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Caso Morandi 1

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Caso Morandi 1
2
BG
Primo Piano
Martedì 22 Ottobre 2013 Corriere della Sera
La bufera di Valbondione
«Al rifugio pagavo
Non sapevo fosse mio»
L’investitore Gamba: costruito coi miei soldi
«Morandi? Era la banca, mi fidavo di lui»
«Io sarò andato dieci volte
a Lizzola. Andavo a fare sci
d'alpinismo e al rifugio pagavo». Breve pausa. Pagava? Per
farsi capire bene Gianfranco
Gamba passa al dialetto. E s'infervora. «Sie mia che l'era ol
mè». Pagava perché non sapeva che il rifugio Due Baite era
stato costruito coi suoi soldi.
Un milione di euro. «Guarda,
c'è qui la moglie di Merelli.
Glielo vuoi domandare?
Pagàe! E pagàe bè!». La moglie di Dino Merelli, ex presidente della Sviluppo turistico
Lizzola, la società degli impianti di risalita, è sulla soglia
della stanza, dove il pm Maria
Cristina Rota, titolare dell'inchiesta sul caso Morandi, l'attende per l'interrogatorio come persona informata dei fatti. Quando esce e la domanda
è: ma davvero Gamba pagava
al rifugio? Alza le spalle e conferma: «Pagava, è vero». Gamba è l'imprenditore di Gazzaniga, ex proprietario della Mountain Security
Srl, la società che detiene il 58,02% della
Stl. E del terremoto alla Private Banking di
Fiorano al Serio è personaggio chiave, perché suoi sono i quasi
10 milioni di euro
usciti dalla banca, a
quanto dice lui, in maniera illecita.
«Chiariamo subito
una cosa: continuate
a scrivere che io sono
amico di Morandi.
Non è vero».
Ex amico…
«No, è sbagliato anche quello. Non sono mai stato suo
amico. Non sono mai andato
a casa sua, né lui è mai venuto
da me. Lo conoscevo da 25 anni, ma solo perché lavorava in
banca».
Però si fidava…
«Praticamente Morandi era
la banca. E anche la banca ha
le sue colpe. Io andavo là, tutti
i giorni vado là. Anche oggi sono stato in banca. E lo vedevo.
Ritirava dei soldi così. Andava
giù da basso (all'Intesa Sanpaolo che sta nello stesso stabile
della Private banking, ndr) e
si faceva dare, per esempio,
15 mila euro in contanti. Li
prendeva così. Ma si può? E il
direttore, l'altro direttore,
quello da basso, mi vedeva tutti i giorni e non gli veniva in
mente di dirmi qualcosa. Niente. Non mi diceva niente».
Possibile che non si è mai
reso conto che dal suo patrimonio usciva tutto quel denaro?
«Non sapevo niente. Questo faceva le carte fasulle. Lui
stava lì fino alle 6, alle 7 di sera per fare sparire la posta, perché noi, avendo certe cifre,
non riceviamo la posta a casa.
Non lo dico solo io. Avete parlato, no, col Testa (Massimo
Testa, ndr)?».
E le diceva che la faceva
guadagnare?
«Certo, diceva che guada-
gnavo il 5, 6%. La banca l'ha
fatto direttore, erano contenti. Gli ispettori gli facevano i
complimenti. Io non so cosa
controllavano. Ho un patrimonio. Ti pare che faccia investimenti con il 100% del rischio?
Sarò mia scemo. Io e mia figlia lavoriamo dalle 7 di mattina alle 7 di sera. Non siamo delinquenti. Noi i soldi non li rubiamo».
Quindi è anche per l'atteggiamento di fiducia che la
banca mostrava verso di lui,
che lei gli credeva?
«Cosa dovevo fare? Andare
là nel suo computer a guardare? Questo qui era il padrone
della banca».
Alla fine, però, lei si è accorto. Come è andata?
«A fine giugno lui era via.
Perché ti accorgevi delle cose
quando lui era via. Comunque, non è che penso di essere
stato io la causa, anche altri
penso».
Ha perso
10 milioni
Gianfranco
Gamba,
imprenditore di
Gazzaniga
che ha
denunciato
Benvenuto
Morandi
Falsificava le carte,
faceva sparire la posta.
Quello ha due personalità
❜❜
Parliamo di Valbondione.
Com'è iniziato il suo legame
con la Stl?
«Lui faceva il sindaco, mi
ha detto che gli servivano 150
mila euro. Io mi fidavo e glieli
ho dati. È iniziato tutto da lì».
Ma sono dieci anni fa…
Successivamente non ha mai
visto i bilanci della Mountain
Security e della Stl?
«Mai, gli ultimi due della
Mountain non ci sono nemmeno».
Come amministratori della Mountain si sono alternati
la moglie di Morandi e Claudio Conti, suo braccio destro
in comune. Li ha scelti lei?
«Io non sapevo niente».
Perché a giugno ha venduto la Mountain?
«Sa da quanto tempo è che
al mio ragioniere dicevo che
dei rifugi non ne volevo più
sapere più niente? Due anni».
Perché proprio a Sabrina
Semperboni, che poi è diventata l'assessore al Bilancio di
Morandi?
«Ha fatto ancora tutto il Morandi. La Semperboni era una
persona di sua fiducia, io non
la conosco. L'ho vista due volte».
Perché ha ceduto la società solo a 10 mila euro?
«Perché Morandi mi aveva
scritto una carta secondo la
quale avrei ripreso i soldi che
gli avevo prestato all'inizio.
Non sapevo di avere dato tutto il resto. E la società cosa
vuoi che valga in sé?».
Vi siete più sentiti?
«Non voglio più saperne,
quello ha due personalità».
Che cosa sa della centrale
a biomasse?
«Sapevo che aveva i finanziamenti dalla Regione. Ci sono in giro le centrali a biomasse che te le regalano oggi. Figurati se m'interessava una
centrale a biomasse. A Lizzola,
poi… Sai che voleva fare anche il buco che va a Schilpario? Voleva fare tutto, lui».
Maddalena Berbenni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il retroscena
Gli inquirenti:
verosimile
che Gamba
non sapesse
proprio nulla
È giugno quando Benvenuto Morandi
consegna un documento a Gianfranco Gamba. Un pezzo di carta su cui gli scrive una
promessa che lo convince a (s)vendere per
10.000 euro le sue quote della Mountain Security a Sabrina Semperboni, che di lì a un
mese diventerà assessore al bilancio. Trecentomila euro, i soli soldi che lui è convinto di aver dato per la società come prestito,
oppure, se non ci saranno, avrà in cambio
una centrale elettrica. Lui ci crede, si sta fidando del sindaco di Valbondione che da
25 anni gli gestisce il conto nella filiale di
Fiorano di Intesa Sanpaolo Private Banking.
Una settimana dopo scoprirà, invece, che
non erano solo quei 300.000 euro: dal suo
conto gli mancano milioni di euro, usciti
con bonifici, assegni e per qualche centinaio di migliaio in contanti senza che lui - così dice - ne sapesse nulla. Un retroscena che
per gli inquirenti è significativo, insieme ad
altri raccontati dallo stesso Gamba, di un
fatto: è presumibile che non sapesse davvero nulla di come Morandi gli gestiva i conti.
Primo Piano
Corriere della Sera Martedì 22 Ottobre 2013
3
BG
La maratona In Procura gli ex della Stl: lasciammo perché non ci vedevamo chiaro
Quell’imprenditore
chiamato «santo»
perché metteva i soldi
Assente alle riunioni, presente nei verbali
Pm
Maria
Cristina
Rota,
sostituto
procuratore
che indaga
sul caso
Morandi
Questo aspetto è stato confermato anche
dall’ex presidente della Stl, Dino Merelli,
che era a capo della società quando Gamba
è entrato in scena, dalla moglie Elena Brasi
e dalla loro collaboratrice Elena Bonaccorsi.
Hanno ripetuto al pubblico ministero quello che già era circolato in valle, cioè che il
«benefattore» mettesse i soldi senza sapere
come veniva gestita la società. Difficilmente Gamba si vedeva negli uffici di Lizzola,
tanto meno alle riunioni. Una sorta di fantasma. Ma nessuno ne chiedeva conto, perché tutti si fidavano di quel Morandi che
era in grado di far arrivare in paese fiumi di
denaro quando i conti degli impianti erano
perennemente in rosso. Quando, invece,
Merelli ha iniziato a volerci vedere chiaro,
sono cominciati i problemi nei rapporti con
il sindaco. Agli inquirenti ieri ha consegnato una lettera che aveva scritto a Morandi
nel 2010 dopo la rottura: «Posso solo dire si limita a dichiarare - di essere stato profetico». Merelli era il responsabile degli aspetti tecnici. Aveva pensato lui al progetto del
rifugio Due Baite, inaugurato l’anno prima,
costato un milione di euro, e ora gestito dalla moglie di Morandi, Aurora Semperboni.
Nella lettera avrebbe spiegato i motivi che
lo avevano spinto a fare un passo indietro.
La realtà su Gamba, invece, è diversa secondo le persone vicine all’indagato. Come
Claudio Conti, anche lui interrogato ieri dal
magistrato. Sostiene che Gamba non potesse non sapere quello che accadeva nella sua
società. Sa poco nulla, invece, Aurora Semperboni. Pur essendo stata amministratore
delegato della Mountain per due anni, afferma di non aver mai visto un bilancio.
Mad.Ber.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lo chiamavano «San Gamba»,
perché alla Sviluppo turistico Lizzola arrivavano i suoi soldi. Una
manna: tre milioni di euro, nel
solo periodo della presidenza di
Dino Merelli, dal 2001 al 2010.
Soldi per investimenti: pista e
seggiovia, interventi concreti. Il
suo nome compariva nei verbali
delle riunioni, ma la maggior parte delle volte, alle sedute Gamba
non c’era stato. Sono dettagli
emersi nella seconda giornata di
interrogatori fiume, in Procura,
dalle 8 alle 21,30. È stato il giorno della Stl. Gli inquirenti che
stanno facendo luce su Benvenuto Morandi, il sindaco di Valbondione indagato per appropriazione indebita aggravata, è lì che
puntano. L’ipotesi è che circa 10
milioni dei 30 del buco alla filiale
di Fiorano al Serio di Intesa
Sanpaolo Private Banking, dove
il sindaco era direttore, siano stati spostati sui conti della Mountain Security srl e della Stl spa.
Sono tanti i nodi da sciogliere.
domande. Uscito, nei corridoi ha
incontrato Gamba — saluto veloce e niente più —, arrivato alle
11 del mattino, ma costretto a ripresentarsi nel primo pomeriggio, alle 14.15, per uscire verso le
18, perché gli interrogatori del
mattino sono durati più a lungo
del previsto. Un interrogatorio articolato, il suo, davanti anche a carabiIl sindaco ora è «Robin Hood» nieri, finanzieri e i
due consulenti della
Così in molti, a Valbondione,
Procura.
chiamano Morandi: come
Centrali le testimoil personaggio che rubava
nianze di Dino Merelai ricchi per dare ai poveri
li (fratello dello scalatore Mario e presidente per 9 anni delCarmen Santoro coordina il lavo- la Stl), di sua moglie Elena Brasi
ro dei carabinieri di Clusone e e della loro dipendente Elena Bodella Guardia di finanza di Berga- naccorsi. Entrambe hanno lavoramo, è stato Claudio Conti, re- to a lungo negli impianti: la prisponsabile amministrativo della ma come responsabile dei rifugi,
Stl, amministratore delegato del- la seconda come tuttofare nella
la Mountain per parecchi anni e gestione della società. Se ne socapogruppo di maggioranza a no andati nel 2010, perché, dicoValbondione. Due ore e mezza di no, «non c’era nulla di chiaro».
Primo: come arrivavano i soldi?
Secondo: come venivano spesi?
Terzo: in che rapporti erano Morandi e Gianfranco Gamba, l'imprenditore di Gazzaniga che ora
dice di essere stato ingannato dal
sindaco-bancario? Il primo a
comparire davanti al pm Maria
Cristina Rota, che con la collega
«Morandi gestiva tutti i soldi della società — racconta Merelli —
e per un periodo siamo andati
d’amore e d’accordo. Era come
un fratello per me. Io facevo il
tecnico, lui pensava al lato finanziario». A inizio 2000, si presenta
con Gamba. «Ci disse che c’era
un imprenditore interessato a investire nelle piste — prosegue
Merelli —, ma che non aveva piacere a comparire perché temeva
di essere rincorso da altri sponsor». Da lì in poi, è cominciato il
fiume di denaro. Assegni e bonifici firmati Gamba (ma lui dice di
non sapere nulla). «Un giorno —
prosegue l’ex presidente — incontrai per caso Gamba sulle piste da sci. Ci fermammo a parlare
e io gli spiegai i progetti che avevamo in mente. Il giorno dopo ricevetti una telefonata da Morandi: "Ho saputo che hai parlato col
Franco. Guarda che lui non deve
sapere tutto". Mi disse così». Sono le 20.30 quando Merelli lascia
la Procura. Ma la giornata di interrogatori non è ancora finita,
perché davanti al pm c’è Aurora
Semperboni, ha amministrato la
Mountain e ora gestisce il rifugio
Due baite. È la moglie di Morandi, che ora qualcuno chiama Robin Hood. Esce verso le 21.20,
con una socia del rifugio. Il passo
veloce, non una parola.
Giuliana Ubbiali
Maddalena Berbenni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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