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Secondo benellI

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Secondo benellI
C l ub 2 0
Il calibro cadetto
Secondo Benelli
80|Diana Armi
Benelli
Guardato per anni con sufficienza, oggi il calibro 20 è oggi una specie di
“nuova religione” capace di catalizzare l’attenzione un numero sempre
crescente di fedeli: c’è tuttavia chi ci ha sempre creduto, tanto che oggi è
in grado di presentare una gamma di fucili capace di servire ogni tipo di
cacciatore. Parliamo di Benelli.
Di Andrea Aromatico
V
enti... Il dilemma è atavico
in termini di calibri: il più
piccolo dei grandi, o il più
grande dei piccoli? Due
scuole di pensiero, due approcci differenti a un problema che solo agli
sprovveduti può sembrare semplice,
vero com’è vero che tante sono le
concezioni della caccia. Forse più di
quanti non siano i cacciatori...
Scherzi a parte, ragioni della diatriba
ci sono eccome, e derivano in massima parte da serissime motivazioni tecniche più che altro legate alla
tecnologia di supporto al mondo più
legato che ci sia a quello delle armi:
quelle delle munizioni.
Ci fu un tempo infatti -e lungo- nel
quale non essendo ancora giunte al
livello di perfezione attuale le munizioni, alcuni problemi oggi risibili,
c’erano eccome: e tenevano banco. Colpa soprattutto dei materiali.
I bossoli erano tutti di cartone, gli
inneschi erano quel che erano, le
polveri tutte meno prestanti delle attuali, le borre erano di feltro quando
andava bene, perché si usava anche
la semola (con forti limiti di tenuta),
le chiusure erano tutte o quasi a
semplice orlo tondo, spesso su bossolo ricaricato varie volte.
C l ub 2 0
Non solo, anche la qualità specifica
dei pallini non era nemmeno lontanamente comparabile con l’attuale.
Tutti fattori che facevano sì che le
prestazioni di ogni munizione, sia in
termini di potenza e relativa potenzialità lesiva, sia di densità di rosata
82|Diana Armi
e portata utile, fossero almeno un
30-40% inferiori alle attuali. Di cosa
parliamo? Cartucce buone per lo più
sino ai 25-30 metri, e su selvaggina
mai troppo resistente o pregiata, con
una possibilità massima di arrivare a
spingere cariche sui 24 o 28 grammi
quale soglia massima.
Ovvio che il mercato delle armi si
adeguò per lungo tempo alla faccenda. Quale era infatti la gran massa
di fucili circolante? Poco da fare: 12
e 16, per lungo tempo gemellati a
contendersi la piazza del mondo venatorio in generale e basta.
E il 20? Beh, il 20 era per lo più fabbricato in economici basculanti monocanna, la cui struttura nell’insieme, rivela da subito la concezione
per un tiro a fermo, e cioè per cacce
da capanno. In effetti era il fucile
migliore per questo tipo di caccia e
pure il più utilizzato, con munizioni a
mezza dose e piombo 12 o 13 per
Benelli
il modello Comfort calibro 20
pendo duro e forte sino a 50 metri e
oltre, persino anatre e fagiani, lepri e
colombacci: insomma, era iniziata la
rivoluzione del Venti.
Il ruolo di Benelli
Dynamic calibro 20
Duca di Montefeltro calibro 20
Montefeltro calibro 20
Supersport calibro 20
la selvaggina più minuta e per i tiri
più prossimi.
I rari basculanti a due canne in
20 che si fabbricavano, fatti salvi
ottimi prodotti inglesi destinati a
sportsman particolarmente raffinati, o a signore in gamba seguaci di
Artemide, erano per lo più attrezzi
poco meno pesanti di un 12 o di
un 16, e poi da quelli come sia in
massima parte derivati.
Poi arrivò la plastica, la caccia spor-
tiva, e arrivarono anche le borre contenitore, le polveri strepitose d’oggi
e la perfetta fabbricazione dei pallini,
i nuovi processi produttivi e le chiusure stellari. Insomma, arrivarono
le cartucce moderne. Arrivò anche il
fucile semiautomatico e con esso la
“Magnun mania”, via via sino all’introduzione di leghe leggere da usarsi
al posto dell’acciaio, in modo da poter dar vita ad attrezzi leggerissimi,
capaci in ogni caso di sparare anche
40 grammi da un bossolo del 20, col-
Tra i fabbricanti d’armi nazionali, poteva quello che da subito si è mostrato capace di guardare al futuro
in ogni senso, restare alla finestra?
Assolutamente no. Sin da subito
Benelli ha creato una linea di fucili in calibro 20, non adattamenti di
altre armi, ma progetti originali, che
avevano in comune coi fratelli maggiori solo la base tecnica e l’armonia delle forme.
Ne scaturì una serie di fucili dedicati
quindi specificamente al “ventista”,
un cacciatore “uguale” ma “diverso”. Un cacciatore a tutto tondo, che
col suo fucile praticava tutte le cacce, ma che chiedeva alla sua arma
tre doti sopra a tutte: leggerezza,
maneggevolezza, versatilità. Tutte
fuse in una certa quanto innegabile
dose d’eleganza, dato che poco da
fare, un 20 sarà sempre più fine e
snello di linee di qualsivoglia 12...
Di qui i progetti originali, anche se
ispirati per quote formali e contenuti
tecnologici ai “fratelli maggiori”: 1)
castelli più bassi, snelli e filanti dei
calibro 12, e quasi tutti derivati da
monoblocchi di Ergal; 2) componentistica dedicata, cioè riconcepita e
disegnata per il calibro di riferimento; 3) gamma gemellare al 12 in
quanto a tipologie di accessori pre e
post vendita, a partire da una serie
pressoché infinita di canne da abbinare ad ogni tipo di strozzatore fino
ad arrivare ai calci e ai calcioli.
Il tutto a dare vita a strumenti equilibratissimi, caratterizzati da un peso
decisamente più contenuto rispetto
al calibro principale e da spiccate
doti dinamiche per via della sveltezza
delle forme e della perfetta distribuzione delle masse. Sono armi dalla
potenza un tempo impensabile, garantita anche dalla pressoché totale
diffusione di camere di scoppio di
76 mm che consentono di utilizzare
munizionamenti dalle dosi comprese tra le minime del calibro a quelle
Magnum (sino a 42 grammi) senza
regolazione preventiva d’alcunché,
Diana Armi|83
C l ub 2 0
e mescolando anche alla rinfusa le
varie munizioni, servizio questo garantito dalla straordinaria efficienza
del sistema inerziale.
La gamma
La Benelli si sa, ha sede a Urbino, una
delle città chiave del Rinascimento in
quanto tale. Una delle città, in cui proprio questo particolarissimo fenomeno culturale ebbe modo di svilupparsi
verso due direzioni peculiari: da una
parte quella artistico-formale legata
all’arte, dall’altra quella scientificomatematica legata alle tecniche e ai
mestieri. Entrambe rese possibili dalle
ingenti somme guadagnate nella sua
peculiare attività da Federico da Montefeltro degli Ubaldini, signore della
città: quella delle armi! Naturale che in
Benelli questa tradizione divenisse filo
conduttore dell’intera produzione sotto
tutti gli aspetti, sia per quel che concer-
ne la quota formale di ogni manufatto,
sia per quel che concerne i contenuti
tecnologici, sino ad arrivare ai nomi di
battesimo delle varie serie, veri e propri
omaggi a Urbino e alla sua particolarissima, multiforme cultura.
Raffaello: è il nome della linea top di
gamma. ispirata ad uno dei massimi
geni del Rinascimento, il grande pittore
e architetto per l’appunto urbinate. È
un fucile il cui cuore tecnologico (come
per tutti i semiauto Benelli meno uno) è
dato dal sistema inerziale. E’il frutto di
modalità costruttive d’altissimo livello
capaci, di coniugare il top della tecnologia disponibile con elementi chiaramente ispirati alla tradizione. Abbiamo
quindi carcasse in Ergal abbinate a manicotti in lamina d’acciaio che alloggiano tubi con tecnologia “Crio”, su calciature in legni d’ogni grana e innovative
fibre in particolari serie. In calibro 20 ce
ne sono cinque versioni:
Dynamic: è il modello base (o come
si dice in inglese, l’entry-level) tutta
caccia con un chiaro richiamo alla tradizione della più classica fabbricazione
d’armi all’italiana. Il Raffaello al 100%,
in calibro 20.
Crio: la serie è caratterizzata da canne e strozzatori sottoposti a particolari
trattamenti criogenici atti a eliminare
ogni tipo di tensione residuale sui metalli, al fine di garantire rese balistiche
ai massimi livelli.
Supersport: i fucili di questa serie sono
ottimizzati per il tiro sportivo e informale di ogni sorta. Sono dedicati specificamente a quegli sportivi che vogliono
mettersi alla prova con il calibro cadetto. Dicendo rapidamente che tutte
sono configurabili in ogni modo e con
ogni tipologia di canna, puntualizzo che
di altre due chicche-sempre dalla serie
Raffaello derivate- parleremo a parte...
Montefeltro: così come denomina il
ramo fondamentale della casata del
Duca Federico, questo nome è stato
usato da Benelli per la serie più sperimentale in assoluto nell’ambito della
sua produzione classica. La prima con
carcassa tutta in Ergal, la prima a montare il celeberrimo otturatore a testina
rotante in abbinamento al sistema inerziale, la prima infine ad usare tecnopolimeri per le calciature sino all’innovazione della tecnologia Comfortech per la
Benelli
Raffaello Slug calibro 20
M2 Comfort calibro 20
Montefeltro Beccaccia calibro 20
riduzione del rinculo. Fu infine la prima
nella quale si puntò l’attenzione verso
la ricerca della leggerezza dell’insieme.
Questi i prodotti chiave disponibili anche in calibro 20.
Comfort: è chiamata così quella particolare configurazione “tutto nero”,
caratterizzata dalla calciatura in tecnopolimeri che alloggia nel calcio un sistema di smorzamento attivo di rinculo
e rilevamento, capace di dissipare la
gran parte di questi “fastidi dinamici”
altrimenti ineludibili dal fenomeno chimico/fisico dello sparo.
Duca di Montefeltro: è la versione
lusso, con finitura a due toni (bianco e
nero) del fucile tutta caccia.
Montefeltro: il modello base, quello nel
quale sono racchiuse tutte le innovazioni Benelli. Un’arma agilissima, specie
nella sua configurazione in 20.
La serie Montefeltro non si ferma qui,
ce n’è un altro infatti di fucili speciali
da esso derivato, ma ne dobbiamo
parlare a parte
M2 Comfortech: derivato dalla serie M,
Il modello Lord con calcio rivestito in pelle
Diana Armi|85
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Particolare Bindella/Canna/mirino Crio 20
Particolare di bindella a rampa tipo Battue in fibra di carbonio del 20 Slug
concepita per usi militari e di sicurezza,
e perciò caratterizzata da estrema robustezza e zero fronzoli, con finiture e
assemblaggi adatti a resistere agli usi
più rudi ed estremi. In calibro 20, Magnum come sempre, con l’aggiunta del
calcio Comfortech, si configura come
arma eterna destinata ai cacciatori più
“duri e puri” che ci siano, votati tuttavia
alla sportività estrema.
Le cacce
Essendo in calibro 20, cioè, attrezzi tutti mediamente di 3 o 4 etti più leggeri
dei loro fratelli maggiori in calibro 12,
ed essendo tutti camerati Magnum,
cioè capaci di funzionare senza regolazioni preventive con munizioni fra i 24
e i 40 grammi di piombo, tutti i fucili
Benelli in questo calibro si prestano a
servire il cacciatore generico italiano in
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quanto tale. Basta cambiare canna o
strozzatore nel corso della stagione e
il gioco è fatto.
Così, su un tubo di 65 cm in preapertura a tortore e colombacci monteremo
uno strozzatore in/out di ** o *** stelle che porti la canna a 71 cm.
Poi, a quaglie e fagiani e lepri, terremo
uno strozzatore a scomparsa di ****
o ***. A tordi la mattina, allo spollo,
sarà un Cyl. che armerà la nostra volata, così come a beccacce. *** per le
cacce ai valichi. **** per i colombi dai
palchi. Mentre per rientri ad anatatidi o
tordi, ci regoleremo di volta in volta in
base ai venti e ai climi.
Vocazione da migratorista? Se generico optate per un Comfort. Se amante
di anatre e acquatici, optate per un M2
sempre Confortech.
Amante del cane da ferma oppure
da cerca? Raffaello o Montefeltro
non importa, è una questione di gusti (e tasche).
Cinghialaio “professionista”: Benelli
propone il Raffaello Slug, prodotto ottimizzato per la caccia al re della macchia dotato di calcio a dorso d’asino,
tipico delle carabine semiautomatiche,
di una canna particolarissima, corta e
con due corti bindellini in fibra di carbonio al posto della solita ventilata.
Veloce, agile, di puntamento istintivo,
capace di lavorare e bene con palle 20
Magnum garantendo così livelli di penetrazione e poteri lesivi, più che sufficienti sui cinghiali nazionali. Il castello
presenta dei fori d’alloggio per slitte
tipo Picatinny o Weaver, capaci di alloggiare un ottica tradizionale o a punto
rosso. E non è il solo 20 dedicato, da
poco è disponibile in 20 anche il modello Beccaccia, che non supera i 2,600
chilogrammi, con canna e serbatoio accorciati (non ospita mai più due cartucce, anche perché di più al beccacciaio
non servirebbero). Basato quindi su un
equilibrio e un bilanciamento ottimizzati per il tiro di stoccata, d’imbracciata.
Legni scelti dunque per la loro leggerezza sposata a una resistenza come sia
ottimale. Insomma, un fucile pensato
per un trasporto prolungato e agevole
in una caccia dove si spara in ogni caso
poco, d’appresso e contro un bersaglio
per sua natura elusivo come pochi: la
beccaccia, per l’appunto. Un fucile che
in ogni caso, proprio per le sue caratte-
Benelli
Il Concept Gun Vinci Leather
in calibro 12 dal quale è derivato
il Lord calibro 20
Gemelli diversi,
Beccaccia 20 (a
sinistra) e Slug
20, si nota subito
l’astina corta del
beccaccia
ristiche, si presta benissimo ad essere
utilizzato in tutte le cacce col cane da
ferma faticose di per sé, come possono essere tutte quelle di montagna -dal
forcello alla coturnice passando per le
bianche- sino ad arrivare al beccaccini
in risaia o marcita, con la sola accortezza in quest’ultimo caso di montare uno
strozzatore in/out da *** che prolunghi la canna sino a 65-71 cm.
Over the TOP
Concept gun, ossia fucile concettuale, come arma quale esercizio
di stile partendo da un prodotto di
serie. Un’opera d’arte, un sogno, un
esperimento di pura creatività la cui
essenza pur materica, come sia sta
assai di più nel regno platonico delle
idee, che non delle cose in se, quali
ad esempio sono le merci.
Concept gun: un must che Benelli
ogni anno e già da un po’ di tempo, di
fiera in fiera, evento per vento è uso
presentarne vari ai suoi appassionati
sparsi per i cinque continenti. Due o
tre a volta. Materiali e colori mai visti,
un uso estremo, eretico di forme e
contenuti applicati come mai prima al
mondo delle armi.
Il loro compito, è stupire e rubare
sguardi ammirati. Il loro compito, è
far parlare di sé fra estetica, sogno
ed utopia.
E così si son visti fiberglass e vetroresine, fibre di carbonio e cristalli, blu
elettrici e rossi, gialli e verdi fluo a stravolgere i sensi di chi da un fucile si
aspettava altro.
E con questi, una volta, anche pelle
e legni di classe sopraffina, abbinati a una carcassa elegantissima in
una finitura bronzea a incasellare otturatore e canna bruniti tutti in una
splendida tonalità opaca. Meraviglia,
e di colpo a grandissima richiesta
un’idea che inizia a farsi forma, un
concetto che inizia a divenire un progetto Ecco quindi nascere il Lord, ovviamente in calibro 20.
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I modelli commemorativi
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Benelli
È tradizione in Benelli, celebrare
particolari date o eventi con l’edizione di
serie speciali numerate e caratterizzate
da particolari incisioni commemorative,
nonché da materiali -specie i legni- di
particolarissima qualità, sovrapponibile
a quella di fucili fini da “drive”. In
calibro 20, derivata dalla configurazione
Raffaello, spicca la recentissima serie
Risorgimento, ispirata ad uno degli
eventi cardine della storia patria.
La serie è composta da tre fucili in
calibro 12, 20 e 28 decorati con
incisioni eseguite dalla Bottega i Cesare
Giovannelli di Gardone Val Trompia.
La Bottega, attiva da oltre mezzo
secolo, annovera al suo interno più di
45 persone, divise in svariati reparti di
lavorazione, che producono pezzi unici,
impreziosendo armi sportive, orologi,
gioielli, penne, stampi di ogni genere,
praticamente qualsiasi oggetto di
metallo, con incisioni di varia natura e
prodotte con tutte le tecniche possibili,
sempre garantendo l’altissima qualità
del prodotto finale. Rimanendo legato
alle tradizioni di un mestiere unico e
alla sua terra di origine Giovanelli ha
saputo donare alla sua Bottega un
respiro internazionale, esportando le
sue opere in tutto il mondo e ricevendo
riconoscimenti per il valore inestimabile
del suo lavoro, in patria come all’estero.
Le incisioni sui tre fucili ripercorrono
attraverso le immagini alcune delle
tappe della storia nazionale. Ecco
quindi che il calibro 12 è dedicato
alle imprese straordinarie, con una
allegoria dello sport vista attraverso la
coppa del Mondo di calcio e sul lato
opposto le Frecce tricolori. Il calibro
20 riporta sul lato destro il tricolore
sabaudo e quello repubblicano, mentre
sul lato sinistro spicca il volo il dirigibile
Norge, con il quale nel 1926 Umberto
Nobile sorvolò per primo il Polo Nord.
Il fucile in calibro 28 presenta sul lato
destro l’inconfondibile sagoma della
di San Martino del Garda, a memoria
della battaglia San Martino e Solferino
mentre sul lato sinistro sono ritratti
Verdi, Rossini, Puccini accanto a un
pentagramma che riporta le prime note
dell’Aida.
La configurazione standard, o meglio
tutta caccia, con canna da 65 cm e
strozzatori a scomparsa, sormontata
da una bindella in fibra di carbonio.
Note salienti? Tutte, a partire dal rivestimento in pelle pieno fiore di gran
parte del calcio e dell’astina, a conferire al tutto una confortevolezza d’uso
estrema specie poi in inverno, sino
ad arrivare ai legni e alle finiture della
minuteria, tutte bronzate come il resto
della carcassa. Anche quel tappo che
rievoca nella forma il tocco ducale con
il quale si identificavano mille anni fa,
i duchi. Strepitoso in tutto, sino alla
meravigliosa valigetta in pvc color
nocciola. Ne parlo da innamorato, lo
riconosco, ma che ci devo fare: sono
un ventista appassionato io, famoso
per la mia passione per il calibro cadetto. Lo adopero da sempre in tutte
le mie scorribande cinofile e dappertutto; quando uso un semiauto (ed ho
voglia di stupire) è lui il mio amatissimo fucile. Un concentrato di sapienza
artigianale, col cuore tecnologico di un
missile puntato dritto nel futuro.
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