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Tensioni di contatto
G. Petrucci “Lezioni di Costruzione di Macchine” 9. TENSIONI DI CONTATTO – FATICA DI CONTATTO Tensioni di contatto (teoria di Hertz 1881) Quando due corpi aventi superfici esterne curve vengono pressati tra loro, 2a la zona di contatto, a causa della deformazione elastica, avviene su pmax R1 superfici e non linee o punti (fig.1). Poiché tali superfici sono generalmente piccole, le pressioni mutue risultano elevate e negli elementi, in prossimità del contatto, si genera uno stato tensionale tridimensionale. Tensioni di contatto si generano, ad esempio, tra le sfere e la ralla nei R2 cuscinetti a rotolamento, tra i denti delle ruote dentate, tra rotaie e ruote. Le tensioni dovute al contatto sono descritte dalla teoria di Hertz nella quale vengono considerati Fig.9.1 - Pressioni di contatto tra sfere o cilindri. • solidi elastici, omogenei, isotropi, • superfici lisce, raggi di curvatura grandi rispetto alle superfici a contatto, • tensioni tangenziali di attrito nulle. Pressione massima e raggio di contatto Sfere Nel caso di due solidi sferici di raggi R1 ed R2, i cui materiali hanno costanti elastiche E1, ν1, E2, ν2, pressati l'uno contro l'altro da una forza F, l'area di contatto ha forma circolare di raggio a dato dall'equazione: a= 3 2 2 3 (1 − ν 1 ) E1 + (1 − ν 2 ) E2 F 4 1 R1 + 1 R2 (9.1) ponendo rispettivamente 1 1 − ν 12 1 − ν 22 = + ∆ E1 E2 1 ρ = 1 1 + R1 R2 (9.2,3) la (1) può essere riscritta come a= 3 3 ρ ρ F = 0.91 3 F 4 ∆ ∆ (9.4) La (4) mostra che l’ampiezza della superficie di contatto è proporzionale al raggio di curvatura delle superfici e inversamente proporzionale alle rigidezze dei materiali. La pressione sulla superficie di contatto ha una distribuzione semisferica rispetto al raggio a. La massima pressione si ha al centro dell'area di contatto e può essere ottenuta con la seguente equazione: pmax = 0.364 3 F ∆2 ρ 2 = 3 F F = 0.48 2 2 2π a a (9.5) Solidi cilindrici In questo caso la teoria di Hertz si riferisce a solidi cilindrici pieni, di lunghezza infinita, con assi paralleli. La forza di pressione agente è una forza ad unità di lunghezza q. La superficie di contatto ha semilarghezza a data da: a = 4 π q ρ ∆ = 1.13 q ρ ∆ (9.6) con ρ e ∆ definiti come nelle eq.(2,3). La superficie di contatto è rigorosamente piana solo nel caso in cui i due cilindri sono uguali, ma, a fini pratici, può essere sempre considerata tale. Se i cilindri hanno sezione non circolare, nella (3) si devono introdurre, al posto dei raggi, i raggi di curvatura delle superfici al contatto. La pressione ha una distribuzione ellittica lungo la dimensione 2a con valore massimo: pmax = q∆ π ρ = 0.564 q ∆ ρ = 2q q = 0.64 π a a (9.7) Le formule ottenute sono valide anche per cilindri di lunghezza finita l in zone sufficientemente lontane dagli estremi. Nel caso di contatto tra sfera/cilindro con una superficie sferica/cilindrica esterna, si attribuisce al diametro di quest’ultima (la maggiore) il segno negativo. 9.1 G. Petrucci “Lezioni di Costruzione di Macchine” Contatto sfera/cilindro con piano Le precedenti equazioni (4,5) e (6,7) possono essere applicate al contatto tra sfere/cilindri e superfici piane, ponendo per queste ultime R2=∞. Tensioni lungo l'asse z al centro del contatto Sfere Facendo riferimento ad un sistema di assi cilindrico con l'origine nel centro dell'area di contatto e l'asse delle z in direzione ortogonale all’area di contatto, le tensioni agenti lungo le direzioni r, θ, z, per la simmetria del sistema, risultano principali. Le tensioni in direzione z sono di compressione; anche le tensioni radiali sono negative perché il materiale, compresso in direzione z, tenderebbe ad espandersi per effetto Poisson, ma il materiale limitrofo glielo impedisce. Ponendo za = z a (9.8) Le equazioni delle tensioni lungo l'asse z per ciascuna sfera (o per il piano) sono: σz = − pmax 1 + za2 σ r = − pmax (1 + ν ) (1 − za cot −1 za ) − 1 2 1 + za2 ( ) (9.9,10) L’andamento è mostrato in fig.2a per il caso ν=0.3. La massima tensione tangenziale τmax=(σz−σr)/2 agisce nel piano zr; il suo massimo valore, pari a 0.31pmax, si trova alla profondità z=0.47a. Solidi cilindrici Facendo riferimento ad un sistema di assi cartesiani con l'origine nel centro dell'area di contatto, asse delle z in direzione ortogonale all’area di contatto, asse x nella direzione longitudinale ed asse y in quella trasversale, le tensioni lungo gli assi x, y, z risultano principali. In particolare le espressioni delle tensioni lungo l’asse z, tutte negative, risultano le seguenti: σz = − pmax 1+ z σ x = −2 ν pmax 2 a σ y = − pmax 2 − ( 1 + za2 − za ) (9.11,12) 1 1 + za2 − 2 za 2 1 + za (9.13) L’andamento è mostrato in fig.2b. La tensione tangenziale massima nel piano zy, τmax=(σz−σy)/2 in figura, non è la massima fra le tre in tutti i punti dell’asse z, ma raggiunge il massimo valore assoluto per z=0.79a e vale 0.3pmax. σ/pmax 1 τ/pmax σ/pmax 1 τ/pmax 0.9 0.9 r 0.8 σz 0.7 0.6 y x z 0.7 σy z 0.6 σr 0.5 0.5 0.4 0.4 τmax 0.3 0.3 0.2 0.2 0.1 0.1 0 σz 0.8 z/a 0 σx τmax 0 0.5 1 1.5 2 2.5 z/a 3 (a) (b) Fig.9.2 - Tensioni hertziane al centro dell’area di contatto al variare di z per materiali con ν=0.3: (a) caso delle sfere e (b) caso dei cilindri. 0 1 2 3 9.2 G. Petrucci “Lezioni di Costruzione di Macchine” Fatica di contatto Spesso elementi meccanici lavorano venendo a contatto durante un moto relativo di rotolamento e/o strisciamento. Ovvio esempio di questa combinazione è il contatto fra due ruote dentate. L’applicazione ripetuta delle tensioni di contatto può provocare un danneggiamento definito fatica di contatto o usura superficiale (che non deve essere confusa con l'usura abrasiva dovuta allo sfregamento di particelle adesive su una superficie). L’entità del danneggiamento è influenzata dai seguenti fattori: • entità delle tensioni hertziane, • numero di cicli, • finitura e durezza delle superfici, • grado di lubrificazione, • temperatura. Seguendo la teoria di Hertz si accetta l'ipotesi che il danneggiamento a fatica inizi dove la tensione di taglio è massima e si propaghi verso la superficie. In questo caso il lubrificante entra nella cricca e, a causa della pressione, danneggia ulteriormente il materiale. La resistenza alla fatica di contatto tra 2 materiali è caratterizzata mediante il limite di fatica di contatto che è la pressione di contatto che causa la prima evidenza tangibile di danneggiamento della superficie per numero di cicli N assegnato σ lc = 2q π a (9.14) Sostituendo a nella (14) mediante l’espressione (6) e spostando a sinistra dell’equazione tutti i termini che dipendono dal materiale si ottiene σ lc2 π ∆ = q (9.15) ρ Il termine a sinistra della (15) è definito Fattore carico-tensioni di Buckingam ed indicato con K1. Normalmente per i materiali ingegneristici si ha ν=0.3, allora può porsi ν1=ν2=ν=0.3 nella (2) ottenendo 1 1 1 = 0.91 + ∆ E1 E2 (9.16) da cui 1 1 K1 = 2.857σ lc2 + E1 E2 (9.17) Se si conoscono le caratteristiche dei materiali σlc, E1 ed E2 l'equazione di progetto può essere scritta come q ρ = K1 n (9.18) essendo n il coefficiente di sicurezza. I valori del limite di fatica superficiale per gli acciai relativamente ad N=108 cicli possono essere ottenuti dall'equazione: σ lc = 2.76 Hb − 70 (9.19) dove Hb è la durezza Brinell ed il valore che si ottiene è espresso in MPa. Se i materiali hanno differente durezza si usa il minore fra i due valori. 9.3