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Quando la rarità è meglio conoscerla
8 FACTS&NEWS necessità di uno o più interventi chirurgici e quindi mesi o anni di tempo per una completa guarigione. Quando eseguire la resezione del perone in una frattura biossea in cui la tibia stenta a consolidare? Va eseguita tutte le volte in cui l’esame radiografico evidenzia un non perfetto contatto tra i capi di frattura o una diastasi degli stessi. Sono le forze di compressione sul focolaio che creano osteogenesi mentre le forze di trazione e il mancato contatto creano interposizione di tessuto fibroso prima e di mancata consolidazione poi. Quando si può invece ricorrere a soluzioni come le onde d’urto oppure i campi magnetici? Le onde d’urto, che sono onde ad alta frequenza, trovano la loro elettiva indicazione nelle pseudoartrosi ipertrofiche, nelle quali c’è un continuo tentativo di riparazione, ma con risultato negativo. In questi casi le onde d’urto, con la loro azione meccanica, trasformano il focolaio di pseudoartrosi in focolaio di frattura fresca, creando una nuova angiogenesi e una nuova osteogenesi. I campi magnetici stimolano la formazione di una nuova angiogenesi e la maturazione del tessuto osseo. Come si può agire in via preventiva per non arrivare a una pseudoartrosi? Le pseudoartrosi riconoscono fondamentalmente due cause: quella biologica e quella meccanica. La causa biologica comprende fattori di ordine generale e locale, quali le condizioni dei tessuti molli o del tessuto osseo, l’esposizione delle fratture, le infezioni, turbe metaboliche, gravi deperimenti organici, turbe circolatorie o danni creati dal fumo e così via, circostanze queste che creano un insufficiente apporto di sangue nel focolaio. Le cause meccaniche, invece, sono sostenute fondamentalmente da una non corretta riduzione della frattura oppure da una non perfetta immobilizzazione della stessa. Prevenzione per un chirurgo ortopedico significa eseguire la tecnica chirurgica nella maniera più perfetta possibile. Quando la rarità è meglio conoscerla E cosa ci offre oggi concretamente la biologia? Diagnosi e trattamento chirurgico del lipoma arborescens Ritengo che sia questa la scommessa del secolo in medicina. L’uso ormai sempre più frequente di impianti di cellule staminali adulte noi le preleviamo dal midollo osseo - e di fattori di accrescimento, già oggi dà buoni risultati poiché conduce all’apporto, là dove essi sono carenti, di fattori che stimolano le cellule mesenchimali locali e impiantate a trasformarsi in cellule ossee e in tessuto osseo. L’insieme di cellule staminali e dei fattori di crescita immessi nel focolaio di frattura non solo accelera i processi di guarigione, ma concorre anche a far aumentare la percentuale delle consolidazioni e quindi a far diminuire gli insuccessi. I Servizio a cura di Renato Torlaschi l lipoma arborescens non è sicuramente quello che ci si può aspettare di trovare visitando un ginocchio gonfio e tumefatto. La clinica e l'immagine della alterata fisionomia del ginocchio possono però essere indirizzate verso una giusta e corretta diagnosi, se il medico è in grado di porsi le domande corrette e di conseguenza in grado di indirizzare il paziente verso il più corretto iter diagnostico terapeutico. Considerando come sede di elezione una delle principali articolazioni dell’arto inferiore, il lipoma arborescens è da considerarsi una lesione idiopatica rara ad origine dalla membrana sinoviale. Vi è un rimaneggiamento strutturale a livello della sinovia con proliferazione di cellule simil lipomatose a conformazione macroscopica tipo villiforme. La diagnosi e il quadro clinico Ad eziologia sconosciuta, è una tra le forme più rare di neoplasia a sviluppo dalla sinoviale. Clinicamente il paziente si presenta con una evidente alterazione del profilo articolare, raggiungendo in alcuni casi il limite di deformità articolare, rendendo praticamente impossibile il riconoscimento dei condili, il margine della rotula e il piatto tibiale. La cute spesso risulta tesa, a volte arrossata, mostrando caratteristiche tipiche di una espansione intrarticolare a media-alta velocità di crescita. Le cellule sinoviali vengono progressivamente sostituita da “villi” ricchi in cellule adipose mature. In letteratura si sono riscontrare alcune associazioni con malattie sistemiche e in particolare, in circa il 20% del campione, si è potuto osservare una correlazione con il diabete mellito, anche se nella quasi totalità dei casi i pazienti non presentano altre alterazioni scheletriche o di altra natura. Il paziente si presenta con una storia atraumatica che quindi non giustifica la tumefazione locale. Occupando poco alla volta sia il compartimento anteriore che quello posteriore del ginocchio, insidiandosi nel corpo di Hoffa e nelle regioni sotto rotulee e peritendinee, il lipoma si accresce lentamente: espandendosi sia nella camera anteriore che posteriore del ginocchio. Descritto con precisione in rarissimi casi, il lipoma arborescens deve essere diagnosticato necessariamente tramite biopsia (incisionale, con ago sottile o a cielo aperto) prima di pianificare una corretta asportazione. Questo naturalmente dopo aver eseguito gli accertamenti di routine, che nello specifico si basano su radiogrammi convenzionali - per valutare da un punto di vista complessivo lo stato dell’osso e degli spazi articolari - e risonanza magnetica nucleare - fondamentale per dare un valore visivo e quantitativo sull’estensione della lesione e quindi pianificare un corretto approccio chirurgico -. Eseguito un corretto approccio locale e sistemico al paziente è quindi possibile confermare l’ipotesi diagnostica tramite biopsia lesionale. Il trattamento chirurgico: artroscopia o artrotomia L’approccio churugico che ne consegue, al giorno d’oggi può essere artroscopico per quanto riguarda il tempo anteriore, andando a “pulire”, attraverso uno strumentario dedicato, la superfice articolare, lo sfondato sotto rotuleo, il versante esterno del condilo femorale fino a valutare la doccia laterale per l’inserzione del muscolo popliteo. Valutare accuratamente entrambi i menischi, spesso erosi dalla stessa malattia che li comprime, non trascurare il recesso femorale mediale e i legamenti crociati, concludendo con un'ampia panoramica a livello del corpo di Hoffa. Ovviamente partendo dal presupposto che deve essere l’operatore a inseguire la malattia, cercando di raggiungerla in tutte le sue diramazioni, siano esse anteriori o posteriori. In alternativa, quando la lesione non consente altro tipo di approccio chirurgico, l'artrotomia resta comunque indicata (anche per il tempo anteriore) per una buona asportazione chirurgica della lesione. Data la natura spesso infiltrante della lesione è quasi sempre necessario un secondo tempo chirurgico posteriore a cielo aperto per completare la “pulizia” dai villi e rendere libera l’articolazione. Di cruciale importanza la tempestività della diagnosi Come ogni caso nel quale viene trattata una patologia rara e di difficile inquadramento, le capacità del chirurgo sono essenziali per poter eseguire una rapida diagnosi e quindi impostare un tempestivo programma chirurgico. Tutto questo non solo migliora le condizioni locali e generali del paziente ma permette di affrontare la problematica consci di quello che si sta affrontando, e qundi ridurre al minimo le possibilità di recidiva locale. Lorenzo Castellani Matteo Laccisaglia CT Sag. Uomo, 43 anni, affetto da lipoma arborescence