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Stati d`animo II. Quelli che vanno
SCHEDA Umberto Boccioni, “Stati d’animo II. Quelli che vanno”, 1912, olio su tela, 70,8 x 95,9 cm, New York. Nella prefazione al catalogo della mostra parigina del 1912 in relazione alla composizione dedicata a Quelli che vanno si può leggere: “… Linee orizzontali, fuggenti, rapide e convulse, che tagliano brutalmente visi dai profili vaghi e lembi di campagne balzanti, daranno l’emozione plastica che suscita in coi colui che parte”. La seconda versione della tela Quelli che vanno accentua la sintesi dinamica teorizzata da Boccioni e la carica espressiva del segno e del colore, imprimendo al tratteggio diagonale di filamenti tesi verdi, azzurri, neri, l’impeto dl vento in velocità, dove si intessono le proiezioni in verde e grigio rosato dei volti di “quelli che vanno”. Sono apparizioni fuggenti, fitte di tagli geometrici, associate ad altre sintesi dinamiche: le case nelle aperture ocra del paesaggio, la solidificazione del fumo bianco della locomotiva, il corpo metallico della macchina a vapore, di cui immaginiamo l’imponente fiancata, grazie alla stampigliatura dei numeri delle classi di viaggio, dislocate in distinti passaggi compositivi. Una molteplicità di ritmi e una pluralità di motivi, che fanno risuonare nuovi accordi, riformulano e ampliano la concezione di armonia nella composizione: “Non solo noi abbiamo abbandonato il modo radicale e il modo interamente sviluppato secondo il suo movimento fisso e quindi artificiale, ma tagliamo bruscamente e a piacere nostro ogni motivo con uno o più altri motivi, di cui non offriamo mai lo sviluppo intero, ma semplicemente le note, iniziali, centrali o finali. Come vedete, c’è in noi, non solo la verità, ma caos e urto di ritmi assolutamente opposti che riduciamo non di meno ad un’armonia nuova. Noi giungiamo così a ciò che chiamiamo la pittura degli stati d’animo”.