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il macabro messaggio del mostro
Altri misteri Il mostro di Firenze L’ultimo delitto IL MACABRO MESSAGGIO DEL MOSTRO Il delitto viene scoperto solo nel primo pomeriggio di due giorni dopo, il 9 settembre 1985. Nadine Mauriot è completamente nuda sul materassino a due piazze all'interno della canadese. E coperta da una trapunta piena di macchie di sangue. L'hanno raggiunta quattro colpi della micidiale Beretta calibro 22 modello Long Rifle, penetrati nella testa e nel seno sinistro. Jean Kraveichvilj viene ritrovato nella discarica: anche lui è stato raggiunto da quattro colpi di pistola (alle braccia e al labbro superiore), ma ad ucciderlo sono state le dodici coltellate, inferte dall'assassino alla schiena, all'addome, al torace, alle braccia e alla carotide. Nel sedile posteriore della Golf dei due francesi è montato un seggiolino per bambini. Gli investigatori temono che anche un bambino sia stato ucciso o rapito. Ma i figli della Mauriot sono in Francia. L’allarme rientra. QUEGLI OSCURI MESSAGGI «Sì, stavolta ci sono testimoni», assicura il sostituto procuratore Paolo Canessa il 13 settembre. Chi sono questi testimoni? Forse quelli che oggi, undici anni dopo il delitto, si sono messi ad accusare Pietro Pacciani e l'amico Mario Vanni? E perché mai non hanno parlato allora? Quella stessa notte, mentre a San Casciano Val di Pesa nessuno sa ancora nulla del delitto, il Mostro di Firenze compie oltre sessanta chilometri con la sua macchina e si reca ad imbucare nella zona del Mugello, a San Piero a Sieve, una strana lettera, indirizzata al magistrato fiorentino Silvia Della Monica, l'unico giudice donna che si sia mai occupato in precedenza del caso. Dentro la busta, sigillato in un foglio di plastica piegato in quattro e graffettato, c'è un lembo di pelle di forma ovale: le perizie stabiliranno che si tratta di un pezzetto del seno sinistro di Nadine Mauriot. Non ci sono impronte digitali o tracce utili sulla busta. Perché mai l'assassino, rischiando di essere intercettato dalla polizia che pullula nella zona, va in giro portando con sé una parte dei suoi macabri trofei? Perché spedisce quella macabra missiva proprio da San Piero a Sieve? La scelta del luogo deve per forza avere un significato particolare. Il giorno successivo, viene trovato da un autista di ambulanze un bossolo calibro 22 con caratteristiche simili a quelle dei proiettili del Mostro, vicino ad una delle entrate di servizio dell'Ospedale Santa Maria Annunziata di Ponte a Niccheri. Il primo ottobre vengono recapitate altre buste ai tre sostituti procuratori della repubblica Piero Luigi Vigna, Francesco Fleury e Paolo Canessa: ciascuna contiene delle fotocopie di ritagli di giornale riguardanti i delitti del Mostro e un proiettile calibro 22 inserito in un dito di guanto da chirurgo sterile tagliato alla radice. Il 3 ottobre, sul luogo dell'ultimo delitto, a circa dieci metri da dove era posizionata la tenda delle vittime, vengono trovati un paio di guanti da chirurgo nuovi di marca Travenol triplex, misura numero sette, estratti dalla busta che li conteneva insieme ad un fazzoletto Scottex con macchie di sangue non appartenenti ai due francesi e una ciocca di capelli castani. Infine l'11 ottobre un altro proiettile, del tipo di quelli usati dal Mostro, viene ritrovato a pochi metri dalla cassetta postale di San Piero a Sieve, la stessa cassetta da dove, la notte dell'ultimo delitto, l'assassino ha spedito il suo macabro messaggio con il lembo di seno. UNA INUTILE TAGLIA Il ministero dell’Interno mette una taglia di mezzo miliardo per la cattura del misterioso assassino, ma due mesi dopo, alla scadenza dei termini, nessuno è stato in grado di fornire la traccia decisiva che porti alla sua identificazione. Da quella notte di settembre il serial killer di Firenze non ha più colpito le coppiette appartate. La serie di omicidi iniziata nel lontano 1968, si è conclusa. Undici giorni dopo il delitto dei francesi, i carabinieri bussano anche alla porta di un contadino residente a Mercatale Val di Pesa: si chiama Pietro Pacciani. Il suo nome è stato segnalato da un biglietto anonimo. Un anonimo invita ad indagare su Pacciani, uomo violento che picchia le figlie e la moglie e che molti anni prima aveva commesso un omicidio. I carabinieri lo interrogano, verificano il suo alibi per la sera del delitto, entrano in casa sua ma non trovano nulla di sospetto, nulla che colleghi l'ultrasessantenne contadino plurinfartuato ai sedici terribili omicidi del maniaco. Dovranno passare altri cinque anni, prima che Pietro Pacciani torni nel mirino degli investigatori e il suo caso diventi uno degli errori giudiziari più clamorosi della storia recente del nostro Paese. Fonte: Francesco Bruno e Andrea Tornielli – Analisi di un mostro – Arbor, 1996