Rogers in classe: verso una scuola centrata sulle persone
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Rogers in classe: verso una scuola centrata sulle persone
ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 1991 Rogers in classe: verso una scuola centrata sulle persone A. Gallo, V. Graziani, S. Spaziani, G. Sulprizio Partendo dalla filosofia e dalla prassi educativa di Carl Rogers, Thomas Gordon spiega cos'è una scuola democratica, centrata sulle persone e orientata alla loro crescita le realizzazione. Abbiamo portato in Italia il suo Teacher Effectiveness Training (T.E.T.) con un corso di formazione dal titolo: "Insegnanti Efficaci" e stiamo cominciando a verificarne la consistenza. 1. Il cambiamento nel sistema scolastico Negli ultimi anni molte cose sono cambiate nella scuola italiana con il paradossale risultato che la scuola non è cambiata: " Plus ca change, plus c'est la méme chose": le innovazioni tecnologiche, i nuovi programmi e le nuove metodologie hanno migliorato (in qualche caso peggiorato) l'efficienza del sistema scolastico ma non sono riusciti a cambiare la scuola. Secondo la teoria dei sistemi si tratta di cambiamenti di primo ordine; di mutamenti particolari che non bastano a modificare il sistema e che prima o poi vengono riassorbiti dal sistema stesso (tendenza morfostatica). La scuola non cambia, semplicemente si adatta: usa l'adattamento come tecnica di sopravvivenza. Gli adattamenti modificano soprattutto le cose e l'ambiente; i cambiamenti coinvolgono profondamente le persone. I principali adattamenti registrati dalla scuola in questi ultimi anni sono: - l'introduzione degli audiovisivi e dell'informatica, - l'utilizzazione degli insegnanti in modi diversi da quelli tradizionali (team teaching, classi aperte, ecc.), - la revisione dei "curricula", dei programmi, dei libri di testo, delle materie, 1 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 1991 degli orari, dei criteri di valutazione, - la sperimentazione di nuove metodologie e didattiche come il metodo globale, l'apprendimento per scoperta, il metodo dei casi, il role playing. Questi e altri simili adattamenti hanno ottenuto occasionali successi, in qualche caso sono risultati fallimentari, e comunque non hanno quasi mai mutato profondamente la prassi educativa. L'analisi dei sistemi ci permette di distinguere questi adattamenti camaleontici di primo livello che non modificano il sistema dai cambiamenti di secondo livello che hanno la forza di incidere sull'intero sistema, modificandone in modo sostanziale lo schema di riferimento teoretico e il modo abituale di comportamento. 2. L'educazione come processo autogestito Gordon condivide con Rogers il principio che la finalità prioritaria di un sistema educativo sia quella di aiutare un individuo ad educare (trarre fuori) se stesso. In tal senso ritiene che l'educazione sia fondamentalmente un processo autogestito. Corollario di tale presupposto è che all'educatore spetta il compito di promuovere la realizzazione di un "setting" educativo che faciliti nell'individuo e nei gruppi questa impresa di progressiva autogestione del progetto di comprendere ed essere se stesso. Ulteriore conseguenza di queste premesse è il fatto che la centralità dell'interesse si sposta dai contenuti e dalle metodologie didattiche alla qualità della relazione, alla intenzionalità, ai processi di comunicazione e interazione, alla capacità dell'insegnante di facilitare gli alunni nella soluzione dei loro problemi e di essere congruente e trasparente nella ricerca di una soluzione ai suoi stessi problemi: in sintesi alla sua sensibilità e alla sua capacità di rendere sinergico un sistema complesso come la scuola. Si tratta di un cambiamento sistemico che ipotizza una profonda evoluzione personale nell'insegnante, che coinvolge progressivamente l'intero sistema scolastico, incidendo sul modo stesso di vivere la scuola e di risolvere i problemi che in essa si sviluppano. Si tratta di un processo morfogenetico capace di trasformare in modo duraturo e irreversibile l'intero sistema scolatico-formativo. Il centro di interesse diventa la persona e la metodologia stessa si centra sulle strutture e sulle dinamiche attraverso le quali le persone possono arrivare ad autogestire il loro processo di sviluppo. L'assunto di base è che le persone non si limitano a reagire all'ambiente, esse sono attive, creative e dinamiche; hanno la capacità di trascendersi e di rispondere in modo "intenzionale" e significativo ai condizionamenti genetici, biologici, psicologici e sociologici. Oggi l'Approccio Centrato sulla Persona sta estendendo le sue radici in tutti i settori della ricerca e dell'azione socio-formativa: psicologia, pedagogia, medicina, antropologia, sociologia, teologia, scienze politiche ecc., dimostrando una tale vitalità da resistere e rafforzarsi anche a dispetto di quanti lo denigrano e contrastano. 2 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 1991 3. Caratteri fondamentali della pedagogia di Rogers Rogers ha espresso i caratteri fondamentali della sua pedagogia nell'opera "Libertà nell'apprendimento": • Gli esseri umani sono dotati di una naturale tendenza a conoscere a capire e ad apprendere (motivazione cognitiva). • L'apprendimento è veramente significativo quando il "contenuto" è vissuto dallo studente come rilevante per la soddisfazione dei suoi bisogni e la realizzazione delle sue finalità personali. • L'apprendimento che implica un cambiamento nella percezione di sé e nei propri atteggiamenti è avvertito come una minaccia e tende a suscitare resistenze. • Quando le minacce dall'esterno sono ridotte al minimo, l'apprendimento avviene più facilmente ed efficacemente. • L'apprendimento significativo nasce dall'esperienza e dal fare: quando lo studente è parte attiva del processo di insegnamento-apprendimento. • L'apprendimento auto-promosso e auto-gestito, quello che coinvolge il sentimento oltre che l'intelletto, è il più duraturo e pervasivo. • L'autovalutazione e l'autocritica facilitano molto di più lo sviluppo dell'autonomia, dell'autofiducia e della creati della valutazione esterna. • L'apprendimento più utile nel contesto socio-culturale attuale è quello che riguarda il processo stesso dell'apprendere, l'essere costantemente aperti all'esperienza e integrare il processo del cambiamento (Rogers, Freedom to Learn, cap. 7). Rogers centra l'educazione sull'impegno personale e la capacità di iniziativa e auto valutazione dello studente, la congruenza dell'insegnante come persona genuina e reale, la sua capacità di empatia e di facilitazione del processo di maturazione dei suoi studenti, la significatività esistenzialmente verificabile dei contenuti proposti, la soluzione democratica e collaborativa dei problemi. Sul piano didattico tali principi possono tradursi in sequenze operative coerenti tra loro e realizzate in modo da avere un andamento "processuale", organico e sinergico. Nel nostro modello operativo abbiamo scandito gli interventi nel modo seguente: 1. Presentazione e conoscenza reciproca delle persone e analisi dei bisogniaspettative. 2. Presentazione delle tematiche e delle metodologie e verifica della loro rispondenza ai bisogni-aspettative. 3. Definizione di un preciso “contratto” di studio-lavoro. 4. Attività di ricerca e studio: esecuzione assistita del contratto prescelto e concordato. 5. Verifica esterna (risultati raggiunti) e verifica personale interna (valutazione dell'esperienza fatta). L'insegnante-educatore discute con ogni alunno il programma e definisce il contratto di lavoro, fornisce il materiale e le informazioni di cui dispone, resta a disposizione per ogni richiesta di supporto e collaborazione; infine 3 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 1991 verifica e valuta con gli alunni l'esito dei vari contratti, ripropone nuovi cicli di apprendimento. Lo studente è al corrente delle motivazioni che sono alla base del programma e dei metodi di lavoro, sceglie il taglio personale che vuole dare al suo apprendimento, valuta l'iter di studio e si impegna nel contratto di lavoro e nella verifica dei risultati concretamente raggiunti. Filosofia, pedagogia e didattica rogersiane affermano in modo coerente il primato dell'apprendimento sull'insegnamento, dell'interiore sull'esteriore, dell'autonomia sull'eteronomia. 4. Il metodo Gordon Mentre Rogers ha scelto di lavorare in modo totalmente fluido e aperto al processo, valorizzando molto l'intuizione e la creatività anche in gruppi molto numerosi, Thomas Gordon si orienta verso un approccio più strutturato. Egli predispone dei "training brevi", mirati a facilitare il processo di apprendimento delle competenze che rendono le persone e i gruppi più efficaci nelle relazioni interpersonali e nella soluzione di problemi e conflitti. Per Rogers ogni individuo trova, attraverso un itinerario personale, il modo per lui migliore di funzionare: l'educazione e lo sviluppo sono un affare strettamente personale, un'esperienza profondamente diversa da persona a persona. Per questo egli ha scarsa fiducia nelle metodologie troppo strutturate. Gordon, al contrario, ritiene possibile, e numerose esperienze e ricerche scientifiche sembrano dargli ragione, mantenere fede ai principi della filosofia e pedagogia rogersiane anche in un setting educativo molto strutturato in cui le tecniche di programmazione e realizzazione dei processi di apprendimento sono la parte visibile dell'iceberg dei principi e valori profondi: le tecniche hanno un valore "simbolico": vanno lette,' comprese e utilizzate sempre alla luce dei valori e principi rogersiani ad esse sottostanti. Egli esperimenta dei gruppi facilitati dr "non-professionisti" (genitori, insegnanti, personale paramedico, fidanzati, responsabili di gruppi di lavoro e di comunità) ai fini di una più vasta azione di prevenzione e di recupero. Il suo intento è di rendere facilmente comprensibili e utilizzabili dal grande pubblico le abilità psicologiche sperimentate fino ad allora nel ristretto setting psicoterapeutico. Gordon concorda con Rogers sulle condizioni necessario e sufficienti per facilitare lo sviluppo della tendenza attualizzante presente in ogni persona (rispetto, empatia e congruenza) , ma si domanda quale sia la via più breve per apprenderle in modo efficace e sceglie un training e una metodologia didattica fortemente strutturata. Il rogersiano "modo di essere" diventa sempre più per Gordon un "modo di agire". La metodologia fenomenologico-e-sperienziale simpatizza sempre più con l'abilità cognitivista e gestaltica. Le attitudini terapeutiche sono tradotte da Gordon in operazioni concrete e segmentate in una serie graduale di apprendimenti che costituiscono i 4 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 1991 contenuti-obiettivi di "training brevi" sulle abilità di comunicazione e di risoluzione dei conflitti interpersonali. In questo modo egli riesce a rendere accessibili ai "non-professionisti" delle relazioni di aiuto le conoscenze e le abilità utilizzate in campo psicoterapeutico. Il primo programma realizzato da Gordon era rivolto ai genitori. Si trattava del P.E.T. (Parent Effectiveness Training) che divenne presto un best seller e consentì a Gordon di diffondere le idee di Rogers presso un vastissimo pubblico evitando nel contempo (ed è questo ciò che più conta) che esse venissero recepite in modo distorto o che venissero applicate in modo errato. Nel P.E.T. la congruenza diventa chiarezza di messaggi espressi in prima persona, l'empatia diventa attitudine all'ascolto nelle sue varie forme passive e attive, l'accettazione positiva senza condizioni diventa rispetto dei valori e delle aree di libertà delle persone. Gordon chiarisce ai genitori le tecniche di rilevazione dei problemi e le modalità di intervento che ne facilitano la soluzione. Distingue le abilità necessarie per aiutare gli altri che chiedono il nostro supporto da quelle necessarie per responsabilizzare gli altri quando il loro comportamento ostacola la soddisfazione dei nostri bisogni. Ordina e analizza le modalità comunicative e interattive che ostacolano la comunicazione ed il processo di risoluzione di problemi e conflitti. Di tutto da numerose esemplificazioni e schemi esplicativi. Al training per i genitori Gordon fa seguire quello per gli insegnanti: il T.E.T. Teacher Effettiveness Training1. L'impostazione è la stessa del P.E.T.: cambia solo il contesto di riferimento. Gordon ancora una volta vuole aiutare chi lavora con soggetti in età evolutiva a comunicare in modo efficace, a facilitare l'autoapprendimento, a condurre democraticamente un gruppo di discussione, di lavoro o di incontro finalizzato alla soluzione di problemi o conflitti, a dare il massimo spazio reale alle attività di insegnamento e apprendimento. Il clima è sempre quello rogersiano: si promuove l'autofiducia, la creatività, l'autocontrollo e l'autodisciplina; si sviluppa il senso di autonomia e quello di responsabilità, si invitano gli studenti a partecipare al processo attraverso il quale si definiscono le regole che governano la vita della classe. Numerosi altri training sono stati ideati e sperimentati da Gordon e dai suoi collaboratori allo scopo di dare la più ampia diffusione possibile a questo modello democratico di comunicazione e collaborazione. 1 La traduzione di questo libro, curata dal dipartimento di Psicologia dell'Educazione dell'Istituto dell'Approccio Centrato sulla Persona, uscirà in Italia nel prossimo mese di Settembre, nella collana pedagogica della Lisciani-Giunti 5 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 1991 5. La nostra esperienza con il corso "Insegnanti Efficaci" Molti esprimono scetticismo sulla possibilità di apprendere in corsi così brevi (la durata media è di circa trenta ore) la filosofia e le abilità necessarie per diventare veramente capaci di accettazione, empatia e congruenza. In realtà non è facile condensare in così poco spazio un training completo sulle relazioni umane. Si teme, di conseguenza, che tecniche proposte in modo "programmato" e apprese con un ritmo così veloce finiscano per contraddire, in pratica, l'essenza stessa dell'originario messaggio rogersiano. A nostro parere si tratta soprattutto di verificare se queste abilità e tecniche di interazione educativa restano ancorate ai valori profondi e originari di cui sono espressione. La nostra esperienza con gli insegnanti di alcune scuole e con altri operatori impegnati in attività educative ci ha dato una risposta ampiamente affermativa. Hanno seguito il programma: • un gruppo di insegnanti della UIL di Pisa composto da 17 persone; • un gruppo di formatori di Ferrara composto da 13 persone; • un gruppo di insegnanti di Napoli composto da 25 persone; • tre gruppi di insegnanti di scuole di Roma composto da 75 persone; • un gruppo di un istituto professionale di Grosseto composto da 20 persone. Parallelamente alla attività di conduzione dei corsi, alcuni formatori hanno ritenuto utile presentare un quadro illustrativo ed orientativo del modello Gordon in occasione di altre iniziative di formazione specifica; citiamo in particolare: • sette gruppi di formazione condotti nell'ambito del "Progetto Giovani" del Provveditorato di Roma; essi hanno coinvolto circa 2OO persone, per la maggior parte insegnanti con i loro alunni, oltre ad alcuni presidi e personale non docente; • due gruppi di formazione nell'ambito del programma di "Educazione alla Sessualità" organizzato anch'esso dal Provveditorato di Roma, per un totale di 5O persone tra insegnanti, medici, psicologi e assistenti sociali. In entrambe le iniziative si è riscontrato un notevole interesse nei partecipanti per l'approccio e la metodologia proposti. Le reazioni estremamente confortanti espresse nei questionari di valutazione a fine corso, le richieste di prosecuzione della collaborazione con il dipartimento di Psicologia dell'Educazione dello I.A.C.P., nonché i feedback immediati e spontanei che esprimevano piacevole sorpresa ed entusiastico apprezzamento per la metodologia seguita; le segnalazioni infine fatte presso gli altri provveditorati e scuole da quanti erano stati contattati con gli interventi di sensibilizzazione al modello di formazione "Insegnanti Efficaci" hanno fugato definitivamente alcune nostre perplessità sull'efficacia del modello. I successi conseguiti ci hanno invogliato a perfezionare il materiale didattico (Workbook, role-play, esercitazioni, tabelloni ecc.) abbiamo avuto un 6 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 1991 apprezzabile contributo dal gruppo di Bologna che ha riletto il Workbook annotando le ipotesi di modifica. Nella seconda decade del prossimo settembre avremo un Workshop di due giorni con le quaranta persone che nel settembre scorso hanno fatto il corso per proporre in Italia il T.E.T.; avremo così l'opportunità di condividere le esperienze e incrementare ulteriormente le nostre competenze. Seguirà un training di tre giorni per apprendere il P.E.T. e iniziare la sua diffusione in Italia. Nel prossimo numero di questa rivista daremo un quadro analitico dei riscontri fatti nei lavori accennati sopra; successivamente proporremo un confronto con gli studi di verifica fatti in USA. 7