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VOLEVO NASCERE VENTO
Associazione "Amici della Biblioteca" - Biblioteca di Limena - Il Meglio dell'Estate, 19/09/2014 Andrea Gentile - VOLEVO NASCERE VENTO L'Autore di questo libro-verità è molto giovane, essendo nato a Isernia nel 1985, e ora vive a Milano. Ė un giornalista professionista e si occupa di scienza, cultura e attualità. Laureato in Neuroscienze, ha conseguito un master in Comunicazione della scienza a Trieste. Ha collaborato con diversi scrittori, fra i quali Enrico Deaglio e Maddalena Rostagno, e pubblica articoli su Il Manifesto e Sole 24 ore. Nel 2014, in collaborazione con altri, ha vinto il premio giornalistico "O.Ma.R malattie rare", nella sezione "Politiche sanitarie", per un fumetto intitolato "Il caso Stamina". Il libro è basato sulla storia vera di Rita, una ragazzina nata a Partanna (Trapani), la quale racconta in toni semplici e pacati cosa significhi vivere in una famiglia mafiosa. Descrive molto bene le sue sensazioni e tutto ciò che deve sopportare a causa dell'ambiente, ma ci riesce in modo elegante, delicato, come in punta di piedi. "A me, a tavola, della pastasciutta mi passava la voglia. Si stava sempre zitti zitti, e quel silenzio lo odiavo proprio. Come si può stare zitti a tavola? Io le vedevo le altre famiglie alla televisione. Le famiglie della televisione guardano sempre la televisione, e a tavola ridono e scherzano, che sembra sempre una festa". Rita non sminuisce in alcun modo la gravità della situazione, ma lo fa evitando di creare angoscia nel lettore. Il libro si legge d'un fiato, e tuttavia è profondo e fa riflettere. Rievoca anche la strage di Falcone e quella di Borsellino, che Rita conosceva bene e chiamava "zio". Rita è diventata "testimone di coscienza", cioè ha testimoniato contro la sua stessa famiglia. "Caro signor giudice, le scrivo perché mi hanno ferita le parole che qualcuno ha voluto dire sul mio conto: sono stata definita una "pentita" della mafia. Dicono che sono la più giovane "pentita" d'Italia perché ho soltanto 17 anni e mezzo. Ma io non mi sento affatto una "pentita" perché non sono mai stata una mafiosa. Sto semplicemente cercando di trovare il coraggio per aiutare la "nostra" Sicilia a uscire dalla morsa della mafia. L'ho capito da Lei cosa vuol dire coraggio. Perché Lei è un uomo coraggioso dal quale ho imparato tante cose: la prima che nella vita non ci si deve inchinare alla prepotenza. Ma soprattutto Lei mi ha insegnato che raccontare la verità aiuta a rimanere sereni e a posto con la propria coscienza". Ultima annotazione: Rita chiamava la sua famiglia "Il Mostro". GABRIELLA Lorigiola (19/09/2014)