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le mani parlano

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le mani parlano
UNI TER - Arese
Maria Garbini Fustinoni
LE MANI
PARLANO
La più
più diffusa delle classificazioni è
stata quella di un medico tedesco,
Carus,
Carus, vissuto tra il 1789 e il 1869,
che le ha distinte in quattro forme
tipiche:
Elementare:
Elementare: tozza, dura, robusta
Motoria
: virile, più
più grossa
della prima, piuttosto
quadrata, vigorosa
Sensibile : femminile, piccola e fine
Psichica
: di grandezza media, con dita
piuttosto sottili ed il palmo
molto più
piùlungo che largo.
1
Anche i poeti hanno detto la loro:
Rilke in omaggio a Rodin
“La mano: che organismo complesso! Un
delta, i cui fiumi di vita provenienti da
lontane sorgenti si fondono nel mare
dell’
dell’azione. La mano possiede una
propria storia, un proprio significato, una
propria bellezza, una propria capacità
capacità di
manifestare desideri, sentimenti, capricci,
predilezioni.”
predilezioni.”
Le mani delle Madonne del Duecento
seguono uno schema prestabilito, poco si
adattano a variazioni ed interpretazioni
personali.
Come nei canti liturgici dell’
dell’epoca
sentiamo una ripetizione di motivi, così
così
avviene per le mani dipinte.
Montaigne negli Essais
(secondo libro):
“Che dire delle mani? Chiedono,
promettono, chiamano, congedano,
minacciano, pregano, supplicano…
supplicano…..”
..”
L’Odighitria
2
L’Odighitria,
Odighitria, la conduttrice, sempre
Madonna affettuosa, presenta una mano
tesa ad indicare il suo Bambino.
Ma i bambini si muovono, si spingono
all’
all’indietro:
Una delle mani della Madre tende a
chiudersi; le mani del Bambino assumono
un atteggiamento naturale.
3
Cimabue
Maestà
4
Cimabue apre alla pittura una nuova
strada ed innesta sul vecchio tronco
bizantino nuovissime gemme: la destra
del Bambino è benedicente; la sinistra
regge un rotolo. Il suo gesto, ampio,
solenne, ispirato da Dio, crea un rapporto
preciso, terrestre: è misura.
Compare nella pittura la geometria.
Giotto,
Giotto, il discepolo, segna con le sue
mani il cammino della più
più alta
spiritualità
spiritualità:
Assisi. Miracolo dell’
dell’assetato:
assetato: Le mani
di Francesco, chiare sul chiaro della
roccia, nel loro protendersi invocano: è il
Cantico delle creature,
creature, mirabilmente
tradotto in immagini.
5
Laudato si', mi' Signore,
per sor Aqua,
la quale è molto utile et humile
et pretiosa et casta.
Laudato si', mi' Signore, per
sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et
governa,
et produce diversi fructi con
coloriti flori et herba.
Nella Deposizione di Giotto,
Giotto, nella Cappella
degli Scrovegni, a Padova, siamo trascinati
“dalle mani”
mani” a vivere un dramma.
Le mani di Maria sono esili e delicate, ma sono
ancora “vive”
vive”, ancora “incerte”
incerte”. Posate su una
spalla e sul petto di Cristo sembrano vita e
calore che la Madre cerca di immettere nel
corpo esanime del Figlio. E questa “disperata
volontà
volontà di salvezza”
salvezza” si propaga dalla Madre
alle Marie, agli Apostoli, agli Angeli, che si
agitano nel cielo in un volo disperato.
6
L’Adamo di Masaccio si copre il volto
con le mani, ma non sembra che voglia
fare di quelle mani schermo: le sue mani
sono segno di una volontà
volontà che si piega al
giusto giudizio, espressione del
riconoscimento di una colpa.
colpa.
7
Diverso il significato delle mani di
L’infermo risanato da san Pietro con la
sua ombra.
ombra.
L’infelice le incrocia, si mette al riparo
dal male, dalla miseria, rassegnato al suo
destino, nell’
nell’attesa di un dono
provvidenziale.
8
Ricordiamo il Beato Angelico per la
ricercatezza, la perizia, la perfezione con
la quale dipinge le sue mani e proprio in
due opere distanti come contenuto:
l’Annunciazione e la Deposizione.
Deposizione.
9
10
Jan van Eyck
Le mani dei Pandolfini sono levigate,
private di ogni asperità
asperità dalla luce, la
stessa che si apprezza negli interni di
Vermeer.
Vermeer.
La donna appoggia la sua mano con dolce
confidenza e quasi riserbo su quella del
suo uomo; non dichiara un possesso, ma
una compostezza che ben si addice
all’
all’ambiente, ordinato, ricercato, una
compostezza che accompagna il
movimento del capo che appena si
abbassa.
11
Ma anche nella pittura fiamminga così
così
composta, così
così silenziosa, arriva il
momento in cui le forme si muovono,
diventano inquiete. Accanto alle mani
senza più
più vita del Cristo, accanto alle
mani abbandonate,
abbandonate, di chi per il troppo
dolore perde ogni forza, ogni volontà
volontà di
vivere, c’è
c’è la mano di chi si chiede
“perché
perché”, ci sono le mani che si
contorcono nel dolore.
dolore.
12
Ben diverse sono le mani degli arcieri nel
San Sebastiano di Antonio Pollaiolo,
Pollaiolo,
mani tese come le corde dei loro archi.
13
Non nuda come le mani degli arcieri, ma
altrettanto pronta a scattare, è un’
un’altra
mano del Pollaiolo, quella di Galeazzo
Sforza,
Sforza, Duca di Milano.
14
Non lasciamoci ingannare dal ricco
farsetto, dal lieve sorriso che aleggia sulle
labbra. Il naso forte, gli occhi decisi
aggiungono la loro voce a quella della
mano chiusa nel guanto che conserva, se
non l’
l’aspetto, di sicuro l’
l’attitudine alla
violenza.
violenza.
“La linea di Botticelli crea immagini
nette, come sbalzate; è tuttavia elastica e
si muove in uno spazio spirituale. Ogni
spazio di composizione, e anche di figura,
ha un suo ritmo particolare, una sua
compiutezza poetica e formale, rivela un
segreto, un simbolo”
simbolo”.
(Lionello Venturi).
15
Le mani intrecciate delle Grazie si
muovono a passo di danza, eppure in esse,
come in quelle di Mercurio, della
Primavera e delle altre figure, sentiamo la
tristezza d’
d’esilio che pervade tutta l’
l’opera
di Botticelli.
E’ un mondo nuovo quello in cui Botticelli
vive; crollato il mondo medioevale della
trascendenza, l’
l’artista vive una realtà
realtà
nuova, ma non la possiede del tutto.
16
17
Potremmo riempire tutto lo spazio del
nostro incontro, “filosofeggiando”
filosofeggiando” sulle
mani botticelliane. Ci fermiamo ad
osservare un’
un’opera particolare, la più
più
astratta ed insieme concreta immagine di
un mondo sognato: Venere e Marte.
Le mani abbandonate verso il basso,
pesanti, accompagnano il corpo rilassato
del dio della guerra vinto dall’
dall’amore ed
esaltano la gioia trionfante dei genietti che
portano via le armi.
Giovanni Bellini
Pietà
18
Le mani qui parlano, se possibile, più
più
forte che altrove ed accompagnano i
sentimenti che i volti esprimono.
Il gesto della mano della Madre che
stringe quella del Figlio è il centro
espressivo del dipinto: nelle due mani
che si incontrano si condensano le
tensioni: la mano della Madre afferra
quella immobile, inerte, del Figlio, la
stringe con la forza che le dà
dà il suo
immenso dolore.
19
A quella stretta, proprio mentre il dolore
della madre raggiunge il massimo
tollerabile, la tensione della mano del
Figlio sembra placarsi, come se
finalmente avesse raggiunto la pace.
Questa sensazione sembra confermata dal
braccio sinistro che rallenta la tensione e,
di conseguenza, la mano, prima contratta,
accenna ad aprirsi.
Tiziano
Maddalena
20
I capelli biondi donano luce dorata anche
alle sue carni.
La giovane, così
così come l’
l’artista la presenta,
è stata variamente giudicata da storici e
critici: troppo procace questa creatura così
così
devota al Signore!
Per comprenderla meglio, dobbiamo forse
guardare la sua mano destra: è grassoccia,
tozza e piuttosto brutta (non la mano di
una cortigiana secondo lo stile dell’
dell’epoca):
è una mano ingenua.
Le mani delle meretrici del Sodoma,
Sodoma, pittore
leonardesco (che vediamo sul muro del
chiostro di San Benedetto)
sono sfilate, si muovono con dolcezza;
accarezzate dai pizzi, sembrano esse stesse
accarezzare.
All’
All’inizio i corpi delle donne, delle seduttrici,
erano nudi. Il Sodoma dovette coprirli per
volere dell’
dell’abate che aveva commissionato
l’opera. L’
L’atto del sedurre è rimasto alle mani,
a dispetto dei monaci virtuosi.
21
Un capolavoro di Tiziano è
“L’Uomo con il guanto”
E’ la mano “inguantata”
inguantata” che dà
dà il titolo
all’
all’opera.
La luce che gli colpisce il volto, lasciandone
una parte nell’
nell’ombra, accentua la passionalità
passionalità
che il giovane rivela nello sguardo e che trova
espressione completa nelle mani. La destra, che
afferra un lembo del mantello, è più
più in luce
della sinistra, infilata nel guanto (che brilla di
grigi argentei).
Ambedue le mani, contrapposte al bianco della
camicia ed al nero del mantello, sono mobili,
vibranti, inquiete, della stessa inquietudine
degli occhi.
22
Tiziano
Ritratto di Giulia Varano.
“Beltà
Beltà sfiorita”
sfiorita”
disse di lei Adolfo Venturi.
Le mani possono afferrare le cose,
stringerle, ma anche accarezzarle,
sfiorarle.
Le mani lunghe, esangui, si poggiano
delicatamente sui fiori, li “sfiorano”
sfiorano”,
s’impregnano del loro profumo.
23
“Lunghe, disseccate, fragili”
fragili” (Adolfo
Venturi) le mani di Paolo III sembrano
sfiorare la veste o il bracciolo della
poltrona, più
più che afferrarlo o stringerlo.
Sono invece salde e decise; concorrono
con l’
l’espressione ed i tratti del viso, (naso
sottile tagliente, occhi acuti) a rivelare la
grande fierezza del pontefice.
24
Formalmente belle, psicologicamente
interessanti come tutte le mani di
Tiziano, che interpretano sempre una
figura, uno stato d’
d’animo, un carattere,
sia che si tratti di un papa, sia di un
guerriero, sono le mani di Filippo III,
III,
mani che, nella struttura del dipinto,
occupano sempre una posizione
preminente .
Cerchiamo il carattere del protagonista nel
suo volto, nei suoi occhi; determiniamo la
sua posizione sociale grazie agli indumenti
che indossa; studiamo gli effetti di luce e
d’ombra. C’è
C’è troppo da vedere e da
discutere per permetterci di pensare alle
mani. E invece…
invece…
La mano sinistra definisce la sua
posizione: è una mano aristocratica,
bianca, molle: sembra sfiorare più
più che
impugnare la spada
25
La destra è una mano “intuita”
intuita”: ne
vediamo solo la parte che afferra l’
l’elmo.
Ma sotto l’
l’elmo striato d’
d’oro e d’
d’argento
c’è un guanto d’
d’acciaio: è vuoto, ma
dipinto in modo che ci fa pensare ad una
mano viva e forte: è il guanto che dà
dà
energia alla mano “sfinita”
sfinita” del re.
Abbiamo dunque una mano viva, priva di
energia ed una mano di acciaio che si fa
viva.
Antonello da
Messina
mani trascritte ed inventate insieme,
per rendere “un’
un’idea”
idea”.
26
Le mani del Salvator Mundi,
Mundi, di Londra, sono
disegnate sulle due linee direttive del quadro: la
destra benedicente sulla linea assiale, la sinistra sul
piano orizzontale.
Questo disegno geometrico conferisce loro fermezza
e solennità
solennità, caratteri che confermano il loro
particolare valore: “La mano destra, scorciata
frontalmente, è la mano forte di Dio; la sinistra, che
poggia le dita sul piano, è la mano debole
dell’
dell’uomo.”
uomo.”
Anche i loro colori contribuiscono a rendere la
doppia natura, divina e umana, del Salvatore: una è
modellata con un deciso chiaroscuro, l’
l’altra è
illuminata da chiara luce.
Le mani della Annunciata di Palermo
hanno diversa funzione compositiva, ma
altrettanto alto significato poetico. Non
accompagnano, ma piuttosto rompono il
rigore geometrico della composizione:
protesa l’
l’una, raccolta l’
l’altra a chiudere il
manto, danno alla figura una dolce grazia.
Sono ambedue illuminate da una stessa
luce, che “le raggiunge, le affina, le tiene
sospese”
sospese”.
27
Leonardo
Le mani della Gioconda
Perfetta realizzazione formale:
- splendido rapporto tra le mani e
la figura intera
- fonte e specchio di luce
- semplicità
semplicità apparente e segreta complessità
complessità
della struttura.
Ci parlano anche?
Sì: il sentimento che esse ci trasmettono
assieme al sorriso enigmatico è quello
dell’
dell’atarassia.
28
Raffaello
Le sue mani sono regolate dalla misura,
misura fisica e misura mentale.
Raffaello realizza nella sua pittura
un’
un’idea: dipinge il mercante, il
gentiluomo, il prelato, la cortigiana.
29
La mani di Agnolo Doni sono le
mani solide dell’uomo assennato e
risparmiatore: sono belle, ma
senza movimento, senza fantasia.
La mani del Cardinale Dovizi sono
morbide e flessuose. Se osserviamo tutta
l’opera, ci rendiamo conto che sono in
rapporto con lo “sguardo lento,
penetrante”
penetrante”, e con l’
l’acutezza dei tratti
fisionomici.
fisionomici
30
Tommaso Inghirani.
Inghirani.
Era il dotto bibliotecario di Leone X e
famoso improvvisatore di versi.
La sua pinguedine ben curata, il suo
strabismo, che Raffaello seminasconde
ritraendo il bibliotecario con lo sguardo
rivolto verso l’
l’alto, sono dipinti con
benevola ironia. Le sue mani possono, e
devono, essere “burrose”
burrose”, in perfetta
sintonia con il personaggio.
Gli anelli sono un complemento della
mano. L’
L’artista non sceglie a caso:
quando infatti essi sono appropriati alla
mano, ne integrano la natura, rivelano il
carattere della persona che li porta.
31
Spesso Raffaello orna le mani dei suoi
personaggi con anelli.
Quelli della Muta e della Gravida sono
modelli di oreficeria del Rinascimento.
Anche nella scelta dei gioielli Raffaello
adotta “la giusta misura”
misura”, mantiene
l’equilibrio che era del suo tempo e della
sua Arte.
32
Se ne adornano anche le mani delle
Madonne. Quella di Filippo Lippi,
Madonna con il Figlio,
Figlio, ne ha ben quattro;
sono piccoli, hanno un diamante bene
incastonato.
Torniamo un momento ad osservare la
moglie dell’
dell’Arnolfini:
Arnolfini: ne ha due nella
mano sinistra, alla seconda ed alla terza
falange. Sono anelli modesti, adatti alla
domestica intimità
intimità della donna.
33
Ci sono anche le mani che pregano.
Sono le mani del
duca di Clè
Clèves,
ves, di Memling.
Memling.
Ornate di gioielli, ben disegnate,
riflettono la dignitosa serietà
serietà del
protagonista; come lui sono composte,
immobili nella meditazione.
34
Joos van Cleve
L’Ignota
L’Ignota,
Ignota, ha ben quattro anelli, di oro
massiccio. Non sappiamo chi sia, ma le
sue mani ingioiellate, quegli anelli, ce la
fanno riconoscere come appartenente alla
ricca borghesia olandese.
olandese.
35
Nella Pittura ci sono anche le
mani “eleganti”
eleganti”.
Cos’è
Cos’è l’eleganza? Non un fatto mondano,
ma una disposizione naturale. Le mani
eleganti non sono le mani convenzionali.
Eleganti sono le mani del
Parmigianino
Contessa di San Secondo
Le sue mani sono “irrigidite”
irrigidite” nel
desidero di presentarsi come persona
riservata.
36
Quelle di Antea,
Antea, slanciate, ambigue,
sono fatte apposta per essere accarezzate
dalla ricca camicia.
Le mani più
più eleganti sono però quelle del
Bronzino
Giovane suonatore di liuto.
Mani agili, nervose, ricettive.
37
Lucrezia Panciatichi:
Panciatichi: viste una volta, non
si possono dimenticare: dorate come i
suoi capelli, come la pelle del suo viso:
Sono le mani della sposa timida, la gentil
donna ancora bambina; mani di donna
riservata, nel cui volto c’è
c’è però fierezza.
Mani che manifestano gentilezza e
cortesia.
38
Da queste mani derivano quelle
cortigianesche della
Scuola di Fontainebleau
XVI secolo
39
Sono mani ammorbidite da creme e da
ciprie, che ci trasmettono il loro profumo,
ci fanno pensare alle infinite voglie che,
nella reggia, dovevano suscitare quelle
bellezze.
Sono mani che derivano dal Bronzino, ma
la sua eleganza si è tramutata in
frivolezza e nella frivolezza percepiamo il
senso oscuro del peccato.
Scuola di Fouquet
Deposizione
40
Le mani del certosino inginocchiato,
sfiorate da un lieve chiaroscuro, sono
mobili, riservate.
Le mani della Vergine intrecciano le dita
nello spasimo; sono flessuose, snodate;
partecipano dello stato d’
d’animo di un
personaggio che è parte viva nella
vicenda.
41
Scuola di Avignone
Pietà
Sullo sfondo d’
d’oro, la Madre sostiene sulle
ginocchia il più
più drammatico Cristo della
pittura francese: irrigidito dalla cintola in
giù
giù, il busto incurvato, solleva il viso
ancora dolorante, cui fanno raggiera i fili
dell’
dell’aureola, dritti come lance.
Attaccata al braccio, che pende lungo e
rigido, a tracciare il lato di un
imprevedibile rettangolo, è una mano
ancora contratta, come nel pieno di uno
sforzo fisico.
42
Forte è il contrasto con l’
l’immagine
aggraziata che disegnano i corpi di San
Giovanni e della Maddalena e con la posa
attenta e impegnata del donatore. La stessa
grazia è nelle mani giunte della Madre:
“il dolore è un fatto naturale, un attributo
della divinità
divinità”.
L’iscrizione nel fregio comincia così
così:
“Qui transitis per viam,
viam, attendite et videte
si est dolor sicut dolor meus”
meus”.
E noi ci soffermiamo e vediamo.
Maitre de Moulins
Natività di Autun
43
Dalla Morte alla Vita,
dalla disperazione all’
all’amore.
Nella Natività
Natività del Maitre de
Moulins,
Moulins, ogni concitazione si placa:
la composizione ha un andamento
sereno.
Maria, Madre fanciulla, sembra
impietrita davanti al suo Bambino.
Le sue mani, aperte, non
osano toccarlo. Tentano
una carezza, svelano il
suo amore profondo,
l’immensa purezza dei
suoi sentimenti.
44
Maitre de Moulins
La Maddalena presenta
una gentildonna
Siamo in pieno Seicento francese.
L’orante (forse una gentildonna della
Casa di Borbone) ha veste e mani ornate
di gioielli: un fermaglio d’
d’oro, una
collana, un anello.
45
Osserviamo le mani: non sembrano
rivelare un sentimento profondo. La
protagonista si è impegnata per farle
congiungere perfettamente, le ha
meticolosamente disposte nella posa,
perché
perché nessuno trovi nulla da ridire. Sono
mani convenzionali, prive di personalità
personalità.
Durer
Gesù tra i dottori
Le mani di Durer sono sempre disegnate
con fredda analisi: sono parte integrante
del quadro, perché
perché ne indicano la funzione
e, qualche volta, sono così
così importanti che
potrebbero vivere staccate da ogni
riferimento alla figura cui appartengono.
46
I grandi Saggi espongono le loro tesi:
sono i vasi contenitori della sapienza.
Nel dipinto affidano gran parte della loro
scaltrezza dialettica alle mani, alla loro
espressività
espressività.
Il dottore dalla faccia scimmiesca è
certamente il più
più insidioso, i suoi
ragionamenti sono i più
più ingannevoli e le
sue mani, sempre in forte movimento,
sono le più
più coinvolgenti.
Quelle dei due dottori con la barba sono
appoggiate sui testi sacri: si affidano alle
parole scritte e ne traggono dignità
dignità.
Le mani di Gesù
Gesù si muovono in sintonia
con quelle dei suoi interlocutori: sono
acute e penetranti.
47
Il centro delle mani è il centro
compositivo del quadro e
ne costituisce il motivo spirituale.
Senza quel viluppo di mani il dipinto
sarebbe meno espressivo.
El Greco
Ritratto del Figlio
48
Domenico Theotocopulos,
Theotocopulos, el Greco,
misterioso e fascinoso, trova nella
Spagna cavalleresca ed insieme un po’
po’
bigotta e fanatica il suo paese ideale. Nei
suoi quadri, accanto alla malinconia
dell’
dell’Oriente entra il fervore
dell’
dell’Occidente ed il contrasto si risolve
nella forza e nel fascino del suo stile.
Tutti i suoi personaggi sono pervasi da
nervosa mobilità
mobilità.
Qualcosa si muove sempre:
gli occhi, una mano…
mano…
Le mani di “El Greco”
Greco”, quelle che
vediamo dipinte, rispondono con tale
perfezione al risultato psicologico del
suo impegno che è difficile non
considerarle protagoniste.
Personaggio aristocratico: il volto, che
fiorisce dall’
dall’ampio colletto incannucciato
e inamidato, ha lineamenti perfetti,
sottolineati dalla barba e dai baffi, di
moda all’
all’epoca. Gli occhi sono
sfavillanti; le mani sono tracciate con
rapido scorrere del pennello.
Sensibilissime.
49
La mano sinistra è accompagnata dagli
strumenti della sua arte: la tavolozza, il
mazzetto dei pennelli. La destra, che
regge il pennello con l’
l’eleganza con cui
uno scrittore reggerebbe la penna, ha il
compito di illuminare la parte centrale
del quadro, bilanciando gli effetti di
chiaro e scuro.
Rubens
Con il suo pennello magico, infuso di
umori terrestri
(pennello che sembra sempre spinto a
muoversi sulla tela da un impulso
incontenibile), Rubens molto spesso fa
ridere le sue tele, anche se il soggetto del
dipinto è serio.
50
La Sacra Famiglia
Dickens definisce le mani dipinte da
Rubens “di una sublime negligenza”
negligenza”.
Anche quando il soggetto sembrerebbe
costringere l’
l’artista a una massima
precisione e definizione, egli accenna
appena il contorno delle mani ma, anche
se dedica loro solo pochi tocchi, quelle
mani sanno “parlare”
parlare”.
51
Michelangelo
Ogni mano che Michelangelo dipinge
rivela un atteggiamento dello spirito, un
pensiero, una risoluzione.
52
La mano di Dio che separa la Terra
dall’
dall’Acqua è una mano che benedice.
Il gesto è veloce, determinante.
Della mano più
più conosciuta e più
più famosa,
c’è poco da dire: parla davvero da sé
sé:
trasmette la vita e lo spirito.
53
Caravaggio
54
Imperiosa è la mano di Cristo che,
accompagnata dalla mano di Pietro,
chiama Matteo.
Le mani dipinte da
Franz Hals
sono fonte luminosa e forma pura.
L’artista avvia un colloquio intimo con il
personaggio di cui parla e lo manifesta.
manifesta.
55
Nei Reggenti e
nelle Reggenti ogni mano dichiara il
personaggio.
56
Egon Schiele
Il Poeta
57
UNI TER - Arese
LE MANI
PARLANO
di
Maria Garbini Fustinoni
58
Fly UP