LUCE e COLORI Anzitutto stabiliamo cos`è il “bianco”. Dovremo
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LUCE e COLORI Anzitutto stabiliamo cos`è il “bianco”. Dovremo
LUCE e COLORI note principali e 5 intermedie i semitoni: la scala, detta “temperata”, pone uguali i semitoni positivi ai semitoni negativi, ovvero i diesis ai bemolle. Bach compose, a dimostrazione della sua validità, il “Clavicembalo ben temperato”. Anzitutto stabiliamo cos'è il “bianco”. Dovremo distinguere, inoltre, tra “luce colorata” e “oggetto colorato”. La luce bianca, così come proviene dal Sole, è una miscela di tutti i colori possibili. Ogni colore percepito dipende dalla lunghezza d'onda, e quindi dalla frequenza, della sua radiazione elettromagnetica. Poiché la specie umana è “cresciuta” con la luce del Sole come luce naturale, neutra e quotidiana, l'ha chiamata “bianca”, parola che deriva da un termine indoeuropeo che significa “luminoso”, “scintillante”, senza implicazioni di colore. All'occhio e al cervello umani la luce solare, bianca, non appare colorata. Cambiando di pochissimo la lunghezza d'onda della luce (o del suono), si avrà un colore diverso, anche se non è detto che l'occhio ne colga la differenza. Per esempio, esistono dozzine di diverse sfumature che noi raggruppiamo sotto il termine “rosso”, limitate solo dalla nostra capacità di distinguerle. Sembra che l'uomo abbia la capacità di distinguere circa 350.000 tonalità di colore. Consideriamo ora un oggetto bianco. A differenza della luce bianca, un oggetto è bianco perchè quando la luce vi cade sopra esso riflette verso i nostri occhi tutti gli innumerevoli colori di quella miscela di luci colorate, senza cambiarne la composizione. La sua struttura molecolare non è fatta per assorbire la luce visibile, per cui l'oggetto appare esattamente dello stesso “colore” della luce che lo colpisce, quella che appunto abbiamo scelto di chiamare “bianca”. Un oggetto “colorato”, invece, fornisce un colore proprio perché le sue molecole assorbono selettivamente e trattengoono alcuni colori, cioè lunghezze d'onda, della luce solare e riflettono gli altri, alterando la miscela. Pensiamo ad un attore sul palcoscenico, con un mantello rosso sopra una camicia bianca. Se gli puntiamo addosso una lampada a luce rossa, egli appare tutto rosso, dal mantello alla camicia, perché l'unica lunghezza d'onda che qualsiasi parte dei suoi vestiti può riflettere è rossa: nessuna parte può riflettere luce verde o azzurra, semplicemente perché non la riceve. Se lo illuminiamo con luce bianca, il mantello appare ancora rosso, perché le sue molecole trattengono tutte le lunghezze d'onda tranne la rossa; ma la camicia bianca non assorbe nessuno dei colori della luce e li rimanda tutti, apparendo bianca Nel 1666 Isaac Newton scoprì che questa luce neutra può essere divisa in un arcobaleno di componenti colorate, semplicemente facendola passare attraerso un pezzo di vetro triangolare: un prisma triangolare. In seguito egli dimostrò che tutti questi colori erano in effetti presenti nella luce solare, ricombinandoli: proiettò degli arcobaleni su una parete, sovrapponendoli, e vide che si combinavano formando luce bianca. Newton pensò che sarebbe stato appropriato dividere l'intero arcobaleno (che lui chiamò “spettro” di colori) in sette categorie, analoghe ai toni musicali di una ottava. Scelse: rosso, arancio, giallo, verde, blu, indaco, violetto. L'indaco nessuno sa cosa sia (è una specie di tonalità tra il blu e il violetto), ma servì a Newton per riuscire ad avere sette nomi di colori. Il sette, del resto, è un numero simbolico ed importante anche per la religione: basta pensare alle sette virtù della religione cristiana (3 teologali, 4 cardinali), ai sette vizi o peccati capitali (nominati fin da Aristotele nel 300 a.C) ..... In realtà nella luce solare è presente un numero infinito di colori, sia visibili sia invisibili all'occhio umano. Analogamente nel suono esiste un infinito numero di toni musicali. Fu Bach ad organizzare le note nell'ottava utilizzata anche oggi in tutti strumenti musicali: è composta da 7 1/2 PERCEZIONE che la lunghezza d'onda che ciascuna luce invia agli occhi di A e B è la medesima, una per il rosso, una per il verde. Tutto il resto è personale, dipende da come retina, nervo ottico e cellule cerebrali “traducono” questa luce in percezione. Quando diciamo, impropriamente, che l'occhio umano “percepisce” una lunghezza d'onda come un “colore”, affermiamo in realtà che è il cervello a percepire il colore. L'occhio, infatti, è solo un organo di senso che, tramite coni e bastoncelli posti sulla retina, trasforma le lunghezze d'onda in segnale elettrico. Il nervo ottico trasporta questo segnale al cervello e questo lo “interpreta” con una sensazione che noi chiamiamo colore. (Nota: questo discorso riguarda anche gli altri sensi: il suono, il gusto .... Non sappiamo se due persone percepiscono lo stesso suono nello stesso modo, se lo stesso cibo ha lo stesso sapore. Sono percezioni assolutamente non confrontabili). Non c'è alcun modo per stabilire “come” ciascuno di noi “vede”un colore: è una sensazione soggettiva, non comunicabile. Nulla possiamo fare per dimostrare se due persone “vedono” un oggetto nello stesso modo o in modi diversi. A volte una stessa persona, guardando un oggetto alternativamente con i due occhi, percepisce sfumature diverse, per esempio un bianco più caldo (verso il rosa) con un occhio, un bianco più freddo (verso l'azzurrino) con l'altro: qual è il colore “vero” dell'oggetto ? IL NERO Una superficie nera è una superficie le cui molecole assorbono tutte le onde luminose visibili della luce che le cade sopra, senza praticamente rifletterne alcuna. Non è quindi propriamente un colore, il nero, in quanto noi definiamo usualmente colore una combinazione di lunghezze d'onda, una miscela, mentre il nero è l'assenza di radiazioni luminose. Un' ottima approssimazione di “oggetto nero” si ottiene realizzando un piccolo foro sulla parete di una grande scatola vuota, le cui pareti interne siano scure e opache. La luce che entra viene riflessa dalle pareti interne finché viene assorbita completamente. Dal foro non esce praticamente alcuna radiazione e il foro appare nero. E' quello che succede guardando in lontananza una finestra aperta di un edificio: nonostante dentro vi sia luce, la finestra dall'esterno appare nera, in quanto pochissima luce ne esce rispetto alla parete circostante. Tutto il resto della radiazione luminosa viene assorbito dalle pareti interne dell'edificio dopo multiple riflessioni. Altro esempio: due persone, A e B, guardano i colori di un semaforo. La luce in alto si chiama rosso, quella in basso verde. La prima ha una lunghezza d'onda ben precisa, la seconda ha un'altra lunghezza d'onda, inferiore, altrettanto definita. Entrambe le luci arrivano agli occhi di A e B con la medesima lunghezza d'onda: questa è l'unica informazione sicura. Come A veda il rosso e il verde e come li veda, invece, B non possiamo né dirlo né confrontarlo. Può accadere che A e B vedano il rosso nello stesso modo e il verde nello stesso modo. Può darsi, parimenti, che li vedano in modi completamente diversi l'uno dall'altro. Può succedere, addirittura, che A veda il rosso come B vede il verde e viceversa. In ogni caso la sensazione del colore è totalmente soggettiva e non può essere confrontata. E' una sensazione che nasce interamente nel cervello. Le due solo sicurezze sono: che sia A sia B sono stati istruiti, fin da bambini, a chiamare “rosso” il colore che proviene dalla luce superiore, “verde” quello che proviene dalla luce inferiore; 2/2