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folleggiano come farfalle innamorate, di farmi tenere gli occhi aperti

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folleggiano come farfalle innamorate, di farmi tenere gli occhi aperti
VERGA E LA FOTOGRAFIA:
PASSATEMPO, MODA O INQUADRATURA DELLA VERITÁ?
Giovanni Carmelo Verga nasce a Catania nel 1840 da una famiglia di piccoli proprietari terrieri.
Si iscrive all’università di Catania che abbandona poco dopo per partecipare alla vita politica e
avvicinarsi alla poesia.
Nonostante il suo spirito patriottico, Verga decide di partire dalla Sicilia e di vagabondare cercando
successo altrove. Luigi Capuana ed Emile Zolà influenzeranno lo stile del poeta inducendolo a
cimentarsi nella produzione del suo primo bozzetto verista: Nedda.
Nel 1879 si dedica alla stesura di un’altra novella, Fantasticheria, con la quale introduce il lettore al
mondo degli umili che inseguito verrà approfondito nel suo primo romanzo verista: I Malavoglia.
Tra l’elaborazione di questi ultimi si dedicherà alla scrittura della novella: La lupa.
Questi anni sono caratterizzati inoltre, dall’alba di una nuova tecnologia, quella della fotografia.
Tra gli scrittori la curiosità è enorme. I romanzieri a volte usavano le foto per “inquadrare” meglio
la scena e per creare un personaggio. La corrente letteraria cui Verga apparteneva è proprio quella
che utilizzerà maggiormente l’aiuto delle immagini, poiché gli intellettuali veristi erano coloro che
raccontavano la realtà del mondo, le difficoltà, la durezza della vita degli uomini, la loro battaglia
per la sopravvivenza. Verga si appassiona a questa nuova tecnica già all’età di 9 anni , osservando
lo zio paterno Salvatore Verga Catalano dal quale eredita la sua prima macchina fotografica.
Si può pensare che Verga decise di darsi alla fotografia perché era diventata una specie di moda a
quel tempo o perché lo considerava solo un passatempo, ma i negativi trovati nella sua casa di
paesaggi, umili case , deserte vie di paesi, tutto ciò non vi porta alla mente direttamente i suoi
racconti? E non solo questo, ma anche foto di domestici, contadini, persone che si ritrovano come
protagonisti delle sue opere. La sua attività fotografica dunque non può che evidenziare quanto
Verga volesse far emergere nelle sue opere la verità, e dove cercarla se non in primis vicino a sé?
Alcune delle sue opere, in modo particolare contengono delle dettagliatissime descrizioni che
diventano poi immagini per il lettore.
-
Nedda
Con Nedda Verga abbandona i personaggi passionali, evoluti e raffinati dei romanzi
giovanili e ritrae la vita degli umili, che vivono rassegnati e silenziosi tra gli stenti e le
fatiche; abbandona anche le complicate analisi psicologiche ed i lirismi dei primi romanzi
iniziando una narrazione in un linguaggio semplice e scarno. Il verismo in quest’opera non è
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da riscontrarsi tanto nei contenuti, quanto nel metodo e nella forma, nel modo di porsi di
fronte alla realtà e di rappresentarla.
Verga infatti apre la novella parlando del focolare domestico, come luogo per incorniciarvi
gli affetti più miti e sereni, dove si abbandona la mente: “io lascio il mio corpo su quella
poltroncina, accanto al fuoco, come vi lascerei un abito, abbandonando alla fiamma la cura
di far circolare più caldo il mio sangue e di far battere più rapido il mio cuore; e incaricando
le faville fuggenti, che folleggiano come farfalle innamorate, di farmi tenere gli occhi aperti
e di far errare capricciosamente del pari i miei pensieri. Cotesto spettacolo del proprio
pensiero che svolazza vagabondo intorno a voi, che vi lascia per correre lontano, e per
gettarvi a vostra insaputa quasi dei soffi di dolce e d’amaro in cuore, ha attrattive
indefinibili”.
Dall’immagine del focolare Verga rivede la fiamma dell’immenso camino della Fattoria del
Pino. La foto di quest’ultima è scattata in un giorno di pioggia, con un forte vento che
soffiava su quelle 20 o 30 donne che raccoglievano le olive nei campi. Una di queste donne
era proprio Nedda, chiamata la varannisa. L’immagine che viene descritta al lettore è quella
di una donna dai capelli neri, folti e arruffati, con denti bianchi come l’avorio. Occhi neri,
grandi. Lineamenti che evidenziavano la sua timidezza e miseria, caratteristiche che
accompagneranno Nedda per la durata di tutta la novella.
La povera donna subirà la perdita della madre e successivamente dell’amato, che la lascerà
sola in balia di una gravidanza dalla quale nascerà una bambina la quale avrà vita breve.
Così Nedda accetterà con rassegnazione il dolore procuratole dalla perdita delle persone a
lei più care, tema ricorrente nel ciclo verghiano dei vinti.
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L’immagine più significativa e rilevante che ci offre Verga in questa novella è la
descrizione del paesaggio caratterizzato da grossi nuvoloni color di piombo in una giornata
fredda e nebbiosa che riflettono lo stato d’animo della varannisa.
folleggiano come farfalle innamorate, di farmi tenere gli occhi aperti e di fa errare capricciosamente
dei pari i miei pensieri. Cotesto spettacolo del proprio pensiero che svolazza vagabondo intorno a
voi, che vi lascia per correre lontano, e per gettarvi a
vostra insaputa quasi dei soffi di dolce e d’amaro in cuore, ha attrattive indefinibili”.2
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Da Nedda.
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Dall’immagine del focolare Verga rivede la fiamma dell’immenso camino della Fattoria del Pino.
La foto di quest’ultima è scattata in un giorno di pioggia, con un forte vento che soffiava su quelle
venti o trenta donne che raccoglievano le olive nei campi. Una di queste donne era proprio Nedda,
chiamata la Varannisa. L’immagine che presentata al lettore è quella dia una donna dai capelli neri,
folti e arruffati, con denti bianchi come l’avorio. Occhi neri, grandi. Lineamenti che evidenziavano
la sua timidezza e miseria, caratteristiche che accompagnano Nedda per la durata di tutta la novella.
La povera donna subisce la perdita della madre e successivamente dell’amato, che la lascerà sola in
balia di una gravidanza dalla quale nascerà una bambina che avrà vita breve.
Così Nedda accetterà con rassegnazione il dolore procuratole dalla perdita delle persone a lei più
care, tema ricorrente nel ciclo verghiano dei vinti.
L’immagine più significata e rilevante che ci offre Verga n questa novella è la descrizione del
paesaggio caratterizzato da grossi nuvolosi color di piombo in una giornata fredda e nebbiosa che
riflettono lo stato d’animo della varannisa.
- La lupa
La novella La lupa si apre con la descrizione della protagonista, la Gnà Pina: “era alta, magra,
aveva soltanto un seno fermo e vigoroso da bruna e pure non era giovane era pallida come se avesse
sempre la malaria e su quel pallore due occhi grandi così, e delle labbra fresche e rosse, che vi
mangiavano”.3
La storia della lupa racconta di un triangolo amoroso tra una madre affamata di relazioni, che
costringe la figlia, Maricchia, a sposare un uomo da lei fortemente desiderato, Nanni, che per
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Da La lupa.
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liberarsi dalla tentazione della lupa, la ucciderà alla fine della storia. Questi personaggi passano le
loro giornate lavorando in campi immensi, i quali, pur non essendo ben specificata l’ambientazione,
rispecchiano i vasti terreni siciliani, della pianura di Catania, dove Verga trascorse la sua infanzia.
“Sui sassi infuocati delle viottole, fra le stoppie riarse dei campi immensi, che si perdevano nell’afa,
lontano lontano, verso l’Etna nebbioso, dove il cielo si aggravava sull’orizzonte”.4
La precisione delle descrizioni, ancora una volta trasporta il lettore in quel paesaggio ancestrale,
tanto che leggendo sembra quasi di percepire l’aria torrida e irrespirabile che rendeva il lavoro
esasperante.
-
Fantasticheria
Ambientata ad Aci Trezza, Fantasticheria è il racconto di come quarantott’ore siano bastate a una
donna francese e a colui che parla per soddisfare tutti i piaceri possibili nel piccolo paesino. Questa
novella di Verga ha come compito quello di aiutare il lettore all’immedesimarsi in una società
molto lontana dalla nostra, caratteristica di tutte le opere dei vinti dello scrittore.
Noi lettori ci troviamo al posto della donna, la quale, annoiata dalla monotonia del paese, afferma di
non poterci vivere la propria vita, proprio per questo lo scrittore parla positivamente degli aspetti
del paese cercando di coinvolgere la donna ma cercando di coinvolgere il lettore. Verga ci riesce
molto bene, forse è proprio grazie al suo interesse per la fotografia che dona, a noi che leggiamo
ancora oggi le sue opere , immagini reali, che compaiono limpide davanti ai nostri occhi per la tanta
minuziosità di ogni sua descrizione.
“Passammo sul mare una notte romanticissima, gettando le reti tanto per far qualche cosa che
a’barcaiuoli potesse parer meritevole di buscarsi dei reumatismi, e l’alba ci sorprese in cima al
faraglione, un’alba modesta e pallida, che ho ancora dinanzi agli occhi, striata di larghi riflessi
violetti, sul mare di un verde cupo, raccolta come una carezza su quel gruppetto di casucce che
dormivano quasi raggomitolate sulla riva, e in cima allo scoglio, sul cielo trasparente e limpido, si
stampava netta la vostra figurina, colle linee sapienti che vi metteva la vostra sarta, e il profilo fine
ed elegante che ci mettevate voi. – Avevate un vestitino grigio che sembrava fatto apposta per
intonare coi colori dell’alba. – Un bel quadretto davvero!”.5
Inoltre Verga ci presenta elementi che verranno ripresi in altri componimenti come il paese, infatti
Aci Trezza ospiterà a sfortunata famiglia dei Malavoglia; inoltre ci descrive i paesani attraverso due
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Da La lupa.
Da Fantasticheria.
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metafore: quella dell’ostrica, che richiama all’importanza dell’unione e quelle delle formiche, dove
si mette da parte l’individualismo.
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I Malavoglia
Il romanzo narra la storia di una famiglia di pescatori che vive e lavora ad Aci Trezza, un piccolo
pese siciliano nei pressi di Catania, già citato nella novella Fantasticheria. Anche i protagonisti dei
Malavoglia fanno parte del ciclo dei vinti, infatti i personaggi colpiti da sventure e disgrazie,
renderanno il quadro familiare sempre più spoglio.
La sfortunata famiglia, “un tempo numerosa come i sassi della strada vecchia di Trezza”,6 era
composta da Padron N’Toni, il capostipite, il figlio Bastianazzo e la moglie Mariuzza detta La
longa. Bastianazzo e Mariuzza avevano cinque figli: il più grande era N’Toni, “un bighellone di
vent’anni”; poi veniva Luca, “che aveva più giudizio del grande”; Mena “soprannominata
Sant’Agata perché stava sempre al telaio”; Alessi “ tutto suo nonno colui” e infine Lia “ancora né
carne né pesce”. Verga fa di questo romanzo l’oggetto di un’indagine lucida che mira a scavare nel
profondo, dietro le apparenze, mettendone a nudo le virtù ma anche i difetti. Ecco che allora ci
mostra le ipocrisie, le piccole, quotidiane meschinità dei singoli, pronti a tradire e sparlare dietro le
spalle del prossimo appena si intravede un tornaconto; ecco la discutibile moralità del clero, che
utilizza le informazioni ottenute dietro il segreto confessionale per intervenire direttamente in
questioni private. Tutto questo avviene nel piccolo paesino e più precisamente nella Casa del
Nespolo, rifugio degli affetti familiari e dei problemi che affliggono la famiglia. La casa rispecchia
gli stati d’animo e dei cambiamenti della parentela. Come infatti possiamo leggere nell’ultimo
capitolo, la Casa del Nespolo ormai spoglia, vuota, grigia, non è più quel luogo di protezione quale
era prima, nonostante gli sforzi di Padron N’Toni. Egli è il capostipite della famiglia. Viene
descritto da Verga come un uomo forte, dai solidi principi, che vive esclusivamente per gli affetti
familiari e per la sua casa, che verranno a lui tolti definitivamente. Ma nonostante ciò riesce
comunque a mantenere il suo ruolo e la sua moralità in quanto ormai ha accettato con rassegnazione
il suo dolore.
Verga quindi non sa solamente fotografare scene di vita reale con la macchina fotografica ma sa
anche scattare foto attraverso i suoi scritti che rispecchiano alla perfezione la realtà che lo
circondava e che in quegli anni caratterizzava la maggior parte del sud d’Italia.
“Per capire siffatta caparbietà, quindi, che è per certi aspetti eroica, bisogna farci piccoli anche noi,
chiudendo l’orizzonte fra le due zolle, e guardare col microscopio le piccole cause che fanno battere
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Da I Malavoglia.
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i piccoli cuori. Volete metterci un occhio anche voi, a codesta lente? Voi che guardate la vita
dall’altro lato del cannocchiale? Lo spettacolo vi parrà strano, e perciò forse vi divertirà”.7
Coccioletti Flavia
Classe III E Indirizzo linguistico
Porcarelli Vittoria
Classe III E Indirizzo linguistico
Stamato Carola
Classe III E Indirizzo linguistico
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Da Fantasticheria.
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