5. Trasformata di Fourier - Dipartimento di Matematica
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5. Trasformata di Fourier - Dipartimento di Matematica
5. Trasformata di Fourier Affrontiamo il problema di rappresentare mediante funzioni trigonometriche segnali non periodici: evidentemente, questi non possono più ottenersi come sovrapposizione di onde che vibrano a frequenze multiple di una fissata frequenza fondamentale (che genererebbero un segnale periodico); occorre quindi un procedimento più sofisticato che viene fornito dalla teoria della trasformata di Fourier. Rispetto alle serie di Fourier questa comporta alcune modifiche sostanziali: 1. Si è costretti ad integrare su tutti i tempi da −∞ a +∞ anziché su un intervallo limitato; di conseguenza le medie integrali non hanno più senso e devono essere sostituite con gli integrali. 2. Il segnale viene ricostruito dalla sovrapposizione di un continuo di onde trigonometriche anziché da una famiglia discreta: lo sviluppo in serie viene di conseguenza sostituito da uno sviluppo integrale. In questa lezione consideriamo segnali che, in un senso opportuno (di tipo “integrale”), decadono a 0 abbastanza velocemente per tempi grandi: il prototipo su cui imposteremo inizialmente il discorso sarà quello dei segnali di durata finita. Solo la teoria delle distribuzioni, sviluppata nei corsi più avanzati, permette di trattare segnali di tipo più generale e di comprendere all’interno della medesima teoria anche il caso dei segnali periodici. Prima però di affrontare le questioni più importanti, è utile aver ben presente alcuni fatti e notazioni, che richiamiamo velocemente nella prossima sezione. 5.1 Richiami: integrali su R Al solito ci limiteremo a considerare segnali limitati e daremo sempre per scontato che si tratti di segnali misurabili. Ricordiamo che segnale limitato (Definizione 3.6) significa che esiste una costante M ≥ 0 tale che |u(t)| ≤ M ∀ t ∈ R; in particolare sup |u| ≤ M. (5.1) R Definizione 5.1 (Segnali di durata limitata) Diciamo che un segnale u definito in R ha durata limitata se esiste un intervallo di tempi [a, b] di durata D := b − a tale che u(t) = 0 al di fuori dell’intervallo [a, b]. (5.2) Chiamiamo durata di u la più piccola delle costanti D = b − a degli intervalli che soddisfano la (5.2). 5-1 5-2 5. TRASFORMATA DI FOURIER Definizione 5.2 (Integrali (impropri, generalizzati) su (−∞, +∞), valor principale) Se u : R → C è un segnale limitato, il valor principale dell’integrale di u su R è definito da Z +∞ Z u(t) dt := lim R↑+∞ −∞ R u(t) dt, (5.3) −R quando il limite esiste finito o ±∞. Se u è ≥ 0, allora il limite in (5.3) esiste sempre, anche se può assumere il valore +∞. Un segnale u si dice integrabile in senso improprio o generalizzato quando il limite in (5.3) è finito. Notazione Spesso, per sottolineare che il limite in (5.3) è ottenuto integrando su intervalli Z +∞ simmetrici, si aggiunge v.p. di fronte all’intergrale, cioè v.p. u(t) dt. Valor principale. −∞ Nella definizione (5.3) è spesso fondamentale che gli estremi di integrazione vadano all’infinito in modo simmetrico, condizione superflua quando u è assolutamente integrabile. In altre parole, se ad esempio si considerasse il limite Z 2R u(t) dt, lim R↑+∞ −R L1 (R), si otterebbe il medesimo risultato di (5.3) se u ∈ mentre se u 6∈ L1 (R) in generale i due limiti sono differenti. Vedremo più avanti che, dal punto di vista dell’inversione della trasformata di Fourier, l’uso del valor principale è molto naturale. Definizione 5.3 (Segnali assolutamente integrabili; energia) Diciamo che un segnale u definito in R è assolutamente integrabile e scriviamo u ∈ L1 (R) se Z +∞ |u(t)| dt = lim R↑+∞ −∞ Z R |u(t)| dt < +∞. (5.4) −R Diciamo che u ha energia finita e scriviamo u ∈ L2 (R) se E[u] = v.p. Z +∞ |u(t)|2 dt := lim R↑+∞ −∞ Z R |u(t)|2 dt < +∞. (5.5) −R Teorema 5.4 Se u è assolutamente integrabile, allora è anche integrabile in senso generalizzato e vale la relazione Z +∞ Z +∞ v.p. u(t) dt. u(t) dt ≤ v.p. (5.6) −∞ −∞ 2 Se u, v ∈ L (R) sono segnali a energia finita allora il loro prodotto uv è (assolutamente) integrabile; pertanto è ben definito il prodotto scalare Z +∞ (5.7) u(t)v(t) dt, (u|v) := −∞ e vale la relazione E[u] = (u|u) , Nota p p (u|v) ≤ E[u] E[v]. (5.8) I segnali (limitati) di durata limitata sono sempre assolutamente integrabili e vale la ovvia relazione Z |u(t)| dt ≤ M D, R v.p. Z +∞ v(t) dt = −∞ Z +∞ v(t) dt = −∞ Z b v(t) dt, (5.9) a dove M, D sono le costanti di (5.1) e della Definizione 5.1. I segnali (limitati) assolutamente integrabili hanno sempre energia finita e vale la Z +∞ E[u] ≤ M |u(t)| dt. −∞ (5.10) 5-3 5. TRASFORMATA DI FOURIER Tre fatti da ricordare... Avendo supposto i segnali limitati (dunque non vi sono tempi t vicino ai quali u(t) diverge a ±∞), l’assoluta integrabilità di un segnale si riduce in pratica al controllo del suo andamento asintotico per tempi grandi. Sappiamo che: Esempi 1. se u è assolutamente integrabile (o ha energia finita) e tende ad un limite u±∞ per t → ±∞ allora necessariamente u±∞ = 0. 2. Se u è asintotico a qualche potenza di t del tipo 1/|t|α allora u è assolutamente integrabile u ha energia finita ⇐⇒ ⇐⇒ α > 1, α > 1/2. 3. Se u = O(v) per t → ±∞ e v è assolutamente integrabile (o ha energia finita) allora u gode della medesima proprietà. In particolare, se u ha una decrescita esponenziale (cioè u ∼ e−β|t| per t → ±∞, β > 0) allora è sicuramente assolutamente integrabile e ha energia finita. Il Teorema 5.4 e le tre osservazioni precedenti giustificano l’interesse per la nozione di assoluta integrabilità: per controllare che il valor principale dell’integrale di u esiste senza dover farne il calcolo esplicito, basta considerare l’integrale del modulo di u (che esiste sempre, finito o +∞) e cercare di mostrare che è finito applicando uno dei criteri appena enunciati. 5.2 Premessa Dalle serie all’integrale di Fourier: segnali di durata limitata Una formula asintotica per il calcolo degli integrali. Sia v un segnale regolare a tratti e di durata limitata come in (5.2), l’integrale di v può essere calcolato in questo modo: si sceglie un passo τ > 0 di discretizzazione e si suddivide l’asse reale per mezzo dei punti tk := kτ ; si chiama Kτ l’insieme (finito) degli interi k per cui tk ∈ [a, b] e si considera la somma (finita) X Iτ [v] := τ v(kτ ). (5.11) k∈Kτ Un teorema classico di analisi assicura che lim Iτ (v) = τ ↓0 Z b v(t) dt = a Z +∞ v(t) dt. (5.12) −∞ Quando v non è di durata limitata, allora l’insieme Kτ è infinito e quindi la somma in (5.11) è in realtà una serie e il limite in (5.12) è più delicato. È chiaro che per far convergere la serie in (5.11) occorre qualche ipotesi che ci assicura che v è “abbastanza piccolo” per tempi grandi. Scegliamo uno tra i tanti possibili criteri: Teorema 5.5 Sia v un segnale regolare a tratti tale che +∞ X τ k=−∞ kτ v(kτ )2 ≤ C < ∞, C indipendente da τ ; (5.13) v(kτ ). (5.14) allora la serie Iτ [v] := τ +∞ X k=−∞ è assolutamente convergente, v ∈ L1 (R) è assolutamente integrabile, e Z b Z +∞ lim Iτ [v] = v(t) dt = v(t) dt. τ ↓0 (5.15) −∞ a Consideriamo ora un segnale continuo u di durata D (per semplicità possiamo supporre che u sia nullo al di fuori dell’intervallo simmetrico (−D/2, D/2)) regolare a tratti. Se scegliamo un “periodo” T > D e chiamiamo f0 = T1 la relativa frequenza fondamentale, possiamo prolungare periodicamente u al di fuori dell’intervallo (−T /2, T /2) ed esprimere u come serie di Fourier X u(t) = cn e2πi nf0 t , t ∈ (−T /2, T /2), con (5.16) n∈Z cn := 1 T Z T /2 u(t)e−2πi nf0 t dt = −T /2 1 T Z u(t)e−2πi nf0 t dt. R (5.17) 5-4 5. TRASFORMATA DI FOURIER Ora, l’ultimo integrale ha senso anche se l’esponenziale oscilla a qualsiasi frequenza f , non necessariamente multipla di f0 . Poiché questa si rivelerà la quantità cruciale, poniamo û(f ) := Z u(t)e−2πi f t dt, ∀ f ∈ R. (5.18) R Con questa notazione la serie di (5.16) diventa X X û(nf0 )e2πi nf0 t = f0 v(nf0 ), u(t) = T1 n∈Z dove v(f ) := û(f )e2πi f t , (5.19) n∈Z e, lo ricordiamo, la convergenza della serie è intesa in senso puntuale. L’aspetto interessante è che nella relazione precedente noi siamo liberi di rendere f0 piccolo quanto vogliamo, poiché l’unico vincolo è dato da T > D, cioè f0 < 1 . D Di conseguenza u(t) = lim f0 f0 ↓0 X v(nf0 ). (5.20) n∈Z e, grazie al Teorema 5.5 si può dimostrare che quest’ultimo limite è proprio l’integrale di v esteso a tutto R. Tenendo conto di come è stato definito v otteniamo Z +∞ û(f )e2πi f t df. u(t) = −∞ Questa formula è la formula fondamentale della teoria della trasformata di Fourier e prende il nome di formula di inversione. Raccogliamo il risultato nel lemma seguente: Lemma 5.6 Se u è un segnale continuo di durata finita e regolare a tratti, la funzione û definita da (5.18) appartiene a L1 (R), e vale la formula di inversione u(t) = 5.3 Z û(f )e2πi f t df ∀ t ∈ R. (5.21) R Trasformata di Fourier A questo punto si tratta di studiare sistematicamente le proprietà della trasformazione (5.18), sia per conoscerne le caratteristiche più approfonditamente, sia per estendere il più possibile la validità della (5.21). 5-5 5. TRASFORMATA DI FOURIER Definizione 5.7 (Trasformata di Fourier) La trasformata di Fourier û = F [u] di un segnale u ∈ L1 (R) è definita da Z û(f ) := u(t)e−2πi f t dt, ∀ f ∈ R. (5.22) R La trasformata coniugata ǔ = F [u] è definita da Z ǔ(f ) := u(t)e2πi f t dt, ∀ f ∈ R. (5.23) R Gli integrali di (5.22) e (5.23) sono intesi nel senso del valor principale della definizione 5.2. Un segnale u si dice F -trasformabile se l’integrale (5.22) esiste per ogni valore della frequenza f. Useremo spesso la notazione (molto imprecisa ma comoda) F F −1 u(t) −→ û(f ), û(f ) −→ u(t) (5.24) per indicare la trasformata di Fourier e la sua inversa. I teoremi fondamentali Quando il segnale u è assolutamente integrabile la sua trasformata è continua, limitata e infinitesima all’infinito: Teorema 5.8 (Riemann-Lebesgue: trasformata di segnali assolutamente integrabili) Se u ∈ L1 (R) è un segnale assolutamente integrabile allora u è F -trasformabile e û è limitata, continua ed infinitesima per |f | ↑ +∞. In particolare max |û(f )| ≤ f ∈R Osservazione Z (5.25) +∞ |u(t)| dt. (5.26) −∞ Quando u non è assolutamente integrabile, l’uso del valor principale non risolve tutti i problemi: chi ci assicura che il limite che lo definisce esiste? È possibile dimostrare (ma si tratta di un Teorema molto difficile, forse uno dei Teoremi più difficili dimostrati nel secolo scorso) che se u ha energia finita il valor principale esiste sempre, salvo al più per un certo numero (purtroppo anche infinito...) di frequenze, che comunque non compromettono la possibilità di definire la trasformata di Fourier e di applicare la formula di inversione. Per enunciare correttamente questo risultato occorrerebbe aver sviluppato una teoria dell’integrazione più raffinata; lavorando con segnali regolari a tratti e supponendo (come sempre accade negli esempi di calcolo) che la formula (5.22), intesa nel senso del valor principale, sia ben definita salvo un numero finito di frequenze, è possibile evitare tutte queste questioni più delicate. Il risultato più importante, che abbiamo parzialmente anticipato nel lemma 5.6, permette di ricostruire il segnale u a partire dalla sua trasformata di Fourier mediante l’applicazione della trasformata coniugata: si parla di Teorema di Inversione della trasformata di Fourier. 5-6 5. TRASFORMATA DI FOURIER Teorema 5.9 (Inversione) Se u ∈ L2 (R) è un segnale regolare a tratti allora la sua trasformata di Fourier è F -trasformabile e u− (t) + u+ (t) = v.p. 2 Z +∞ û(f )e2πi f t df = lim F ↑+∞ −∞ Z +F û(f )e2πi f t df. (5.27) −F In particolare, se u è continuo si ha u(t) = F [û](t) = Z +∞ û(f )e2πi f t df. (5.28) −∞ Corollario 5.10 (Iniettività della trasformata di Fourier) Se due segnali hanno la medesima trasformata di Fourier allora coincidono. Questi risultati meritano qualche commento: Commento Con linguaggio un po’ immaginifico, potremmo dire che la formula (5.28) è una formula di sintesi: cioè permette di esprimere un segnale come “sovrapposizione” di un continuo di armoniche elementari. Corrispondentemente, la definizione stessa di Trasformata di Fourier è uno strumento di analisi, poiché permette di determinare l’ampiezza (complessa) di ciascuna armonica in cui il segnale stesso è decomposto. Il teorema di Iniettività mostra che vi è un’unica sintesi possibile. Se pensiamo che le armoniche in gioco hanno la potenza del continuo, questo risultato è tutt’altro che intuitivo.... Commento Da un punto di vista più matematico, invece, il Teorema di inversione dice sostanzialmente che la trasformata inversa coincide con la trasformata coniugata, cioè F −1 = F¯, F¯ ◦ F [u] = u. (5.29) In altre parole la notizia (sorprendente) è che la sintesi di un segnale a partire dalla sua analisi in frequenza (cioè dalla sua trasformata), che a priori potrebbe coinvolgere un procedimento molto differente dalla analisi stessa, avviene invece con un’operazione che è una piccolissima variante dell’analisi, appunto la trasformata coniugata. Nota Tenendo conto del commento precedente, il Teorema di Riemann-Lebesgue fornisce un risultato “negativo” che giustifica ancor di più l’importanza di usare il valor principale. Più precisamente, esso mostra che se un segnale u non è continuo, la sua trasformata û non può essere assolutamente integrabile (in caso contrario, essendo u la trasformata coniugata di û, u sarebbe continuo...). Di conseguenza, quando u non è continuo, nella formula di inversione (5.27) l’uso del valor principale è necessario per dare senso all’integrale e quindi alla formula stessa. In altre parole: senza valor principale per i segnali discontinui non vi sarebbe la formula di inversione (e quindi la trasformata di Fourier perderebbe molto del suo interesse). Teorema 5.11 (Formula di Plancherel) Se u, v ∈ L2 (R) sono segnali di energia finita, allora anche û, v̂ ∈ L2 (R) lo sono e Z Z E[u] = |u(t)|2 dt = |û(f )|2 df = E[û] (5.30) R R Z +∞ Z +∞ û(f )v̂(f ) df = (û|v̂) . (5.31) u(t)v(t) dt = (u|v) = −∞ −∞ Proprietà elementari Trasformata, trasformata coniugata e dualità ǔ(f ) = û(−f ), F [u] = F [ū]. 5-7 5. TRASFORMATA DI FOURIER Quest’ultima proprietà giustifica il nome di trasformata coniugata. Tenendo conto del Teorema di Inversione, questo risultato si può anche enunciare espressivamente cosı̀: F se u(t) −→ û(f ) allora F û(t) −→ u(−f ). (5.32) Dal punto di vista pratico: ogni riga di una tabella di trasformate può essere utilizzata per il relativo calcolo anche da “destra” verso “sinistra”, semplicemente sostituendo t al posto di f nella colonna di destra e −f al posto di t nella colonna di sinistra. Segnali reali Se u è reale allora û è Hermitiano, cioè û(−f ) = û(f ). (5.33) Significato di û(0) û(0) = Z +∞ u(t) dt è semplicemente l’integrale di u. (5.34) −∞ Cambiamenti di scala Se λ 6= 0 è un fattore di cambiamento di scala e v(t) := u(t/λ), allora v̂(f ) = |λ|û(λf ). Più direttamente se F u(t) −→ û(f ) allora F u(t/λ) −→ |λ|û(λf ) (5.35) Parità e disparità Se u è pari Se u è dispari (cioè u(−t) = u(t)) allora û è pari û(−f ) = û(f ); (cioè u(−t) = −u(t)) allora û è dispari û(−f ) = −û(f ). In particolare Se u è reale pari allora û è reale pari Se u è reale dispari allora û è puramente immaginaria e dispari . Ritardi Dato un segnale u e un ritardo τ , indichiamo con Sτ [u] il corrispondente segnale ritardato di τ Sτ [u](t) := u(t − τ ). La trasformata di Fourier di v := Sτ [u] risulta modulata per un esponenziale complesso di frequenza pari a τ v̂(f ) = e−2πi τ f û(f ). (5.36) Più direttamente se F u(t) −→ û(f ) F u(t − τ ) −→ e−2πi τ f û(f ). allora (5.37) Modulazione Modulare un segnale u significa moltiplicarlo per un segnale esponenziale del tipo e2πiαt , α ∈ R. Posto quindi v(t) := e2πiαt u(t) si ha v̂(f ) = û(f − α) = Sα [û](f ). o, direttamente, se F u(t) −→ û(f ) allora F e2πiαt u(t) −→ û(f − α). Da questa formula si deduce facilmente che i 1h û(f − α) + û(f + α) , 2 i 1h F û(f − α) − û(f + α) . sin(2π αt)u(t) −→ 2i F cos(2π αt)u(t) −→ (5.38) 5-8 5. TRASFORMATA DI FOURIER Derivazione Se u ∈ L2 (R) è regolare a tratti e u′ ∈ L2 (R), allora F [u′ ](f ) = 2πif F [u] cioè d F u(t) −→ 2πif û(f ) dt (5.39) Se u e il segnale tu(t) appartengono a L2 (R), allora F [u] è derivabile (di classe C 1 (R) se u′ è assolutamente integrabile) e d û(f ) = F [−2πit u](f ) df cioè F − 2πit u(t) −→ d û(f ). df (5.40) Serie e trasformata di Fourier Ripetiamo quanto abbiamo già presentato nella lezione precedente circa il rapporto tra serie e trasformata di Fourier. Supponiamo che v ∈ B(−∞, +∞) sia un segnale di durata limitata, che sia nullo al di fuori di un intervallo (t0 , t0 + T ) e consideriamo il segnale T -periodico u definito prolungando per periodicità v al di fuori di quest’intervallo. Nel caso dell intervallo simmetrico (−T /2, T /2) si ha v(t) = u(t) rect(t/T ). I coefficienti di Fourier di u si ottengono dalla trasformata v̂ campionata a passo f0 := T1 : in formule ûk := f0 v̂(kf0 ) = T1 v̂( Tk ) (5.41) Qualche osservazione conclusiva... Frequenza e pulsazione In molti testi, soprattutto matematici, si trova la definizione di trasformata di Fourier (che indicheremo con Û (ω) per distinguerla dalla precedente) in termini di pulsazione ω anziché di frequenza: Z +∞ u(t)e−iωt dt. (5.42) Û (ω) := −∞ Ciò semplifica la scrittura di alcune formule poiché apparentemente scompare il fattore 2π. D’altra parte con questa definizione l’antitrasformata non coincide più con la trasformata coniugata, ma fa comparire 2π a quoziente davanti all’integrale (il principio di conservazione delle difficoltà, anche quelle puramente notazionali...): infatti la formula di inversione diventa Z +∞ 1 u(t) = Û (ω)eiωt dω. (5.43) 2π −∞ Anche il Teorema di Plancherel risulta leggeremte modificato: Z Z 1 1 E[u] = |u(t)|2 dt = |Û (ω)|2 dω = E[Û ]. 2π 2π R R (5.44) In ogni caso è semplice passare da una definizione di trasformata all’altra, tenendo conto che ω = 2πf ; si ha quindi û(f ) = Û (2πf ), Û (ω) = û(ω/2π). (5.45) Naturalmente tutte le formule relative alle proprietà elementari cambiano di conseguenza; per evitare di confondersi, è opportuno scegliere uno o l’altro tipo di definizione e memorizzare le relative formule in uno solo dei due sistemi, eventualmente convertendo solo alla fine il risultato nella forma richiesta. 5-9 5. TRASFORMATA DI FOURIER Trasformate hermitiane Si è visto in (5.33) che quando il segnale u è reale la sua trasformata û è Hermitiana, cioè û(−f ) = û(f ); questa proprietà permette un’interpretazione interessante del numero complesso û(f ). Partendo dalla formula di inversione, si ha Z +∞ Z 0 Z +∞ 2πi tf 2πi tf û(f )e2πi tf df û(f )e df + û(f )e df = u(t) = = = Z Z 0 −∞ −∞ +∞ +∞ û(f )e2πi tf +∞ û(f )e2πi tf df Z +∞ Re û(f )e2πi tf df. + û(f )e2πi tf df = 2 û(−f )e−2πi tf df + 0 Z 0 0 0 Se ora poniamo û(f ) in forma trigonometrico/esponenziale 2û(f ) = ρ(f )eiθ(f ) , ρ(f ) ∈ [0, +∞), θ(f ) ∈] − π, π] si ottiene la sintesi di u in armoniche di cui è evidente l’ampiezza ρ(f ) e la fase θ(f ) Z +∞ ρ(f ) cos(2πtf + θ(f )) df. u(t) = 2 0 Il numero complesso û(f ) porta quindi con sé entrambe le informazioni. Analogamente, sempre nel caso dei segnali reali, è facile verificare che se la trasformata di Fourier di u si decompone in parte reale e parte immaginaria a(f ) + ib(f ) si ha u(t) + u(−t) F −→ a(f ), 2 u(t) − u(−t) F −→ ib(f ) 2 (5.46) Regolarità e annullamento all’infinito iterando le formule (5.39) e (5.40) si ottiene facilmente dk F u(t) −→ (2πif )k û(f ) dtk F (−2πit)k u(t) −→ dk û(f ) df k (5.47) (5.48) In particolare, da (5.47) segue che se u ha k derivate assolutamente integrabili allora û(f ) = o(1/|f |k ) per |f | → ∞, cioè û(f ) si annulla più velocemente di 1/|f |k “per frequenze grandi”. Analogamente, da (5.48) si ottiene che se u = O(1/|t|k+1 ) per |t| → ∞ allora û(f ) è derivabile fino all’ordine k. Dunque, si può dire un po’ grossolanamente che la trasformata di Fourier scambia regolarità con velocità di annullamento all’infinito. Il caso estremo è descritto con precisione dal Teorema di Paley-Wiener, di cui diamo una prima versione molto semplificata. Teorema 5.12 (Paley-Wiener (I)) Se un segnale u ha durata limitata la sua trasformata di Fourier û(f ) è di classe C ∞ .