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Si stava come d`autunno - Istituto Comprensivo Luigi Cadorna

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Si stava come d`autunno - Istituto Comprensivo Luigi Cadorna
Istituto comprensivo Cadorna
Scuola media M. Ricci, via Lovere 4 Milano
Anno scolastico 2014-2015
Si stava come d’autunno
Immagini, volti, parole della Grande Guerra
100 anni dalla Prima Guerra Mondiale
spettacolo teatrale in 6 quadri con gli allievi
delle classi terze Scuola media Matteo Ricci di Milano
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giovedì 21 maggio 2015 alle ore 20.00
Auditorium Natta, via Natta 11 Milano
Spettacolo in 6 quadri con memorie, poesie, racconti,
canti, lettere dal fronte, interpretato dagli allievi delle
classi terze della Scuola media Ricci
diretto da Giuliano Finessi
assistente alla regia Gio Alberti
assistente alle musiche Dina Partipilo
con la collaborazione di Laura Di Nonno e Emanuela Perucconi
scene e costumi di Emanuela Perucconi
coreografie di Giada Bellugi
coordinamento tecnico e di produzione di Francesco Livoti
Ringraziamenti
Associazione Cadorna
Provincia di Milano
I prestatori di materiali d’archivio (famiglia Airoldi, Franca Panizzi)
Giuseppe Bombaci
Paola Cofano
Manuela Filippi
Il Dirigente Scolastico Massimo Nunzio Barrella
La collaboratrice del Dirigente Ornella Nobili
La responsabile della Segreteria della Scuola Ricci, Grazia Garatti
Bignotti
Il personale ATA della Scuola Ricci
L’Assemblea dei genitori della Scuola Ricci
Gli autori e i testi citati nel corso dello spettacolo:
Giuseppe Ungaretti poesie dalla raccolta L’Allegria
Emilio Lussu Un anno sull’Altipiano
David James Smith Una mattina a Sarajevo
Roberto Piumini La ballata della guerra
Alice Tachdjian Pietre sul cuore
David Varuian Notte sull’aia
Mischa Wegner
lettere di soldati al fronte
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Quis fuit, horrendos primus qui protulit enses?/Quam ferus et vere ferreus ille fuit
!/Tum caedes hominum generi, tum proelia nata,/Tum brevior dirae mortis aperta via
est./
Chi fu colui che per primo inventò la le orribili spade? Quanto fu feroce e veramente
ferro! Allora per la razza degli uomini nacquero le stragi, le battaglie, allora fu aperta
una via più breve della morte crudele. (Tibullo, Libro 1, Elegia 10, vv.1-4)
Per ricordare il centenario della Grande Guerra tentiamo di
mettere in scena, nel breve tempo di uno spettacolo teatrale, un
evento di dimensioni inaudite che sterminò un’intera generazione
e segnò la fine della vecchia Europa. Cento anni sono tanti. Tutti i
superstiti sono ormai scomparsi e con loro i ricordi diretti, di prima
mano, anche se talvolta resistono quelli dei figli e nipoti. Come
narrare la guerra ai cittadini di domani? Come entrare nella mente
di una generazione rete-dipendente e quasi completamente
estranea a quella realtà? Come spiegare che i protagonisti sono
stati i soldati contadini, i nostri nonni? La sfida è dura. Questa
guerra ha bisogno di una narrazione nuova, per molti dei nostri
ragazzi d’oggi, il ‘14-’18 sembra preistoria. Si richiede una grande
capacità di evocazione. Non bastano gli oggetti, le foto, le mostre:
occorre una narrazione diretta fatta di parole e gesti, lo spettacolo
teatrale. Evocare attraverso le lettere, i diari di guerra, la poesia, i
canti e la musica per comprendere una sofferenza che oggi non
riusciamo a immaginare. Nei vari quadri, che vi presentiamo, non
c’è un dramma teatrale: ci sono essere invisibili, più milioni di
esseri umani che furono uccisi e feriti in una delle più grandi
carneficine della storia umana. In qualche modo, i protagonisti di
questo spettacolo, con lo sgomento della poesia, la lettura di una
lettera di un soldato alla mamma, fanno rivivere quei ragazzi
diventando loro coetanei, e insieme si calano nella voragine che si
è spalancata, nel cuore dell’Europa, a Sarajevo, il 28 giugno 1914.
Il dolore e l’orrore diventano contemporanei.
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III A
Mattia Baiguini, Roxana Bologa, Clara Bortolotti, Luca Bottazzi, Matteo
Briscini, Vittoria Cafiero, Matteo Cammilli, Matteo Colombo, Omar
Cominardi, Alessia Cresci, Giorgia Di Modugno, Ryan Lee, Marta
Mugiasca, Matteo Parenti, Ginevra Prina, Matteo Rampoldi, Arianna
Sturaro, Edoardo Trosa, Valentina Vaccari, Luna Xenos
III B
III C
Valentina Ariata, Chiara Belloni, Glenn Casita, Federico Cuomo, Alan
Curci, Giovanni De Bernardi, Edoardo De Filippo, Daiana Fernandez
Fajardo, Andrea Gaetani, Kristian Holler, Virginia Lazzari, Diana
Lozneanu, Pietro Manni, Cloe Meazza, Federico Palumbo, Gaia
Palumbo, Jacopo Rossi, Lorenzo Rustici, Emiliano Scarpa
III D
Christian Anastasio, Mirco Felici, Virginia Ferraris, Pietro Gaia, Giacomo
Giudici, Francesco Giulietti, Giulia Lazzeri, Caterina Migliavacca,
Margherita Milani, Alisson Minero Diaz, Marco Mirabelli, Veronica Origgi,
Matteo Palumbo, Riccardo Pavan, Massimiliano Pavesi, Lorenzo Pillon,
Alessia Priori, Alexandros Psilogenis, Francesca Romoli, Camilla Sale,
Caterina Salvo, Riccardo Soprano
III E
Otto Dix, copertina per il libro Der Krieg [La guerra]
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IV Quadro – Canto Gorizia
classe III A
Per ben sette volte l’esercito italiano tenta di varcare il fiume Isonzo e di
strappare Gorizia agli austriaci, lasciando sul terreno ventimila morti.
Nell’agosto del 1916 finalmente Gorizia è conquistata. Ministri e generali
sono così orgogliosi della loro vittoria che dichiarano guerra alla
Germania. Ma la conquista di Gorizia si rivela inutile. Altre quattro
battaglie sull’Isonzo servono a costellare di cadaveri le sue sponde,
finché nell’ottobre del 1917 austriaci e tedeschi riescono a sfondare le
nostre linee a Caporetto, e costringono i nostri a una catastrofica ritirata
fino al Piave. I soldati allo sono allo sbando, e molti gettano le armi.
Anche nella popolazione civile si moltiplicano proteste pubbliche contro
la conduzione della guerra. É in questo clima che un anonimo soldato
scrive la canzone Gorizia. Quando gli ufficiali la sentano vietano ai
soldati di cantarla e così resterà a lungo una canzone clandestina.
Truppe italiane sul fronte macedone. Mitragliatrici a quota 1050
V Quadro – Genocidio armeno: l’importanza della memoria
classe III D
Medz Yeghern il “Grande Male”, così gli Armeni definiscono il genocidio
che un secolo fa falcidiò il loro popolo per il solo motivo della sua fede.
Era la notte tra il 23 e il 24 aprile 1915 quando iniziava l’orrendo
sterminio nei territori dell’IMPERO OTTOMANO. In un solo mese, più di
mille esponenti dell’èlite armena di Costantinopoli vennero arrestati. A
costoro si unirono altre centinaia di migliaia di persone uccise con ferocia
inaudita. Fu messa in atto un’efferata “pulizia etnica” che condusse alla
morte circa un milione e mezzo di armeni cristiani, uccisi dalla fame,
dalla malattia e dallo sfinimento quando non eliminate fisicamente dalla
violenza criminale del potere turco , che agiva con la supervisione di
ufficiali dell’esercito tedesco in forza dell’alleanza tra Germania e
Impero Ottomano. Nel 1915, durante la prima guerra mondiale, Varvar che allora era una bambina – e i suoi familiari, subirono la sorte del loro
popolo: con la violenza, furono costretti dall’esercito turco a lasciare i loro
paesi e le loro case e furono deportati in Turchia.
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VI Quadro – Giuseppe Ungaretti e l’esperienza della guerra.
classe III B
Il ruolo degli intellettuali nella decisione che l’Italia prese di intervenire
nella prima guerra mondiale fu determinante: quasi tutti si schierarono
infatti a favore dell’interventismo, anche se con motivazioni diverse. In
seguito di fronte agli esiti drammatici della guerra stessa, causa solo di
morte.
FINALE
Giuseppe Scalarini, La guerra, 1914
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I Quadro - Preludio alla guerra classe III
musiche di: J. Offenbach, Orfeo all’inferno [can-can], F. Lehar, La
Vedova allegra [valzer].
L’Europa di inizio secolo può ancora vantarsi di essere al centro del
mondo, ma in realtà è una polveriera.
II Quadro Una mattina a Sarajevo - La ballata della guerra
classe III E
musiche di:
Sarajevo. Domenica 28 Giugno 1914. Quella mattina le piogge erano
finalmente cessate e la foschia si era dissolta. Un sole sfavillante
inondava di luce l’Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono
dell’Impero Austro-ungarico, e la duchessa Sofia. Il terso e luccicante
profilo di Sarajevo contava ben 100 moschee e quasi altrettante chiese
cristiane. Le sinagoghe, sebbene meno numerose, testimoniavano la
presenza ebraica. Una popolazione multinazionale, religiosamente
variegata aveva imparato a vivere in reciproca armonia, sotto qualsiasi
bandiera. Sono le 10 del mattino. Fra meno di trenta minuti due colpi di
pistola sconvolgeranno quel mondo. Un effetto domino incontrollato. In
pochi mesi Austria, Serbia, Russia, Germania, Francia e Inghilterra si
dichiareranno guerra.
III Quadro – E L’Italia? L’Italia comincia a pensarci [Lettere dal
fronte, la condizione delle donne] classe III C
musica: W. A. Mozart – Requiem
L’Entrata in guerra dell’Italia fu decisa dal primo ministro Salandra, dal
ministro Sonnino e dal re senza consultare il Parlamento. L’opinione
pubblica era contro ma vi era l’appoggio di un ristretto, ma agguerrito
“partito d’intervento”. Il 24 maggio del 1915 l’Italia entrò in guerra contro
Austria e Ungheria. Gli uomini che furono chiamati a far parte di una
delle guerre più insensate, combattuta in nome di principi nazionalistici.
Le donne assunsero il carico di lavoro e la gestione familiare, e il
soccorso ai soldati. Attraverso le lettere inviate dal fronte e dalla prigionia
si ricostruisce la sofferenza della guerra, dando un nome e un cognome
a milioni di esseri umani presi dal vortice della prima guerra mondiale.
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