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OFF. Adulti e ragazzi nel mare del web
ON & OFF. Adulti e ragazzi nel mare del web Il secondo degli incontri promossi dagli “Adulti in Rete” presso l’Auditorium di Albino ha suscitato grandissimo interesse e partecipazione da parte di tutti i presenti. Il tenente colonnello Mario Piccinni della Guardia di Finanza ha illustrato in modo chiaro e coinvolgente i pericoli della navigazione in rete, l’utilizzo corretto e scorretto dei social network e i risvolti civili e penali dell’abuso, risvolti ignoti a molti dei ragazzi, che si rendono inconsapevolmente responsabili di reato, e ai loro genitori che ne dovranno rispondere. Compito fondamentale degli adulti è tenersi informati sulle modalità di navigazione e sulle norme che la regolano, allo scopo di accompagnare e monitorare l’attività online dei loro figli, nella consapevolezza che, rispetto alle nuove tecnologie, i ragazzi sono chilometri avanti a noi, sia per i rapidissimi cambiamenti che avvengono in quest’ambito, sia per l’estrema facilità di approccio che deriva loro dall’aver a che fare fin dall’infanzia con computer, telefonini e simili. Questo baratro tra le competenze degli adulti e quelle dei giovanissimi fa sì che i ragazzi siano in qualche modo lasciati a sé stessi con uno strumento che può diventare un ulteriore rischio in aggiunta alle già numerose difficoltà tipiche dell’età adolescenziale. E’ sconvolgente scoprire quante e quali siano le insidie di Internet. Non ha però senso proibire: che ci piaccia o no, è una dimensione fondamentale nella vita degli adolescenti di oggi; negarne loro l’accesso può determinare vissuti di isolamento sociale dai coetanei, con tutta la sofferenza che ne deriva. Invece, secondo il ten. Piccinni, i ragazzi vanno educati ad un utilizzo consapevole del web; Internet non è un baby-parking che tiene occupato il figlio perché il genitore possa starsene in pace. Quando questo accade, i genitori possono venire a scoprire una vera e propria “second life” dei loro figli quando ormai è tardi per dar loro le necessarie direttive e informazioni, e quando il danno potrebbe essere fatto: i tre siti più cliccati in Italia sono, nell’ordine, Google, Facebook e You-Porn; con la pubblicazione non autorizzata di foto e/o commenti in un attimo si scivola nel reato; il diffuso luogo comune secondo cui un minore non è denunciabile è falso (esiste un’ apposita Procura per i reati minorili). Poi, stando ai dati, il 28% degli adulti registrati in Facebook ha almeno un contatto con un adolescente che non conosce. Perché? La domanda è abbastanza retorica: il web non è controllato, ed è un fertile terreno di caccia per pedofili e ricattatori in genere. A questo punto Il ten. Piccinni ha invitato il pubblico a non correre a casa per staccare la connessione, e ha esposto i tre assunti fondamentali che regolano le attività on-line: 1) Tutto nel web lascia tracce indelebili. Non c’è nessun anonimato: tutte le informazioni arrivano al provider, che è tenuto per legge a conservarle per un determinato periodo di tempo: 12 mesi i dati informatici, 24 mesi i dati telefonici, gli SMS e gli MMS, 30 giorni i tentativi di chiamata (gli “squilli”) 2) Il web non dimentica. Le informazioni che diamo restano. Inoltre, informare gli “amici” su cosa faremo domani, dove e a che ora, ci espone al rischio di fornire un bel po’ di informazioni su di noi anche a degli sconosciuti. Praticamente il contrario della privacy . 3) Sul web valgono le stesse leggi del vivere off-line. Può sembrare una zona franca, perché “virtuale”, ma si possono fare danni reali di cui si deve rispondere. I reati più diffusi in Italia sono il furto di identità e la diffamazione. Anche il cyberbullismo è un reato, e costituisce la realtà sociale considerata più pericolosa dal 72% degli adolescenti italiani, prima della droga, dell’abuso da parte di adulti, dell’alcool e dell’isolamento. Ai reati, di maggiore o minore gravità, può seguire una querela, un’ammenda pecuniaria, al limite una pena detentiva. E i ragazzi navigano, allegramente ignari di tutto ciò. Piccinni ha poi fatto un elenco di alcuni siti ad alto rischio, che stanno prendendo piede tra i più giovani. Un sito in particolare ha causato situazioni pesantissime, divenute noti fatti di cronaca. Il sito è talmente popolare tra i ragazzini che, nell’impossibilità di arginarne la frequentazione, il governo inglese ne ha chiesto l’oscuramento. Possiamo farci qualcosa? Sì: ogni sistema operativo, anche Windows, prevede al suo interno l’opzione “Parental Control”. Si tratta di aprire l’account “amministratore”, protetto da una password che ovviamente non va comunicata ai figli. Questi possono accedere come “ospiti”, alle condizioni stabilite dall’amministratore che decide a che ora si spegne il computer, quali siti web si possono visitare, e soprattutto quali non si possono visitare, inserendo alcune parole filtro (ad es. violenza, sesso, razzismo …). Attraverso la cronologia si possono poi controllare i siti visitati. Il tenente ha fatto una precisazione importante: il controllo del genitore deve avvenire in modo aperto e leale, non sotto forma di subdolo spionaggio. E’ bene che l’adolescente sappia di essere contenuto, e assolutamente non si deve compromettere una relazione basata sulla fiducia. E’ troppo facile per un ragazzo che non si fida più eludere il controllo, “intortare” il genitore cyber-analfabeta, e trovarsi così da solo ad affrontare qualunque problema. I social network, Facebook in primis, si sono meritati un discorso a parte: le implicazioni del loro utilizzo sono molto sottovalutate. Si sottoscrive con leggerezza un contratto (lo fanno tutti), e ci si vincola senza saperlo a condizioni spiacevoli: tutto quello che viene caricato è indelebile (può sparire dal profilo ma resta nel web); la proprietà del materiale è dell’utente, ma FB si riserva di utilizzarlo come vuole; andarsene è praticamente impossibile e la pagina FB sopravvive all’utente stesso. Se non bastasse, le chat possono venire utilizzate per una particolare tecnica di adescamento chiamata “grooming”: un adulto aggancia un ragazzino facendosi passare per coetaneo, ne conquista la fiducia, e lo manipola fino ad allontanarlo psicologicamente dalla famiglia e dalla scuola portandolo all’isolamento. E’ fondamentale prestare la massima attenzione alla fascia di età compresa tra la quinta elementare e la terza superiore. Dai 17/18 anni il ragazzo dovrebbe avere acquisito la maturità per gestire in autonomia la sua vita on-line. Si è detto questo e molto altro, durante la serata; tantissime le domande su svariati argomenti, che hanno aperto un mondo a chi ha dietro di sé decenni di vita senza computer (come chi scrive). Per noi adulti è senz’altro faticoso entrare in questa logica, ma non abbiamo altra possibilità che tenerci informati, se vogliamo condividere questo aspetto della vita con i nostri figli.