellamy, J.
Erickson, e di altri studiosi. Come Erickson, egli è riuscito a spiegare la vittoria sovietica
senza cadere in un’apologia del regime di Stalin, che affianca anzi, senza esitazione, a
quello di Hitler. Ma egli mostra anche come la «guerra assoluta» costrinse quel regime a
mettersi al servizio della causa nazionale e del fine della vittoria sul nemico e come esso
si sia rivelato capace, in tale occasione, di organizzare e incanalare le grandi risorse del
carattere nazionale russo.
Francesco Benvenuti
Il mestiere di storico, III / 1, 2011
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