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Lavori di stagione: inverno 2014
Conclusione di una stagione difficile ed anomala Lavori invernali Importazione di polline Nella seconda metà di novembre avevo visito il mio apiario dislocato per l’inverno nella pianura veneta vicino a Bassano del Grappa. Con stupore avevo notato che le alte temperature avevano portato ad una fioritura autunnale di dente di cane e di alcune altre piante erbacee, le api volavano molto e portavano polline di colore bianco, giallo ed anche arancione intenso. Si trattava di una importazione importante con un numero elevato di bottinatrici che entravano nell’arnia cariche di polline. Avevo spostato le api dopo che avevano completamente perso la covata e dopo aver fatto il trattamento invernale con acido ossalico gocciolato. Incuriosito visitai alcune famiglie che sapevo essere più forti e popolose perché temevo potessero aver ripreso con la covata e infatti osservai la presenza di uova e anche di piccole larve. Non sempre la covata deposta in tardo autunno si sviluppa per tutto il ciclo della metamorfosi: talvolta in presenza di condizioni ambientali difficili le api rimuovono uova e larve senza concludere l’allevamento. In ogni caso però è necessario verificare come evolve la situazione per decidere se è necessario trattare una seconda volta a covata ormai nata facendo due trattamenti invernali. A destra api su dente di cane: questa infiorescenza produce sia nettare sia polline. Si parla di infiorescenza perché si tratta di un capolino che porta un grande numero di fiori singoli. Nell’autunno 2014 in pianura vi è stata una fioritura significativa di questa specie con buona importazione di polline. A sinistra un’ape al rientro nell’arnia. “Stringere” la seconda volta Il giorno venerdì 26 dicembre, consultato il meteo e visto che si tratterà dell’ultima bella giornata del 2014, sono ritornato in apiario a Bassano per una rapida verifica. Arrivato in apiario al mattino alle 11 notavo un volo molto intenso di api, ma questa volta con pochissima importazione di polline. Per prima cosa mi sono preoccupato di verificare che da tutte le arnie entrassero ed uscissero api con un volo piuttosto intenso e quindi non vi fossero famiglie morte. La giornata era molto bella e le api volavano veramente molto, in macchina avevo materiale di ogni genere, decidevo quindi di visitare tutte le famiglie e di “stringere” una seconda volta. Nel contempo verificavo anche la situazione covata e notavo che solo tre famiglie avevano portato a termine il ciclo della covata e avevano un favo con due piccole rose di covata opercolata su ciascuna faccia. A quel punto decidevo di rimuovere la covata opercolata residua e trattavo le tre famiglie con ossalico gocciolato. Situazione delle famiglie I due terzi delle colonie coprivano ancora da 7 a 8 telai di api e in questi casi riuscivo a stringere ben poco, in alcuni casi sono riuscito a togliere un favo in altre situazioni nemmeno quello: ero soddisfatto, il fatto di non riuscire a stringere è un buon segno. Un terzo delle famiglie si presenta invece più debole con api che coprivano dai 4 ai 6 favi, in questi casi riuscivo a togliere circa due favi per ogni cassa, spostando i diaframmi verso il centro e inserendo pannelli di poliuretano nei buchi rimasti sui fianchi. Alla fine segnavo sul mio quaderno il numero di ciascuna delle famiglie deboli e mettevo un sasso sul coperchio per ricordarmi di ricontrollare alla prima visita primaverile. A sinistra una bella famiglia: è possibile solo togliere un favo sulla destra. Il glomere è compatto e non troppo spostato in avanti come accade talvolta quando le api sono poche. A destra una famiglia più debole da cui si possono togliere tre favi per collocarla in zona centrale fra due diaframmi riempiendo il buco che resta su un lato. Questa famiglia non è a rischio dato che siamo ormai a fine dicembre, ma certamente in primavera partirà meno bene rispetto a quella di sinistra. Cause della disparità fra famiglie Valuto che questa differenza fra famiglie più forti e più deboli non sia dovuta ad una errata valutazione in fase di invernamento, ma piuttosto alla presenza di alcune colonie le cui api erano più deboli e debilitate dalla varroa, colonie che si sono spopolate molto più rapidamente delle altre pur trovandosi in situazioni analoghe a fine ottobre. Ricostruendo la provenienza delle famiglie ho potuto notare che tutte quelle provenienti dal nomadismo in montagna erano belle. Dall’apiario di casa mia (quota 500 metri con zone ad agricoltura intensiva non molto lontane) provenivano tutte le colonie deboli e una parte di quelle ben sviluppate. Una volta strette in un glomere centrale anche solo su 4-6 favi di api fra due diaframmi queste famiglie deboli possono anche farcela, ma certamente andranno aiutate in primavera con qualche bel favo di covata opercolata con api. Le famigli collocate in montagna quest’anno si presentavano molto meglio in fase autunnale al momento dell’invernamento: meno varroa ed api più sane. In fondovalle e in zone miti vi è stata una maggiore infestazione da varroa e forse anche qualche spopolamento da uso di fitofarmaci. Complessivamente le cose sono andate meglio per gli apicoltori che lavorano in quota. Scorte Moltissime famiglie, anche se sono state nutrite intensamente sia in estate sia in autunno, avevano ancora poche scorte: solo una famiglia su 10 si presentava ben provvista di miele nei favi del nido. Era quindi indispensabile verificare che il candito fosse sempre presente e disponibile: ho quindi approfittato per controllare i pani di candito cambiando quelli ormai finiti, la maggior parte erano consumati per i tre quarti. Le famiglie con molte api avevano tuttavia scorte insufficienti e quindi valuto necessario: 1. controllare molto bene che sia sempre disponibile del candito per tutto il periodo invernale, coprendolo con un panno per tenerlo caldo e morbido. 2. nutrire molto in primavera con sciroppo concentrato quando inizierà la nutrizione stimolante. A sinistra un bel favo di miele da nido, a destra un favo pieno di polline. Nel 2014 favi così ne abbiamo visto proprio pochi sia per quanto riguarda il miele sia per il polline. Quattro favi di miele come quello di sinistra garantiscono lo svernamento di una famiglia popolosa. La presenza di molto polline è fondamentale per l’allevamento della covata. Conclusioni Complessivamente si chiude una stagione difficile iniziata con famiglie prive di scorte ed affamate, stagione che si sta concludendo allo stesso modo. Le colonie durante la primavera e l’estate stentavano a salire a melario e non hanno mai raggiunto il giusto sviluppo, anche in fase autunnale siamo stati costretti a invernare famiglie non adeguatamente sviluppate, con poche bottinatrici. Per tutta la buona stagione la costruzione di fogli cerei è stata molto scarsa proprio perché la produzione di cera è legata all’importazione di nettare che è sempre stata molto scarsa. In generale gli apiari collocati in montagna hanno sofferto molto meno per gli spopolamenti autunnali. Per il 2015 ci auguriamo famiglie diverse come questa con le api che non ci stanno più nel nido quando si mette il fuga api. Buon Anno e buon lavoro. Romano Nesler