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Il ginocchio
APPROFONDIMENTO Il ginocchio e i suoi guai Purtroppo i problemi all’importante articolazione non sono mai lievi. E spesso sono dolorosi. Per saperne di più ci siamo confrontati con il professor D’Anchise, un grande ortopedico autore del primo trapianto di menisco in Italia Sergio Meda Nell'ottobre del 2002 il professor Roberto D’Anchise, un’autorità in ambito ortopedico, ha eseguito il primo trapianto di menisco in Italia, su una 35enne ligure. Non c’era altra soluzione dopo una serie di interventi per la ricostruzione dei legamenti. A distanza di un decennio quel menisco risponde bene. D’Anchise è stato tra i primi in Italia a eseguire trapianti di cartilagine autologhi su membrana, un pioniere dell’artroscopia per la chirurgia meniscale e la ricostruzione dei legamenti (diecimila casi trattati), nonché per le protesi. Vale la pena di ascoltare come la pensa, viste le sue competenze e l’esperienza, appena dopo aver chiarito come, a grandi linee, funzioni il ginocchio, che contempla due ossa, il femore (la coscia) e la tibia (la gamba) cui aggiungere la rotula, osso che protegge il sistema ginocchio e agevola l'azione del quadricipite, il muscolo che provvede all’estensione della gamba. A completamento dell’articolazione il perone, un quarto osso sottile che si trova lateralmente alla tibia. Molto importanti sono le cartilagini, i tessuti che proteggono le superfici articolari e riducono gli attriti interni al ginocchio e i menischi, uno mediale e uno laterale. I menischi funzionano da cuscinetti ammortizzatori, facilitano i movimenti e proteggono l'intero ginocchio. A seguire la capsula, che avvolge l'intera articolazione, stabilizzandola durante i movimenti. Penultimo dato essenziale, la membrana sinoviale che eroga un liquido particolare che lubrifica e nutre l'articolazione. A chiudere i quattro stabilizzatori, i legamenti, collaterali e mediali e i due crociati, anteriore e posteriore. Traumi e patologie In funzione della complessità del sistema ginocchio, in presenza di numerose strutture anatomiche, i processi patologici a carico del ginocchio sono numerosissimi. Ma si possono distinguere in due grandi gruppi:da un lato le patologie degenerative, dall’altro quelle di natura traumatica. Vediamole rapidamente. Il tema patologie degenerative riguarda i piccoli squilibri muscolari e articolari, che alla lunga determinano dolore. Il tempo e l’uso logorano il ginocchio che va incontro ad alterazioni più o meno gravi. La principale causa di problemi è l’artrosi, una patologia che degrada le cartilagini. Anche la gotta e il diabete concorrono alla degenerazione. Molto frequenti sono le patologie da trauma, in particolare negli sport di contasto o di contatto. Il ginocchio è la parte che più spesso viene coinvolta in infortuni, con la possibilità di lesioni a una o più strutture che lo compongono. Queste danneggiamenti, spesso trascurate – la soglia del dolore è ben diversa da soggetto a soggetto – danno luogo che alla lunga portano a conseguenze più gravi. Le prime sono i vizi da atteggiamento, le posture con cui ci difendiamo dal dolore mettendo in azione altri sistemi, muscolari e tendinei, che portano comunque nuovi squilibri. Mai sottostimare il dolore, pensare che passi. I segnali che l’organismo ci invia sono sempre motivati, non sono allarmi a vuoto. Spesso le lesioni non trattate danno luogo, anch’esse, a processi degenerativi. Diverse è il comportamento in base genere: nell'uomo ha maggiore incidenza l'aspetto traumatico e degenerativo, per le attività sportive che pratica o quelle lavorative, spesso usuranti. Le donne sono più soggette a problemi legati a debolezze o squilibri muscolari. In particolare dopo la menopausa aumenta nelle donne il rischio di fenomeni artrosici. Fattori di rischio Non pochi i fattori che espongono a rischio il ginocchio. Il primo è il sovrappeso, che si può contrastare, mentre l’obesità è una partita già perduta. L’articolazione non nasce con la possibilità di reggere carichi abnormi. Secondo fattore di rischio è l’età avanzata, in particolare nei soggetti sedentari. Poi c’è lo sport, con tutte le possibilità di farsi male, con traumi ad alto rischio per il ginocchio ai quali aggiungere traumi di vecchia data, trascurati o addirittura ignorati. Quelli saltano fuori quando meno te lo aspetti. Ulteriori problemi vengono dalla carenza di vitamina D, quindi da fattori dietetici, in una logica di stile di vita alimentare trascurato. Poi ci sono le debolezze e gli squilibri muscolari, in gran parte legati al non movimento. L’organismo, non il solo ginocchio, va tenuto in attività, i muscoli devono rimanere il più a lungo possibile tonici. Il suggerimento che vale per tutti è quello di rivolgersi a uno specialista, a un ortopedico o a un traumatologo, in caso di dolore o instabilità del ginocchio, prima che un danno, magari di lieve entità, si trasformi in un problema, a volte fortemente invalidante. Il dolore va interpretato C’è dolore e dolore ma un primo dato di cui tener conto nella valutazione e la provenienza. Dove è localizzato? Il dolore nella parte anteriore del ginocchio è con buona probabilità legato a problemi all'apparato estensore. Si parla tecnicamente di sindrome dolorosa femoro-rotulea, ovvero tendinite del rotuleo. Il dolore nella parte mediale (interna) è spesso collegato al menisco mediale o del legamento collaterale mediale. Quello nella parte esterna (laterale), ben meno frequente, può far riferimento a una lesione del legamento collaterale laterale, a seguito di un evento traumatico, oppure del menisco laterale o, negli sportivi e in particolare in chi corre, alla cosidetta “sindrome della banderella ileo-tibiale”. Termini che usano gli specialisti, pronti a spiegarli con serenità a chi ne è vittima. Il dolore nella parte posteriore del ginocchio si verifica molto raramente e può riferirsi a una lesione del legamento crociato posteriore I momenti di dolore acuto Importante è anche riferire allo specialista che si occupa di voi quali sono i momenti della giornata in cui il dolore si manifesta. Se compare la mattina e si attenua nel corso della giornata sino a scomparire si può pensare che si tratti di una leggera degenerazione cartilaginea. Se invece si accentua con il passare delle ore è facile attribuirlo a una patologia tendinea. Le situazioni in cui si manifesta Fate caso anche alle posizioni che determinano il dolore. Lo stare seduti a lungo nella stessa posizione, quindi a ginocchio flesso, può portare un dolore accentuato. Nel caso si ragiona di sindrome dolorosa femoro-rotulea in conseguenza dell’infiammazione cui va incontro il tendine rotuleo – il più importante del nostro sistema di “tiranti”, anche come dimensione – nel punto in cui si inserisce nella tibia. Se il dolore si intensifica quando ci mettiamo in ginocchio, o a seguito di un trauma alla parte anteriore del ginocchio, verificate la comparsa di un gonfiore significativo. Si tratta di borsite al ginocchio. Quando facciamo attività fisica o determinati movimenti, il dolore si attribuisce a una tendinite. Se al contrario il dolore si manifesta all’improvviso, in maniera intensa, magari per un movimento brusco, potrebbe essersi verificata una lesione al menisco. Va detto che nei soggetti anziani questa situazione può presentarsi anche per uno sforzo apparentemente lieve come portarsi dalla posizione accosciata alla stazione eretta. Gli anziani devono graduare i movimenti, evitando situazioni repentine. Quando si sosta a lungo in piedi o si cammina a lungo o si fanno le scale il dolore che possiamo avvertire, superata la soglia dei 50 anni, è fortemente indiziato di essere di origine artrosica. Il dolore repentino a seguito di un trauma fa pensare a un interessamento di un menisco e di uno o più legamenti. La prevenzione Farmaco miracoloso, in sede preventiva, è l’attività fisica, che andrebbe prescritta senza riserve: muoversi favorisce la riduzione della massa grassa e più in generale del peso corporeo, garantisce maggiore efficienza muscolare, migliora la flessibilità articolare e in generale l'equilibrio. Va detto che non bisogna mai strafare, in particolare passare dalla sedentarietà a un'attività fisica intensa che può rivelarsi dannosa, proprio per i carichi repentini che andremmo a far gravare sul ginocchio, articolazione che dev’essere allenata, come il resto dell’organismo, in progressione. Una buona idea prima di affrontare un’attività fisica qualsiasi è chiedere consiglio a chi sa. Non c’è bisogno di un personal trainer o di un allenatore di grido, basta parlare col vostro medico o un fisioterapista, affinché non intervengano a danni già procurati. Il fisiatra si occupera di voi Il fisiatra è il primo medico di riferimento, ma prima di rivolgervi a lui – se il dolore è acuto – l’applicazione con ghiaccio è sempre una buona idea. A dolore cronico si provvede con il calore ma saranno il medico e il fisioterapista a impostare il trattamento, con macchinari idonei. Si parla di ultrasuoni, tecarterapia, laserterapia, tutte terapie non manuali che solo il fisiatra è in grado di indicare. Il “fai da te” anche in questo ambito è vietato. Box Corsa, istruzioni per l’uso In primo luogo la corsa ha riflessi sulla struttura fisica di ogni soggetto. Bisogna ragionare del peso, per il carico sulle articolazioni, in particolare sul ginocchio che è un arto particolarmente complesso. Vanno poi considerati i microtraumi che la corsa produce, per via dei balzi ripetuti e questo incide, in termini di usura, nel tempo. Cosa non va d’accordo con la corsa, è presto detto? Come bipedi siamo morfologicamente poco adatti, stavamo meglio da quadrumani, per gli appoggi più corretti. Uscendo dallo schema antropologico, corsa e sovrappeso non vanno d'accordo, oltre ai gravami sulle articolazioni si possono creare problemi cardiaci. Poi c’è il dolore, che fa parte dello sport. Nel caso del ginocchio è uno dei segnali, anzi è il primo. Se il dolore è occasionale lo si supera di slancio, il piacere di correre genera endorfine, non altro che neurotrasmettitori con proprietà analgesiche, il nostro doping naturale. Diverso è il caso di un dolore persistente, accompagnato da gonfiore dell’articolazione. Nel caso è meglio fermarsi e rivolgersi a uno specialista. Gli altri casi che suggeriscono di non correre sono l’ernia del disco, per un crociato rotto o un menisco rotto. In ogni caso, e non suoni consolazione, correre non è indispensabile, basta procedere a passo svelto. Quanto svelto? Sino a quando la fatica limita la possibilità di parlare, sino a quando si va un po’ in affanno. Box In caso di artrosi, bici In presenza di artrosi si suggerisce la bicicletta da casa, dato che il muscolo lavora con il ginocchio “in scarico”. Anche il nuoto e le attività in acqua (acquagym) sono indicati poiché rendono i movimenti più naturali. Unica controindicazione il nuoto "a rana" che causa sollecitazioni intrarticolari maggiori.