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OSSIDO NITRICO ITALIANO COME SONO CAMBIATE LE LINEE

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OSSIDO NITRICO ITALIANO COME SONO CAMBIATE LE LINEE
a cura di Manuela Moncada
OSSIDO NITRICO ITALIANO
Vi ricordate dell’ossido nitrico? Ne abbiamo parlato anche recentemente in un articolo
pubblicato sulla RIAP. In effetti c’è incertezza sui determinanti dell’eNO espirato e un gruppo
di Palermo ha pensato di studiare un campione di 335 bambini da 10 a 16 anni per capirci
qualcosa di più. Di questi ragazzi, il 13,7% aveva sintomi compatibili con l’asma, il 46,9% rinite, e nel 39,4% dei casi erano asintomatici. I partecipanti sono stati classificati in base alla
spirometria e ai test cutanei. I valori mediani di eNO erano 12,6 ppb nei ragazzi non atopici
e 21,2 ppb in quelli atopici. Inoltre l’asma, il sesso maschile, e la sensibilizzazione agli allergeni domestici sono anch’essi associati ad un aumento di eNO. Gli autori suggeriscono che
eNO è fortemente associato all’atopia.
Cibella F, Cuttitta G, La Grutta S, et al. Factors that influence exhaled nitric oxide in Italian schoolchildren. Ann Allergy Asthma Immunol 2008;101:407-12.
COME SONO CAMBIATE LE LINEE GUIDA SULL’ASMA
Un excursus storico delle linee guida prodotte negli anni sulla gestione dell’asma nel bambino ed un confronto tra quelle più recenti. Gli autori sottolineano come si sia passati dal
consenso all’approccio basato sulle evidenze, ma il commento principale è che sarebbero
necessari trial internazionali multicentrici per valutare l’effectiveness delle raccomandazioni
contenute nelle linee guida. Un ulteriore aspetto che viene affrontato è la frequente disomogeneità dei criteri per stabilire la gravità dell’asma. Il filo conduttore è comunque la valutazione progressiva del paziente attraverso esiti multidimensionali.
Cope SF, Ungar WJ, Glazier RH. International Differences in Asthma Guidelines for Children. Int Arch
Allergy Immunol 2008;148:265-78.
I TEST BASATI SUI MICROARRAY VANNO FORTE PER LE ALLERGIE
ALIMENTARI
I test allergologici basati sui microarray IgE non sono ancora molto diffusi. Questo lavoro
esamina la performance dei test su microarray contenente diversi antigeni per la diagnosi
di allergia al latte e all’uovo nel bambino in confronto a IgE su siero, prick test, e challenge. Il
vantaggio di questi test è che la loro esecuzione su bimbi piccoli è pratica dal momento che
la quantità di sangue necessaria è molto piccola. Il risultato dello studio indica una buona
performance del test, paragonabile a quella osservata con i test diagnostici di routine, ma
non sembra poter sostituire totalmente la prova clinica di riesposizione all’allergene.
Ott H, Baron JM, Heise R, et al. Clinical usefulness of microarray-based IgE detection in children with
suspected food allergy. Allergy 2008;63:1521-8.
PICCOLI CONSIGLI PER PEDIATRI ASTUTI
Capita spesso che arrivi in ambulatorio un bambino che ha dei sintomi che suggeriscono
la presenza di asma, ma senza evidenti fattori di rischio. Un po’ ci dispiace fare una diagnosi
impegnativa e magari si cerca di rimandare ad una successiva valutazione. In questo studio gli autori cercano di stabilire quali fattori predicono una diagnosi di asma tempestiva. Si
tratta di un campione di 839 bambini da 5 a 13 anni nei quali è stata rivalutata la storia clinica attraverso una revisione delle informazioni archiviate. Un terzo dei bambini circa (276)
aveva l’asma. Di essi 97 avevano avuto una diagnosi tempestiva mentre 179 avevano avuto
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Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica • 06/2008 • 2-3
una diagnosi con un ritardo mediano di oltre 3 anni. La familiarità per asma era associata ad
una diagnosi più tempestiva, come il broncospasmo e il wheezing da sforzo in confronto alla
tosse insistente. La morale è che bisogna ricordare che non c’è bisogno dei fattori di rischio
per fare la diagnosi di asma.
Molis WE, Bagniewski S, Weaver AL, et al. Timeliness of diagnosis of asthma in children and its predictors.
Allergy 2008;63:1529-35.
VITAMINA D ANCHE PER LA DERMATITE ATOPICA
Ogni tanto compare un nuovo studio sui poteri terapeutici non ancora scoperti della vitamina D.
Questa volta la protagonista è la dermatite atopica, nella quale i peptidi con attività antimicrobica rivestono un ruolo importante nel regolare la suscettibilità alle infezioni cutanee. I pazienti con
dermatite atopica potrebbero beneficiare di un supplemento di vitamina D che interviene nella
produzione di catelicidina. Gli autori di questo studio hanno reclutato 28 pazienti con dermatite
atopica dei quali 14 sono stati trattati per 21 giorni con 4000 UI di vitamina D. Le biopsie cutanee
dei pazienti con supplemento di vitamina D mostravano un’espressione aumentata di catelicidina. Gli autori suggeriscono che il supplemento di vitamina D potrebbe rimediare al deficit
dell’immunità innata che si osserva nei pazienti con dermatite atopica suscettibili alle infezioni.
Hata TR, Kotol P, Jackson M, et al. Administration of oral vitamin D induces cathelicidin production in
atopic individuals. J Allergy Clin Immunol 2008;122:829-31.
ASMA E PNEUMOCOCCO
Avevamo già sentito della possibilità che l’asma potesse rappresentare un fattore di rischio per
le infezioni invasive da S pneumoniae. In questo studio si tenta di trovare una conferma su una
popolazione di 174 casi di infezione invasiva da pneumococco e 348 controlli. L’asma era associata con le infezioni invasive con un odds ratio di 2,4 (0,88-6,56), al limite della significatività
statistica. Selezionando i soli adulti della popolazione reclutata, l’associazione dell’asma con
le infezioni invasive era più evidente (OR 6,70; 1,64-27,30). Negli USA la vaccinazione contro S
pneumoniae è universale nel bambino, e se il dato riportato fosse confermato ci sarebbe da
discutere sull’opportunità di vaccinare gli adulti.
Juhn YJ, Kita H, Yawn BP, et al. Increased risk of serious pneumococcal disease in patients with asthma.
J Allergy Clin Immunol 2008;122:719-23.
Hartert TV. Are persons with asthma at increased risk of pneumococcal infections, and can we prevent
them? J Allergy Clin Immunol 2008;122:724-25.
A PROPOSITO DI IMMUNOTERAPIA…
Spesso l’immunoterapia a cui sono sottoposti i pazienti allergici comprende più allergeni, in
conseguenza del fatto che la maggior parte delle persone con problemi di allergia è polisensibilizzata. Con questo studio gli autori vogliono capire se la somministrazione di più allergeni
attraverso l’immunoterapia sublinguale (SLIT) aumenta il rischio di effetti collaterali nei bambini rispetto alla somministrazione di un singolo allergene. 433 bambini con problemi respiratori
causati da allergia a pollini hanno ricevuto immunoterapia sublinguale per più allergeni o
per un singolo allergene. Gli effetti collaterali considerati erano registrati come lievi, moderati
e gravi e comprendevano sintomatologia oculare, rinite/prurito, asma, nausea, vomito, dolori
addominali, diarrea, orticaria, angioedema e anafilassi. Di questi 433 bambini di età compresa
tra i 3 e i 18 anni, 179 hanno ricevuto un singolo allergene e 254 più allergeni contemporaneamente. Il numero totale delle dosi somministrate è stato di 40.169. Sono stati riportati178 casi di
effetti collaterali, di cui 76 in seguito alla somministrazione con il singolo allergene (42,46%) e
102 con allergeni multipli (40,3%). Di questi casi, 165 (92%) hanno riportato effetti lievi e equamente distribuiti nei due gruppi. In 13 casi gli eventi sono stati giudicati di severità moderata
ed è stato richiesto un consulto medico. Nessun trattamento d’urgenza è stato richiesto in
nessuno dei due gruppi. La conclusione è che l’uso di allergeni multipli per l’immunoterapia
sublinguale non aumenta il numero di effetti collaterali nei bambini.
Agostinis F, Foglia C, Landi M, et al. The safety of sublingual immunotherapy with one or multiple pollen
allergens in children. Allergy 2008;63: 1637-9.
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