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IL RISCHIO PAESE
IL RISCHIO PAESE di Carlo Pezzoli Estero >> Commercio Internazionale Con quest'articolo ci si propone di fornire una traccia utile all'approfondimento del tema del "rischio paese". Le recenti crisi dei mercati a seguito degli attacchi terroristici, delle guerre in Medio Oriente, della crescente globalizzazione, hanno fatto crescere l'interesse per l'analisi del rischio paese sia nei paesi industrializzati che in quelli emergenti; inoltre le crisi finanziarie che si sono susseguite a partire dai primi anni ‘80, hanno mostrato come gli investitori internazionali si siano lasciati attrarre da mercati non perfettamente conosciuti, espandendo la propria attività senza aver precedentemente consolidato la necessaria esperienza nella valutazione dei nuovi rischi assunti. Di fronte a questa situazione di incertezza e turbolenza dei mercati, sia per i paesi che per gli investitori istituzionali è diventato di cruciale importanza ottenere valutazioni il più possibile oggettive del rischio paese: la trasparenza ed il buon governo sono infatti delle condizioni importanti per accedere ai mercati finanziari internazionali. L'analisi del rischio paese richiede principalmente una sua definizione. Il concetto di "rischio" è infatti spesso confuso con quello di "incertezza": mentre nella prima situazione la probabilità degli eventi è stimata in base a condizioni di vulnerabilità soggettive od oggettive, nella seconda tale probabilità risulta non nota e valutabile. Il significato più comune di rischio è quindi quello di possibilità di verificarsi di una perdita o un danno. Il rischio, nell'analisi dei paesi, è tecnicamente considerato come la combinazione di due fattori: 1) la probabilità che si verifichi un danno; 2) la vulnerabilità ad esso1. Il danno è inteso come una minaccia alla salute, alla proprietà, alle infrastrutture e all'ambiente. La vulnerabilità misura invece l'esposizione della vita umana, salute e capitali ad un pericolo, sia in termini diretti che indiretti. Ogni paese può essere considerato come un sistema e quindi si può analizzare il rischio del “sistema paese”, dove per "sistema" si intende un'entità formata da un certo numero di diverse unità, finalizzate ad uno scopo comune. I processi all'interno dei sistemi possono essere visti come semplici, lineari o complessi; un aspetto importante è considerare i meccanismi di trasmissione del rischio che conducono a conseguenze dannose, come pure le probabili risposte delle istituzioni e la percezione del pubblico. Una prima semplificata definizione di rischio paese ci porta quindi ad identificarlo come quel "rischio di non poter rimpatriare averi e/o crediti vantati in un paese estero a causa di eventi di vasta portata (politici, economici, militari, ...) che coinvolgono quell'intero paese". Altri studiosi hanno introdotto l'elemento del "trasferimento del rischio", cioè la possibilità che il debitore non sia capace di garantire il pagamento degli interessi sui debiti esterni a causa del rischio economico e politico del paese, sebbene ci sia disponibilità della valuta locale: il rischio paese rappresenterebbe pertanto la potenziale volatilità di capitali stranieri, o il potenziale default di obbligazioni di governi esteri, a causa di eventi politici e finanziari interni. Alcuni quotidiani economici considerano poi come rischio paese tutti quegli eventi politicogiudiziari (inchieste; corruzione; concussione; ...) che avendo un'influenza diretta sui mercati finanziari, generano nervosismo e fanno aumentare gli indici che misurano il rischio paese o diminuire il giudizio di rating. Tra le diverse e più specifiche definizioni, una tra le più convincenti risulta quella offerta da Meldrum2: "per Rischio Paese si intende l'insieme dei rischi che non si sostengono se si effettuano delle transazioni nel mercato domestico ma che emergono nel momento in cui si effettua un investimento in un Paese estero. Detti rischi sono prevalentemente imputabili alle differenze di tipo politico, economico e sociali esistenti tra il Paese originario dell'investitore ed il Paese in cui viene effettuato l'investimento". Una tale definizione, come anche quelle fornite da altri, ha il pregio di presentare delle caratteristiche molto ampie, adattandosi alle diverse modalità di investimento e ricomprendendo tutte quelle aree di rischio che si manifestano nel momento in cui si effettua una qualsiasi transazione economica al di fuori del proprio paese. 1 2 OECD, “Concept of emerging systemic risks”, 2004, in www.oecd.org Meldrum D.H., “Country Risk and Foreign Direct Investment”, in Business Economics, July 2000, 34, 30-7. Pagina 2 di 7 Occorre peraltro evidenziare come oggi tutti gli studiosi siano concordi nel ritenere che non esistano paesi privi di rischio, in quanto anche le nazioni economicamente più evolute mostrano un proprio livello di rischiosità. Dopo l'11 settembre 2001 ci si è infatti resi conto che il quadro dei paesi a rischio deve essere modificato, e che vi devono essere inclusi paesi un tempo considerati luogo di investimento sicuro: anche quelle nazioni più ricche e socialmente più avanzate possono essere temporaneamente bloccate da eventi paralizzanti. I FATTORI E LE MANIFESTAZIONI DI RISCHIO Le principali tipologie di rischio sono sostanzialmente raggruppabili in tre grandi categorie: • rischio naturale, collegato a terremoti di vasta intensità o ad altri disastri naturali; • rischio socio-politico, a sua volta suddiviso in "rischio sociale", cioè azioni collettive di organizzazioni, come ad esempio sindacati, ONG e/o gruppi di persone che in modo democratico o meno, influenzano le politiche di governo (un esempio sono le pressioni dei narcotrafficanti sui governi colombiano e boliviano) ed in "rischio politico", cioè azioni da parte di autorità locali a danno di imprese estere (come espropriazioni, nazionalizzazioni o restrizioni ai commerci) ma anche guerre civili, rivoluzioni, colpi di stato e più in generale crisi di stabilità o legittimità dei governi in carica o problemi di successione nella leadership. Un esempio di rischio politico è offerto dagli Stati Uniti: diversi ricercatori hanno infatti dimostrato come anche gli investimenti negli Usa, paese generalmente riconosciuto come economicamente sviluppato e tecnologicamente all'avanguardia, presentino un determinato livello di rischio in quanto la legislazione americana è soggetta a continue modifiche che spesso presentano carattere retroattivo3; • rischio economico, questa tipologia, come evidenziato nel già citato studio di Meldrum, può essere ulteriormente scomposta in "rischio macroeconomico" e "rischio microeconomico". Il primo riguarda l'intero ambiente economico e colpisce tutte le imprese nazionali ed internazionali. E' caratterizzato da elevato tasso di inflazione e di disoccupazione, difficoltà da parte delle banche di restituire i depositi ai risparmiatori, difficoltà da parte del paese di ripagare i debiti nazionali ed internazionali. Il secondo riguarda alcune imprese o specifici settori (per esempio i casi "Parmalat" e "Cirio") a seguito di atti di criminalità finanziaria che producono come principale effetto il mancato rimborso delle obbligazioni e di altri debiti. Esaminiamo di seguito in modo più approfondito alcuni di questi fattori. Rischio socio-politico L'indagine dell'aspetto "politico" rappresenta un momento importante dell'analisi del rischio paese. Ad esso è da sempre attribuito un peso notevole nella spiegazione del rischio attribuibile ad investimenti e finanziamenti in un paese straniero. Chi investe in una paese estero vuole infatti conoscere il grado di sicurezza (o di rischiosità) del proprio investimento, che non dipende solo dalle sue caratteristiche intrinseche (merito creditizio del debitore; bontà del progetto finanziato; ...) ma anche e soprattutto dal contesto in cui opera il prenditore. Pertanto l'analisi del rischio socio-politico riguarda tutti quei fattori non strettamente economici che possono influire negativamente sul grado di rischio dell'investimento aumentando la probabilità del verificarsi di eventi negativi quali la nazionalizzazione degli investimenti esteri, le restrizioni al rimpatrio di flussi di capitale, le restrizioni sui pagamenti relativi a scambi internazionali. In questo tipo di analisi è bene approfondire tutti quegli elementi che possono incidere sull'assetto del governo e sulla sua stabilità, quali il livello di democraticità delle istituzioni politiche (costituzione, governo, partiti), la qualità del governo in carica, la sua maggiore o minore dipendenza da particolari gruppi di pressione che ne possono influenzare l'operato privilegiando l'interesse di pochi a scapito degli interessi nazionali, la presenza di conflitti interni ed il connesso rischio che 3 Si vedano sul tema del rischio paese anche AA.VV., “Il Rischio Paese, determinazione, rilievo, applicazioni”, Progetto di ricerca “Complex Systems in Economics”, Gruppo di ricerca “Rischio Paese”, Facoltà di Economia e di Ingegneria, Università degli Studi di Trieste, 16 aprile 2004. Pagina 3 di 7 si ricorra alla forza e non a meccanismi democratici di confronto per la loro risoluzione. Le analisi relative all'assetto politico del paese sono spesso accompagnate da indagini sociodemografiche che hanno lo scopo di evidenziare la presenza di diseguaglianze nella partecipazione delle differenti classi sociali al processo decisionale oppure si indaga la struttura demografica, etnica e religiosa del paese, quali fonti di conflitti che riducono la sicurezza dell'ambiente interno. Risulta anche importante integrare questi dati con un giudizio sul livello di efficienza del sistema legale e giudiziario nonché di quello burocratico4; con una valutazione delle pratiche contabili in uso e quindi del livello di trasparenza contabile che può incidere fortemente sulla possibilità di occultare difficoltà economiche latenti; con un esame della regolamentazione del sistema bancario e di vigilanza nonché del contesto normativo con cui viene regolamentato il controllo ed il governo delle imprese che impedisca assetti proprietari opachi e connessioni perverse tra politica ed economia. In tal modo il concetto di rischio socio-politico si allarga fino a comprendere non solo l'affidabilità del paese ma anche quella del settore corporate. In un contesto crescente di globalizzazione il fattore politico risulta peraltro ridotto se non obsoleto, in quanto l'influenza internazionale, in campo economico, si fa più importante rispetto alle politiche nazionali. In tale ottica è quindi sempre più richiesto di indagare in sede di analisi quale sia il "grado di scollamento" tra gli assetti sociali, istituzionali e politici che si ritiene possano essere compatibili con un corretto ed efficiente funzionamento dell'economia capitalistica e gli stessi assetti che si ritrovano nei sistemi oggetto dell'indagine. Rischio economico Tradizionalmente, per valutare il rischio economico si utilizza come chiave di ricerca la sostenibilità del debito estero: infatti, come per qualsiasi debitore, un eccessivo indebitamento risulta sintomatico di future e probabili difficoltà a generare risorse sufficienti a ripagare il debito contratto in questo caso, reperire la valuta estera necessaria). Gli studi sulla valutazione della sostenibilità del debito estero, hanno considerato in genere quattro elementi: la sua entità; le scadenze; la tipologia di valute in cui è espresso; la struttura dei tassi di interesse sul debito in essere. In particolare, l'analisi dovrebbe partire da una scomposizione dell'ammontare totale di debito contratto per classi di debitore, distinguendo tra debito emesso o garantito dallo Stato e debito dei privati. Ai fini della valutazione della sostenibilità del debito estero si ricorre alla costruzione di indici di tipo finanziario che confrontano l'esposizione debitoria o il servizio del debito (spesa per interessi e ammortamento della quota capitale) con altre grandezze macroeconomiche quali il PIL, il totale delle esposizioni, le riserve ufficiali. Più recentemente la prassi si sta spostando verso l'analisi dell'apprezzamento da parte del mercato sull'affidabilità ed il merito creditizio di un paese: sono sorte negli anni numerose agenzie di rating che si propongono di definire il rischio di uno Stato sovrano attraverso l'emissione di un c.d. "Sovereign Rating". Al giudizio di rating assegnato dall'agenzia indipendente è associato un determinato livello di probabilità di default: perciò, tanto maggiore è la probabilità di default associata all'emissione governativa, tanto più elevato sarà lo spread applicato al tasso di interesse. Ulteriori indagini sul rischio economico devono riguardare l'andamento e lo stato di salute dell'economia reale; gli aspetti economici da approfondire riguarderanno in questo caso - per esempio - la variazione percentuale e l'andamento del PIL, l'entità e la natura delle esportazioni, il livello e la struttura degli investimenti e del risparmio, l'evoluzione dei tassi di interesse (corrente ed atteso) , l'analisi della politica fiscale e monetaria del paese. Dalle descrizioni sopra riportate, emergono numerose fonti di rischio da considerare, ma l'impostazione più utile per partire nello studio del rischio paese, adottata da numerosi ricercatori, rimane quella sulla natura e tipologia dell'investimento. Sostanzialmente si distinguono tre tipi di investimenti: 1. investimenti diretti esteri (IDE o FDI - Foreign Direct Investment): gli studiosi dell'IDE hanno cercato di rispondere alla domanda "Dove è più conveniente stabilire l'impianto produttivo?". Qui si sono incrociati i rischi generali del paese con quelli economici; 4 A tale proposito si rinvia alle analisi relative all’ “Indice di corruzione” (scala da 0 – maggior livello di corruzione a 10 – minor livello di corruzione), effettuate da Transparency International; cfr. www.transparency.org Pagina 4 di 7 2. finanziamenti bancari ("commercial bank loans"); 3. investimenti in portafogli. L'analisi concernente queste due ultime tipologie si basa in prevalenza sulla determinazione del rischio di insolvenza del paese. Diversi studi, a partire da quello di Markowitz, hanno dimostrato come la segmentazione dei mercati e la diversa correlazione esistente tra i tassi di rendimento dei differenti mercati permettano una considerevole diversificazione del rischio, riuscendo a ridurre anche porzioni di rischio non eliminabili laddove la costruzione del portafoglio riguardasse titoli di un solo mercato. Il fenomeno del default del paese, per quanto attiene i finanziamenti internazionali, si manifesta sotto diverse forme e con differenti contenuti economici. Una possibile classificazione5 identifica i seguenti casi: • un temporaneo inadempimento nel pagamento degli interessi e/o nella restituzione del capitale; • una permanente difficoltà a reperire la valuta estera per far fronte a tutti i debiti contratti dal governo o dalle istituzioni private verso il sistema internazionale. A questo punto, debitore e creditore si trovano davanti a tre opzioni: “moratoria”, cioè sospensione temporanea dei pagamenti che riprenderanno successivamente nei termini iniziali pattuiti (scelta utilizzata di frequente negli anni ’70); “rinegoziazione” dei termini contrattuali del debito (tassi; spread; quote capitale), con l’ente finanziatore che in questo caso riceve meno di quanto inizialmente stabilito a causa della concordata riduzione dei tassi e degli spread applicati sui finanziamenti e/o della remissione di una parte del debito contratto; “riscadenzamento”, cioè allungamento delle scadenze del debito. Quest’ultima alternativa comporta minori versamenti periodici in quanto l’ammortamento del debito viene distribuito su un arco temporale più lungo; • ripudio del debito. Si tratta della forma più grave con cui può manifestarsi il rischio paese poiché implica il disconoscimento del debito da parte del debitore. In realtà, la dichiarazione unilaterale di default internazionale di un paese e il ripudio del suo debito estero è un caso estremamente raro, in quanto tale atteggiamento preclude ogni possibilità di accedere in futuro al mercato dei prestiti internazionali. Nel caso degli IDE, le manifestazioni del rischio paese vanno dalla impossibilità di trasferire i dividendi dalla succursale alla casa madre all’ipotesi più grave di esproprio e nazionalizzazione della filiale/succursale estera6. CENNI SUI METODI DI MISURAZIONE DEL RISCHIO PAESE La misurazione del rischio paese può essere effettuata facendo ricorso a due differenti metodologie: in particolare si distingue tra l’approccio “qualitativo” (“judgemental”) e quello “quantitativo”. Mentre la letteratura negli anni 1960 – 1970 era prevalentemente basata su studi di tipo qualitativo con l’obiettivo di analizzare il rischio politico, a partire dagli anni 1980 5 Ulteriori approcci in materia di rischio paese hanno introdotto i concetti di “intolleranza al debito” e di “peccato originale”. Il primo orientamento mette in luce l’impatto dei trascorsi di cattiva gestione economica di molti paesi emergenti sulla capacità di indebitamento. Per quale motivo, ci si è domandati, le esperienze passate dovrebbero essere rilevanti ? Le spiegazioni sono più di una. Per cominciare, vi è l’inevitabile inerzia delle istituzioni. L’attuazione di riforme radicali richiede tempo. In base a questa interpretazione, un trascorso di inflazione e di insolvenze andrebbe piuttosto considerato come il sintomo di più profonde carenze istituzionali. Un’altra possibile spiegazione è che le stesse crisi possano di per sé produrre effetti durevoli e debilitanti sulle istituzioni, i quali rischiano di indebolire il sistema finanziario, minare la capacità di prelievo fiscale e pregiudicare la crescita a lungo termine. Con il termine “peccato originale”, che richiama alla mente gli echi di un evento sepolto in un lontano passato, ci si riferisce invece alla incapacità di un paese di indebitarsi sull’estero nella propria valuta e, per estensione, di effettuare operazioni di copertura nei confronti di non residenti. gli studiosi di tale approccio ritengono che tale condizione accentui la vulnerabilità del paese poiché implica che eventuali deprezzamenti del tasso di cambio rendano più difficile il servizio del debito estero. A sua volta ciò riduce dapprima la disponibilità dei non residenti a finanziare il paese e accresce successivamente la sensibilità di questi finanziamenti a condizioni economiche avverse, limitando il margine di manovra dei responsabili delle politiche. 6 Il numero delle imprese multinazionali espropriate ha raggiunto l’apice nel 1975, con più di ottanta imprese in una trentina di paesi in via di sviluppo. Da metà degli anni ’80, si è avuta un’inversione di tendenza, con assenza totale di espropri. Al contrario, il numero delle zone franche destinate ad accogliere IDE esenti da tasse e da regolamentazione sociale vincolante, si è fortemente incrementato. Pagina 5 di 7 l’orientamento è divenuto più quantitativo, con l’intento di prevedere situazioni di default o di crisi finanziarie dei paesi. Nel caso del metodo qualitativo, l’analisi andrà formulata sulla base di una serie di informazioni descrittive della situazione economica e socio-politica, accompagnate da una serie di indicatori quantitativi: analisi degli indicatori sociali e del welfare state nell’ottica del processo di sviluppo del paese; analisi dei fondamentali macroeconomici del paese; evoluzione e struttura dell’indebitamento esterno; situazione del sistema finanziario domestico; valutazione della stabilità politica. I modelli quantitativi, all’opposto, prevedono il ricorso a metodologie econometriche e matematiche: molto utilizzati a tal fine risultano l’analisi discriminante, la regressione lineare, l’analisi logit e probit. L’obiettivo è quello di individuare un set di indicatori di natura economico-finanziaria che possano costituire una sorta di “sistema di allerta” della probabilità di insolvenza del paese, quest’ultima di norma approssimata da eventi quali la ristrutturazione o la riscadenziazione del debito estero del prenditore sovrano. Per concludere, dalla descrizione finora fornita si è compreso come la valutazione del rischio paese risulta di per sé molto complessa: è necessario pertanto unire un insieme molto esteso di competenze, informazioni, dati quantitativi ed indicatori, in cui il giudizio “soggettivo” ha una rilevanza non trascurabile. Nel delineare perciò una definizione appropriata di “rischio paese”, si è quindi compreso come non vi possa essere una definizione univoca, e come lo studio debba riguardare l'analisi dell'intero sistema di un paese, sotto tutti i punti di vista (non solo economici). Pagina 6 di 7 GLOSSARIO Agenzie di rating Le tre più importanti agenzie di rating riconosciute a livello mondiale sono Moody’s Investor Service (www.moodys.com), Fitch Investor Service (www.fitchratings.com), e Standard & Poor’s (www.standardandpoors.com). Queste società si occupano in particolare di assegnare il “Sovereign Credit Rating”, cioè di valutare la capacità e la volontà di un governo di ripagare i propri debiti in accordo con i termini di scadenza. Le origini di queste società vengono fatte risalire agli Stati Uniti di metà dell’Ottocento, quando apparvero le prime agenzie di credito mercantile sorte con lo scopo di valutare l’affidabilità finanziaria dei commercianti attivi sulle diverse piazze. John Moody fu poi il primo ad estendere l’attività di rating ai titoli obbligazionari, pubblicando nel 1909 le prime valutazioni dei titoli emessi dalle compagnie ferroviarie statunitensi. Il 1916 fu quindi l’anno di edizione dei primi rating della Poor’s Publishing Co., mentre nel 1922 di quelli della Standard Statistics Co., che nel 1941 si fusero dando origine alla Standard & Poor’s. IDE o FDI - Foreign Direct Investment Per IDE si intende “il capitale investito nell’acquisizione di attivi reali allo scopo di costituire una sussidiaria all’estero oppure per ottenere il controllo di una società straniera esistente”. Idealmente, l’IDE è perciò nello stesso tempo una fonte di valuta estera, di nuove produzioni e di trasferimenti di tecnologia. . Documento reperibile, assieme ad altre monografie, nella sezione Dossier del sito http://www.sanpaoloimprese.com/ Documento pubblicato su licenza di WKI - Ipsoa Editore Fonte: Commercio Internazionale. Quindicinale di diritto e pratica degli scambi conl'estero, finanza, mercati, contrattualistica, tecnica valutaria e doganale, fiscalità internazionale. Copyright: WKI - Ipsoa Editore Pagina 7 di 7